#unacuriositàvenezianapervolta 249
“el Sant’Iseppo de Castèo.”
Chiesone e Monastero sorsero quasi subito, e il Nobile Girolamo Grimani ci mise lo zampino facendo costruire a sue spese la Cappella Maggiore della chiesa che però venne laboriosamente completata e consacrata solo nel 1643 … cioè ben 130 anni dopo l’arrivo delle Monache di Sant’Iseppo.
Nella Contrada attorno intanto, in quella che ancora oggi è Corte Novello abitava Martin Novello che dichiaravaai Dieci Savi: “Mi atrovo havere una casetta posta in contrà de San Piero de Castelo, a Santo Isepo, ne la qual habito con la mia famegia”… Poco distante, invece, in Corte Sabbioncella,stava appunto: Giacomo Sabioncello Calafào dell'Arsenal: “me atrovo haver una meza caseta a pepian, fabricata sopra mezo teren, ne la qual habito co la mia povera famiglia già anni venti, la qual sono ne la contrà di San Piero di Castello a Sant’Iseppo, in una corte chiamata de Domenico Sabioncello”… Domenico SabbioncelloMarangon dell'Arsenalera suo zio.
Sempre a e ancora là,in Corte del Prete Zoto stavolta, abitava Prè Francescoche era zoppo per davvero e non solo di nome, e poco distante risiedeva anche Pietro da Liesina Patròn de nave, che notificò agli stessi Savii nel 1566 di possedere tre case nel Sestiere di Castello: “una a Sant’Iseppo ove da 25 anni abito colla mia propria famiglia composta di dieci persone; l'altra pure a San Giuseppe; e la terza a Sant’Antonio: le due ultime le do a pigione.”... Pietro da Lièsina in realtà faceva di cognome Fasanich, e scandaloso fu il processo istituito contro sua figlia: Suor Deodata, che era Monaca proprio nel Sant’Iseppo di Castello al tempo in cui governava la Priora Cipriana Morosini… Oggi in zona Sant’Iseppo o San Giuseppe esiste ancora la Corte Piero da Lièsina.
Ed eccoci giunti al dunque: le Monache di Sant’Iseppo s’erano più che ambientate, inserite ed evolute nella nuova Contrada Veneziana … A dirla tutta: s’erano letteralmente scatenate.
Solito carogna mi direte, che va a mettere il dito sulle vecchie storie “delle piaghe” delle Monache Veneziane … Che c’era così di strano in fondo ? … In quell’epoca si costumava così un po’ ovunque in Italia e nel Mondo Europeo e oltre, per via che buona parte di quelle donne erano Monacature forzate … quindi certe storie …
Quindi no … racconto lo stesso … Venezia è Venezia, e la Storia è Storia così com’è accaduta … Nella primavera-estate del 1570 si portò a processo “Un Piovan de Venexia e so fradèo par visite clandestine alle Muneghe de Sant’Iseppo de Castèo …”
Al principio dell’anno seguente: Piero Ortolan de le Mùneghe, Agnolo Spendàno delle stesse, Domenico Barcarol e Donna Maddalena mugièr de Domenego, ed altre due donne dello stesso Monastero Agostiniano de Castello presentarono denuncia particolareggiata contro Cipriana Morosini Priora dello stesso Convento de Sant’Iseppo o Giuseppe, e contro il Confessore delle Monacheche aveva ricevuto dalla stessa: “… grandissima baldanza et grande dimestichezza … al punto che lo stesso andava in Monastero di hora et di stra hora insieme con Gasparo suo fratello … andar quando li ha piaciuto per il Convento et per le celle della Priora e della sua nezza, et di più essa Priora nel Confessorio di detto Confessòr dove esso sta et dorme quando le confessa a mangiar con lui insieme con sua nezza et anco quando esso Confessor è rimasto Arciprete della Congregazione, essa madre gli buttò le man al collo et lo basò in segno di allegrezza in presenza di tutte le Monache…”
Suor Dorotea aveva provato con lettera a denunciare la situazione al Patriarca e ai Provveditori da Comun della Serenissima, ma come risposta venne rinchiusa in cella fino a nuovo ordine. Al processo testimoniò: “… anchora di più in un giorno di Carnevale andò il Confessor e Gasparo in detto Monastero dove andava quando gli pareva anche per il passato … et sonavano di manicordo et le Monache ballavano travestite in presenza loro …”
Quella stessa volta quando un Murèr che abitava nelle vicinanze si avvicinò al Monastero, le Monache smisero di ballare e suonare e si recarono dalla Monaca presunta spia “con grandissimo impeto e furòr trascinandola in prisòn dove fu lasàda per mesi cinque per il solo fatto di aver detto: “… il Padre sòna nel Monasterio …”
Alla testimonianza della Consorella contro di loro le Monache punte sul vivo s’indignarono e reagirono: “… l’ho mai sentita se non a dir mal, et maledir l’anima di suo padre et sua madre …” dissero contro Suor Deodata screditandola e ponendola a sua volta contro i suoi stessi familiari … Tutto inutile: Monache e Confessore subirono il Processo, e l’anno seguente il Patriarca Giovanni Trevisan tuonò letteralmente contro tutte le Monache Veneziane ordinando: “… del mandato del Patriarca di Venezia sia commesso a tutte le Madre Abbadesse, Prioresse et Monache di cadaun Monasterio … che in virtù de Sancta Obbedienza et sotto pena de Escomunicatione debbino obbedir al mandato del Patriarca del 11 gen 1565 altre volte intimidatori, di non ammetter né permetter che nelli Parlatori si habbi a disnàr, né mangiàr per alcuna persona sii di che condizion e grado si voglia, né padre, né madre, né fratelli, né sorelle, né admetter maschere, buffoni, cantori, sonadori et de simili sorte persone sotto niuno pretesto, né modo, che immaginar si possa, né permetter che in essi Parlatori si balli, né si canti né si soni per alcuna persona sii che si voglia …”
Severo ed esplicito no ? … Le Monache dovevano essere Monache in fondo … e le Clausure: Clausure … pena la credibilità di tutto il sistema non solo Religioso, ma anche Civico Veneziano ... Tutto doveva rimanere almeno in equilibrio e consono con se stesso.
Trascorsero vent’anni … e niente … non era cambiato granchè nel Sant’Iseppo di Castello… Nel 1593 fu la volta del Patriarca Priuli d’intervenire, che alla Visita decretò di allontanare i cani personali delle Monache dal Monastero entro tre giorni ... Le Monache vennero anche richiamate per il fatto che nel Refettorio si tendeva a sedersi con amiche e parenti invece di rispettare il previsto ordine di anzianità ... Le Monache anziane lamentavano ai visitatori: “… la gioventù non porta quel rispetto alle vecchie che bisognaria …”
Durante la Visita emerse anche il fatto che“… tre Monache inquietano grandemente il Monastero …” Erano Suor Marietta Dolfin, Suor Dorotea Sforza, e Suor Mansueta Pase. La Dolfin era arrivata a condividere il letto con una Conversa Lorenza di estrazione inferiore. Le Monache vennero anche accusate di frequentare scarsamente il Coro, e di distinguersi per la vanità del vestirsi: “… quelle che sono più vane delle altre sono le sopradette … che a detta Dolfin sono stati trovati belletti, zoccoli alti, e porta calze di seda con merletti dorati…”
Il Patriarca a fine Visita avvampò di nuovo: “… in virtu’ di Santa Obbedienza non dovessero più praticar né parlar insieme se non in luoghi comuni alla presenza di altre Monache, per cose necessarie, sotto pena di esser prive d’andar alli Parlatorii per un anno e d’altre pene arbitrarie …” Dalla relazione dei Visitatori del Patriarca si evince che la comunità del Sant’Iseppo era divisa in gruppetti per età e lignaggio: il gruppo giovanile era incrementato e sostenuto dalle 17 Educande: “le fiòle a spese” tenute a convitto: “… alcune di queste giovane et altre stanno insieme nelle celle particolari fino sei hore di notte con finta di lavorare e si fanno dei strepiti et altre cose, che non stano bene…”
Alla Visita del Patriarca Vendraminal Sant’Iseppo di Castello del 1618 si contarono: 67 Monache “da Coro” di cui 35 Nobili Patrizie… Il Monastero prosperava: era fra quelli più rinomati e famosi di tutta Venezia e la Laguna …. Nel Monastero si ospitavano anche 22 Converse non Nobili chiamate spregiativamente: “Mùneghe da scàfa”, e 30 “fie a spese”: le Educande … Franceschina Littegato aveva diverse amiche nel Sant’Iseppo che incluse tra le quattro chiese Veneziane in cui desiderava fosse celebrata “una montagna” di Messe dopo la sua morte “per la salvezza de la so Anema” ... Morente, nominò due Converse del Sant’Iseppo: Suor Anna e Suor Caterina conferendo loro l’incarico di vestire la sua salma percependo per quel compito un ducato a testa oltre al costo dell’abito.
Nel 1626 quando ormai in Laguna incombeva la Peste della Madonna della Salute, le Monache del Sant’Iseppo scrissero ben tre lettere ai Provveditori sopra i Monasteri tramite le quali si lamentavano che il Calabrese Prè Verruccio loro Confessore aveva modi talmente rozzi con loro, che molte donne non si consideravano nello stato appropriato per ricevere la Comunione dopo essersi confessate da lui. Il Confessore fino a pochi anni prima aveva esercitato “da bravo”, e a ricordo di quella sua mansione portava ancora la spada al fianco. Le Monache del Sant’Iseppo ricordavano e facevano appello al loro Status Sociale:“… siamo pur nate del proprio sangue di cotesta Repubblica, et quelle ancora che non son Gentildonne ma hanno ancora la loro Anima per la quale il Signor Iddio sie venuto di Ciello in Terra …”
In quello stesso annoil Patriarca ordinò un’indagine sulla sospettatissima Monaca Suor Fiorenza:“… se essa sia mai trovata con Suor Elena et con Suor Chiara ne Parlatori et haver le còtole alzate et le mane in brachesse ed da chi et se si baciavano et altre simil sporchezzi ...”
E piovvero Processia raffica dell’Inquisizione Veneziana e della Serenissima sul Sant’Iseppo: “Processo per cattiva fama di quel Confessore”; “Processo per pranzo di un Secolare con quattro Monache”; “Processo per le Monache che invitano a pranzo un Prete”; “Processo per colloqui di un Patrizio con due Suore”; “Processo per due Secolari trovati in Parlatorio”… e altro ancora.
Nel 1632 le Monache da Coro erano ancora 64, le Converse: 20, e “le fie a spese”: 26 … la vita scorreva “normale” nel Sant’Iseppo: non era successo niente ? … Clamoroso testamento di Angela Caristo nel 1644, che fece spettegolàr mezza Venezia: l’esecutrice testamentaria e principale beneficiaria di tutti i suoi beni risultò Suor Fede Priuli del Sant’Iseppo di Castello ... In quegli anni il Monastero non se la passava male economicamente, anche se riceveva comunque dalla Repubblica 20 staia da “elemosina di grano” ... Madonna Clara Buttacalice Priora confessò ai Provveditori sopra i Monasteri che tutte le loro risorse dipendevano dalle Educande: “… se non fossero queste, non s’avrebbe da vivere…” e Suor Paola Gabrieli ripetè: “… vivemo, si può dire, di tener fiole a spese…”
Nel 1653 però, malgrado le entrate delle numerose e pingui Mansionarie di Messe e le rette dell’Educandato, le uscite del Monastero superarono le entrate a causa delle feste dispendiose che ne prosciugavano le casse dandogli in cambio la fama “di Claustro irrequieto e turbolento”. La Badessa convocata confessò davanti a Doge, Patriarca e Signoria: “… purtroppo … questo Carneval vi sono state maschere a disturbar il Monasterio … ma “pezzi grossi” che bisogna tàser et haver patientia …”
Si trattava del figlio del Provveditore Foscarini, del NobilHomo Tribuno Memmo, e dei due fratelli Barbarigo di Barberia delle Tole che mesi dopo dipinsero un cartello vergognoso sulla parete del Parlatorio dedicandolo proprio alla Badessa Madonna Clara Buttacalice.
La Serenissimaintera in tutte le sue figure istituzionali rallentò di fronte a quei nomi, e si finì con l’allestire solo un “vago processo per scandali in Parlatorio per opera di persone ignote”… I Nobili Veneziani con i loro figlie e figlie erano troppo importanti: si dovevano preservare, e non si dovevano né toccare nè importunare in alcun modo ...
Nel 1655: sul Rio dei Vecchidi fronte allo stesso Monastero di Sant’Iseppo, abitava il giovane Prete Bortolo Viani, scostumato e manesco, impiegato poco distante nella Cancelleria del Nunzio Apostolico rappresentante del Papa a Venezia. Aveva fatto aprire di proposito nella propria casa due finestre prospicienti certe altre grandi del Convento dalle quali poteva giorno e notte conversare con le Monache. Una certa Suor Marietta Dolfinsu tutte le altre … Ancora lei !!! … “indossava indumenti di gran lusso e alla moda, anche belletti e profumi con i quali impregnava le lettere dirette a Prè Viani”.
Ripresero a scorrere i Processi: per un anno intero si andò avanti a processare Monache e Patrizi per “Visite frequenti di otto secolari, fra' quali alcuni Nobili ai Monasteri dell’Umiltà, Corpus Domini, San Daniele, Sant’Iseppo e la Celestia”… poi:“per pratica scandalosa di un Prete con una Monaca”; “per visite frequenti di un Secolare”; “per atti scandalosi di un Prete”... e via così.
Nel marzo 1683 Suor Maria Catterina Bellotto Abbatessa del Monastero della Madonna dei Miracolidi Cannaregio attestò con ricevuta il versamento di 25 ducati in elemosina al Monastero da parte di Missier Pietro Basadonna ... Musico. Era stato condannato a multa pena il bando da Venezia per non essersi presentato alle prigioni dei Capi del Consiglio dei Dieci accusato di aver suonato nella sera dell’Epifania senza permesso e dopo le ore concesse al Sant’Iseppo di Castello e nel vicino Sant’Anna“insieme a Don Paulo: Musicho corneto e violin … et altro basso ed uno a suonar la tromba.”
La Musica per un verso o per l’altro era sempre “di casa” nel Sant’Iseppo … Una Cronaca Veneziana di cinque anni dopo, del 1688, racconta: “… si vide nobilissimo apparato nella vaga e ricca chiesa dedicata al nome di San Giuseppe di Castello … e si godè una musica gratiosa, cantata sotto la mano maestra del Signor Don Paolo Biego (organista a San Marco dal 1687 al 1714, e Maestro di Coro dei Derelitti dal 1688 al 1698), da quantità di voci trascelte fra le più disciplinate di questi dotti cantanti, rifiorita dal tasteggiare tiorbe, con un sotto coro d’instrumenti da arco, con trombe e cornette, che riuscì con piena sottisfatione della Nobiltà concorsa … e di tutto il Popolo di Venezia…”
Nel 1692 il Patriarca Badoer in Visita non mancò di rimproverare ancora le Monache del Sant’Iseppo:“… nel tempo dell’estate …vestivano senza maniche et con abiti trasparenti con scandalo dei secolari et vilipendio del sacro abito … abusano di tener nelle celle argenti et altri monili di valore … indumenti di gran lusso e alla moda … anche belletti…”
Davvero incorreggibili le Monache … Erano vivissime e davano libero sfogo a tutte quelle che erano le prerogative del loro Status Nobiliare … seppure segregato.
A inizio 1700 il Monastero di Sant’Iseppo aveva ancora rendite annuali da beni immobili posseduti a Venezia per più di 200 ducati: le Monache tranquillamente vendevano, compravano e affittavano … Secondo la relazione dellaVisita Barbarigo del 1717: “… a Carneval le Monache giocano a carte e si fanno mascherate … ”… davvero impenitenti: facevano la loro vita, se ne fregavano delle indicazioni sulla morigerazione da qualsiasi parte arrivassero ... Si rifabbricarono sotto il controllo e la direzione del Proto Andrea Tirali i muri perimetrali del Monastero spendendo a più riprese 660 e 3.799 ducati … e altri 2.000 ducati ancora tramite il Perito Giovanni Pastori… Si fecero sei tavolette d’argento per gli Altari della chiesa, e si eresse il campanile dando lire 9.579 per i lavori al Murer Briatti Bastiano decurtati prima a lire 7.914 dal Proto Antonio Mazzoni, e poi ridotti ancora a 5.467 ducati dal Proto Giovanni Scalfarotto.
Nel 1771 e 1772 Bonaventura Furlanetto e Baldassare Galuppi musicarono alcune cerimonie di vestizione di Monache Professe per il Monastero Agostiniano di Sant’Iseppodi Castello fra cui quella della Nobilissima Patrizia Bernardo… Ancora tre anni dopo l’architetto Pietro Checchiastese l’elenco dei lavori di restauro di cui abbisognavano il Monastero e gli edifici adiacenti per le spese di lire 982, poi di altri 700 ducati, e di ulteriori altre lire 915 di piccoli ancora.
Infine nel 1801 “cadde il Cielo su Venezia”, e le Monache del Sant’Iseppovennero espulse dal loro Monastero, e trasferite-concentrate al Sant’Alvise e Giuseppe di Cannaregio dove confluirono anche le Monache del Santa Caterina di Cannaregio ... Fino alla definitiva soppressione anche del Sant’Alvise s’affollarono nel Monastero 64 Monache in tutto.
Al Sant’Iseppo di Castello intanto, al posto delle Agostiniane sfrattate, s’insediarono le Suore Visitandine francesi di San Francesco di Sales cioè le Suore Salesiane dedite secondo i canoni asburgici-austriaci ad opere di utilità sociale e all’educazione delle Nobili Donzelle con la cui attività si automantenevano ... In pochi anni le Visitandine dell’Educandato di San Giuseppe di Castello raggiunsero il numero significativo di 57 … 61 nel 1880, quando vennero soppresse e gli edifici vennero concessi in uso al comune di Venezia.
Fine della storia del Sant’Iseppo di Castèo.