#unacuriositàvenezianapervolta 251
“Una Madonna in Orto …”
La Madonna dell’Orto e San Cristoforo di Cannaregio: aneddoti e curiosità di un angolo di Venezia tanto suggestivo e vissuto quanto trapassato e smarrito nel Tempo.
Lo sappiamo noi Veneziani: la zona di trova dietro alla Fondamenta de la Sensa al di là della Sacca della Misericordia dove c’era la potentissima e ricca Abbazia con l’Ospedaletto e la Grande Schola della Valverde famosa fin dal 1200 per i suoi antichi Flagellantie poi per i suoi Telaroli e Samiteri… zona del Sestiere di Cannaregio ricca di specchi d’acqua, zattere e legnami, e di Contrade di squeri e di Veneziani qualsiasi e de altro ancora ...
La Madonna dell’Ortoè quella col campanile rosso in cotto a cupolotto in cima: “Il più stimabile dei campanili di Venezia per singolarità di disegno, e regolarità di costruzione, si deve riputare quello della Madonna dell'Orto, finito nel 1503: anno segnato sopra una cassetta di piombo scopertasi con varie Reliquie nella cupola vecchia, ed ora riposta nella nuova.”
La Madonna dell’Ortoche in verità si chiamava San Cristoforo di Cannaregio venne fondata, abitata e officiata dai Frati Umiliati fin dal 1365 nella figura di Tiberio de’ Tiberi da Parma Priore e colto Padre Generale dell’Ordine, che aveva già fondato a Padova un altro Monastero simile. A Venezia acquistò un terreno paludoso e acquitrinoso in zona periferica ancora mezza bonificata e scarsamente abitata di Cannaregio, e dedicò appunto a San Cristoforo tutto il nuovo complesso religioso … Se ne morì probabilmente soddisfatto sei anni dopo: nel 1371.
Gli Umiliati spuntati a Venezia erano una specie di ordine-movimento insolito istituito da Giovanni Meda a Milano verso la fine del 1200. Erano un Ordine formato soprattutto da Laici ma anche da Monaci dell'area Lombardo-Piemontese che come indole avevano qualcosa a metà fra Penitèntes che contestavano l’ormai cronica rilassatezza dei costumi Ecclesiastici ... un po’ alla San Francesco d’Assisi per capirci … e un po’ erano normali Lavoratori e Commercianti della Lana. Papa Innocenza III li riconobbe e approvò probabilmente per tenerseli buoni, quindi fu logico che adocchiassero Venezia come luogo adatto a insediarsi ed espandersi. Cannaregioera un’area commerciale interessante per via dei traffici e delle connessioni Lagunari e con la Terraferma Veneziana, nonché col resto del Golfo di Venezia, cioè con le Vie del Levante e Ponente Adriatico … Quando nel 1355 Fra Marco Tiberio de Tiberi giunse a insediarsi a Venezia, era il XIII Maestro Generale dell'Ordine, cioè il “capoccione” di tutti gli Umiliati.
Non fu un caso quindi se tre anni dopo un gruppo di Mercanti Veneziani chiese agli Umiliati di congregarsi in Fraterna o Scholaproprio da loro chiedendo di poter costruire accanto alla chiesa una loro nuova sede-Schola ... Avrebbero aiutato gli Umiliati anche a finanziare la costruzione e l’ulteriore abbellimento del nuovo chiesone e convento … Ne nacque quindi una proficua intesa, un connubio che durò a lungo approvato anche dal Consiglio di Diecidella Serenissima nell'aprile 1377… Se andate a vedere i pilastri del portale in facciata della Madonna dell’Orto troverete da ambo le parti in parallelo alla “palma con la X”monogramma di San Cristoforo, anche lo stemma di Frà Tiberio de’ Tiberi: il Priore della piccola cittadella Veneziana degli Umiliati.
Pochi sanno che gli Umiliati tirarono su e misero in piedi un gran bel chiesone con facciata, pareti interne e soffitto totalmente ricoperti da eclatanti affreschi realizzati da ignoti artisti. Ne rimangono oggi solo poche tracce, mentre il soffitto verso la metà del 1500 venne ingolfato da un pesante controsoffitto decorato che poi per fortuna venne in seguito rimosso … Ai Veneziani di Cannaregio inizialmente piacevano gli Umiliati, tanto è vero che anche la Schola affiliata a loro ebbe notevole incremento e successo ... e come sempre giravano offerte e soldi … e tutto “ruotava e filava”secondo l’idea primaria degli Umiliati.
E arriviamo così alla vicenda della “Madonna in orto”.
Fatalità e caso ? … forse anche no … Faceva parte di quella vispa Schola dei Mercanti associati agli Umiliati anche un certo Giovanni de Santi, figlio di Andriolo, Scalpellino-Scultoreoriginario della Contrada di San Severo poco distante da San Marco… Abitava vicino agli Umiliati: nella Contrada di Santa Fosca, solo qualche ponte e calle più in là rispetto il nuovo chiesone.
Il Piovano di Santa Maria Formosa aveva commissionato all’artista una statua della Vergine Madonnain pietra tenera di Vicenza, ma al momento di pagarla, forse perché insoddisfatto dell’opera, o perché era rimasto senza soldi, non volle accettarla. L’artista allora prese la statua e la collocò in fondo all’orto di casa ... E qui entrò in gioco sua moglieche iniziò a raccontare in giro per la Contrada d’aver visto la statua mezza ricoperta d’Edere e rovi amicarle, emanare improvvisamente strani bagliori notturni, ed emettere di giorno esotici profumi corroboranti … “Miracolo !” gridarono tanti Veneziani: “Un’altra Madonna Odorifera Miracolosa !”… Il Piovano refrattario di Santa Maria Formosa che non aveva apprezzato il lavoro di suo marito: era servito … ma non solo lui ... La notizia si diffuse e fece il giro di tutta Venezia, e la “Madonna in orto” divenne subito meta di pellegrinaggi, e ovviamente di ulteriori miracoli … Esplose la venerazione dei Veneziani … e altrettanto ovviamente iniziarono a fioccare le offerte.
Che tutto quell’ambaradàn potesse tornare utili per gli scopi e interessi della Schola dei Mercantie degli Umiliati ? … e magari forse dello stesso artista con sua moglie quasi squattrinati ? … Anche si.
A Giovanni Piacentini Vescovo del Duomo di Venezia, cioè di Olivolo, cioè di San Pietro di Castello non piacque molto quella trovata … Che si fa ? … Una chiesa in Orto, un Orto-Chiesa ? … Un’altra Madonna Odorifera degli Articiòcchi, dei Pomodori e delle Melanzane … dell’Erba Menta o delle Pratoline ? … Anche no … A Venezia c’era già ogni tipo di Madonna che serviva per tutti i bisogni dei Veneziani: la lista era lunghissima … Ordinò allora all’artista Giovanni de Santi di tenersi la sua statua della Madonna in casa, oppure, se proprio doveva, che andasse a collocarla dentro a una chiesa.
Si scelse allora “l’opzione chiesa”… e si spostò quindi con una solennissima Processione la Madonna Miracolosa dell’Orto nella Cappella di San Mauro a destra dell’Altare Maggiore di San Cristoforo: la vicina chiesa degli Umiliati ... disponibilissimi … Si sarebbe così messo fine a quell’ennesima forma di devozione incontrollata e impropria.
Diciamola tutta però … gli affari erano affari … Lo Scultore De Santi vendette la Statua ormai “certificata come miracolosa” agli Umiliati, che l’acquistarono nel 1377 coadiuvati nella spesa dalla Schola dei Mercanti. I Mercanti di San Cristoforo avrebbero sborsato all’artista la buona cifra di 150 ducati d’oro, mentre i Frati Umiliati avrebbero pagato la loro parte “in Messe quotidiane per l’Anima dello Scalpellino e della sua famiglia” che sarebbe stato sepolto a proprie spese ai piedi della “statua miracolosa” ... e si venne a formulare e mettere nero su bianco l’accordo … Tanto per non dimenticare, lo Scultore scolpì l'obbligo della Messa in un cartiglio tenuto in mano dal Santo Bambino in braccio alla Madonna, e sull'architrave della porta della Cappella di San Mauro che un tempo collegava chiesa e Monastero scolpì sulla pietra la scritta: “Abie in mente Fra de dir ognio di una Mesa per l’Anema de quelo che mese mia Mare qua.”, cioè: “Ricordatevi Fratelli di dire ogni giorno una Messa per l'Anima di quello che qui mise mia Madre … la Madonna." ... Ogni volta che i Frati attraversavano quella porta erano costretti a ricordarsi l'obbligo intrapreso con lo Scultore ... Era un monito … in ballo c’erano le pene dell’Inferno … situazione scomodissima per gli inadempienti.
Pervenuta quindi la statua in chiesa, come probabilmente previsto, accadde un notevolissimo incremento sia del flusso delle persone devote in chiesa, che delle graditissime offerte … Si decise perfino di confezionare ed apporre per conservarle un’apposita cassa-forziere a doppia serratura, che venne posta davanti all’immagine della Santissima Vergine Miracolosa ... Una chiave l’avrebbero tenuta gli Umiliati, e un’altra ovviamente i Mercanticon soddisfazione di entrambi ... o quasi, o forse: no … perché iniziò fin da subito tutta una serie di contrasti fra Monaci e Mercanti per le spartizioni e la gestione del denaro … Eccoci qua come il solito: il denaro radice ipogea di quasi ogni forma di Religiosità … purtroppo.
La cosa comunque crebbe … I Veneziani ingenui, semplici, o in buona fede incrementarono la devozione e il culto a quell’ennesima Madonna, tanto è vero che dopo un bel po’, nel 1414, il Consiglio dei Dieci concesse a malincuore perfino di cambiare il titolo della chiesa di San Cristoforo anteponendogli quello di "Madonna dell'Orto" ... A malincuore: si ... perché San Cristoforo Martire era da un bel pezzo un Santo carissimo alla Serenissima Repubblica Veneziana. Era il Protettore dei viaggiatori, dei traghettatori, e di chi andava a mercanteggiare per le vie d’acqua e per mare ... Insomma quel Santo riassumeva bene la vocazione mercantile e marinaresca di Venezia. Secondo la sua Leggenda: Reprobo, il futuro San Cristoforo, era l’uomo forzuto che aveva portato sulle spalle il Santo Christo traghettandolo dall’altra parte di un turbolento e vorticoso fiume divenendo così: Cristoforo, in greco: “il Trasportatore del Cristo”. Quel Santo era un po’ sinonimo del Destino di Venezia, che era disposta ad attraversare coraggiosamente ogni tipo d’acqua e situazione in nome di Dio … oltre che a nome proprio e del proprio profitto… Andate a vedere: nella Laguna di Venezia c’è l’Isola di San Cristoforo verso Murano, oppure andate a saggiare la forza espressiva delmuscoloso San Cristoforo del Doge dipinto a Palazzo Ducale da Tiziano in cima a una scala dei suoi appartamenti ... Questa però è un’altra storia che ci porterebbe lontano.
Insomma nella chiesa diventata della Madonna dell’Orto si pose sull’Altare Maggiore durante il 1400 una grande statua di San Cristoforo alta più di cinque metri … Certe cose non si dovevano dimenticare a Venezia … e Niccolò di Giovanni Fiorentino collocò un’altra statua di San Cristoforo in cima al bel portale della chiesa … e un’altra ancora venne posta sulla porta della Schola dei Mercanti ... Venezia accadeva e continuava: in perfetta continuità e coerenza con se stessa.
E siamo allora alla Leggenda del Portale di San Cristoforo-Madonna dell’Orto: altra Storia curiosa !
Ovviamente furono gli Umiliati a commissionare nella prima metà del 1300 a Mastro Paolo dalle Masegne famoso ed apprezzato Tagjapiera e Scalpellino l’incarico di decorare con dodici statue di Apostoli la facciata in cotto della chiesa a tre navate piena di nicchie, pinnacoli, edicole, cuspidi e ghirigori secondo lo stile tipico dell’epoca ... Secondo l’abituale iconografia scultorea, San Mattia doveva venire preferito a San Giuda, che Santo non era perché era il reprobo-traditore morto suicida impiccato all’albero secondo la tradizione evangelica-Cristiana, con i famosi trenta denari sparsi attorno.
Secondo il nocciolo della Leggenda vecchia credenza popolare Veneziana, si raccontava che Paolo Delle Masegne essendo da sempre un macabro gran devoto del Demonio, non intendeva perdere l’occasione per trasformare la chiesa di San Cristoforo in palcoscenico e scenario di un eclatante quanto storico gesto satanico … Nessuno sapeva niente … neanche lo stesso Delle Masegne probabilmente, del tutto ignaro della faccenda ... Era il Demonio in persona ad operare tramite lui: gli aveva consegnato le famose 30 monete di Giuda e del tradimento del Cristo, una delle quali doveva essere inserita nella statua del Giuda che avrebbe scolpito e collocato in facciata ... Si sarebbe celebrato così in eterno inciso nella pietra della facciata della chiesa il successo di quello storico tradimento Diabolico.
Per completare l’opera però serviva un’apposita Messa Nera-Demoniaca con cui inaugurare e benedire, cioè maledire, quell’idea Satanica di San Giuda degli Umiliati… Suonava perfino bene quell’idea: sarebbe stata proprio uno scherno se portata a compimento.
Sior Dalle Masegne quindi, mezzo conscio e mezzo no, si accordò con uno dei Frati Umiliati per stabilire la data di quella strana quanto insolita Messa ... che venne a cadere nella Settimana Santa del 1366 ... Meglio di così ? … La Settimana culmine della Cristianità !
All’inaugurazione della maestosa e bella facciata della chiesa accorsero tanti Veneziani. Tra gli altri non potevano mancare anche i Nobili Contarini che abitavano in Contrada a pochi passi dalla chiesa-convento. I Contarini della Sacca della Misericordia annoverarono Diplomatici, Cardinali e Umanisti insigni, e avevano comprato dagli Umiliati ben sei arche-sepolcri costruendosi una Cappella Funeraria di Famiglia in chiesa dove intendevano farsi seppellire e suffragare senza sosta ... Fra i Contarini c’era anche la dodicenne Isabella Contarini considerata "bambina prodigio" da tanti Veneziani … Qualcuno secondo una costumanza e una certa lungimiranza tipica di allora, l’aveva già candidata addirittura come Santa … Si diceva che fosse una ragazza superdotata: capace di dialogare con l`Aldilà, e di leggere il futuro guardando l`aura e gli occhi delle persone.
Insomma, nel bel mezzo della solennissima cerimonia che segretamente s’intendeva trasformare in Satanica, la Contariniimprovvisamente spiritata andò a fissare negli occhi il Dalle Masegnesmascherandolo e indicandolo davanti a tutti come adepto del Demonio ... Aiutomamma ! … Cadde il programma Satanico, e venne alla luce il fosco disegno Demoniaco … Scoppio un parapiglia in chiesa: lo Scalpellino si scagliò contro “la Santa”, ma fu lesto un Chierico presente a innaffiarlo immediatamente con l`Acqua Santa… Paolo Delle Masegnecadde immediatamente a terra mezzo accoppato e svenuto, si spensero tutte le candele in chiesa, mentre fuori su Venezia si oscurò il cielo, e la Città Lagunare venne investita da un inatteso quanto potente turbine che scoperchiò tetti, fece volare tegole e camini, e rovesciò e affondò barche nei canali.
Poi tutto com'era incominciato si quietò di nuovo in un baleno ... Il Delle Masegne si risvegliò dimentico di tutto ... e la statua del finto San Mattia che era in realtà San Giudarimase lì in alto dov’era al suo posto … dov’è ancora oggi … In realtà quindi non accadde niente: il Giuda di pietra rimase in alto sulla facciata insieme agli Apostoli … “E’ cosa normalissima.” si disse ridacchiando in giro: “Ci sono sempre stati tanti Giuda in mezzo a tanti Santi … uno più o uno meno ? … Che cosa cambia ? … Nella vita di tutti i giorni convivono da sempre buoni e cattivi insieme, alleanze e tradimenti … E’ la Storia del Mondo e dell’Umanità, dove dentro a ciascuno c’è sempre un miscuglio fra Male e Bene … Niente da meravigliarsi quindi … Giuda e Mattia potranno benissimo convivere sulla facciata del chiesone degli Umiliati.”… e fin qua: un’altra Leggenda.
E poi … quel San Giudaassomigliava anche a quei Frati Umiliati che abitavano dentro a quel Chiesone-Convento ... Non erano più quelli di un tempo, dell’inizio … Erano cambiati … Lì dentro i Frati ne facevano troppe: di tutti i colori: “erano litigiosi et vitiosi, dissoluti, licenziosi, immorali, dediti ad ogni piacere, privi d’ogni astinenza, e inosservanti degli obblighi monastici … ma soprattutto: s’appropriavano indebitamente delle offerte della Madonna Miracolosa.”
Era la verità … C’era stata anche una querela nel 1433 da parte dei Mercanti della Schola di San Cristoforo presentata a Papa Eugenio IV ... E ancora nel 1452 la Serenissima provò ad informare Papa Pio II col suo entourage della situazione che perdurava, anzi: peggiorava. Visto però che quelli di Roma fingevano di non capire, in quanto erano più o meno della stessa risma dei Frati, Venezia sistemò la cosa da secacciando via gli Umiliati dalla Laguna e dal Territorio Veneto facendo intervenire il suo Vescovo di Olivolo-Castello… Chiesa, Convento e Madonna Miracolosa vennero dati allora ai Frati Francescani Minori… ma siccome anche con loro “la musica non cambiò più di tanto”, si perdonarono gli Umiliati riaccogliendoli … Poi di nuovo nel 1461 vennero cacciati via definitivamente per gli stessi motivi della prima volta … e stavolta si diede “il tutto” alla Congregazione Veneziana dei Canonici Regolari dell’Isola di San Giorgio in Alga: cioè quella detta dei “Canonici Turchini”seguaci di San Lorenzo Giustiniani primo Patriarca di Venezia… e la questione sembrò risolversi definitivamente.
Quante cose accaddero ancora in quel Claustro che era stato dei Frati Umiliati ! … Di là è passato, ad esempio, il celebre pittore Jacopo Tintoretto che abitava ed aveva atelier proprio là in zona, a soli due passi: in Campo dei Mori, in Fondamenta, in un appartamento appartenente ai Nobili Mastelli… Come dicevamo, il chiesone degli Umiliatiun po’ per volta era diventato un tipico scrigno Veneziano: un luogo singolare di Bellezza pieno di capolavori, oltre che di misteri per quella sua aria un po’ gotica e noir che sa dare spesso Venezia. Se andiamo ad adocchiare la chiesa ancora oggi, rimaniamo immagati davanti alle tante opere di pregio di Palma il Giovane, Cima da Conegliano, Paris Bordone, Antonio Rizzo e altri ... C’era anche una bella Madonna del 1478 dipinta da Giovanni Bellini rubata più volte, e ancora una volta il primo marzo 1993, e mai più recuperata ... Fra le opere c’erano e ci sono ancora in parte soprattutto ben dieci tele di Jacopo Robusti appunto il Tintoretto dal “mestiere che già faceva suo padre: Tintòr de professiòn” ... Alcuni suoi teleri dall’insolita forma a cuspide vennero realizzati nel 1562-63, quando nel Monastero viveva una ventina di Monaci colPriore Padre Jsidoro da Leonico, e c’erano i Padri: Antonio, Onofrio, Giuseppe, Cherubino, Clemente: tutti da Brescia, e i Padri originari di Venezia: Gasparo Re (in seguito Priore), Lazzaro Di Conti, e Daniele che era Procuratore del Monastero… Tintoretto dipinsedei teleri colossali: quindici metri di altezza e sei di larghezza, e per il suo attaccamento alla chiesa-parrocchia se li fece pagare solo cento ducati: neanche il prezzo di tela e colori…
Pensate che per la portella d’organo con la “Presentazione della Vergine al Tempio”posta sopra la porta della Sacrestia, l’artista ricevette 30 ducati e 11 Soldi a rate fino al 1553, oltre a una botte di vino da 6 ½ bigonzi, 2 stara di farina e 5 scudi d’oro già ricevuti nel 1548 ... Era strambo ed estroso Tintoretto … Si fece seppellire proprio là in chiesa "alla Madonna dell'Horto" insieme ai figli Domenico e alla trentenne Marietta musicista e “pittrice di ritratti e cavalieri alla maniera del padre”, nell’arca realizzata da suo suocero Marco de Vescovi ... Tintoretto fu “un numero d’uomo”:artista furbotto, scaltro e fiero, scorbutico perfino con Enrico III dal quale rifiutò il Cavalierato ... Fu capace di rispondere per le rime perfino a quella lingua lunga e perfida dell’Aretino ... Venezia intera era piena di vicende e aneddoti che riguardavano quel Mastro Tintòr ... E si raccontava, inventava e fantasticava anche su sua figlia: “Venne il tempo per Marietta di fare la Prima Comunione predisposta nella Cappella del Convento della Madonna dell’Orto dove i bimbi si recavano come da consuetudine ogni mattina per dieci giorni a ricevere la Sacra Ostia. La prima mattina Marietta Tintorettoincontrò una vecchia che le chiese dove fosse diretta.
“A fare la Comunione” rispose la bambina.
“Dì, vuoi diventare come la Madonna?”, l’incalzò la donna.
“E’ impossibile!” replicò la piccola.
“No, se farai come dico io ... Invece di fare la Comunione, tieni la particola in bocca, poi nascondila a casa in un posto sicuro ... Quando ne avrai dieci tornerò, e vedrai che bella sorpresa”.
Per qualche giorno la bimba fece come la vecchia le aveva detto. Per timore che qualcuno scovasse le particole, le nascose in una scatola in giardino in prossimità di un piccolo ricovero dove il padre teneva un paio di maiali e un’asina. Incredibilmente una mattina le bestie s’inginocchiarono di fronte all’abbeveratoio: non vollero saperne di alzarsi, nemmeno a bastonate … La bimba in lacrime allora confessò a Tintoretto il suo segreto ... Tintoretto uomo di fede conosceva le pratiche della Cabala e della Magia, e sapeva in quale modo ingannevole le vecchie Streghe “reclutavano” donne più giovani per farne loro seguaci ... Decise allora di non far parola con nessuno dell’accaduto, e giunta la mattina del decimo giorno, istruì la figlia: una volta ritornata a casa avrebbe lasciato salire la vecchia ... La Strega, infatti, non tardò, e Marietta andò ad aprirle. La donna non fece a tempo a varcare la soglia del salone al piano superiore di casa Tintoretto, che l’artista pittore l’aggredì con un grosso bastone ... Dopo le prime legnate la donna si trasformò velocemente in Gatto, e in tale forma iniziò a correre e arrampicarsi lungo le pareti, sui mobili, sui tendaggi, dappertutto ... Alla fine, vistasi perduta, lanciò un ultimo grido acutissimo, s’avvolse in una nube nera, e si scagliò con tale violenza contro una parete che la sfondò uscendo all’esterno e lasciando un foro sul muro ... Nessuno la rivide mai più ... Perché la Strega non potesse più rientrare da dov’era fuggita, Tintoretto fece murare a guardia delle pareti domestiche un rilievo d'Ercole con una clava visibile in parete ancora oggi.”
E bravo Tintoretto !
Tornando ai Canonici di San Giorgio in Alga piazzati alla Madonna dell’Orto, rimasero là fino al 1668, quando vennero a loro volta soppressi da Papa Clemente IX ... Fu sempre conflittuale il rapporto tra quei Monaci Veneziani e il Papa di Roma che non li voleva considerare “normali” ma “Monaci ribelli resistenti alle riforme e alle Regole del Clero” ... un po’ come era accaduto con i Cavalieri Templari un tempo ... a lui, e non solo a lui, facevano gola le ricchezze che erano in mano ai Canonici Turchini.
Nel 1569, infatti, giunse da Roma l’ordine di “normalizzare i Canonici Turchini di San Giorgio in Alga”in quanto non recitavano la Professione e l’Obbedienza, e non risiedevano stabilmente nel Monastero come avrebbero dovuto. I Canonici Veneziani oltre ad essere ricchi e Nobili, erano anche intellettuali, umanisti colti, ed erano abituati a muoversi liberamente di città in città per tutta l’Italia ... Vivevano soprattutto delle sovvenzioni dei Canonici più abbienti di Bologna e Roma … Secondo il comune considerare: “Erano uomini di solito coscienziosi e seri rispetto ad altri Monaci, senza amanti e concubine, e i loro Monasteri erano solitamente poveri e spogli … I Canonici di Venezia erano molto rispettati per aver vissuto religiosamente, senza dar scandalo …”
Alcuni dei Canonici di San Giorgio in Alga preferirono lasciare l’abito piuttosto che pronunciare il voto d’obbedienza a Roma … fino al 1570: quando si arresero alle richieste di Roma, come amava ricordare “tronfio d’ardore”Giovanni Antonio Facchinetti Nunzio Apostolico-Papale residente a Venezia... I beni dei Canonici Turchini di Venezia erano in realtà l’obiettivo del Papa e della stessa Serenissima … Vennero infatti incamerati subdolamente dalla Repubblica d’intesa col Papa per provvedere alle spese dell’interminabile Guerra col Turco ... Particolare curioso: la pala d’altare“Sant’Agnese che resuscita Licinio”dipinta appunto dal Tintoretto, mostra Angeli col manto azzurro: allusione ai Canonici Turchini di San Giorgio in Alga, che indossavano abiti e mantelli azzurri ... Convento e Chiesa della Madonna dell’Orto quindi, vennero vendutialla Congregazione dei Monaci Cistercensi provenienti dal rovinoso Monastero di San Tommaso dei Borgogni dell’Isola di Torcelloaffiliati alle Abbazie Lombarda ed Emiliana di San Bernardo di Crema e di Santa Maria del Cerreto.
Altro particolare curioso … Nel 1442 alla Madonna dell'Orto abitava anche Bartolomeo Buono o Bon: l’Architetto della Porta della Carta di Palazzo Ducale: “Mastro Bortolo Tajapiera alla Madonna dell'Orto, figlio di Giovanni quondam Bertuccio, il qual Giovanni testò il 25 marzo 1442 in atti Tomaso Pavoni, ordinando sepolcro ante introitum ecclesiae Sanctae Mariae ab Horto, sive Sancti Christophori”.
Altra nota ancora … Nel 1566 in Corte del Cavalloalla Madonna dell'Orto nelle case dei Roberti, abitò anche il celebre pittore Mastro Paris Bordone, che secondo i Necrologi Sanitari del 19 gennaio 1570: “nel medesimo sito cessò di vivere d'anni 70 da febre un mese ... Visità dal Longhi a San Marzilian” ... Quattro anni dopo la Schola di San Cristoforo dei Mercanti si unì e consociò con la Schola della Madonna e San Francesco dei Mercanti di Campo dei Frari nel Sestiere di San Polo, che era a sua volta in rotta con i Frati Minori della Cà Granda dei Frari per antiche ruggini e dissidi.
Nel 1714 invece, si avviò non lontano dal Ghettodi Cannaregio, appunto in zona Madonna dell’Orto, una fabbrica di tessuti di ràsse per tende da galèa, e per vestiario da detenuti la cui fornitura venne appaltata direttamente o tramite prestanomi alla famiglia Ebrea dei Gentili ... A inizio secolo la fabbricazione avveniva ad Azzano Decimo in Friuli, poi venne traslocata a Venezia dove in 15 locali diversi con 32 telai s’impegnavano 1.000 operai Veneziani ... Il Deputato alle Fabbriche Giacomo Gradenigonel 1769 relazionò al Senato della Serenissima, che quell’attività era una delle poche rimaste attive a Venezia producendo su 24 telai battenti: “coperte di schiavine e felzade e ràsse ottenite con lane di scarto... Altri 5 telai producono tessuti leggeri come scòtti e flanèlle, e dei tàlled o scialli all’uso Ebraico”… Nel settembre 1777 accadde, invece, l’ennesima “ricondotta degli Ebrei Veneziani” che vietò loro l’esercizio di ogni attività manifatturiera in Laguna. All’inizio dell’anno seguente quindi, 90 famiglie Veneziane si lamentarono d’essere rimaste senza lavoro e guadagno, non si capì se era perché la Ditta degli EbreiGentili aveva abbandonato l’attività, o perché se era forse trasferita altrove.
Nel 1745, secondo i dati delle Visite Pastorali, i Cistercensi della Madonna dell’Orto risultavano inadempienti nella celebrazione di 14.300 Messe di cui avevano ricevuto regolare pagamento ... Ahia ! … “I soldi sparivano … ma le Messe non salivano al Cielo come avrebbero dovuto.”
Nell’aprile 1759 si creò la Società dei Fabbricatori di Sapone riunendo sei ditte superstiti dello stesso settore. Si proponeva di assumere in proprio l’onere di appaltare il Dazio del Consumo dell’Olio fabbricando saponi per 10 anni. Lo Stato Serenissimo avrebbe contribuito mettendo a disposizione 38.860 ducati ... L’intera produzione del sapone venne affidata a Giovanni Battista Ronzoni Direttore della Compagnia, che avrebbe gestito tutta la merce fabbricata lavorata dalle singole aziende presso il magazzino consortile sito presso la Saponeria di Sebastiano Fava alla Madonna dell’Orto. Ogni socio si sarebbe impegnato a consegnare alla Compagnia10.000 libbre di Sapone Bianco e Verde per ogni caldaia in funzione producendolo secondo gli standard qualitativi prescritti, e con una stagionatura di almeno 15 giorni.
Dieci anni dopo, i Cistercensi della Madonna dell’Orto criticarono apertamente il Senato della Serenissima per le conseguenze economiche negative dovute alla soppressione delle Abbazie di San Tommaso di Torcello e di San Bernardo di Crema. Criticarono soprattutto il fatto che la Nobile Famiglia Trevisan ne avesse avuto per lungo tempo il Giuspatronatoincontrastato sfruttandone ogni rendita … La cruda risposta del Senato Venezianonon si fece attendere: il Cenobio Cistercensedella Madonna dell’Orto con i suoi quattro ultimi Monaci rimasti, di cui uno infermo: venne soppresso, e ogni rendita incamerata dallo Stato Serenissimo ... Quello che rimase del complesso conventuale venne venduto ai Conti di Caporiacco ...Alvise Tiepolo Aggiunto Sopra ai Monasteridispose qualche anno dopo che passassero alla Libreria Marciana i migliori libri, i 6 incunaboli, e il manoscritto rimasti nella Biblioteca della Madonna dell’Orto.
Travalichiamo un ponte … Sapete meglio di me che in Calle, Campo, Ponte, Fondamenta e Corte dei Mori alla Madonna dell'Ortoci sono incastonati nei muri delle case tre statue d'uomini vestiti alla orientale. Uno è nominato da sempre dai Veneziani: “Sior Antonio Riòba”… Sul Rio della Madonna dell’Orto, invece, c’è un uomo in costume orientale che guida un cammello. Antiche credenze popolari Veneziane dicono che sono gli avanzi di un antico Fondaco dei Mori-Saracenia Venezia … Niente vero … Quegli edifici, invece, vennero costruiti dalla FamigliaMastelli dei tre fratelli Riòba, Sandi e Afani tornati a Venezia dalla Morea e per questo detti: Morei o Mori ... Le statue li rappresentano: “Negli anni del Sig.re MCXII tre fratelli Greci: Rioba, Sandi et Afani, per le seditioni civili fuggitisi dalla Morea, ove possedevano molte giurisditioni, si ricoverarono con grandi averi in Venetia, et edificarono l'abitationi loro molto honorevoli appresso il Ponte dei Mori, così detto per le figure dei tre sopradetti fratelli, che nei angoli della fabbrica insieme coi nomi loro si veggono scolpite […] Veggonsi oggidì le antiche abitationi della casa Mastelli appresso Santa Maria dell'Orto, et specialmente le rovine d'un sontuoso edificio, negli angoli del quale sono collocate tre grandi figure di marmo d'uomini vestiti alla Greca, i quali sostenendo tutto l'edificio, tengono sopra le spalle un fardello, a guisa d'una valigia, per dimostratione forse delle ricchezze da loro portate in Venezia, nelle quali sono scolpiti i nomi dei tre primi autori di questa casa, et per questa cagione il Ponte ivi vicino, che attraversa il Canal della Misericordia, viene chiamato dei Mori.”
La Famiglia Mastelli partecipava in tempi antichi ai Consigli Veneziani, partecipò nel 1202 alla Crociata condotta dal Doge Enrico Dandolo, e dedicandosi in seguito alla Mercatura, aveva a Cannaregioun “Fondaco di Spezierie all'insegna del Cammello” alludendo forse a quello infisso in facciata del loro palazzo in Rio della Madonna dell’Orto ... Più tardi nel Tempo comprarono dalla Signoria, riconvertendosi in parte nella loro attività commerciale, la giurisdizione sul Passo del Moranzàn sul Brenta gestendone i Dazi per la Serenissima, e procurando profitto per se stessa fino al 1620, quando la Famiglia si estinse in Antonio figlio di Gaspare Mastelli e Laura Turloni, che non ebbe figli.
Pietro Gradenigo nei suoi “Notatori” racconta che nel 1757, quando il Palazzo col Cammello era passato in proprietà al Notaio Pietro Prezzato, si udirono per più sere consecutive suonare alla stessa ora all’unisono tutte le cinque campanelle interne delle stanze. Ci fu molta paura, svenimenti di donne e “cavate di sangue”, e si giunse perfino a chiedere la benedizione del Piovano della Madonna dell’Orto che non portò a nulla, quindi si convocò a palazzo il Cappellano della Schola di San Fantin considerato da tutti il migliore Esorcista di Venezia, perché cacciasse i presunti Spiriti Maligni che infestavano la casa … Si dice che gli Spiriti oggi sono ancora là a contrastare fra loro, e con le Anime di Riòba, Sandi e Afani imprigionate nei muri delle case poco distanti.
Nel 1797 alla caduta della Repubblica, i Francesi si portarono a Parigi la famosa pala “Sant’Agnese risuscita il figlio del Prefetto Romano” prelevandola dalla Cappella Contarini della Madonna dell’Orto dov’era collocata ... La chiesa divenne Oratorio Sacramentale succursale della vicina San Marziale che ne “incamerò i Fedeli”… Stessa cosa con gli Austriaci, ma si pensò bene nel 1810 che l’antico Chiostro-Convento degli Umiliati sarebbe stato più utile comedeposito militare di legname, paglia e vino, e come magazzino di risulta di vecchie lapidi e pietre tombali … Nel luglio 1819 un uragano rovinò la cupola del campanile che venne rinnovata … Dieci anni dopo un altro fulmine lo colpì di nuovo rovinandolo malamente ... Dal 1841 al 1855 l’intera chiesa venne considerata pericolante, mantenuta chiusa, e usata saltuariamente come magazzino ... Nel 1843 si collocarono nelle cinque edicole in alto della facciata rimaste vuote le statue delle Virtù Cardinali di “Prudenza e Temperanza”, e le Virtù Teologali di “Carità, Fede e Speranza” provenienti dalla demolita chiesa di Santo Stefano di Murano.
Sorte peggiore subì il vicino edificio dell’antica Schola dei Mercantidi San Cristoforo: vero e proprio scrigno di dipinti ed opere d'Arte. Quando lo si svuotò di tutto trasformandolo in Caserma-Stazione di Polizia, vennero asportati ben 92 dipinti di Paolo e Benedetto Caliari-Veronese, Antonio Vassillacchi l'Aliense, Jacopo e Domenico Tintoretto, Cima da Conegliano, Palma il Giovane e diversi altri ... Diverse opere andarono disperse: alcune finirono “al riparo dagli insulti della soldataglia”alla Schola Grande della Misericordia, altri vennero smembrati, tagliati e suddivisi in parti … di altri non si seppe più nulla come per “il Castigo dei Serpenti" dato in deposito alla chiesa di Breonio di Verona, o il "Mosè che fa scaturire le acque"di Domenico Tintoretto spedito nel 1852 a Leopoli “per le chiese povere di Bucovina”... Una “Natività di Maria”di Jacopo Tintoretto sembra essere riapparsa all'Hermitage di San Pietroburgo, mentre la “Madonna e San Cristoforo” dello stesso collocata al pianterreno è riapparsa nel 1926 ad Alzano Lombardo o Maggiore proveniente probabilmente dalla Pinacoteca di Brera di Milano… Triste storia di un immane saccheggio.
Nel 1864 in vista di una nuova riapertura della chiesa della Madonna dell’Orto, l’intero ambiente subì un restauro considerato distruttivo da parte del Meduna. Venne cambiato il pavimento collocando l’attuale a quadrati di marmo bianco e rosso di Verona, si eliminò l’organo, si rimossero e spostarono lapidi, statue e altarini, e si dipinsero i capitelli delle colonne d’oro e azzurro … In quegli stessi anni in zona esisteva una Fabbrica Riunita che produceva canna di vetro e smalti “con quattro tubi di rotondamento”occupando nel lavoro 15 operai Veneziani.
Nel 1875 un decreto del Patriarca Giuseppe Luigi Trevisanato dichiarò la Madonna dell’OrtoParrocchia sostituendola a San Marziale, che divenne Vicarialeinsieme a Sant’Alvise e Santa Maria Madre del Redentoredelle Monache Cappuccine. Il tutto venne affidato stavolta alla cura della Pia Società Torinese di San Giuseppe fondata nel 1873 da San Leonardo Murialdo dei Padri Giuseppini che la gestiscono tuttora.
E’ bello sapere per concludere, perché non se ne parla mai purtroppo, che nel 1872 i Giuseppinidella Madonna dell’Orto, patrocinati e supportati dai Veneziani della Contrada e di Cannaregio, aprirono nel Patronato una scuola per lavoratori con mensa serale associandola a due piccoli laboratori di falegnameria e calzoleria. In quell’opera sicuramente meritoria a favore dei Veneziani di Cannaregio che vivevano di sicuro una dura stagione di depressione economica e sociale, i Giuseppini non furono molto assecondati e sostenuti, né tantomeno finanziati, sia dall’apparato Civico che da quello Religioso ... Otto anni dopo comunque, gli stessi Giuseppini aggiunsero anche una Scuola serale di Disegno, una Società di Ginnastica e una Banda Musicale ... Niente era niente … Qualcosa era qualcosa … Di certo era evidente il loro buoncuore disinteressato a favore di chi era più fragile in quella zona di Venezia … Nel 1890 istituirono in accordo con la Classe Operaia di Cannaregio anche la Cassa Operaia Cattolica di Risparmio obbligatorio di San Giuseppe con intento di assistere gli operai e le loro famiglie in difficoltà finanziarie. Si trattava di una “cassa” interconfessionale e interparrocchiale che intendeva porsi concretamente oltre lo schieramento prettamente Politico e Religioso: “Il bisogno non ha colori, né schieramenti, ha il volto di tutti e di chiunque.”
Nel 1900 “la cassa” si trasformò in Unione Cattolica di San Giuseppe: U.C.S.C. affiliandosi alla Federazione delle Casse Operaie Cattoliche della Diocesi di Veneziacostituita da Don Luigi Cerutti, che riunì 13 Casse Operaie Cattoliche esistenti sul territorio Veneziano. Rimase attiva fra mille difficoltà fino al 1930, mentre i Giuseppini furono costretti a chiudere la loro scuola dal Governo Veneziano già nel 1912 ... Durante la Prima Guerra Mondiale una bomba Austriaca cadde rovinosamente in Campo dei Mori distruggendo una casa e uccidendo 13 persone proprio a due passi dalla Madonna dell’Orto ... che stavolta non si produsse però nell’urgente Miracolo di cui c’era bisogno … Non sto dissacrando, ma solo ricordando … Ripensiamo e respiriamo tutte queste cose quando andiamo ad aggirarci e perderci fra Campo dei Mori e la Madonna dell’Orto ... Sono posti “che respirano”, soprattutto per noi Veneziani ... ma per chiunque se sa scoprirli ed entrarci in qualche modo dentro.