#unacuriositàvenezianapervolte 252
Sul Rio dei Mendicanti … dentro e fòra de San Zanipolo
Quando si estraevano le “balle de a Tombola” in giro per i Campielli e le Corti Veneziane, e usciva il 23, si diceva e faceva: “piàvolo o piàvola … o spànder acqua, pissàr o far pipì a San ZanePolo o Zanipolo” ... San Giovanni e Paolo era chiaro e distinto nella mente di tutti i Veneziani.
Lì all’inizio, tanto tempo addietro, c’era tanto per cambiare un gran “palùo”, cioè un’area paludosa acquitrinosa della zona-Contrada di Venezia che era prima di Santa Marina, e poi finì con l’essere diSanta Maria Formosa… Ma a prevalere su tutto c’era quel gran chiesone dei Frati di San Giovanni e Paolo … che ancora oggi: “Xè l’Ospeàl Civil”.
Di quel vecchio “palùo”è rimasto comunque il ricordo in qualche toponimo segnato sui Nizioleti impressi nei muri, o nelle carte Veneziane conservate un po’ ovunque … Al tempo della Guerra di Chioggia si legge: “Nicolò de Buora offerse al Comune di Venetia una sua casa nella Contrà di Santa Marina, sopra el palùdo, et che il Comun la venda come cosa sua, et non à denari, né altro da poter dare, et è vecchissimo, non puol andar su l'Armada come voria, ma, come buon cittadin, dà ciò che può”.
Tralascio di dire le Storie e le Dinamiche della Schola Granda di San Marco: avete per caso qualche giorno intero per parlarne a sufficienza ? … Ricordo allora un po’ “di corsa”, solo “uno spizzico” di ciò che accade sulla riva del Rio dei Mendicanti di Cannaregio: giusto di fronte, a poche vogate di remo, dalle celeberrime Isole di San Michele e San Cristoforo di Murano che emergono dalle acque proprio lì.
Affacciato sulla Riva e sul Campo c’erano e ci sono ancora mura, chiesa e Convento dei Domenicani: una vera e propria piccola cittadella dei Frati un tempo col Cimitero di Sant’Orsola a fianco.Secondo alcune Cronache Veneziane antiche: “Grande esempio di Frati Perfettissimi Conventuali e Urbani, caratterizzati dal rallentamento delle Discipline, delle Regole, della Predicazione e Assistenza a favore dello Studium Universitario, l’Inquisizione, il Giuridico, la Missione in un contesto monumentale … Un gran Cenobio simile a San Domenico di Bologna e Santa Maria Novella di Firenze.”
All’inizio, nel 1234, la comparsa di quell’ensamble di Frati sembrò la concretizzazione di un’altra Leggenda Veneziana. Fu lo stesso Doge Jacopo Tiepolo a sognarne l’inizio vedendo fiorire quell’acquitrino di Cannaregio fra inebrianti profumi e volute d’incenso come amabile prato sul quale volteggiavano candide colombe col simbolo della Croce in fronte … Come in tutte le classiche Leggende: una Voce Divina spalancò il Cielo annunciando: “Questo è il luogo che ho scelto per i miei Predicatori” ... Si trattava dei sopraggiunti Padri Domenicani insediatisi a Venezia consenziente l’intero Senato della Serenissima che votò a favore della loro presenza in città, e della donazione di quel posto ... Ne nacque un connubio Civico-Religioso che durò secoli, e a suggello di quella scelta iniziale sorse il possente chiesone Gotico ancora visibile tuttoggi insieme all’altrettanto imponente Convento trasformato da secoli ormai in Civico Ospedale Veneziano.
Non mi perdo ad annoiarvi e contare le opere d’artisti illustri che arredano e decorano la grande Basilica: Lorenzo Lotto, Paolo Veronese, Giovanni Bellini ... un grandioso finestrone gotico a vetri policromi di Mastri Vetrai Muranesi… Il chiesone è Phanteon Dogale e di numerosi personaggi illustri della Storia della Serenissima: Vettor Pisani, Sebastiano Venier, Marcantonio Bragadineroe di Lepanto ... e c’è dell’altro: come il solito di che perdersi a Venezia.
Provo a farvela breve: a metà 1300 nacque il movimento di riforma degli Ordini Mendicanti in contrapposizione agli Osservanti. La cosa coinvolse e interessò ovviamente anche i Domenicani. L’idea era di ripristinare la Vita intorno al Chiostro, la Meditazione e la Regola, e si parlava di Conventi piccoli, di povertà, rifiuto dei benefici, e di dedizione allo studio … Tante belle cose … Ma come sempre fra dire e fare c’era di mezzo un mare … e che grande mare !
E ferveva quindi la Storia anche a Venezia, e anche in quel luogo che non era più pantano … Dietro a San Zanipolonel 1355 il Doge Marin Falier andò a riunire mercanti riottosi, e alcuni Veneziani turbolenti disponibili a tramare contro la Repubblica per prendersi il potere con un colpo di Stato ... Non se ne fece niente: Falier & C venne scoperto, riconosciuto come traditore, e decapitato mettendogli la testa tra le gambe in sepoltura ... Venezia era così fin dall’inizio: un miscuglio di Giustizia, veleni, teste spiccate, annegati con la pietra al collo, impiccati, mozzati e squartati … e avanti così … La cosa sembrava funzionare.
Incontrollabili paure popolari quindi, dicevano che ogni notte il corpo senza testa di quel Doge Mortovagava intorno a San Zanipolo in cerca del suo capo ... Le stesse dicerie aggiungevano che quello stesso fantasma del Falier era cercato e inseguito di notte in notte da quello “senza pace” del Doge Enrico Dandolosupereroe, conquistatore, massacratore e saccheggiatore di Costantinopoli durante la Quarta Crociata del 1204 ... Uno era un Veneziano d’Onore, l’altro un Reprobo Traditore da castigare in eterno … Si stavano allora cercando ed evitando … La Leggenda metropolitana diceva che il fantasma del Doge Dandolo era un vecchio cieco con due tizzoni ardenti al posto degli occhi, e con una spada affilata impugnata per la lama che lo faceva di continuo sanguinare a ricordo del tanto sangue versato ... Che connubio ! … Un senza testa e un cieco sanguinante: davvero un orribile spettacolo che faceva rintanare ogni notte i Veneziani della Contrada dentro alle loro più o meno misere casupole.
Viceversa i Frati Domenicani dentro al loro Conventone erano gente eruditissima, mica frataccioni sempliciotti e bigotti da quattro soldi ... Il Monastero era ricco, anzi: di più … Non erano di certo i soldi quelli che mancavano dentro al San Giovanni e Paolo abitato di solito da circa 85-100 Domenicani … Fra l’altro pagavano 50 ducati annui ai “Cantori del Canto Figurato”, e altri 50 ducati li davano al Maestro di Musica e a quello di Grammatica per i loro Fratini... Il Convento possedeva fra l’altro 40 campi affittati a Ronchi di Loreggiasotto Camposampiero dati per un certo tempo a Mastro Antonio Gardane Libraro Veneziano che pagava “in natura”dando ai Frati: 36 stara di frumento ... I Frati, diciamolo dai … erano uomini arguti e affaristi, solo un poco “di chiesa”: affittavano perfino “il luogo del fumo” a Mastro Tommaso e Zammaria Zonta; e un magazzino sotto al Refettorio a Mastro Ottavian ScotoLibraropure lui, che pagava 14 ducati annuali ... Ogni occasione era buona per i Frati per concretizzare buoni affari, e buona parte dell’imponente commercio Librario e dell’Editoria Veneziana passava o faceva capo proprio a San Giovanni e Paolo ... Un immenso business che s’allargò a macchia d’olio in tutta Europa.
Nel 1393 il San Giovanni e Paolo cambiò identità passando all’Osservanza. Lo fece a modo suo però: buono nell’intento, ma non nella realizzazione, e non fu per niente costante nel perseguire quel disegno-progetto. Nel secoli seguenti il MegaConvento dei Domenicani fu soggetto a vicende alterne ... Nel 1416 venne circondato da un possente muro verso la strada … e progressivamente la Vicaria Veneta di San Domenico con le sue due Case Grandi dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia, e Sant’Agostino di Padova racimolarono sotto alla loro ala protettrice ben 16 Conventi-Filiazioni tali da sminuire la potentissima Provincia Lombardadei Domenicani che fino ad allora aveva controllato quasi tutta l’Italia Settentrionale. Da San Zanipolo di Venezia dipendevano: San Nicola di Treviso, San Domenico di Cividale, San Giovanni di Portogruaro, Santo Stefano di Monselice, San Pietro Martire di Udine, Santa Maria delle Grazie di Este, Sant’Antonio Abate di Rovigo, San Lorenzo nella Terra di San Vito, Santa Maria delle Grazie di Legnago, San Rocco di Marostica, il Vicariato di Salvaterra e quello di Castelbaldo … e Santa Maria del Popolo di Cittanova in Istria e San Domenico di Capodistria …
Niente male davvero ! … I Domenicani Veneziani si davano parecchio da fare.
E quindi di pari passi arrivò lo splendore e il successo di quel tipo di Frati Veneziani, ma subito dopo venne anche una precoce decadenza spirituale, intellettuale e anche morale del grande Cenobio Lagunare. In breve i Frati si autopraticarono lo sconto su tante cose essenziali del loro “Status”: si dispensarono dalla mensa comune, dal Coro, dal Dormitorio, dalla comunanza dei beni, e derogarono su tanti altri voti fondamentali con relativo rilassamento dei costumi, secolarizzazione, progressiva licenziosità, eccessi vari e corruzione ... I tempi chiamavano così … e non solo a Venezia e a San Zanipolo: era l’intero sistema ad essere bacato in quel modo.
Nell’ottobre 1516 Marcantonio Michiel raccontò nei suoi “Diari” dei disordini accaduti nel Santi Giovanni e Paolo Veneziano: “A dì 6 detto era venuto el General delli Frati Conventuali di San Domenico mandato a chiamar, ovver sollicitato, dalli Signori Capi del Consiglio di Dieci, però che li Frati di San Zane Polo erano in gran risse tra loro, et haveano date diverse querele un contra l'altro alli Capi, et massime Fra Francesco Colonna havea querelato contro 4 o 5 de li primarii, et accusavali, inter cetera, de sodomia (suppresso tamen nomine) ... Il General Caietano venne et cominciò ad inquisir. Fra Francesco Colonna (non si trattava del celebre Frate Architetto Polifilo, ma di un omonimo), o ch'el dubitasse non esser scoperto, et che fusse conosciuta la mano sua, essendo venuta la querela in le man del General, o per conscientia, essendo essi accusati innocenti, andò a confessar, et scoprir la calunnia, facendosi reo, et chiedendo perdono al General, el qual volse ch'el dimandasse perdono al Capitolo. Li Frati accusati, intendendo l'autor della loro accusatione, fulminarono diverse querele contra di lui, et massime ch'el avesse sverginata una putta, et provorno il tutto, per il che il Generale el bandì de Venetia, et lo confinò a Treviso in vita, e ch'el non potesse più dir Messa, né confessar, et bandì molti altri: chi per anni 5, chi per 10 … fra gli altri Frà Zanfior et Frà Martin dal Naso.”
Venezia iniziava a decadere: forse vittima di se stessa … Infatti: un altro fantasma iniziò a vagare di notte “senza requie” lamentandosi e piangendo fuoriuscendo dal Phanteon Dogale dei Santi Giovanni e Paolo. Era quello del Doge “Profeta” Tommaso Mocenigo, che morendonel 1423 annunciò la rovina di Venezia qualora si fosse eletto Francesco Foscari come suo successore ... Neanche da Morti stavano tranquilli i Dogi Veneziani … Si dice che morendo abbia detto: “E se voi, Dio non voglia lo farete Doge, vi troverete ben presto in guerra ... E chi ha diecimila ducati se ne ritroverà mille soltanto, e chi ha dieci case ne avrà solo una, e chi ha dieci vestiti, mantelli o camicie avrà difficoltà a trovarne una” ... Il Doge aveva “visto”giusto: la sua profezia s’avverò ... e a lui toccò di vagare muto e inquieto, reo d’aver vaticinato quella gran disgrazia per la Serenissima. Nell’immaginario fantasioso popolare il suo fantasma vagava tenendosi in bocca il pesante e lungo cartiglio con la sua “verità”, che gli scendeva poi sul davanti fino ad attorcigliarsi alle gambe facendolo inciampare e cadere di continuo ... Un fantasma rovinoso che ogni notte capitombolava in giro per San Zanipolo e dintorni ... e i Veneziani ancora una volta a chiudersi e tapparsi in casa … non si sa mai.
Poi, come più che spesso capitava a Venezia … quasi come una specie di ping pong virtuale, ambientale. sociale e mentale … Appena al di fuori del microcosmo chiuso di quel Mondo pingue e smodato di Frati, ne esisteva un altro di diverso fatto di Veneziani qualsiasi … Sembravano identità apparentemente contrapposte, ma in realtà erano complementari: come facce diverse della stessa preziosa “medaglia Veneziana”… Accanto al chiesone e conventone, anche la Contrada Veneziana vivissima respirava giustapposta ai Frati.
Era di sicuro Vita diversa quella dei Veneziani qualsiasi … Era appena l’alba di ogni giorno quando il Primo Compagnodei Barcaroli del Traghetto dei Santi Giovanni e Paolodel turno del mattino provvedeva a rifornire d'olio il “cesendèlo” che baluginava ancora un poco infilato sulla parete del Ponte del Cavallo davanti al Capitello della Madonna dei Barcaroli realizzato nel 1615.
Il Ponte Cavallo si chiamava prima Ponte di Mendicanti per via dei Frati Domenicani Mendicanti ... che tanto mendicanti poi non erano. Il nome Cavalloderivò dal fatto che salendo i gradini del ponte si vedeva progressivamente il monumento equestre realizzato da Andrea Verrocchio nel 1496. Il monumento visibile ancor oggi era stato dedicato alBergamasco Bartolomeo Colleoni Generale dei Venezianiper 21 anni, morto nel 1475 nel suo Castello di Malpaga. Il Monumento inscena una solita furbata tipica da Veneziani: il Colleoniaveva lasciato gran parte del suo patrimonio in eredità alla Repubblica che di fatto glielo aveva fornito, col patto che gli fosse innalzato un monumento in Piazza San Marco ... Piccolo inghippo: si ai lasciti alla Serenissima … No, invece: al monumento in Piazza San Marco perché era proibito a chiunque monumentalizzarsi secondo gli Statuti di Venezia: solo la Serenissima contava … i singoli venivano dopo, compresi i loro interessi … Di conseguenza venne il Monumento al Colleoni venne realizzato in Campo dei Santi Giovanni e Paolo in faccia alla Schola Granda di San Marco… nel luogo-Phanteon Dogale… Non era quello che aveva voluto il Condottiero, però in qualche modo l’avevano accontentato ponendolo in un luogo di grande rilevanza per tutti i Veneziani.
La Fraglia dei Barcaroli-Gondolieri del Tragheto di San Zanipolo… Un’altra di quelle microrealtà associative curiose di Venezia: ce n’era un’infinità: ciascuna ricchissima di Storie, personaggi e consuetudini … Il Traghetto era unico, e confinava col Rio dei Mendicanti e il Rio di San Zanipolo ... aveva Stazio in Rio dei Mendicanti, e utilizzava come approdo l'ampia scalinata prospiciente il Campo di San Zanipolo e il Ponte Cavallo ... Quello del Traghetto era “un servizio da paràda De Fòra” (passaggio verso l’esterno di Venezia) con 16libertà (diritto acquistato o ereditato di esercitare il mestiere di Barcarolo-Gondoliere) destinato soprattutto alle isole di fuori della Laguna Nord: Burano, Murano, Sant’Erasmo, Torcello, San Michele e Cristoforo ... Prestando saltuariamente anche servizio per le zone interne di Venezia, era anche un Traghetto “de Dèntro”, inoltre prestava anche barche-gondole a nolo … però sempre senza prestare servizio notturno.
Immaginatevelo per un attimo … in un giorno qualsiasi di un’epoca qualsiasi … Intorno al Traghetto fervevano le attività: c’era chi andava e veniva, chi comprava e vendeva, chi lavorava e raccontava … Chi cuciva e tesseva spontaneamente a diversi livelli, ma tante volte in semplicità il tessuto sociale della Venezia di allora … Erano in tanti a frequentare e animare la vita del Traghetto: un formicolare incessante dall’alba al tramonto … Anche quella era Venezia che respirava … Sulla Riva dei Mendicantiper tradizione si benediva gli Ulivi contro il pericolo delle acque e dei temporali … Un rametto beneaugurante stava forse infilato in qualche angolo delle barche … o chissà: forse nella balza del cappello di qualche Gondoliere del Stazio dei Mendicanti.
Che connubio stridente fra Barcaroli-Gondolieri e Frati Domenicani Predicatori e Inquisitori: il giorno e la notte … ma forse anche no ... Sociale e Religioso finivano sempre col sovrapporsi e amalgamarsi … seppure assecondando obiettivi e interessi diversi di ciascuno.
Per tradizione ogni Giovedì Grasso i Barcaroli del Traghetto entravano e s’aggregavano a cantare l’intero Rosariodentro alla Basilica, mentre i tori impazzavano nel cortile di Palazzo Ducale e nei principali Campi Veneziani come San Polo, Santo Stefano, Santa Margherita, Santa Maria Formosa e altri.
Nel frammento sullaMariegola si scrisse ancora che i Compagni che avessero bestemmiato o pronunciato "male parole nefande" sarebbero stati multati con giusta pena … Si stabilì inoltre d’intesa con i Frati Domenicani di San Zanipolo che il primo di agosto di ogni anno si sarebbe dovuto celebrare 12 Messe all'Altare della Croce della stessa chiesa ospitante ... Anche gli affari destinati al Cielo: erano affari … perciò andavano adeguatamente certificati … e pagati.
I Frati nel Convento, intanto, dall’altra parte del Mondo Veneziano di San Zanipolo impazzavano e si davano “alla bella Vita sprezzanti della Regola e del giusto Vivere”.
Solo verso la fine del 1531 intervenne finalmente Papa Clemente VII in persona intendendo unificare la Provincia Veneta con quella Osservante della Lombardia mettendo così fine alla stagione libertina dei ConventualiVeneziani… I Domenicani del Santi Giovanni e Paolo rifiutarono la proposta Papale-Romana, e si presentarono dal Doge e alla Signoria per chiedere protezione e il ripristino del loro Maestro Provinciale destituito da Roma: “…per niente voleno soportar, più presto se fariano lutherani ...” gridarono davanti al Doge che li riprese e rimproverò per il linguaggio e gli eccessi non proprio da Frati.
Venezia allora mandò un suo Ambasciatorea Roma insieme al Frate Domenicano Leonardo da Udine portavoce dei Frati per difendere gli interessi dello Studio Veneziano“in cui c’erano solo pochi Frati discoli da correggere mentre gli altri sono honesti”.… Il Papa cincischiò e temporeggiò … Poi si decise: in ogni caso entro due anni i Domenicani Veneziani dovevano diventare Osservanti … E inviò a Venezia lo stesso Frate Leonardoda Udine “ben trasformato e investito della carica di Vicario di San Domenico”col compito di ridurre all’Osservanza i Frati riottosi della Serenissima ... Che gli avrà detto e fatto il Papa per convincerlo e fargli cambiare così prestamente idea ? … Non si saprà mai.
La Serenissima non si scompose neanche di un pelo: costrinse il Frate ad abbandonare il suo incarico … Uno pari: e palla al centro di nuovo … Venezia ha sempre mal subito e non sopportato le ingerenze Papali in Laguna … “Vi faremo tornare a fare i Salinari !” aveva esordito rabbioso un Papa contro un Ambasciatore Veneziano secondo lui insolente. Quello senza scomporsi aveva immediatamente replicato: “Non prima che voi Santità siate tornato alla pesca e alle reti come faceva San Pietro.”
Comunque anche i Domenicani Veneziani insorsero contro Roma … e l’anno seguente Clemente VIIcedette sollevandoli dalla condizione subalterna dalla Provincia Lombardaconcedendo loro un proprio Vicario Eletto… Venezia ribolliva di pericolose novità intanto: imperversavano malumore e storie … Venne arrestato e processato un Maestro Falegname Antonio della Contrada di San Giacomo dell’Orio considerato Eretico e per questo condannato a carcere perpetuo ... Al processo emersero anche delle predicazioni sospette di Fra Zaccaria e Fra Damiano: due Frati Domenicani di San Zanipolo che avevano a lungo predicato pericolosamente alla Trinità di Dorsoduro, alla Favae nella stessa Santi Giovanni e Paolo… Risultò ancora che un Maestro di scuola, un forestiero di 25 anni “gran luteran”, alcuni Tedeschi e alcuni Toscani erano in possesso di pericolosi scritti di Lutero, Bibbie in volgare, e dei Gravamina Nationis Germanicae ... Costoro sparlavano ereticamente di Confessione, Purgatorio, Libero Arbitrio, Papa, Giustificazione, Quaresima, Culto dei Santi e della Madonna ... C’era di che accendere roghi.
Nella Città Lagunarec’era un’enorme tensione: l’anno seguente, durante il Carnevale, una maschera urtò un Frate dei Santi Giovanni e Paolo che bighellona in giro in compagnia di “bone femmine”. Ne seguì una rissa e un parapiglia perché venne fuori che sotto alla maschera c’era un altro Frate suo Confratello dello stesso Convento ... Partirono allora nuove denunce per il Papa di Roma ... Come scriveva a Roma Girolamo Varallo Nunzio Apostolico residente a Venezia, che aveva provato ad intervenire in più sedi per quietare gli animi: “… il Convento è ai limiti della legalità: donnacce albergano intra moenia, i Frati non obbediscono ai Superiori … E si batteno et voglian cavar gli occhi tra loro, fino a tendersi agguati notturni per ammazzarsi fra loro, a tal punto che sarebbero più sicuri in un bosco che lì in Convento … Quei veri Diavoli de Frati … che vivono da perfetti mondani …”
Da Roma dove si sapeva già tutto su Venezia e sul Convento dei Domenicani già noto “per qualche lutheranità”, giunse l’ordine di soprassedere e lasciar perdere ignorando l’intera faccenda ... Venezia respirò … Si spense qualche furore e fuoco mentale ... e anche s’assopì l’ossessione di qualcuno.
Ancora nel 1566 divenne Priore del Santi Giovanni e Paolo: Fra Remigio Nannini da Firenze fuggito dai Conventuali di Santa Maria Novella invasa dal Duca Cosimo I ... Si chiamò per predicare il Quaresimale a Venezia il Domenicano ex francescano Sisto da Siena esempio di conformità recuperata, ma considerato eretico dieci anni prima e condannato all’esecuzione capitale ... Lo salvò in extremis Michele Ghisleri futuro Pio V, portandolo all’interno dei Domenicani ... Come diplomatico segno di adesione e allineamento del San Giovanni e Paolo alla Riforma Ecclesiastica Romana si pubblicò a Venezia l’opera: “Bibliotheca Sancta”, che divenne la principale opera dell’intera “Controversia” del 1500 … ma si provvide anche ad epurare il Convento dai “Cattivi soggettiincorreggibili ed apostati”, che venivano considerati come morti metaforicamente e scritti nell’”Emortuale” compilato dal Domenicano Urbano Urbani.
Proprio così: chi non era connivente e sostenitore dedito di certe Regole Ecclesiastiche: veniva considerato come Morto, e per questo iscritto su apposita lista … Incredibile !
Nell’elenco figurava un Frate Domenicano nel 1567, due c’erano in lista l’anno seguente, quattro nel 1571, sei nel 1572 fra i quali “Fra Domenico Luciano, considerato morto. E’ fra i ricercati dell’Inquisizione il 07 novembre 1579, e faceva il Pievano in territorio di Treviso” … altri due nel 1573, tre nel 1574, altri tre nel 1575, sei nel 1576.
Mai domi, i Domenicani Veneziani continuarono a “ribollire, fermentare e fervere in proprio per secoli”… Ancora nel 1743 Girolamo Zanettiraccontava: “… per far loro onore al loro Provinciale venuto a Venezia per occasione del Capitolo in cui deesi eleggere uno nuovo, i Padri Domenicani tennero in chiesa pubblica conclusione di Teologia per 3 giorni consecutivi. L’apparato fu nobile, magnifiche le stampe delle tesi e copiosi gli argomenti e gli uditori. Oggi v’intervenne il Patriarca Alvise Foscari cui è dedicata essa conclusione e si disputò sopra l’eternità delle pene infernali … Il primo maggio: si continuò difendendo Padre Lettore Ermanno alcune tesi sopra l’argomento di ieri … Il 3 maggio si difesero 3 tesi a cura del Padre Mariani dello Studio dei Domenicani di Padova: De Phitinyssa Saul, de libro Job quod sit canonicus, de salutis Salominis … ”
L’anno seguente gli stessi Domenicani dei Santi Giovanni e Paolo vennero trovati inadempienti della celebrazione di 16.400 Messe ... Per carità … Anche i Cistercensi della Madonna dell’Orto erano inadempienti per 14.300 Messe di cui avevano intascato il prezzo … Mal comune: mezzo gaudio … o forse anche no.
Torniamo di nuovo fuori dal Convento in Riva dei Mendicanti… Nel 1772 il Ponte Cavalloconi suoi mascheroni e stemmi crollò sotto il peso della gente che si era affollata per seguire le esequie del Cancelliere Grande Giovanni Colombo… Qualche anno dopo napoleone scalpellò via il Leone Marciano dello stesso Ponte, che a fine secolo venne completamente ricostruito e allargato fin quasi a due metri a seguito dell’apertura della nuova via Giacinto Gallina.
E ancora un ultimo personaggio notturno vagava tremulo nei pressi di San Zanipolo e del Ponte… Era il fantasma del massiccio e alto Campanaro di San Marco dalle mani grandi come pale, che abitava nella prima metà del 1800 in Corte Bressana ai San Giovanni e Paolo ... Notato alla fine di una Messa domenicale in Basilica di San Marco dal Direttore-Professoredi un istituto scientifico veneziano, fu invitato da costui a promettergli per iscritto di lasciargli il proprio scheletro in morte per collocarlo a guardia con una campanella in mano alle sue collezioni anatomiche … Convinto che il vecchio professore sarebbe morto prima di lui portandosi nella tomba quello strampalato accordo, il Campanaro accettò ricevendo in cambio una buona cifra di denaro che si affrettò ad andare a spendere in una vicina Osteria ... Fu proprio lì dentro che il Campanaro arricchito andò di continuo a sedersi per qualche giorno, e non aveva ancora finito di spendere il suo denaro quando fece un colpo apoplettico che lo lasciò stecchito sul tavolo ... Lo scheletro, come da copione, passò in proprietà del professore che, come stabilito, lo mise di guardia in una teca con una campanella in mano ... Ancora oggi lo scheletro del Campanaro di San Marco si trova nel Museo di Storia Naturale di Venezia sito nell’ex Fondaco dei Turchi a San Stàe sul Canal Grande ... Ogni notte verso mezzanotte si ridesta e torna a salire in cima al Campanile di San Marcoper battere dodici rintocchi sulla Campana Granda: la Marangona... Poi ciondolando si avvia in giro per le calli veneziane suonando la campanella diretto a casa sua ai Santi Giovanni e Paolo ... Da secoli ormai chiede qualcosa ai passanti sperando prima o poi di ricomprarsi il suo corpo e la libertà da quella sua avida ossessione ... ma senza riuscirci finora.
Si lavorava e viveva quindi in Riva e in CampoSan Giovanni e Paolo… e dentro e fuori dallo stesso Convento di San Zanipolo… Anche in tempi relativamente moderni sulla riva del Rio dei Mendicanti si batteva il Baccalà, e si alternava il lavoro col vivere e con le cose di tutti i giorni come facciamo pure noi di oggi ... Si mangiava e beveva spesso per strada e nelle Osterie nella Venezia di ieri, e ci si intratteneva giocando più che spesso a mora, dadi, bocce o borèle, e a carte … a volte, e più di qualche volta più del levito, e fino a “rovinàr famègie”… Celebre fu una disfida a bocce finita male proprio in Campo San Zanipolo nella primavera 1745 ... Due popolani della Contrada di San Severo patrocinati dal Nobile Anzolo Contarini di Santa Maria Formosa si contrapposero ad altri due di Santa Giustina patrocinati a loro volta dal Nobile Piero Bragadin. In palio c’era una cena all’“Osteria al San Marco… dai vini navigati”.
Iniziata la partita a punti in Campo, e presi dagli errori e dall’agonismo del gioco, si venne prima a parole e poi alle mani. Missier Bragadin ovviamente tifava per i suoi, mentre Missier Contarini, perso il controllo, lo colpì più volte in viso con un bastoncino. Bragadin fece allora di peggio: afferrò uno stiletto che si portava dietro, e colpì più volte l’amico-avversario ... Poi fuggì lungo la Fondamenta dei Mendicanti e verso le Fondamente Nove da dove fece perdere le sue tracce …Contariniferito, invece, venne soccorso nel vicino Convento dei Domenicani di San Zanipolo. Il Consiglio dei Dieci non si fece attendere nell’intervenire: bandì Bragadinfuggitivo nel Mantovano affibbiandogli una taglia di 500 ducati se si fosse ripresentato in Laguna … In seguito lo stesso Contarini guarito presentò istanza di grazia per quello che era stato a lungo suo amico, ma solo due anni dopo il Consiglio dei Dieci concesso al Nobile bandito un salvacondotto valido per 50 anni ... Che gli servisse da lezione ! … e che fosse da monito anche per tanti altri.
La Mariegola dei Barcaroli dei Santi Giovanni e Paolo a tal proposito era esplicita, recitava chiaro: “Non si giochi in alcun modo ! … Chi bestemmia dovrà essere penalizzato con due libbre di cera da pagare alla Madonna dei Barcaroli, mentre chi parla male dovrà dare una libbra d’olio …”
Il 22 novembre 1638 i Gondolieriscrissero ancora sulla Mariegola: “Dovere d’accompagnare i Compagni Morti al loro Funerale”… e nel 1768, poco prima della soppressione del Traghetto: “E’ Legge del Traghetto che ognuno dia un soldo al giorno per chi xè ammalà, il quale sarà aiutato solo se terrà ferma la barca, e non farà lavorare altri a suo nome.”… I furbetti c’erano allora come oggi.
Infine ogni sera al tramonto quando si allungavano le ombre inerpicandosi sui muri dorati della Schola Granda, della Basilica, del Ponte e riverberando dentro al Rio dei Mendicanti, l’Ultimo Compagno andava ad accendere “il cesendèlo” ai piedi della Madonna dei Barcaroli per concludere un’altra giornata Veneziana … Ci avrebbe pensato lei di notte a vegliare su tutto e tutti, e su ogni tipo di presenza arcana … e Venezia sarebbe stata ancora Venezia per un’altra notte ancora ... di notte in notte fino a noi di oggi … e poi ancora così ... come adesso.