#unacuriositàvenezianapervolta 253
Il Ponte del Quarterolo o de la Monèda
Nelle Cronache Venezianeesiste una data precisa: l’11 novembre 1264, in cui sembra sia iniziata la costruzione del primo ponte in legno di Rialto. Veniva detto appunto: “Ponte del quartarolo o della Monèda” per via che si doveva versare una moneta da un quarto come pedaggio per attraversarlo a piedi … e perché lì poco distante dal ponte sorgeva allora il Palazzo della Zecca, cioè “de la Monèa”… Monèda… Si doveva pagare di più per passarci sotto con una barca facendolo sollevare e aprire.
Cronache Veneziane diverse attribuite a Antonio Vitturi, Giorgio Dolfin e al Diarista Marin Sanudo fanno risalire il primo ponte a tempi ancora precedenti: il 1172, durante il Dogado di Sebastiano Ziani, quando si ebbe la pensata di costruire “su quella volta de Canal” unponte mobile su barche.Si dice che nel 1181 realizzò quell’idea lo stessoNicolò Starattoni o Barattieriche aveva verticalizzato le Colonne di Marco e Todaro sul Molo di San Marco... Infine ci pensò la leggenda a sistemare del tutto le cose: si raccontò che Estrellala figlia di Angelo Partecipazio tornò a Rialtoda Malamocco dal padre che era Doge. Nell'809 aveva fallito la sua opera di mediazione con Pipino figlio di Carlo Magno Re dei Franchiche aveva cacciato i Veneziani FiloBizzantini dalla loro sede di Malamocco costringendoli a rifugiarsi nell’Arcipelago Realtino ... Pipino comunque s’era ritirato lo stesso vinto dall’alta marea che aveva disorientato le sue truppe, e preoccupato per l’arrivo di rinforzi Bizzantini sul Litorale … Venezia vinse quindi pur perdendo … ed Estella si portò a Rialto dove la sua barca confusa col nemico venne centrata e affondata da un micidiale colpo di catapulta Veneziana … Addio Estella: più vista … Lì in quel punto si costruì il Ponte a memoria di quella coraggiosa donna.
Il Ponte comunque fece il suo mestiere … Nel 1277 il Maggior Consiglio vietò ad ogni tipo d’imbarcazione di sostare e vendere tra la Loggia dei Mercanti-Camerlenghi e il Ponte, e tra il Ponte e la casa di Paolo Gradenigo sulla Riva del Vino… Era sorto il Mercato di Rialto ... Gli Ufficiali Sopra Rialto avevano l’ordine di tenere il ponte sgombro e normalmente chiuso al passaggio delle navi ... Non si poteva commerciare sul Ponte, ma solo nelle botteghe … salvo qualche rara eccezione umanitaria per qualche povero ambulante che vendeva frutta o pane per sopravvivere … Poi si autorizzarono anche i foresti … poi progressivamente: tutti ... Il Ponte, visto l’uso intenso, venne consolidato su pali.
Nello stesso secolo durante la famosa congiura di Baiamonte Tiepolo e dei Querini, il Ponte venne chiuso, altri dicono: sabotato, tagliato, e in parte bruciato per sfavorire i rivoltosi … Qualcuno dice: distrutto … Insomma: venne poi sistemato, e riattato nel 1432 tra febbraio ed agosto per una spesa di 2323 ducati ... Si tirò avanti risparmiando sulla manutenzione … finchè crollò clamorosamente nel 1444 per il peso della grande folla dei Veneziani che lo sovrastava andati a vedere il corteo acqueo della Marchesa di Ferrarasposa di Leonello d'Estein visita a Venezia ... Si trattava della “Spagnola”: la figlia illegittima del Re di Spagna Maria d'Aragona Trastamara … Tutto compreso la disgrazia non fece vittime: diversi Veneziani finirono in acqua trascinati insieme ai pezzi del ponte ... Il danno fu ingentissimo: Venezia rimase divisa in due.
Secondo Nicolò Trevisan 1458 il ponte venne modificato e risistemato di nuovo nel 1458, cioè diversi anni dopo … Lo si sistemò con due ordini di botteghe sui bordi dell’impalcato da una parte e dall’altra: non fu però una vera e propria ricostruzione ... E’ il Ponte in legno apribile visibile nel famoso dipinto di Vittore Carpaccio d’inizio 1500: un Ponte fatiscente che aveva continuo bisogno di restauri.
Le Cronache Veneziane raccontano ancora che durante la Settimana Santa del 1519, ai piedi del Ponte di Rialto sostava un poveraccio: “che faceva capire con atti esserlì sta tajà la lengua da mori pirati et dimandava elemosina” ... Fin qua: niente di che: uno dei tanti disperati in giro per Venezia, senonchè c’erano stati anche i Preti di San Salvador e San Bartolomeodi Rialto, che vedendolo comparire spesso nelle loro chiese lo raccomandavano calorosamente dal pulpito alla carità dei Veneziani ... Voci dicevano che l’ometto stava prosperando … Perciò soprattuttoZuane Badoerdei Signori di Notte volle vederci chiaro per capire se quello era un parassita mentitore che approfittava del proprio stato … Un Ufficiale indagò con discrezione scoprendo che il padrone della furatola in Calle dei Stagneri, dove il disgraziato andava a mangiare l’aveva sentito più volte parlare … Era “un chèbo, un schechè”, cioè al massimo: un “balbo”, di certo non un muto ... Venne quindi obbligato a presentarsi per farsi valutare da Mastro Agostin da PesaroMedico dei Prigionieri, che dichiarò: “haver lengua come nui altri et lui si feva star sul palato la lengua et mostrava non l’haver“ ... Siccome il mendicante continuava a fingersi muto, gli si diede allora un paio di tratti di corda che lo fecero subito parlare, cantare come un Cardellino, e confessare:“d’haver fato questo per trovar danari per viver”. Venne allora frustato da San Marco al Ponte di Rialto facendogli portare al collo un cartello con su scritto: “Questo è quello finzeva non haver lengua” ... Fu deriso e visto da tutti urlare e correre lungo le Mercerie di San Salvador, inciampare e cadere sul Ponte dei Baretteri, e arrivare il più presto possibile a Campo San Bartolomio … poi “fo bandito per anni cinque di Venetia et dal suo Dominio”.
Cinque anni dopo, a ottant'anni da crollo, il Ponte cedette di nuovo. Stavolta ci furono due vittime e gravi danni alle botteghe che vennero tutte sgombrate ... Si decise allora di abbattere il Ponte per ricostruirlo del tutto: stavolta in pietra.
Alla sua progettazione concorsero tutti i migliori: Michelangelo, Palladio, Vignola, Sansovino, Da Ponte, Scamozzi e Boldù.La spuntò su tutti Da Ponte, che alla fine realizzò il ponte nuovo a una sola arcata di oltre 28 metri insieme al nipote Antonio Contin in tre anni.
In verità la cosa andò per le lunghe perché nel 1576 a Venezia accadde un’altra ondata di Peste, e l’anno seguente prese fuoco Palazzo Ducale: c’era altre priorità prima del Ponte quindi …
Risolti i due gravi problemi, al tempo del Doge Pasquale Cicogna si tornò a dedicarsi al Ponte superando anche le polemiche indotte dalle varie Artiche lavoravano sulle botteghe di lusso del Ponte: Mandoleri, Muschieri, Stringheri, Varoteri e Merzeri che non intendevano interrompere i loro affari…Le botteghe rendevano molto allo Stato: da 16 a 40 ducati annui ciascuna ... Le 8 botteghe più belle da sole rendevano alla Serenissima 235 ducati, cioè l’equivalente del costo di un intero restauro del Ponte ... Ogni bottega messa all’incanto dallo Stato e concessa previo un deposito di 400 ducati, poteva rendere ai Commercianti fino a 9.000 ducati annui … L’opera del Ponte venne realizzata quindi in pietra d’Istria inserendovi 24 botteghe sui due lati ... Si prosciugò a turno mezzo Canal Grande per non interrompere il traffico, s’impiegarono più di 12.000 pali in legno d’olmo, e si spese l’enorme cifra di 250.000 ducati presi dai depositi della Zecca dello Stato: 130.000 ducati, cioè il 43 % del totale venne usato per pagare gli espropri di case e botteghe della Contrada di San Bartolomeo presenti ai piedi del ponte ... Si decise inoltre di continuare con ritocchi, rifacimenti e manutenzione almeno ogni 50 anni.
Di fine secolo: 1592, furono gli abbellimenti scultorei con l'Annunciazione e i Santi Marco e Todero applicati sui basamenti del Ponte, e realizzati da Agostino Rubini e da Tiziano Aspetti ... S’incisero anche due date: quella ovvia della realizzazione del Ponte, e quella leggendaria della fondazione di Venezia: il 25 marzo 421 ... I lavori del Nuovo Ponte non spensero le polemiche degli Artigiani Veneziani, dei Mercanti e dei Bottegai che ostacolarono a più riprese il rinnovo del Ponte“di Stato”... Una voce maschile scettica di quelli che lavoravano e guadagnavano al Ponte diceva: “Questo lavoro sarà terminato il giorno il cui il mio membro metterà l’unghia.”… mentre un’altra voce femminile ghignava ironica: “Mi farò bruciare il basso ventre col fuoco il giorno in cui tutto sarà terminato !”
Ebbene: sui capitelli esterni del Palazzo dei Camerlenghi di Rialto ci sono scolpite quasi in maniera derisoria entrambe quelle due dicerie: il Ponte di Rialto alla fine fu terminato … E quindi all’uomo crebbe l’unghia fra le gambe … e la donna fu messa a sedere sul fuoco.
Venezia non si smentisce … E’ sempre e comunque Venezia.