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Due passi a San Pantalòn ...

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Due passi a San Pantalon

Due passi per Venezia, proprio due … Era il 1880 quando Franz Leo Ruben dipinse questo “Campiello delle Mosche”: stesso anno delle foto in bianco e nero … Solita domanda per più di qualcuno: dove si trova ? … E’ quasi identico a ieri: a sinistra dopo l’edicola con i souvenir, appena giù del ponte di Campo San Pantalon (il chiesone scalcinato e nudo di fuori, ha dentro il soffitto dipinto col telero più grande del mondo … forse, e con un gambone di legno sporgente che penzola giù dal soffitto  … andate a buttarci un occhio) a Dorsoduro: subito dopo la strettoia della calle. Se poi continui oltre il Campiello: sbuchi in Saliza San Pantalon … Salizàda ? … Cioè: stradone pavimentato, ricoperto di masegni … di solito pieno di botteghe e attività … Non tutta Venezia fino a qualche tempo fa era lastricata: quando sono andato ad abitare a Santa Marta nel 1987: c’era ancora terra a prato fuori della porta di casa. 

Ah ... dimenticavo: sull'antica Pianta del De Barbari del 1500 tonndo tondo, si nota appena giù dallo stesso ponte la vecchia chiesa di San Pantalon col campanile abbattuto nel 1511 dopo un terremoto che lo rese pericolante ... Nel 1591 si chiuse poi il portico che c'era davanti alla chiesa perchè di notte vi succedevano di continuo "cose disoneste" ... Robe di ieri ... quando nella Contrada vivevano  circa 3.000 Veneziani di cui circa 200 erano Nobili Patrizi che non lavoravano ... Lavoravano, invece, e anche parecchio gli altri che s'industriavano in ben 110 botteghe, e in una Pistoria e casa da forno con bottega che consumava 4.548 staia di farina l'anno, mentre dopo metà 1600 c’era anche in Calle della Saoneria la Fabbrica di sapone tenuta da Bortolo e Santo Grigis che la gestiva a favore del Nobile Paruta, che abitava nel contiguo palazzo.



1600: il secolo della Peste della Madonna della Salute: già … In quegli anni di “morbo Infame” si andò a sequestrare una casa in Campiello Scudelini in Contrada San Pantalon, dov’era appena morto Domenico Bonaccorso: servitore di 50 anni “affetto mal mazzucco” ... Morì anche il Piovano della chiesa di San Pantalon: Prè Domenico Biondello, che per testamento destinò alla chiesa 600 ducati perché si facesse per la chiesa una gran bella lampada d’argento … Se la pappò napoleone che la se fuse in Zecca all’inizio del 1800.

Beh: a fine secolo la stessa chiesa scricchiolava e minacciava di crollare. Venne perciò “atterrata e rialzata in più consistente struttura sul modello di Francesco Comino” per volere del Piovano GioBattista Vinanti che ruotò di 90° la chiesa primitiva. E fu lì dentro che Giovanni Antonio Fumiani eseguì quel capolavoro dipinto dell’immenso soffitto col “Martirio di San Pantalòn Dottore”. La tela misura circa 443 mq, ed è formata da 40 tele unite insieme … Ci mise 14 anni di lavoro per dipingerla …La Leggenda dice, invece: 24 anni di lavoro, dopo i quali il Pittore sfigàto morì cadendo da un'impalcatura mentre stava dando le ultime pennellate di ritocco all’opera.

Una Sentenza della Quarantia Criminal della fine di aprile 1683 accusò Nicolò Rosetto detto Stramagnòn di aver colpito in Corte dei Preti dietro alla chiesa di San Pantalon il Sarto Zorzi Zender di 29 anni, che morì a causa delle ferite sette giorni dopo ... Nella stessa Corte dei Preti andò ad abitare nel 1745 il famoso Pittore Pietro Longhi con moglie e 3 figli piccoli pagando 38 ducati annui d’affitto, mentre i suoi colleghi Pittori: Nicolò Baldissini abitava una casa più grande poco distante in Corte Ca’ Balbo pagando 54 ducati, e Domenico Bertani con la moglie stava in Salizada San Pantalon per 46 ducati ... Appena due passi oltre la Corte dei Preti in Crosera San Pantalon, circa dieci anni prima: i Signori di Notte al Criminal raccolsero in un Magazzino da Vin Stefano Fagagna mezzo ubriaco e ferito mentre stava giocando alla Mora.

Infine che potrà mai interessarci ricordare con Gasparo Gozzi nella Gazzetta Veneta del 1760 che: “… lunedì nella Crosera di San Pantolon… nacque fra due barcajoli quistione, perché l’un di loro sosteneva che la barca sua sarebbe entrata nel magazzino e l’altro sosteneva ch’egli era un voler far passare un cavallo per la cruna dell’ago. La disputa si riscaldò: e che si che vi entra ? … e che non che non vi entra ? … Che ci giochi tu ? … Che ci gioco io ? Vennero a patti e fu giocata una bigoncia di vino. Il padrone della barca convocò subitamente un congresso di Facchini e disse loro la cosa, i quali ne la trassero incoltamente fuori dall’acqua e gridando “Issa ! tira ! lascia !”, cominciarono a tirala per terra con una concorrenza di popolo che parèa una fiera. La via era lunga, molte le genti intorno che impedivano l’opera, e la barca penava ad andare innanzi bechè con ruotoli di sotto e funi di qua e di là e con spingere da lati e di dietro la fosse grandemente aiutata. L’operazione andava lunghetta e l’ora si face tarda; ond’io lascia la calca e andai per i fatti miei …”

Come faccio io adesso.




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