#unacuriositàvenezianapervolta 256
“La Carnera” … Strìga de Piàssa Roma a Venezia
Ancora fino a qualche tempo fa lì c’erano a lavorare dei Lanèri Stramassèri (materassai) nel Campiello prospicente la riva dove oggi c’è una bottega, e un piccolo Locale … Un tempo, sempre lì poco distante, sorgeva il Purgo della Lana, e poco più là, al Ponte Marcelloverso la Salizàda de San Pantalon dei Lanèri, appena oltre al Rio del Gàffaro e dei Tolentini, c’era una delle Scholepiù rinomate e attive del Sestiere di Santa Croce: la Schola dei Pettinadòri de Lana: quella di San Bernardino dell’Arte della Lana, dei Lanaròli e Drapperi.
Ora i Laneri ovviamente non ci sono più … La zona credo la riconosciate tutti: è quella dei Treponti accanto all’odierna Piazzale Roma dei bus e del tram, giusto al di là del Rio Novo fino a qualche tempo fa percorso acqueggiando grandemente dai motoscafi A.C.T.V.
Ebbene lì ci fu un fattaccio: lì c’era e viveva una Strega … Beh: una sospetta Strega ovviamente … ma a quei tempi ci credevano ancora a certe cose … e non poco.
Infatti, appena le vicine Monache della Santa Croxe Granda seppero di quella faccenda: figuràrse ! … Fu subito un putiferio: “E ghe diède subito de campana de continuo ciamàndo a raccolta tutti quèi de la Contrada: “Gavèmo el Diavolo qua in casa !”, e disèva … Si: proprio qua in Fondamenta: a do passi … Dove nessuno se l’aspettava: “El ghe xè davvero ! … El perfido Satanòn in persona: el Mal de tutti i Mali cova la sua presenza proprio in mezzo a nu.”
E fu passaparola fra tutti … Un correre e correre tutti preoccuparsi: grandi e piccoli, “Nobili e poveràssi della bassa glèba de a Contrada de a Croxe” … Le ottanta Monache Damianiste del Santa Croxe del Luprio si diedero da fare: misero in piedi tutta una sfilza di orazioni adatte, litanie e funzioni speciali … e ci fu perfino un’intensa e incalzante Novena dedicata alla Croxe: “Salvezza immediata ed efficace contro ogni mal del Corpo e de lo Spirito” … La tensione in Contrada si respirava: era quasi palpabile … e c’era nell’aria anche una certa preoccupazione … e perchè no: anche un arcano timore … Col Diavolo non si scherza … ieri come oggi.
“Orsetta mugièr de Anzolo Tessèr de Panni e massèra (serva) in casa dei Nobili Loredan in Corte dei Lavadòri me gha ditto, che quindese giorni fa a xe stàda spentonà da ella, e che a ghe a fatto impàsso mettendoghe e man sul petto …” testimoniò Giacomasposa di Mastro Giacomo Begamascodella Contrada de Santa Croxe in Curia de Lavadòri comparendo a San Domenico di Castellodavanti al Tribunale del Santo Uffizio dell’Inquisizione Venezianacol suo Vicario Frate Julio de Quintiano ... Aveva dovuto recarsi fin là, dall’altra parte di Venezia, per dare spiegazioni circa “Joannam la Carnèra”… e si era nel 1587: a fine estate.
Non si trattava solo di superstizioni, spergiuri e “fìsime da donne”… né erano solo pettegolezzi di Contrada, “sbrodeghèssi da donne intrigòse”: stava per davvero accadendo ben di peggio secondo la testimonianza di quella Veneziana.
Guardando in casa della Carnèra aveva visto spesso “pignatelle bogir sul fògo … e la fasèva molte superstision, che la volèa insegnarme anca a ella, ma che non ha cervello da potersi raccordar …”
La Carnera, inoltre, secondo il dire della stessa donna Giacomo, che si era recata dagli Inquisitori “par liberàrse la coscienza”, metteva le mani stese sui muri chiamando a raccolta e scongiurando cinque Diavoli con le cinque dita:“… e quei Diavoli vanno al core di quelli che lei vole, e che quelli non hanno mai ben finchè vivono.”
Giacoma raccontò d’aver visto più volte con i suoi occhi quelle cose: sia a casa sua, che sulla porta di casa della Carnera, che da parecchio tempo aveva nomea in Contrada d’essere:“una che fasèva strigossi e strigarie” in quanto da almeno un anno abitava in quella Corte di Santa Croce.
La “Carnèra” era una donna vedova qualsiasi sfortunata giunta a vivere in quella Contrada periferica di Venezia dalla Carnia… Ecco perché era la “Carnèra”: cioè dalla Carnia … una Carnica: dal luogo da cui provenivano le bestie e le carni macellate a Venezia. La donna a Venezia s’era “mississiàda” con un altro uomo, che chiamava marito, e s’ingegnava a vivere nello stretto “della Curia, Campiello e Calle dei Lavadòri de a Lana” in casa di Torniello Mastro Ceràrodi mestiere … E si sa: la Contrada era un mondo piccolo e ristretto, le vicinie, le invidie, le rivalità fra donne … La Carnèra divenne presto nella mente comune di alcune: una pericolosissima Strega che stava tramacciando con Satana e insidiando tutta la Contrada Veneziana.
Che aveva fatto ? … Poco o niente in verità … Si diceva che taroccava con le amiche guastando perfino un bon homo solitamente quieto e tutto dedito alla sua solita vita ... Ecco qua che cosa forse ci stava di mezzo ! … Rivalità in amore fra donne, forse un po’ di passione e sessualità ... qualche tradimento mal sopportato.
Giacoma, infatti, raccontò all’Inquisitore che la Carneracon le sue amiche: le sorelle Isabella e Livia, avevano “guastato”suo marito quando praticavano in casa sua ... Erano due poco di buono quelle due donne, che adesso abitavano entrambe al Traghetto di San Barnaba: una aveva il marito condannato a la galèra, mentre l’altra faceva “la cortesàna” ... Suo marito, continuò a dichiarare Giacoma, prima non era un uomo da perdersi dietro a donne, ma con quelle finì con il non interessarsi più di lei abbandonandola sia di giorno che di notte, perchè stava con quelle a mangiare, bere e divertirsi a sue spese ... Era stato di certo stregato e affaturato da quella Strega!
A tal proposito, aveva trovato a casa sua delle cose strane: un velo, “una quarta di vino”, e un panno annodato “con dei gròppi” enigmatici mai visti … Mostrate in giro quelle cose ad altre donne, Giacoma era stata invitata da tutte a liberarsene subito gettandole prontamente in canale.
L’Inquisizione Veneziana avviò opportune indagini, quindi si giunse ad allestire un processo contro “la Carnèra”… Orsolala serva-massèra dovette presentarsi a Castello davanti ai Nobili Cancellieri: Giovanni Battista Querini e Giustiniano Giustiniani, e davanti al Nunzio Apostolico Matteuccio, e al Padre Maestro dei Domenicani Inquisitori: Fra Stefano Guaraldo da Cento… e lì dopo giuramento venne interrogata circa gli incantesimi e gli spergiuri fatti dalla Carnera con le dita e altre cose simili.
Orsola ammise che la Carnera era sua vicina di casa, e che a casa sua voleva insegnarle come far sortilegi, ma aggiunse che lei s’era sempre rifiutata d’imparare quella cosa.
Comparve poi davanti alla stessa Corte Inquisitoria la stessa Johanna de Carnia dicta Cargnela moglie di Casare Giovanni da Venezia “menator arganèi”… Anch’essa dopo aver giurato di dire tutta la verità, affermò di non sapere né immaginare perché era stata convocata dalla Santa Inquisizione … né disse di sospettare d’aver qualche nemica per qualche motivo … Aggiunse che certe donne, pur praticando per casa sua le volevano male: “perché sono donna di casa mia, e voglio stare con mio marito … Loro vorrebbero, invece, che mi comportassi a loro modo”.
Indicò ancora che fra quelle donne “di sospetto”c’era forse anche Cathe de Stephano Cerèr, ma che non le riusciva di aggiungere altro ... anche se ci sarebbero stati molti nomi da fare.
Interrogata se conosceva Donna Orsetta, rispose che la conosceva e che fra loro non c’era alcuna inimicizia … che le voleva bene, ma che a quel punto non era certa d’essere corrisposta ... Le chiesero ancora se quella Orsetta fosse stata capace di dire cose “contro Verità”… La Carniera si schernì e non rispose, dicendo che non sapeva: “Mi so il mio cuore … Io non porto odio a nessuno.” concluse.
Arrivati al dunque, e chiedendole minacciandola di tortura se non diceva il vero, “circa gli scongiuri Demoniaci a cinque dita sui muri, degli intrugli delle pignatelle messe a bogìr, e se aveva insegnato certe cose”, rispose sorridendo ironica che lei non avrebbe mai fatto cose del genere ... Che tutte quelle dicerie infamanti erano cose non vere ... e che lei non aveva insegnato niente a nessuno, perché non ne sapeva niente di niente ... Quelle erano solo “malevolenze” verso di lei.
Infine, interrogata se conosceva Donna Giacoma(la principale denunciante), rispose che la conosceva appena, che si salutavano dicendosi “buondì e buon anno”… anche se aveva questionato più volte perché quella donna pretendeva pane e altre cose da suo marito.
Alla fine della fine “la Carniera” venne licenziata e ammonita severamente dal Tribunale dell’Inquisizione… e invitata a non lasciare Venezia senza debito permesso dello stesso Santo Tribunale.
La quiete tornò in Contrada de Santa Croxe… S’acquietarono le vicine Monache Francescane nel loro austero e nudo Monastero, e sbollirono da quella specie di furore anche tutte le altre persone della Contrada … L’Inquisizione era lì a controllare e verificare, e con lei, come con la Serenissima non si scherzava: si rischiava tutti per motivi diversi di rimetterci le penne.
E “La Carnèra” ?
Boh ? … Visse la sua vita probabilmente … Dopo quel paio d’anni tormentati del processo: non se ne seppe più niente.
E il Diavolo ? … Mah ? Chissà ? … Quello continua sempre a soffiare e bollire di nascosto dentro al pentolone di tutti e di ciascuno ... Ma di solito non ci pensiamo più di tanto ... A differenza delle Veneziane di allora non lo tiriamo in causa: lo lasciamo là.
Comunque … Occhio alla Carnèra se per caso passate per la Corte dei Lavadòri ! … Non si sa mai.