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Oltre el Ponte de Calatrava … quando non c’era.

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Oltre el Ponte de Calatrava … quando non c’era.

El Convento delle Muneghe del Corpus Domini in Volta de Canal


Di che vi sto parlando ? … Già … Avete presente il “sbrissoloso Ponte spaccagambe” di Calatrava immagino … Ebbene: lo attraversate da Piazzale Roma … e siete: in Stazione vero ?

Beh … Un tempo: no … Quando non esisteva la Stazione, lì oltre un alto e possente muro si era nel territorio del Convento delle Monache prima Benedettine e poi Domenicane del Corpus Domini, che oggi ovviamente non esistono più.

Annusiamone l’aria almeno … la memoria.

Non era il top dei top quel Convento: i Francesi e gli ultimi Veneziani prima del tramonto della Serenissima lo definivano di 2° classe … ma aveva in ogni caso tutte le sue cosine a posto: gli orti dietro fino alla Laguna aperta dove sorgono oggi Ponte e binari Ferroviari … ma non solo: il Convento possedeva aveva molto altro, e soprattutto una Storia e tante tradizioni.

Tutto fu demolito a inizio 1800: la modernità e il progresso chiamavano … C’era quindi da allestire una nuova porta d’ingresso per Venezia che fosse confacente ai tempi … Via tutto allora in quel lembo estremo del Sestiere di Cannaregiodove di fatto andava a terminare il Canal Grande o Canalàssofacendo la sua ultima “volta al Cào de la giràda de Canal”… Ci sono, c’erano, infatti sempre lì a pochi metri anche i Monasteri e chiese di Santa Chiara e Sant’Andrea de la Ziràda ... oggi Caserma della Polizia e chiesa soppressa e chiusa col campanile a cipollotto accanto al People Mover.

Era stato Papa Urbano IV a inventarsi la Festa del Corpus Domini nel lontano 1264, e ovviamente fu per devozione, ma anche per quieto vivere che la Serenissima Repubblica di Venezia adottò quella ricorrenza facendola propria con terminazione del 31 maggio 1295 ... E fin qua: niente di che, fu normale amministrazione, e solito ammanigliamento Civico-Religioso dell’altrettanto solita Italia tutta Cattolica che scandiva il Tempo con le sue scadenze e le Festività Religiose.

La chiesa del Corpus Dominidi Venezia venne edificata nel 1366 da Lucia Tiepolo Badessa entrata a soli 11 anni nelMonastero degli Angeli di Murano dov’era rimasta a vivere per 34 anni ... Classica storia di monacazione forzata di famiglia …Poi ancora contro il suo volere, fu stavolta il Vescovo di Torcello a trasferirla in mezzo al niente della Laguna: nel Monastero dei Santi Filippo e Giacomo di Ammiana dove rimase per altri tre anni … Lì nelle recondite acque diAmmiana, mentre un giorno pregava s’addormentò, ed ebbe una mistica visione un po’ “da copione”. Vide un: “Jesù in forma di un Signor ligàdo a una colonna, tutto impiagato e insanguinato, con la corona de spine in testa, et messili con gran peso le mani su le spale disseli: Va a Veniexia et edificarme un Monastier a mi nome.”Accaduto questo, si recò allora a Venezia a chiedere consiglio al Patriarca di Grado Francesco Querini che incoraggiò la Nobildonna Monaca a tradurre quel suo sogno in realtà.

Comprò allora insieme ad alcune amiche e col consenso del Maggior Consigliodella Serenissima un “lòco de Squeri in fondo al Sestiere di Cannaregio in Volta de Canal Grando”, ma quando giunse il momento di pagare il tutto, le amiche si eclissarono lasciandola da sola ad affrontare l’inghippo economico …  Le riuscì quindi soltanto di mettere in piedi una modesta chiesuola di legno … Solo più tardi col contributo finanziario delle Nobilissime tasche generose e capienti delMercante di Lana Francesco Rabia che finanziò anche la realizzazione di un annesso Conventerellosempre “in tavole de legno”, alla Tiepolo riuscì di avviare in toto il suo sogno … e ovviamente divenne la Capa-Badessadi quella nuova realtà religiosa … Erano lei e una sua compagna, con due altre donne secolari in tutto ... Beh: era pur sempre un inizio.

 

In quella zona, infatti, ci si trovava in estrema periferia di Venezia: ben lontani dagli splendori, dalla ricchezza e dallo strapotere dei grandi e pomposi Monasteri centrali Veneziani … Non c’era storia né confronto con i vari San Zaccaria, Frari, San Lorenzo di Castello e tanti altri … IlCorpus Dominiera robetta.

Giunse poi la Guerra di Chioggia, durante la quale lo stesso Mercante Rabia fece voto di innalzare una chiesa in pietra dedicata “al Corpus Domini” se Venezia avesse scampato il pericolo, e lui stesso avesse salvato la pelle ... e i suoi affari … Venezia si salvò in qualche modo dai Genovesi, e il Mercante con lei … quindi … nel 1394, coadiuvato dal futuro Beato Fiorentino Giovanni De Dominici: un Frate entusiasta dei Domenicani dei Santi Giovanni e Paolo, futuro Cardinale ed educatore-Confessore di due sorelle Tomasini, il Mercante Rabiarilanciò il sito delle Monache del Corpus Domini di Cannaregio, allargandolo e dandogli maggiore impulso, sviluppo e importanza.Le due sorelle Elisabetta e Andriola Tomasini, orfane di guerrae sorelle di Marco Tommasini-Paruta, e del Vescovo Tommaso Paruta, ci aggiunsero“del proprio” offrendo consistenti denari, poi divennero Postulanti (Novizie) dello stesso Convento ... E fu così, che sulla scia di tutto quell’entusiasmo le Monache crebbero di numero: 30 sembra, e si fecero tutte Domenicane La vecchia Lucia Tiepolo si trasformò in Priora, ed Elisabetta Tommasini in VicePriora ... La stessa Nobildonna Margherita Parutarimasta vedova, contribuì donando 5.000 ducati, e si fece Monaca al Corpus Domini divenendo l’assistente-Vicaria della Priora ... e si era nel 1399 ... qualche annetto fa.

Papa Bonifacio IX da Roma ovviamente incoraggiò il tutto a distanza: approvò e benedisse ogni cosa … e crebbero quinti frequentazioni dei Veneziani, elemosine e vocazioni delle Monache Nobili fornite di buone doti … Fra le Monache del Corpus Domini, c’era ad esempio fin dal 1369 Suor Maria Sturion figlia di Nicolò Sturiòn noto e abile Spicièr o Mercante di Spezie Veneziano con Bottega in Contrada di San Zulian in Ruga, con solidi accordi commerciali con i Banchieri Realtini: Marino Storlàdo e Soranzo, e allestitore di Colleganze e Spedizioni operanti su Rialto e la Drapparia diMarino Carlo… Un nome: un pezzo grosso insomma … A quel tempo a Venezia, la sua era una delle più ditte più floride e avviate, che accettava depositi di capitali e concedeva prestiti in modo ingegnoso: dividendi e guadagni erano legati all’andamento degli introiti e delle perdite dell’azienda, mentre i tassi d’interesse praticati per i prestiti erano fra il 12% e 24% annuo: ben attenti a non sconfinare nella perseguibile usura su cui vigilava la Serenissima … Sturiòn morì di peste nel 1400 lasciando 300 ducati proprio al Monastero del Corpus Domini.

Il Monastero Veneziano divenne poi famoso per la sua Festa del Corpus Domini, che divenne un annuale appuntamento di grido sentitissimo da buona parte dei Veneziani … Era una Festa tipica di Venezia: tipo il Redentore, San Marco in Bòccolo, la Sènsa, e la Festa della Salute (alcune di queste feste sarebbero nate solo secoli dopo), ed era caratterizzata da grande partecipazione di popolo e di Autorità. Con grande solennità e pompa magna vi partecipavano sia il Vescovo-Patriarca, che i Consiglieri della Serenissima, i Nobili, Cittadini, un nugolo di Preti e Frati e Monaci e Monache, le Schole Grandi,tutti i Guardiani delle Schole del Santissimo di Venezia, e una marea di Veneziani festosi. Fra i partecipanti spiccava sempre un particolare Procuratore di San Marco che aveva anche titolo a nome del Doge di Prior della Schola del Corpus Domini ... Secondo quanto racconta Michielnelle sue“Feste Veneziane”, nella circostanza della Festa ciascun Nobile Veneziano sfilava in Processione e Pubblico Corteo inizialmente dalla Basilica di San Marco, e in seguito dalla più vicina San Geremia fino alla chiesa del Corpus Domini in Cao de la Ziradaprocedendo sotto a un gran tendone colorato innalzato per l’occasione. Ad ogni palo di sostegno erano collocate due grosse candele accese, e ciascun Patrizio procedeva appaiato a un Pellegrino che stazionava in città in attesa d’imbarcarsi per la Terrasanta, o con un povero Veneziano … Soprattutto nelle ore pomeridiane della Festa, la chiesa del Corpus Domini di Cannaregio s’affollava di tantissimi Veneziani, che accorrevano per assistere all'apertura del solenne Ottavario di Celebrazioni, e alla Solenne Esposizione dell'Ostia Santa organizzata e addobbata da quelli della Confraternita del Sacramento detta  Schola dei Nobili.

La particolarissima Schola del Corpus Domini dei Nobili aveva sede proprio accanto alla chiesa-Monastero del Corpus Domini, e fu la prima di tal genere a sorgere non solo a Venezia, ma anche in giro per tutta Italia dando input e ispirazione a numerose Schole del Santissimo o del Venerabile o del Corpus Dominiche sorsero quasi in ogni Contrada Veneziana. La particolarissima Schola del Santissimo dei Nobili fu come “la matrice” e il riferimento di tutte le Schole, Sufragi e Sovegni di quel tipo esistenti a Venezia, perciò godeva di annuali sovvenzioni e contributi pubblici forniti sia dal Governo Veneziano, che dalle Schole Grandi, che da tutte le Schole di Devozione delle Contrade cittadine. L’accesso, partecipazione, iscrizione alla Schola era però riservatissimo e ridotto: era esclusivo per Procuratori di San Marco, Nobili di rango, Mercanti e Cittadini Onorari che dovevano essere nomi significativi, ricchi, influenti e potenti ... Non era ammessa espressamente: “gente dibassa condizione.

Terminata a sera la grandiosa Funzione-Processione, si organizzava sul prospiciente Canal Grande un gran corso di barche e gondole “appellato Fresco”,che si prolungava in allegria con musiche, canti e baldoria fino a notte inoltrata stemperandosi sulle rive e le Contrade d’intorno.   

 

Poi improvvisamente scesero in fretta “le azioni” e le fortune del Monasteroe delle Monache del Corpus Domini, perché il 22 maggio 1407, ma soprattutto nel 1440 sotto il Doge Francesco Foscari, il Senato della Repubblica deliberò che la Festa del Corpus Domini si dovesse tenere esclusivamente in Piazza San Marco. Il Conventuolo delle Monache dall’altra parte della città venne di fatto tagliato fuori e messo in secondo piano, e ne risentì non poco finendo in disgrazia … Anche il vecchio Patròn delle Monache: Fra Giovanni De Dominici, che aveva contrastato lungamente con la Repubblica, era stato indotto con le buone maniere a lasciare Venezia.

Venezia insomma era sempre la stessa: “Ubi major minor cessat” ... In Laguna dovevano sempre prevalere gli interessi della Serenissima e mai quelli dei singoli o dei particolari … Quindi la Storia di Venezia, delle Contrade e dei Veneziani continuò a ruotare come sempre, la Festa Veneziana del Corpus Domini si assopì, e quel punto di riferimento delle Monache in fondo a Cannaregio finì un po’ nel dimenticatoio … Calarono le sovvenzioni pubbliche e private, e perfino le vocazioni e il numero delle Monache ebbero una considerevole flessione: si ridussero a pochissime in vent’anni … Secondo quanto si diceva in giro per Venezia: “il Corpus Domini è un Monastero che vive in gran povertà”.

Cadde poi la pioggia sul bagnato, come spesso capita … Nell’estate 1410 un turbine provocò un furibondo incendio del Corpus Domini: crollò il campanile, e chiesa ed edifici accanto finirono rovinati ... IlConventerello andò quasi in rovina per mancanza di risorse Un disastro insomma !… I Tommasini per aiutare le sorelle acquistarono un paio di casupole vicine appartenenti ai Diedo, che vennero trasformate in Infermeria delle Monache… La Nobildonna Cristina vedova di Gregorio Morosini morendo lasciò 1000 ducati alle Monache per provare a risollevarsi ... ma inutilmente: la situazione rimase complicata.

Papa Martino Vin persona provò allora a risollevare le sorti del Monastero concedendo Indulgenze ePassaporti per il Cieloa chi avesse contribuito al restauro e alla ricostruzione e riavvio della chiesa-monastero un po’ abbandonata a se stessa Fantino DandoloVescovo di Padova venne incaricato di guidare la ricostruzione di tutto, e chiesa-convento vennero riconsacrati“come nuovi”nel 1444 dal futuro Santo:Lorenzo Giustiniani primo Patriarca di Veneziache si fece carico col Papa di mantenere in piedi e funzionante tutta “la baracca”… lo dico io … del Corpus DominiNel 1480, Zurla o Carlotta figlia naturale di Giacomo Re di Cipro morì non si sa bene se di peste o di veleno, dopo aver abitato a lungo sorvegliata dal Governo Veneziano proprio nel Monastero del Corpus Domini … Venne condotta per essere seppellita a Padova, e la Repubblica fece togliere durante il funerale la corona che le era stata posta sulla testa da morta sostituendola con una ghirlanda di erbe e fiori.

Il giorno dopo Natale del 1511, scoppiò un altro grave incendio nei magazzini della legna delle Monache del Corpus Domini… Secondo il racconto del Diarista Marin Sanudo: “… cagione fu un razzo gettato dall'opposta Fondamenta de la Croxe”.

Comunque stavolta il Monastero si riebbe presto: si costruirono un Dormitorio Grando e poi un Dormitorio Nuovo, e altre fabbriche, il Cimitero e gli orti ... Nel 1533 secondo la relazione del Nunzio Apostolico a Venezia Giovanni Aleandro le Monache erano tornate ad essere: 81 … e sbaruffavano con le Monache Agostianedella vicina chiesa eMonastero di Santa Lucia per ospitare il corpo dellaSanta Martire e Vergine Siracusana Lucia: Santa ambitissima … Voci dicevano che avevano offerto 500 ducati per poterla ospitare creandole un’apposita nuova cappella in chiesa ... Alla fine non se ne fece nulla, e le spoglie di Santa Lucia rimasero dov’erano.

 

Nello stesso anno nacque però gran confusione … In febbraio: Frà Serafino da Firenze Vicario Generale dei Domenicani e tutore in qualche modo anche del Monastero delle Domenicane del Corpus Domini, congedò la Priora Trevisan con due mesi di anticipo sulla scadenza del suo mandato, così da favorire nuove votazioni e l’elezione di una nuova Priora sua favorita mentre lui era presente a Venezia ...  Si trattava della Monaca Cittadina non Nobile: Giacoma Torella fuoriuscita da Bologna.

Fra Serafino aveva dimenticato che la Priora Trevisan era sorella del Nobile Patrizio Polo Trevisan che faceva parte del Consiglio dei Dieci.

Figurarsi ! … Il Trevisan era un pezzo da novanta: un uomo potente da prendere con le molle, anzi: da non dover toccare affatto, né provocare in alcun modo. Fra Serafino, invece,influenzò le operazioni di voto delle Monache, violò la segretezza delle scelte, e rifiutò di confermare Veneranda Cappello di 47 anni eletta come nuova Priora dalle Monache con la scusa che era troppo giovane e inesperta.  

L’11 febbraio la Cappello venne ufficialmente eletta Priora … Era intervenuto il Consiglio dei Dieci, che aveva escluso “di brutto” la candidata Bolognese … Non finì però qua la questione: per tutto l’anno seguente le Monache continuarono a battibeccarsi … Ancora a novembre, le Monache favorevoli alla Priora Torella a cui era stata vietata l’elezione continuavano a rifiutarsi di prestare obbedienza alla Priora Cappello: legittima titolare del Corpus Domini.

A niente servirono le minacce, e perfino la scomunica del Nunzio Apostolico residente a Venezia: le Monache riottose sostenute dai Domenicani erano toste ... Alla fine furono più tosti di loro il Consiglio dei Dieci e le Famiglie Nobili Veneziane, che ordinarono d’entrare con la forza nel Convento del Corpus Domini, e d’arrestare 6 Monache compresa la Torella, e altre 4 Monache Converse trasferendole in 6 Monasteri Veneziani diversi. La questione così si risolse, e perfino Papa Clemente VII disse la sua mettendo il Monastero sotto la sua diretta protezione, liberandolo così dall’influsso storico dei Frati Domenicani ... giochi di potere e storie di Monache.

Nel maggio 1560, fu Papa Pio IV a passare la dipendenza del Monastero del Corpus Domini al Patriarca di Venezia, che fatalità era Giovanni Trevisan parente della vecchia Priora Trevisan… Nell’occasione si stabilì che non si poteva accettare come Monache Professe da Coro del Corpus Domini: donne illegittime e di estrazione bassa e artigiana, ma soltanto Nobildonne provatamente d.o.c.

E siamo giunti a dire del casino più totale, e della pagina più buia della storia del Monastero del Corpus Domini di Venezia … Dall’ultimo terzo del 1500 in poi, accadde un gran casotto dentro al Monastero: storie tipiche e frequenti nei Conventi dell’epoca … quindi anche di quelli Veneziani.

Alla fine di gennaio 1572, dopo una puntigliosa Visita Pastorale ai Monasteri Veneziani, il Patriarca Giovanni Trevisan ordinò e tuonò: “… del mandato del Patriarca di Venezia sia commesso a tutte le Madre Abbadesse, Prioresse et Monache di cadaun Monasterio … che in virtù de Sancta Obbedienza et sotto pena de escomunicatione debbino obbedir al mandato del Patriarca del 11 genàro 1565 altre volte intimato, di non ammetter né permetter che nelli parlatori si habbi a disnàr, né mangiar per alcuna persona sii di che condizion e grado si voglia, né padre, né madre, né fratelli, né sorelle, né admetter maschere, buffoni, cantori, sonadori et de simili sorte persone sotto niuno pretesto, né modo, che immaginar si possa, né permetter che in essi parlatori si balli, né si canti né si soni per alcuna persona sii che si voglia…”

Era evidente che le Monache Veneziane si stavano scatenando e lasciando andare.

Più di vent’anni dopo: nel 1595, visto il completo insuccesso di quelle raccomandazioni, alla nuova Visita Pastorale del Patriarca Priuli si condannò il fatto che le Monache si lasciassero in eredità non solo vestiti e mobili ma anche le stesse celle in cui abitavano ...  Si rimproverò anche alle Monache di occuparne anche più di una ciascuna … Il Patriarca poi, girando per le celle delle Monache le aveva trovate arredate con coperte raffinate e biancheria ricamata … Aprendo casse e bauli li aveva trovati pieni di abiti e gioielli, le credenze erano piene di cibo, dolci e vino … I Visitatori Patriarcali rimasero sgomenti per il lusso di alcune Monache opulente … Emersero inoltre in parallelo racconti di difficoltà istituzionali, fondi insufficienti e mal gestiti, scarsità di cibo, vino povero, spifferi e umidità ... Si riferì fra l’altro al Patriarca che: “… le Monache Converse di fuori vanno alla villa, et in altri luoghi di Venezia dove le piace con grande scandalo di tutti …”

Iniziarono allora i processi del Santo Uffizio dell’Inquisizione Veneziana contro le Monache … Nell’estate 1600 si allestì un: “processo per molestie inferite da parte di un asserito Principe di Moldavia a una Turca fattasi Cristiana e resasi Monaca al Corpus Domini”… Nel maggio 1611 si istituì un nuovo processo: “per discorsi di due Ebrei con una Monaca”… Nell’aprile precedente due Ebrei in attesa di un compagno in affari per  “andar a vedere certi tapedi, e razzi de un Mercante di Lana”, avevano preso il Traghetto della Croxe al di là del Canal Grande proprio di fronte al Monastero del Corpus Domini. Aspettando l’arrivo dell’amico si misero a sedersi all’ombra “…sulla riva pubblica per mezo la porta de le Muneghe del Corpus Domini”Poco dopo si aprì la porta del Convento, e ne uscì prima un Carpentiere, che deposti gli arnesi fuori, lasciò aperta la porta rientrando … poi due Monache-Converse apparvero e chiedere e chiacchierare con i due uomini seduti a terra, chiedendo loro se erano Veneziani ... Le Monache avevano apertamente violato il loro “status claustrale”… Voci e sussurri volarono, e i due uomini fecero appena in tempo a provare a rispondere alle Monache, che vennero subito arrestati da agenti inviati dai Provveditori da Comun.

Nel 1625 le Monache Nobili del Corpus Domini si lamentarono col Patriarca Tiepolo che le Monache Converse del Monastero non si comportavano con sufficiente deferenza e “pretendono d’essere da tanto come noi altre Nobili.” Le Monache Nobiliinoltre si lamentarono “per il vino cattivo” e per il trattamento che non era al livello che meritavano.

Nel settembre 1641: “processo per visite di un Secolare in Monasterio” ... poco dopo: “processo per corrispondenza amorosa con una Monaca”… Nel 1655:“processo per scandali di un Prete”... Tre anni dopo: “processo per Mascherato nel Parlatorio”… Poi ancora:“processo per visite frequenti di 8 Secolari, fra' quali alcuni Nobili ai Monasteri dell’Umiltà, Corpus Domini, San Daniele, Sant’Iseppo e la Celestia” ... “processo per visite di un Notaio.” … “processo per relazione con una Monaca e con un’altra del Sant'Alvise” … “processo per tresca amorosa”.

Dalla relazione delle Visite Pastorali del 1676, risultò che l’interno e le pareti della chiesa erano di continuo ulteriormente abbelliti e adornati: erano letteralmente ricoperte dall’esposizione di numerosissime pitture: “tanto che a detta dei contemporanei non restava vuoto un solo palmo.”Maria Santa Soffia Domestica Personale del Doge Giovanni Pesaroaveva donato nel 1665 a Canciana Gradenigo Priora del Corpus Dominie nipote del Patriarca Gradenigo: un ulteriore quadro con cornice dorata rappresentante un “San Giovanni Battista”… Il Monastero diventato di sicuro pingue: possedeva diverse case anche a San Nicolò dei Mendicolidalle quali ricavava annualmente 600 ducati ... Ogni anno la famosissima Congregazione dei Preti di Santa Maria Materdomini: “una delle Nove del Clero”,pagava una costosa Mansionaria di Messe alle Monache Sagrestane del Corpus Domini in suffragio e memoria del Reverendo Giobatta Sacchini Prete Veneziano affezionatissimo in vita alla chiesa del Corpus Domini di Cannaregio.

 

Nel 1784, invece, le Monache del Corpus Domini erano diventate quasi tutte vecchie, poche di numero, e incapaci di sopperire a tante incombenze. Si ostinavano però a conservare più che potevano le tradizioni del Monastero, ed essendo impedite di farlo personalmente, stipendiavano diversi Cantori e uomini di chiesa perché “le funzioni e la Festa del Corpus Domini con le sue Sacre Uffiziature” fossero celebrate adeguatamente … C’era nell’aria però uno strano sapore d’incipiente quanto irreversibile declino.

Sto tirandola per le lunghe, me ne rendo conto … e vi sto forse annoiando: lo so … Facciamo allora un balzo in avanti andando alla fine della storia di quel posto ora sostituito dalla Stazione Ferroviaria di Venezia, dai negozi e dal Palazzo della Regione di Luca Zaia “strenuo imbragadòr del Covid di Venezia … peste e pantano di questi nostri giorni Lagunari”.

Nel primo decennio del 1800 passarono infine per Venezia Francesi e Austriaci, che neanche si avvidero “del tanto”e di tutta la storia accaduta in quei luoghi Veneziani. Preferirono spazzare via tutto indistintamente e basta, senza neanche pensarci su più di tanto ... Prima concentrarono nel Monastero del Corpus Domini 7 Monache Domenicane provenienti dal Convento di Santa Maria del Rosario sulle Zattere, poi una parte delle 35 Suore Francescane del Convento del Santo Sepolcro in Riva degli Schiavoni che vennero chiusi e trasformati in caserme … Nella primavera seguente la Priora Madonna Crocefissa Lavezzani scrisse al Consiglio Municipale di Venezia che le Monache per potersi mantenere, e per riuscire a pagare anche l’imposta del 47% sui beni che possedevano nel Padovano, erano state costrette a vendere tutto:  raccolto di vino e frumento compresi ... Ora si trovavano indebitate con i venditori dei generi di prima necessità che non volevano più far loro credito.

Qualche tempo dopo, la parte delle Religiose del Santo Sepolcro mandate inizialmente al Santa Chiara di Murano, dove alcune di loro non si erano affatto trovate a loro agio per una pratica più rigida della Regola Francescana: “…sommamente ristretto…era l’angolo di fabbricato dove erano state confinate…l’isola era una plaga insalubre … inoltre maggiori erano le difficoltà per ricevere aiuti da Venezia.”, chiesero di essere trasferite almeno nel più confortevole Monastero Benedettino di San Lorenzo di Castello a Venezia. Furono stavolta le Benedettine di San Lorenzo a non voler ospitare le Consorelle, perché il loro Monastero era già più che intasato dalla presenza di altre Monache Benedettine concentrate lì da mezza Venezia. Alcune Monache allora decisero di rimanere a Muranosottomettendosi finalmente alla Badessa del Santa Chiara, mentre le ultime 7 Monache più bellicose insieme ad altre 11 Converse desiderose ad ogni costo di migliorare la loro situazione, chiesero e ottennero di diventareMonache Domenicane, e di trasferirsi quindi al Corpus Domini di Cannaregio a Venezia ... Col sopraggiungere di quelle ulteriori 25 Monache, nel Corpus Domini rimasto senza spazi, le Monache non sapevano neanche più dove riporre i loro vestiti.

Che casino !

Giunse infine la fine della fine nell’aprile 1810, quando anche chiesa e monastero del Corpus Domini con le 49 Religiose Domenicane rimaste vennero soppressi ed evacuati: il Monastero venne adibito a Cereria, i Dormitori divennero Granai, la chiesa abitazione, e il bel edificio con porta in marmo d’Istria e capitelli d’ordine Jonico della vicina Schola dei Nobili divenne capiente magazzino.

All’inizio ottobre 1810 si scrisse: “… intanto resta appuntato che le chiese di Santa Giustina, Santa Maria della Celestia, San Lorenzo, quella delle Servite, Santa Maria dei Servi, San Bonaventura, le Cappuccine di San Girolamo, Corpus Domini, Terese, San Biagio della Giudecca restano fin d’ora a libera disposizione dell’intendente, si ritengono come già profanate e a totale sua disposizione: s’incarica però il Signor Intendente di presentare alla Prefettura la nota degli oggetti tanto di belle arti, come interessanti le belle lettere e l’antiquaria alla cui scelta vennero delegati il Signor Eduars e Morelli in concorso del Signor Economo Volpi. Sopra queste note il Prefetto si riserva d’indicare il luogo sia provvisorio, sia stabile, in cui gli oggetti stessi dovessero essere trasportati sottoponendosi a sostenere le spese.”

Giunto il 1815, si arrivò alla demolizione di tutto: al posto di orti, giardini e squeri del Corpus Domini, della case d’affitto dei Nobili Rezzonico in Calle dello Squero dove possedevano anche un superboCasino affacciato sulla Laguna, e del Palazzo  dei Priuli dalla Nave(per una nave scolpita in facciata),  si sarebbe posizionata “la testa del Ponte della Strada Ferrata, e poi le pensiline per i viaggiatori della Stazione Ferroviaria, e un Palazzo per le Poste”… I 48 dipinti di pregio della Schola dei Nobili e del Convento del Corpus Domini vennero acquisiti dal Demanio ... In realtà nel complesso monastico si contavano ed erano ospitate ben più di 180 opere, molte delle quali considerate “guaste, o di poco o niun valore” ... ma non era così.

La “Madonna e Angeli con Sant’Antonio da Padova” di un altare dipinta dalloZanchi “prese il volo” e venne venduta alla chiesa di San Vito di AsoloGesù morto con le Sante Marie e un Angelo” posta sull’Altare della Pietà e realizzata da Francesco Salviati venne mandato a Brerae poi concesso alla Chiesa Prepositurale di Viggiù in LombardiaUna Madonna con San Pio V diAntonio Fumiani venne venduta aSan Lorenzo di Vicenza insieme all’“Eterno in Gloria”di Matteo Ingoli ... Un “San Pietro Martire e San Nicolò e Sant’Agostino” di Cima da Conegliano collocato su un altro altare finì ugualmente alla Pinacoteca di Brera a MilanoUn Miracolo di San Domenico”  (ora nel Duomo di Belluno dopo esser passata per le soffitte dell’Accademia di Venezia), e una “Madonna con San Gregorio e Santi” del Lazzarinivennero ceduti “in deposito”rispettivamente alla chiesa di Sant’Orso di Schio e a San Giacomo di GujaLa “Comunione degli Apostoli” di Sebastiano Ricci venne tagliata a pezzi e spedita in Bucovina all’Arcivescovo di Leopoli.

“Cristo con la Samaritana al Pozzo”, la “Moltiplicazione dei pani e dei pesci”, le “Nozze di Cana” e una Storia di Cristo” dello Scaligero collocati sopra alla porta della Sacrestia e sull’Altar Maggiore vennero spediti a Viennainsieme al dipinto della Schola di Santa Veneranda: “Santa Veneranda in trono, le Sante Maddalena, Santa Caterina, Sant’Agnese, Santa Lucia e due Angeli che suonano il liuto” di Lazzaro Bastiani(oggi all’Accademia di Venezia), e a un’anonima ma spettacolare “Trinità e Santi” . Oggi diverse opere sono state recuperate e si trovano all’Accademia di Venezia, mentre la bellissima anconeta in tredici comparti con le “Storie di Cristo” di Antonio Vivarini o Quirizio da Murano proveniente dalla Clausura del Monastero del Corpus Dominisi trova presso laPinacoteca Franchetti della Ca’ d’Oro di Venezia.

Il grandissimo telero di Davide trasporta l’Arca” di Antonio Molinari collocato nel Coro delle Monache si trova oggi a Santa Maria degli Angeli nell’isola di Murano dopo esser passato per la Biblioteca Marciana-Sansoviniana fino al crollo del Campanile di San Marco del 1902, mentre della “Sacra famiglia”  posta su un altro altare, e della Madonna, San Domenico e Santi” dello stesso autore collocate in parete in chiesa non si sa più nulla come del Transito di San Domenico” del Fumiani, e del San Domenico getta nel fuoco i libri eretici”, e dell’“Ultima cena” di Sebastiano Ricci… Due altari della chiesa (quello della Madonna e San Giuseppe oggi del Crocifisso e di San Pietro) vennero trasferiti e dati a  San Pietro di Castello: uno era stato fatto costruire da Bernardo Moro Procuratore di San Marco nel 1537, che s’era fatto seppellire nella chiesa del Corpus Domini occupando il posto che era stato dei Nobili di Cà Vitturi.

Alcune statue di stucco di Maddonna e Santi vennero date al Piovan di San Simeon Profeta, e di loro si perse ogni traccia … La tela con l’“Adorazione dei Magi” di Palma il Giovane venne trasferita nella chiesa dello Spirito Santo sulle Zattere mettendola accanto allo “Sposalizio della Vergine” dipinto dallo stesso pittore per un altare dei Nobili Querini della chiesa di Sant’Antonio di Castello ormai demolita per far posto ai Nuovi Pubblici Giardini… Le lapidi sepolcrali dei fondatori della chiesa: Tomaso Tomasini Paruta e Fantin Dandolo vennero portate nel neonato Lapidario del Chiostro del Seminario Patriarcale alla Salute ... mentre l’imponente Monumento ai Nobili Gradenigopresente sulla controfacciata del Corpus Domini, realizzato forse da Baldassarre Longhena o perlomeno su modello simile a quello realizzato per i Nobili Soranzo a Santa Giustina: con quattro colonne e sette statue raffiguranti Agostino Gradenigo Patriarca di Aquileia, Marco Gradenigo Duca di Candia(poi anche lui Patriarca),e Daniele Gradenigo andò perduto … Una Elisabetta Gradenigo, e le sorelle Felicita e Canciana Gradenigo erano state Monache al Corpus Domini … mentre un Alba Grimani fu Monaca e Priora del Corpus Domini.

 


Che ne dite ? … Un gran bel saccheggio e scempio … No ?

 

Ultimissima curiosità: l’umiliazione dei Veneziani … Il Magistrato alle Acque incaricò i Gastaldi di tutte le Scuole del Santissimo di Venezia (carica pompossima e di grandissimo prestigio per secoli, ambitissima da molti Veneziani) di vigilare sulla attività dei “netadòri spazzini della propria Contrada”, segnalando o meno “in fede” se facevano il loro mestiere tanto da poter meritare e ottenere il loro stipendio … Venezia era precipitata in basso: “da Guardiani dei Veneziani e delle cose alte e nobili dello Spirito … a Guardiani de le scoàsse” ... da risorsa a rifiuto si disse.

Ho terminato … La storia del Monastero del Corpus Domini di Venezia, e di quello spicchierello del Sestiere di Cannaregio in Cào de la Zirada del Canalàsso… gira e volta, è stata pressappoco questa qua.

 


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