#unacuriositàvenezianapervolta260
“ai Tolentini … 1885”
Non so se la data del 1885 attribuita a questa foto vintage sia quella giusta … Poco cambia: pensieri osservandola … Ciò che mi colpisce di questa scena Veneziana catturata ai Tolentini, vicino a Piazzale Romadei bus e del tram, è di sicuro il sorriso che coinvolge buona parte dei presenti.
Mi direte: “E che c’è d’insolito ? … Di solito si prova sempre a sorridere nelle foto.”
Verissimo … Non sempre una volta: mettersi in posa per una foto una volta era una cosa seria, per cui a volte apparivano spesso impacciati, impettiti e serissimi.
Comunque non mi pare che ci fosse tanto da sorridere da dentro quel modo di vivere, e allo “status” in cui vivevano allora … Eppure sorridono lo stesso ... Notate come se la ride “sotto al baffo” l’omino in fondo, e anche le due donne … Sono radiose seppure nel loro abito davvero ordinario. Solo le bimbe accanto “al mastèllo co a tòla da lavàr” sembrano pensarla diversamente … A tal proposito: osservate la qualità del bucato steso sul muro in fondo ad asciugare ... e la seggiolina impagliata e mezza sfondata collocata in mezzo al campiello … Gli abiti dei bimbi erano di certo riciclati e di modesta fattura … Portavano gli Zòccoli e “le sgàlmare” ai piedi, come diceva mio Nonno … Capelli corti a tutti poi, per via dei più che frequenti pidocchi … Miseria nera, insomma … Vita fatta di niente … ma serena … forse.
Foto studiata o realizzata live di un posto davvero così ? …
Non lo so.
Sotto casa di mio suocero, a qualche isolato da lì, in quegli stessi anni si era ricavato racchiudendo un piccolo portico con pozzo un appartamento di un’unica stanza divisa da una tenda a metà. In un angolo accanto a una finestruola adesa al basso soffitto c’era un piccolo foghèr …. Lì viveva stabilmente, e dormiva, e mangiava e stava una famiglia di dodici persone: senza servizi igienici, senz’acqua corrente né corrente elettrica, con l’acqua alta, e senza un camino … e senza tutte le nostre ovvie comodità irrinunciabili di oggi ... Ho visto con i miei occhi durante il restauro i resti del vecchio pozzo appena sotto al pavimento: immaginatevi l’umidità e la salubrità di quel “loghètto”, che quelli consideravano casa loro a tutti gli effetti … Solo negli anni ’50 del 1900 quel posto è stato trasformato in magazzino privato, ma solo perché non c’erano più persone disposte ad abitarlo.
Tornando alla foto, avete notato che assemblamento di bimbi c’era in quel piccolo campiello del Sestiere di Santa Croce ?
In quegli stessi anni di fine 1800, il Sestiere contava circa 12.500 abitanti residenti … Oggi nello stesso luogo di Venezia, bene che vada, ci sarà e vi abiterà un unico bimbo o bimba Veneziani in tutto … Noi Veneziani viviamo davvero un’altra epoca storica ... anche se Venezia è sempre Venezia.
Vi butto là una curiosità del 1633 riguardo lo stesso Sestiere di Santa Croce… Subito dopo il tempo della grande Pestilenza della Madonna della Salute che decimò e martoriò notoriamente Città e Laguna, nel Sestiere si contavano 329 capifamiglia Nobili e Cittadini che non lavoravano vivendo di rendita, e 2.150 capifamiglia Popolaniche s’impegnavano quotidianamente nel lavoro per vivere o sopravvivere ... un po’ come noi di oggi.
Nel Sestiere era presenti 193 attività lavorative dedite all’alimentazione; 757 aziende tessili; 122 famiglie vivevano dell’Arte della Lana; 39 aziende erano dedite alla lavorazione dei metalli; 98 al cuoio; 10 alla carta e alla stampa; 39 all’edilizia; 53 al lavorazione del legno; 33 producevano armi di varia natura; 7 erano dediti alla lavorazione artistica; 42 all’organizzazione del commercio; 115 alla comunicazione, posta, corrieri e messaggi; 405 si dedicavano all’ospitalità; e 19 prestavano servizi per lo Stato Veneto.
Ancora circa lo stesso Sestiere nel 1661: qualche anno dopo … Si censirono: 2712 abitazioni, di cui 55 erano Palazzi o Cà usati da Famiglie Nobili, 74 erano abitazioni più modeste usufruite da Cittadini, e 8 erano abitazioni di un certo pregio usate da Piovani ed Ecclesiastici.
Si contavano poi altre 2.202 abitazioni-immobili: solo 4 erano da 300 ducati annui d’affitto, 796 da 11 e 20 ducati, e altre 74 da affitto annuo fra 50-60 ducati. Di tutte queste: 142 erano abitazioni vuote; 73 venivano concesse gratuitamente in uso; 158 erano con bottega annessa; 2.202 erano affittate per un giro annuo d’affari corrispondente a 63.725 ducati circa.
Nello stesso Sestiere si contarono presenti e attive anche 242 botteghe, di cui 8 erano vuote, 2 concesse in uso gratuito, 4 erano botteghe in proprio, e altre 228 date in affitto per un giro annuale stimato di 12.841 ducati ... Fra tutte quelle botteghe c’erano le due gestite dalle vedove: Maria relicta de Ciprian Fachia Botter, eAnzelicache aveva seppellito prima il marito Alvise Panzani, e poi “in seconda” Zuane Gozzi Botter ... Costei pagava 2 soldi e 1 denarodi tasse alla Serenissima … C’era poi anche la bottega di Gerolamo de Zuane Costantini Calegher, quella di Zuane Battagiola Pettener “Ai tre Anzolli”, che pagava soldi1 edenari5, e quella di Angelo figlio di Pietro Barbièr, che nel giugno 1664 venne bandito in contumacia dal Consiglio dei Dieci perché denunciato per essere entrato in casa di Gabriella Franzina, vicina di suo padre, per rubarle del denaro. Trovata la donna da sola in casa, la sgozzò occultandone il cadavere che venne ritrovato solo due mesi dopo ... Se catturato sarebbe stato decapitato e squartato dopo aver subito il taglio della prima mano a Santa Croxe e della seconda al Ponte del Latte.
Si contarono, infine, sparsi nelle Contrade del Sestiere de la Croze: 165 magazzini, di cui 21 erano vuoti e inutilizzati; 8 erano privati e gestiti in proprio, mentre 63 erano dati in affitto per un giro annuale di 1504 ducati ... Uno di questi era utilizzato da Zamaria Fanello Murèr, che pagava soldi 10 e denari11 di tasse alla Serenissima ... C’erano inoltre 8 Inviamenti: tipo Forni e Pistorie, considerati capaci di produrre un valore di 1.076 ducati annui.
Altra curiosità … Poco distante dal campiello rappresentato in foto, a un centinaio di passi più o meno, sorgeva e sorge il chiesone dei Tolentini il cui Convento oggi è diventato Facoltà di Architettura.
Una curiosa relazione del 1644-1650 sullo stato del Monastero dei Padri-Chierici Regolari dei Theatini sotto il titolo di San Nicolò da Tolentinodella Città di Venezia, ricordava che lì c’era residente fin dal 1527 per volontà di Papa Paolo IV,“la famiglia” di 45 Religiosi con 17 Sacerdoti, 11 Chierici Professi, 11 Laici Professi, e 3 Laici Novizi: “Costoro risiedono in molte officine e in 54 celle abitabili nei 4 corridori nella Fabbrica Nuova ancora da perfezionare restandovi ancora mediocre giardino, e s’assommavano alle molte altre officine, e alle 16 celle habitabili nella Fabbrica Vecchia … Il Preposito dei Padri è un Vicentino, i due Padri Visitatori residenti provengono da Milano, come un altro Padre ... Ci sono poi quattro Padri da Mantova, un Piacentino e un Cremonese, e otto Padri Veneziani più o meno Nobili: i Padri Franceschi, Bernardi, Pencino o Penzo, due Pizzamano, un Correr, un Bencio e Padre Carlo Labia ... Anche fra i Laici Professi c’è un Veneziano: Francesco Ferro. Tutti gli altri provengono dal Modenese, Genovese, Torinese, Palermitano, Bolognese, Padovano, Comasco, Catanzarese, Bergamasco, Finalese, Ferrarese, Bellunese e Trevigiano … Un Novizio: Giacomo Netgel viene da Hofenburg ... Il Monastero non ha nessun servitore … Conforme all’uso de Theatini Il Monastero non possiede alcuna sorte di beni stabili, ne d’entrate, ma solo tiene due casette picciole, una dirimpetto alla chiesa: la quale deve diroccarsi per ingrandire la piazza, et hora si concede gratis ad uno che serve la Casa-Chiesa, l’altra lasciata due anni fa per legato alla Religione, potrebbe valere circa 200 scudi ... Fino ad ora non s’è mai trovato chi la volgia comprare per essere tanto rovinata e cadente … I Padri possiedono alcuni legati annui vitalizi che in tutto fruttarebbero scudi 349. Alcuni rimarranno attivi “sin che vive un Padre a cui sono legati”, un altro di scudi 60 durerà ancora solo per 8 anni, un altro uguale è quasi inesigibile, come quello ancora depositato in Zecca …La Repubblica Serenissima soccorre di elemosine il Monastero offrendo 40 scudi annui, e ogni anno offre: grano, legna e sale che si stima di scudi 72 ….Inoltre i Padri hanno Limosine incerte, limosine di Messe (per l’ordinario a 1 giulio e ½ et anche 1 giulio ciascuna), e limosine di legati, comprendendovi li sopraddetti per circa 361,5 scudi, che con altre robbe commestibili, un anno per l’altro, ragguagliano ogn’anno in circa scudi 400 ... Il Monastero ha speso in questi ultimi 6 anni in vitto comune, cioè per grano, vino, olio, legna e robbe commestibili: ogni anno circa scudi 1.994,5 … Si è speso nella Sagrestia e Chiesa: scudi 267,4; scudi 275 nel vestiario con molte robbe venute da limosina, nell’Infermieria oltre li medicamenti: scudi 175; scudi 60 in viaggi; scudi 70,5 in foresteria; scudi 100 in libreria; e scudi 368 in varie spese straordinarie, cioè lettere, barche, cucina, refettorio ... Il suddetto Monastero è aggravato di debiti antichi non urgenti che defferisce di pagarli per circa scudi 2.500, e ha all’incontro crediti se ben non tutti facili da esigersi di scudi 2.660 ... Onde resta sino al giorno presente con credito di scudi 160 … Per la manutenzione del convento non si spese nulla ... Non si diedero contributi alla Casa Generalizia.”
Il chiesone dei Tolentini in quegli anni era ancora privo della pomposa facciata che vediamo oggi: era cioè senza quel pronao colonnato e le balaustre prospicenti sul vicino canale “fabbricati alla moderna”. Vennero realizzati solo 1706-1714 da Andrea Tirali su committenza di Marco Alvise Da Mosto Procuratore di San Marco, il cui busto campeggia ancora oggi in cima alla facciata della chiesa.
Curiosissima la vicenda che lo riguarda: il ricchissimo Nobile agonizzante avrebbe sussurrato con un fil di voce all’orecchio del suo Confessore dei Padri Teatini, che avrebbe lasciato 20.000 ducati agli stessi Teatini per abbellire la chiesa e per celebrare 4.000 Messe di Suffragio in sua memoria: 1.000 delle quali nei 15 giorni successivi alla sua morte, le rimanenti nei 6 mesi seguenti … Grandissimi dubbi e proteste sorsero nel parentado del Nobile per “quell’infelice scelta ultima”, ma non ci fu niente da fare: la cosa venne realizzata lo stesso, “in quanto la volontà di un morente non va discussa”.
Il corpo del generoso Nobile venne sepolto a San Lorenzo di Castello:dall’altra parte della città dove abitava, ma il suo cuore venne posto in un’urna ai Tolentini insieme a quello di sua zia Ceciliaispiratrice del generoso gesto del nipote.
Ho concluso … Dopo metà ottobre 1760: “… un povero Murèr d’anni 26, uscito dal Magazzino del Gàfaro (sempre là a due passi dal posto della foto) verso le due di notte, cadde giù da una riva dietro lo stesso magazzino. Fu ritrovato la mattina seguente col capo così conficcato sotto all’ultimo gradino della riva, e con una mano così stretta ad una barca legata quivi vicina, che si durò gran fatica a levarnelo di là ... Fu poi portato al cimitero di San Basilio e quivi seppellito …”
Un’altra immagine di una Venezia vivida e vispissima insomma, tanto diversa da quella di oggi … ma pur sempre la stessa Venezia.