#unacuriositàvenezianapervolta 261
Santa Maria degli Angeli di Murano
Murano e le isole, come la nostra stessa Venezia … lo sappiamo ormai: sono realtà desuete, pallido riflesso di ciò che sono state un tempo. Voglia o non voglia, pur provando a pompare immagini e memorie evocando splendori e storie dei tempi andati, rimane sempre quella sensazione d’incompiutezza e di trovato solo a metà … Sembra quasi di poter innalzare il vessillo di tanta bontà e vivezza ormai trascorsa: solo a mezz’asta.
Murano di sicuro è sinonimo del Vetro: poca cosa oggi a confronto del tanto che è stato un tempo. Sembra ridotto quasi a realtà museale piuttosto d’essere ancora sfida commerciale ed estetica ... Murano però non è stato solo il Vetro, è stato come ben sapete quella dependance vivissima di Venezia, quasi una Serenissima in miniatura dove Nobili e Veneziani di ogni risma e prestigio andavano a trovare sfogo ludico, evasione estetica ed impresa economica … A Murano si andava per cantare Letteratura, inventare Bellezza Artistica, far Musica e Poesia, inanellare Devozioni, e perché no: anche intrallazzare e amoreggiare, mangiare e bere, andare a caccia e pesca e divertirsi dentro a quel particolarissimo scenario spettacolare Lagunare ... E’ stata tanto Murano.
Oggi non vivono quasi più i dieci Monasteri, gli Oratori e le Pievi che punteggiavano un tempo la Laguna e l’Arcipelago Veneziano da questa parte, rimane qualche storia, qualche toponimo e leggenda, solo qualche traccia e riflesso di tanto tramestare e lavorare … Riandare a Murano, almeno per me, mi fa accedere spesso a un’immagine soffusa stemperata dentro alla vaga nebbia del Tempo andato ... Sono sensazioni personalissime: lo so.
La cittadella Monastica di Santa Maria degli Angeli… un tempo chiamata: “Le Vergini di Murano”, è stata di certo un fiore all’occhiello, una magnifica e ricca realtà della “stagione Muranese” da collocare accanto alle celebri Santa Maria e Donato e alla San Pietro dei Domenicani Inquisitori dalla Predica facile ... Basta riandare per un attimo ai nomi di chi ha popolato e vissuto “gli Angeli di Murano”per farsi un’idea di quanto valeva, e dello spessore che hanno avuto quei luoghi lungo i secoli: Gabriel, Cappello, Polo, Benzoni, Bernardo, Boldù, Balbi, i Conti di Collalto, Zanardi… tanti nomi della Venezia che contava ... e ne ho citati solo alcuni.
E’ accaduto “tanto” in quell’angolo remoto ma vivissimo della Laguna Veneziana: numeri, notizie e cronache curiose parlano da se ... basta sfiorarli.
Già nell’estate 1188 la nobile Zeneureo Ginevra Gradenigo obbligata dal padre Marinoa farsi Monaca, forse con qualche lacrima, donò alla Badessa Giacomina Boncio figlia di Antonio abitante in Santa Maria di Murano un terreno con “adiacenti acque in capite vici novi” per farlo diventare un luogo dedito al culto della Vergine e dell’Apostolo Jacopo... Giacomo era quello Maggiore: quello famoso del Cammino e dei Pellegrini, del “Viaggio senza fine” fino a CampoStellae Finis Terrae nella Galizia Spagnola: un fenomeno epocale che ha coinvolto l’Europa intera per secoli ... ancora oggi in parte.
Nacque insomma quella nuova realtà Monastica Muranese, che avrebbe seguito i dettami della Regola di Sant’Agostino… Fu Leonardo Donà Vescovo di Torcelloa darne giuridicamente “il via e il permesso”, e iniziò così la storia “degli Angeli alla punta di Murano”, che al principio era come sempre poca cosa: solo una chiesola in stile archiacuto nei cui pressi abitavano poche Canonichesse Regolari Agostiniane.
Le Monache per più di un secolo andarono e venirono: nel 1330 quasi scomparve la Comunità Agostiniana Muranese con Gaudenzia Monaca di Santa Maria degli Angelie un altro paio di Monache che si recarono a vivere “sub eremitica clausura” nel romitorio di San Girolamo a Treviso:“extra Burgo Sancti Quarantae”,su un terreno concesso loro dal Vescovo ... Trent’anni dopo le stesse Monache furono costrette a diventare profughe incalzate da Ungari e Carraresi, perciò rientrarono di nuovo in Laguna fondando stavolta il Monastero di San Girolamo di Cannaregio.
Si era nel 1375 ... così che gli Angeli di Murano in un certo senso figliarono un Monastero gemello appena oltre le acque di Murano, nel Sestiere di Cannaregio.
Il secolo seguente fu quello del successo del Cenobio Muranese: affitti di orti e vigne a Murano, donazioni, arrivi d’Indulgenze e privilegi Papali da Roma, e da parte di Vescovi Lagunari: tutte cose buone per rimpolpare ulteriormente le casse e il prestigio degli Angeli di Murano ... Le Monache stesero e si diedero nuove Costituzioni, e allo stesso tempo provvidero ad annettersi i beni di San Lorenzo di Ammiana ormai “mangiato dalle acque e dalle male arie”, le cui ultime Monache erano andate a riparare nel Santa Margherita di Torcello ... Al Monastero Muranese che ospitava una quarantina di Monache soprattutto Nobili Veneziane, arrivarono in gestione terreni di Lio Piccolo e Lio Maggiore in località Peretolo, e poi: valli, barene e specchi d’acque piscatorie ... Il Senato Veneziano poi, assegnò alle Monache anche il diritto di usufruire dei marmi, colonne e suppellettili del “rovinoso recinto della ormai morta Isola di Ammiana” per dar loro modo di costruirsi un Dormitorio Nuovo.
E non è ancora tutto ... Le Monache acquisirono anche il controllo della chiesa di San Salvatore di Murano con le sue pertinenze, dove operava da tempo un efficiente mangano, e della più lontana Abazia di Santa Maria di Piave di Lovadina nel Trevigiano con tutte le sue risorse … Ultimo e non ultimo: Donato Giovanni di Villa di Bozolo sotto Piove di Sacco lasciò al Monastero 76 ducati obbligandolo a cantare un’annuale Messa Esequiale “in sua memoria e per la sua Salvezza Ultima” ... e anche quella donazione andò a incrementare “il mucchietto” delle Monache Muranesi divenute di certo benestanti.
E giunse il 1500, quando tutto il complesso della cittadella Monastica Muranese esplose nella sua magnificenza. Tutto venne riedificato, ingrandito e riconsacrato nel 1529 ... L’annessione dell’Abazia di Lovadina aveva inserito le Monache in un “circuito di respiro Europeo”, quindi “gli Angeli” ne beneficiarono crescendo in prestigio e popolarità.
I catastici, i registri e le altre carte relative ai benefici, le riscossioni, affitti, debiti, crediti con “le spese della gestione del Passo di Lovadina”, e poi: le visite, gli accordi, le procure, le compra-vendite, le investiture e le quietanze, “le allegazioni e convenzioni, le donazioni, i lasciti, le carte di doti, e le terminazioni, gli affrancamenti, le dadie, e le entràde dell’Abazia di Lovadina: “città dei Lovi o Lupi” nel Trevigiano vicino a Spresiano” ... Non proprio a due passi da Murano ... scandisco e illustrano ampiamente la vita e il successo del Cenobio Muranese delle Monache degli Angeli diventate di sicuro “un nome che contava” della Laguna Veneziana.
Le cronache del 1600 raccontano, invece, che le Monache degli Angioli o Agnoli di Murano mantenevano a spese un Cappellano che prestava servizio all’Abazia di Lovadina … Nel 1647 Giulio Lovagnan agente dei Nobilissimi Badoer di Veneziacedette agli Angeli di Murano una casa aSanto Stefano di Murano, che venne subito affittata aPie o forse Prè Mazzi Santoni… Dal 1633 al 1684, invece, il Nobile Ronzoni gestì “la fattoria di Venezia delle Monache degli Angeli” tenendo appositoRegistro di Cassa ... Nel 1694 si registrò la tassa pagata dalle Monache degli Angeli per alcune donazioni ricevute a San Lorenzo di Soffrato e San Martino di Solighetto, e si stese una scrittura di un accordo concluso col Seminario di Cenedaoggi Vittorio Veneto ... E’ dello stesso anno un’altra scrittura per l’acquisto di una casetta situata sull’Arzere di Santa Marta a Venezia, a due passi da casa mia ...Ulteriori pergamene e scritture fanno riferimento a 10 campi situati a Vo di Sabioncello, e ad altri beni a Villa di Polverana sotto Piove di Sacco, a Pavanol, Mogliano, Zeno, Castelfranco, Bonisiol, Sofratta e Santo Stefano di Pinadello di pertinenza del Monastero Muranese ... Va dal 1575 al 1740 il Registro degli Introiti della fattoria di campagna di Coneglianole cui carte, conti, disegni, lettere, affittanze e ricevute furono curate per il Monastero nel 1672-73 da Bampo Bompi Agente per i beni di Conegliano ed affittuario del Passo e dei prati di Lovadinaper le Monache degli Angeli di Murano … mentre venne redatto a fine agosto 1748 lo strumento di vendita di campi a Chiesa giurisdizione di Panigai in Patria del Friuli sempre a favore degli Angeli di Murano.
Tanta roba vero ? … La lista sarebbe ancora lunghissima: attingendo dall’Archivio del Monastero Muranese potremmo aggiungere l’eredità acquisita dal Monastero per lascito della Nobile Gabris Rinaldi, che lasciò beni posti in Salva, Cusignano e Giavena ... le scritture relative alle fabbriche di Mogliano e del Distretto di Cittadella ... le carte inerenti al Beneficio di Riese a San Pietro in Brenta ... quelle delle Terre di Padova … Esiste anche un “Registro Cassa delle gravezze o dadie di Mestre” che copre gli anni 1699-1802.
Pietro Rocambolettipagò al Monastero un livello su alcuni beni in Conegliano... come Bortolo Giovannini, il Capitolo di Conegliano, i Nobili Fratelli Corner, Giovanni e fratelli Sartori, e Cristoforo Belliniche cento anni dopo avevano debiti da 300 e 500 ducati con le Monache degli Angeli per livelli affrancabili ... LaSchola Grande di San Rocco di Venezia nel 1735 attivò uno strumento di livello con le Monache per 3.550 ducati, mentre nel 1756 toccò alla Schola Grande della Misericordia di attivarne un altro per ducati 1.200 ... L’anno seguente ancora fu il turno della Schola dei Luganegheri di Veneziache depositò in Zecca due capitali di 500 ducati ciascuno a nome e favore delle Monache degli Angeli, che si sommarono con i due capitali già depositati in precedenza da Marina Valier Albrizzi, e in seguito daMadre Suor Maria Stella Bernardo Monaca agli Angeli con interesse annuo del 2-3%.
Insomma per secoli i soldi andarono e venirono “a palate” dagli Angeli di Murano.
E dove girano i soldi ci sono sempre rogne e complicazioni, per cui non mancò di certo la lunghissima sequela-strascico dei secolari processi pro e contro la giurisdizione della Monache Muranesi … Sui beni di Lovadinasoprattutto: nel 1679 “contro Antonio e Bortolo di Lovadina”; dal 1699 al 1721: “contro i Passadori di Nervesa e Candelù nel Comune di Lovadina di Spresiano”; nel 1759: conflitto e processo fra il Monastero degli Angeli e Venturino Grattarol: “per le differenze esistenti per la Cassella del Capitello a Lovadina” ... e: “contro la Comunità di Lovadina per l’utilizzo delle grave del Piave” ... “contro i Conti di Collato per il Passo di Lovadina con sentenza a favore del Monastero degli Angeli”… e dopo ancora:“contro Zuanne Pasetto che non pagava le affittanze dei beni delle Monache in Bonisiole”, “contro Pavan Giacomo di Mogliano” per lo stesso motivo … contro: Tommaso Coltrino, Pietro Gobbato, Agostino Zuanne, Lieta Conforte, Guglielmo Gianoli, Cesare Rubinato, gli eredi Desiderati, i fratelli Selvatico, Eccellente Saladino, il villico Trandui, Orsola Benno, Giacomo Fassa …i fratelli Malgazzini e le sorelle Matiazzi ... e molti altri ancora che non cito per non annoiarvi e farvi scappare dal leggere.
Le Monache degli Angeli non guardavano in faccia, non temevano e non facevano credito a nessuno. Si contrapposero senza risparmiarsi anche contro il Magistrato ai Dazi, i Governatori della Pubblica Intrada, il Magistrato delle Ragioni Vecchie, e i Dieci Savi dell’Ufficio delle Cazude… Se la presero bellicose perfinocol Magistrato del Dazio del Vin per alcune bollette di vino secondo le Monache corrette … secondo il Magistrato, invece: ambigue e contraffatte ... Le Monache si schierarono in giudizio senza remore contro il Piovano-Parrocodella vicina San Martino di Murano per via dei diritti sulle sepolture dei Morti, che secondo le Monache spettavano a loro … e poi ancora: contro il loro stesso ortolano che curava la zona interrata dietro alla chiesa, che un tempo era stata lago-mulino dei Gradenigo-Morosini ... Ancora e di nuovo le Monache indomabili:“contro il Patriarca di Venezia”, “contro il Vescovo di Treviso”, contro il potente e ricco Monastero di San Teonisto e il Clero di Treviso a cui le Monache Muranesi erano tenute di versare la “Tassa dei Quattro Fiumi” … e controi Monasteri delle Vergini e quello di Sant’Antonio di Castello a Venezia, “contro Prè Graziani Carlo”, contro il Parroco di Camolo, contro quello di Vazzola, e contro gli eredi di quello di Ramena ... e contro le Comunità di Mestre e Serravalle, e i Comuni di Sofratto di Conegliano, Visnà e Spresiano… Gli Avvocati e i Procuratori delle Monache fecero di certo fortuna.
Vi risparmio stavolta per non diventare del tutto illeggibile tutta la solita trafila un po’ da “cronaca rosa”, delle esuberanze e degli abusi delle Monache di Murano a volte diventate scapestrate. Non mancarono di certo in isola e nel cenobio, come accadeva a Venezia e un po’ ovunque nell’epoca, episodi e misfatti che fecero allertare, inquietare e accorrere non solo il Santo Uffizio Veneziano, ma anche: Dogi, Senato, Vescovi, Patriarchie Nobili tutti propensi più che spesso a minimizzare tutto, se non a nascondere a volte, per salvare più che si poteva onore e buon nome delle blasonate e potenti Famiglie Nobili Veneziane ogni volta coinvolte.
Voglio pensare però che accanto a tante indiscipline ed eccessi, le Monache Muranesi siano state anche in grado di fare un po’ anche il loro dovere “da Monache”, cioè che si siano dedicate almeno un poco anche a meditare, orare, far Digiuni e Penitenze, Cantar Messe, Lodi e Vespri e fare un po’ di Carità a chi ne aveva bisogno ... Le Cronache tacciono al riguardo.
Va beh … Nel 1534-36 comunque, il Monastero che ospitava ben 90 Monache, pagava 15 ducati annui all’organista, altri 40 ne spendeva per pagare annualmente cantori e suonatori in occasione delle varie Feste dell’Annunciazione, dell’Assunta e dei Santi Lorenzo e Agostino che celebrava puntualmente il Monastero … Altri 100 ancora si spendevano “per la chiesa: i paramenti, camisi, amiti, pianete, piviali, tovaglie, panni d’altare, cere per le festività ed infinite altre cose di chiesa per le quali si sta sempre con la borsa aperta”… Ai Preti Muranesi e Veneziani, invece, le Monache davano 20 ducati annui e più “per dir Messe” ovviamente, e altri 20 “per far pasti come di consueto senza contare pan e vin”.
Nel 1561 Prè Bernardino Roca Cantore della Ducale Basilica di San Marco venne aspramente redarguito e poi punito perché aveva preferito recarsi a cantare a Santa Maria degli Angeli di Murano piuttosto che nella Basilica Marciana di Venezia il giorno della Festa dell’Annunciazione, cioè dell’impareggiabile Festa della Sensa ... Quanto attraenti erano, e quanto sapevano offrire le Monache Muranesi ?
Nel 1574 o forse 1594, Enrico III Re di Polonia e di Francia assieme ai Duchi di Nevers, Mantovae Ferrara, e con Torquato Tasso al seguito, visitarono Chiesa e Monastero degli Angeli di Murano: “rimanendo esterrefatti dal meraviglioso sito abitato dalle Monache” … Il Sovrano venne portato in isola su una barca a forma di drago fatta quasi tutta di colorato e stupefacente vetro ... Incredibile !
La chiesa a una sola navata delle Monache era, ed è ancora oggi, un tipico scrigno ricco di magnificenza Veneziana. Il soffitto è del tutto ricoperto da quaranta tondi-comparti dipinti nel 1520 da Nicolò Rondinellio da Pier Maria Pennacchicon “una processione senza fine di Apostoli, Profeti, Evangelisti, Padri della Chiesa e Angeli che fanno festa e corteo alla Vergine Incoronata degli Angeli” ... C’erano poi due Cori per Sacerdoti e Monache, il pavimento era lastricato da marmo di vari colori ... Le pareti foderate di evocativi teleri coloratissimi opere di nomi illustri come Paolo Veronese, Giovanni Bellini, i Vivarini di Murano, Gregorio Lazzarini, Paris Bordone, Pietro Malombra, Marco Basaiti, Giovanni Antonio de' Sacchis il Pordenone, Giuseppe Porta Salviati, Jacopo Palma il Giovane, Pietro Damini … e poi c’erano ancora i Monumenti sepolcrali Dogali e Nobiliari(il corpo di Sebastiano Venier eroe di Lepanto, Doge dal 1588 al 1578, è stato traslato nel 1907 ai SS.Giovanni e Paolo di Venezia), altari fitti di marmi di Carrara magistralmente scolpiti dai vari Marinali e Bonazza… un sontuosissimobijoux inestimabile Lagunare insomma, capace di lasciare a bocca aperta ieri come oggi … Sembra che in epoca imprecisata ci fosse ad est della chiesa anche un piccolo Oratorio dedicato a San Girolamocon un solo altare, e che accanto al Monastero ci fosse anche un piccolo Cimitero.
Curiosa la vicenda di un’opera andata altrove … Sembra che le Monache avessero chiesto a Tiziano di realizzare una grandiosa opera per l’Altar maggiore rappresentante l’“Annunciazione col Padre eterno e copiosa e bella gloria di Angeli”, ma che il pittore dopo essersi scontrato con le Madri degli Angeli per l’entità del compenso che considerava inadeguato, abbia preferito svendere e regalare l’opera per soli 100 scudi all’Imperatore e all’Imperatrice Isabella piuttosto che darla alle Monache di Murano.
Nel 1815 Giannantonio Moschini nella sua “Guida di Venezia” richiamando il Sacerdote Vincenzo Zanetti ultimo Cappellano del Monastero di Santa Maria degli Angeli scrisse: “… nella parete in faccia alla Cappella Maggiore sono appesi quattro comparti dell’antico organo: rappresentano Annunziata, Sant’Agostino e San Lorenzo del XVI secolo … L’organo stava superiormente a questa porta della Sacrestia con una cantoria tutta lavorata col gusto e coi marmi stessi con cui furono lavorati l’altar maggiore e gli altri due ad esso laterali …”
A inizio 1700, quando un fulmine si scaricò sul campanile della chiesa degli Angeli, il Monastero si comprò metà di bottega e una volta in Contrada di San Zuanne Elemosinario di Rialto, le cui rendite andarono ad aggiungersi ai 673 ducati annui che già possedeva da immobili affittati a Venezia. In Terraferma, invece, le Monache erano riuscite ad ottenere un incremento del 276% dei beni rurali che possedevano, arrivando a contare ben 713 ettari di terra, fra i quali c’erano i 231 ettari prativi e vallivi di Prà di Levada vicino alla Livenza di Ceggia ... Andrea Battistella e Bastian Marchesin impiegarono molti giorni a numerare e descrivere i ben 70.000 alberi che erano lì piantati.
Una mappa del 1742 rappresenta ancora una vigna in zona Sparesera a Lio Piccolo che era pertinenza del Monastero di Santa Maria degli Angeli di Murano, e data in affitto con una casa a Giacomo Cimarosto e a Francesco Manolis. A nord e ad ovest della vigna esistevano barene pubbliche, a sud si vede segnata la Valle di Cà Pisani in precedenza di Cà Correr, mentre ad est si notano i beni appartenenti all’Ospedale di San Giovanni Battista dei Battuti di Murano affittati alla famiglia Cottini.
Nel 1769 Carlo Zaniol detto Rui protagonista di una storica rissa a Treporti nel 1755, teneva in affitto alcune vigne in Lio Piccoloproprietà del Monastero di Santa Maria degli Angeli di Murano ... Giacomo Casanova: si … proprio lui, lo spasimante-avventuriero Veneziano famoso, si recava spesso “a sentir Messa di domenica agli Angeli di Murano”, perché nel Monastero stava M.M. Nobildonna Veneziana: una delle sue amanti.
Verso fine giugno 1774, Elena Querini ricorda nelle sue lettere: “… dopo 3 giorni di esperimenti le Monache, ossia le Dame delle Vergini di Murano, hanno eletto la loro Badessa: una Nobile Mora ... Signora povera, e perciò senza volerlo minoreranno le spese ... Il Popolo che non aveva ricevuto da bere non gridava più: Evviva ... Mi assicurano che fu tanto il bisbiglio in quel Convento, che equivaleva a quello di un Conclave: non è da stupirsi quello è il loro mondo …”
Quattro anni dopo, Baldassare Galuppi “il Buranello” musicò forse una delle ultime cerimonie di Vestizione di quell’anno nel Monastero Muranese degli Angeli ... Poi iniziò la travagliatissima storia finale degli Angeli, con la consueta trafila delle soppressioni, le spogliazioni di ogni sorta, e le trasformazioni e demolizioni che durarono fino al 1832.
Nel 1810 si misero in strada le 68 Monache rimaste frutto della precedente concentrazione agli Angeli delle Monache dei Monasteri Muranesi Benedettinisoppressi di San Giacomo, San Martino e San Bernardo… La concentrazione delle Monache non fu affatto agevole: scoppiarono veri e propri: “ammutinamenti, disordini ed insubbordinazioni delle Monache nel Monastero, con grande spreco e dispendio di risorse”… Le Monache vennero anche citate e mandate a giudizio perché insolventi e debitrici con lo Speziere della Croxe alla Giudecca, e con i Fratelli Miotti Bottegaiche non erano stati più pagati dalle Monache diventate improvvisamente squattrinate … La chiesa venne dichiarata Vicariale a merito di Don Stefano Tosi Piovano di San Pietro di Murano, che con tal escamotage riuscì a preservare “gli Angeli” dalla demolizione raccogliendovi all’interno quadri e opere provenienti da tutte le chiese e Monasteri demoliti di Murano.
Si legge fra l’altro in un documento del 25 gennaio 1815 titolato: “Lista delle vigne, orti, beni appartenenti al Monastero di Santa Maria degli Angeli e dei Santi Giacomo e Martino di Murano: zona ricca di case e povertà, da affittarsi dalla Direzione del Demanio di Venezia nei giorni d’asta 12 e 16 febbraio seguenti”:“... un locale al pian terreno al n° 578 appartenente al Monastero di Santa Maria degli Angeli di Murano; una casa al n° 594 a Murano sulla Fondamenta degli Angeli affittata a Minio Domenico detto Dose per 34:896; un’altra casa al n° 597 della stessa Fondamenta affittata agli eredi Cimegotto per 44: 413; una casa al n° 581 affittata a Bagolin Giuseppe per 25:789; un’altra casa ancora al n°582 affittata a Toniollo Vincenzo per 31:724; una casa n° 583 affittata a Castagna Domenico per 53:931; una casa con orto al n° 586 affittata a Falsier Santo per 49:121; una casa n°591 affittata a Torcellano Domenico per 38:069; una casa n° 593 affittata a Bruna Valentino per 38:069; una casa al n°595; una casa con orticello n° 596 affittata a Capon Nadalin per 63:550; una casa ai numeri 642 e 643 affittata a Graesan Domenico e Posa Francesco per 125:724; una tesa e squero al n° 646 affittati a Toso Antonio per 63: 448; una casa terrena n° 647 affittata ad Agnese Margherita per 41:241; una casa n° 648 affittata a Zilj Elena per 69:384; una casa n° 649 affittata a Fuga Liberal per 63:857; una casa n° 650 affittata a Ferro Antonio per 34:180; una casa a pian terreno affittata a Pavanello Gerolamo per 54:896; una casa n°652 affittata a Scaja Bernardo, Zilj Pasqua, Pavanello Giovanni e Campagnolo Angelo per 79:310; una casa n° 653 affittata a Falsier Bernardo per 114:207; e una casa e bottega nella stessa Fondamenta affittata ai fratelli Pizzoccaro per 66:620...”
Poi ancora e di nuovo una parte dell’ex Monastero venne destinato ad essere usato come Lazzaretto, mentre un’altra parte venne adattata ad ospizio-alloggio per famiglie sfrattate … Poi nel 1863-1871: sgombero delle famiglie, ristrutturazioni e riapertura: “… dopo il restauro della chiesa si fecero due parti: dall’altar maggiore al mezzo rimase chiesa, dal Coro delle Monache alla porta maggiore: Ospitale …”
1961: chiesa svuotata.
Infine: oblio … Ecco: è questa la dimensione ultima e odierna degli Angeli di Murano… Si: qualche Messa e Sposalizio saltuario, qualche attività e iniziativa di Don Vianello… Oggi si può visitare su appuntamento, forse, mi pare Covid permettendo, quell’immagine degli Angeli di un tempo diventata diafana seppure ancora fantasmagorica, quasi sospesa fra acqua e cielo … Una realtà muta e vanesia in verità, dimenticata in quest’angolo sperso della Laguna Veneziana dove il Tempo sembra non solo essersi fermato, ma anche andato, svaporato e consumato del tutto.
Pensiero ultimo …Mi piace solo per un attimo rimanere qua a pensare a come potevano essere quelle donne-Monache degli Angeli di un tempo, in un momento qualsiasi di un giorno qualsiasi di un anno qualsiasi della loro Vita dentro a quel Monastero così illustre ma quasi sperso in quella plaga Muranese e Lagunare così recondita … Chissà com’erano ? … Come si comportavano, che pensavano ? … Di che cosa discorrevano ? … Su che cosa ridevano e giovano, o di che cosa piangevano e si dispiacevano ?
Chissà che personalità e carattere avevano quelle Monache Venezianissime e Muranesi degli Angeli ?
Non lo sapremo mai … Di tutto quel mondo ci rimane solo un pugnetto di scarne e ridotte notizie … Forse qualche volonteroso riuscirà ad andare a frugare un po’ di più dentro a quei grandi vuoti e silenzi, dentro alle pieghe della Storia degli Angeli traendone chissà ? … forse qualche eco, sembianza e riflesso in più ?