#unacuriositàvenezianapervolta 263
Bòtte da orbi e parole gròsse sul Ponte di Santa Fosca
Come sapete meglio di me, ogni volta se le davano di santa ragione dando spettacolo all’inizio, ma poi il gioco-disfida si tramutava sempre prontamente in rissa, e s’iniziava a spartirsi botte da orbi fra Arsenalotti Squerajoli Calafati e Pegolotti del Sestiere di Castello e Pescatori Barcarjoli Nicolotti del Sestiere di Dorsoduro.
Grassi(ricchi, benestanti) e Plebei di Cannaregio si affacciava insieme “neutrali” dai balconi standosene incoatài(accovacciati accoccolati) sulle rive, e fin in alto irraisài(abbarbicati) sulle altane e nei luminàl(gli abbaini) per godersi la gran festa.
Non pensate che fosse una cosa solo da uomini, perché le Cronache Veneziane ricordando di come le donne di Castello col fazzoletto rosso in testa, e quelle di San Nicolò dei Mendicoli con la fascia nera ai fianchi si gridavano sprezzanti e ingiuriose di tutto: “Magnòne ! … Magnapegola, magnaputtone, magnafasiòli … magnalèsse ! (mangiatrici di pane da carestia e miseria fatto col riso)”
Alle altre non mancava la parola, e non intendevano di certo esser da meno, per cui rispondevano per le rime gridando: “Lùdre e sporche ! (cenciose più o meno)Andè a lumàr !(a pescar a lampara di notte tradotto alla lettera, ma significava di certo altro, e non solo tendere agguati notturni.) … Magiàte ! (giovialone ma piangiaddosso)Maddalùsse ingiandolìe!(Maddalene lamentose, ma anche donne da strada sebbene penitenti; stupide, imbambolate, intirizzite dal freddo)”.
Gli uomini intanto se ne stavano infrisài e ingalbanài(ostinati e rossi accesi) sul ponte a dàrse gnàsse(botte) in ogni modo buttandosi perfino in acqua.
Le donne continuavano issando minacciosi pugni in aria: “Gratapanza ! (puttana), Gualta !(gatta che si struscia),Grattosa !(con la scabbia)te càvo quei quattro spiàntani che ti gha in testa (capelli radi).”
“Fùmia ! (idiota)” rispondeva l’altra facendole un gestaccio e indicandole il basso ventre: “Dorondòna (meretrice, puttanone)”. Gira e volta eravamo sempre là con gli appellativi, anche se alle Veneziane non mancava di certo la fantasia.
C’è in giro una bella descrizione che immortala bene quei singolari spettacoli furiosi tipicamente Veneziani: “Folegato sbuffava da gran stizza. E avanti a tutti andava in gran parada; Come serpente e mezzo el ponte sguizza, che tutti larga ghe feva la strada, ma i Nicoloti che no xe mincioni, con Setenasi, Coca e Piero Siepa, sul ponte i l’ha fermà come turioni.”
Poi arrivarono a scontrarsi le donne: “El primo colpo lo ciapò la Daria, e un pugno a la Catina un dente ha rotto, Beta cascò in canal, còtole in aria, tutto mostrando quel che havea de soto, a la Nene, un donon de San Trovaso, che pizzolava zo sangue dal naso“.
E poi ancora di nuovo un’altra volta gli uomini, come a folate: “Chi carga armi, chi tira frezze et con siti strumenti e se feva carezze da camposanto“.
Alla fine ogni volta ci scappava il morto, e c’erano sempre numerosi feriti ... Il Consiglio dei Dieci provò a porre rimedio alle Guerre sui Ponti: “per mettere la stanga a tante risse … a chi ardisse far la guerra fusse condannà de corer a scuriàde per Marzaria doi hore et po’ reposàr in la preson Orba”.
Infine suonava su tutti il campanone de San Marziàl, che metteva fine alla bubàna(mangiar e soddisfarsi fino a implodere) col garaghèllo(divertimento, festa baldoria) che andava ad affossarsi e spendersi fino a notte tarda dentro alle Osteria, le Bettole, i Magazèni e le fumose Furàtole... Venezia e Veneziani respiravano fra Calli, Campielli e Canali … fino a sospirare piano infine abbandonandosi esausti e soddisfatti al sonno.
***** Gabriele Bella: “Lotta dei pugni al Ponte di Santa Fosca.”