#unacuriositàvenezianapervolta 264
Cannonate sul Ponte di Rialto …
A Rialto ? … Si: proprio là.
E’ storia risaputa, detta e ridetta, conosciutissima, ma che non smette di stupirmi ogni volta che la ripercorro … Di nuovo oggi rivediamo l’area Realtina col Ponte intasato dai turisti e dai pochi Veneziani rimasti … Si sa che tutto ciò può significare benessere dopo la trista stagione delle chiusure del Covid, ma Venezia rimane ugualmente malata … Inutile gigionare “alla politichese” e far finta di niente fingendosi speranzosi: non è così. Venezia ha problemi … e che problemi !
Torniamo alla Storia, che è meglio va !
E’ difficile quindi immaginare il Ponte di Rialto di ieri così pieno di vita e Veneziani presi però a cannonate … Si avete letto giusto: presi a cannonate … Sembra impossibile vero? … Un cannone che spara dalla cima del Ponte di Rialto ?
Eppure è accaduto proprio questo nel 1797.
L’avete intuito … Erano gli anni in cui stava morendo e capitolando del tutto l’antica Serenissima… Forse la stagione più triste della Storia di Venezia.
In verità era un fatto che si sentiva nell’aria, qualcosa che tutti sentivano già annunciato da tempo. Si trattava di una progressione verso il basso lungamente maturata da più di un secolo nelle Lagune. Venezia Serenissima languiva pur rimanendo pomposa e altera, era talmente decadente, riversa su se stessa e completamente avulsa dal contesto storico del potere Europeo che prevaleva con le sue presunte modernità. Le sorti della Civiltà Lagunare erano segnate, non potevano andare se non così … verso la fine quindi.
Non mi dilungo stavolta a riassumere e dire che Venezia aveva perso l’appuntamento con i nuovi commerci, e con la neonata industria, e con le libertà già insite e annunciate dal “secolo dei lumi”… Insomma: Venezia si trovò spiazzata, vulnerabile e inerme e … e arrivarono prima i Francesi, e poi gli Austriaci, e poi di nuovo i Francesi: ed è stato un immane quanto vile saccheggio le cui dimensioni credo conosciate più che bene.
E’ i Veneziani ?
Già … ancora loro, indomiti, ostinati … Come in ogni circostanza storica analoga, ci fu chi provò a salvare i propri beni riuscendoci pochetto, chi provò a vendere in fretta e furia, e chi provò a scappare da qualche parte cercando qualche “corte amica” illudendosi di salvare blasone, prestigio e risorse, ma finendo lo stesso per contare poco o niente. Ci furono poi gli opportunisti, che non mancano mai lungo il corso della Storia dell’Umanità, che provarono a cavalcare l’onda della novità schierandosi dalla parte del più forte e provando a ricavarsi un buon posto al sole ... Nobili ed Ecclesiastici in primis, come sempre.
Infine ci furono quelli, che pur essendo del tutto ridotti a pezzettoni e in balia del nuovo Stato, provarono a resistere, ad abbarbicarsi alle idee e alle convinzioni, e a contrapporsi “a muso duro” contro il cambiamento.
Chi erano ? … Mah ? … Pochi Nobili, qualche Notabile e Mercante, e tanti Veneziani spiccioli qualsiasi … Erano gente arrabbiata, insoddisfatta, ma soprattutto desiderosa di salvare il loro quotidiano vivere, le poche risorse, il lavoro … e che ne so ? … la casa, i diritti, le garanzie di libertà ed espressione, ma anche gli antichi modi d’essere. Cose importanti insomma.
Beh … Fu come se quei Veneziani rimasti si fossero ritrovati a prendere a testate un muro nel tentativo d’abbatterlo … Anzi fu ben presto chiaro, e tutti compresero che per loro nonostante tante parole e azioni possibili, non ci sarebbe stato niente. Si lasciarono perciò prendere dalla foga e dalla delusione, e i più impulsivi e facinorosi si diedero a loro volta al saccheggio improvvisato di case e botteghe così come veniva … della serie: “a chi tocca tocca”… E’ ciò che accade spesso anche oggi, quando in giro per il mondo durante alcune manifestazioni c’è chi sfonda vetrine ed entra a derubare e distruggere le cose di chi è come loro e non c’entra niente.
Si sa: l’Umanità non impara mai dai suoi errori, e la Storia è sempre un continuo circolo e ricircolo di se stessa.
Ebbene quella volta a Venezia, “decisi Felloni", così furono definiti, si misero all’opera nella bagnata Città Lagunare, e si prodigarono in vandalismi e azioni proditorie sfasciando, bruciando, devastando e contestando apertamente il nuovo Governo.
I membri del Governo Provvisorio ovviamente non rimasero lì a guardare e basta. Non pensandoci due volte: "al fine di prontamente rimettere la tranquillità nella Dominante", incaricarono tale Bernardino Renier: “di far uso di tutta la forza pubblica ... prendendo immediatamente tutte quelle vigorose, ed opportune misure ..."
E il Bernardino non solo si prese a cuore quell’impresa, ma interpretò alla lettera l’indicazione datagli dai Capi del Governo: si mise a cannoneggiare a mitraglia dalla cima del Ponte di Rialto il popolo dei facinorosi perché non potessero scendere e passare oltre andando a devastare le Merceriedi San Bortolo e San Salvador e dirigendosi a Piazza San Marco.
Orribile la scena … Nella Contrada di San Bortolo giù e attorno al Ponte di Rialto risiedevano 1.300 Veneziani, ma ne erano sopraggiunti diversi altri dando vita una cronaca convulsa. Di sicuro erano persone mezze disperate, c’era un’atmosfera frusta, febbricitante: “La notte del 12-13 maggio 1797 presso la chiesa di San Bòrtolo il popolo s’agitò e attivò nuovamente dandosi al saccheggio delle case di quelli che consideravano rei e traditori dell’antica Serenissima appena morta … In verità presero dentro tutti, e si misero porta a porta a combinarne di tutti i colori coinvolgendo e opprimendo ignari Veneziani innocenti, rei soltanto di abitare colà in quel momento.”
Bernardino Renier entrò in azione: “ordinò di collocare le artiglierie sulla sommità del Ponte per impedire ai saccheggiatori di varcarlo, e appena la maramaglia si presentò tumultuando e gridando: “Viva San Marco”, diede l’ordine di aprire il fuoco riempendo il ponte di sangue e cadaveri.”
Sentite la Cronaca dei fatti raccontata da Fabio Mutinelli: “Nel Campo San Bartolomeo, la notte del dodici al tredici di maggio 1797, fu per rinnovarsi pressoché un altro San Bartolomeo. La Repubblica di Venezia, non per armi ma per quelle insidie abbastanza note all'universo, avea cessato da ore d’essere. Il Popolo, che non potèa recarsi nell'animo l’abbiezione osservata dai Patrizi, accendevasi di una incredibile furia, e cominciava a tumultuare. Ma siccome il Popolo sollevato non può star lungo tempo sui generali, dando anzi tosto nei particolari o di amore, o di odio, così a saccheggiare far evasi le case dei rei delle inique congiure: preso gusto alla preda, accingevasi a manomettere anche molte case di altri non rei. Non sapendosi pertanto fino a qual termine potesse trascorrere quel popolare furore, e temendosi che si estendesse anche alle case che trovansi oltre il Canal Grande attraversato dal Ponte di Rialto, con molto accorgimento Bernardino Renier Patrizio, ordinava che fossero poste alcune artiglierie nel sommo del detto ponte al fine d'impedire ai saccheggiatori di varcarlo. Né fu vano il timore; avvegnaché alla mezzanotte comparivano nel Campo di San Bartolomeo le depredatici masnade ululando: “Viva San Marco” ... Tuonò allora dal culmine del ponte, per l'ultima volta, il cannone della Repubblica, e fattosi repente silenzio, empievasi di cadaveri sanguinosi e orribilmente dilaniati il sottoposto Campo.”
Da quando ho letto questa cronaca, non c’è volta che attraverso lo scenario del Ponte Realtino senza riandare a quei fatti, e immaginandone la scena … Provo ogni volta un senso d’incoercibile tristezza: i Veneziani sparati dai loro stessi consanguinei e concittadini.
La Storia continuò ovviamente, e sapete meglio di me dove e come è andata fino ad oggi … Rialto oggi è “ridente”, ammicca sorniona ai turisti inebetiti, sorpresi e ammirati col naso all’insù, e continua a sfoggiare anche per i pochi Veneziani rimasti le sue sinuose tradizionali bellezze e memorie.
A distanza di secoli però, è rimasta ancora nell’aria quel senso di sopruso, quella mancanza di Giustizia, quella perversa repressione che forse continua ancora oggi sui Veneziani in maniera più subdola e raffinata … magari senza cannone … Però guardando come va Venezia oggi, mi sembra ancora di sentire l’odore del fuoco e della polvere da sparo nell’aria.