#unacuriositàvenezianapervolta 270
“Nell'anno del Sospetto (1580) ... Emilia fece petolòn”
Gli sbirri alla porta non erano di certo una novità per Emilia, che da anni immemori ormai viveva risaputa da tutti come CortigianaVeneziana ... Non era una grandissima Patrona, una di quelle Cortigiane speciali: un’escort extra lusso per intenderci, però se la cavava piuttosto bene in quanto s’intratteneva con alcuni Nobilidi alto rango … Solo che stavolta alla sua porta si presentarono i birri del Santo Offizio dell’Inquisizione, che erano una cosa diversa. Se la Serenissima non scherzava quando “fiutava e le veniva in mente di puntare qualcosa o qualcuno”, ebbene l’Inquisizione era ben più temibile per via della sua proverbiale imprevedibilità, e per l’accanimento con cui braccava le sue prede.
Emilia tremò tutta per quella comparizione sulla porta, che forse inconsciamente un po’ s’aspettava … ma non ebbe il tempo di fare altro e di più, perchè già venne catturata, portata via e messa in prigione.
Si era pressappoco qualche anno dopo a quello che veniva chiamato “l’anno del sospetto”: il 1580, in cui a Venezia si era stati praticamente certi che stava per realizzarsi un’altra terribile ondata del solito contagio con la sua devastante moria … Un Covid di allora per intenderci, un’altra Epidemia di Peste che mieteva la gente a migliaia.
La donna in questione era Emilia Cathena o Caènafiglia di Francesco Cathena da Venezia ... e gli atti processuali parlano chiaro: la data era primavera-estate 1586 … L’Emilia in questione era una Veneziana d.o.c., e non la solita forestiera straniera in cerca d’espedienti per vivere o sopravvivere … Anche per questo la vicenda fece un certo scalpore a Venezia … In un certo senso l’Inquisizione si occupò di una “donna nostràna” che abitava da almeno undici anni in Contrada dei Santi Apostoli nel Sestier di Cannaregio in una casa d’affitto di proprietà del Nobile Francesco Maria Navagero del tutto estraneo ai fatti.
A voler precisare e raccontare per bene tutta la verità Storica su quel fattaccio tutto Veneziano, si era negli anni agitati di un’epoca un po’ strampalata in cui ovunque in giro per Italia e Europaimperversavano i giudizi terribili dell’Inquisizione, e il Civico braccio secolare esecutivo dello Stato accoppava e bruciava grandemente andando perfettamente a braccetto e d’accordo con le sentenze della Religione. Pure Venezia non potè, né seppe sottrarsi del tutto da quel gioco politico infernale, per cui, seppure a malavoglia e controcorrente, e cercando di salvare il salvabile della propria libertà in giudizio su certe tematiche, la Serenissima si prestò lei pure ad eseguire Indagini, Processi e condanne ... salvando quasi sempre le vite però, e quindi anche un po’ l’immagine e la faccia da Serenissima Repubblica.
Tornando ai fatti … C’erano almeno un paio di cose sospette e insolite, che in quei giorni giravano di bocca in bocca per la Contrade Veneziane, e che giunsero di sicuro fino agli orecchi attentissimi dell’Inquisizione… Si diceva di una vecchia malandata della Contrada di San Tomà oltre Canàl, una certa Anastasia, “una Striga megèra”, che era stata trovata morta in casa vicino al Traghetto di San Tomà ... Si spettegolava inoltre grandemente anche di un aborto … Si: proprio un aborto clandestino di donna … che, invece di dargli onesta sepoltura da qualche parte, continuava a passare di mano in mano, anzi: era stato perfino venduto per essere usato per riti loschi e oscuri ... per essere abbruciato, cucinato in un rito Satanico ... Proprio così.
Il troppo stroppia si sa … Quindi l’Inquisizionesi mise subito in moto volendo andare a fondo di tutta quella faccenda. E come sempre lo fece non tanto per amore della Verità, ma soprattutto perché si mettesse fine a Venezia a tutta quella serie di abusi, fandonie, e ciarlatanerie, che continuavano impunemente a susseguirsi e sovrapporsi non solo nel fortunato Arcipelago Veneziano, ma soprattutto negli Animi di alcuni Veneziani “insinuandosi come malignissimo tarlo”.
Durante l’arresto di Emilia poi, era accaduta anche un’altra cosa strana. Nella concitazione delle guardie in casa, la massèra (la domestica) di Emilia: Borthola, evidentemente in ansia e agitazione, aveva preso in fretta e furia qualcosa gettandolo dalla finestra giù dentro al canale … C’era quindi qualcosa che quelle donne volevano assolutamente nascondere ... Qualcosa che l’Inquisizione intendeva ad ogni costo svelare e scoprire che cos’era.
Infatti le indagini, le testimonianze e l’allestimento del processo portarono alla luce dei fatti che non si dovevano assolutamente trascurare.
Mentre Emilia languiva nelle scomode prigioni di San Zuane Nòvo gestite dal solito Hyronimus Vitriario Ministro Esecutor del Santo Officio e da sua moglie, vennero convocate a San Giovanni dei Furlani (?) diverse persone a conoscenza dei fatti per essere interrogate dal Santo Tribunale dell’Inquisizione.
Prima fra tutte si chiamò, Bortola, cioè Bartholomea Bianchi da Venezia residente in una casa di Francesco di Marco Stella in Contrada San Polo. Si trattava della massèra che c’era in casa di Emilia, che comparve quindi davanti al Frate Notaio Benedetto di Zalia che mise per iscritto tutto l’interrogatorio.
Interrogata se conosceva Emilia, rispose che era stata ospite a casa sua per due, tre giorni … forse, sette, quindici, oppure un mese portandosi dietro tutte le sue robe ... Confermò d’aver presenziato all’arresto della sua padrona, ma aggiunse anche di non averla mai vista fare in precedenza cose strane … Si … veramente, per un paio di volte aveva visto casualmente Emilia buttar fave, e le aveva anche detto: “Perché fai questi sporchezzi ? … Buttale via, che è peccato.”
Ed Emilia le aveva risposto che avrebbe seguito il suo consiglio ... Infatti non l’aveva più vista buttarle se non per gioco, né l’aveva mai sentita dire cose strane, “né vista far martelli, né pignatelle, né herbarie o altre strambèssi”.
Bortola provò anche a negare, ma poi ammise che inspiegabilmente l’Emiliale aveva fatto gettare nel canale dalla finestra una serie di bicchieri in vetro di Murano che teneva in un cestino … Non sapeva perché le aveva dato quell’ordine … Di certo quei bicchieri non contenevano stranezze, né erano oggetti rubati da qualche parte ... Aggiunse ancora che nello stato d’animo in cui si trovava in quel momento, se l’Emilia le avesse chiesto di buttare in canale l’intera casa: l’avrebbe fatto, in quanto in quel frangente era proprio fuori di se.
Infine interrogata se conosceva la vecchia Donna Anastasiadi San Tomà, rispose di no, ma che conosceva piuttosto una Donna Tadia Coppa: “Santa Anema” che aveva visto diverse volte frequentare la casa di Emilia.
Terminato l’interrogatorio, Bartholomea venne rimandata via intimandole l’assoluto silenzio e riserbo su tutta la questione.
Comparve poi come testimone: Maddalena moglie di Joannes Manganèr che abitava in Calle del Forno in Contrada dei Santi Apostoli, probabilmente nello stesso palazzo dove abitava Emilia, di cui era stata per sei anni donna di faccende di casa, cioè: domestica, Massèra.
Maddalena squacquarò tutto all’Inquisizione senza riserve, e senza lesinare su particolari, fatti, persone e luoghi. Accusò apertamente Emilia di aver ospitato per diversi giorni a casa sua la vecchia megèra Anastasia: “l’Herbera della Contrada San Tomàche le insegnò a buttar fave, far Herbezzi e Strigarie, e con la quale ha fatto anche martello contro il suo spasimante: il Nobile Salvador Michiel, che s’era allontanato da lei … Hanno invocato il Diavolo Grando, e fatto un rito sotto al camino della cucina.”
La donna raccontò ancora di come Emiliaaveva comprato delle candele andando per una strada e tornando per un'altra: “al modo del Diavolo”, e s’era procurata da se certi oggetti che lei aveva rifiutato di recarsi a prendere: “della terra di morto e ossi”che andò a prelevare nel Cimitero dell’Abbazia dei Servi di Cannaregiopoco distante, dell’Olio Santo che andò a prendere dentro alla chiesa dei Santi Apostoli, un pezzo di corda di campanella che usò come stoppino di candela, e un uccelletto che l’Anastasia pelò e buttò vivo nell’olio bollente di una “pignatèlla” facendo una sorta di spergiuro con lo scopo d’accalappiare di nuovo l’uomo di Emilia.
Emilia aveva messo poi una Madonnarovescia in cucina, e quattro candele accese rovesce agli angoli della stanza … e alla fine il Nobile Michiel si era davvero ripresentato in casa in compagnia di un altro Gentiluomo, ed erano rimasti con Emilia fino a tarda sera ... C’erano sempre uomini che andavano e venivano a casa di Emilia ... e anche il Nobile Grifalconi veniva spesso a mangiare, bere e stare molte volte con Emilia, che gli buttava spesso le fave perché lo voleva per marito ... A tal proposito, Emilia andò anche ad accendere candele in chiesa di San Basilio: candele però che sempre si spegnevano … Alla fine il Nobile Grifalconi s’innamorò e sposò un’altra donna … e fu allora che Emilia“si mise a fare petolòn con tutti quei sortilegi, pignatelli e martelli” ... e adesso il Nobile Grifalconè già morto.
In un'altra occasione ancora, Maddalenaaveva visto con i suoi occhi Emilia ripetere la stessa cosa ... Aveva “fatto martello” col Nobile Grifalconi, prendendo un Tarocco del Diavolo che aveva rubato apposta in giro, e vi aveva acceso davanti un cesendello (lumino)… Per di più Emilia si era messa a recitare deiPater Nostri e Ave Marie “per i Picài (Impiccati)e i Squartài danài (dannati)”, ed era andata avanti fino a mezzanotte invocando il Diavolo “perché desse tormento al suo uomo assente” ... Emilia stavolta aveva appreso quelle cose da Isabella Bell’Occhio che abitava poco distante in Contrada di Santa Caterina ... ma era di sicuro la vecchia Anastasia la vera Maestra di Emilia.
Maddalena aggiunse che anche Stella, che ora era vecchia e vedova, era stata Massèra dall’Emilia, e che pure lei era di sicuro a conoscenza di tutte quelle cose, perché Emilia le pretendeva da chiunque stava in casa a suo servizio.
Ovviamente l’Inquisizione convocò allora Stella, che comparve davanti l’Inquisitore dicendo d’essere una Trevisana figlia di Vincenzo Dalla Motta (di Livenza ?), d’essere donna molto devota e “di chiesa”… che si confessava spesso dal Piovano di San Moisè facendo la Comunione … Confermò comunque d’essere stata per quattro-cinque anni a servizio dell’Emilia stando soprattutto in cucina, e che una volta di mattina presto Emilia era andata a prendersi una altra cordella di campanella e dell’Olio Sacro nella chiesa delle Monache dei Miracolivisina San Canciàn e ai Biri, e che poco dopo giunse la solita vecchia Anastasia“esperta in Herbarie e Strigarie”, che di solito stava a casa d’Emilia per diversi giorni: “S’è fatta poi comprar del Lume de Rocho (Allume), un oselèto vivo (uccello), del sal, e un pignatello … Poi gha tolto tutte le figure de i Santi in giro par la casa, e l’ha messo al suo posto un Tarocco del Diavolo … e mentre bogìva (bolliva) la pignatelle comparvero Messer Michiel e Missier Francesco da Cà da Mosto, che tornarono altre volte ... Per loro mi mandò a prendere fassine da mettere sul fuoco, e pan da magnar … e alla fine Emilia e Anastasia gha buttà tutto in canale ... e io aveva molta paura.”
In quelle occasioni Elena e Anastasia le ordinavano di tener fuori chiunque dalla stanza, buttarono fuori pure lei ordinandole di rimanere lontana“dal pignatello”: “Se sentiva scoppiettar par tutta la calle el sale col lume d rocho buttai sul fàgo invocando el Dimònio … Inoltre Emilia buttava fave de continuo, e scongiurava e chiamava el Diavolo Grando diverse volte seràda in camara con l’Anastasia.” ... In quel tempo poi abitava con Emilia una bambina di dieci anni, che in quell’occasione si spaventò moltissimo tanto non da non riaversi più … ed era morta ormai che era un po’ di tempo.
Un’altra volta ancora, Emiliaaveva fatto la stessa cosa andando a prendere ossa da morto nel Cimitero di San Francesco della Vigna… Le aveva poi nascoste in camera sua:“Non seppi mai per farne che cosa ... Ultimamente l’ho rivista … S’è fatta viva con me per indurmi a dire che un anello che gli ha prestato un uomo, e che lo rivole indietro: era suo ... Non è vero.” ... L’Emilia era impegnata in una lunga e costosissima causa contro un Diamanter forse truffaldino, oppure ingannato dalla stessa Cortigiana ... Boh ? … Non si sa.
Donna Stella alla fine firmò il verbale dell’interrogatorio con una crocetta perché analfabeta.
Infine, alla fine della fine, dopo l’ascolto di altri testi, comparve davanti al Tribunale Inquisitorio la stessa Emilia accusata: “de far strigarie et herbarie, buttar fave, pronunciar spergiuri, e culto Demoniaco.”
Premise innanzitutto d’essere pure lei grandemente sconvolta per la recente morte di suo figlio: “Io ve dico, Sjor, che doppo che è morto mio fiòlo io non son più in cervello, me ha dato volta al cervello.”
Comprensibile per una donna, una madre soprattutto.
Visto che poi non aveva più niente da perdere, si lasciò andare a dire diverse cose.
Circa i bicchieri buttati in canale da Bortholaal momento dell’arresto, chiarì che la sua serva, ospite in casa sua da circa un mese, era l’amica-amante di un Verièr Muranese che andava spesso a trovarla, e l’aveva omaggiata di quei bicchieri raffinati … Bortholanella confusione intendeva far scomparire le prove del passaggio di quell’uomo suo amante in casa sua.
Emilia si dilungò poi a spiegare che per casa lungo gli anni s’erano alternate a lavorare diverse massère(domestiche). Fra le ultime c’era stata di sicuro Stella: donna ben messa di corpo, terribile, e bravissima a spettegolare, a raccontare balle, e a impicciarsi degli affari degli altri ... Se n’era andata ormai da almeno cinque anni perché era diventata vecchia e orba ... C’era stata poi: Viella, una putta donzella, che lei aveva aiutato a trovar marito e a sposarsi, e che era morta durante l’ultimo Contagio ... C’era stata anche Donna Mènegain precedenza, morta pure lei di Peste … E Lucia, e Bèttache era andata poi a servizio del Vescovo di Padova… Aveva avuto per casa anche Orsola prima ancora, e una certa Anna, che chiamava Nena, che veniva da Ancona, e una Berta dal Trentino che era scappata via … Insomma: aveva sempre avuto massère ... Se lo poteva permettere … e che si: era vero, aveva ospitato anche Maddalenacol suo amante Zuane. Aveva dovuto poi cacciarla perché aveva detto villanie in pubblico alla moglie legittima del Zuane.
Cercando di sicuro di evitare il peggio, e mostrandosi in confidenza, Emilia raccontò all’Inquisizione anche dei suoi amori … Erano stati almeno tre … Tre Nobilhomeni diversi, che le andarono a lungo per casa ... Con una certa sfrontatezza di certo, non ebbe remore nel tirar fuori anche i nomi. Si trattava di Giovanni Grifalconi, di Messer Salvador Michiel, e di Messer Alessandro Contarini che probabilmente era il chiacchieratissimo Rettore della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo vicino a San Marco, già amante spettegolatissimo della Nobile Andriana Savorgnan… Emilia dichiarò di averli amati tutti e tre “alla grande”… C’erano insomma di mezzo ben tre Nobili, con tutte le conseguenze d’importanza e blasone che quella questione avrebbe comportato … A Venezia non ci si metteva facilmente contro i Nobili: erano quasi degli intoccabili in tutto, eccetto che in particolarissime occasioni … Guai a toccarli, sarebbero state rogne sicure, e la Serenissima di certo aveva un occhio di riguardo per loro … anzi: chiudeva un occhio o tutti e due schierandosi sempre dalla loro parte.
Citare i Nobili da parte di Emilia forse era una sorta di velatissima minaccia nei riguardi dell’Inquisizione: che stesse attenta contro chi si stava mettendo.
Gli Inquisitori non si scomposero … La interrogarono allora chiedendole se per ottenere i favori di quegli uomini suoi innamorati, avesse messo in atto gesti segreti, e utilizzato immagini e tarocchi, animali, scongiuri e preghiere sconce usando candele al rovescio, sale, allume di rocca, e anche olio e acqua santa prelevati sacrilegamente da chiese usando lo spergiuro: “Così co tu non è degno d’haver questa luce, così va al cuor de tale e dalli tormento.”
Emilia, furba com’era, ovviamente negò tutto e qualsiasi addebito. Disse che non conosceva alcuna donna di nome Anastasia, e che lei non aveva mai gettato fave, ma che anzi: le aveva fatte buttare almeno una ventina di volte da una vecchia gobba a cui dava ogni volta una moneta da 20 o da 40 ... Qualche volta, quando faceva“Martello con i suoi Gentiluomini”andava a casa della vecchia in loro compagnia, e faceva pagare a loro la prestazione della gobba.
S’insistette allora col dirle che era certo che quell’Anastasiaera stata sua ospite diverse volte: quattro-cinque giorni per volta … Era forse la sua Maestra di Strigarie ed Herbarie ?
Emilia si schernì e negò rispondendo che semmai lei ospitava spesso una certa Taddia: “donna Santa, devota e da bene, che è mia confidente da sempre.”
Ammise candidamente, invece, d’aver fatto prelevare alcuni oggetti in chiesa in un momento in cui era “scorozàda”(in rotta) con Messer Alessandro… Niente d’importante però: un pezzetto di corda della campanella dell’altare ai Santi Apostoli… e altri oggetti … e di aver messo: si … una candela accesa con olio e la cordella sulla finestra della cucina, e invocato un Tarocco col Diavolo chiedendogli che facesse tornare il suo uomo ... Non aveva però mai fatto spergiuri, né herbarie e strigarie sotto al camino, né misurato la catena nera dello stesso, né messo su pignatella e fatto bollire animali o uccelli morti … Era vero, che più volte aveva messo a disposizione casa sua per la sua amica Laura Benedettiche stava in Ruga Do Pozzi… Quella era venuta due-tre volte con una vecchia (Anastasia ?) a far pignatella con non so che per “far martello” su un uomo che voleva per se ... In quell’occasione Emilia precisò che lei era uscita di casa … e aveva sentito poi che Laura aveva mandato la ragazzina Maddalena a prendere un osso da morto da qualche parte.
Infine Emilia, colta da ulteriore impeto di autodifesa, suggerì al Tribunale di diffidare delle dichiarazioni dei suoi vicini di casa … soprattutto delle parole di Pietro Cambra e di sua moglie Anzola, e di Zorzi Barcaròl con la moglie Paula che abitavano sotto di lei: erano da sempre suoi nemici dichiarati ... Di sicuro avrebbero detto di tutto contro di lei: ogni tipo di falsità per screditarla ... Non si doveva neanche tener conto delle dichiarazioni di Orsa, che era adesso la Massèra del Mercadante Cocchetto, e un tempo era stata sua, né di quelle di Maddalena, pure lei sua ex Massèra … Anche Mastro Paolo Samitèr venditor di tele e lini stracciati con sua moglie Raffaellache abitavano in calle di fronte a casa sua non erano attendibili: “Che non si tenga conto neanche delle eventuali dichiarazioni, se ci saranno, di Paolo dei Do Mori, che col suo parente sta a bottega … E’ un truffatore di diamanti con cui ho avuto a che fare ...”
Fu probabilmente proprio il Diamanter a denunciare Emilia, forse per levarsela di torno prima che potesse coinvolgerlo in altre faccende per lui scorbutiche e rognose.
Un fiume in piena Emilia vero ? … Credo che una Cortigiana Veneziana fosse una Cortigiana Veneziana … cioè una donna navigata di sicuro, che di certo non si perdeva dentro a certe complicazioni.
Sentita Emilia citar e far riferimento a quei nomi, secondo voi chi andò ad ascoltare l’Inquisizione ?
Proprio quelli che Emilia non avrebbe voluto … Si ascoltò allora la testimonianza del Veneziano Pietro Cambra figlio di Andrea Filadòr, vicino di casa della Cortigiana Emilia in Calle del Forno ai Santi Apostoli ... e poi di sua moglie.
Che dissero Cambra e moglie ?
Poca roba, ma parecchio efficace … In sintesi Cambra disse: “Io non conosco che qui a Venezia ci sia qualche donna che faccia Strigarie, né abbiamo sentito qualcosa circa un fantolino arrostito, che probabilmente è nato da una Villana da Treviso … Però conosciamo Emilia, che è stata anche comàre di Battesimo di nostro figlio … Con lei ora siamo inimicati per vecchie ruggini, ma ci sembra lo stesso che sia una buona donna … una Santa quasi ... o pressappoco.”
Mmm … Parole di circostanza per tirarsi fuori da qualsiasi complicazione col Santo Uffizio ... e con la stessa Emilia forse.
Si ascoltarono infine gli ultimi testi: ancora Maddalenaex Massèra di Emilia, e Alessio Samitario con la moglie Angelica, che era stata balia del figlio poi morto di Emilia, ed aveva abitato per mesi a casa sua ... Niente“strigarie, pignatelle, scongiuri e fantolini arrostiti” emersero dal loro interrogatorio … Anche per loro Emilia era quasi una Santa.
Solo Maddalena rivelò che aveva origliato da dietro una porta in casa di Emilia, e aveva sentito la vecchia Striga Anastasia insegnare ad Emilia che serviva prendere una statua di cera e arrostirla al fuoco, e poi prendere anche un feto: “un fantolino”, e arrostire pure quello per propiziarsi l’amore dell’uomo di cui era innamorata ... Comunque lei non sapeva com’era andata poi la faccenda, perché se n’era andata per i fatti suoi.
Come andò a finire tutta la storia ?
Come il solito direi … Non si tenne affatto conto che Emiliain prigione “si buttò malata severamente”, e magari forse anche lo era ... Non parlava più, era febbricitante, stava sempre immobile a letto.
Due tre personaggi dell’entourage dell’Inquisizione andarono più volte a farle visita e controllarla in cella dove s’intratteneva con una sua domestica che l’accudiva in tutto e per tutto. Ci furono in aprile: Prè Zuan Maria De Ursis Diacono titolato della chiesa di San Zuane Novo del Santo Offizio, e Prè Jacomo Fabretti Subdiacono titolato della stessa, e Prè Fabrizio Maltosello Piovano dei Santi Apostoli, e il Medico del Carcere: Almorò Hermolao che andarono a trovarla. Tutti e tre dichiararono e certificarono che non rispondeva, e che doveva stare proprio male: “era come stramortita, inferma in letto, né per modo alcuno può parlare … Mai è stato possibile che la mi habbi possuto rispondere, né ancho co atti et ceni esteriori … anco un vomito gagliardo, tutto di sangue … è in gravissimo pericolo de vita.”.
Era forse tutta una sceneggiata della donna per indurre l’Inquisizione ad aver clemenza con lei ?
L’Inquisizione rimase impassibile.
Non ebbe effetto neanche una clamorosa grossa fideiussione, una cauzione messa in piedi in aprile a favore della stessa Emiliasecondo alcune indicazioni suggerita forse dallo stesso Santo Uffizio dell’Inquisizione… Chissà ? … O magari sono stati i Nobili benestanti a voler provare a “ungere” in quel modo l’Inquisizione, cercando di trarre d’impiccio la donna tramite il versando di una bella somma ?
Si mise in piedi, infatti, la bella cifra di 500 ducati chiamando in causa Ser Pietro Rotta Merciaio e Linarolo al Ponte di San Lio, e Aliprando da Bergamo figlio di Pietro, pure lui Linarolo della Contrada dei Santi Apostoli di Cannaregio… Entrambi si dimostrarono prontissimi a sborsarli quei contanti a favore della Cortigiana Emilia carcerata a San Giovanni Novo ... Testimoni di quell’atto di donazione furono Jacobo Merciaio della Calla Lunga di Santa Maria Formosa figlio di Francesco da Bergamo, e stranamente: Hyronimo Vetrario l’immancabile Ministro Esecutor del Santo Ufficio, lo stesso personaggio che alla fine eseguì fattivamente la sentenza di condanna su Donna Emilia... Forse era appetibile quella bella cifra.
Comunque non se ne fece niente … I soldi non furono sufficienti a convincere e comprare “chi di dovere”.
Si giunse così alla sentenza finale, che non fu affatto favorevole ad Emilia. Come in altre occasioni simili a Venezia, immaginatevi ancora una volta l’Emporio Realtino piena di vita, commerci e gente che si assieparono stretti attorno alla “Pietra del Bando”nella Piazzetta di Rialto, cioè a San Giacometto appena giù dal Ponte del Quartarolo ossia di Rialto ... Immaginatevi anche per l’ennesima volta la scena con la solita donna considerata “Striga et Herbarola”, e per questo severamente fustigata pubblicamente da San Marco a Rialto dal solito Heronimo Magister Esecutor del Santo Offizio ... Emilia poi venne messa alla pubblica berlina col solito cappello a punta in testa, e col cartello dell’accusa della sentenza appeso sul petto ... Infine venne privata di ogni bene personale, indotta a pronunciare pubblica Abiura, e poi estromessa, bandita da Venezia, dalla Laguna, e da tutto il Dominio della Serenissima mandandolo a ricovero coatto: “bannita infra Mentium et Quarnerium” per quattro-cinque anni dall’altra parte dell’Adriatico.
Si mise anche la solita taglia sul collo di Emilia qualora fosse rientrata in anticipo in Laguna minacciandole carcere duro e chiuso a sue spese, e ulteriori 100 ducati di multa da pagare.
All’atto dell’Abiura-giuramento nelle mani del Padre Commissario, risultarono presenti come testimoni: Prè Alessandro Marcello Piovano di San Lio e Ludovico Gisetta figlio del quondam Michele Telariòl sotto al Campanile di San Marco… mentre Emilia Cathena, con tutta la sua spavalda scaltrezza e furbizia,sottoscrisse la formula con un segno di croce in quanto diceva d’essere del tutto analfabeta … Non era vero neanche questo … A detta delle sue Massère sapeva leggere e scrivere bene: aveva in casa perfino “l’Ariosto” e altri libri.
La storia racconta che il processo venne riaperto due anni dopo: a 30 mesi dall’esecuzione del bando, nel dicembre 1588, quando Donna Emilia presentò una supplica di pietà, e le fu permesso di poter rientrare in Venezia … Segno che erano venute a galla altre cose interessanti che il Tribunale dell’Inquisizione aveva omesso di considerare o dimenticato in precedenza, ed ora intendeva finire di scoprire e processare.
La Storia continuò quindi … Come andò ? … Non so … e mi fermo qui.