#unacuriositàvenezianapervolta 272
S.O. ... Sacri Olii
a Santa Maria Zobenigo o del Giglio.
Oggi si muore spesso in solitudine in ospedale … Col Covidpoi le cose sono peggiorate … Quando ho iniziato a lavorare nella Sanità nell’ormai lontano 1987, c’era ancora una parvenza, un’ultima abitudine di chiamare al capezzale di un morente un qualche Prete per dare l’Estrema Unzioneo un’ultima Benedizione d’addio prima del grande balzo verso i misterioso Infinito Eterno… E quelli chiamati, correvano e venivano a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Adesso nessuno chiama più nessuno, e nessuno viene di corsa prima di quell’ultimo fatale momento del transito … Gli unici “spettatori”rimasti siamo noi Infermieri … Perfino i familiari, a prescindere dalle chiusure del contagio, sono spesso più che latenti e assenti … Non tutti s’intende, ovvio … ma ha provocato in me un’enorme tristezza quella volta che una donna con dieci fra figli e figlie messi al mondo, si è ritrovata sola senza nessuno presente … Neanche uno o una soltanto … e non c’erano porte chiuse quella volta: erano spalancatissime … Solo che loro non c’erano pur essendo stati puntualmente informati.
Voglio dire insomma, che a volte si finisce col morire soli “come un cane” ... privi di tutto, senza alcun rimedio né conforto ... Nudi e crudi come si è nati.
Si … lo so … Si viene al mondo così sbucando del tutto inconsapevoli dalla propria madre … ed il nostro destino è ancora lo stesso di tornare prima o poi di nuovo “alla terra” per essere un’altra volta “humus” che va ad impinguare “il giochetto” e l’equilibrio energetico dell’Evoluzione che insegue il suo progetto di Vita.
So anche che in molti parlano e credono di Paradiso, Inferno e Purgatorio … Ma questo in ogni caso viene dopo, ed è un altro discorso … Voglio dire: poco cambia di fronte a quell’ultima realtà finale … E’ del tutto scomparso quel modo di morire “in compagnia” che c’era un tempo quando agonizzare era quasi un rito da condividere a cui partecipavano in tanti a casa e in famiglia fra amici e conoscenti.
Quand’ero bambino nella mia isola di Burano in fondo alla Laguna Veneziana, il Piovano Don Marco Polo mi portava spesso con se per partecipare a quella specie di grande veglia e attesa comune dentro alla quale uno o una “piano piano” se ne andavano accompagnati amorevolmente dai proprio cari.
Oggi non si muore quasi più a casa … Ma si va più igienicamente e più supportati in ospedale … Sarà ? … Davvero più supportati ?
Si … Di sicuro non mancano le cure … Anzi: ce ne possono essere anche troppe … Un’esagerazione a volte nel tentativo di “tirare”ancora avanti la Vita prolungandola il più possibile … Ma che Vita si è capaci di regalare ?
Discorsi delicati … Lasciamo stare … Non è questo il posto e il luogo.
Perché vi racconto questo ?
Perché un tempo anche a Venezia si considerava le cose e i momenti della Vita in maniera diciamo più diversa e possibilista … Si pensava che tante cose potessero “misteriosamente”, o quasi magicamente se volete, corroborare e influire positivamente sull’andamento dell’Esistenza in se, e nell’intraprendere tanti momenti di difficoltà.
Se tanto mi da tanto … Si pensava, e si era per davvero in tanti convinti di questo … Non dico quasi tutti, ma quasi … Si pensava che se c’era un Dio avrebbe dato dei doni capaci di supportare e alleviare le “fatiche e le incertezze del Vivere.”
Che doni ? … Doni “da Chiesa, da Dio … da Fede”se volete.
Per cui fin dalla nascita la Vita veniva caratterizzata col gesto rituale e iniziale del Battesimo, che era un vero e proprio passepartout e uno spuntare autorizzato alla Vita … Dio, e la Chiesa per Lui, rifornivano “la propria gente” con Oli Santi capaci di consacrare, proteggere e sanare “strada facendo” ogni momento dell’Esistenza … Si veniva quindi di volta in volta unti e cresimati lungo tutto il percorso della Vita … e fino alla fine, al capolinea dell’esistenza, quando si subiva o accettava “l’estrema unzione”… che tutti consideravano“un Dono” più dei Morti che dei Malati e Vivi.
Tutto ciò era Tradizione ben assodata … una specie di “deposito certo” ben radicato in tutti … Erano pochi quelli che vivevano facendo a meno di quei “Miracolosi Oli Salvifici”… In ogni chiesa c’era un angoletto dove c’era una cassettina o una porticina con la scritta: S.O.… o O.S. … cioè: Sacri Olii benedetti ogni anno il Giovedì Santo durante l’appositaMessa degli Olii o del Crisma… e da lì Preti e Frati attingevano tutto l’anno sanando a domicilio tutti quelli che lo richiedevano o ne avevano bisogno.
Anche oggi che siamo “moderni ed emancipati”, e che in tanti non crediamo quasi più a niente e a nessuno … Eppure in tanti non sappiamo fare a meno dell’appuntamento con la Cresima, ad esempio, o con l’Olio degli Anziani… Si: occasioni spesso di bisboccia, regali e festa … Si sa … e di sfoggio talvolta delle proprie facoltà … Ma provate a togliere a certi queste scadenze … Non sia mai !
Non se ne capisce molto il valore … Ma sono abitudini che non vanno toccate ... Guai ! … A ciascuno la propria Santa Unzione, come si faceva migliaia di anni fa ... Non si sa mai … Che non capiti qualcosa perdendo certe usanze ... Il Medioevo insegna: che non ci caschi magari il Cielo in testa.
Mi sto perdendo ? … No.
1584 a Venezia ovviamente… Contrada di Santa Maria Zobenigodetta volgarmente “del Giglio”, a soli due passi da Piazza San Marco: cuore della Serenissima Repubblica.
Lì in quella Contrada, fra gli altri Veneziani qualsiasi, viveva un ragazzino … Immagino possa essere quello rappresentato in basso sul dipinto che ho piazzato in alto ... Si trattava del figlio di Bernardo Barcarolo, un Gondoliere del Traghetto fra Santa Maria del Giglio e San Gregorioal di là del Canalàsso: il Canal Grande.
Non si sa bene neanche il nome di quel ragazzino … Forse era Joanni-Maria… Si sapeva che era: “un Zaghetto”, uno di quei giovinetti che vivevano nell’entourage delle chiese e dei Preti, della chiesa del Giglio: Sancte Marie Jubinaico nella fattispecie, frequentando di continuo i riti della chiesa, e fornendo qualche servizio alla “Chieresia”,cioè al Clero della Parrocchia.
Addirittura negli atti del processo in cui venne coinvolto e citato il ragazzetto, è stato confuso con un altro: con “Battista fio de Donna Anzola … che stava in Corte della Procuratia alla Madonna del Gigio, ed era: un jovinàsso”, un giovinastro ancora aspro, imberbe e immaturo.
Secondo le cronache Veneziane inerenti questa storia, il ragazzino risultava vivere da solo, in un “buco di stanza”, proprio sopra alla “Spezieria alla Borsa” in Contrada di San Moisè.
E veniamo al dunque … Sapete che faceva il giovinotto, “quel putto”, per campare ?
Vendeva, “trafegàva e abusava in Oli Sacri”presi nella “chiesa del Giglio”. Risaputo che erano un “oggetto di valore” secondo le convinzioni dei Veneziani dell’epoca, il ragazzino li rubava e li piazzava “sul mercato” a buon prezzo … ricavandone meglio che poteva per procurarsi di che vivere.
Era furbetto e sveglio il ragazzino dodicenne o forse quindicenne,“viso pallido e magrolino”, perché aveva imparato a sfruttare al meglio quelle che erano “le convinzioni del mercato” delle cose preziose e sacre Veneziane … S’era provveduto della chiave della Sacrestiadella Chiesa da dove entrava e usciva a piacimento ad insaputa dei Preti … Un Olio dei Catecumeni spiegava, valeva meno di un Olio della Cresima, che a sua volta valeva meno di quello dell’Estrema Unzione, che secondo lui era il più efficace e garantito … il più salvifico e salutare di tutti … e lui ne aveva per tutti, e li vendeva confezionandoli in eleganti boccettine “fatte a quadretti”dandoli di volta in volta “per uno da otto o uno da sei” ... trattabili.
E se c’era “un mercato”, c’erano quindi degli acquirenti … Donne soprattutto: Cortigiane Veneziane nella maggior parte, che si potevano permettere acquisti del genere, e che nel loro ruolo sociale, erano sempre: “affamate di Amori e di conquiste … arrapate a volte, del tutto avvinte dai loro giochi amorosi”.
Gli Oli Sacri e Benedetti di Chiesa erano considerati quindi efficaci anche per quello: “son bòni par no far lassàr i moròsi”… Secondo i Veneziani di allora: erano capaci di procurare Amoresoprattutto se associati a un buon scongiuro fatto al Demonio ... Sacro e Profano si mescolavano spesso insieme … Non importava bene come: bastava che funzionassero ... Secondo istruzioni, con gli“O.S.”, i Sacri Olii si dovevano ungere: labbra, bocca, sotto gli occhi … e “da altre parti nascoste giuste e utili”.
Non tutti i Veneziani di allora erano raffinati e grandi pensatori … Si viveva anche di consuetudini, di scaramanzia, e di suggestioni più o meno tramandate in famiglia, o suggerite da chi “proveniva da fuori della Laguna … da Oltremare, o dal Contado fuori del Dominio Veneto ... o da chi più semplicemente ne sapeva di più.”
Il ragazzetto del Giglio queste cose aveva imparate benissimo, e si prestava quindi di volta in volta a soddisfare le esigenze e le richieste delle sue Cortigiane Veneziane, che si recavano da lui da altre Contrade di Venezia: da San Vio oltre il Canal Grande, ad esempio, ma anche dalla vicina San Vidal, da San Moisè, San Zuliàne San Marco ... C’era: la Minia “ricamadora”, ad esempio … e poi c’era Donna Giulia, figlia di Ludovico: un carrettiere da Verona, che abitava a Venezia in Contrada di San Maurizio. Donna Giulia era finita a vivere nella Casa del Soccorso a Sant’Annadi Castello non lontano da San Pietro di Castello: la Contrada del Vescovo … Tutte quelle donne indubitabilmente credevano all’efficacia di quegli Oli Sancti“che facevano voler bene”… Anche Lauretta e Pierina: due sorelle che stavano “alle Pietre Bianche” di San Vio si servivano degli Olii del Zaghetto del Giglio.
I servizi del ragazzino comprendevano all’occorrenza anche “acqua e cere benedette da un bagatin l’una”… e c’era anche una certa Madonna Isabetta di Bernardin Turatto, una chiacchieratissima amante che s’era accasata a convivere col Mercante Greco: Antonio Bono, che ricorreva al Zaghetto … e c’era pure Maria figlia di Pietro De Grigis moglie di Geronimo Vidua: gelosissima del suo uomo per il quale era dispostissima a provar di tutto pur di garantirsene l’affetto.
Tutto corroborava e poteva aiutare a vivere meglio insomma … A Venezia si era meno soli “se accompagnati dalla protezione invisibile ma efficace del Cielo” ... magari associata allo scongiuro delle Tre Stelle in fila, o a quello della Stella Papale, oppure a quello “dell’Anzolo Santo o di Santa Lena” ... Ce n’era un po’ per tutti i gusti e preferenze.
Gli Oli Sacri da spalmare sul corpo significavano proprio questo: risolvere tanti problemi … con modica spesa alla fine.
Come andò a finire tutto quel mercanteggiare denunciato puntualmente all’Inquisizione ?
Bah ! … Stavolta non se ne fece niente … Era troppo radicata nell’animo e nelle abitudine delle persone quella cosa: non se ne poteva andar fuori facilmente.
Al ragazzino ? … Non gli si fece nulla … Forse una tiratina d’orecchi ?
E alle Cortigiane ? … Si sa: quelle avevano qualcosa di ormai insanabile e guastato dentro … Non c’era verso di cambiarle … Che almeno si evitassero gli eccessi, i commerci, e i plateali abusi sulle“cose sacre”.
“Ma perché non stanno mai un po’quieti questi Veneziani e Veneziane ? … Sono sempre qua a tramestàr, ordìr, fufugnàr e imbastir storie, affanni e mille intrighi e strighessi … Basta un poco ! … No ve pàr ? … Anche i trafeghi in Ogi Santi ghe mancava !”
“Ghe pensarà Dio che vede e sa a risolver in coda ad ogni cosa.” commentò il Giudice più anziano … e si chiuse così la seduta del Tribunale di quel giorno.