#unacuriositàvenezianapervolta 276
Storie di Preti e Buranelli nel 1500-1600
A volte fugaci lampi emergono dalle antiche cronache illuminando brevemente la notte storica dei Tempi andati anche dell’Isola di Burano … Basta osservarli curiosi un attimo, il resto viene da se.
All’inizio aprile 1504 la Schola de Sant’Albàn,Domènego et Orso con i suoi 180 Buranelli iscritti fece notizia in Isola. Si rilevò che la “Schola rischiava d’andàr a prisipìsio” perché era diventata molto povera: “caricàda e pesantìa” da numerosi debiti di Confratelli insolventi.
I Gastaldi della Schola davanti al Podestà di Torcello avevano spiegato: “Abbiamo molte spese de cereda coprire, diverse opere di Pio Soccorso e Beneficenza indispensabili da compiere in Isola … Forniamopastiai bisognosi di Burano nella Festa dei Patroni, e pan et candelaai Confratelli che vengono a costare soldi 24 ciascuno.” Come non bastasse, aggiunsero decisi e compunti, cappello in mano:“Abbiamo inoltre anche l’Altardei Santi Patroni da accudire e addobbare in cjèsa de San Martin”,e ultimo ma non ultimo: “e anche il Prete-Cappellanoda mantenere:che disè ogni giornoMessa a pagamentousàndoil caliciòn d’argento dorato della Schola eccetto un giorno alla settimana … che gli viene defalcato di norma dallo stipendio.”
Il Nobile Podestà di Torcello annui serioso e attento: avevano ragione … Troppi oneri e troppe spese ... troppi debiti … e troppe persone avide e interessate in giro che facevano ciò che volevano impunemente ... Bisognava agire ... Far qualcosa prima che la cosa si gonfiasse e salisse “agli occhi e agli orecchi in Alto”.
Alcuni Buranelli vennero allora puntualmente segnalati al Podestà che d’autorità fece loro sequestrare in pegno qualcosa: a qualcuno venne presa la barca, ad altri le reti, a qualcun altro le cose di casa, il letto per dormire in un’occasione … Non è che allora si potesse tanto scherzare e tergiversare con la Giustizia della Serenissima.
A tal proposito … trascorse, invece, diverso tempo senza che “qualcuno”venisse toccato e cambiasse così veramente qualcosa … All’inizio di dicembre 1572, quindi ben settant’anni dopo, l’Officio della Santa Inquisizione di Venezia convocò a processo Prè Alban Tagliapietra da Buran, che dal 1552 era anche Cappellano della Schola de Sant’Alban dell’Isolapercependo 24 ducati annui portati a 28“con l’obbligo de dir Messa de bonòra per la comodità del Popolo dei Buranelli”.
Venne ammonito e obbligato a dir Messa sull’Altare dei Santi Patroni di sua competenza sotto pena di soldi 6 ogni volta che avesse mancato d’osservare a quel suo compito … La somma gli sarebbe stata detratta direttamente dallo stipendio ... I Buranelli s’erano stancati di tollerare i suoi abusi, e che il Prete intascasse senza garantir i suoi servizi. Troppe volte avevano dovuto attenderlo in chiesa per la Messa, e lui non s’era presentato “lasàndoli a vardàr el sofitto in vuota attesa.”
In seguito lo stesso Prete Albano dovette comparire a casa di Giovanni Renio Vicario del Vescovo di Torcello, che abitava in Contrada di San Bòrtolo di Rialto. Lì davanti al Vicario provò a dire d’aver celebrato in giro su altari diversi solo per compiacere la Devozione dei Popolari ... La Schola de Sant’Alban de Buran gli ricordò prontamente che era lei a pagare il suo stipendio, e che era lui piuttosto ad aver recato danno alla Devozione dei Buranelli verso i Santi Patroni … Gli fu allora fatto espresso divieto di celebrare qualsiasi tipo di Rito fuori da San Martino sotto pena di 1 Mocenigo ogni volta che l’avesse fatto.
I fatti erano fatti … Pre Alban andava di continuo a dir e cantàr Messa a San Michele Arcangelo de Mazòrbo ... Sant’Anzòlo dopo el Ponte Lòngo… Era la vetusta e cadente chiesòla a tre navatelle divisa da magre colonne, col Coro de legno e la tonda absidiola, che versava in tale stato di degrado che stava in piedi per miracolo.
Perfino l’apparentemente sempiterno, munifico ed eloquente Doge della Serenissima: Francesco Foscari(65º Doge della Repubblica di Venezia che governò il Dogado per oltre 34 anni raggiungendo la maggiore espansione territoriale della Stato Marciano, ma costretto all’abdicazione dal Consiglio dei Dieci per colpa delle vicende del suo sciagurato ma protetto figlio Jacopo ***) aveva concesso ai Procuratori della chiesa di Sant’Anzolo di Mazòrbo di vendere una casa dell’isola per provvedere a urgenti lavori di recupero e restauro.
All’epoca dei fatti la chiesupola Mazzorbese poteva contare sulle elemosine solo di un paio di centinaia d’Anime in tutto, ma sapeva lo stesso pagare bene le prestazioni del Prete Alban tanto da indurlo a rinunciare di presenziare a Burano.
Storie minime di Isole: “I denari de la Schola de Sant’Alban col Caldieròn de San Martin fanno gola a tanti, ma purtroppo a discapito de li obblighi che da essi derivavano.”
Storia irrisolta, tanto è vero che ancora secoli dopo lo stesso Consiglio dei Dieci fu costretto a imporre l’obbligo a tutti i Titolati, Preti, Chierici e Cappellani delle Schole e delle Contrade Veneziane, di Torcello, Murano, Burano e Mazzorbo: “de cantàr le loro Messe e accompagnar il Venerabile quando si deve portarlo agli infermi nelle case” … “sotto pena” ovviamente, altrimenti non l’avrebbe fatto nessuno:“Che misero scenario tristo ! … L’avidità che s’avanza con la scusa dell’Abito e dei Riti, e con la prerogativa d’accompagnare sulla Strada per l’Aldilà.”… ieri come oggi ... Non è cambiato granchè.
Bollì di rabbia allora il Prelato Tagliapietra davanti al Vicario del Vescovo di Torcello minacciando di rinunciare al “Mandato”che gli aveva conferito la Rinomata Schola dei Santi Patroni di Burano.
“Risolverò io !”disse allora il Vicario di Torcello, che lo obbligò al rispetto di quanto stabilito dalla Mariegola della Schola minacciandolo di ulteriori multe e sanzioni come da Diritto Canonico.
Molla e tira … e tira e molla ... La Schola, visto che niente cambiava, si scelse ed elesse un nuovo Cappellano nella figura di Prè Mattio Della Grana preferendolo a Prè Cristofalo Dall’Acqua che s’era già preavanzato prendendo l’iniziativa di andare ad abitare nella casa della Schola nella Piazzetta dell’Isola Buranella prima ancora d’essere prescelto e nominato.
Sfortunata nelle scelte l’antica Confraternita dei Buranelli … In seguito scelse ed elesse ancora un altro Prete come “Cappellano a casa, Messe e spese”, nominò: Prè Bartolomeo Stella da Ferrara… e poi ancora toccò a Prè Nicolò Orio:“un Prete che si rivelò essere malandato e davvero indecente: Una vera vergogna! … ripetevano tutti in giro per Burano.”
La stessa Schola allora si autodeterminò a regolarsi, perché i 235 iscritti Confratelli “homeni e dòne” brontolavano e mormoravano che si eleggevano di continuo come Guardian e Officiali della Scholasempre i soliti raccomandati illustri: “I xè tutti parenti fra de lòri … i se vota uno co stàltro (a vicenda) ... Uno ghe da da magnàr a stàltro”… Secondo Giustizia chiunque poteva essere eletto.
Era risaputo poi che molti dei Confratelli, che avevano l’obbligo d’accompagnare i Confratelli Morti durante il Funerale, e di partecipare alle “Domèneghe Ordenàde” rimanendo in chiesa, se ne stavano regolarmente in Piazza e in Osteria durante la Messa infischiandosene della pena di soldi 5 imposta dalla Schola, che regolarmente non pagavano … Inutilmente FilippoDelegato Apostolico aveva provato a concedere nel 1544 un’“Indulgenza Plenaria di 40 giornidalle pene del Purgatorio” a chi si sarebbe recato a venerare devotamente i Corpi dei Santi Patroni esposti in chiesa di San Martin, soprattutto il giorno della loro Festa o la Domenica ... Povero illuso !
Non era cambiato niente: non l’ascoltò nessuno.
Sulla scia allora di quel ritrovata stagione d’effimero entusiasmo, si giunse ad eleggere alcune donne agli Offici Maggiori. Quasi: “a furòr de Popolo”: cioè con ben 206 voti favorevoli e soli 29 contrari vennero eletto sostituendo i soliti vecchi maschi bacchettoni e intransigenti che ricoprivano quelle cariche da sempre ... La Schola Buranella provvide poi a ridurre diverse spese superflue: tagliò via “le varie e inutili colaziòn e merendòte del Corpus Dominie della Vigilia de Sant’Alban”, la spesa di 20 soldi per comprare ogni volta due secchi di vino, il pane, e un’altra quarta di vino da dare a Confratelli e sopravenuti, e abolì anche i “fasiòli dei Morti” che la Schola offriva ai poveri dell’Isola “perché i se recasse tutti in cjesa a suffragar i Morti della Schola e de Buràn ... Rimase solo la colaziòn de la Festa de Sant’Alban, in cui la benedèta Schola offriva a tutti i bussolai in honor dei Santi e della Magnifica Comunità dell’Isola tutta.”
Tutto a posto finalmente in Isola ? … Macchè !
Verso metà marzo 1611 l’Inquisizione di Venezia si affrettò ad allestire: “Processo per commercio carnale di una Monaca con un Prete”…. Nel tardo autunno dello stesso anno si presentò querela contro Prè Giuseppe Tagliapietra Piovàn de San Martin de Burano(1602-1642), che aveva condotto fuori dal Monastero di San Vito de Pìsso una certa Monaca Diodatatravestendola da Prete.
Fu scandalo in isola … “E no !” dissero diversi Buranelli e Buranelle davanti all’Inquisizione: “Ve ben che sèmo tolleranti, ma il troppo è troppo.”
Nell’agosto di quattro anni dopo, fatalità, anche Alessandro da Buran di anni 20 e Paolo da San Stin da Vicenza, vennero impiccati per ordine del Consiglio dei Dieci della Serenissima di Venezia: “La c’è allora la Giustissia della Serenissima !”
Acqua sul bagnato che scivola via però … Nel 1625, quando Burano contava 4.890 abitanti, e la vita religiosa in Isola era fiorentissima perchè c’erano: 3 Conventi con 90 Monache, e ben 44 Sacerdoti che si curavano delle Anime delle Monache e dei Buranelli ... Quando a Burano si contavano 971 case, 33 fra caxette e casini, 5 botteghe, 1 caneva e 1 taverna-osteria, 4 magazzini, 3 cavane, 13 forni, 12 Squeri, il Fontego della Farina, ed erano presenti attive 5 Confraternite e un Ospedale per i poveri … Era un tempo di crisi e difficoltà economica in Laguna, perché una terminazione degli Officiali alle Rason Vecchie concesse ai Buranelli uniti nella pescaggione di recarsi non più a uno per turno, ma due per barca e per volta fino ai Mercati di Rialto e San Marco per provare a incrementare le loro vendite ricavando qualcosa.
Beh … L’anno seguente in giugno partì un altro Processo “per scandali”… Nello stesso autunno un altro ancora: “per un Prete Secolare trovato in Parlatorio con una Monaca a far le loro cose.”… A fine maggio dell’anno seguente: altro Processo ancora: “per pranzo in Parlatorio di un Prete Secolare con due Suore; mentre un altro si era recato nella Foresteria del Monastero con una meretrice.”
Tanta roba insomma … Ma anche no, perché in quell’epoca l cose vi sto raccontando riempivano normalmente e spesso le cronache delle città e delle Isole un po’ ovunque.
Nel 1638, ancora, a ringraziamento d’essere stati risparmiati dalla peste che a Venezia aveva falcidiato più di 35.000 vittime, le Comunità di Torcello e Burano sollecitate da Marco Zen Vescovo Torcellano, e dallo stesso Piovano Buranello Giuseppe Tagliapietra: quello stesso della storia del 1611 rimasto al suo posto come se niente fosse accaduto; costruirono un nuovo altare in onore dei Tre SantiPatroni ponendoli insieme in un’unica urna come “SuperProtettori dell’Isola di Burano”.
All’inizio febbraio 1661, infine, una denuncia segreta alla solita Inquisizione Veneziana interessò il Piovan deSant’Anzolo de Mazzorbo(San Michele Arcangelo)insieme a Betta detta Bettolin: sua serva di casa … “donna che già di suo godeva di cattiva fama e di lingua senza paura”. Fu un gruppo “de servidòri e famègi” (famigli) del Monastero di Santa Caterina di Mazzorbo ad accusare soprattutto la donna: “di recarsi più volte al giorno nei Parlatori del loro Monastero per compiere la sua attività di mezzana portando presenti, lettere e corrispondenze amorose a certe giovani Monache Nobili che la ripagavano per il servizio con anelli d’oro, lussuose cordele da testa, e con eleganti còtoli (gonne)… Una religiosa giovane e bella le aveva promesso perfino un paio di bracciali d’oro.”
Sette-otto anni dopo, a seguito di un’ennesima lite furibonda, ancora un Prete di San Martin, forse lo stesso della volta precedente, mandò la sua Governante a dire allaBadessa di San Vito: “Tu sei una gran pubblica puttàna !”
Mi fermò qua … di lampi del Tempo delle Isole però ce ne sarebbero tanti da raccontare.
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*** Mestissima la fine dell’ottantaquattrenne Doge Veneziano Francesco Foscari: una delle più tristi dell’intera e poliedrica Storia della Serenissima. Il 22 ottobre 1457 la richiesta di dimissioni del Consiglio dei Dieci divenne ordine esecutivo perentorio nei confronti dell’anziano Doge. Il giorno successivo gli vennero tolte le insegne e gli abiti simbolo del suo potere, come da rituale si spezzò il suo anello Dogale, e venne indotto a uscire da Palazzo Ducale. L’anziano Foscari decise di farlo scendendo claudicante appoggiato al fratello Marco giù per la scalinata dei Giganti da dove era salito al momento della sua nomina Dogale: “Aveva guardato in faccia altero la Gloria entrando a Palazzo, sarebbe uscito a testa alta dalla stessa Gloria andandosene con onore.”
Morì una decina di giorni più tardi: il 1 novembre seguente, nella sua abitazione in Campo Santa Margherita, e con Funerale di Stato venne esposto ai Veneziani vestito da Doge, e poi accompagnato alla sepoltura nel mausoleo della Basilica dei Frari dal nuovo Doge Pasquale Malipierovestito da semplice Senatore.
Non gradì molto la cosa la vedova Dogaressa Marina Nani, che inizialmente rifiutò di concedere il corpo del marito dimostrando di non voler affatto apprezzare quell’umiliante gesto ultimo e riparatorio messo in scena dalla Repubblica che in realtà, in modo diverso, le aveva tolto sia figlio che marito. Si ricredette comunque alla fine la Nobildonna, e lasciò fare pur non partecipando al funerale ... e andò a finire i suoi giorni nel completo anonimato in un terreno di sua proprietà.