#unacuriositàvenezianapervolta 291
Giovanni Grimani
La scivolosa scalata al vertice di un potente Patrizio Veneziano, braccato senza sosta dalla Santa Inquisizione.
Fra mille nomi di Veneziani famosi: Dogi, Mercanti, Condottieri, Nobili, Artisti ed Ecclesiastici, ce n’è uno in particolare che m’incuriosisce una volta di più: il Nobilissimo Giovanni Grimani ... uno dei tanti figli del Nobilissimo Casato Patrizio Veneziano di un tempo.
Non è facile riassumere in poche parole le vicende di un uomo così, ma ci provo.
Se si accede al suo Palazzo, alla sua “Cà” diventata interessante Museo in quella che è stata la Contrada di Santa Maria Formosa, si rimane allibiti più che stupiti, quasi spaesati, di fronte a tanta complessità e bellezza. Lui però rimane confuso dentro alle pieghe e alle infinite ombre delle tante vicende dei Grimani, quasi non lo vedi, non lo riconosci. Se ne intuisce solo l’essenza che gravita nell’aria, quasi come illustre fantasma in mezzo a tanti altri che hanno inventato così tanta Storia.
Sono di quelle Storie che ti lasciano là: a bocca aperta, curioso.
Giovanni Grimani è nato, poi morto, e vissuto a Venezia dal 08 luglio 1506 al 03 ottobre 1593: 87 anni in tutto. Quarto figlio di Girolamo di fu Antonio, e di Elena figlia di Francesco Priuli, aveva tre fratelli: Vittore, Marino diventato Cardinale, e Marcoinsignito del Patriarcato di Aquileia. Le sue sorelle furono almeno tre: Lucia sposata col Nobile Marco Vendramin; Paola sposa di Stefano Querini; e Lucreziamaritata prima con Andrea Contarini, e rimaritata poi con Bartolomeo Cappello. Come intuite: tutti uomini e donne di “Casati grandi e illustri”, cioè appartenenti alla “crème”, al “meglio del meglio” della Nobiltà Veneziana.
Giovanni, riassunto in poche parole, fu soprattutto un uomo colto, oltre che potente, e un singolare collezionista d’Arte Antica. Per farvi un’idea di lui, basta dirvi che nel 1587 donò alla Serenissima Repubblica la sua ricca collezione di più di 200 pezzi e reperti rarissimi, messi insieme ad altri 16 donatigli dallo zio Domenico, personaggio di spicco pure quello ... Di fatto quella collezione è diventata la parte più consistente dell'attuale Museo Archeologico di Venezia sito in Piazza San Marco.
Pensate ! … Giovanni Grimani per mettere insieme quel tesoretto artistico di famiglia spese ben 3.000 ducati d'oro per recuperare i vari pezzi d’Arte: “le anticaglie di famiglia” scialacquate e disperse per debiti dal fratello Marino, vendute soprattutto a Giovanni Maria Ciocchi del Monte, cioè al controverso e chiacchieratissimo Giulio III: Papa guerriero, ritenuto anche sodomita e pedofilo ... Giovanni Grimani non smise mai di incrementare il suo “Camerino delle Antichità” investendo di continuo somme ingenti, e recuperando senza sosta opere dai vari mercati archeologici di Roma col Pantheon, le Terme di Agrippa e l’Iseo Campense, poi da Villa Adriana, e nel Veneto ad Aquileia, ma anche in Dalmazia, a Costantinopoli, Creta, e nell’Attica e Peloponneso Greci… Insomma: una raccolta e un patrimonio considerevole, che approntò a Palazzo Grimani nella famosa monumentale “Tribuna”.
Torniamo al personaggio … Sulla scia delle tradizionali aspettative irrinunciabili di famiglia, Giovannidivenne per ben due volte Patriarca di Aquileia: dal 1545 al 1550 e poi dal 1585 fino al 1593.
Direte: Patriarca Aquileiese ? … Era molto … O forse poco ? ... Solo Patriarca? … Tutto qua ?
Per i Grimani essere Patriarcapoteva considerarsi il minimo, perché era nella loro indole di puntare in alto, anzi: in altissimo dentro al panorama politico-economico-religioso della realtà Veneziana, ma anche Italiana. I Grimani, oltre ad essere fieri e intraprendenti Mercanti e uomini di Lettere e Cultura, dovevano essere minimo prestigiosissimi Cardinali, Patriarchi, Abati e Vescovi, e perché no: magari Papa di Roma ... Mentre a Venezia, dovevano assurgere minimo alla carica di Procuratori, Senatori e Dogi… Si: proprio così, il massimo possibile: il Doge … Erano quelli i livelli su cui si muoveva la Nobilissima Famiglia Grimani: scenari inimmaginabili per i comuni bassi mortali ... Per i Grimani, invece, era pura normalità, l’ovvio, il minimo normalmente perseguibile.
Erano una Famiglia, insomma, in cui si viveva quasi con ansia il dover primeggiare ad ogni costo: il dover star al top del top, dove più su non si poteva. Era questa l’indole Grimani: quasi il loro marchio di fabbrica.
Dentro quindi a quella specie di giochino senza fine di raggiungere abitualmente le cariche di maggior livello e importanza, Giovanni divenne ben presto Vescovo di Ceneda (Vittorio Veneto) dal 1540 al 1545, dopo esserne stato Amministratore Apostolico dal 1520 al 1531. Era subentrato in quella carica allo zio Domenico, che ovviamente era riuscito a salire di ruolo diventando Cardinale.
Curioso il modo con cui i fratelli e i parenti Grimani si scambiavano le cariche prestigiose: si cedevano l’un l’altro i titoli, ma si tenevano quasi sempre le rendite e i benefici finchè vivevano. A Giovanni, infatti, all’inizio giunse solo la titolarità del Patriarcatodi Aquileia insieme a una buona pensione annua di 1200 ducati, che poteva prelevare a piacimento dalla Camera di Udine. Solo dal 1546: alla morte dello stesso zio Domenico, Giovanni riuscì ad avere in pienezza il Titolo con le Rendite del Patriarcato Aquileiese, al quale si premurò di aggiungere come giusta integrazione anche la ricchissima Commenda dell'Abbazia di Santa Maria di Sesto al Reghena: altro pingue titolo con terre, villaggi, dipendenze, Pievanie, Monasteri e tante risorse, tributi e denari annessi ... Nel 1582, fedele alle regole d’abitudine di famiglia, Giovanni diede la Commenda in gestione al nipote Antonio, figlio di suo fratello Vittore, continuando ovviamente ad esercitarne direttamente il governo, e soprattutto a goderne i benefici e le rendite fino alla morte.
I Grimani non si smentivano mai, erano cocciuti, assidui, caparbi, puntigliosi e testardi ... oltre che ostici.
Secondo i documenti e le Cronache, Giovanni Grimani non fu granchè come Patriarca di Aquileia ... Si: provò a destreggiarsi e a darsi da fare, di lui si ricorda l’indizione di due Sinodi Diocesani: quello del 1565, e quello del 1584 ... robetta, poco cosa per i Grimani, che avevano in mente di dedicarsi a tutt’altro.
I Cronisti Storici, infatti, furono abbastanza impietosi nel dipingere l’immagine e l’operato del Grimani ad Aquileia: “Grimani non brillò di certo per zelo pastorale: delegò pressoché tutto ai suoi Vicari ... E se è vero che intimò al Clero del Patriarcato di dotarsi del Breviario Romano … la confusione liturgica persisteva ad Aquileia, come riscontrò nel 1585 il Visitatore Apostolico Cesare de Nores, che trovò i Mansionari che recitavano l'Ufficio secondo l'uso Aquileiese, mentre i Canonici lo recitavano secondo l’uso Romano. Per di più i "breviari aquileiesi" a stampa si andavano rarefacendo. Non per questo il Grimani s’era preoccupato di farne stampare di nuovi. Più che tanto sul versante propriamente religioso il Grimani non si impegna. Quel che suscita il suo interesse sono le competenze giurisdizionali ... E se, nel 1554, fu valida è la sua mediazione tra Parlamento e Contadinanza Friulana in merito ai contratti di compravendita cum pacto de retrovertendo … tuttavia Grimani aveva "fisso il pensiero ad acquistar assoluto dominio nelle terre della sua giurisdizione a tal fine mobilitando amici e parenti, finendo anche con lo scontrarsi con la stessa Repubblica, ancorché si finga "buon cittadino" tutto proteso al "servizio della Patria".
Di certo una brutta referenza storica sull’operato del Grimani.
Il grandissimo cruccio e il grande interesse di Giovanni Grimani, però … e siamo “al dunque” di tutta la nostra storia, fu la voglia estrema di diventare Cardinale di Santa Romana Chiesa, come si auspicava per lui non solo in Famiglia, ma anche in tutta Venezia.
Fu un fallimento però: un buco in acqua, nel senso che nonostante si possa dire che Giovanni Grimani ce l’abbia messa tutta, gli risultò impossibile di superar gli ostacoli che s’interposero fra lui e quella benedetta e tanto agognata e contrastata nomina.
Che cos’è accaduto ?
Semplice: per buona parte della sua vita, il Grimani si trovò rallentato e impedito nei suoi disegni e propositi da un sospetto-accusad’Eresiaaffibbiatogli in maniera ticchignosa dall’Inquisizione. Dovremo pensare a lui come a un uomo mai domo, febbricitante, sempre impegnato a scalare il potere, ma costretto anche a difendersi dallo stesso potere, e obbligato a contrastare quell’insistente accusa. Dall’altra parte, cioè di fronte a lui: c’era sempre l’Inquisizione eternamente impegnata ad azzannargli instancabilmente e in ogni modo caviglie e costole. Giovanni Grimani fu accusato pesantemente d’essere fautore e sostenitore delle nuove pericolosissime teorie della Riforma Luterana Protestante: fastidiosissimo fumo negli occhi per la Chiesa, che s’imbufaliva al riguardo diventando vendicativa e tremenda.
Il tempismo nel zavorrare Grimani con quella pesantissima accusa fu perfetto … Fu del 28 gennaio 1546, subito dopo la nomina a Patriarca, la prima denuncia contro di lui presentata al Cardinale Alessandro Farnese dal Grechetto.
Il Grechetto:curiosissimo personaggio, quasi una sorta di fastidiosissima macchietta d’uomo. Si trattava del Cretese Dionisio Zanettini: un Frate Zoccolante permaloso, rabbioso e arruffone, affamatissimo di “ben comparire” … Volta e gira, e gira e volta, trafficando qua e là, era riuscito a diventare Vescovo di Milopotamo e Chirone allargandosi poi a comprendere anche la Diocesi di Chironissa. I due Vescovadi furono ben presto sciolti trasformandoli in relative pensioni destinate allo stesso Grechetto… Di lui si diceva ancora di quando due Frati Domenicani, imbestialiti contro di lui: Padre Benedetto da Fojanoe Frate Dionisio di Napoli di Romania, s’erano introdotti in una chiesa di Udine dove Grechetto stava predicando. Avevano interrotto il suo sermone, e avevano ingaggiato con lui un gran contradditorio con grave scandalo di tutti i fedeli presenti … Ancora il Grechetto, era noto per essersi infiltrato dentro all’assemblea del Concilio di Trentomettendo in atto grandi scenate di contestazione … Lo buttarono fuori … poi, era morto nel 1566, ma intanto di danni ne aveva fatti tanti.
Insomma, secondo il Grechetto, avvalorato dalla testimonianza dell'Arcivescovo di Corfù, Giovanni Grimani conversando a Venezia aveva detto che il Concilio si doveva considerare superiore all’autorità del Papa ... Eresia !
Figuratevi la reazione di Cardinali e Papa ! … Di sicuro sentendo quelle affermazioni si ribaltarono giù dai loro seggioloni dorati, presi da batticuore e da incontenibile voglia di rivalsa ... Quelle affermazioni del Grimani andavano a minare direttamente le Basi Giuridiche e le Certezze Dottrinali della Chiesa: bisognava fermarlo, o almeno ostacolarlo ... Non importava se era uno dei pochi Patriarchi al Mondo, la Verità Ecclesiale veniva prima di tutto e ad ogni costo.
Seconda puntata: 26 aprile 1547 … Nuova denuncia ancora al Cardinale Farnese di Roma, e sempre e ancora da parte del solito intrigante quanto pettegolo Grechetto. Stavolta però il delatore ci andò giù pesante con una fiumana di dettagli accusatori. Secondo lui: Grimani era “Eretico in toto”, cioè era un CriptoLuterano di convinzione, “cultore di questa mala et pessima profession" ... Ma non solo, Grimani era anche: “ospitante Luterani in Casa propria, e loro favorevole de fuora" ... Aveva appoggiato gli Omileti Agostiniani Giulio Della Rovere e Agostino da Treviso giunti a predicare Venezia, nonché il pericolosissimo Bernardino Ochino in persona (presente effettivamente a Venezia nel 1542): “Favoriva Abati e Frati di mala qualità che potevano contare su di lui … Istigava a dir contro la Verità Cattolicaaltri pericolosissimi Eretici sospetti come il Vescovo di Chioggia Giacomo Nacchianti, Pietro Carnesecchi e Pier Paolo Vergerio Vescovo di Capodistria: eterodosso e fuoriuscito dal Cattolicesimo, di cui era amicissimo ... Il suo stesso segretario: il Medico e Scrittore Gian Battista Susio da Mirandola: il quale ha una macchia rossa in volto, era di sicuro un uomo di mala natura … un altro heretico."… La Cà-Palazzo del Grimani a Venezia era un luogo di sottointesi e ambiguità … Giovanni Grimani, inoltre, era un uomo isterico, un furioso et pàzo pericoloso; la benevolentia che ostenta verso la Casa Farnese è falsa: in cuor suo Grimani è inimicissimo verso di essa".
Per la Cronaca molte delle notizie corrispondevano al vero: sul serio nel 1541 Fra Giulio Della Rovere era passato da Trieste a Venezia, dove aveva predicato il Quaresimale in primavera tenendo ben 22 sermoni nella chiesa di San Cassiano a due passi da Rialto. Il Frate era stato denunciato e pizzicato dall’Inquisizione Venezianaguidata dal Nunzio Apostolico Giorgio Andreasi, ed era finito condannato a un anno di prigione, e a quattro anni di bando da Trieste e Venezia con la proibizione perpetua di predicare e confessare ancora.
Era vero anche del Frate Agostino da Treviso scappato via da Sienae rifugiato a Venezia ne 1537, per il quale Papa Paolo IIIin persona aveva chiesto al Doge l’immediata carcerazione.
Erano vere tante storie insomma, ma non era vero, né affatto provato alcun coinvolgimento diretto del Grimani con tutti quei sommovimenti ritenuti sospetti e dannosi.
Mamma mia ! … Tremendo quel Grechetto… Ma che gli aveva fatto il Grimaniper odiarlo così tanto ? … Non si sa.
Settembre 1546: terza puntata, Grechetto ancora alla carica e a incalzare il Grimani. Stavolta scrisse a Trento al Cardinale Camerlengo Guido Ascanio Sforza:“con certi fautori della Setta Luterana è il Patriarca Aquileiese, fratello del Reverendissimo Marino Grimani; ancora che il Cardinale sia Cattolico, suo fratello predetto Patriarca è assai perverso, del quale ho scritto più fiate a sua Santità, che favoriva anche il Vescovo di Capodistria Vergerio … Non fa altro che favorire Luterani …”
Notizie e denunce giunsero in alto, anzi: proprio al vertice dell’Ecclesia Pontificia, il Cardinale Gian Domenico De Cupis per ordine del Papa Giulio III in persona, scrisse il 25 luglio 1550 a Grimani consigliandogli di recarsi a Roma per rendere conto e dimostrare la sua innocenza … Lamacchina Inquisitoria s’era messa in moto interessandosi di lui.
Grimaninon si sottrasse, ma furbescamente mandò avanti dall’Inquisizione di Romail suo Segretario-Medico, che riuscì a farsi dichiarare “pulito e innocente” dal Tribunale del Santo Uffizio… cosa rara, non molto facile da ottenere: “Tutto è andato benissimo", scrisse a fine agosto al Grimani presente a Venezia … Il Grechetto Zanettini era stato considerato solo un calunniatore maligno, un uomo rancoroso e inattendibile.
Bene così … Grimaniallora, percependo acque più quiete, si recò di persona a Roma per sottoporsi alla "Purgatione"voluta dell’Inquisizione, così da rimuovere ogni ombra su di lui: “sortendone deterso dalla caligine addensatasi su di lui a forza di dicerie”.
Dalla vicenda Grimaniimparò che doveva stare molto attento a quel che faceva e diceva, e soprattutto alle persone che frequentava … Anche perché, appoggiato ufficialmente dal Governo della Repubblica Serenissima, s’era autocandidato “all’Onore et Gratia del Cardinalato”: il suo brillante obiettivo di carriera. Durante un’udienza del PienCollegio a Palazzo Ducale a Venezia, Grimani era stato appoggiato e candidato davanti al Nunzio Apostolico Ludovico Beccadelli da tutta l'intera classe dirigente Nobiliare Veneziana, che arrivò ad affermare: “Grimani è grandemente desiderato per l'onore di questo Stato", come unico candidato alla Porpora Cardinalizia, essendo: "Prelato da bene et virtuoso"… La nomina Cardinalizia del Grimani avrebbe rinsaldato ulteriormente i rapporti fra Roma e Venezia: era un fatto politico insomma ... e magari poteva essere anche un formidabile trampolino per far diventare Papa il Grimani in seguito … Un altro Papa Veneziano !
In Laguna già ci si umettava le labbra, e ci si sfregava le mani di piacere al solo nominare la convenienza di quel pensiero.
L’Ambasciatore-Oratore Veneto Domenico Morosini, allora, si presentò in udienza a Romada Papa Giulio III. Era il 12 febbraio 1555, e il Diplomatico Veneto caldeggiò davanti al Papa: “l'ardente desiderio di Sua Serenità il Doge Francesco Venier, chel Patriarcha d'Aquileia sia promosso al Cardinalato". Il Papa, invece, sorprese tutti: niente Cardinalato per il Grimani ... Pur non eccependo nulla sulla "qualità della persona, e non giudicandolo per mal homo il Patriarcha, e c’egli habbia voluto esser heretico"… Il Papa aggiunse poi, che in passato il Grimani: "è proceduto incautamente non sapendo tener drento quelle opinioni che gli venivano in fantasia".
Brutta storia e brutta botta per Venezia, e soprattutto per il Grimani: la "Purgatione Canonica" effettuata a Roma davanti all’Inquisizionenon gli era stata sufficiente, non l’aveva affatto assolto dalle accuse del Grechetto. Grimani rimaneva quindi “un uomo dubbio” che non meritava assolutamente ulteriore considerazione … Tantomeno meritava una promozione a gradi superiori. Era già tanto se gli veniva lasciato il Patriarcato d’Aquileia.
Per Grimani inviperito la questione divenne allora una sfida irrinunciabile, anzi: una vera e propria ossessione ... Per nulla al mondo avrebbe rinunciato all’idea del Cardinalato, che considerava “un affare di famiglia”, un traguardo personale, e “un bene” per l’intera Repubblica Serenissima ... Fece quindi di tutto perché Venezia continuasse a sostenere la sua candidatura davanti al Papa di Roma ... Anzi, non contento, il 21 febbraio 1561 si recò a Roma insieme all'Ambasciatore Marcantonio Da Mula per perorare di persona la sua causa davanti al Papa.
Pio IVnon si scompose ... Rispose sornione ribadendo la sua "volontà di consolar la Serenissima sin dove fosse stato possibile” ... Precisò poi, che il Papa “non poteva far impeto all'Inquisitione", e che c’erano lettere e documenti su nuovi fatti e pronunciamenti “gravi” del Grimani inviati da Cividale alla fine del 1560. Quelle novità pregnanti meritavano da parte del Grimani “almeno una abiuratione".
Altro che promozione alla Porpora Cardinalizia ! … Grimani in un certo senso era rimasto incastrato, ma non si arrese. Pensò argutamente che non bastando le parole, sarebbero stati necessari soprattutto i fatti … Fatti vistosi, ben visibili, tangibili e apprezzabili ... Tornato a Venezia, Grimani si diede un gran da fare a San Francesco della Vigna: proprio di fronte, “in faccia” al Palazzo del Nunzio Apostolico residente a Venezia, perché vedesse, capisse e non ci fosse più alcun dubbio su di lui e le sue convinzioni Dottrinali.
Finanziò e fece costruire “da buon, timorato e fedele Cattolico” la facciata della chiesa di San Francesco della Vigna commissionandola a Palladio: il meglio degli Artisti in voga in quell’epoca … Fatalità e non di certo caso: San Francesco della Vigna era la sede dei Frati Francescani dell’Inquisizione Veneziana … Poi, come se non bastasse, nella Cappella di Famiglia interna alla chiesa, il Grimani commissionò a Federico Zuccari fratello di Taddeo l’esecuzione di una bella e coloratissima pala d’Altare che raffigurava i Re Magi.
Chiarissimo il significato: i Re Magi, cioè la rappresentazione evangelica di ogni alterità dottrinale, e di ogni potere del Mondo si chinavano umili di fronte a chi era Tutto: il centro della Storia e dell’intera Umanità … Anche se il significato si riferiva ovviamente al Christo Bambino, era evidente che dietro al Cristo (o piuttosto davanti) c’era laChiesa: depositaria, quasi la tutrice che gestiva in esclusiva la Signoria e le Verità Salvifiche del Cristo. I Re Magi quindi, e chiunque come loro, s’inchinavano supplici di fronte al Potere Universale e Salvifico rappresentato dalla Chiesa “che con le chiavi di Pietro apriva e chiudeva ogni Destino del Mondo”.
Più chiaro di così ? … Insomma: se Grimani intendeva lanciare un messaggio sulla sua integrità dottrinale, e sulla sua dedizione verso Papa e Chiesa: beh … erano evidenti i suoi gesti.
Fu sufficiente ?
Per niente … Anzi: la situazione del Grimani peggiorò.
Pio IVfece leggere all’Ambasciatore Veneziano alcuni stralci di una lettera del 17 aprile 1549 scritta dallo stesso Grimani ... Stavolta si trattava di una vera e propria prova, non di una semplice denuncia maliziosa e diffamatoria come quelle del Grechetto… Il Papa non poteva permettersi di "far Cardinale, una persona che possa esser Papa" uno che la pensava in quel modo davvero da Eretico.
Seguendo la relazione circa i fatti, al Papa risultava che nel 1549, il Predicatore Quaresimalista Domenicano Leonardo Locatelli era stato protetto, accolto e confermato dal Grimani, nonostante che nella "Collegiata di Udine" avesse parlato e distinto malamente in maniera ereticale “circa la Predestinazione alla Salvezza da parte di Dio"suscitando "gran scandolo et romore nel Populo".
Il Frate Locatelli era stato immediatamente denunciato da Giovan Battista Liliano Canonico di Cividale davanti a Giacomo Maracco Vicario Patriarcale. Era stato quindi immediatamente rimosso dal suo ruolo di Predicatore informando anche lo stesso Patriarca Grimani ... Costui però, con una lettera del 17 aprile, non solo non condannò l’atteggiamento e le parole del Frate Locatelli, ma addirittura "riprese"il Canonico, volendo quindi che: "si predichino proprio quelle false Dottrine Eretiche".
E non era tutto … Con la stessa lettera Grimani argomentava che le tesi del Predicatore erano giuste, e che la sua "conclusione", anche se tutti s’erano scandalizzati: "era vera e Cattolica"... Affermazioni inammissibili! … Non ci si può “giustificare”(salvare)con la “sola Fide”, come affermava il Frate a Cividale, ma secondo la Dottrina della Chiesa: erano indispensabili anche i meriti, e i Sacramenti, cioè: “le Opere”.
Grimani era finito in preda all’Eresia pura … Era un Eretico pure lui: in completo “fuorigioco” rispetto alla Chiesa ... Altro che Cardinale di Santa Romana Chiesa ! … Non era neanche da “Buoni Veneziani”comportarsi come aveva fatto il Grimani.
"Sono solo ombre vaghe” provò a minimizzare e a destreggiarsi l’Ambasciatore Veneziano Da Mula davanti al Papa.
Papa e Cardinali sorrisero senza aggiungere altro di fronte a quella palese evidenza … Grimaniera incastrato del tutto … All’Ambasciatore Veneziano “Trafitto nel còre" non rimase che inviare a Venezia copia della lettera inquisita: “Grimani male sentiat de fide" si disse.
Si disse anche che poteva essere tutta una macchinazione contro il Grimani: “Sono tutte inventioni di qualcuno che gli porta odio", ma convincere Papa, Cardinali e Inquisizione era il problema.
Grimani allora corse subito a farsi ricevere dal Papa, accompagnato dallo stesso Ambasciatore Da Mula. Piangendo davanti a lui, si disse vittima dell'astio e dei complotti dei Cardinali Ghislieri e Rodolfo Pio di Carpi “che senza motivo gli sono avversi”.
Non era un segreto che tanti alti Prelati cercassero di sfavorirsi l’un l’altro in ogni maniera, per riuscire a raccattare privilegi e cariche prestigiose a discapito di altri … C’era in palio il Cardinalato, mica cosa da poco, ma non solo: anche la possibilità di diventare futuro Papa… E quella era una cosa grande … Un Papa Veneziano poi ?
Il Papafece il suo mestiere: ascoltò e provò a calmare e consolare il Grimani... ma non lo sottrasse da un nuovo esame da parte della Congregazione della Santa Inquisizione sempre vigile e attenta, quasi in costante agguato … incombente come un ragno nero.
Conclusione: il 26 febbraio seguente, il Papa annunciò la nomina di 18 nuovi Cardinalifra i quali c’erano anche due Veneziani: Bernardo Navagero e lo stesso Ambasciatore Da Mula, ma non c’era il Grimani.
Nuova batosta quindi per lui, che al posto di ricevere l’agognata Nomina Cardinalizia, finì coinvolto, invece, in una nuova pesantissima "Causa Inquisitoriale" destinata a protrarsi per molto tempo. Nell’agosto seguente il Maestro di Palazzo, infatti, inviò al Grimanitre pagine d’accusa "con cose tratte dalla sua lettera"… Grimani rispose immediatamente al colpo. Cinque ore dopo, presentò al Santo Uffiziodell’Inquisizione: otto pagine in sua difesa in cui spiegava, minimizzava, rettificava e precisava.
All'Inquisizione ovviamente non bastarono: Grimani doveva sottoporsi a un esame approfondito per vagliare l’entità e la qualità delle sue convinzioni Dottrinali ... Si doveva quindi andare a Processo.
Grimani subodorò pericolo per se, perciò lasciò Roma in fretta e furia tornandosene al sicuro a Venezia. Da lì, chiese, idea astuta, che il suo caso fosse valutato all’interno della storica assise del Concilio che si stava celebrando a Trento.
Papa e Inquisizione, invece, indispettiti dalla partenza non autorizzata del Grimani da Roma, pretendevano che la "causa cominciata a Roma, lì dovesse essere portata a termine”… non era opportuno andare a "sturbar la quiete Conciliare mettendola sottosopra e in confusione" con le personali disavventure del Grimani, che doveva pensare “di migliorar la condition de la causa sua"… La rete dell’Inquisizione intendeva stringersi attorno al Grimani.
Da Roma, infatti, si spedì a Ippolito Capilupi Nunzio Pontificio residente a Veneziauna citazione diretta al Grimani, che lo invitava a presentarsi immediatamente a Roma davanti al Sant’Uffizio per giustificarsi "personaliter".
Seh ! … giustificarsi di persona ? … Sia Grimani che la Serenissimasapevano bene che significava recarsi a Roma, e soprattutto sapevano a che cosa sarebbe andato incontro il Grimani se si fosse portato nella Città Eterna dei Papi.
La Serenissima allora si oppose ufficialmente all'"oppressione" verso Grimani: "Prelato innocentissimo", perciò caldeggiò che lo stesso si presentasse piuttosto davanti al Concilio di Trentoper difendersi. Ne valeva anche della dignità della stessa Repubblica Serenissima.
La “Questione Grimani” assunse quindi proporzioni diplomatiche fra Stato Pontificio e Repubblica Veneziana.
La “pratica Grimani” venne alla fine esaminata a Trento, in casa del Cardinal Giovanni Morone, da una Commissione appositamente creata dai Padri Conciliari il 19 luglio 1563: “Non imputabile di eresia vera e propria … al massimo Grimani è incappato in alcune inesattezze” fu il verdetto finale, e la pubblica sentenza finale emessa il 17 settembre.
Significava l’assoluzione completa per il Grimani.
Tutto risolto ? … Sembrò di si … Pensate che nell’occasione il Grimani euforico si fece addirittura ritrarre da Tintoretto vestito da Cardinale: il sogno era ripreso, si stava avverando … Grimani pretese anche che diventasse esecutiva la nomina a Cardinale “in pectore”, cioè segreta, che il Papa gli aveva fatto il 26 aprile di due anni prima per dargli un contentino ... Anche la Serenissima con sostenute richieste pretese che quella nomina diventasse palese ed esecutiva: Grimanise la meritava.
Diversamente la pensava il Papa: "il Patriarca non è stato votato Cardinale"rispose laconico ed evasivo: “lo diverrà forse alla prima occasione".
Il 12 marzo 1565, invece, tra i 23 Nuovi Cardinali proclamati, tra i quali c’erano altri due Veneziani: Zaccaria Dolfin e Giovanni Francesco Commendone, il Grimani non c’era ancora una volta ... Addirittura Roma non gli inviò neanche “il Pallio (simbolo dell’Autorità e della Comunanza col Papa) di Metropolita-Patriarca” che gli spettava. Si addusse senza mezzi termini che il fatto era dovuto in quanto il Grimaninon aveva neanche pagato alla Cancelleria Papale le tasse e le bolle della Nomina Patriarcale, né la spedizione del “Pallio”… Che poi ? … C’era da aggiungere che lo stesso Grimani neanche si recava ad Aquileia, standosene sempre a Venezia in Laguna, né s’interessava della gestione del Patriarcatoche delegava del tutto ai suoi Vicari-Coadiutori: Daniele Barbaro e Alvise Giustinian ai quali non dava alcuna autorità e neanche il becco di un quattrino.
Calunnie su calunnie: vere o non vere, infondate o no … Era palese la situazione: Roma e Papa intendevano escludere e colpire Grimani.
Il Venezianosi arrese secondo voi ?
Ma neanche per sogno.
Aspettò che morisse Pio IV, poi saputo che era … finalmente … morto, Grimanipartì subito per Roma determinato a partecipare addirittura al Conclave Elettivo del nuovo Papa in virtù della sua nomina “in pectore”da Cardinale ... Non sarebbe stato facile ammettere al Conclave un presunto Cardinale eletto segretamente dal Papa … Figurarsi poi eleggerlo come Papa ! … Quel Veneziano Grimani era davvero un povero sognatore illuso.
Grimani non era affatto stupido, non giunse mai a Roma. Si fermò fuori dalla città, e mentre era “strada facendo”, venne eletto Papa Pio V, cioè il Cardinale Alessandrino: il dichiarato nemico storico del Grimani… Pioggia su bagnato ... Grimani aveva fatto bene a non presentarsi a Roma.
Infatti, che fece secondo voi il nuovo Papa ?
Tramite il Cardinale “nipote” Michele Bonelli, ingiunse subito a Giovanni Antonio Facchinetti Nunzio Apostolico a Venezia, d’informare il Grimaniche se voleva sbloccare il suo "negozio a Roma", doveva recarsi immediatamente nella Capitale “per sottoporsi ad approfondito esame” ... Non veniva considerata valida l'assoluzione formulata dal Concilio di Trento.
Grimani non era uno sprovveduto, e la Serenissima lo era ancora meno … Si risolsero ad aspettare la morte anche di Pio V, che giunse bramatissima il 5 maggio 1572.
Grimani e Venezia allora tornarono subito alla carica mobilitando ogni diplomazia della Serenissima per il "negozio di Monsignor Patriarca d'Aquileia"… In più occasioni gli Ambasciatori Veneziani andarono a presentarsi davanti al nuovo Papa perorando la solita causa del Grimani ... un martello instancabile quel Grimani !
Gregorio XIII, invece, stupì e agghiacciò tutti: "non volemo far costui Cardinale, et non volemo dirvi parole, non havendo animo di farlo" ... Il Papa promise di "far Cardinali altri de' vostri", ma il discorso Grimani doveva considerarsi chiuso una volta per tutte.
Addio sogni di Gloria del Grimani ... Anche Venezia si arrese finalmente accettando la situazione: era dal 1546 che si andava avanti con quella proposta di avanzamento a Cardinale del Grimani: quasi trent’anni … Basta ! … C’era dell’altro da fare e di cui interessarsi a Venezia, e c’erano anche altri ambiziosi e meritevoli personaggi che s’erano fatti notare sul palcoscenico Lagunare meritando spazio e considerazione ... Basta con le manie di grandezza di quella Famiglia, e di quel Vecchio Nobile già straricco e affermato, ma mai sazio ... Che si accontentasse del tanto che aveva già …Venezia non poteva coincidere col fabbisogno e i progetti inossidabili e arrivisti dei Grimani.
A Giovanni Grimani non rimase allora che acquietarsi, e di consolarsi con le sue preziose collezioni del sontuoso Palazzo di Santa Maria Formosa, dove il 22 luglio 1574 non mancò di accogliere splendidamente, quasi trionfalmente: Enrico III di Valois ... Un contentino ?
Forse … Infine Giovanni Grimani morì a Venezia "da vegèza"(di vecchiaia), ed era il 03 ottobre 1593 ... S’era conclusa un’altra “storia Veneziana” curiosa in più.