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Inquisizione Veneziana: fra spettacolo e segreti

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Inquisizione Veneziana: fra spettacolo e segreti

Lontana da me l’idea di voler dare un resoconto dettagliato sul fenomeno dell’Inquisizione,spulcio e leggiucchio qua e là, mettendo poi insieme le mie “curiosità”senza pretese, che evidenziano qualche briciola e sottolineatura secondo me interessante. Esiste un nutritissimo insieme di dossier, articoli e volumi sull’Inquisizione in generale a cui far riferimento, compresa l’Inquisizione Spagnola più truculenta, e quella Veneziana, nel suo piccolo,pur sempre interessante.

Recenti studi stimano di 30 milioni il numero delle donne e uomini perseguitati e poi uccisi, arsi sul rogo, in oltre 6 secoli di “Caccia alle Streghe”e d’Inquisizione ... Non mi pare poca cosa: un vero e proprio Olocausto.

In Laguna ovviamente, come altrove, un ingente parte degli atti e documenti sono andati distrutti, quindi numeri e tracce delle azioni dell’Inquisizione sono a volte approssimativi e più contenuti.  Non c’è comunque dubbio nel dire che Inquisizione Veneziana e Serenissima sono andati quasi sempre a braccetto lungo la Storia. Venezia lungo i secoli ha mostrato quasi sempre una sorta di doppiafaccia, cioè: si è destreggiata fra realizzazione pubbliche spettacolari di sentenze e pene esemplari, e punizioni messe in atto nel più completo nascondimento “perché nessuno sapesse”.

Non facciamoci obnubilare da un buonismo gratuito e nostalgico su Venezia. La Serenissima non è mai stata del tutto tollerante e accogliente, come certi vorrebbero, né è stata sempre “pulita” e paladina di Giustizia… Anzi: a volte ha ucciso innocenti, e ha favorito e chiuso gli occhi favorendo molti colpevoli. A Venezia si è trascinato “a coda di cavallo”lungo le strade, tranciando pezzi sui luoghi del delitto, mozzando teste e lingue, impiccando, squartando e appendendo parti “ai quattro angoli”della Città, e fin sui Confini estremi del Dominio.

E sia ben chiaro: lo si è fatto proprio e anche per motivo “d’Eresia e Religione”.

Altre volte, invece, non si saprà mai con chiarezza quante, Inquisizione Veneziana&Serenissima si sono ingegnate in esecuzioni segrete con strangolamento nel buio delle Prigioni, o hanno eseguito ripetuti annegamenti nel Canale dell’Orfano ai primi chiarori dell’alba:pietra al collo dopo sbrigativa “Orazione accompagnatoria”, e giù dentro e sottacqua a farsi mangiare dai Pesci e dagli abitanti del fondo: “perché si cancellasse nel silenzio più totale le tracce di tante storie scomode”, per evitare emulazioni, e non esaltare indirettamente persone, fatti e idee.

Diciamolo: non si dovrebbe mai morire in nome della Religione. Il “Dio lo vuole”è una delle più grandi baggianate raccontate dalla Storia. Purtroppo però, l’Umanità dalla sua Storia ha imparato poco o niente, e si sta ancora ammazzando stupidamente in nome di fanatiche quanto oniriche Religioni.

Veneziaè sempre stata combattuta fra Progressisti Laici e Conservatori Papalisti, indecisa, ad esempio, se stare dalla parte del Papa di Roma o della Riforma Protestante. Ha rischiato per questo di diventare il primo Stato Italianoaderente al Protestantesimo ... Venite a vedere a Venezia il Crocifisso dei Santi Apostoli con le braccia alte e strette ad indicare la Via stretta della Salvezza concessa solo a pochi eletti predestinati ... Si tratta di un Crocifisso d’ispirazione Giansenista, che come ben sapete è stata per la Chiesa Cattolica un’altra Eresia.

Già dal 1181 però, nelle Carte della Promissione Dogale del Doge Orio Mastropiero si poteva leggere: “Che se alcun uomo o donna facesse maleficio, o facesse perdere la memoria, o provocasse la morte, dovrebbe sospendersi colle corde, ed esser tormentato secundum discretionem Judicum.”

Un accordo tra Papa Lucio III e Federico Barbarossa di tre anni dopo ordinava ai Vescovid'informarsi sui sospetti d'Eresia dividendoli in quattro categorie: “Sospetti, Convinti, Penitenti e Recidivi, cioè: Relapsi”, e determinava quali dovevano essere le pene per ciascuno, stabilendo che la Chiesa avrebbe usato solo Pene Spirituali, lasciando il resto al “braccio secolare” ... Bella furbata !

Esempio eclatante di quell’epoca fu la vicenda di Arnaldo da Brescia: intraprendente e brillante Canonico Bresciano, recatosi a Parigiper seguire gli insegnamenti di Pietro Abelardo, e per predicare poi la necessità di separare Chiesa e Stato, e di abolire il Potere Temporale di Papa, Cardinali e Vescovi per tornare alla “Chiesa Pulita e Povera delle Origini”… Figuratevi la Chiesa ! … Venne considerato subito Teologo Eretico della peggiore specie. Tornato a Brescia, si schierò contro il ricco Vescovo troppo dedito alla politica e al successo economico ... Papa e Vescovo allora lo buttarono fuori dalla città appioppandogli il divieto di predicare … Provò a tornare di nuovo in Francia, dove partecipò al Concilio di Sens del 1140. Lì finì col scontrarsi con Bernardo di Chiaravalle fondatore dei Cistercensi, un numero uno, un colosso della Cristianità di allora, che lo fece rinchiudere in un Monastero condannandolo al silenzio totale. Arnaldo fuggì allora da Parigi, dove c’era Re Luigi VIIsostenitore di Bernardo di Chiaravalle pronto a pizzicarlo ... Da Parigi passò a Zurigo, poi in Boemia, e infine tornò a Roma dopo aver ottenuto a Viterbo, nel 1145, la Perdonanza Papale.

Tutto bene, tutto risolto ? … Neanche per sogno.

A Romavenne scomunicato per i suoi discorsi, e per aver invitato il Barbarossa a recarsi in città per prendersi il trono del Papa. Gli venne aizzato contro il Popolino, per cui Arnaldo di nuovo dovette fuggire provando a trovare rifugio dal Barbarossa“Pèso el tacòn del buso” diciamo a Venezia: il Barbarossa lo impacchettò e lo consegnò ai Cardinali e al Nuovo Papa “come segno d’Alleanza e Amicizia”. Arnaldo venne subito processato, condannato all’impiccagione, bruciato, e le sue ceneri sparse nel Tevere … Fine della sua “eretica Storia” ... Povero Arnaldo: campione di libera opinione, e forse anche di Dottrina e di Fede.

 Anche nello Statuto di Milano del 1216 si decretò la “pena del fuoco” per adulteri e sodomiti, così come a Brescia e Vicenza dove si bruciavano insieme Ebrei-Cristiani ... Stessa pena fu prevista anche nei Statuti di Conegliano e Portogruaro contro: “falsi monetari, incendiari, e stregoni che facevano morire o impazzire qualcuno”, e stessa raccomandazioni di roghi pubblici venne formulata dal Quarto Concilio Lateranense, che però proibì al Clero di “sporcarsi direttamente le mani” ... Ipocriti !

Veniamo ai fatti …  A Verona 13 febbraio 1278: quasi 200 Càtari furono arsi vivi in Arena ... Inizio estate 1337: vicenda dei Fraticelli arsi a Venezia. Ci sono i nomi: Francesco da Pistoia, Lorenzo Gherardi, Bartolomeo Greco, Bartolomeo da Bucciano e Antonio Bevilacqua… 1373: Prè Zane di Lugignano scoperto a complottare contro la Serenissima, arrestato con i suoi complici: finì chiuso in gabbie con loro, e vennero annegati in Laguna.

24 luglio 1405: pubblica sentenza di altri colpevoli d’aver tramato con Padovaai danni della Repubblica Veneziana. Si trattava del Marangon Giovanni Pietro con altri complici, e di tre Preti: Taddeo Buono di San Marco, Pietro Andrea di San Simeone Profeta e Andrea di San Giacomo dell’Orio.  I Pretivennero messi a testa in giù dentro a tre buche scavate in Piazza San Marco, il Falegname venne impiccato “alle colonne rosse” di Palazzo Ducale, mentre i rimanenti complici vennero annegati, e buttati a mare dentro a sacchi che riemersero al Lido qualche giorno dopo.

Dal 1423 il Governo della Serenissima sospese lo stipendio all'InquisitoreVeneziano, ma l’interazione fra la Repubblica e il Santo Uffizio rimase, anzi: s’intensificò e crebbe dopo la sconfitta di Agnadello del 1509, interpretata dalla Chiesa-Inquisizione come punizione divina per la dissolutezza dei Veneziani, e crebbe ancora di più dal 1520 circa, quando iniziò l’epoca della Riforma Protestante.

A fine agosto 1520, infatti, si presentò davanti al Collegio Antonio ContariniVicario del Patriarca, mostrando un breve di Papa Leone X che condannava MartinLutero e le sue opere. Chiese allora di poter andare in casa del Tedesco Giordano Libraio a San Maurizioper sequestrare i tanti libri eretici giunti a Venezia dalla Germania. Il Collegio acconsentì mandando Messer Tommaso de Freschi Segretario del Consiglio dei Dieci a compiere il sequestro delle opere.

Buco nell’acqua: la maggior parte dei libri erano già stati venduti ... Al Patriarca non rimase che bruciare le quattro carte e i pochi libri rinvenuti sul Ponte di San Domenico di Castello: “Ci fu comunque un grande spettacolo, con superbo sfoggio e apparato di Chierici e torce, e accorse anche un numeroso Popolino curioso ... ma non successe niente, o poco più.”

Nel frattempo, Frate Andrea da Ferrara, predicava con vigore entusiasta in Campo San Stefano con altrettanto concorso di Popolo: “disèndo mal del Papa et della Corte Romana”. La coperta era corta: ciò che si nascondeva tirandolo da una parte compariva puntualmente scoperto nell’evidenza dall’altra: “Le Verità non si possono contenere, finiscono sempre con l’essere gridate sui tetti.”… Stavolta fu ilNunzio Apostolico Aleandro Girolamo a recarsi furioso in Collegiodal Doge. Chiese a gran voce che il Frate venisse punito in maniera esemplare … Peccato che lo stesso Consiglio dei Dieci avesse già provveduto a farlo partire in incognito … Non rimase che promettere al Nunzioche il Frate sarebbe stato punito se solo si fosse ripresentato in Città e in Laguna… Sorniona e avveduta la Serenissima.

Saputa la notizia, il Cardinale Farnese andò ad esprimere tutto il suo disappunto a Papa Clemente VII: Santo Padre, quelli Signori, governano il loro Stato con la Regola di Stato, e non con quella dello Officio dell’Inquisizione, perché si bene si deve aver l’occhio sincero alla Religione, si deve perciò averlo anche ad altro”.

20 maggio dell’anno seguente: “Il Governo Veneziano aveva in poter suo, un numero di persone di Val Camonica accusate di Stregoneria. Allora esso in luogo di condannarle alle verghe e ai tormenti della corda, pronunziò questo giudizio: “Ei deve cadere in considerazione, che quelli poveri di Val Camonica sono gente semplici e di pochissimo ingegno, e che avrebbero bisogno di predicatori, con prudenti istruzioni della fede cattolica, anzichè di persecutori, con severe animavversioni, essendo un tanto numero di Anime, quante se ne trovano in quei monti e in quelle vallate.”

In Valcamonica vennero tutti giustiziati ugualmente … Venezia fece finta di non vedere e sapere. Bugiarda: sapeva tutto benissimo ... Non volle intervenire, ammiccando stavolta dalla parte dell’Inquisizione.

Ha scritto uno Storico sull’Inquisizione Veneziana: "Dal punto di vista del pubblico Veneziano, un uomo chiamato all'Inquisizione, specialmente per la seconda volta, avrebbe potuto apparentemente svanire nel nulla. Non c'era nessuna comunicazione pubblica. E se l'individuo veniva giustiziato, gli amici e i parenti della vittima con i loro racconti avevano la capacità di intimidire ancora altri".

“Nel 1531 il Nobilomo Francesco Barozzi, accusato di Apostasia, Stregheria, Seduzione e recalcitrante ad ogni ammonimento, confessando tutto al Processo, dichiarò di tutto ritrarre perché gli fosse lasciata la vita e non gli venissero confiscati i beni ... In un altro paese il Barozzi sarebbe morto tra fuochi et fiame et salmodiar di Frati ... Se la passò, invece con sette mesi di carcere, col pagamento di cento ducati per fare due Crocefissi d’argento, e con l’obbligo di dire alcune preghiere in certi giorni stabiliti nella Chiesa di San Marco.” … In un codice del Correr si legge ancora: “Nel 16 aprile 1587 fu processato il magnifico M. Francesco Barozzi nobile di questa città, per esser Maestro di Stregoneria, e per essere il suo studio ripieno di libri empi, superstiziosi e pestiferi. Alle quali colpe avendo egli rinunziato e chiesto misericordia al Sancto Officio, ne ebbe il perdono, con obbligo di pagare cento ducati in due parti, e di recitare non poche preghiere.”

Nello stesso anno 1531, Girolamo Galateo Frate Francescano e Teologo a Padova imputato d’Eresia e autore di Libri Eretici, venne condannato dal Vescovo di Chieti Giampietro Caraffa(futuro Papa Paolo IV) dopo tre anni di carcere preventivo: ch’el sia degradado in chiesa de San Marco per il Patriarca fo messo in preson perpetua. Il Diarista Marin Sanudo racconta che il Consiglio dei Dieci non convalidò la sentenza, e convocò Caraffa che abitava a Venezia: in camera dil Serenissimo dove haveva li Conscieri et Cai di Diese et per il Serenissimo li fo ditto suspender la deliberation di fra Hironimo Galateo per bon rispetto, et questafo optima et bona deliberation”.

Frate Galateo comunque morì nel 1540: “infermo e provatissimo dal carcere”, e lo stesso Caraffa impedì che fosse sepolto “in terra benedetta”, facendolo trasportare al Lido nel Cimitero degli aCattolici ed Ebrei.

Fu Giovanni della Casa Arcivescovo di Benevento e Nunzio Papale residente a Venezia (1544-1550), spinto da Papa Paolo III, a indurre il Governo Veneziano a introdurre a Venezia l'Inquisizione di tipo Romano gestita direttamente dalla Santa Sede. L'istituzione dell'Inquisizione Romana era fortemente voluta dal solito Gian Pietro Carafa divenuto ormai Cardinale, a seguito delle sue esperienze Veneziane del 1527-1536. Secondo lui: “Venezia e i suoi territori è covo d’Eretici e di Apostati itineranti, in particolare con i suoi Francescani Conventuali.”

Venezia nel 1560, fedele al suo ruolo, e in un continuo “botta e risposta” col Papa di Roma e l’Inquisizione, chiese la rimozione di Filippo Peretti(futuro Papa Sisto V) ritenuto: “Inquisitore troppo intransigente per Venezia”.

A difesa di Venezia, bisogna dire che si riservò sempre di controllare e assicurare sempre la sua sovranità e giurisdizione al di là dell’operato dell’Inquisizione. Il Doge mantenne sempre il diritto di intervenire negli Atti dell'Inquisizione, e l'Inquisitore nominato dal Papa doveva sempre prestare giuramento di fedeltà alla Repubblica nelle sue stesse mani promettendo che non avrebbe nascosto nulla al Governo Veneziano. Lo Stato Veneziano finanziava il Santo Uffizio tramite un fondo gestito dal Governo, in cui finivano i beni confiscati agli Eretici durante i provvedimenti e a seguito delle sentenze dell’Inquisizione.

“Nell'anno 1545 Giulio Ghirlanda Trevisano, e Francesco di Rovigo furono condotti in Venezia, e subito strozzati.”

Nello stesso anno Venezia si dimostrò clemente verso un inglese Baldassare Archiew, già Protestante, che domandò al Senato il permesso di fermarsi a Venezia e in Laguna per affari. Dopo lunga discussione fra i Senatori, il permesso gli venne accordato. A niente valsero le lagnanze del Pontefice, che ricordava come non erano permessi quei trattamenti di favore in altri Paesi Cattolici Europei. Venezia gli rispose che: “era necessario al benessere della Repubblica la relazione con tutti quelli, che potevano giovarle al commercioE così venne fatto con buona pace del Papa di Roma.”

Nel 1546 venne affogato Francesco di Ruego ... 1550 rogo spettacolare: “Il giorno 10 novembre, fu condannato per eresia e sodomia Prete Francesco Calcagno da Brescia, alla pena capitale ed abbrucciamento.” La sentenza termina con queste parole:“Per il Ministro della Giustizia gli sia tagliata un pezzo di lingua, e dopo subito troncata la testa dal busto, ed il suo corpo come putrido, sia nel medesimo luogo bruciato.”

Zuan Battista Tranbachin, a dettadel Nunzio Ludovico Beccadelli: "Un Grisone Annabatista di pessima et ostinata volontà", venne arrestato il 12 ottobre 1553, sottoposto a processo, e condannato a morte per annegamento in Laguna il seguente 7 novembre.

“In un manoscritto di memorie autografe posseduto da Monsignor Marasca di Vicenza leggesi che nel 1559 a dì primo di Luglio: morse ne la prison Monsignor Augustin da Citadella, e poi morto fu posto in Campo Marte e brusàdo.”

Fra 1550 e 60 accadde una vera e propria “stagione degli annegamenti in Laguna”. Toccò dopo lunghissima carcerazione a Frate Baldo Lupatino da Albona il 17 settembre 1556 “in quanto Protestante”, già condannato a morte per decapitazione e con bruciatura del cadavere. Venne, invece, annegato in Laguna: di modo ch’esso fra Baldo se habbia totalmente da annegare et affogar dentro al detto mare et così terminar la sua vita.

Domenico Cabianca Pellicciaio di Bassano venne impiccato a Piacenza il 10 settembre 1550“in quanto Predicatore Protestante”, mentre a Rovigo: Benedetto del Borgo da Asolo venne arso vivo l’anno seguente “in quanto Anabattista”. E ancora: un giovane Frate Servitavenne giudicato “come Luterano”, ma invece di esser condannato alla pena capitale: “ebbe tolti i libri e le carte e chiuso per qualche giorno in camerotto”.

Il Frate dei Francescani Minori Conventuali Bartolomeo Fonzio, già eccellente Predicatore, venne annegato il 4 agosto 1562sine sonitu et sine strepitu”nel Canale dell'Orfano “in quanto Protestante Eretico fin dal 1530”. Il 23 ottobre dello stesso anno fu la volta di Giulio Gherardi lanternaiodi Spresiano: annegato “come Anabattista” Ancoraa inizio febbraio 1565venne annegato “come Anabattista”nel Canale dell'Orfano Antonio Rizzetto piccolo imprenditore e proprietario terriero da Vicenza. Nel Martirologio di Genevra c’è scritto: “Antonio Ricetto da Vicenza, che il 15 aprile 1565 a Venezia, fu posto sopra le famose due gondole unite, che poi separandosi lasciavano cadere in mare il condannato.”

Stessa accusa e stessa sentenza accadde per Francesco della Sega da Rovigostudente di legge a Padova a fine febbraio 1565 ... Nel 1566 fu la volta di Lorenzo Vex “Luteran”Il Prete Milanese Publio Francesco Spinola: Umanista, Riformista ed Eretico Relapso subì l’annegato il 31 gennaio 1567 dopo lunga carcerazione, nonostante il Nunzio ApostolicoGiovanni Antonio Facchinetti avesse a lungo insistito perché fosse, invece, bruciato pubblicamente in Piazza San Marco ... Il 05 agosto 1568 il Podestà e Capitano di Crema, scrisse al Consiglio di Venezia: “Finito ultimamente il processo di quelli due renitenti imputati e relassi di eresia, l'uno prete, di una villa di Bressano, ma abitante in questo territorio, e l'altro … di questa terra, dei quali più volte ne ho scritto a VV. SS. Ill.me. Sono stati finalmente espediti e condannati relassi, e puniti giusta le leggi. Sabbo passato hanno patito tutti due l'ultimo supplicio, prima appiccati e poi brucciati, con concorso non solamente di questo popolo, ma anche di altri lochi circonvicini.”

“Nel 1567 a Belluno fu arso Carnesecchi, ed un altro frate che si crede Giulio Moresio, e Baldo Lusatino di Albona, che si adoperò a diffondere la Riforma in Venezia: fu preso, tenuto in prescrizione 20 anni, e dopo questi buttato in mare.”

Anche a Giovan Battista Sambenitoccò l’annegamento in Laguna “come Anabattista” nel 1569,e pure a Gian Giorgio Patrizi Nobile da Cherso nel 1570 ... Per decisione degli Esecutori contro la bestemmia, agli Ebrei Convertiti al Cristianesimo fu vietato l'ingresso nel Ghetto sotto pena del tratto di corda”, carcerazione, servizio in Galea, frustate, esposizione alla gogna. L’Inquisizione Veneziana mandò a verificare e indagare sulle presunte colpevolezze degli Ebrei fino in Spagna, Portogallo e Paesi Bassi Asburgici. Solo nel 1589, il Senato Venetoconcesse un salvacondotto agli Ebrei Ponentini consentendo loro di stabilirsi legalmente nel Ghetto per condurre lì il loro commercio internazionale senza indagini sul loro passato religioso.

Ovvio: Venezia in quell’occasione aveva di che guadagnarci con quel provvedimento.

A metà luglio 1570, Alvise di Cotti Veneziano, fu condannato come “Hereticum relapsum”ad essere consegnato al braccio secolare. A lui si era fatto soffrire il tormento del fuoco per non aver denunciato i compagni. Ecco le parole della sentenza: “Ti giudichiamo eretico relasso, ed esser incorso formalmente nelle pene statuite contro i relassi, ancora che come ostinato e perverso sei stato continente al tormento del fuoco, non volendo in alcun modo nominare alcun dei tuoi complici e seguaci.”

A fine 1571, anche Alessandro Jechil di Bassano venne arso vivo a Venezia come Anabattista”.

Gli annegamenti ripresero (s’erano mai interrotti ?) a fine marzo 1587 con Girolamo Donzellini Medico Luteran, e col Calvinista Claudio Textor di Pont-de-Vauxaffogato il 18 aprile 1587 ... “Nell'anno 1588, nel mese di gennaro, per il Sancto Offizio fu fatto affogare annegato Pietro Longo Libràro, quale fu quello che portò dai paesi lontani dei libri proibiti.”

Marzo 1609: Fra Giovan Francesco Graziani dell’Ordine dei Serviti, Bacilièr da Perosa, venne arrestato e tenuto per tre giorni in Prigione, ci si fermò a decidere se destinarlo alla pubblica esecuzione o mandarlo ad annegare secondo l’ordinario, sichè resti sommerso et affogato.

Dopo aver inizialmente propeso per l’annegamento nel Canal Orfano, il 26 gennaio 1640, invece, si appese a una forca in Piazza San Marco “tra le due colonne” il corpo del Priore della Misericordia Vincenzo Moro strangolato la notte precedente in carcere. Aveva intrattenuto rapporti ambigui con l’Ambasciatore Spagnolo. 

Durante i quasi seicento anni dell’attività dell'Inquisizione Veneziana, la Serenissima si è sempre “barcamenàta” dando quasi ogni volta: “una botta al cerchio e una alla botte”, cioè trovando sempre un pratico compromesso fra Stato & Religione. Più volte Venezia ha inviato i suoi imputati a Roma lavandosene le mani diplomaticamente per pura connivenza con l’Inquisizione.

Al riguardo fu esemplare la vicenda del Frate Domenicano Giordano Bruno da Nola. Passato da Roma a Praga, poi per Londra e Germania, si racconta che il Nobile Veneziano Giovanni Mocenigo: “studioso, egregio cultore delle memorie venete, ma strano di mente, e di animo debole e diffidente”, dopo aver letto un’opera del Bruno, gli abbia scritto alcune lettere inviandole a Francoforte tramite il Libraio Giotto, chiedendogli di diventare suo Maestro. Anzi: “pregandolo d’insegnargli l'Arte della memoria”.

Bruno, lontano dall'Italia ormai da quindici anni, e allettato forse dalla fama di una Venezia “tutta tollerante e aperta”, pare abbia accettato l’offerta del Mocenigo della Contrada di San Samuelrecandosi in Laguna. All’inizio tutto sembrò funzionare per il meglio, ma dopo si guastò qualcosa.  Si disse “che le diverse convinzioni e credenze, e le dottrine eterodosse, fecero nascere fra loro avversione” ... Qualcun altro disse, invece, che “al Napoletano Bruno gli piacevano le donne, e che per lui non era peccato servire alla Natura.”… C’era andata di mezzo, insomma, la bella moglie del Nobile Mocenigo, per il cui il Nobile “mezzo matto o più semplicemente marito geloso” organizzò una vendetta contro il Bruno che stava già organizzando la sua partenza da Venezia diretto a Francoforte.

Mocenigo disse che: “per obbligo di coscienza e per ordine del Confessore” era giunto a denunciare Bruno “quale Eretico e antiTrinitario” al Tribunale dell'Inquisizione Veneziana. Tutto accadde in fretta secondo alcune memorie: “Una sera sei Gondolieri e un servo del Mocenigo lo sorpresero e lo chiusero in una soffitta di Palazzo Mocenigo. La stessa notte Bruno venne tradotto nelle Prigioni del Santo Offizio, poi per vari giorni venne sottoposto a interrogatorio, infine, su richiesta del Cardinale Sanseverino, che scrisse prontamente a Venezia, venne condotto prima dal Governatore di Ancona, e da lì inviato subito a Roma in quanto “Frate Eresiarca relapso” (recidivo).”

Il Papa contento si sfregò di sicuro le mani, mandando a dire a Venezia tramite Paolo Paruta: “Questa cosa è tornata gratissima al Papa, il quale ne lo aveva con parole molto cortesi ed offiziose ringraziato.”… Si era nel 1593. Giordano Bruno venne quindi processato e condannato a sette anni di carcere, dopo dei quali venne condotto sul Campo dei Fiori a Roma, dove gli fecero assumere la Cicuta prima di farlo salire sul rogo il 07 febbraio 1600.

Non molto diverso fu l’atteggiamento della Serenissima nella gestione del caso di Guido Zanetti da Fano, amico di Pietro Carnesecchi “Eretico” giustiziato dall’Inquisizione a Belluno. Stessa procedura e modo: Venezia lo catturò a Padova,e lo inviò all’Inquisizione di Roma, che nonostante abiure, ritrattazioni, scuse e ripensamenti, gli fece subire carcere e trattamenti durissimi per tutto il resto della vita.

Perché Venezia non lo lasciò fuggire per l’Inghilterra ?

“1603: il Nunzio Cattolico residente a Venezia mosse nuove lagnanze perchè l'Ambasciatore Inglese a Venezia faceva predicare in casa sua dottrine Protestanti. Il Consiglio rispose che le sue relazioni con la grande Nazione Inglese non gli permettevano di badarvi o d’impedirlo.”

“Un Padre Gesuita volle raccogliere i Gondolieri Veneziani ogni festa per istruirli nella Religione Cattolica. La Signoria pensò allora che i Gondolieri praticavano con persone di ogni grado, e quindi potevano servire allo spionaggio, proibì dunque la congregazione, ed espulse il Gesuita … Un altro Gesuita declamò contro il Carnevale, osservando, che quel danaro si spenderebbe meglio in soccorrere il Papa nella guerra contro i Turchi. La Signoria lo espulse e bandì ...  Alle sinistre informazioni a carico di due Preti: Brondolino Narvese e Scipione Saraceno, ordinò il loro arresto. Senonchè, mentre procedeva di questo passo, la Repubblica trovò la energica ed ostinata avversione del nuovo Pontefice Paolo V, perseguitatore degli Eretici, il quale passionatamente cercò di contrastarla. Egli era già in iscrezio, come si esprime il Cantù, per affari di decima, di franchigie, di commercio, di guerra coi Turchi, e guardava di mal occhio questa Repubblica, intenta ad escludere gli Ecclesiastici da ogni maneggio di affari, a non mantenere pensioni a Roma, ad esigere tasse dai beni ecclesiastici, a giudicare i Preti per le loro colpe ordinarie. Scrisse minacce e avvertimenti al Doge, e non ascoltato, riunì un concilio e lanciò la scomunica acre e violenta. Scomunica inutile, che non valse a cambiare per nulla le intenzioni del Consiglio ... Al Vicario del Vescovo di Padova, il quale disse, che farebbe quanto lo Spirito Santo gl'ispirasse, il Podestà rispose: “Lo Spirito Santo ispirò ai Dieci di fare impiccare chiunque ricalcitra” … Bandironsi quindi dalle Lagune: Gesuiti, Teatini e Cappuccini, i quali tutti andarono fuori dello Stato col crocefisso al collo ed una candela in mano.”

Venezia continuò sempre ad assecondare i disegni, le moine e le volontà dell’Inquisizione Veneziana… ma non del tutto.

A fine secolo: 1698, un bigliettino scritto dall'Inquisitore al Capitano del Santo Offizioper arrestare Giusto detto Piacentino: “In esecuzione degli ordini del Santo Offizio di Venezia, sotto il giorno infrascritto, si commette al Capitano del Santo Offizio di Venezia, che quanto prima debba ritenere e carcerare Giusto detto Piacentino nelle prigioni del medemo Santo Offizio, e questo custodire nelle prigioni medesime sino ad altro ordine del medemo Santo Offizio. Dal Sacro Tribunale di Venezia 22 marzo 1698. Antonio Grimani - Giulio Giustinian - Giovanni Sandi: Savii dell'Eresia, e Andrea De Episcopis Inquisitore di Venezia.”

Nella prima metà del 1700, nel 1705 per la precisione, il Senato di Venezia con 154 voti a favore, 2 contrari e 8 astenuti, confermò la condanna a morte emessa dall’Inquisizione Veneziana come “ladri sacrileghi” per i Galeotti Antonio Corrier e un certo Moro. Furono strangolati nelle Prigioni di San Marco, poi buttati in mare a Malamocco “riposti cadauno in un sacco e con le forme in tali casi praticate siano portati in fuori delli Castelli, in Pellorosso, ove siano gettati nel profondo”.

Nel 1724 Stato & Chiesaancora insieme, si ritrovarono indecisi sul da farsi circa la sorte del Veronese Antonio Fontana detto Rambaldo reo del furto di cose sacre da utilizzare per un sortilegio ... o da vendere forse ? Esecuzione spettacolare pubblica o giustizia segreta ? Venne decapitato e bruciato, e le ceneri buttate in Laguna.

Ancora nel maggio 1781, cioè verso la fine del così detto“secolo dei Lumi”, che “Illuminato e disilluso” non lo è stato poi più di tanto: “A sua Paternità molto Reverendissima Padre Giovan Tommaso Mascheroni, Inquisitore della Sacra Inquisizione nell'insigne Convento di San Domenico di Castelo a Venezia. Vicino la porta della Chiesa di San Martino in Venezia àvvi ancora una buca, con sotto queste parole: “Denuncie secrete contro i bestemmiatori e irriverenti alla Chiesa: “Io Antonio Zannon, per scarico di mia coscienza, accuso Battista Cochetti Bressàn, che abita, quando viene in Venezia, in casa del suo fratello Abbate nella Contrada de San Cassàn, in Calle della Malvasia. Che in mia presenza ha detto le qui sottoscritte parole: “Che non vi è peccà, e che non crede niente di quel che insegna i Preti, perchè è tutta impostura dei Preti medemi, e che la Confession la è una budèla, e che non serve niente il confessarsi … Che si può mangiar di grasso il venere e il sabato. Che la Messa è niente, e che nel Calice e nell'Ostia non vi è niente, ma che l'è tutta impostura di Preti. Per scarico di mia coscienza accuso ancora sopradetto suo fratello Abbate Sacerdote Cochetti, il quale ha detto in mia presenza che non dise mai l'Offizio, assicurandomi che neppure lo ha, che mangia ancor questo di grasso il Venere e Sabo. Umilissimo servidor di Giesù Cristo e vero Catolico Roman: Antonio Zannon.”

Quattro anni dopo ancora, in agosto: altra denuncia: “Paternità Reverendissima. Saranno quattro in cinque anni incirca, che convivendo assieme con la persona di Don Andrea Zanetti Sacerdote di Chiesa a San Matteo di Rialto, e discorrendo di cose di Religione, e fra le altre cose, che sarà dopo la nostra morte, dopo vari discorsi: “Sentimi, disse, io tengo aver quarant'anni, e più posso vivere altri tanti. Cosa era avanti nascessi ? Niente, così sarà ancora di qui li altri anni, numero quaranta, quando sarò morto. Queste parole mi sono rimaste impresse, e mi hanno fatto tanto ribrezzo, che con esso di queste cose non ho più discorso, ed essendo andato a confessarmi, il Confessore non mi ha voluto ammettermi ai Sacramenti, quando prima non sono stato dalla S. V. a riferire questo fatto, come che umiliante glielo faccio noto, e sono io Filippo Moroni di Andrea, della stessa Contrada di San Matteo di Rialto.”

E ancora il 03 dicembre dello stesso anno: “Al Serenissimo Magistrato del Santo Offizio. Per la Santa obbedientia depono io sotoscrito, ritrovarsi in Venezia la persona di Gian Battista Crun, detto Pantera, che, se ne fa sbefe della Religion Cristiana, dei Preti. Abita in Freseria sopra quel che vende carte da giuoco. Tanto affermo. Io Domenico Ferialdi, abito nella Contrada di San Moisè.”

Che ve ne pare ?

Quante bestialità, ottusità ed errori che hanno macchiato per sempre la Storia Veneziana ... Non credo si debba salvare Venezia in questa circostanza storica ... Storia poi, che non è stata solo quella antica di secoli fa … Non andiamo lontano ricordando i Liberali Italiani seviziati nella prima metà del 1900 dai Governi del Papa, Austria e Borboni che imposero “la cuffia del silenzio”, slogamento di ossa, l'esser calati in mare chiusi in un sacco, e cento altre torture ... Il metodo è rimasto più o meno quello, e forse anche i pensieri, i fanatismi, le convinzioni e le ossessioni dentro a certe teste.

Concludo infine con “un quadretto” che ho già postato in giro … C’era una barchetta a Venezia, che per qualche tempo nel 1584 si recò avanti e indietro e su e giù per la Laguna Nord Veneziana ... Una delle tante, mi direte, che c’era di così speciale  ? … Niente: è vero … Solo che conteneva gli uomini dell’Inquisizione Veneziana, che fra le altre cose si recarono “a pizzicare” prima Frate Donato dei Minori Conventuali (quelli di San Francesco del Deserto e della Vigna per intenderci), che era andato a risiedere, o forse a rifugiarsi in loco Palate Santi Juliani del Bon Albergo”. Su lui pendeva l’accusa d’essere “male sentièntem de Religionem Catholica"… Poi con un altro giro di remate, andarono ad accalappiare “per la medesima accusa” anche Prete Traiano Zancarelli, che fungeva da Archidiaconum Turcellanum a capo dei Canonici del mosaicato quanto vetusto chiesone di Santa Maria Assunta… E già che c’erano, a pochi colpi di remi ancora, si recarono a catturare anche Prete Orlandino da Buriano: “suspectum de Heresi".

Fruttuosa storica vogata di Fanti e Inquisitori Veneziani.

Quella stessa barchetta non era nuova ad andare su e giù e avanti e indietro per la Laguna: già c’era stata nel 1573 portandosi via Prete Bartolo Costantini da Burano“per Luteranismo” nel 1573, e prima ancora Giovanni Agostini da Murano “per Poligamia” nel 1559.

In verità poi, passò e ripassò ancora diverse volte prelevando nel 1589: Fra Cipriano Attestino da Murano“per certe violazioni della Clausura Monacale”, e nel secolo seguente portando un invito a comparire alle Monache Dimesse di Murano: “per Abuso di Sacramenti” (1606), contattando e convocando a Venezia: Prete Giovanni Bertolazzi da Burano“reo di scandali e malavita”(1620), e una certa Aurora di Muranoinquisita “per cibi proibiti” nel 1680 … Ma che aveva mangiato ? S’era abbuffata impunemente ? ... Aveva forse disatteso i precetti del Digiuno Ecclesiastico.

La barchetta infine, passò forse un’ultima volta per le stesse Isole prelevando nel 1781: Don Giacomo Barbaro di Burano“per propalazione della Confessione”, e tre anni dopo Alvise Bigaglia di Burano sospeso a dire “Proposizioni Ereticali contro la Chiesa e la Dottrina di Dio”.

Mmm … Non avrei voluto trovarmi al posto di nessuno di loro.


 


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