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Le Nòve Cieresìe de Venèssia: “Do ut des”

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Le Nòve Cieresìe de Venèssia: “Do ut des”

Venezia è sempre stata un po’ “a scatole cinesi”: una sorpresa dentro all’altra quasi senza fine.

Le Cieresiè:che erano, che sono state ?

Facile … Nella Venezia piena di centinaia di Schole, Scolette, Sovvegni, Fraglie e Confraternite di Arte, Mestiere, Nazionalità, Suffragio, Carità e Devozione, sono esistite anche delle “superAssociazioni” che primeggiavano e sopravalevano le altre: le Schole Grandi, ad esempio, che erano sette, e appunto: le Cieresie, che erano: Nove“le Nove”.

Le Nove di che?

Le Nove dei Preti ovviamente, perché le Cieresie erano Associazioni superprivate e potentissime riservate esclusivamente ai Preti Veneziani… anche Frati e Monaci ne erano esclusi e tagliati fuori ... Solo ròba per Preti, per Clero… e neanche per tutti: solo per il meglio del meglio della Cieresia Veneziana: quelli più meritevoli ? … Forse, non so … I più fortunati, i più capaci d’intrufolarsi dentro.

Per capire meglio, non va dimenticato che un tempo a Venezia, Preti & C non erano “quattro gatti” come quelli un po’ sgangherati e un po’ mestieranti di oggi (non tutti), ma rapresentavano una bella fetta dell’intera popolazione Veneziana. Il Clero Venezianoera numerosissimo: una specie di piccola popolazione dentro alla popolazione Veneziana.Messi insieme Frati, Monaci e Monache, formavano una folla di non meno di 10.000 persone … tonaca in più tonaca meno … Erano quindi un piccolo mondo a parte, una specie di “cittadella nella Città Lagunare”, entità sparse e diffuse ovunque in ogni angolo e Contrada della Capitale Veneziana.

I Preti a Venezia erano onnipresenti ? … Si, di sicuro … e per di più sempre accanitamente e ostinatamente, quasi ossessivamente “sul pezzo”… per secoli. Non è un caso se Venezia è del tutto punteggiata da chiese e campanili, ma lo potrete notare anche nei tanti posti Veneziani che ancora oggi portano tracce della loro presenza: Calle e Corte dei Preti, Fondamenta o Sottoportego dei Preti, e via così.

Essendo tanti di quella “specie”, e soprattutto essendo ciò erano … Sapete più che bene che cos’è un Prete … è ovvio che avessero parecchia “voce in Capitolo” dentro al tessuto urbano della Serenissima. Eccome che ce l’avevano: avevano “un vocione” ! 

Le Nove sono state di sicuro una piccola potenza non solo nel contesto Ecclesiastico, ma anche dentro alla popolazion e realtà Veneziana: una specie “Anima parallela” ispirata e del tutto dedita … o quasi … alla realizzazione dei Valori Cristiani e Pretereschi.

Storicamente si può dire che più che spesso a Venezia, organizzazioni di Preti Veneziani come le Nove del Clero, o il Collegio Urbano dei Parroci, hanno saputo tener testa, far “la voce grossa” e imporsi sia col Patriarca che con le Autorità Civiche Veneziane: Doge, Signoria e Nobili … anche se alla fine comandava chi doveva comandare. Non si poteva però non ascoltare del tutto, e non tener conto di ciò che pensavano e dicevano quelli delle Nove del Clero Veneziano. Ci sono state occasioni in cui quelli delle Nove hanno saputo fare un po’ “il bello e il cattivo tempo” all’interno del mondo Ecclesiastico di cui erano rappresentanti. Certi Patriarchi e Vescovi Veneziani hanno governato e deliberato in sintonia e seguendo le considerazioni e i consigli espressi da “quelli delle Nove”.

Non dico che “le Nove” a Venezia valessero quanto il Papa, o lo sopravanzassero, ma qualche volta: si … Le Cieresie dei Preti sono state davvero ricche e potenti, nonché capaci di grande influenza: hanno di sicuro segnato la Storia Veneziana.

Nel 1820 Il Patriarca Austriaco Pirker alla Visita Pastorale commentò non senza preoccupazione:“Quelli delle Nove si sentono un corpo a se, quasi estraneo alla Diocesi”.

Esiste una discreta letteratura sulle Nove del Clero Veneziano, ma in verità se ne parla pochissimo. Sono una di quelle “realtà tipiche Veneziane” la cui memoria e importanza è andata via via scemando quasi del tutto. Ogni Veneziano un tempo sapeva benissimo che cos’erano le Cieresie dei Preti, anche perché più che spesso gli capitava di aver a che fare direttamente o indirettamente con loro.

Le Nove, come vi dicevo poco fa, erano comunque: “Ròbe da Preti”, cioè: raccoglievano e coagulavano in se “il meglio del meglio” dei Preti Veneziani. A non tutti i Preti era concesso di farne parte, tanto è vero che quelli che “restavano fuori” hanno dato vita a tutta una serie di piccole e grandi Còngreghe, Pie Unioni, Freterne, Adunanze e Compagnie di Preti, Zàghi, Clerici e Alunni di Chiesa che nel loro piccolo cercavano d’imitare quello che le Cieresiefacevano in grande.

Se andate un po’ a frugare nei meandri delle “cose Veneziane”, troverete tracce ovunque di quelle piccole realtà funzionali Preteresche un po’ “di secondo piano e riserva”. Le potrete trovare ai Santi Apostoli, San Felice, San Geremia, San Marzial, Santa Maria Nova e alla Maddalena nel Sestiere di Cannaregio. Troverete Sovegni di Preti a San Biagio, San Martino, Santa Marina, a San Pièro Contrada deò Vescovo e alla Bragora nel Sestiere di Castello.A San Vio, Anzolo Raffael, Sant’Agnese, San Barnaba, San Pantalon e Santa Margherita in quello di Dorsoduro.A Sant’Aponal,San Cassian,San Giacometto, San Stin, San Giovanni Elemosinario nel centralissimoSestiere di San Polo e Realtino ... A San Bartolomeo, San Gallo, San Gimignano, ai Santi Filippo e Giacomo, a San Giovanni del Tempio o dei Furlani, a San Basso, San Provolo, San Moisè, San Samuel e a San Beneto nel pomposissimo e sontuosocentralissimo Sestiere di San Marco, e a San Simeon Grando e San Stàe(Sant’Isaia) nel più periferico e defilato Sestiere della Croxe ...Ogni Scoletta di Preti era capace di raccogliere e associare anche un centinaio di Preti.

Torniamo però alle Ceresie, alle Nove del Clero I dati che le riguardano sono come sempre curiosi … almeno secondo me.

Le Nove Ceresie erano appunto: nove … Non si sa bene perché erano proprio nove di numero, ma lungo i secoli hanno sempre mantenuto quel numero. A lungo si è voluto credere che l'idea iniziale di crearle fosse attribuibile al Doge Pietro Orseolo vissuto a Venezia dal 928 al 987. E’ stato quel Doge quasi leggendario, che rinunciando alla carica Dogale si è ritirato quasi da eremita nell'Abbazia di San Michele di Cuxa nei Pirenei, dov’è morto in “sospetto di santità”… Leggenda ovviamente: si è voluto porre le origini delle Nove in un contesto di Mito, alla maniera tipica Veneziana.

Di Congreghe Maggiori dei Preti nel 1123 ne esistevano già cinque, alle quali Pietro Enzio del Confinio di San Moisèlasciò per testamento lire cinquanta: una considerevole sommetta … Nel 1192 le Còngreghe dei Preti Veneziani erano già diventate sei, nominate stavolta nel testamento di Jacopo ZianiSolo tardivamente si arrivò a dire cheLe Nove”simboleggivano: “I nove Cori Angelici della Chiesa Trionfante”… Ma neanche gli stessi Preti hanno mai fatto tanto caso a questa spiegazione. I Veneziani, invece, molto più concreti e sintetici hanno sfornato per le Congreghe dei Preti il nome di “Cieresie”: traendolo da Clericoo Clericale, cioè persona tonsurata con in testa: “la clèrica, cioè la cièrega”… Per cui ne è venuto fuori: Cieresie del Clero.

Eccole quindi le Cieresie riassunte in dettagliato elenco nel 1813:

1.  Sant’Angelo guidata da Salsi Andrea Parroco di San Pantalòn;

2.  Santa Maria Mater Domini presieduta da Don Marinoni Simeone Parroco di San Cassian di Rialto;

3.  Santa Maria Formosa con Don Cecchini Bartolomeo Parroco della suddetta chiesa;

4.  San Marcuola capeggiata da Don Gallo Vincenzo Parroco a San Jacopo dell'Orio;

5.  San Luca condotta daWcovich Lazzari Giuseppe Parroco della suddetta chiesa;

6.  San Silvestro con Wiel Giuseppe Parroco di San Felice a Cannaregio;

7.  San Polo rappresentata da Prè Balbi Rizzardo II Roberto;      

8.  San Canziàn sotto l’egida di Cozzi Gaspare Parroco della stessa chiesa;

9.  San Salvadòr guidata da Alessandro Carlo Piovano della stessa chiesa.

Eccole qua: le Nove del Clero.


Spulciando la Storia: i rappresentanti “delle Nove del Clero di Venezia”presenziarono come Delegati della Serenissima al Concilio di Basilea convocato da Papa Martino V nel 1431. In quell’occasione la Repubblica di Venezia inviò due suoi Ambasciatori: Ser Andrea DonàCavalier e Ser Ferigo Contarini. A loro si associarono in rappresentanza dell’Universalità del Clero di Venezia: Prè Giovanni Pasquali Piovano di Sant'Agata cioè di San Boldo, Arciprete della Congrega di San Michele Arcangelo; Prè Ambrogio de Vido Piovano di San Vidal che rappresentava la Congregazione di Santa Maria Mater Domini; Prè Antonio Miletto Piovano di San Lio, Canonico e poi Vescovo di Mileto, “capo”della Congregazione di Santa Maria Formosa; Prè Jacopo De Campis Piovano prima di San Marzial e poi di Sant’Aponal,  guida indiscussa della Congregazione di San Marcuola; Prè Francesco Gritti Piovano di San Pantalon, che presenziò per la Congrega di San Luca; Prè Giovanni Pénato figlio del defunto Basilio Notaio e Piovano di San Vio, Canonico e Cappellano di San Marco, che rappresentò i Preti della Congregazione di San Polo; Prè Antonio Pelacane Piovano dei Santi Apostoli, che fu lì “a nome” della Congrega di San Canzian; Prè Giovanni Bellini Piovano della Bragora e Arciprete della Congregazione di San Silvestro, e infine: Prè Giovanni Campisano Piovano di San Zulian, Notaio e Cancelliere Dogale, ma soprattutto: Arciprete della Congrega dei Preti di San Salvador.

Qualche altra Congrega influente dei Preti, come quelle di San Cassian o di Santa Maria Zobenigo del Giglio, avrebbero voluto assurgere al livello delle Nove, ma non si sono mai riuscite … Le Nove sono sempre rimaste nove, e sempre chiuse e riservate in se stesse: “Il clero delle Nove Congregazioni è un Corpo di Sacerdoti i più dignitosi scelto e formato dal primo, di Piovani, di Titolati, di Preti in numero un tempo di 560, ora ridotto alla metà cioè a 180. ll Clero Diocesano fu ed è sempre soggetto alla Giurisdizione Canonica dell'Ordinario … Ha goduto nel correre dei secoli di certi privilegi tutti suoi approvati dal Patriarca, dalla Sede Apostolica, dalla Signoria di Venezia … In un certo senso quelli delle Nove sono considerati dalla Serenissima l’elite dei Preti Veneziani, interlocutori degni di considerazione …”

Ce ne voleva perché la Serenissima considerasse qualcuno.

Scriveva Luigi Perotti nel 1846 nel suo“Memoria sui Luoghi Pii e sulle Confraternite Laiche di Venezia”, e prima di lui Galliccciolli: “Prima dell'Ecclesiastiche, cioè sino dal IX secolo, sussistettero qui in Venezia le Confraternite laicali sotto il nome di Schole ... Le Congregazioni o Schole Clericali dette anche Chieresie appartengono forse tutte al secolo XII, e vennero instituite principalmente per seppellire e suffragare i Defunti. Ritiensi che la loro costituzione imitasse quella Schola Sacerdotum che sorta era in Verona, e che il Vescovo Bilongo ricordò nel suo testamento dell'anno 850 … Scuola o Schola passò a significare un genere di Compagnia che attende al Culto Divino. Queste Compagnie venivano anche chiamate dagli antichi Confratriae, Gildiae Sodalitiae e ... Ha di queste una dotta dissertazione il Muratori ... Se ne fa menzione in un antico Concilio di Nantes, che altri dicono celebrato nel 658, altri nel 660, e chi finalmente nell'800. Ma, è forse più probabile la sentenza di quelli che ne fanno autore San Bonifazio Apostolo dei Germani circa al 730, per cui dalla Germania si sarebbero sparse in ogni luogo.”

Le Nove insomma erano molto blasonate e antiche, e per questo molto appetite e ambite dai Preti Veneziani. Le più antiche risalivano addirittura aben prima del 1200. L’ultima aggregata, invece, è stata la Congregazione di Sal Salvador: “L'ultima nata delle Nove Congregazioni, che si deve alla carità di Simeone Mauro Vescovo di Castello, che la fondò il 1 luglio dell'anno 1291. Matteo Pagano Prete di Sant'Agata ossia di San Boldo o Sant’Ubaldo, alli 11 gennajo del 1505 More Veneto, nominò come suoi Esecutori Testamentari due Massari delle Congregazioni del Clero fra cui quella di San Salvador.”

La prima Còngrega delle Nove ad essere istituita fu quella di San Michele Arcangelo, cioè dell’Anzolo presso Santo Stefano: quella chiesa che non c’è più nell’omonimo campo ... Si era fra 1105 e 1117 … Sia sulla Mariegola che sul suo “Pennello”(gonfalone processionale) si può notare un San Michele Arcangelo arrapato che pesta sotto ai piedi “il Diabolus, Male” colpendolo sulla testa con “l'Asta, il Baculus” della Congrega dei Preti.

Poco dopo, o quasi nello stesso tempo, è nata la Cieresìa di San Luca … e fra 1130 e 1145 è sorta nella “Cjèsa delle Sette Madonne” nel defilato Sestiere de Sancta Croxe, forse la più agguerrita, attiva e importante Còngrega delle Nove:quella di Santa Maria Materdomini.

E’ del 1123 il primo documento in cui si parla delle Congregazioni del Clero Veneziane: un testamento di Piero Enzo della Contrada di San Moisèche lasciò 50 denari alle Còngreghe dei Preti di Rivo Alto, cioè: di Sant’Angelo, Santa Maria Materdomini, Santa Maria Formosa, San Marcuola e San LucaLe Congreghe di Santa Maria Formosa eSan Marcuola quindi risalgono perlomeno al 1123, forse 1145 la seconda …In ogni caso: sono antichissime, di tanto tempo fa.

Volete sapere un’altra cosa curiosa ?

Le Nove del Clero Veneziane esistono ancora oggi nel 2022 … Curioso vero ? E anch’io ne ho fatto parte dal 1982 al 1987: di quella di San Salvador… Ero un Prete allora, lo sapete … Le Nove sono riuscite in qualche modo a superare … quasi indenni … tutti i trambusti napoleonici e austriaci del 1800, nonché gli eventi e i cambiamenti delle due Guerre Mondiali, e hanno saputo assimilare perfino le riorganizzazioni e le novità portate da Patriarchi e dai più o meno disattesi Concili Ecumenici della Chiesa.

Ovviamente non sono più le Congreghe potentissime ed influenti di un tempo, però ci sono ancora … Hanno perduto di sicuro “il lustro” e qualche pezzo strada facendo, e dagli stessi Preti oggi sono parecchio disertate e snobbate:“Sono vestigia obsolete del passato da archiviare” mi ha detto di recente uno di loro.

Potrei raccontarvi un“Mondo di cose” sulle Nove, ma tralascio per non annoiarvi troppo mettendo in campo solo qualche briciola.

Era usuale per i Veneziani veder sfilare immancabilmente le Nove in Processione ostentando i loro grandi Vessilli durante le Solennissime Feste Cittadine della Madonna della Salute, del Redentore, di Sant’Antonio o Santa Lucia alle quali non mancavano mai di partecipare insieme al Doge e al Patriarca, e a tantissimi Veneziani entusiasti.

Fra le Nove esisteva una rigorosissima precedenza da rispettare nello schierarsi: guai sopravanzare ! … Era considerata come un’offesa, un piccolo sopruso alla singola dignità e prestigio delle Nove.

Ci divertivamo un sacco, noi giovani Preti della Congrega di San Salvador(ultimi arrivati) quando convergevamo nella Basilica di San Marco. Ci anteponevamo apposta a quelli delle Congregazioni più antiche non rispettando le “precedenze”, e suscitando ogni volta un gran vespaio. I Preti“vecchi”, che ci tenevano un sacco a quelle cose, andavano letteralmente fuori di testa vedendosi “superati” dai giovinetti delle Congreghe meno importanti. Nelle grandi occasioni, nella Sacrestia di San Marco, c’era sempre un Cerimoniere che chiamava a gran voce all’appello quelli “delle Nove”, urlava letteralmente prima della cerimonia perché ciascuno prendesse il posto che gli spettava di diritto nella lunga coda delle Processioni (un tempo erano davvero lunghissime: c’erano centinaia su centinaia di partecipanti, e tantissimi Preti) ... I più importanti andavano “in coda più accanto al Patriarca”, mentre i più scalcinati andavano in testa in cima alla Processione.

C’erano allora alcuni anziani Canonici e Preti impettiti e sussiegosi, solennissimi, che finalmente si collocavano per ultimi alla fine della fila: guai porsi dopo di loro !

E noi ? … Ovvio: c’infilavamo dietro di lorofingendo indifferenza. Qualcuno allora si metteva letteralmente a richiamare e a sgridare ferocemente: “Ciò bèo ! Dove ti credi d’andàr ? … Mettite in fila subito ! Rispetta la precedenza ! Non osàr ! Va via ! … Va davanti !”

Un altro ancora: “Cerimoniere ! … E precedenze! … E precedenze !”… C’era da ridere … I Sacrestani divertiti pure loro venivano gentilmente a invitarci a prendere il nostro posto di competenza … Indietreggiavamo allora divertitti, ma facendo il giro tornavamo di nuovo ad retroporci ... E ripartiva la manfrina un’altra volta:“Ehi ! Dove andè cusì indrio ! Avanti ! … Lasciate il passo !” gridavano qualcuno.

Sembrava una giostra medioevale ... divertentissima. A volte temevamo che qualche vecchio Monsignore diventato rosso in volto rimanesse stecchito sul posto per la tensione ... Ròbe da Preti … da Pretini giovani un po’ goliardici com’eravamo noi.

Ci riconoscevamo e distinguevamo fra noi Preti delle varie Congreghe delle Nove perché indossavamo ciascuno delle antichissime stole di colore diverso ricamate in filo d’oro … Ognuna delle Nove aveva un suo colore distintivo … Erano preziosissime, bellissime … Era un piacere indossare oggetti così … Una stola dorata (di San Salvador: ultima arrivata) non avrebbe mai dovuto star dietro a una Rossa, o a una Verde, e via così.

Ma che erano, in che consisteva esser parte di una delle Nove del Clero ?

L'Archivio della Congregazione del Clero dei Santi Ermagora e Fortunato è rimasto depositato a lungo in una gran cassone posto nella stanza sopra alla Sacrestia dove si conservavano anche delle preziose “stole d'oro processionali” delle Feste Solenni. Nell’ottobre 1796 si scrisse: “… per lo sbilancio di cassa, e non potendo da verun fonte ritrar denaro, fu proposto e preso di alienare le stole medie, cioè di velluto (meno due per l'Arciprete e il Masser), essendosi rese inservibili e superflue tutte le altre”.

Solo dal 1748 il Collegio delle Nove ebbe un suo timbro-simbolo-emblema:“Signum Crucis aequilatere bipartitum, et novem cherubim circum ornatum”: una croce contornata da nove cherubini, “cioè la Croce come genere prossimo, i Cherubini come ultima differenza”.

Il simbolo si può vedere ancora oggi scolpito sulle pareti delle case di San Zulian e di San Simeone Profeta, ch'erano e sono ancora di proprietà delle Congregazioni.

Ogni Congregazione, a imitazione delle numerose Associazioni d’Arte Mestiere e Devozione cittadine, aveva le sue Regole e Statuti interni riassunti nella propria Mariegola: “la màre di tutte le Regole”. Ogni Congregazione aveva al suo interno una specie di strutturazione e organizzazione piramidale soggetta a rinnovi ed elezioni, anche se ricordo chiaramente che certi Arcipreti delle Nove occupavano il loro ruolo “a vita”… Erano come dei piccoli “boss” fra i Preti: uomini-Preti dotati di notevole prestigio, capacità e influenza.

I Preti delle Congregazioni si riunivano “a Capitolo” secondo i dettami dello Statuto, di solito nelle quattro “Kalende annuali” di marzo, giugno, settembre e novembre. Le Kalende coincidevano spesso e si sovrapponevano con le tradizionali Feste Cristiane più importanti: “Presenze obbligatorie per i Preti”: se si era assenti si veniva esclusi dalla spartizione annuale: il “Partidòr” ... Annunciazione del 25 marzo, San Marco, San Giovanni, Sant’Antonio da Padova e il Corpus Domini in giugno, il Rentore in luglio, l’Assunta in agosto, Natività di Maria e Santa Croce a settembre, i Morti e la Festa della Salute a novembre, Santa Lùssia (Lucia)il 13 dicembre: guai mancare ! ... L’Arciprete di sicuro ti tirava le orecchie … Quasi tutti quelli delle Nove si riunivano spesso anche per appuntamenti particolari della propria Congrega, mettendo su un bel pacchetto annuale di Messe, Vespri e Suffragi settimanali: “I Morti hanno bisogno del nostro aiuto per conquistarsi la Salvezza.” era il “mantra” ripetuto quasi all’infinito, e creduto da tutti per secoli … anche da noi.

Ambitissimo e attesissimo era di solito l’appuntamento annuale in cui si provedeva alle votazioni e all’elezioni alle nuove cariche, e ancora più ambito e appetito era soprattutto la spartizione del “Partidòr”(le rendite annuali della Congrega da spartirsi fra gli iscritti a seconda della figura e del merito) a cui seguiva sempre un lauto banchetto … Che spanzàte indimenticabili ! … e che piacevole compagnia !

Siamo alle solite però … E’ vero: “schèi e magnàr e bevi” … Anche i Preti sono sempre stati uomini, che non hanno mai saputo mettere da parte scopi e interessi “con la scusa” della Religione. Come si sa: i Preti sono sempre stati dei gran buongustai, ma anche e soprattutto degli acuti e ottimi amministratori e gestori di capitali e patrimoni … Ovviamente s’intende: “per il bene di Dio e della Chiesa, e delle Anime del Popolo Cristiano … e della Carità disinteressata verso Confratelli e Fedeli”… Già … forse ?

Le Nove del Clero sono state, almeno sulla carta, degli Enti Ecclesiastici dediti primariamente al Suffragio, alla Pietas e alla Carità.

Lo sono state ? … Certo, anche e non del tutto, nè come si prefiggevano e avrebbero dovuto.

Ricordo che i rispettabilissimi Arcipreti delle Nove venivano spesso pressati dai Preti Veneziani per poter riuscire a entrare a far parte delle Congregazioni… Certi si facevano proprio pregare, o viceversa facevano di tutto per riuscire a portare dentro alla loro Congregazione qualche Prete emergente, o che si segnalava per abilità, cultura e personalità.

Che facevamo all’interno dell’organizzazione delle Nove ?

Cose da Preti soprattutto … Il Suffragio innanzitutto, perché era capitato per secoli che tantissimi Veneziani Nobili e non Nobili avessero lasciato per testamento grandi patrimoni alle Nove in cambio di garanzie d’Orazioni, Funzioni, Messe, Esequie e Anniversai “per salvare la loro Anima”… Era un dare per avere: un “Do ut des” di stampo preMedioevale profondamente radicato nella testa e nei sentimenti di tantissime persone di ogni grado sociale. Per secoli tante persone hanno vissuto in ambito Occidentale soggette a una specie d’educazione irrinunciabile circa l’Aldilà Eterno e i Meriti necessari per conquistarlo, oppure confrontandosi con i Demeriti e Pene, che hanno terrorizzato “a morte” per secoli milioni di persone di ogni sorta. 

Li ho sentiti con i miei orecchi in Confessionale tante persone ossessionate, e disperate a volte, per timore di finire“nella dannazione eterna del più profondo degli Inferni.”… Non c’erano discorsi capaci di rasserenarli: ho incontrato persone disperate di fronte al gran passo della Morte, oltre la quale sapevano immaginare solo un Destino di perdizione totale nel nulla Eterno.

Sapesta che tristezza a volte incontrare persone così … Chiesa e Cristianesimohanno a volte impresso cicatrici peccaminose indelebili dolorissime nell’Animo delle persone, che tutta la Vita non bastava ad attenuarle se non cancellarle.

Sto divagando … Per secoli quindi, milioni di Fedeli hanno pagato “Quartese, Decime ed Offerte” ai Preti offrendo loro primizie dei campi e delle vigne, togliendosi a volte il pane di bocca, lasciando agli Ecclesiastici di tutto e di più perché continuassero a suffragare la loro memoria e la loro Vita a volte “diroccata”... Ricordo un fatto curioso negli anni ’80 riguardante il Seminario di Venezia e in qualche modo le Congreghe dei Preti. Fra i tanti lasciti grandi e piccoli a suo favore, ebbe anche il lascito testamentario di un canile pieno di cani di ogni sorta nei pressi di Firenze ... Figuratevi i Preti ! … Si dice di solito: “Essere come cani in chiesa.”cioè: malvoluti e buttati fuori malamente, indesiderati. 

“Che ce ne facciamo adesso ? … Sono d’impiccio ste bestie … Non ne sappiamo niente di cagnaria e dintorni… Ma non avevano proprio altro da lasciarci ? Avremmo pregato lo stesso per loro ... magari non gratis, ma senza tutta quest’Arca di Noè.”

Erano questi i discorsi che ascoltavo ogni giorno dentro alle mura austere del Seminario. Poi si riuscì con qualche escamotage a vendere tutto quel“ben di Dio”, e si tirò un gran sospiro di sollievo … Rimasero le tante Orazioni e Messe di Suffragio da celebrare ... e ricordo ancora come il Rettore del Seminario chiamava Confratelli “più sfortunati di Campagna” per dar loro “l’opportunità di dir Messe” in cambio di un po’ di soldi … “Do ut des” … La saga secolare continuava.

Potenza dell’influsso della Religione sul Destino e il comportamento delle persone e del Clero. Ancora oggi tanti Valori e tante certezze che determinano e regolano la nostra Vita e i nostri sentimenti fin dentro al portafoglio e dentro al letto, sono frutto di quell’idea indotta e posta per secoli nella nostra mente dall’Ecclesia Cristiano-Cattolica ... Non ditemi che non è vero.

Tornando alle Nove: lungo i secoli le Congregazioni del Clero Veneziano hanno racimolato e messo insieme un vero e proprio “tesoretto” che raccoglieva la proprietà di qualche centinaio di case, e di un’infinità di Lasciti e patrimoni in Laguna e soprattutto nella Terraferma Veneta. Parte di questo “tesoretto” ben allegerito nel 1800-1900 da francesi, austriaci e governi veri, esiste in parte ancora, ed è utliizzato e gestito ancora oggi seppure in maniera più ridotta, riservata e soft.

Ancora ai miei tempi, e forse ancora oggi, i Preti delle Nove si trovavano nelle scadenze calendariali per espletare le dovute Orazioni e Suffragi, e per eseritare la Carità verso “Confratelli rurali de Campagna a volte poveri et vergognosiRicordo distintamente un “mio collega Prete di Campagna nell’entroterra Veneziano”. Era sempre smunto, pallido ed emaciato, con la sua tonaca sbiadita si presentava ogni volta in Capitolo della nostra Congrega. L’Arciprete non mancava mai di fornirgli “breve manu” e con estrema riservatezza una bustina contenente un buon sussidio “per poter sbarcar il lunario a suon di Messe”… Doveva celebrare nelle sue sperdute campagne un buon numero di Messe dedicandole a nomi che non gli suggerivano niente, ma che corrispondevano a un buon cespite da intascare. Intendiamoci: doveva dirne tante … Non è che gli venisse regalata “la Luna”, ma si trattava di parte del cospicuo “monte di Messeordinate dai Veneziani” di cui era da secoli dotata la su Congrega d’appartenenza.

Era anche bello congregarsi insieme, si avvertiva quasi un “sentimento Preteresco”. Vi confesso che mi piaceva partecipare alle scadenze delle Nove. Nel mio piccolo di “prete semplice” non sono mancavo quasi mai ... anzi: mai. Era pur sempre anche un’occasione di condivisione oltre che di convivialità fra noi Preti: ci si conosceva meglio, ci si contattava, avere qualche amico in più non guastava mai.

Le Nove sono state a lungo una realtà partecipata e sentita dai Preti, un’occasione di “Meriti Spirituali”, e un modo d’arrotondare e stare allegramente insieme.

Ricordo ancora qualche scena a volte un po’ anacronistica di quando su certi muri di Venezia veniva scritto: “Cloro al Clero !”... C’erano “colleghi Preti” che pubblicamente si scagliavano contro il “vecchiume e il bigottismo Ecclesiastico” mostrandosi favorevoli al suo virtuoso rinnovamento ... Erano Preti “moderni, emancipati”, operai a volte, che buttavano via tante “cose e  abitudini vecchie di Chiesa” considerate obsolete e superate … Ho recuperato io stesso su certe bancarelle Veneziane certi “Libri da Messa e Oggetti da Chiesa” di cui si sono liberati alcuni, non tanto per modernità, ma forse per racimolare qualche soldo in più … Potrei facilmente quanto inutilmente fare nomi e cognomi. Voglio dire che era “divertente e curioso” a volte vedere proprio alcuni di quei Preti“emancipati” frequentare lo stesso le tradizionali scadenze delle “Nove del Clero”. Sorridevamo noi Preti giovani, quando li vedevamo andare a trar fuori da qualche angolo del campanile, o da muffosi armadi di Sacrestia antiche vesti talari consunte, con i bottoni che parevano proiettili pronti ad esplodere sopra a certi pancioni diventati davvero prosperi ... Sorridevamo ancora di certi Preti che si arrotolavano i pantaloni mostrando “sgambituli pallidi e pelosi, o abbronzatissimi” per indossare certe vesti diventate fin troppo corte. Erano davvero ridicoli, e incoerenti soprattutto con le loro convinzioni. Condannavano tanto “le vetustà dagli angusti orizzonti della Chiesa”, ma poi c’erano da intascare soldi o mangiare e bere in compagnia dentro alle Congreghe non mancavano mai … Fragilità umane e storiche … Tristi anche.

Comunque al di là dell’esteriorità, quando ci “congregavamo”: facevano i seri, e c’impegnavamo per davvero in quei Riti Sacerdotali che ci venivano rischiesti e proposti dalle Congregazioni del Clero… Rimanevamo ogni volta a lungo: per diverse ore, a recitare“Antichi Uffizi”, o “Ore del Breviario”, “Preci dei Morti”, e poi stavamo a “dir Messa, e a processionare cantando De Profundis e Litanie, visitando Cappelle. Saccelli di Morti, e Oratori”deserti quasi sempre disertati dai Fedeli ... Fin dal Dopoguerra, pochissimi di loro sapevano e sanno dell’esistenza, e del senso delle antiche Nove Congreghe dei PretiVeneziani.

Nei miei Diari conservo ancora un appunto di una predica fatta dall’Arciprete di San Salvador di allora:“I Morti che hanno lasciato così tanti soldi alle Congregazioni, esigono il nostro rispetto, e quindi il tributo e l’osservanza di quanto pattuito con la Congregazione … Noi quindi siamo qui apposta per questo: anche per onorare quell’antico accordo con i nostri Benefattori.”

Gli accordi erano accordi, andavano rispettati: Suffagi in cambio di soldi: “Do ut des”… Affare fatto !

Per molti Veneziani di ieri, quella delle Schole e delle Congreghe dei Preti erano “Investimenti per l’Eternità e il Futuro sena fine”.

Possiedo ancora una fotocopia della Mariegola dellaCongrega di San Salvador di cui ero parte. Gli “Obblighi dei Fratres” consistevano soprattutto: nel reciproco rispetto, nell’assistenza in caso di povertà, malattia e morte dei Sacerdoti, e nella doverosa “Opera di Suffragio” a favore dei Confratelli e Benefattori Defunti da eseguire con maggiore decoro e solennità possibili. La Mariegola ancora distingueva le gerarchie e i titoli interni possibili all’interno della Congregazione.L’Arciprete era la figura portante: titolo ambitissimo mantenuto “vita natural durante”, a cui moltissimi Preti tenevano moltissimo. L’Arciprete doveva essere un Prete Modello, ineceppibile, abile, esperto, autorevole, con spiccate doti gestionali e aggregative: un leader“degno di ogni virtù”, con una buona storia pastorale alle spalle.

La Mariegola ancora ricordava il “numero chiuso”dei circa 36-40 Fratelli Iscritti diventati in seguito solo 21: “36 Confratelli Preti: multiplo di Dodici, come erano i 12 Apostoli”… La Mariegola poi ricordava ancora ilraduno mensile delle Kalende… Gli incontri durante “la quarta e quinta feria settimanale” per celebrare ulteriori Messe per i Confratelli Defunti … l’Agapeannuale … La “Prassi” (dovere-abitudine) di recitare i Salmi Penitenziali, e le “dovute Messe” nelle varie circostanze  e scadenze … L’obbligo di celebrare una Messa a ricordo di ogni Confratello Morto per 30 giorni dopo la sua dipartita … L’aiuto caritatevole al Clero, soprattutto quello in difficoltà ... ed altri “scopi nobili” … almeno nell’intenzione.

I Confratelli delle Nove erano suddivisi in “tre ordini” Di solito 20 Confratelli erano considerati a “Parte Intera o Integra”, ossia percepivano una parte intera dei redditi della Congrega spartiti annualmente; 8 erano a “Mezza o Media Parte”; e altri 8 erano considerati “di orazioneo di grado inferiore”, cioè: in attesa di ammissione insieme a un certo numero vago di Preti“in buona spe”, cioè: col desiderio-richiesta di adesione già presentata, ma che intanto si accontentavano di “ronzare intorno alla Congrega” presenziando lo stesso ai suoi appuntamenti e riti.

Nella mia Congrega eravamo tutti “a parte Intera” eccetto “i vertici” della Congregazione di San Salvador, che avevano diritto a una maggiore “fetta” dell’annuale Partidòr.

Da tradizione: “Erano necessari circa sei anni “di servitù” per salire “di grado” al’interno della Congrega d’appartenenza. I Pievani di Venezia, o quelli della Diocesi di Torcello, ma “usciti dal grembo di Venezia”, erano i soli che venivano ad ogni altro preferiti, coll'essere ascritti al Primo Ordine. Nè i Titolati, né i Cappellani Curati erano soggetti alla severità di queste regole, nè i Confessori di Monache, che godevano dei privilegi dei titolati … L’Arciprete percepiva “il doppio” rispetto ai Confratelli “di parte intera", ed era coadiuvato da un "Massàro" che si occupava dell'amministrazione della Congregazione, e da due o quattro “Decani o Sindaci o Primiceri o Consiglieri”, e da un “Nunzio-Scrivano-Segretario Nodàro, Cursòre o Nonzolo Viadòr e Scappinànte” con incarico annuale.”


A un certo punto, a farla breve, tutto quell’immane patrimonio sparso appartenente alle singole Nove del Clero, utile “a far guadagnare un buon passaporto per il Cielo” a tanti Benefattori, Confratelli e Donatori, venne unificato e gestito centralmente da un unico Collegio delle Nove.

Quel gran numero di lasciti, denari e immobili doveva forse essere concesso ai Poveri come gesto di Carità, cioè dato: “Gratia et Amore Dei”in usufrutto gratuito, senza specularci e mangiarci troppo sopra … Magari ! … Anche no.

Le Nove del Clero non sono state solo Congreghe di Preti dediti a celebrare e Suffragare, ma anche dediti a gestire un bel gruzzoletto.

Lungo i secoli le Nove del Clero erano diventate proprietarie di un cospicuo capitale, di certo non secondo a quanto possedeva qualche ricco e facoltoso Casato Veneziano.

Esplico un poco ?

Dietro e dentro alle Nove s’era creato un gran capitale, tutto da gestire abilmente e da investire oculatamente … Oggi ne sono rimaste solo le briciole dopo tanti smanacciamenti e rivolgimenti storici. Di conseguenza le Nove sono state di rimando anche un’organizzazione dedita al profitto, e alla manipolazione attenta del notevole tesoretto che possedevano ... In quanto all’economia e alla gestione dei soldi, si sa: Chiesa e Preti, con Frati, Monaci e Suore lungo i secoli non sono mai stati secondi a nessuno … Di conseguenza la storia delle Congregazioni del Clero Veneziano è sempre stata trapunta quasi ossessivamente dalla considerazione di tutto quanto poteva tornare utile e interessare al tornaconto delle Nove.

Cesure, ponti, strade, rogge, fienili, molini, stalle, cimiteri, fossi, casolarie case e casòni dei Preti … Qualunque cosa era attentamente seguita da un piccolo esercito di fattori e persone che agivano a favore del patrimonio delle Congreghe del Clero: le Nove Veneziane.

Soprattutto poi: terreni, bestie, legname, acque piscatorie, primizie, boschi, pascoli, frutti, vino e grano … e aggiungetevi quel che volete. Tutto era Opuse Dei, ma soprattutto traducibile in: Bonus Homini … di certi Homines, cioè i Sodales: i facenti parte delle Congreghe Veneziane dediti al Partidòr (la spartizione).

Qualche ulteriore esplicazione ?

Cospicue furono fin dal principio le proprietà via via accumulate lungo i secoli dalle singole Congreghe dei Preti Veneziani.

Nei Catasti della Congrega di Santa Maria Materdomini si ricordanocapitali di contanti versati in Partite Vechie e Terminazioni di credito del Provveditor Ori et Argenti in Cecca (Zecca)”. La Congregazione era diventata ricca in virtù di tanti Lasciti, Testamenti e Comissarie che le donarono diverse case e botteghe nelle Contrade Veneziane di San Marzial, San Trovaso, San Paternian e all’Anconeta di San Marcuola. Aveva inoltre la proprietà di un forno a San Moisè (1517-1686), di una fornace e diverse case a Murano, e diverse affittanze di: “Aziende in Terraferma di beni di campagna, cioè: campi e fabriche in San Michele dell'Abadesse (1605-1796); chiusura di Trivignan (1479-1700); campi di Bordugo sotto Tre Baseleghe; campi di Calzan sotto Mestre; campi sotto Noal (1600) e le chiusure di Trivignan, di Martellago.

Nel1503-1522 la Cieresiadi Santa Maria Materdomini aveva provveduto alla:"Vendita alla Schola di Santa Maria Maggiore delle caxette a San Nicolò sogette alli Anniversari Cattaneo e Dardi e di ragion libera della Veneranda Congregazione, il ricavato delle quali fù investito in campi, fabriche e casa coloniale a San Michele delle Badesse"… La Congrega inoltre controllava la chiesina del Palù sotto Castelfranco, e gestiva 8 Commissarie corrispondenti ad altrettanti patrimoni: Comissaria Arrigoniistituita con testamento 1650 da Giovanbattista Arrigoni Prete Titolato di San Pantalon; Comissaria Bianchi istituita con testamento1686 da Carlo Bianchi Pievano di San Geremia, comprendente una casa d’affitto a San Trovaso al portico scuro, una casa alla Anconetta, case a Murano, un forno a San Moisè, e diversi campi con casa a Ronchi di Piombino e alla fossa padovana”; Commissaria Danieli istituita con testamento 1674da Pasqualino Danieli Pievano di San Beneto e Vicario di San Marco, con obligo del Vespero et Noturno de Morti nel mese di maggio”; Commissaria Pre Pietro Filomusio istituita con testamento1592 da Pietro Filomusio Pievano di San Paternian:con capitale di denari 3.740 effettivi nel Deposito in Zecca ai 3 %, e delle doti da pagarsi a Donzelle Graziate”; Commissaria fu Nobil Marchese Domenico de Lazaraistituita nonostante la contrarietà di suo fratello Federico nel 1713;Commissaria Rossi istituita con testamento 1633 da Cristofolo Rossi Primo Prete titolato di San Paternian, che lasciava beni a Casal, campi a Zerman, e una casa in San Paternian”; Commissaria Benvenuta Vidali(1592-1734); Commissaria Zecchini istituita con testamento 1654 da Giovanni Battista Zecchini Primo Prete Titolato di San Geremia: “concerneva la proprietà di una casa posta a Santa Maria Maggiore, aquisto di campi uno a Pontechio, e il pagamento di alcune grazie alle Figlie della Pietà per le quali si andò a processo contro Pios Hospitales Pietatis et Mendicantium nel 1655, e contra Dominum Marcum Brolum, Dominum Bortolameum de Rusto, Venerandam Scholam Santi Joanni Evangeliste, et contra Schola de Sartori nel 1639.”

Nell’Archivio di San Silvestro, invece, si trovano abbondantissimi documenti di edifici e proprietà della Congrega: stalle, case, tese, forni e cortivi posti in Massanzago. Scriveva Girolomo Biondi Nodaro della Congregazione e Jacobus BellanusPublicus Notarius nel Libro de' Capitoli della Congregazione di San Silvestro ricordando il: “Legato Alvise Bagato, chiesura e negozi di Mazanzago livellata alla Signora Caterina Draghia dopo all’antecedente Gerolamo Nascimben."(1533-1744); le “Controversie dei Procuratori della Congrega e del Reverendo Florio Bellan Curato in San SeveroProcuratoraffiancato dall'AggiuntoProcuratore Don Bortolamio Lanfranchi Pievano di San'Eustachio (Stàe), con affittuali Boscoli di Chioggia e Massanzago; le riscossione crediti attinenti il Livello diDomenico Zuanne Draghia per la stessa chiusura nella Podestaria di Campo San Piero”; e di una Controversia Lisatti pertinente il terreno in Canale di Valle distretto di Chioggia Comune di Sant'Anna lasciato nel 1524 da Don Biagio Cattarini alla Congregazione di San Silvestro e da questa concesso in enfiteusi e a livello a Giuseppe Lisatti ed eredi.”(1524-1860); di una Commissaria di Don Biasio Cattarini III.

I documenti della Congrega di San Polo, fra le mille altre cose raccontano anche di: “Rendite annuali di 28 ducati da beni immobili in Venezia: una casa a San Gregorio,beni a Caltana, capitali investiti in Zecca, nei Depositi Pubblici e in partite del Banco Giro.”(1740)

La Congregazione di San Cancian vantava proprietà di: “campi 7 e un quartoe beni in Faverigo Villa Sant´Eufemia sotto Campo San Pietro in territorio padovano(1532-1760) ... Quella di Santa Maria Formosa: “gestiva cospicue partite e depositi in Zecca, e beni che possedeva nelle Ville sotto la giurisdizione di Padova:campi posti nella Villa di Fiumesello et parte sotto al Comun de Puoti, sotto Villa Nova sotto Campo San Piero, che erano dei Zulian; a Monsuè di Porto Buffolè; a Cittadella acquistati da Prè Giovanni Maria Carrara per Don Gerolamo Colti; e terreni nei pressi della Quinta presa della Brenta …” (1575-1780).

Nei documenti di San Salvador si accennava, infine, a un fittavolo di Trebaseleghe nel 1935, e di altro.

Un gran malloppo insomma, un gran calderone di beni lasciato ai Preti col compito di Pregare e Suffragare, dando in cambio un annuale “Bòn Partidòr”: una specie di premio-rendita … “Do ut des”.

Tutti i beni del grande patrimonio sparso delle singole Congreghe delle Nove è via via confluito nella gestione unitaria centralizzata del Collegio delle Nove: “Qualunque ben regolata Società deve avere chi la regga, chi la governi, e chi l'amministri. A questo fine dal numero dei sacerdoti, che compongono le Nove Congregazioni vengono scelti trenta individui, l'unione de'quali forma il Collegio. I nove Arcipreti capi delle Congregazioni durano in vita, ed altri ventuno, mutabili dopo due anni, formano il corpo governativo del detto Collegio, che ha l'autorità assoluta di stabilire leggi disciplinali al mantenimento dello statuto, e dell'interna amministrazione … La Presidenza del Collegio è formata di sei Arcipreti, de' quali tre a vicendasi cangiano di due in due anni fra dessi, ed altri tre col titolo di Sindaci Maggiori si scelgono tra il numero degli altri ventuno di due in due anni vicendevolmente da tre Congregazioni. Queste sei persone che devono vegliare al ben essere dell'economia è il Corpo Amministratore di questo Clero. A queste sei solamente appartiene il firmare le affittanze, i fogli d’amministrazione, le polizze di spese, i mandati di pagamenti, e senza la firma dei suddetti non possono acquistare valore. Le Congregazioni, coll'attribuire a questo corpo l'autorità assoluta di formar leggi di sciplinali, ed economiche, all'osservanza delle quali si assoggettarono fino da cinque secoli, gli concessero ancora il potere di mutare, quand'era d'uopo, le vecchie leggi, come fece spesse volte, per crearne di nuove … A conservare la serie non interrotta delle sue leggi, ed a disporre gli atti in modo facile a ritrovarli, quando abbisognano, creossi un custode a cui diedesi il titolo di Cancelliere, ed a promuovere, e sostenere le cause un Ragionato coll'obbligo di assistere a tutte le adunanze della Presidenza Collegiale. L'amministrazione di questo corpo veniva poi protetta, e sostenuta dal cessato governo della Repubblica, nel Consiglio dei X e nel Senato.”

Dal 1559 allora, i Preti misero la sede unitaria delle Nove del Cleroprima in Contrada di San Vidal, poi in una casa in Contrada di San Paternian al civico rosso n° 4225, dove ancora oggi si può leggere sopra alla porta l'iscrizione: IDEO OPT - MAX R CLERI CONGREGATIO NVMI COLLEGIVM ANNO DOMINI MIDIXXXIIII.

Da allora, una piccola schiera di “Ragionati, Cassieri ed Esattori Laici” preposti all'amministrazione delle rendite del Clero delle Nove iniziò sotto l’attenta supervisione del Clero a registrare ogni movimento inerente al patrimonio delle Ceresie tenendo meticolosamente: "Libri del dare e avere”, “Entrade in monte”, “Affittuali”, "Libri di cassa", “Cassa contanti … Cassa valuta corrente”, “Esazioni … Reversali”, “Mandati di pagamento … Visti per la regolarità”, “Investimenti in Zecca e nello Stato Veneto” e “Rendite fondi pubblici” … Un mare di Carte e scritture delicatissime, preziose a volte, soggette in più occasioni a manipolazioni e furti (1542-1635), forse per liberare qualcuno da gravi pendenze e debiti, “o per sconder qualche incongruo imbrogièsso”.

Appositi “Libri Partidori e Quaderni' riferivano puntualmente d’introiti e rendite derivate dai Fondi da distribuire agli Iscritti considerando “Parti” o porzioni di merito inerenti a ciascuna Congrega e Prete: “Reverendissimi Pievani”, “Parte infermi”, “Parte VI” (patrimonio in comune a sei Congregazioni: San Michele, Santa Maria Mater Domini, Santa Maria Formosa, Santi Ermagora e Fortunato, San Silvestro, San Luca); “Parte VII”(patrimonio delle sei precedenti più San Polo); “Parte VIII” (le sette precedenti più San Canciano); “Parte IX” (le otto precedenti più San Salvador).

C’erano “Beni delle Congregazioni” sparsi in Laguna, e in ogni angolo del cuore storico e urbano della Serenissima:“Fitti mensili di fabbricati urbani”, "Elenco degli affittuali ad uso dell'Esattore e dei Procuratori del Clero", “Affittuali di Città”, “Cassa mensuale”, “Contratti di locazione per case, negozi e magazzini in Venezia”.

Fin da inizio 1500, le Congreghe dei Preti Veneziani erano proprietarie di: “una casa construita presso Sant'Antonio nel Confinio de San Piero de Castello, a spese de Preti, Plebani e Rettori delle chiese di Venezia, per ospitare un Religioso che avesse cura della Anime de li infermi de Peste in tempore epidemiae morbo” … Le Nove poi possedevano: “Beni, case e negozio di Parte IX in San Martino di Castello” dal 1398, e “Casa con pozzo a San Martino in Calle della Grana”dal 1349, per le quali andarono a processo più volte “Contro Maria Ogniben Fornasieri”, “Contro Paulo Spazziani” e “Contro Zuanne Ruberti”.

Altre case delle Congregazioni sorgevano "in Contrada di San Pantalon dati in affitto"dal 1207:“abusati e insidiati dai Nobili Michiel”; a “Santa Maria Formosa”; "case e magazzino di Parte VIIin Contrada di Santa Marina"lasciate da Filippo Marcello nel 1233.

Una casa a “San Paternian”; “Case e magazzini di Parte VII in Calle del Clero a San Nicola da Tolentino”;Cinque case e terra di Parte VIin Santo Stefano circondariodi San Vidal” consegnate daArmirota Zusto e lasciate da suo marito Giovanni nell’agosto 1224; “Stabili di case e negozio di Parte VIIIinCalle del Cristo in Contrada di San Marcuola” dal 1238, restaurati a inizio 1700; Beni in Sant´Aponal”dal 1192, lasciati da Giacomo Ziani figlio del Doge Sebastiano, per i quali le Nove entrarono in causa “Contra domino Iosephus Savioni de confinio Sancti Apollinaris” nel 1668; “Beni di case, e di casa-bottega di Parte VI in Campiello Sansoni a San Silvestro”; "Beni di Parte VII e VIII nel circondario di San Geminiano" dal 1254;“case e negozi di Parte VIIIa San Marco” “Le otto Congregazioni vengono immesse nel possesso di sei case nel circondario di San Giuliano in seguito a testamento 26 giugno 1253 di Marco Ziani fu Pietro”.

E ancora: Nove case e magazzino in Contrada di San Simeone Profeta nel Sestiere di Santa Croce, divenute proprietà diParte VIIIdelle Congregazioni secondo le volontà testamentarie di Marino Belloni nel 1255”; "Case a San Trovasoin Calle Cerchieridi Parte VIII" dal 1598, “con imprestanza de dinaro ai residenti”, e diverse case, magazzino, bottega, e casa-bottega di parte VIII e IX al Ponte dei Turchie inCalle Lunga San Barnabadal 1317, poco distanti dall’Ospizio delle Pizzochere dei Carmini con le quali il Clero entrò più volte in conflitto … “una casa di parte VIII e parte IX in Parrocchia di Santa Maria del Carmine”“Case a San Iseppo di Castellode Parte de Reverendi Pievani”;  “Case in Contrada di San Geremia, e una caxetta alle Chioverete di San Giobbe”;"Beni di un Casa Nova in Contrada di San Ziminian fabricata nel 1579 inCalle Fiubera poco distante dalQuartiere abitato dagli Armeni”“una casa a Santa Sofia“una ruga de case et botteghe in Calle delli Fauri”“una Bottega in Calle della Bissa”poco distante dall’Emporio Mercantile di Rialto, e "Quattro case nove di Parte VIIIin Contrada de San Zulian al Ponte dei Feralli e in Calle Fiubera verso San Giminiano"(1690-1792) per  le quali San Geminiano dovette lottare a processo non poco contro Zen, contro Salvioni e Peretti, contro Pietro occhiararo, col NobilHomo Andrea Dolfin, contro le sorelle Poli o sia Nicolò Ravenna o Marco Galibelli, e contro Domino Francesco Plebani cessionario di domino Andrea Pace.”

E questo per quanto riguarda il Centro Storico Veneziano lungo i secoli, soggetto a continuo va e vieni, compra e vendi.

C’era poi la Terraferma Veneziana … “la Campagna” con "Fitti colonici e fondi rustici”, “Affittuali di Campagna e Terraferma”, “Fitti Fabbricati Marghera e Mestre”, “Contratti di locazione per case, negozi, magazzini, terreni, appezzamenti, case coloniche, chiusure e possessioni nelle province di Venezia, Padova e Treviso”.

Le Nove del Clero possedevano terre e beni immobili a Mestre, in “frazione di Carpenedo”(1327-1937)col casino e la Campagna di Parte IX, e a Zelarin locati a Nicolò Saorino nel 1450” … “Affittanze di campi in Carpenedo a Prè Francesco beneficiato in Sant’Angelo”(1459).Su quegli stessi beni l’anno seguente le Nove del Clero concessero a Giuliano Zetino di fabbricare una tezza (tesa) … Nel più recente 1910-1940, invece, le Nove del Clero vendettero una parte di quei terreni “ad uso cimitero militare”, o ad “accesso per pubblica strada”nel 1919-1937.

Poi ancora, le Nove avevano: “Beni in Piove di Sacco" fin dal gennaio 1388 … “campi otto in Villa di Brozzuol presso Padova”“Le Congregazioni del Clero vengono immesse nel possesso di campi 9 a Camponogara di Piove di Sacco lasciati loro da don Andrea Avanzago” nel 1463 …  “Beni in Torresino”nel 1520Beni in Terraferma” con affittanze e locazioni a: Gambarare, Martellago, Spinea, Salzano, Pianga, Rio San Martin, Santa Maria di Sala, Cadoneghe, Sant’Eufemia e San Michele di Borgoricco, Camposampiero, Trebaseleghe, Villanova di Campodarsego, Bruggine, Riese, Campo Nogara e Dolo ...e terreni nella seconda e settima “presa del Brenta e del Marzenego ed Oselin”.

Campi” in Spinea, Taieroli e Zellarin (sui quali nel 1933 si concesse il passaggio della strada Castellana); “campi a Trevignàn e Pianiga, case e casoni inSalzàn frazione di Toscanigo, a Martellago; che erano stati di Pietro Manzini; e a Zigaraga di Maernegià venduti in precedenza nel 1327 ad Antonio strazzarol da Padova; e da Giovanni Contarini a Marco Pesaro;e a Nicolò Parroco di San Cancian di Venezianel 1346” ...Lo stesso Nicolò Parroco di San Cancian aveva comprato nel 1344 in Zigaraga anche altre tre pezze di terra da Nicolò e Zaurino Zucchello. Morendo Prè Nicolò lasciò tutto per testamento alle Nove del Clero, insieme ad altri beni in Villa del Contò. Le Nove del Clero provvidero subito ad affittarle a Tommaso Massaro, poi a Nicolò Bertigli nel 1543, e a Domenico e Antonio fu Tomaso nel 1552.  Sugli stessi beni del “defunto Prè Nicolò de San Canzian” venne emessa “Sentenza dell'Ufficio del Procurator in una lite tra le Congregazioni e Giacomo Soligo per uso acqua in Zigaraga” nel 1408 ...Altre sentenze vennero emesse in seguito “contro Bartolomeo Bon, Zamiro e Bartolomeo Tomaele affittuali”(1477);“Sentenza arbitraria nella vertenza fra il Clero di Venezia e Barolomeo Bovino” (1480);“Intimazione dell´Ufficio di Petizion a Nicolò e Giacomo Marsoni di pagare alle Congregazioni del Clero 30 stara di frumento” (1569); e contenzioso “per l’uso di uno stalo per le pecore delle possessioni del Clero” (1753 -1755).

Che lista ! … e continua ancora: “campi e beni a Rio San Martin di Scorzè, aSanta Maria di Sala, a Cadoneghe, a San Michele e Sant’Eufemia di Borgoricco … una casa colonica aCamposampiero, altre case e terre aTrebaseleghe, Villanova di Campodarsego, Vallà di Riese nel distretto di Castelfranco, aBrugine, chiesure e beni del 1388 in Camponogara in Piove di Sacco di parte VIII”“Vendita di campi otto in Villa di Brozzuol o Pronzuol presso Padova dei beni del fu Domenico Guizzolotti dati ad Andrea Avanzago Pievano di Santa Margherita, e lasciati alle Congregazioni dei Preti” (1463)“Beni di Parte VIII nel Territorio Veneziano nella frazione di Prozzolo distretto di Dolo”.

Che ve ne pare ? … Il tutto condito da un’infinità di cause, liti e processi di lunga durata contro tutto e contro tutti per difendere gli interessi delle Ceresie Veneziane. A volte per beni consistenti, altre volte per vere e proprie stupidaggini, come quando la Congrega di Santa Maria Formosa arrivò a: Lite col reverendo Capitolo della Parrocchia di Santa Maria Formosa per un armadio.”

Tutto accadeva tuttavia sotto l’occhio vigile della Serenissima: era soggetto alle regole dei Dazi, delle Dichiarazioni alla Repubblica, al pagamento delle Decime, delle Gravezze e dei Campatici esplicandosi in un mare di bilanci, polizze, assicurazioni, resoconti e controversie.

Basta … mi fermo qua.

Scriveva Francesco Cornernel 1754: “I Preti Veneziani, comprendendo di quanto aiuto essi sarebbero stati nell’eccitare all’amore reciproco tutti i Cittadini, provenienti da varie zone della Terraferma e di costumi diversi, con il loro esempio più con le loro parole, istituirono dell Associazioni, volgarmente chiamate Chieresie con lo scopo di riunirsi a pregare pubblicamente assieme e a suffragare i Defunti … e poi le trasformarono nelle Fraterne con lo scopo di alleviare le Anime del Purgatorio, e di aiutare i Confratelli ammalati o bisognosi …”  

Lungo i secoli, diverse volte i Patriarchi Veneziani sono intervenuti a regolare le Congregazioni del Clero Veneziano. E’ intervenuto Lorenzo Giustiniani nel 1443, il Patriarca Bondumier nel 1460, Girardi nel 1470, Trevisan nel 1565, Corner nel 1637 dopo la Grande Peste, il Patriarca Austriaco Pyrcher nel 1826, e Trevisanato nel 1866. Curioso l’atteggiameno del Patriarca Austriaco Pyrcher: ci tenne parecchio a riaffermare che le Congregazioni era soggette e dipendenti dai lui. Infatti, perché gli Arcipreti non fossero troppo potenti, mise “ab triennium” la carica d’Arciprete delle Congreghe, e schifato dal fatto che tanti Preti Veneziani, secondo lui, erano troppo ignoranti, impose l’obbligo alle Congregazion del Clero di organizzare convegni di studio per i Preti “circa le cose della Dottrina e della Chiesa”.

Dal 1872 le Nove sono diventate Opera Pia trasferendosi in Contrada di San Zuliàn.

Il Presidente delle Nove ha precisato di recente: Dal 1911 il Collegio delle Nove inteso come Ente Morale è soggette a Gestione unitaria Indipendente dal Patriarcato affidata a un organismo di di 27 membri, con un Consiglio di sette Preti che nominano un Presidente in carica per tre anni ... I Sacerdoti iscritti alle Nove continuano a radunarsi in Congrega di solito alle "Kalende" di ogni mese, e nelle principali Feste Cittadine Veneziane ... Attualmente sono iscritti alle Nove Congregazioni del Clero circa più di metà dei Preti del Patriarcato di Venezia ...”

Nel 1975 i rappresentanti del Collegio delle Nove si riunivano nella Sacrestia di San Salvador.

Quest’estate ero presente il giorno della Festa sulla Fondamenta del Redentorequando è sfilata la solenne Processione Tradionale guidata dal Patriarca di Venezia. Ho contato presenti solo una trentina di Preti insieme a Patriarca e Autorità Civiche, che un tempo s’accapigliavano per prendere i primi posti in quei solenni appuntamenti Veneziani, mentre oggi fanno a gara per disertarli iviando rispettabilissimi rappresentanti e sostituti: “allergie e ritrosie storiche innate a questa nostra Epoca”.

Secondo alcuni sintetici dati che ogni tanto vengono esternati dalla Curia Patriarcale in occasione di qualche clamore o fatto di cronaca Lagunare, da un recente censimento le proprietà Ecclesiastiche Veneziane assommano a 460 beni immobili.  Cinque sono le Istituzioni che le gestiscono: Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, Seminario, Opera Santa Maria della Carità, Ente Diocesi Patriarcato di Venezia e fatalità: Opera Pia Nove Congregazioni del Clero che è ancora viva, vegeta e operativa. Fra gli immobili censiti appartenenti ancora ai Preti e alle Nove del Clero: 270 sono appartamenti residenziali, 160 dei quali, fra alloggi, botteghe e magazzini si trovano a Venezia Centro Storico. Da quanto è dato di sapere, sono quasi tutti affittati o “prenotati a prezzi equi e calmierati di mercato”, e concessi a persone anziane, sole o bisognose:“In Calle Fiubera a San Marco, le Nove Congregazioni sono proprietarie tra l'altro di quattro unità immobiliari: due appartamenti e due negozi, giunte alla scadenza del contratto. Gli affitti dei due alloggi erano di 441 e 266 euro al mese portati rispettivamente a 500 e 390 euro, mentre ai due negozi è stato proposto di aumentare l’attuale locazione di 1.445 euro mensili portandola a 1.750 e 1.659 euro …” 

La Chiesa è sempre Chiesa con le sue acrobazie economiche recondite di scarsa trasparenza e grande riserbo ... L'attuale indirizzo economico del Patriarcato sembra essere quello di vendere terreni e proprietà sparsi in giro concentrandosi sull’acquisto e la conservazione di proprietà nel Centro Storico Veneziano. Raccontava in un’intervista il Presidente delle Nove Congregazioni del Clero Veneziane:Perdipiù i proventi degli affitti, una volta pagate le tasse Ici compresa, vengono in buona parte utilizzati per la manutenzione. Interventi doverosi per garantire sicurezza e qualità della vita agli inquilini soprattutto ... Quanto rimane viene destinato alle finalità dell'Istituzione, cioè all'aiuto dei Confratelli in difficoltà, oltre che a contributi al Seminario, e a Carità verso le Missioni … le popolazioni colpite da calamità naturali ...”

Tempo fa è trapelata la notizia di un recente restauro di alcune “caxe del Clero” sul Rio diNoale a Cannaregio. Si tratta di dodici alloggi di varia metratura parte di palazzo chiamato appunto:“Cà Noale”di proprietà del Seminario Patriarcale di Venezia.

Potrei raccontarvi molto altro di vecchio e nuovo rischiando però d’annoiarvi gravemente … Mille aneddoti storici grandi e spiccioli delle Cogregazioni Veneziane dei Preti sono raccolti e conservati in scritture e documenti delle Nove del Clero. Una parte della documentazione risalente a prima del Mille è finita bruciata dal fuoco ancora nel lontano 1467, quando bruciò la casa di Prè Paolo de Benedetti Piovan di Santa Maria Zobenigo del Giglio dov’era raccolta … Ne rimane comunque ancora tantissima risalente al periodo 1192-1998, che è consultabile negli Archivi delle Nove del Clerodepositati nella Curia Patriarcale di Venezia … Se ne potrebbe fare una vera e propria letteratura … ma sapete com’è.

Alcune chiese che ospitavano le Nove del Clero oggi non esistono più: come Sant’Angelo, o sono desuete e chiuse, sull’orlo dell’abbandono: come Santa Maria Materdomini la chiesa delle Sette Madonne oggi in restauro … Altre sono socchiuse: aperte a pagamento per i turisti, o per le smanie liturgiche di pochi Cristiani affecionados quasi fanatici.

Le Nove del Clero ? … Storie dimenticate quasi, coperte ormai da un velo nebbioso di dimenticanza e disinteresse, a volte appena rispolverate da qualche Tesi di Studio di qualche Universitario/a curioso ... Peccato … Un altro spicchio di Venezianità ormai tramontata ... curiosissima però.

 


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