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Procuratie Veneziane … non solo a Piazza San Marco.

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Procuratie Veneziane … non solo a Piazza San Marco.

Si parla molto in questi ultimi tempi delle Procuratorie Vecchie e Nuove che circondano su tre lati Piazza San Marco. Giusto così, perchè sono in un certo senso rinate, in quanto sono state riaperte, e in un certo qual modo restituite ai Veneziani e ai turisti dopo tanto tempo. Adesso c’è quasi una gara per dare alle Procuratie di San Marco la giusta visibilità. Di sicuro merita attenzione questo spicchietto di Venezia sminuito e cancellato quasi del tutto da un certo napoleone ... Pensate che nel 1797, durante la Nuova Epoca Democratica Veneziana, era uscito perfino un decreto che aboliva i nomi di Procuratie Vecchie e Nuove rinominandole come: Galleria della Libertà e Galleria dell’Eguaglianza … Per carità ! Per fortuna quella macabra trasformazione non è mai riuscita.

In giro per Venezia comunque, esistevano anche altre Procuratie meno appariscenti, considerate “minori” rispetto a quelle Marciane: residenza soprattutto dei Procuratori di San Marco. Le altre Procuratie non sono state di certo secondarie per lo scopo per cui sono nate, e per il significato che hanno avuto per i Veneziani. C’erano, ad esempio, Procuratie in Calle e Fondamenta di Santa Maria Maggiore nel Sestiere di Santa Croxe, in una zona di Venezia diametralmente opposta e periferica rispetto a quella pomposa e celeberrima di Piazza San Marco. Così come esistevano altre Procuratie in Contrada di San Geremia a Cannaregio, e a Santa Maria Zobenigo, cioè Santa Maria del Giglio nel Sestiere di San Marcoe sembrerebbe anche che ce ne siano state altre nella Contrada dell’Anzolo Raffael, e altrove.

Le Procuratie erano dei complessi edilizi Veneziani “d’edificazione popolare”:un po’ insoliti. Non erano né palazzi, né Ospizi, né rughe e liste di caxette. Hanno preso quel nome per esprimere di solito la munifica volontà di certi illustri Procuratori di San Marco, che morendo avevano espresso per testamento certe “pie intenzioni” circa l’utilizzo di certi luoghi da loro ideati o già creati. Si trattava spesso di piccole Insule Veneziane, di nuclei abitativi da concedersi “Gratia et Amore Dei”, o in cambio di modesti affitti, destinandoli a famiglie Veneziane indigenti o bisognose, a Nobili Decaduti, o a persone degne di tale assegnazione ... Raccomandate insomma: si … ieri come oggi.

Esistevano Procuratiedi diverse metrature, costruite spesso a formare una Corte comune con al centro un’utile “vera da pozzo”.

Le Procuratie affacciate sul Rio di Santa Maria Maggiore sono sorte per volontà di Filippo Tron a fine 1502. Venivano gestite e concesse dai Procuratori De Ultra di San Marco. Mentre le Procuratie di San Geremia, in fondo alla “Lista de Spagna” per intenderci, derivavano dalla Comissaria di Zuane Ravagnan, ed erano controllate, restaurate ed assegnate dai Procuratori di San Marco De Citra. La distribuzione e l’organizzazione delle Procuratie del Giglio, infine, spettava in parte ai Procuratori de Supra, e in parte ai Procuratori de Citra. I primi gestivano il capitale derivante dal testamento del NobileLuca Moro espresso il 19 aprile 1410, mentre i secondi concretizzavano le volontà testamentari di Giacomo Corner.

I Procuratori di San Marco De Citra, De Ultra e De Supra erano delle vere e proprie Magistrature Veneziane, che partecipavano a pieno titolo e con grande credito a tutta la vita di Governo della Città Lagunare.

I Procuratori de Supra dovevano interessarsi della Chiesa Ducale di San Marco e della Piazzaantistante … Quelli De Ultra” amministravano Tutele e Comissarie al di là del Canal Grande, mentre quelli “De Citra”facevano le stesse cose al di qua dello stesso Canalàzzo. I Procuratori erano inizialmente 6: tre cariche per ogni tipo di Procuratia, poi divennero 8, e dal 1442: nove. Erano Dignità Veneziane intraprese “a vita”, considerate seconde solamente al Doge. Qualche volta lungo la Storia di Venezia quelle cariche così prestigiose vennero concesse a particolari Veneziani meritevoli considerati come una specie di “eroi di Stato”, oppure più verosimilmente venivano concesse a pagamento a chi poteva permetterselo per finanziare le sempre vuote e voraci Casse dell’Erario Statale.

Essere Procuratori di San Marco non era cosa da poco, perché significava poter mettere le mani su rendite ingentissime dovute ai numerosissimi grandi patrimoni lasciati in beneficienza alla Repubblica Serenissima. Si trattava non solo d’immobili come le Procuratie, ma anche di case, terreni e palazzi sparsi un po’ ovunque in tutto lo Stato Veneto, perfino di Conventi e intere Cittadelle e paesetti ... a Soave nel Veronese, Sommacampagna, Negràr, San Valentino di Montagna, a Badia Calavena, e Cerea ad esempio.

Buona parte di quei ricchi cespiti vincolati da espresse disposizioni testamentarie, venivano quindi impegnati in opere di Carità, in interventi residenziali, ma anche tradotti in doti matrimoniali o monacali, o in curiosissimi “Biglietti di Grazia”Natalizi e Pasquali, che venivano distribuiti a donzelle povere Veneziane, o dello Stato Serenissimo.

Dal Codice Feudale della Repubblica di Venezia si evince che lo Stato Serenissimo tratteneva solitamente per se: “un decimo” di tutto quell’immane movimento di capitali e immobili gestiti dalle varie Procuratie … Ma non solo … Venezia dichiarava e considerava inviolabile tutta quell’entità di patrimoni, vietandone tassativamente qualsiasi vendita e manipolazione, sottolineando la necessità irrinunciabile di realizzare tutte quelle volontà testamentarie dei Benefattori.

Il Nobilomo Luca Morodella Contrada di Sant’Angelo, fu l’artefice della realizzazione delle omonime Procuratie Moro. Dispose per testamento nel 1410 d’affittare una sua grande casa, una delle tante che aveva in Contrada di Santa Maria Zobenigo, in modo che il ricavato potesse essere utilizzato per mantenere “in conzo e colmo” gli edifici che aveva fatto costruire per i “poveri Veneziani”. Il modulo delle Procuratie Moro prevedeva un insieme di appartamentini costituiti ciascuno da almeno due-tre vani associati a un cucinotto ai quali si accedeva tramite un sontuoso, seppur essenziale androne comune.

L'amministrazione delle Procuratie Moro venne quindi affidata ai Procuratori de San Marco de Supra”, che ancora nel 1796 vendettero sette caxette investendo il ricavato in Zecca.  Gli interessi o utili maturati annualmente da quel capitale depositato, cioèi “prò”, vennero a lungo distribuiti secondo la volontà testamentaria del Moro, concedendoli puntualmente ai poveri Veneziani di una lunga e apposita lista.

Ovviamente napoleone & C quando giunsero a saccheggiare la Laguna e Venezia, ingurgitarono e incamerarono col famelico Demanio tutto quanto era stato finora gestito dalle Procuratie. Ogni plurisecolare attività benefica venne del tutto interrotta e soppressa, e ogni immobile venduto, smembrato, frammentato, e ceduto a privati ...Questa è la Storia di Venezia invasa … purtroppo.

L’insula delle Procuratie Tron, sorgeva, invece fin dal 1555-57, come serie di abitazioni sui generis su una Fondamenta parallela a quella dei Cereri: di fronte alla Fondamenta Rizzi per intenderci, nella zona della chiesa-Monastero Santa Maria Maggiore nel Sestiere di Santa Croxe.

Si trattava di alcuni blocchi di case collegate fra loro da arconi … Alcune erano spaziosi appartamenti signorili con trifore e poggioli sulle testate, mentre altre parti costituivano alloggi popolari di metratura più modesta, con finestre ordinarie.

Curiosissima da considerare ancora oggi quella stessa zona Veneziana, dove i Nobili Rizzi da una parte avevano il loro “piccolo regno de Casàda”, col Palazzo del 1628 visibile tutt’oggi, sul quale immisero di volta in volta in facciata tutte le facce degli uomini e donne del Casato considerati illustri. La stessa Nobile Famiglia Patrizia Rizzi fungeva poi da “Patròn”del vicino Monastero di Santa Maria Maggiore(oggi divenuto Carcere), che considerava quasi una dependance di Famiglia essendo orti e stabili delle Monache Francescane Clarisse divisi da Cà Rizzi solo da un canalicolo. E’ molto interessante la storia dei Rizzi e del Monastero insieme ... Ancora l’intera Fondamenta che dai Rizzi prese il nome, venne occupata nel 1600 da una lunga fila di case “di Famiglia”di varia metratura con una grande quantità di affittanze come magazzini, spazi e giardini disponibili per diverse categorie di Veneziani.


Curiosa ancora, a soli due passi dalle Procuratie Tron di Santa Maria Maggiore, anche la presenza di un’iniziativa assistenziale parallela. Si tratta delle 24 caxette a schiera che formano la Corte di San Marco, che sorge proprio là a qualche decina di metri di distanza. La Corte-Nucleo abitativo apparteneva invece alla ricca quanto potente Schola Granda di San Marco, la cui sede sorgeva dall’altra parte della Città (oggi in parte utilizzato ancora come Ospedale Civile di Venezia). La ricca e potente Istituzione Devozionale fece edificare la Corte attingendo da un lascito del Confratello Pietro Olivieri, che immaginò la Corte di case e caxette ordinarie affacciantesi sul pozzo comune, da realizzare per i Confratelli poveri in cambio di un modesto affitto.

A tal proposito, si vadano a vedere diversi altri esempi molto simili di tale edilizia assistenziale: specie di cittadelle benefico-sanitarie, realizzate in altre Contrade di Venezia da altre Schole Grandi… Si noti, ad esempio: la Calle dei Volti, a un solo passo dal Ponte e Campo dei Gesuiti a Cannaregio, voluta e gestita dalla Schola Grande della Carità, che ha immesso il suo logo un po’ ovunque sulle volte della Calle, sui muri delle case, e sulle facciate prospicienti il vicino Rio.

Venezia Serenissima lasciava fare: faceva l’occhiolino a tutte quelle utili iniziative … Sovraintendeva, e si accontentava di controllare, intascare qualche buona tassa, e amministrare e vigilare.

Dicevamo delle Procuratie Trondi Santa Maria Maggiorerealizzate per espressa volontà del Procuratore di San Marco Filippo Tron… Singolare uomo quel Tron: Doge mancato solo per un pelo, il più quotato fra i Competitori alla Carica Dogale” quando morì. Gli venne quindi preferito Leonardo Loredan. Gustoso leggere dal solito Diarista Marin Sanudo: Il Doge Agostino Barbarigo moriva il 20 settembre 1501, et fo una meraveja a udire le maledizion ognun le dava per la superbia, rapacità, tenacità, avarizia era in lui. Appena morto, tutta la città gridava di voler Doge Filippo Tron: il Procuratore, e specialmente il Popolo ne era entusiasta perché il piaceva assai.”

Il Nobilesessantaseienne Procuratore Filippo Tron era della Contrada di San Stae, figlio del Doge Nicolò morto nel 1473. Viveva con le sorelle: “homo assà corpulento, franco, modesto, ricco, amante del bene pubblico e severo ammonitore di qualunque spreco” ... Venne sepolto nella chiesa Conventuale di Santa Maria Graziosa deiFrari, nella tomba monumentale di famiglia realizzata da Antonio Rizzo, e collocata a sinistra dell'Altar Maggiore: giusto sotto lo sguardo dell’Assunta” del Tiziano.


Altrettanto curiosi e interessanti furono i commenti, e i pettegolezzi di Palazzo e Contrada registrati dalle Cronache Veneziane circa la morte dello stesso Procuratore Tron: “et fo ditto per la terra esser sta tosegado (avvelenato). Notizia non insolita a Venezia, che generò all’epoca un gran scalpore provocando sconcerto e impressione fra tutti i Veneziani. Molti Patrizi si recarono a Cà Tron, compresi i Capi dei Dieci per vedere, capire, investigare e provvedere se fosse stato il caso. Le sorelle del defunto Procuratore Tron vennero mandate ospiti per precauzione a casa del Nobile Piero Trevisan “da la drèza”, che era imparentato con loro, fu chiamato poi a diagnosticare e refertare un Medico, ma non trovando evidenti segni d’avvelenamento, si certificò che il Tron era morto: da la gran grossesa el crepò. Il sospetto del tòsego però rimase in tutti, soprattutto quando si venne a sapere del gran numero di persone che avrebbero beneficiato per testamento da quella morte. Filippo Tron, infatti, lasciò 80mila ducati ad Opere Pie, e fra l’altro ordinò la vendita di argenterie, preziosi e mobili “per comprare un terreno dove fabbricar almeno 200 caxette da dar a poveri indigenti al fitto di soli due ducati annio Grazia et Amore Dei.”

Secondo le Cronache Veneziane, quelle 74 caxette, invece che 200, vennero costruite ciascuna con: “camera e cucina, parte a piano terreno e parte a primo piano” riunite in quattro corpi di fabbrica siti in Fondamenta di Santa Maria Maggiore, de la Madona, e dei Cereri ... La morte di Filippo Tron rimase comunque per tutti un mistero … Ma si sa come funzionavano un tempo le cose a Venezia, soprattutto quando c’erano di mezzo “grandi giri di soldi”… E non solo allora qui a Venezia.



Le Procuratie di San Geremia infine, erano gestite e concesse in abitazione, dai Procuratori de Citra, in applicazione della Commissaria di un certo Zuane Ravagnan. Dopo secoli, con la bufera napoleonica del 1800, vennero modificate e riutilizzate in mille maniera fungendo perfino da rivendita di carnami, prima d’essere adibite a unità commerciali per l’ospitalità turistica. Oggi nei pressi di quella che è stata la Contrada di San Geremia, rimangono dipinte sui muri le indicazioni toponomastiche di “Calle de le Procuratie” … e sembrerebbe che il Pittore Sebastiano Ricci stabilitosi dal 1695 a Venezia, abbia preso casa in affitto nella stessa Contrada di San Geremia, andando ad occupare proprio gli spazi di una parte di quelle Procuratie di San Geremia … Non ci sono però grandi indizi al riguardo … come scarne, tutto compreso, sono le notizie sulle Procuratie Veneziane … Però curiosamente ci sono state.






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