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Note scappate dal Tempo dal Sestiere di Castello: fra 1581 e fine 1800.

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Note scappate dal Tempo dal Sestiere di Castello: fra 1581 e fine 1800.

Nell’estate 1581 alla Visita Apostolica di controllo mandata dal Papa di Roma a visitare Venezia, si contarono ben 595 Preti residenti nella Città Serenissima. Di questi: 132 risiedevano nel Sestiere di Castello dove sorgeva la Contrada-Quartiere del Vescovointorno a San Pietro di Castello detto anche Olivolo.

Le Monache Veneziane, invece, risultarono 2.408 in tutto … Per due terzi erano Nobili, delle quali 797 risiedevano a Castello.

Quando il 31 luglio si convocò Marino Querini Priore di San Bartolomeo di Castello, cioè dell’Ospizio di San Domenico delle Putte sito sul Rio de San Domenego (oggi Via Garibaldi dopo l’interramento del 1800), costui si presentò pomposissimo e fiero del suo ruolo, soprattutto del fatto che s’era sparsa voce che nel suo Ospizio stava la Priora Cassandra Fedele. Era la vedova di Zuan Maria Mapello: una donna dalla tempra formidabile, Dottore in Medicina divenuta celebre per aver letto nello Studio di Padova, disputato in Teologia con i migliori studiosi dell’epoca, capace di cantare versi in Latino improvvisandoli, e di comporre opere celebrate da molti letterati … Un fenomeno insomma, che precorreva i tempi.

Lo stesso Querini negò subito d’essere il Priore dell’Ospissio delle Putte quando gli si volle accollare le spese per il restauro del vicino Oratorio ormai cadente ... Già gli toccava spendere ogni anno 18 ducati per la Festa, le cere, l’olivo, le candele della Madonna, e per l’olio del Santissimo … E che doveva forse dissanguarsi per quell’Ospedaletto di Contrada, che era tutta una lagna e una spesa senza alcun guadagno ?

L’Ospizio era stato voluto nel 1296 per testamento da un suo antenato: Bartolammeo Querini Vescovo di Castello già Piovano di San Martin e di Santa Maria Formosa, che aveva ordinato d’erigere: “uno spedale per dodici-sedici infermi della Contrada.” ... Realizzata immediatamente l’opera benemerita, cinque anni dopo vi si edificò accanto anche un Oratorio dedicato a San Bartolomeo a perpetua memoria di quel munifico Benefattore. L'Ospedaletto rimasto per secoli Juspatronato dei Querini venne dotato di rendita propria derivante da terreni nel Trevigiano, denaro che doveva servire per mantenere un Rettor-Prior, un Chierico, alcuni servitori addetti alla gestione dell'Ospizio e degli ospiti, nonché per acquistare biancheria da letto e oggetti da cucina.

Tommaso Querini da Santa Scolasticain seguito aveva donato a Filippo Priore dell’Ospedale altri beni siti in Papozze nel distretto di Ferrara, e perfino il Doge Marino Zorzi a più riprese: nel 1312 e 1317, volle contribuire generosamente perché delle DonzelleVeneziane venissero educate e preservate in quella “nobile casa”.

Meno di una decina d’anni dopo, la Camera del Frumento di Venezia fu incaricata di dar corso alle disposizioni testamentarie di Galvano Querini assegnando ulteriori rendite al patrimonio dell’Ospedaletto costituendo con le rimanenze una dote depositata in Zecca al 5% per sua figlia Agnese.

Conclusione: visto che quel luogo cadente era poco adatto a ospitare la vita quasi conventuale di quelle giovani Donzelle, si decise di demolire tutto, Oratorio compreso, e s’individuò un nuovo spazio dove costruire un nuovo ampio Convento e una nuova chiesa, che terminata nel 1619, venne dedicata a San Bortolomio oltre che a San Francesco da Paula per via dei Frati Minimi: i Paolotti, che andarono ad abitarvi ... Le Donzelle ? Rimasero dov’erano.

Chi avrebbe contribuito fin dall’inizio a tutta quell’opera ? … Il ricco ma avido Priore Querini ovviamente, che non potè nascondersi né tirarsi indietro.

Il 16 dicembre 1653, invece, venne trovato morto al Ponte di Castello: Lanzonio Marco esoso Daziere alla Motta. Sul corpo si contarono decine di ferite da armi da taglio ... S’individuarono anche gli assassini: Giovanni Panzino e Nicolò Dal Moro che non volevano restituirgli un debito che avevano con lui da diverso tempo.

In quegli stessi anni subito dopo la grande Peste della Madonna della Salute, a Castello c’era stato un gran incremento di Botteghe e Magazèni: quasi 1.000 … Zorzi di Zuane Fabris faceva il Calegher come Bastianina figlia di Zuane, e come Zuan Battista Centuroni nella bottega “all’Insegna del San Francesco”Zuanne figlio di Donà Pastor faceva, invece, il Murèr come Zulian Maifron di Zulian. Bernardin Bettani di Antonio faceva il Bombasèr, Domenico Toderini di Todero il Marangon dell’Arsenal come Zuan Maria dal Caro di Zuane, come Nocente, Mattio Francesco, Zuane de Gasparo Bernabò, Zuane de Antonio, Domenico de Francesco, Piero de Zorzi e Zorzi de Piero e molti altri … Nella Contrada del Vescovo vivevano anche Cecilia vedova di Vicenzo Vici, che era stato Proto dei Marangoni dell’Arsenal, e Chiara de Bernardo di Pretti vedova di Andrea Toresan che era stato ortolano. C’erano anche: Andrea Marangoni che faceva il Camerier, e Domenico Querengo che era Frutariol come Mattio Cadena e Steffano Rondi di Steffano, mentre Francesco Branchon faceva l’ortolano al Lido, e Zuanne dal Carro il Mercante di legname.

Nelle pistorie del Sestiere di Castello si consumavano 5.964 staia di farina l’anno.

 

Pietro Gradenigo scriveva e ricordava nei suoi Notatori in data 28 febbraio 1773: “Registro annuale delli nati e morti in Venezia dal primo marzo 1773 sino al primo marzo 1774 … Nati nel Sestiere di Castello:1452 / Morti:1695 … Di San Marco: 506 / Morti: 668 … Di Canalregio: 1.070 / Morti: 1148 ... Di San Polo: 287 / Morti: 304 ... Di Santa Croxe: 506 / Morti: 611 ... Di Dorsoduro: 916 / Morti: 1261 ... Li morti sono più delli nati: 950 ... Tutti i vivi: 4737 ... Tutti i Morti: 5.687.”

 

Fra 1812 e 1850 nel Sestiere di Castello esistevano almeno venti Lupanari, cioè Bordelli o Luoghi di Prostituzione. Erano però tutti conosciuti, autorizzati e controllati, e da ciascuno si riscuotevano puntualmente le tasse. Si trovavano per lo più concentrati nelle zone delle Caserme di San Pietro, a San Giovanni in Bragora e a Santa Maria Formosa-San Liogiungendo fin quasi a ridosso di Rialto.

C’era a disposizione di tutti l’elenco preciso di quelle “lavoratrici”distribuite secondo lo stradario del Sestiere di Castello. Operavano in Calle Bressana in Barbaria delle Tole; in Calle Caffettier; Calle Carrera a San Pietro dove risiedeva ed era attiva Perri Angelatrovata sana alla visita medica ispettiva obbligata. C’erano in Calle Corazzieri alla Bragora e in Calle degli Albanesi a San Zaccariadove si trovarono sane e residenti in due case distinte: Ballarin Maria, Nicoletti Maria, De Rosa Teresa e Bernardi Maria e Lazzarini Maddalena.

Altre donne “da lavoro” erano presenti in Calle dei Mercanti in Ruga Giuffa; in Calle dei Preti; Calle del Figher a San Giovanni Novo; Calle del Forno; Calle del Magazen; e in Calle del Piombo a Santa Marina dove si trovarono sane: Ferrara Isabella, Bin Elisabetta e Bifedri Maria. Altre abitavano e agivano in Calle del Prè Maurizio; Calle del Volto e Calle della Fava dove si trovò infetta Casagrande Imperia o Angela spedita all’Ospedale, mentre risultò sana Pin Antonia.

E ancora: in Calle della Pegola a San Martin presso Marietta Raguzzera nei pressi dell’Arsenale, trovava ospitalità e “lavoro”Teresa Marchi da Biadene per 12 giorni facendo la meretrice clandestina.  Nella stessa Contrada si trovò sana: Bergamaschi Rosa… Altre erano disponibili in Calle della Pietà; Calle delle Ancore, Campo Nicoli e a San Pietro dove si trovarono sane: Boldraglio Giovanna, Crapetta Angela, Dalla Pietà Elisabetta e Picciolato Antonia… Altre ancora in Calle delle Bande a San Lio; Calle delle Donne; Calle Gritti; Calle Locatella; Calle Pescaria; Calle Querini; Calle Quintavalle; Calle Tasca e Calle Sant’Anna dove si trovarono sane: Sapetto Caterina e Donzelli Anna… In Cassellaria a Santa Maria Formosa si trovarono sane: Tolomi Gasparo Elena e Majer Rosa… mentre altre stavano in Corte Bassa; Corte Bassano; Corte del Paradiso; Corte Malatina; Corte Nani e Corte Nuova… In Contrada di Sant’Antoninsi trovò sana: Benfatto Maria; in zona dei Santi Giovanni e Paolo: Marcon Catterina e Matiuzzi Gabriella erano “pulite e sane”… Nel febbraio 1851: Caterina Soranzo vedova Sassetto di anni 24, Veneziana, venne soggetta a visita pubblica dopo due ricoveri per Male Sifilitico. Se non dimostrava di sapersi mantenere, sarebbe stata iscritta nella lista delle Pubbliche Meretrici in quanto teneva “scandalosa tresca” con Domenico Marella già Guardia di Finanza ora senza occupazione.

Lavori diversi, invece, sorsero nello stesso Sestiere di Castello fra 1800 e 1900 … C’era la Tipografia Gatto a San Lio attiva dal 1942 con 60addetti. In Campo San Lorenzo al posto del Convento delle ricchissime Benedettine era sorto nel 1827 la Casa dell’Industria come luogo di lavoro per poveri, vagabondi e disoccupati, che produceva su 65 telai: Tela di canape e stuoje di brulla, alicanto e pavera impiegando 14 uomini, 40 donne e 11 fanciulli pagati in base alla quantità e qualità del prodotto. Venne più volte ampliata e ristrutturata fino alla soppressione del 1874. Ancora oggi al suo posto sussiste “San Lorenzo dei Vecj”

Sempre lì in Calle Larga San Lorenzo c’era un Fabbro, un Laboratorio da Tornitore, e la Tipografia Gasparoni attività nel 1933 occupando 20 addetti … Un laboratorio di marmi sorgeva a Santa Maria del Pianto sulle Fondamente Nove, mentre a Santa Giustina funzionava l’Officina Meccanica e Fonderia Vianello-Moro-Sartori & C in 3 capannoni affacciati sulla Laguna già adibiti a deposito di legnami nel 1846. Ancora nel 1887dava lavoro a 85 uomini. Nel 1920-23 tutti gli spazi vennero trasformati in Fabbrica di ghiaccio, poi in Falegnameria e Deposito di birra, mentre ora sono usati da Associazioni Sportive.

In Fondamenta dell’Osmarin sorgeva una Fabbrica di apparecchi a gas, tubi di piombo, pompe e macchine idrauliche di Beaufre & Figli & Faido con 8 torni semolici e 1 macchina da tranciare. Occupava nel 1870: 10 uomini e 8 fanciulli, che nel 1887 divennero 32 e 6.La Ditta venne premiata nel 1853 con la medaglia di rame, e si lavorava tutto l’anno per 11 ore al giorno.

Officine del Gas funzionavano a San Francesco della Vigna: la prima costruita nel 1841 con 2 gasometri alti 7 metri. Nel 1870 occupava 93 operai che utilizzavano 1 macchina a vapore e 4 gazometri, mentre nel 1887 ne occupava solo 45 per via delle nuove modernità indotte dal progresso che ridussero la manodopera … Poco distante, sempre a San Francesco della Vigna sorgeva un Laboratorio di Falegnameria nato nel 1922 come Deposito Edile ... C’era un’Officina Meccanica in Campo della Bragora, e una Tipografia Pietrobon in Calle del Caffettier attiva dal 1910-1913 con 13 addetti … Un Deposito di bevandesorse in Rio della Celestia forse utilizzato ancora oggi.

I Forni del Pan Biscotto costruiti nel 1473 accanto a quella che è stata la Cà di Dio sono vennero trasformati in Caserma della Marina, mentre quelli di San Biagio ricostruiti nel 1821 dopo un incendio, sono diventati sede del Museo Navale.

I Cantieri Navali S.V.A.N. e LAYET sulla Riva dei Sette Martiri attivi dal 1828, vennero dismessi nel 1940 per completare la nuova riva.

C’era uno Stabilimento Meccanico con Fonderia Layet in Campazzo delle Erbe, che nel 1887 occupava 46 maschi e 15 fanciulli. Il pianoterra è diventato in seguito Deposito Edile e Laboratorio di Fabbro prima d’essere adibito ad abitazioni.

Il Cantiere Navale in Rio terrà San Giuseppe era Laboratorio di Cordaggi nel 1846 ... In Fondamenta San Giuseppe nel 1846 venne costruito il Cantiere Navale Ghia… Zona di Cantieri Navali era l’estrema punta del Sestiere di Castello verso San Pietro: dove c’era un Cantiere nel Canale di San Pietro realizzato nel 1846, un altro Motonauticoche dava lavoro a 5addetti; il Cantiere Papetterisalente al 1846; e il Cantiere A.C.N.I.L-A.C.T.V. costruito nel 1942 che occupava 400 addetti.

L’Arsenale Caxa di tutti i Veneziani costruito fra 1100 e 1800 comprendeva ben 24 cantieri con 3 bacini. Ancora nel 1887 occupava: 3.851 uomini ... A Sant’Elena, invece, sorgeva l’Officina Meccanica e Cantiere Navale S.V.I.C.P.costruito nel 1887 accanto alla chiesa, poi abbattuto a inizio 1900 per realizzare edilizia popolare. Occupava: 850 maschi e 30 fanciulli, mentre il Cantiere di Vaporetti Veneziani Finella occupava 100 uomini, la Società di Navigazione Lagunare con cantiere e squero dava lavoro ad altre 68 persone; Grapputoa 3 maschi e 8 fanciulli; e Galli e Merlo: Società di Fonditori di caratteri e tipografia occupavano rispettivamente 24 maschi e 1 fanciullo e 11 maschi e 1 fanciullo negli stessi anni.

Tutto questo è accaduto e ormai consumato a Castello … come scappato via, e ingoiato dal Tempo. Ormai non esiste più.

Era Venezia che pulsava: fra 1581 e fine 1800.



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