#unacuriositàvenezianapervolta 307
Sentite anche queste …
L’altra notte stavo sbirciando e leggendo ancora intorno alle Origini di Venezia: su quelle prime vicende e istituzioni accadute in Laguna quasi a cavallo fra Storia e Leggenda … Le radici della Serenissima, le prime tracce per intenderci. E così ho posato lo sguardo sulla lista dei primi Vescovi Veneziani, quelli di Olivolo Castellani, prima che ci fossero i Patriarchi di Venezia.
Direte: “Sempre di Preti, Chiesa e dintorni vai a sbirciare!”
Che volete farci ? Se non vado a vedere io certe robe, che sono un ex ? … Chi volete che le vada a cercare ?
Scherzo … Di alcuni antichi personaggi Veneziani iniziali si sa poco, quasi niente. A volte rimangono avvolti nella “notte ei Tempi”: si trova soltanto qualche nome, la titolarità, o la data di morte o elezione ... Altre volte, invece, si trova qualche brandello di notizia curiosa che ti tiene là. Sembrano lampi, perle buttate in pasto a tutti, vere e proprie memorie che ci catturano … mentre la nostra Storia continua a ruotare svelta, quasi a scappare via, ingoiata dalla voracità del Tempo, a prescindere da noi, e da chiunque cosa sia accaduta, e da qualsiasi persona sia passata.
Sentite un po'!
Nel 802, cioè ben due secoli prima del famoso anno 1000, in Laguna c’era Cristoforo I Damiata che fungeva da Vescovo dei Veneziani … uno fra i primi sicuramente. E fin qua ? mi direte.
Era un Greco però, e quel che è curioso: aveva appena dodici o sedici anni … Un ragazzino Vescovo di Venezia ?
Già … Proprio così, perché allora certi titoli uno se li comprava, o glieli regalava il Re o l’Imperatore di turno … La Religione era solo un pretesto, ieri come oggi, per gonfiarsi il portafogli e accedere al potere ... Pensate: il ragazzino, diventato Vescovo della neonata Venezia, se ne andò in giro: via, lontano dalla Laguna, assentandosi per almeno due anni consecutivi … Andò in Francia, e sembra: presso Fortunato Patriarca di Grado.
E Veneziani ? … Era loro Vescovo e Pastore no ? … Che si arrangiassero ! Bastava che pagassero i tributi, le loro Devozioni, e le tasse Mortuarie ... Si sarebbe arrangiato qualche Monaco o Prete a gestirli in qualche maniera. Che gli interessava al ragazzino ? Aveva di certo altro per la testa.
Infatti, tornato il Laguna, venne subito esonerato dai Veneziani, che lo imbarcarono e spedirono al mittente: a Costantinopoli.
Che se lo tenesse pure l’Imperatore !
Stessa fine fece due anni dopo anche Giovanni Diacono: il sostituto, per il quale stavolta i Veneziani pazientarono solo un anno.
Bum ! Spedito pure lui … e arrivederci: avanti il prossimo Vescovo !
Finita la storia ?
Macchè … Nel 807 fu il turno di Cristoforo II, Greco pure lui, soprannominato Tancredi. Altro ragazzino ? … No. Stavolta si trattava di un super raccomandato di Bisanzio, perché era il fratello di Narsete Generalissimo Imperiale.
Immaginatevelo … Sbarcò in Laguna, e dopo aver fatto davvero per poco il Piovano di San Moisè, venne fatto subito Vescovo Olivolese, cioè di tutta Venezia.
I Veneziani contenti ?
In capo a qualche anno sistemarono anche lui ... Raccontano i Cronisti, che un giorno nel 813, mentre stava celebrando un’interminabile Messa nell’antica chiesa di San Teodoro attaccata a quella nuova appena realizzata di San Marco, venne colto improvvisamente da una crisi epilettica. I Veneziani non persero l’occasione:“Ma che abbiamo ?”esclamarono: “Un Vescovo agitato, invasato, posseduto dal Demonio ?”… e così cacciarono anche lui in fretta e furia ... Anche se lo richiamarono qualche anno dopo, forse pentiti ... Che colpa ne aveva quell’uomo se era un Vescovo Neurologico ? Gli fu data allora una seconda occasione … Curiosi quei Veneziani iniziali.
Vado avanti ?
Dopo qualche altro Vescovo di Castello “decente”, perché era tutto un cambiare continuo di gente che di Vescovo spesso aveva proprio poco o niente, nel 880 arrivò a Venezia: Lorenzo Timensdeum, un Monaco Benedettino giunto in Laguna forse da Torino ... E fin qua ? Poco contava la provenienza … Bastava “che sapesse il fatto suo”… Solo che quel Vescovo-Monacoera maniaco del soldo, spremeva denaro da ogni parte più che poteva … ad ogni costo.
Risultato ? … I Veneziani se ne stancarono e si spazientirono, e andando un po’ per le spicce, e senza tanti preamboli e discorsi, come si usava allora: lo ammazzarono.
Morto ?
Si … Voleva troppe Decime, troppe Tasse da pagare a Preti e Chiesa ... Che erano i Veneziani ? Forse una spugna da spremere ?
Ma anche no … Chi era stato ? Il Popolo dei Veneziani ? … No: gli stessi Frati, Monaci, Preti e Monache … Un po’ per ciascuno non fa male a nessuno. Il Vescovo era troppo avido: voleva tutto per se ... Anche no.
Nel 914 venne eletto controvoglia Vescovo di Venezia: Domenico David di Pietro, che aveva moglie e figli ... Niente ragazzino stavolta. Sembrava una brava persona, che aveva deciso di vivere in perfetta Castità mettendo da parte uomini e donne ... e anche i soldi.
Mmm … Possibile ? … C’era da fidarsi ?
Infatti: no … Dopo un po’ i Veneziani lo indussero a far fagotto, a rinunciare all'Episcopato di Castello-Venezia, e a imbarcarsi portandosi “spontaneamente” a Gerusalemme, dove andò a vivere e morire come Eremita Veneziano “in trasferta” ... Lodevole come intenzione! Bastava che rimanesse lontano dal procurare guai in Laguna.
Salto un po’ nel tempo per non annoiarvi troppo … Vado al 1025: quando di nuovo la sede Vescovile Veneziana era libera e vacante. Era appena morto il Vescovo Olivolense-Castellano carico di anni, che era durato parecchio. Buon segno ?
Venne allora eletto Domenico Gradenigo: di nuovo un diciottenne: “Che cosa ?” sbottò il Doge: “Un diciottenne ? Ma siamo matti ?” e si rifiutò di confermarne l’investitura ... Dovettero costringerlo a forza.
1120: toccò a Bonifacio Falier di “far da Vescovo de Viniziani” … “Un Santuomo”, si diceva in giro. Un altro Eremita seguace della Regola di Sant’Agostino ... Bravo, bravissimo, ma dopo undici anni il Popolo intero dei Veneziani insorse e tagliò la gola anche a lui: “Ecco fatto !” si disse in Città: “Adesso la Porta del Paradiso è stata finalmente riaperta.”
E questo vi dice tutto circa l’identità di quell’ennesimo Vescovo.
E giungo quindi a Giovanni Barozzi o Barocci, e qui mi fermo.
Con lui erano trascorsi alcuni secoli di “normalità”: si era nel 1465-1466. Morto il Patriarca di Venezia Giorgio Correr nel novembre precedente, Barozzi divenne Patriarca di Venezia con annessi e benefici connessi, in verità sgomitando fra gli altri Nobiliper sopravalersi e prendersi il posto. Passò davanti perfino a Marco Bembo candidato scelto dal Senato Veneziano, che era di suo una buona scelta perché era Cardinale, ma soprattutto nipote di Papa Paolo II ... Non guastava per Venezia.
Barozzi si racconta, andò a dirgli qualche parolina all’orecchio del Bembo facendo riferimento a certe evidenze di qualche fatto. Il Bembo allora declinò dall’accettare la nomina a Vescovo di Venezia ... Spontaneamente … ovvio.
Prometteva comunque bene l’uomo Barozzi… Figlio di Alvise, cioè di Ludovico e Polissena Moro. Apparteneva a un Clan Famigliare Veneziano Nobilissimo: uno fra “i Longhi, di Casa Vecchia o Tribunizia, di costituzione Apostolica”… Un grande nome insomma.
C’erano a Venezia ben tre Rami indipendenti dei Nobili Barozzi, che nel 1414-43 risultavano iscritti alla Balla d’Oro con 5 Padri e 8 Figli … le figlie dei Barozzi, invece, andavano a farsi Monache nel Santa Caterina di Mazzorbo, che era una specie di Monastero di famiglia. E poi, fatalità e pura coincidenza: Papa Eugenio IV era zio della Famiglia ... Se la passavano bene insomma.
L’esperienza non mancava a Giovanni Barozzi: era già stato Vescovo a Bergamo dopo essere stato ben preparato e istruito a Roma dallo zio ... Allontanato “come Cuculo dal nido” di Bergamo il suo predecessore Polidoro Foscari vociato di nefandezze e incauta condotta, Barozzi ne prese il posto, e in quattro e quattrotto diede inizio alla ricostruzione della Basilica di Sant'Alessandro commissionandola al Fiorentino Pietro Averlino detto il Filarete… Fece anche altro a Bergamo: compattò Ospizi e Ospedaletti unificandoli in un nuovo più capiente e moderno Ospedale di San Marco, riordinò qualche Monastero di Monache, ma soprattutto gestì con fermezza insieme alla Famiglia le numerose risorse del territorio della Bergamasca ... Gli affari erano affari.
Quando se ne andò da Bergamo a Venezia, il cantiere della Basilica di Bergamo rimase fermo per trent’anni: Barozzi, si disse, s’era portato via anche la spazzatura. Dovette provare il Papa nel 1493 a inventarsi Indulgenze Plenarie utili per la Salvezza post Mortem, da concedere a chiunque avesse contribuito alla continuazione della Fabbrica. Ma sfortunatamente nella Piazza di Bergamo prese fuoco anche il vicino Palazzo della Ragione, per cui il futuro chiesone: “rimase a giacere incolto e deserto, non essendo compiuto il ristoramento di quelle che erano diventate le sue rovine”.
Tornando a Barozzi e a Venezia … Giovanni Barozzi si avviò alla grande fin dall’inizio come Patriarca di tutti i Veneziani: cerimonie pomposissime, arredi preziosi, vesti sfarzose, beneficenza (giusto un poco per non sfigurare, senza esagerare). Con la sua presenza s’erano un po’ sanati i rapporti tesi fra Venezia e la Roma del Papa. Quando nel 1464 a Papa Pio II venne in mente di condurre una nuova Crociata contro i Turchi, il Barozzi entusiasta si offrì subito di partecipare alla Santa Spedizione Marittima con una trireme appositamente equipaggiata in Ancona da suo zio: il Cardinale Barbo.
Ovvio: e che pagava lui ? Su mandato del Papa, infatti, Barozzi chiese alla Serenissima d’imporre nuove Decime al Clero e ai Veneziani, così che il ricavato potesse essere usato per sostenere le spese di guerra contro i Turchi.
Figuratevi Doge, Senato, Nobili e Clero Veneziano !
Al Doge gli si storse il cappello in testa, e i dissapori fra Papa e Venezia ripresero e continuarono a lungo ... Barozzi si giocò così la possibilità di diventare Cardinale ... Che disdetta !
Alla fine il Patriarca Barozzi, troppo avido ed esoso forse, incappò in ben due errori madornali fatti in Laguna. Determinò l’annessione al Patriarcato di Venezia dell’antico Vescovado di Jesolo-Equilioincamerandone in un colpo solo ogni beneficio e rendita ... Felici gli Jesolani ! Tutti quelli che avevano proprietà e affari in zona di certo non apprezzarono quel “patriarcale gesto”. Barozzi si fece di sicuro numerosi nemici.
Poi gli si accese in testa una seconda idea balzana: trasferire il PatriarcatoVeneziano “armi e bagagli e con tutti i Canonici” da San Pietro di Castello ai Santi Giovanni e Paolo ... Non volle sentire scuse e aspettare: tutto era la lui deciso, disse: che si doveva far tutto entro Pasqua di quello stesso anno … Già … Il Mercoledì Santo prima di Pasqua Barozzi fu preso da morte improvvisa.
Attacco apoplettico ? … Si … ma era veleno.
Non se ne fece quindi niente del trasferimento della Sede Patriarcale. E il motivo c’era … In fondo al Sestiere di Castello, a San Pietro d’Olivolo e Quintavalle c’erano troppi ben avviati e radicati interessi da rimuovere. A Castello col suo “Campanil del Contrabbando” si gestivano grossi traffici in entrata e uscita dalla Laguna e dal Porto di Venezia. Si metteva lo zampino sulle Entrate e Uscite dei Commerci dei Veneziani … Un po’ di cresta e maneggi insomma. C’erano quelli di Castello che salivano armati sul Campanile della chiesa che usavano come torre di guardia per segnalare arrivi e partenze delle navi in Laguna. Quando arrivavano: quelli di Castello andavano ad avvicinarle prima ancora che entrassero in Porto … e quando uscivano, andavano più di qualche volta ad aggiungervi qualcosa … Affari insomma: sempre affari … e Venezia era maestra in quel genere di cose.
Che ci avessero lo zampino i Canonici di San Pietro su tutti quei sommovimenti ? … Mah ? Chissà … Non poco in realtà: facevano splendidi guadagni ... e Barozzi intendeva mettere fine a quel “giochetto”.
Poi i Nobili Barozzi presero storicamente una brutta piega andando incontro a un ineludibile declino.
A inizio estate 1497, a Cà Barozzi in Contrada di San Moisè poco distante da Piazza San Marco, alloggiò un Ambasciatore Turco con un seguito di dodici Greci. Nel gennaio seguente vi alloggiò in incognito anche il Signore di Correggio cognato di Benedetto Barozzi, venuto più volte a Venezia per diletto (anche nel 1500 e 1503)… Si diceva a Venezia: “Va bene gli affari, ma i Turchi sono i Turchi: i temibilissimi Ottomani Infedeli … Un po’ di contegno e distanza: no ? … Barozzi gente sospetta ... Non erano forse quelli dell’antica Congiura contro la Serenissima insieme a Bajamonte Tiepolo e i Querini ? … Che ci si poteva aspettare da loro ?”
I Veneziani avevano la memoria lunga: non dimenticavano certe cose.
Nel 1509-1514 poi, a causa delle perdite dovute all’assedio di Padova, i tre fratelli Barozzi ricavarono al posto dei soliti 118 ducati di rendita annui, solo 20 ducati … una miseria: “da finir col far i pidocchi”.
E poi ancora, i Barozzi balzarono di nuovo all’onore delle cronache e sulla bocca di tutti. Accadde più avanti: nell’ottobre 1587, quando fece molto a scalpore a Venezia la sentenza emessa dal Tribunale del Santo Uffizio proprio contro il PatrizioFrancesco Barozzi(Candia,1537-Venezia,1604). Era un Veneziano Nobile, un personaggio davvero di pregio: un Matematico scientista, membro anche dell’Accademia Padovana dei Potenti. Al pari e più di altri suoi compari, si diceva capace di unire Astrologia, Magia e Negromanzia: brutto affare agli orecchi dell’Inquisizione Veneziana.
Al processo infatti, ammise d’essere un personaggio strampalato. Disse che gli riusciva dentro a certi circoli protettivi dipinti con un coltello intinto nel sangue d'un ammazzato, di far comparire qualunque Spirito dell'altro Mondo, insieme a Draghi, Furie e Demoni aiutato da una bella fanciulla, meglio se era ancora Vergine ... Le belle donne andavano sempre bene, aggiunse, non solo perché sapevano predire il Futuro, ma anche perché sapevano dare compagnia sessuale: “apparendoti più volte nuda per andar in letto volendola tu abbraciare, e toccare, non trovavi corpo, ma solo vento.”… Secondo l’Inquisizione nei suoi discorsi era molto labile il confine fra Desiderio, Alchimia, Magia e Fisicità Naturale perversa.
Barozziaggiunse poi a suo discapito, che era Mastro in Stregoneria: sapeva diventare invisibile, conosceva il modo per avere sempre le tasche piene di soldi … che si recava spesso a Candia per agire più liberamente, e che lì aveva trovato l’Erba Felicia, che riuscivaa trasformare un Asino nel maggior sapiente del mondo.
Gli Inquisitori non poco perplessi, l’avevano fatto catturare, sottoporre a processo, e l’aveva addolcito con un paio di buoni tratti di corda perchè confessasse tutto ma proprio tutto. Infine lo condannarono a carcere perpetuo“Per Strigaria, Negromanzia, Arte Magica, Seduzione, Eresia e Apostasia ostinata della Fede.”
Dalle indagini dei Birri dell’Inquisizione era emerso che Barozzi“aveva benedetto un coltello col quale poi era stato ucciso un uomo, che ammaestrava nelle perverse Arti Magiche anche i propri figliuoli et genero, et anco il suo unico discepolo e compare tanto diletto et confidente: il magnifico Missier Daniel Malipiero.”
Una delle cose più curiose che Barozzi aveva combinato a Candiadurante una grave siccità, era stata quella di aver invocato Spiriti, apparsi secondo lui nelle sembianze di due vecchi, che avrebbero fatto piovere in tutto il Regno per tre giorni e per tre notti consecutive. Era stato un disastro: la pioggia arrivò accompagnata da una devastante bufera, che distrusse anche un mulino appartenente allo stesso Barozzi … perdette più di mille scudi in quell’occasione.
Infine, durante le perquisizioni a casa e nello studio di Barozzi, s’erano trovati numerosi Libri Proibiti di Magia e Negromanzia: “libri empi, superstiziosi e pestiferi”, che erano stati puntualmente bruciati.
Persa l’abituale e ostentata sicurezza, e la spavalderia che solitamente lo accompagnavano, Barozzi ammise tutto: “purché gli si lasciasse salva la vita, e non confiscati i beni”… Sei giorni dopo se ne andò in prigione, da dove però uscì ben presto in realtà tornandosene a casa sua già a dicembre ... Rimaneva un Nobile in fondo: categoria quasi intoccabile da salvaguardare a Venezia.
Alla presenza anche del Nunzio Apostolico Papale Cesare Costa, venne ammonito e condannato a risarcire anche 100 ducati alle chiese di Candia per riacquistare di nuovo due croci d’argento che aveva sottratto per fare i suoi esperimenti di Magia … Infine gli vennero imposte ulteriori penitenze da osservare: preghiere, digiuni, e Confessione e Comunione almeno quattro volte all’anno con le relative elemosine da versare a Preti e Chiesa.
Con quel Barozzi iniziò un progressivo declino del Nobile Casato, che comunque ancora nel 1593, con Lorenzo, seppe trasformare i 300 campi che possedeva a Resana di Treviso lungo il Marsenego. Da paludosi e infruttuosi che erano: semplici arativi piantati a vigne, con l’acuzia e intraprendenza imprenditoriale dei Barozzi vennero trasformati in ampia e redditizia risaia, che i Barozzi seppero condurre fruttuosamente per secoli fin quando la passarono ai Nobili Da Mostonel 1700.
Nel 1684, alla fine di tutto, nacque l’ultimo figlio maschio dei Barozzi: Zanne di Giacomo, figlio di Giacomo Barozzi Podestà di Torcello residente a Burano ... Ancora giovanissimo, si fece Monaco Olivetano, e così dentro alla sua vita di Castità il Casato dei Barozzi si estinse ... e termina qui anche questa mia piccola ennesima curiosità Veneziana.