#unacuriositàvenezianapervolta 308
“Gnào … Gattognào … Ermolao.”
a San Simeon Grando a Venezia.
Per entrare in zona si passa ancora oggi per il Campo Santo, cioè il posto dove c’era un Cimiterietto che circondava in antico la chiesa. Era tipico a Venezia: vedi l’Anzolo Raffael, Sant’Angelo, il Cimiterietto di Sant’Orsola ai Santi Giovanni e Paolo, la Bragora e molti altri ... La chiesa di San Simeon Grando a sua volta è stata per secoli contornata da un ampio portico ombroso buono per sostarvi estate e inverno.
Sotto a quanto rimane del Portico, ancora oggi c’è l’effige di Sant’Ermolao … E’ un angolo singolare di Venezia: andatelo a vedere.
Ermolao era tipico “nome teoforico”, cioè che indicava fin dal Paganesimo un discepolo-fedele a qualche Dio. Ermolao va con Ermes… letteralmente: "laos, cioè: gente di Ermes". Ne esistevano altri di nomi simili nei tempi preCristiani. Nomi dismessi e cancellati a posta dal Cristianesimo Papale, che sembravano mai essere esistiti, invece c’erano stati: Menelào, Nicolào, Carilào.
Secondo la Leggenda, Ermolao Vescovo di Toledo successore di Onorato di Cuenca s’era recato in Oriente passando per Roma. Nella Cronotassi dei Vescovi di Toledo in realtà non figura alcun Ermolao, ma da Leggenda lui divenne famoso lo stesso finendo con i 10.000Soldati Romani che finirono uccisi-crocifissi-martirizzati, o annegati in un lago con una pietra al collo, in Armeniasul Monte Ararat. Si era nel 2 secolo dopo Cristo, e l’ordine dell'uccisione lo diede l’Imperatore Romanoche risiedeva a Nicomedia… Sempre da Leggenda: Sette Arcangeli o Sette Spiriti Assistenti diedero a Ermolao & C l’annuncio del Santo Martirio, che li avrebbe privati della Vita ma resi Santi.
Secondo un’altra versione un po’ truculenta della Passio-Leggenda di SanErmolao Prete: “Venne appeso a trave e flagellato aspramente, e con unghie di ferro strappate le carni fino alle ossa ... ma ancora vivo … poi ucciso, decapitato forse dall’Imperatore Massimiano di Nicomedia fra terremoti e caduta e rottura di statue di idoli pagani.”
Ci fu poi il tempo delleCrociate, quando scoppiò una vera e propria gara fra Pisa, Venezia, Genovae altre città marinare su chi si portava a casa maggior numero diReliquie insigni dalla Terrasanta e dall’Asiain genere. Accadde una vera e propria sarabanda e mercato di Reliquie: con Santi e Corpi sparsi che spuntavano da ogni parte, recuperati e portati ovunque in Europa… Strada facendo a volte nascevano le Leggende, e i nomi si sovrapponevano, e qualche volta si faceva confusione e s’inventava un po’ di tutto.
Esiste, infatti, un altroCorpo-Reliquia di Sant’Ermolaoa Pisadello stesso tempo. Si trova precisamente aCalciin Toscana, dove c’è in realtà solo un pezzo del Santo: il suo braccio sinistro portato dai Pisani nel 1100 daBizanzio: “dov’erano sepolto i sacri resti senza il dovuto onore” nella chiesa deiSanti Ciro e Giovanni. La concessione l’aveva data l’imperatore Alessio I in cambio di aiuti militari.
Sotto l’altissimo patrocinio di quel Nome Santopoi, l'Arcivescovo Dalberto di Pisa fece costruire: pieve, cappelle, campanile, chiostro e mulino provando a mettere fine alla nomea del posto chiamato di solito Via dei Briganti... Il Santo collocato in Toscana divenne quindiProtettore degli Uliveti, e Patrono di Calci, e di tutta laVal Graziosa. Fu veneratissimo per secoli, e ricordato con tanto di Fiera annuale ancora oggi a fine agosto. Ancora a metà 1900 era consuetudine dei contadini della zona portare un asino carico con due ceste di prodotti della terra e con un barilotto d’olio di oliva per farli benedire. Poi si conduceva in processione le Reliquie diSant’Ermolao illuminato da una cascata di “lumini ad olio”.
Dall’altra parte dell’Italia e delMediterraneointanto: su per il Mare Adriatico, i Veneziani non vollero essere da meno dei Pisani, per cui Andrea Baldovino ed Angelo Drusiano portarono a Venezia, nel 1205, le Sante Ossa di Sant'Ermolao, che vennero ospitate inizialmente nella chiesa diSanta Ternita di Castello, non lontano dai Moli di San Marco.
Quello che non si racconta di solito, è che in tutto quel trambusto del viaggio, iVenezianiconfusero i Santi Corpi Reliquieconfondendoli fra loro. A Santa Ternita giunsero i così dettiSanti Corpi di Sant’Anastasio e di San Simeon Profeta, e con loro anche quelli dei due Santi Medici Anargiri(cioè che curavano gratuitamente): Sant’Ermolaocol suo discepolo, il Medico neoconvertito San Pantalon (in realtà morto trecento anni dopo)…C’erano forse anche i Resti dei Santi Ermippo ed Ermocrate ... Forse … Chissà ?
A San Simeon in seguito, nel 1317, finirono portati due corpi: ossa senza testa, anche se si diceva d’avere il Corpo di Sant’Ermolao … C’erano ossa di colori diversi: “alcune nere e color scuro, altre bianche, lisce e lucide”.
Infatti nel 1521 quando i Confratelli della Schola costruirono l’altare, si premurano di specificare: “Sant’Ermolao … ed altre ossa ignote”.
Nella chiesa di San Simeon esistente a Venezia già prima del 1000 col titolo dell’antico Profeta Biblico, nacque poi un’altra confusione … Quelli diCrema si rubarono parte delle Reliquie portandosele nella loro città, di cui San Pantaleonedivenne Patrono, mentre altri Veneziani si presero le rimanenti ossa di San Pantalòn portandole nella sua omonima chiesa di Dorsoduro.
Oggi, oltrepassato ilCampo Santodi San SimeonGrando, nel sottoportico della Chiesa troviamo infisso in muroil così dettosigillo sepolcrale di Sant’Ermolao: una lapide pavimentale in marmo bianco di Verona che mostra una figura di Prete orante a mani spalancate in avanti.
I Veneziani arguti quanto spiritosi non solo hanno scambiato e confuso da sempre Sant’Ermolao con San Simeone Profeta, ma col tempo finirono anche col soprannominarlo: “San Simeon no me n’impàsso (non m’intrigo)” aggiungendovi un po’ beffardi e augurali: “Fa ti che mi so un càsso”.
In verità una posa simile delle mani era molto comune nelle lapidi funebri, così come era nota nella simbologia Cristiana, che biasimava il disinteresse e l’estraneità verso i problemi altrui … Si veda a tal proposito il biblico episodio dell’Ebrezza di Noèrappresentato sull'angolo diPalazzo Ducale.
Si dice che quell’immagine sepolcrale delSottoportico sia stata costruita dall’omonimaSchola-Confraternitadi Sant’Ermolao(poi Sovvegno dal 1626 per altri 140 anni), che si raccolse in un locale e sotto il portico della chiesa fin dal 1382.
Nel giugno 1523 si scriveva ancora che laSchola di Devozion de Sant’Ermolao: "aveva cella e altare in chiesa da almeno 300 anni,standopresso l’atrio e sotto il porticodi San Simeone Grando” ...Poi s’era spostata in una casa della chiesa non lontana dalla Sacrestia.
Recita curiosamente l’inizio della Mariegola della Schola di Sant’Ermolao: "A zo che le predette ovre de caritade fate per sovignimento de li poveri posando per ovre venir ademplide... Quando algune bone persone vora entrar en questa nostra Scola chel debio dar e donar a la Scola per il sovigninimento de li poveri segondo la sua possibilitude fermamente crezando che lo recevere per un cento, e senza tuto la vita eterna".
Alla morte di ciascun confratello"se debia reschoder e recever per sovegnimento de li poveri della Scola de li beni de zascun frar nostro...grossi V e plu, e men, segondo la possibilità di quello".
Si obbligavano alla frequenza ai Riti e alla Preghiera, e“vi eraappresso lo comandamento de la caritade, e dilection si sia tegnudi de visitar li poveri enfermi de questa benedeta Scola et a queli sovegnir caritativamente de li beni de la Scola, e se mester sera aver ne cesso à quelli de farli veglar de note ed etiam di, o far sepelir queli se del so no fosse che se potesse..."
Ogni tanto gli iscritti alla Schola (non potevano essere più di 400, ed erano 150 nel 1497), provvedevano “che sempre una refecion se debia far a li poveri" della parrocchia, ed anche "li poveri infermi del hospedal de San Zane Evangelista sia paxhudi".
Si veniva ammessi alla Scuola dal Gastaldo e dai Decanidopo attento esame, avendo almeno 16 anni, ed essendo"homo de bonafama e conversacion".
A inizio 1500 erano iscritte insolitamente alla Scuola anche diverse donne"soròre"(consorelle),tanto da nominarvi una Gastaldessa e delle Decane.
In definitiva, forse la lapide di Sant’Ermolaoè finita lì sotto al Portico quando il pavimento di San Simeon Grando venne completamente ricoperto da un altro. Fu quando la Serenissima venne a sapere che lì s’era sepolto abusivamente un appestato.
Uno soltanto ?
Si legge nelle Cronache Venezianedell’epoca, che dopo: “La notte del 27 novembre 1621 a San Simeon Grande seguì grand'incendio, sendosi abbruggiate 6 case di ragione del Capitolo di Santa Fosca ch'erano habitate da quei Tesseri di pani, sendosi abbrugiato un bambino di 5 anni”; nel marzo 1630 vennero denunciati dai Presidenti del Sestiere di Santa Croce trePreti di San Simeon Grande, che: “…portati da indebita avidità, senza alcun riguardo della salute comune, al debito della coscienza et alla pubblica ben espressa risoluta volontà avevano seppelliti centinaia di appestati in chiesa e nella corte di casa del Piovano, e vicino al pozzo dell’acqua potabile così da minacciare d’infettarla ... Alcuni cadaveri avevano perfino ostruito il normale decorso dell’acqua del pozzo, ed entrata nella chiesa per fessure delle sepolture portava nausea et fettore insopportabile et tale che le persone che entravano in chiesa non potevano assistere alli divini officii et uscivano con dolori di capo e gran timore di peggio … I cadaveri di gente povera e morta di mali ordinari li facevano gettare sulle arche degli appestati e per gli altri oltre a seppellirli in chiesa aggiungendo al primo un secondo pessimo consiglio, sempre portati da fini avarissimi, hanno abusato della fiducia dei parenti e attraverso la confessione, con vie dannate dalle leggi divine et humane si sono fatti confidenti beneficiari di diversi legati.”
Il Magistrato alla Sanità alla fine condannò ilPiovano di San Simeoncostringendolo a ricoprire il vecchio pavimento con uno di nuovo.
Leggenda ? dice qualcuno … Nel restauro del 1839 è emerso l’antico pavimento pieno di fosse e lapidi sepolcrali ... Così come è testimoniato che per tutto il 1700 iPretidi San Simeoncontinuarono a seppellire Preti e Nobili in Sacrestia, nel Coro e nelle Cappelle della chiesa.
Durante lo stesso secolo, quando in Contrada vivevano più di 3.230 persone per lo più artigiani, con 1.800 poveri ossia quasi il 60%., c’erano 48 botteghe, e 80 femmine“maestranze cristiane”lavoravano“filando Schiavine (coperte di lana grezza) e Amolee altri tessuti”per l’Ebreo Anselmo Gentiliad uso delle Milizie del Lido e per il commercio di privati … InRio Marinc’era la Spezieria di Gaetano Lionelli “Alle Due Ombrelle” con gli strumenti inservienti al ricupero de sommersi … Si fecero allora radicali restauri della chiesa rovinosa, che minacciava di cadere, dentro alla quale c’era una Madonna del Rosariovestita con abiti e ori preziosi … Si abbatterono altari e si posero nuovi quadri, si costruì un nuovo pulpito in legno, l’organo nuovo, nuovi scanni e spalliere per il Coro, si ridipinsero in finto marmo certe statue, si riparò parte dei muri, e tutto il coperto un pezzo del quale, della navata destra, era caduto in testa a Lucrezia Cappello, domestica di casa Malanotti, con suo grande spavento … “Nell’occasione venne salizàto in mazègni il Campo Santo ed il sotto Portico della Chiesa", e si rifece il campanile e rifusero le campane.
Per ben tre volte, fino al 1760, la Schola-Sovvegno di Sant’Ermolaorischiò la chiusura per bancarotta in quanto s’indebitava di continuo dovendo soccorrere un grande numero di malati … Infine si arrese, e chiuse i battenti.
Nell’agosto 1797 il Governo Provvisoriodi Venezia sequestrò l'Argenteria della Chiesa, le Aste, i Lampadari, i Candellieri, i Vasi, le Tabelle degli altari, i Turiboli, Croci e Crocefissi, Secchielli ed Aspersori, Paci e forniture da Cataletti con ogni altro genere di cose inservienti ad altari, Funerali e Schole. Tutto venne fuso in Zecca a favore dellaCassa Nazionale, mentre Preti, Nobili e Popolo aderirono a sottoscrizione per ripristinare nascostamente tutto ... o perlomeno quanto potevano.
Poi si passò alle opere d’Arte appese in chiesa. Fu presa e andò perduta una tela diDomenico Tintorettocol “Redentore Risorto”; una“Sacra Famiglia”diLorenzo Gramicciaproprietà dei Pasquini esposta sull'altare dell' Annunciazione; la pala dell'altare diSan Valentinodipinta da Bernardino Prudenti; i dipinti di Maffeo Veronadella Cappella del Rosario; un“Cristo condotto al Calvario”e una “Crocifissione”di Pietro Roselli poste in Sacrestia; una“Cena di Cristo cogli Apostoli”, un“Cristo nell'Orto”,un“Sacrificio di Noè”, e un “Abramo visitato da tre Angeli”di Nicolò Bambini; e un“San Girolamo” di Fortunato Pasquetti… e molto altro ancora.
Nel 1882, quando si annotavano in Parrocchia ben 1.500 Inconfessi su un totale di 3.776 Anime da Comunione, in chiesa di San Simeon Grando si venerava ancora il Corpo Santo di Sant’Ermolao Prete e Martire, e un’altra quarantina di Sacre quanto Preziose Reliquie, fra le quali la piccola ampolla “dell’Insigne Acqua e Sangue di Nostro Signor”, cioè: una o due gocce del Sangue di Cristo, porzione di quello conservato nel Tesoro di San Marco, donate alla chiesa di San Simeon dal Doge Reniero Zen, nato e battezzato in Contrada nella famiglia che abitava in Riva di Biasio: “La specialissima Reliquia, assieme ad una Spina della Santa Corona di Cristo, e a un piccolo frammento della Colonna della Flagellazione, viene esposta solennemente la domenica delle Palme e il primo luglio: Solennità del Preziosissimo Sangue, e condotta in Processione per le strade della Contrada di San Simeon Grando la sera del Venerdì Santo di ogni anno.”
Non terminata qui la storia dell’insolita immagine diSan Ermolao infissa in muro sotto alPortico di San Simeon Grando.
Cronache locali di fine 1800 ricordano di come i bimbi della zona andavano gattonando sotto al Portico e nel Campo di San Simeon con le mamme … Un gnào: un gatto, sostava sempre sotto al Portico, dove c’era la lapide di Sant’Ermolao … Si giocava semplicemente con niente, come si usava allora; colpendo con un sasso un gnào: che era un barattolo vuoto … Sotto al Portico sostavano gli uomini la domenica e nei giorni di festa dopo la Messa, a chiacchierare e fumare avvolti in Tabarri e vecchie palandrane. Lo facevano per il piacere di stare insieme, ma anche perché non avevano denari da spendere“par un’ombra o un gòtto in Osteria”.
Molte volte durante le Messe, gli stessi uomini uscivano dalla chiesa durante laPredica del Piovano: “El xèeterno quanto un Pàssio … Nol finisse più … Parfin Sant’Ermolao xe scampà fòra de cjèsa ... Nol ghe ne podèva più.”si diceva ridendo.
Al tempo del Fascismo scomparvero mamme e bimbi giulivi dal Campo e dal Portico, e presero il loro posto di sera: le“Bociàsse de Ermolao”, che erano giovinastri irriverenti e squattrinati, che facevano chiasso mancando di rispetto agli abitanti della zona, e insidiavano le rare giovani donne di passaggio, e un povero vagabondo uso a dormire sotto al Portico di San Simon.
“No me ne impàsso … Xè come el no me ne frega che disèmo noaltri.” dicevano.
Fra lei Bociàsse c’erano anche alcuni Cadorini che per“gnào”intendevano il deretano florido di qualche bella donna odorosa di bosco, muschio, umido … e di gnào.
Un giorno uno dei Preti di San Simon colCampanaroprovarono a riprendere quei giovinastri neri per via dei loro eccessi: “Scriverò i nomi di ciascuno di voi su un brogliaccio che invierò alla Questura.” provò a dire il Prete timidamente.
Risero di gusto i giovinastri rispondendo:“Siamo noi la Questura ... e sei tu che dovrai rimediare.”
Il Campanaro, infatti, venne una delle sere seguenti malmenato in un calletta nei pressi della chiesa mentre rientrava a casa. Venne anche addizionato con un’abbondante libagione del famosoOlio di Ricino.
Il giorno seguente la sorella del Prete venne fermata in pieno giorno di ritorno dalla spessa. Le dipinsero due vistosi baffi neri sul volto, e le rubarono la sporta. Prete e sorella pochi giorni dopo traslocarono dalla parte opposta di Venezia, mentre al posto del Prete ne giunse un altro molto più intraprendente, e notoriamente di tendenze filoFasciste. Le sue alte conoscenze furono utilissime, e in breve i“fiolàssi de Ermolao” scomparvero del tutto dalla zona ... Stesso trattamento del Campanaro e del Prete ? … Chissà ?
Rimane ancora oggi qualche volta un moderno mendicante di colore, che ogni tanto ferma qualcuno allungando la mano per chiedere l’elemosina:“Mi da dieci euro Signora”
“Dieci ? … Ma ti xè matto, toso ? … Ti credi che vago a robàr ? … Dièse euri ! No te par màssa ? … Varda là sul muro: anca San Ermolao xè peplesso.”
“Va beh … Facciamo cinque allora.”
“Cinque ? ,,, Ma ti vol magnàrme mèza pensiòn ? … No basta el Governo che me magna tutto ?”
Ero lì ad ascoltare quel giorno… e Sant’Ermolao in muro mi sembrò sorridere smettendo per un attimo quel suo secolare modo di dire: “No me ne impasso.”… Ma forse mi sono sbagliato.