#unacuriositàvenezianapervolta 309
I viaggi della Martana e della Contarina.
Nel 1400-1500 soprattutto, ma fino al 1700 inoltrato, si ripeteva spesso una specie di Rito in Piazzetta e sui Moli affacciati sul Bacino di San Marco. Non erano le solite pompose Processioni Religiose che facevano accorrere e confluire in massa grandi e piccoli, uomini e donne, Nobili, Monache, Schole, Signoria e Doge, e tutto il Clero da ogni Contrada Veneziana. Né si trattava di uno di quei “Riti di Stato”, come “la Sènsa”, che celebravano i successi della Serenissima e del Mito di San Marco.
Si trattava piuttosto di una lunga fila di persone che accorrevano e si presentavano al Banco in Piazza rispondendo a una specie di Bando di Chiamata che veniva proclamato a gran voce e a suon di Musica in tutte le chiese, nelle Locande delle Contrade, nei Campi e Campielli, a Rialto e nelle principali Salizade cittadine. C’erano dei veri e propri Musici-Coristi-Banditori, che al suon di Pifferi, Trombe e Tamburi, e sventolando Bandiere, Vessilli, Insegne e Gonfaloni, invitavano all’arruolamento sulle Mude delle Galee di Mercato della Serenissima prossime a partire per destinazioni diverse secondo abituali itinerari commerciali, che i Veneziani seguivano ormai da secoli.
Per raccattare e invogliare volontari si facevano perfino donazioni, e si concedevano spettacolarmente mance ed elemosine: niente era lasciato al caso ... Venezia era Venezia.
Si allestiva quindi un nuovo Equipaggio, e questo accadeva ogni volta dopo che Doge, Senato, Nobili e Mercanti avevano definito il nolo e le caratteristiche della Spedizione delle Navi di Stato concesse in licenza. Si designavano: mete, tipo di commercio, itinerari, obiettivi e date presunte di partenza e ritorno, nonché i sussidi che avrebbe concesso lo Stato, e l’insieme degli investimenti, le spese e i guadagni.
Nel caso della Galea Contarina: la seconda delle due Galee di Mercato di cui voglio parlarvi, si mise insieme e s’imbarcò un equipaggio di ben 189 uomini per un costo complessivo di: 9.254 ducati ... Un grosso investimento in se, a prescindere da merci e affari che la Galea avrebbe trasportato.
Solo per le paghe dell’Equipaggio si spese complessivamente: 5.311 ducati, anzi: 5.871 compresi i soldi dati ai giovani Nobili, cioè ai così detti Balestrieri della Coffa, che venivano imbarcati “in aggiunta”: d’obbligo secondo la Legge.
Curioso il retroscena dell’allestimento della spedizione, e di quella Galea Veneziana … Il 2 maggio1504, la Galea fu “vinta al nolo”all’incanto dal Patron Francesco Contarini di Alvise: caratista per 1/6 della spedizione (in rappresentanza del Nobile Piero Pesaro: il vero imprenditore-boss che stava dietro alle quinte). Altri 8 carati dell’investimento appartenevano a Nicolò da Pesaro, 8 ad Alvise Priulie Piero da Pesaro, e 4 ad Alvise, Bernardo e Zuan Priuli: tutti Nobili Venezianissimi consociati in una unica Compagnia di Mercato. Il Contarini, in quanto gerente dell’intero affare sul campo, anzi: sul mare, non avrebbe ricavato nessun utile, perché i guadagni erano riservati solo ai caratisti. Avrebbe intascato, invece: un “fisso”di 200 ducati, e in quanto Patròn della Galea, avrebbe potuto trattare privatamente e vantaggiosamente i suoi affari.
In quello stesso giorno, insieme alla Contarina vennero appaltate altre due Galee di Mercato: una venne concessa ad Antonio Leoni, e un’altra a suo fratello Giovanni, a cui subentrò come prestanome Federico Morosini in quanto a Venezia non era concesso agire in società tra fratelli.
L’intero appalto delle Galee di quel piccolo Convoglio-Mudacostò 2.810 ducati, cioè: 1.100 ducati per la prima Galea, 910 per la seconda, e 800 ducati per la Galea Contarina. L’importo venne equamente diviso, in modo che ciascuna nave pagasse 1/3 del totale. Il costo dell’“incanto”attribuito dal Senato Veneto a ciascuna Galea, era proporzionale al possibile guadagno previsto, e alla somma che lo Stato avrebbe associato come sovvenzione alla spedizione. I Nobili Mercanti facevano sempre di tutto perché quel sussidio di Stato fosse sempre più consistente possibile. Puntavano sempre al rialzo sul valore di ogni Muda Commerciale Veneziana, e tiravano ogni volta per le lunghe le contrattazioni col Senato cercando alla fine d’ottenere il meglio possibile. In quel caso, infatti, “il dono dello Stato” venne aumentato da 4.500 a 6.000 ducati ... Non male !
I primi due Bandi di Chiamata per indire la Spedizione vennero comunque furbescamente disertati dai Mercanti Veneziani, e solo quando un’ulteriore aggiunta di 500 ducati per ciascuna Galea venne fatta dal Governo Serenissimo, solo allora si sbloccò la situazione, e si giunse all’avvallo definitivo dell’Impresa-Spedizione.
A seguire entrò in scena l’abituale “giochinodell’Assicurazione Marittima”, che giochino non era affatto, perché si disputava e contrattava investendo soldi e soldi. Si doveva tenere conto di tutto l’insieme, dei possibili imprevisti, della qualità delle merci e delle quotazioni di Mercato, della destinazione, e soprattutto della fame di guadagno dei Mercanticon i loro grossi Capitali… Gli affari erano affari, e a Venezia di economie e commerci ci si intendeva davvero tanto.
Immaginatevi allora i Veneziani, e non solo loro, rumorosamente in fila quel giorno sul Molo di San Marco sotto gli occhi vigili dei Soldati Veneziani. Immaginatevi il clamore, la calca, la foga e l’entusiasmo, ma anche le aspettative, i timori, soprattutto delle donne e delle famiglie che rimanevano a casa ad aspettare … e anche i timori più interessati e sofisticati dei vari Nobili e Mercanti che s’erano imbarcati nei rischi dell’Impresa. Si sapeva sempre quando la Muda(il Convoglio)delle Galee di Mercato partiva da Venezia, ma non si sapeva mai come e quando sarebbe tornata, che cosa sarebbe accaduto “strada facendo”, nè come alla fine sarebbe andato il viaggio ... guadagni compresi.
In ogni caso, tutta quella grande assemblea di gente nella Piazzetta di San Marco doveva sembrare una specie di Festa, di certo era un altro dei grandi spettacoli che Venezia ha saputo produrre continuamente per secoli.
Erano di certo curiose le consuetudini, e le condizioni dell’arruolamento. La maggior parte dell’Equipaggio veniva pagato a quadrimestre. I Rematori: protagonisti “del funzionamento” della Galea, ad esempio, percepivano 4 ducati per volta. La prima rata della Paga veniva concessa subito all’atto dell’arruolamento per poter sostenere le famiglie durante l’assenza, mentre la seconda rata arrivava ad Anversa o Southampton dove si pagava in Grossi Fiamminghi approfittando del Cambio di valuta che lì era favorevole, e il saldo finale, chiamato: “la refusa” veniva dato allo sbarco finale a Venezia.
Che serviva a una Galea per partire ?
Le serviva assumere: tre specifiche Maestranze, cioè un Mastro d’Ascia o Marangon da Nave, che avrebbe percepito 124 Lire, un Mastro Calafato anche lui a lire 124, e un Mastro da Remi o Remèr a lire 124 pure lui.
Servivano poi almeno 8 Compagni o Marinai a 99 lire di paga ciascuno, e 2 Pennesi da 99 lire scelti fra coloro che erano già stati imbarcati su navi di tonnellaggio superiore a 500 botti.
C’era poi da organizzare “la Difesa di bordo” della Galea. La si sarebbe garantita assumendo: un Capo dei Bombardieria 99 lire, 7 Bombardieri a 72 lire, e 14 Balestrieri a 60 lire ciascuno ... Non guadagnavano tanto “gli addetti alla sicurezza della Galea”: meno dei Marinai, e degli addetti alle alberature della Nave. Le Galee erano inoltre obbligate ad accogliere a bordo 8 Nobili per favorirne l’addestramento da futuri Ufficiali d’Armata da Mar della Serenissima. Per loro il Contarini versò puntualmente all’Arsenale accreditandoli sul Banco Pisani: 560 ducati per una paga individuale di 70 ducati ciascuno.
Si mangiava poi a bordo ... Per la Contarina quindi: si cercò e assunse: un Cuoco e uno Scalco, ciascuno a 62 lire, e un Cantiniere per la stessa cifra. Nel resoconto di viaggio della Galea si annotarono: 1.028 ducati per la Mesa, e altri 616 ducati per la Panatica, cioè le due voci riguardanti il Vitto dell’intero equipaggio. La “Mesa” indicava il companatico, e l’Aceto per disinfettare l’acqua di bordo, mentre per Panaticas’intendeva l’acquisto del PanBiscotto nei Porti da dove si partiva o attraccava: Venezia, Palermo, Anversa, Southampton e altro. A Southampton, ad esempio, si fecero diverse spese, fra le quali: 8 botti di Vino di Romania, 1 botte di Malvasia e 3 pipe di Guascogna. Durante il viaggio si acquistarono anche 82 quintali di Frumento, cioè: 134 stara di PanBiscotto a Venezia; 217 cantare circa a Palermo fra andata e ritorno, e 33.500 pagnotte fresche e 7 quintali di Biscottoad Anversa e Southampton.
A bordo della Contarina, come nella maggior parte della Galee Veneziane, esistevano quattro diversi trattamenti di “Tavola”. La Prima Tavola era da 30 soldi a testa, ed era riservata a: Capitano, Cappellani, Nobili, Medico-Cerusico, Scrivano-Ragionato, Ammiraglio, Comito, Uomo di Consiglio, Approntatore, Piloti, Capitano dei Bombardieri e Soldati.
Il Secondo Turno di Tavola costava, invece: 16 soldi, e vi si sedevano: Scrivanello, Scalco, Cuoco, Cantiniere, i Servi del Capitano, e tutti quelli che non partecipavano alle manovre e alla voga.
Alla Terza Tavola conteggiata per 8 soldi alla volta, sedevano a mangiare e bere: gli Scapoli, cioè i Marinai,e tutti gli altri che prestavano servizio attivo sulla nave: i Rematori soprattutto.
Infine alla Quarta Tavola partecipavano i Forzàti, cioè i Galeotti, e se c’erano: i Condannati. Anche tutti questi pagano in un modo o nell’altro 8 soldi “pro capite”, ma in realtà mangiavano gli avanzi degli altri, e solo ogni tanto ricevevano l’aggiunta di qualche Minestra e tazza di Vino.
In ogni caso come da contratto e abitudine di mare, a ogni Rematorespettava una Minestra di Faveo Legumi o Riso al mattino, e una gavetta di PanBiscotto inzuppato e cotto nell’olio a sera, insieme a 17 once di Pane, e a una quantità di Vinoabbondante almeno due tazze a pasto, o a discrezione del Comandante. Agli Scapoli-Marinai spettavano inoltre “4 giornate di Carne”: 6 once per ciascun pasto, 2 Sardellecondite in Olio e Aceto, e del Formaggio: “fresco, e senza muffe e vermi possibilmente”… Infine, ogni 10 giorni, si aggiungeva per tutti: “una minestrina di Erbette con la funzione di purgare i corpi liberandoli dal dolore di ventre e capo grandissimi.”
Quel giorno in Riva di San Marco si “presero a Libro Paga” a 31 lire ciascuno (comprensivi di vitto e alloggio)137 Rematori, che divennero 128 ad Anversa e Southamptondove qualcuno non tornò più a bordo dopo aver intascato la paga. Se ne conteggiarono 125 al ritorno finale a Venezia.
Fra i Rematori assunti si distingueva fra Prodieri (6 che remavano a Prua gestendo Ancore e Trinchetto) e Portolatti(6 che remavano a Poppa dando il tempo ai vogatori). C’erano: una decina di Veneziani proprio di Venezia, e altri 8 di Terraferma, a cui s’aggiunsero: Dalmati, Greci, Albanesi, e qualche Montenegrino, Serbo e Turco-Saraceno ... In tutto vennero a costare: 1.960 ducati.
La paga dei Rematori veniva poi integrata dalla “Portata”, che al di là di tutti i rischi e sacrifici del viaggio, era il vero “affare appetibile” dell’assunzione. Era la possibilità di caricare a bordo per se o a nome d’altri di una quantità di merci proprie “esenti tasse”, secondo i quantitativi decisi dal Capitolato d’Appalto. La “Portata”dipendeva dalla qualifica conferita all’arruolamento, ed era anche un modo indiretto e pratico usato dagli Armatori e dal Patrònper coinvolgere l’Equipaggio garantendosi fedeltà, obbedienza e dedizione all’impresa ... C’era da guadagnare per tutti quelli che salivano a bordo, a patto che ciascuno a proprio modo contribuisse all’impresa.
Di solito i Rematori avevano diritto a circa ½ quintale di Portata ciascuno, mentre ad: Ammiraglio, Uomini di Consiglio, Comito, Scrivano e Patròn spettava più di 6 quintali a testa di carico. La grande differenza di trattamento comunque stava nel fatto che i Rematorivivevano sotto alle intemperie sul ponte e sui banchi della Galea, protetti solo da un gran tendone “da meza Galia”, che si sperava sempre che il vento non se lo portasse via.
Oltre ai Rematori quel giorno in Piazzetta vennero assunti anche: 4 Ufficiali, cioè un Comito da 72 ducati che presiedeva a tutti i servizi della Galea e comandava la Ciurma, coadiuvato da un SopraComito e dagli altri che partecipavano agli ordini, alle manovre, e alla difesa della Galea. Nel caso della Contarina, il Contarinistesso volle fungere da SopraComito.
Per le Paghe dei 4 Ufficiali e degli altri 40 membri dell’Equipaggio non impegnati in “bassi servizi” essenziali, si spesero in tutto: 1.384 ducati.
Serviva e s’ingaggiarono poi: un Paròn o Patròn da 45 ducati che dirigeva le manovre delle ancore, comandava la voga, l’uso dei sartiami e l’Albero di Vela; un Uomo di Consiglio da 72 ducati esperto nella navigazione; e uno Scrivano da 54 ducati: cifra sicuramente appetibile, in quanto gli Scrivani di Bordo percepivano di solito:30 ducati per Alessandria e Siria, 40 per la Barberia, Aigues Mortes e Trafego, e arrivavano a guadagnare fino a 60 ducati per arrivare in Fiandra.
Infine, c’erano altri assunti per la Galea, per coprire certi servizi umili complementari e necessari di bordo: un Barbiere a 49 lire, che doveva anche saper cucire ferite se fosse stato necessario, e un Pescatoreda 49 lire, utile anche come Cercatore per procacciare qualsiasi cosa fosse stato utile a bordo.
Secondo i Registri dell’altra Galea a cui voglio accennare: la Martana, la nave venne “armata di tutto” da Marin Mocenigo e Giorgio Contarini per affrontare un Viaggio di Levante. Era necessario tener conto in quei giorni, che quel genere di spedizioni navali erano state da molti anni bloccate a causa delle Guerre col Turco ... A Venezia non arrivava quasi più niente: poche Spezie, poca “ròba”.
Rifatta quindi da poco e di nuovo la Pace con Maomettoe la Porta, si poteva adesso riprendere a viaggiare provando a sfidare la storica concorrenza dei Genovesi e dei Pisani, ma soprattutto dei Fiorentini, che erano già ripartiti primi di tutti dandosi parecchio da fare ... Non c’era tempo da perdere quindi, e, infatti: il Senato Veneziano sollecitò e affrettò più volte la partenza della Galea Martana.
Il 20 marzo 1474 finalmente salpò dai Moli di San Marcodavanti all’Isola di San Giorgio Maggiore sparando il solito colpo di cannone beneaugurante: “A bon viazo et salvamento … Dio guardi et conducha vui et le vostre robbe salve da ogni insidia divinale et humanale possibile et impossibille, pensabile et impensabile...” si diceva di solito segnandosi con mille croci, e adocchiando speranzosi San Marco, San Todaro, San Giorgio, ogni Madonna e tutto il resto del Santo Calendario.
A bordo della Galea Martana s’imbarcarono gli esperti Marittimi Marin Mocenigo e Giorgio Contarini, e i Nobili Mercanti Veneziani: Luca, Marco e Gregorio figli dl Nobile Francesco Venier, le cui merci portavano impresso un marchio ovale per metà bianco e per metà nero sormontato da una piccola croce con le lettere L e V.
Il 15 aprile la Martana era già arrivata a ZaraCapitanato Veneziano più volte ribelle e riconquistato dalla Serenissima, da dove ripartì quasi subito. A Zara di solito si potevano fare buoni affari fra Mercantucoli Greci, Locande e Prostitute. Quelli della Martana si rifornirono d’acqua e PanBiscotto, e imbarcarono un carico di Pannineda commerciare. Zara era tornata sotto Venezia dopo 70 anni, e la Serenissima vi aveva mandato il Provveditore Priuli al quale anche i Veneziani della Martana dovettero pagare Dazio: “Gli Zaratini sono Veneziani bastardi per poccho chostume ch’anno di pratichar in la lege, sendo tornati a San Marcho doppo troppi paròni.”
Ripreso il mare, dopo Sebenico la piccola flotta delle Galee che comprendeva la Martana raggiunse Lesina e Curzola,dove Marin Mocenigo scese a terra a chiedere il permesso d’attraccare a Ragusa, dove ormeggiarono poco dopo nei pressi del Lazzaretto.
Era importante Ragusa, perché era capolinea di tutte le carovane di cammelli e muli provenienti da Serbia e Valacchia. La cittàera piena di botteghe di Ebrei, Greci, Armeni e Turchi ben controllate dai Ragusei, chiamati: “veneziani buoni” alla Corte del Sultano. A quelli della Martana venne fatto sapere che per pochi soldi avrebbero potuto comprare merci di pregio buone da piazzare poi in Ponente, Ancona e Venezia: cuoi, pellicce, lane, cere, piombi, argenti, e tante altre “ròbbe buone” provenienti dai mercati di Novo Bazarro, Bielogrado, Uskub, Sofia, Stara Zagora e da molti altri posti lontani.
La Martana quindi fece buoni affari servendosi da alcuni Mercanti Fiorentini e Anconitani residenti da tempo nel luogo. Si comprò: Rasi, Nastri, Linci e Zibellini, e Luca Venier comprò 70 bracci di Raso Latesino, Persichino, Colombino e Cremisino dai Fiorentini Vivai, Albizi, Macchiavelli e Dinozzo Lippi, merci che reputava di rivendere a Smirne o Izmir per comprare poi Spezie da portare a Venezia.
Marinai e Rematori parlottavano fra loro: “Ragusa, cioè Dubrovnik, è una bella e simpatica cittadina… E’ posta sulla rupe con le Fortezze Vecchia e Nuova, e ha una grande catena di traverso al Porto … Qui c’è un gran numero di Fondaci, e i Ragusei controllano una fitta rete di Consolati: 50 almeno, con 300 Agenti, Mercanti e Coloni sparsi un po’ ovunque in tutte le zone strategiche del Mediterraneo.”
“Sai che qui a Ragusa s’è inventato il “Trentino” prima che a Venezia s’inventasse la Quarantena ? … Qui isolavano i contagiati dalla Mors Nigra: la Peste Nera … il Pejos che ci può essere … Li abbandonavano là sprovvisti di tutto sui nudi scogli ... Poi si sono organizzati meglio, e hanno deputato le isole Bobara, Supetar e Lokrum per ospitare gli appestati … Venezia li ha copiati, e ha inventato i Lazzaretti.”
“Sono bravi i Ragusei, c’è poco da dire: rimborsano i danni a chi viene tenuto in isolamento … Li curano con dei boni Mèdesi Fisyci, che pagano bene reclutandoli fino a Venezia, Padova, Bologna, Napoli e nella Marca Anconetana ... I Ragusei poi, sono anche abili commercianti: Zente de Màr per via del Sale, i Mulini, la Lana, gli Schiavi, le Spezie, Cera, Rame e tante altre cose e oggetti preziosi che commerciano con chiunque … Vanno a vendere e comprare oltre la Porta dei Balcani e dell'Oriente, fino a Gòa in India dalla parte degli Infedeli, mentre di qua del Mare-Golfo Adriatico sono abituati a far affari con Pisa, Genova, Firenze e Livorno, e tramite loro con la Spagna, l’Inghilterra e le Fiandre ... Farebbero anche una spietata concorrenza vincente a Venezia: ecco perché la Serenissima li ha fatti propri.”
“Qui a Ragusa, infatti, sembra d’essere a Venezia … Hanno copiato in piccolo quasi tutto quello che facciamo noi in Laguna ... Hanno il Major e il Minor Consiglio, i Pregadi del Senato, e il Rettore, che sarebbe il Doge Raguseo, che qui chiamano: “Sua Serenità” … E poi hanno le Corporazioni, i Tribunali, e le famiglie Nobili che governavano tutto … Ovviamente non hanno molto in simpatia la Serenissima e i Veneziani, per via che sono stati taglieggiati fin troppo ... I Ragusei sono gente fiera e libera: soffrono la nostra sudditanza … Se vai a vedere l'ingresso della Fortezza di San Lorenzo, troverai scritto: "La libertà non si vende per tutto l'oro del mondo" ... e hanno ragione.”
“I Ragusei sono chiamati il “Popolo dalle Sette Bandiere”, perché sono dei grandi opportunisti. Si vanno a congregare un po’ con tutti: Papato, Impero, Venezia, Ungheria, Turchi, Spagna, Corsari Barbareschi: per loro fa lo stesso, se la intendono con chiunque … Basta che paghino … Ospitano indistintamente Cattolici Papali-Romani, Ortodossi Greco-Russi e Balcanici, Ebrei Sefarditi, e Islamici di Maometto ... Però non permettono i matrimoni misti, e i nonCattolici sono esclusi dalla Cittadinanza, dagli Uffici pubblici, e dalle Magistrature dello Stato ... Molti Mercanti Serbo-Erzegovesi si sono convertiti di volta in volta passando da una Religione all’altra secondo opportunità per favorire i propri affari … Sono stati espropriati, e hanno subito confische e carcere … Qualche volta sono stati anche convertiti a forza per riparare a certi danni che hanno fatto.”
"Sono ricchi i Ragusei, e sono anche strozzini e usurai più degli Ebrei … AVenezia, ai Carmini, c’è la Calle e il Ponte dei Ragusei: vai a vedere e sentire ! ... e capirai … Qui però si naviga “alla Ragusea”, cioè spartendo gli utili delle Spedizioni fra Marinai, Armatore e Mercanti. Sono gli unici a comportarsi così: mettendo in comune ogni guadagno … Sono stati i Ragusei a inventare l’Assicurazione Marittima, così come sono stati ancora loro i primi ad emancipare e liberare gli Schiavi ... A Ragusa si parla in Italiano con accento Toscano, mentre in tutto l’Arcipelago Greco si usa il Veneziano come lingua commerciale … I Ragusei sono persone che per davvero sanno percorrere le strade delle Economie e della Storia ... Diciamolo sottovoce: sono un esempio da imitare.”
Quando a Ragusa si sparse la voce dell’arrivo di una nuova ondata di Peste, che si diceva stesse già facendo molte vittime a Trebinje: appena dopo il confine Turco, i Ragusei sembrarono aver voglia di “chiudere bottega” subito, e di vendere e svuotare tutti i magazzini e piazzare ogni merce in fretta e furia ... C’era per davvero quella Peste in arrivo poi ?
La Martana comunque ripartì: era meglio non rischiare d’incappare nel Contagio, e andò dritta a Corfùsaltando le Veneziane Cattaro e Dulcigno.
A Corfù non c’era traccia di Peste, e sotto alla Fortezza di San Marco ferveva grande attività commerciale con grande incrocio di Mercanti e Merci, Religioni e Costumi. Corfù era l’Avamposto Veneziano per il Levante. Dopo procedendo sul mare c’erano: Cipro, Creta, e le Isole Cicladi,che Venezia aveva perso e date ai Turchi insieme a Leucade, Cefalonia e Zante ... che la Martana raggiunse.
“Zante … La chiamano anche Zachintos, e Fior del Levante … Con Cefalonia è la terra del commercio dell’Uva Passa, di Vini gagliardi e di Ogli perfetti. … Si dice che ogni anno i Mercanti fanno passare di qua almeno 2.500 sacchi d’Uva Passa … Venezia tassa tutto, ma i Ragusei sono furbi: ne fanno transitare di nascosto almeno altri 4.000 sacchi commerciandoli in piccolo e di contrabbando, e con chissà quali modalità …”
“Zante la chiamano anche: Città delle Quattro Quaresime … Di qui è passata anche la Santa Veronica, che ha fatto da balia all’isola nutrendola con la Fede, e mostrandole il Sudario della Passione di Christo.”
“Quattro Quaresime ?”
“Si: qui dicono che praticano il Digiuno tutto l'anno … La prima Quaresima è la più grande: quella di Pasqua come da noi, che qui chiamano “i megali tessaracosti” o qualcosa del genere … Dura sette settimane, durante le quali non è permesso a nessuno di mangiare: nè pesce, nè oglio, fuori che doi giorni la settimana: cioè Sabbato e Domenica … Eccetto il Sabbato Santo, si cibano solo di qualche pesce senza sangue, come: Ostriche, Seppe, Pesce mollo, Caviale e Bottarghe … Hanno licenza però di mangiar pesce doi altri giorni: l'Annunziatione del 25 Marzo, che qui chiamano Evangelismos,e la Domenica delle Palme, che chiamano: “Tou vaghiou”.”
“Mamma che fame ! … Però: altro che digiuno ! … Mangiano cose prelibatissime.”
“La seconda Quaresima e quella d'Agiòi Apostoli in honore di Santi Apostoli, che dura dal Lunedì dopo l'Ottava dalle Pentecoste sin'alla vigilia dei Santi Pietro e Paolo … La terza Quaresima è quella di “Tis Agias Parthenon” dedicata alla Madre di Dio, che dura dal primo Agosto fino a metà mese: all’Assunta per noi. In quella Quaresima non mangiano neanche il pesce, se non il 6 Agosto soltanto, ch'è il giorno della Transfiguratione di Giesù Christo, che qui è molto solennizato e detto Metamorphosis tou Sotiròs ... La Quarta Quaresima viene detta “Ton Christogenòn”, e comincia 40 giorni avanti Natale, cioè li 15 Novembre, e continua fino al 25 Decembre … In quella Quaresima possono mangiar pesce, ad eccetion delli Mercordì e Venerdì. Li Calojeri (gli Ortodossi Osservanti, i Monaci Athoniti) hanno però anche altri tre Digiuni: quello avanti San Dimitrio, che dura 20 giorni; quello che comincia il primo Settembre, e dura 14 giorni fino all'Esaltatione della Croxe; e quello degli otto giorni avanti la festa di San Michiele … Poi ne avrebbero anche altri: per San Zuane Degolà … per l'Epifania, che chiamano Paramoni, quando battezano il Mare con una gran cerimonia … Non mangiano carne eccetto che per 130 giorni l'anno ... Sono tutta una Penitenza e un’Astinenza.”
“Beh … Almeno così sembra … Sarà vero ?”
“Qui distiamo ormai solo otto miglia dalla Morea … Cefalonia sta a dodici … Questa terra di Zante è aspra di terremoti, che le levano quant'hà di buono e bello. Gl'anni decorsi si fecero sentire in una notte sessanta volte preceduti da strepito terribile … Si sente grandissimo rumore nella profondità… Alle volte un puzzore sulfureo infetta le narici, e quando il terremoto è grande: soffia nell'aria un gagliardissimo vento.”
“Da una parte l’isola è dirupata e montagnosa, mentre dall’altra è piena d'alberi di frutti dolci e piante riguardevoli … Un eminente Castello sta sopra al monte dominando tutta l'Isola ... Vi abitano il Rettore e il Comandante … Ai piedi della Montagna c'è la cittadina col porto di Chieri atto a ricever ogni sorta di Navi, Galee e Navigli ...”
“Qui dalle acque del luogo esce una pece nera … Ce n’era un lago intero anticamente, e sopra alla montagna ci sono numerose Ville: Ambelo, Chilomeno, Agalà, San Leo, Santa Marina e altre da più di mille fuochi … Ci sono anche tre Monasterij lì in alto sulla Montagna: quello di San Giovanni in Lanicada dei Calogeri-Greci; quello della Madonna Spiliotissa o Anasonitra, e quello di San Giorgio dei Grèbani ch'è il più grande.”
“Zante qui è piena di Cittadini, Mercanti, Artigiani, e Marinari che vivono e s'arricchiscono soprattutto con i traffichi, come noi … Frà loro vivono con liti, risse, e inquietudini: quelli delle Ville, che odiano i Cittadini Nobili ricchi; mentre la Plebe più bassa vive pure lei de negozii maritimi, andando in tempo di pace a guadagnarsi il vitto fino alla Morea, e in altri luoghi Turcheschi ... La maggior parte degl'habitanti qui sono Greci, con pochi Latini quasi tutti Soldati, e mille Hebrei stretti in tre Sinagoghe …”
“Quelli di qua sono gente più inclinati all'armi, ch'alle lettere: pochi s'applicano alle Scienze e allo studio delle Leggi divenendo eloquenti Oratori e bravissimi Causidici ... Hanno un particolar Consiglio, dal qual'estraono coll'intervento del Regimento huomini, che siano soprastanti alle Vittuaglie, alla Sanità, e a tutti gl'altri Ufficij per il governo della Città, i Dacii, e il resto … Giudicano ancora in Civile fin'a certa summa, essendovi l'appelazione al Proveditore, che sarebbe un Gentiluomo mandato qui dalla Serenissima … Poi ci sono anche i Consiglieri, che durano tutti nell’Ufficio per ventiquattro mesi…”
“Questi popoli stanno volentieri sotto l'Impero della Republica di Venezia, perchè con grossa armata li difende dall'incursione e dai maltrattamenti de Turchi, e perchè gl'è permesso praticar i Riti Greci, da quali vantano la loro origine ... In quest'Isola però non c'è Hospitale di sort'alcuna … e v'habitano ancora molti Eretici: Inglesi soprattutto.”
“Qui al Capitano Generale da Mar Gerolamo da Ca’Pesaro hanno chiesto di costruire Squeri per la Marina dell’Isola … Sono già piena di case e magazzini ovunque ... e adesso vorrebbero anche farsi un Arsenaletto … Venezia non lo concederà di sicuro.”
“Qui a Zante è la produzione e il commercio dell’Uva Passa che influenza tutto ... Giovanni Barbarigo e Andrea Priuli, Rettori di qua, hanno mandato a dire al Senato di Venezia che qui c’è una proliferazione incontrollabile dell’Uva Passa, e che si fa di tutto per non pagare Dazi e Decime ... Per i commerci dell’Uva si trascura anche di produrre il grano mettendo dappertutto vigne .. I bene informati raccontano che la Decima del Frumento è scesa da 3.000 a 1.400 ducati … Non è servito a niente denunciare, confiscare e multare. Zante in passato produceva 40.000-50.000 stara di Frumento l’anno, mentre ora ne produce solo 20.000: meno della metà ... E’ incominciata una vera e propria carestia di Grano: non si riesce più a rifornire adeguatamente le truppe, si è passati a distribuire avena e miglio, e i Soldati pagati in questo modo non sono affatto contenti … Francesco Soranzo ha detto che le Granaglie di Zante e Cefalonia bastano appena per 5-6 mesi l’anno, e che si è dovuto creare un deposito per “provision di biave”, che è già diventato insufficiente … Nessuno poi ne cura la gestione … Bernardo Contarini dice che si è costretti a comprare Grano a prezzo elevatissimo all’estero: a Danzica in Polonia, in Inghilerra, e perfino dalla Morea Turca, nonostante i pericoli e le ostilità.”
“E ti meravigli ? Per un campo d’Uva Passa si guadagnano 60 ducati e più, mentre per uno coltivato a Frumento ne prendi solo 7-8 ... La produzione e il commercio dell’Uva Passa sono cresciutissimi: avranno un valore di almeno 60.000 ducati … Fra Zante e Cefalonia si ricavaveranno ogni anno almeno 3-4 milioni di sacchi di Uva Passa … E’ una merce stimata quanto il Pepe ... Non mi sembrano sprovveduti quelli di Zante.”
"Qui ogni anno a fine estate giungono Inglesi, Francesi, Genovesi, Ragusei, Napoletani, Messinesi, Anconitani e Pugliesi a cargare Uve portandole ovunque, e pagando lo stesso Dazio dei Veneziani ... Un un tempo Venezia tassava due volte l’Uva Passa: quando usciva dalle Isole per andare all’Emporio di Rialto a Venezia, e quando da Venezia partiva per tutta l’Europa via terra e via mare ... Adesso il traffico non è più in mano dei Veneziani, ma è gestito da tanti che commerciano anche direttamente col Turco in Uve, Seta, Tappeti, Galle, Filati, Cotoni e Cordovani … e questo più che spesso accade a discapito dei Veneziani, di cui non usano più neanche le navi ... Servirebbe una revisione di Tasse e Dazi, e un rinnovo, e un maggior controllo di coltivazioni e commerci ... di tutto ... anche della navigazione.”
“Venezia forse non è più capace di provvedere come servirebbe.”
“Purtroppo …”
“Pensa che il Nobile Lorenzo Cocco, che è Mercante, ed è stato anche Rettore di Zante, ha raccontato a Venezia che i Mercanti Inglesi vengono a risidere qui a Zante con case, navi e vascelli per controllare direttamente il traffico dell’Uva Passa … Trafficano in Grano, Seta e altro, e danno da vivere ad almeno 200 famiglie ... Pagano in anticipo i coltivatori prenotandosi il raccolto, corrompono e minacciano gli Ufficiali del Fisco di Venezia, per cui non c’è più controllo e adeguata sorveglianza ... Gli Inglesi ormai hanno in mano tutto il trafficano dell’Uva Passa col Levante, caricano all’inverosimile le loro navi, e fanno di tutto per cercare di non pagare la Nuova Imposta di Venezia … Il Fontego dei Grani, che io sappia: è quasi vuoto del tutto.”
1584: dalla relazione al Senato di Venezia presentata da Antonio Venier tornato da Zante. Parlando della poca sicurezza della acque del Levante, diceva: “… un buon numero di Marineri tutti cero valenti uomini et molto esperti di mare, li quali non mancano di continuar et frequentar il traffico et navigation con le loro fregate nella Morea, Sicilia, Candia et ogni altra parte, ma a molti di essi giudico convenirseli piuttosto il nome di Corsari et ladri che di Mercanti, poiché non mancano ben spesso di commettere infiniti latrocinij nelle parti di Morea et a questo modo turbar la quiete…”
La Galea Martana quindi ripartì di nuovo, ma girato il Cergo, venne avvicinata da due Fuste sospette e ostili che iniziarono a stringerla in mezzo. Privi di aiuti da chiunque, quelli della Martanainiziarono a difendersi sparando con le petrère e le bombarde dei soldati Morlacchi e Albanesi di bordo, mentre i Corsari dopo essere rimasti a lungo indifferenti e in attesa, si portarono a tiro iniziando a colpire con efficacia i Veneziani.
Dopo un breve quanto infruttuoso ingaggio, la Martanadovette arrendersi, e venne catturata da Ali Renegado e Mohamed Giaffer da Genova, noti Corsari passati sotto il comando dell’Alcorano Rais delle Fuste.
Presa la Galea, e buttati a mare morti e feriti, si perquisì tutta la nave mettendo tutti in catene. A Mercanti, Comito e Cerusicofurono sottratti 40.000 ducati in contanti imbarcati a Venezia per comprare Spezie, e si fece bottino delle poche merci caricate a Zara, Corfù e Ragusa.
La prospettiva per tutti era quella o d’essere venduti come schiavi, o che si chiedesse un riscatto a Venezia per la liberazione dei Nobili e Mercanti imbarcati.
Infatti, dopo aver fatto navigato verso Chio e Scio, quasi tutto l’Equipaggio venne venduto. Alcuni Rematori e Marinai Morlacchi e Schiavoni si convertirono all’Islam, e passarono quindi a lavorare su navi Turche. Altri, invece, chiesero a casa d’inviare somme per essere liberati entro l’anno.
Si quantificarono i riscatti da chiedere per i Nobili Veneziani: diverse lettere al riguardo vennero consegnate a Candiatramite un Anconitano al servizio dei Genovesi.Luca Venier venne stimato 900 ducati, Marco e Gregorio: 800 e 750, i due Mercanti Anziani: 2.000 ducati ciascuno.
Fra Milo ed Antimilo quel che rimaneva della Galea Martana venne abbandonato sapendo che qualcuno l’avrebbe restituita a Veneziaricevendo soldi in cambio, ed evitando la cattura ... Poi tutti: Mercanti, Comito, Cerusico, Scrivano e rimanenza dell’Equipaggio vennero imprigionati nell’Isola di Calamotta controllata da Chair El Muscat, e messi ai lavori forzati in una manifattura di Cordami. Se riscattati entro l’anno, El Muscat si sarebbe preso il 12% del riscatto, altrimenti tutti sarebbero stati venduti ai Genovesi, che avevano sempre bisogno di Marinai e Rematori per le loro navi. Gli stessi canapi della Manifattura, d’altronde, venivano anch’essi venduti al Genovese Eliano Fieschi, che se ne serviva per le grandi navi liguri armate d’altura.
Luca Venierdovette combattere non poco per salvare “vita, robbe e fagotti suoi …” Fu l’unico della Galea Martanache provò a reagire e a inventarsi qualcosa per uscire dalla situazione incresciosa e fallimentare in cui erano finiti. Provò prima a familiarizzare con Diotima: una donna del posto, che raggiuse più volte di notte facendosi sciogliere la catena dal carceriere al quale promise una buona somma. Al mattino il Venier rientrando si autolegava alla catena tornando alla sua prigionia ... Poi insieme alla stessa donna provò a fuggire di notte su una barchetta verso Creta. Fu lo stesso padrone della barca a farlo catturare e riprendere dal Chair, che ripagò il carceriere con 30 frustate. Luca quindi venne venduto a Smirne, e poi rivenduto di nuovo al di là del Monte Pagus, dove di lui si perse definitivamente ogni traccia ... Dispero per sempre.
La donna Diotima, invece, finì “in uso”al padrone, e dopo di lui passò ai suoi servi, finchè trentenne, venne venduta come domestica a un Greco di Rodi … Fine della storia dell’avventurosa amante di Luca Venier ... e di lui stesso.
Per alcuni degli scampati alla Morte della Martana, infine, venne pagato il riscatto, e poterono così tornare a Venezia, e ripresentarsi a Rialto nell’agosto 1475 dopo un lungo soggiorno a Cipro ... Fine quindi anche della storia di quelli della Galea Martana.
Più tranquillo e meno travagliato forse, anche se non meno complicato, fu, invece: il viaggio della Galea Contarina.
La Contarina fece un viaggio in Fiandra e Inghilterra nel 1504 partendo da Venezia dopo la sospensioneper due anni dei Convogli della Muda causati dal pirata-corsaro francese Colombo (Cristoforo Colombo ???), che catturò le Galee capitanate da Bartolomeo Minio. In quegli stessi anni per via dei Corsaric’erano stati fallimenti a catena dei Banchi Veneziani, e quindi di finanziamenti ad eventuali nuove spedizioni commerciali non se ne parlava.
Nell’agosto 1498 però c’era stata una ripresa: la Galea di Fiandra aveva caricato oltre 100 balle di Spezie, 280 botti di vino, 328 coffe di rami lavorati destinati alla Sicilia, 160 casse di sapone, qualche balla di panni per la Sicilia ed altre cose minute. Venezia era abituata ad esportare verso le Fiere e i Mercati di Fiandre e Inghilterra: spezie, panni di seta, camelotti, cotoni filati, fustagni veneziani e cremonesi, bassette, uva passa greca, zafferano, galla, guado, allume di rocca, sapone. Passando per la Sicilia poi, si poteva aggiungere: zuccheri, coralli, cotone, seta greggia, zolfo.
Nel maggio 1503 poi, s’era finalmente stipulata di nuovo la Pace col Turco dopo quattro anni di guerra ... Ci poteva essere congiuntura storico-economica più favorevole per ripartire ?
Nel febbraio 1504 però, le Galee da Alessandria, cosa inusitata, erano tornate a Venezia senza portare Spezie. Partite già “povere”, cioè con soli 40.000 ducati contanti, 268 coffe di rami e poche merci, in Egitto avevano trovato poche Spezie a prezzo elevatissimo. Fra gli appaltatori di quel viaggio sfortunato che aveva mandato diversi in rovina, c’era anche Francesco Contarini, che con altri implorò il Senato d’essere esentato dal pagamento di un “sospeso” con l’Arsenale di 500 ducati.
A marzo erano tornate senza Spezie anche le due Galee di Soria(Siria), portando solo un po’ di Seta greggia e Grano e pochi Pannilana.
Insomma: il traffico col Levante ristagnava e stentava a ripartire, anche per il fatto che i Porteghesi avevano aperto quelle nuove Rotte commerciali con l’India dirottando buona parte di carichi e merci verso i Mercati di Lisbona ... Il quadro economico e gli equilibri commerciali del Mediterraneo stavano di certo cambiando, e Venezia stava proprio in mezzo ... Che le avrebbe riservato la Sorte ?
Di sicuro serviva osare … In gennaio era corsa voce che erano arrivate in Inghilterra ben 5 navi Portoghesi da Calicutche avevano invaso il mercato di merciprovocando forti ribassi, e quindi pochi guadagni.
In marzo allora, per affrontare la fosca prospettiva si avanzarono diverse proposte in Senato: allestire Convogli e Mude per i Mari del Nord e la Soria, o navigare ancora sulle rotte delle Fiandre?
Alla fine s’era deciso per le Fiandre e l’Inghilterrasulla spinta dei Nobili Mercanti e Senatori Veneziani che avevano i Fondaci più pieni da smaltire, o più vuoti da riempire.
In maggio finalmente erano arrivate buone notizie dall’Inghilterra: dove una Galea stava partendo carica di 300 balloni di Lana greggia lasciandone molta altra a terra. Siccome c’era carenza di Grano, quello stesso Convoglio giunse a Venezia in ottobre portando barili pieni di Grano al posto del Vino Siciliano che s’aspettava.
Alla fine, vinto ogni tentennamento e fiducia e sfiducia, si allestì e mise in mare la Contarina spendendo circa 516 ducati in Arsenaleper alaggio, calafatare la Galea e tutto il resto. Vincenzo Cappellovenne nominato Capitano della Muda delle tre Galee, e si assunse poi l’Equipaggio come il solito “mettendo Banco in Piazza con bandiere, Musica e tutto il resto”.
A fine luglio però, le Galee stavano ancora ormeggiate in Bacino di San Marco, tanto da suscitare il disappunto del Senato, che ordinò perentoriamente di sbrigarsi. S’era ammalato il Capitano Cappello, che venne sostituito da Marcantonio Contarini, già abile Capitano del Golfo in precedenza.
A inizio agosto 1504 finalmente, la piccola Muda, caricati 17 sacchetti di denaro, e 12 casse di Libri a Stampa, e pagato il Dazio di 3 ducati d’uscita da Venezia, si mosse e partì … Era stato una specie di parto quella partenza con tutta quell’indaginosa e infruttuosa attesa.
Le navi andarono per primo a sostare a Pola dove pagarono 4 ducati al Pilota che le aveva accompagnate fin là, e a Pola si spalmarono di sego tutti gli alberi delle Galee.
A metà settembre le Galee erano già giunte a Messina, dove incontrarono quelle di ritorno a Venezia partite dal Ponentel’anno prima. Lì si pagarono 9 ½ ducati per approdare, e s’assunse per 20 ducati un nuovo Pilota esperto conoscitore del Tirrenoe del “Mar del Lion”, che avrebbe guidato le Galee fino a Cadice in Spagna ... Tutto sembrava procedere per il meglio … Senonchè, fra Messina ePalermo una tempesta travolse le tre Galee, che persero in un colpo solo: vele, antenne e pennoni, e tutte le merci caricate in coperta.
I Veneziani non si scomposero: cose del genere erano preventivate … Per cui, giunti a Palermo quindi, pagati gli 8 ½ ducati di Dazio d’Entrata, si provvide ad aggiustare le Galee, e a caricare PanBiscottocomprandoli da un Veneziano che abitava e lavorava là. Poi finalmente si proseguì per Maiorca, Gibilterra e Cadice, dove s’arrivò coltempo favorevole e il mare buono alla fine di ottobre.
A Cadice, si pagò ancora 4,1 ducati di Tassa d’Approdo, e salirono a bordo altri due nuovi Piloti assunti “andata e ritorno” per il tratto del “Mar di Spagna”. Il Pilota Grande rimase con le Galee fino al ritorno a Cadice, e costò 161 ducati in tutto: 90 di stipendio, altri 10 per il suo “portà”, 56 per le trasferte, e 5 ducati per una vezzosa casacca di Raso da indossare in faccia all’Equipaggio. Il Pilota Piccolo, invece, servì alle Galee solo per l’andata, e costò in tutto 50 ducati: 40 di stipendio, 5 “del suo portà”, e 5 di trasferta per 20 giorni a terra.
La Galea Contarina ovviamente partecipò per la sua parte pagando 1/3 di tutte le spese.
Il 7 novembre, dopo 3 mesi e un viaggio veloce quasi da record, la Galea Contarina da sola arrivò a Southampton sulla costa meridionale Inglese: Porto per le Fiandre e sede del Console Veneziano. Si respirava un’atmosfera di grande incertezza, i traffici con Venezia andavano in calando: erano 1/3 a confronto con quelli dei tempi migliori, e le acque non erano molto sicure.
Si pagarono comunque i 2,1 ducati di Tassa d’Entrata in Porto, e a seguire: s’affittarono alloggi a terra per Ufficiali e Patròn della nave in attesa d’essere raggiunti dalle altre due Galee: la Charity e la Julian, che avevano scaricato strada facendo 436 botti di Malvasia provocando un conflitto doganale fra Venezia ed Enrico VII.
Poi di nuovo pagando 14 ducati ½ a un Pilota abile nel superare il Banco di Santa Catarina, si proseguì per Flessinga sulla foce della Schelda occidentale, e verso i Paesi Bassi. Da Flessinga, cambiato Pilota un’altra volta, le Galee risalirono il fiume attraversando diverse città Belghe fino a raggiungere Anversa: città che stava sopravanzando Bruges nei traffici con Venezia.
Ad Anversa quelli della Muda delle Tre Galee si fermarono per 2 mesi e 8 giorni per raddobbare gli scafi, affittando un magazzino per gli attrezzi e alloggi per gli Ufficiali. Quelli della Contarina acquistarono per l’Equipaggio: 16.500 pagnotte di pane fresco distribuite 2 al giorno. Poi, siccome era Natale, si provvide anche ad assoldare un Cappellano perché celebrasse le Funzioni delle Feste, e si diede anche una mancia a dei Cantori, che si presentarono il Giorno dei Santi Innocenti (28 dicembre).
La Contarina fece pochi buoni affari ad Anversaripartendo con poco carico. Furono più le merci proibite di contrabbando che fecero felici pochi.
Poi, caricati 2 battelli di zavorra a Remua presso Middemburg, si prese la via del ritorno a Venezia.
Di solito si usava fermarsi 6 giorni a Cadice, 6 a Maiorca, 12 a Palermo, e 4 a Messina.
A Flessinga si arruolarono di nuovo i Piloti per la Schelda e il Banco di Santa Caterina, e il 1 aprile si approdò di nuovo a Southampton dove si prese in affitto per 3 mesi un magazzino, e di nuovo casa e camere per gli Ufficiali. Dal 4 aprile al 5 giugno la ciurma consumò 17.000 pagnotte fresche.
La Contarina subì numerose riparazioni, venne spalmata un’altra volta con sego e sapone nero, ma stavolta le stive vennero ben riempite di merci per un nolo di 17.000 ducati comprando: 9.000 pezze di PanniLana: un buon affare tutto compreso.
Su tutto però si dovette pagare “un’angaria” di 4 denari gravando sul valore complessivo della merce per 5.000 ducati. Inoltre gli Inglesi sequestrarono una parte delle merci importate clandestinamente da Anversa: soprattutto le tele di lino prese dall’Ammiraglio e dai Nobili Veneziani.
Il 14 giugno, quattro giorni prima della partenza, non si era ancora riusciti ad ottenere la restituzione di quel “maltolto”, ma, ieri come oggi: donando Acqua di Rose, Susine e altri regali ai Doganieri, si ottennero indietro le merci contrabbandate.
Poi finalmente si ripartì verso Venezia … ma per tornare subito indietro per via dei venti contrari della Manica e dell’Atlantico, che costrinsero le Galee a trovare rifugio nel Porto di Huie(Wight).
“Quando Dio volle”, cioè il 26 luglio, guidati dal “Pilota Grande” le Galee arrivarono a Cadice dopo aver fatto spese a Villa Bruxà di Torres in Galizia.
Ingaggiato di nuovo un Pilota del Mar di Lion, si giunse a Messina pagando di nuovo Tasse Consolari e Portuali, offrendo donativi ai Doganieri, e acquistando viveri a Iviza, Maiorca e Palermodove la Contarina fece un grosso rifornimento di PanBiscotto.
Il pagamento dei numerosi Piloti assunti durante tutto il viaggio vennero a costare in tutto: 306 ducati, e si spesero altri 55 ducati in Tasse e Dazi d’Entrata in Porti e Città.
Nelle acque Siciliane un’altra tempesta disperse e divise, tanto per cambiare, la Contarina dalle altre due Galee, che arrivarono da sole a Venezia il 27 ottobre. La Contarina, invece, prese a bordo a Messina un Pilota di Schiavonia per 10 ducati, e navigò fino a Parenzo, dove giunse 4 giorni dopo aver toccato Corfù.
Bella Corfù ! … Isola davvero singolare ! … Si sprecarono i discorsi seduti ai tavoli nelle Bettole del Porto, e girando per i meandri della Piazza e del Mercato: “Come vedi, Corfù è un altro bel posto: una bella Isola … E’ il Reggimento Veneziano di Kerkyra: una sorta di Capitale dell'Arcipelago Ionio ... Sta arroccata tra le inaccessibili Fortezze Vecchia e Nuova costruita dai Veneziani ... Anche Corfù è una specie di piccola Venezia per via delle antiche tracce Bizantine lasciate ovunque ... Sta in coda al Golfo di Venezia, bagnata dallo Ionio … Sembra una gran falce un tempo abitata da leggendari Giganti … Da Capo d'Otranto dista circa 60 miglia dal Levante, e 700 da Venezia … E’ divisa in quattro parti chiamate Balie o Baliati … La Porta Reale dietro il Rivellino fronteggia il Borgo di San Rocco sollevandosi in magnificenza … Sembra concorrere di pari con le fabbriche più illustri de' Romani e de' Greci ... Inizialmente è stata costruita in forma rotonda, quindi in forma triangolare, e protegge le cortine e i baluardi dal fuoco degli assedianti … La Piazza ha due cisterne nel mezzo copiose d'acqua e ricche per gl'intagli e le figure che le rendono più belle."
“In realtà Corfù è stata prima Romana, Bizantina, Normanna e Genovese … Soltanto dopo è diventata Veneziana dal 1204 con la Quarta Crociata quando si sono spartiti i resti dell'Impero Bizantino.”
“Veramente sarebbe più giusto dire che Corfù è diventata Veneziana qualche anno dopo ancora, quando i Veneziani hanno spodestato il Conte Leone Vetrano dei Genovesi. E’ allora che l'isola è stata divisa in dieci parti, che sono state assegnate a Nobili Veneziani.”
“Poi c’è stata la storia del despota d’Epiro: Michele Ducas, che si è preso l’isola, e ha costruito fortezze lungo tutta la Costa Albanese per difendersi dalle incursioni dei Pirati, che erano Genovesi in realtà ... Poi quando s’è sposata sua figlia, Corfù fece parte della sua dote, e quindi a Manfredi di Svevia, e fu tutta un’altra cosa … Poi Manfredi venne ucciso da Carlo d’Angiò, e tutto divenne Napoletano … Poi tutto passò al Principato di Taranto … Sono state storie su storie.”
“Alla fine ne approfittarono di nuovo i Veneziani nel 1386, quando hanno vinto Genova con i suoi Pirati, e si sono presi le coste Albanesi e Greche. In quell’occasione con un imponente esercito guidato dal Signore di Padova Francesco da Carrara hanno assediato Corfù, che alla fine si è arresa, e i Veneziani se la sono comprata dal Re di Napoli Ladislao II dandogli 30.000 ducati d'oro.”
“I Veneziani però sono stati miti e benevoli con i Corfioti: gli hanno concesso ampi privilegi, confermato Ordini e Statuti, e si sono inventati accordi con le potenti Baronie che gestivano l'isola ormai da molti anni ... Poi hanno mandato sei Nobili Veneziani a reggerla di volta in volta per 24 mesi. A Corfù c’è il Bailo di Venezia, il Proveditore e Capitano, e ci sono i Consiglieri, che stanno nella Fortezza Vecchia e in Città, dove c’è il Capitan Grande nella Fortezza Nova … C’è anche un Castellano nel fortissimo Castello della Campana della Città Vecchia ...”
“In città però regna di fatto l’antica Aristocrazia, che consente l'accesso al Maggior e Minor Consiglio, ai quattro Baliati del Distretto, al governo delle Isole di Passo e Antipasso, e ai Borghi di Butrinto, Parga e della Terraferma, e a qualsiasi altra Carica Pubblica solo alle Famiglie Notabili iscritte al Libro d'Oro … Praticamente a Corfù tutto continua ad essere in mano agli antichi Baroni Francesi e Napoletani.”
“Corfù comunque è una buona piazza commerciale. Produce Sale destinato alla Terraferma Veneta, Greca e Montenegrina … E’ punto d'incontro dei traffici mercantili del Mediterraneo e dell'Adriatico, e offre merci provenienti da Moldavia, Valacchia, Peloponneso e Albania ... I rapporti tra Corfù e Venezia a volte sono stati molto tesi per via dell'esosa fiscale imposta dalla Dominante, tuttavia la Serenissima ha saputo favorire e contribuire allo sviluppo economico e commerciale dell'isola permettendole una florida agricoltura, e buoni Uliveti ... Gli abitanti di Corfù alla fine hanno combattuto al fianco dei Veneziani a Parga e a Butrinto nel 1454, e all'Istmo di Corino e Patrasso nel 1462 ... I Provveditori Veneziani dicono di continuo che: “Corfù è chiave di Stado della Signoria nostra zercha le cosse marittime ... Chiave de questo illustrissimo Stado et il schudo di tutta la Christianità."
“Infatti Corfù ha il titolo di Archiepiscopato … da cui dipendono anche i Vescovi di Zante e Cefalonia.”
“Si … però tutto dipende dall’antico Patriarcato di Costantinopoli, che ha cercato d’instaurare una Gerarchia Cattolica mandando via gli Ortodossi. Poveri ! … Sono rimasti in Isola con un semplice Protopàpas, che però viene eletto da Preti e Laici Cattolici ... E’ sembrata quasi una presa in giro per gli Ortodossi …”
“Infatti si sono sempre stati diversi malcontenti fra i Corfioti … A volte a Corfù c’è davvero un clima molto acceso … Il Clero Greco Ortodosso, infatti è rimasto numerosissimo e diffuso nelle campagne dell’Isola, mentre quello Latino sta solo in città e sulle navi dell’Armata. A volte durante i Riti e le Cerimonie Civiche nascono vere e proprie baruffe e liti furibonde … Per stupidaggini poi: si disputano, ad esempio, la precedenza sul corteo all'ingresso di un nuovo Provveditore Generale, o chi debba omaggiarlo per primo … Sembrano cose da poco, ma a volte le discussioni prendono pieghe e toni imprevedibili molto pericolosi: si mettono le mani addosso, e volano botte da orbi …”
“E’ vero: come quando hanno deciso la traslazione delle Reliquie di Sant’Arsenio dal vecchio Duomo della Cittadella, a quello nuovo di San Giacomo in città ... Tira e molla, e molla e tira: mezzi Corfioti voleva spostarlo, altri mezzi: no … Sono dovuti intervenire i Soldati, e ci sono stati feriti, e ci fu un gran subbuglio per tutti ... C’era chi voleva dar fuoco al Porto e alla città.”
“Sono le storie delle Isole … dove a volte le cose piccole vengono ingigantite fino a farle diventare questioni di vita o di morte … Si finisce per scambiare Formiche per Elefanti … E’ il solito discorso: sono le pieghe della Storia che si sovrappongono …”
“E noi per fortuna ce ne stiamo qui adesso: sani e salvi, a gustarci questo amabile bon gòtto de Vin Grego … Viva San Marco !”
“Viva San Marco col nostro Leòn !”
“Viva Venezia !”
Secondo altre Cronache Veneziane ancora:“Nel 1537 vennero 25 mille Turchi commandati da Barbarossa sopra l'Isola alla Campana della Città Vecchia per ordine di Solimano con 30 pezzi d'Artiglieria. Ergerono quattro Cavallieri, gl'armorono di cannone; ma per la distanza non poterono le palle far brecchia nella muraglia. All'incontro l'artiglieria della principal Fortezza faceva gran strage di Turchi: cinque Galee si sommersero, e quella del Barbarossa restò colpita da cannonata. Fu mandato a Roma un Estraordinario all'Ambasciatore Veneto, acciò rappresentasse al Papa, ed il Papa all'Imperatore, quanto danno havrebbe apportato la perdita di Corfù a Napoli, alla Puglia, alla Sicilia, ed à tutta l'Italia, e ch'oprasse, che l'Imperatore unisce cinquanta Galee, e cinquanta Navi, alte volte esibite contro il Turco, alle cento Galee, alle Galeazze, ed'altrettante Navi, e tre Galeoni della Republica ... Agrradì il Pontefice tal'officio, e procurò tosto d'aiutare la Christianità, ma senza frutto … Ad'ogni modo la Republica seppe far fronte all'Ottomano, forzò li Barbari ad una vergognosa ritirata, rimanendo libera senz'altr'aiuto Corfù, Piazza di tant'importanza.”
Dopo la perdita di Candia (Creta) Corfù venne addirittura soprannominata dai Veneziani "Porta del Golfo": nodo strategico e commerciale, luogo simbolico della continuità del potere Marittimo Veneziano.
A Corfù quelli della Contarina non conclusero alcun affare. Si accontentarono di bighellonare per le strade, la Piazza e le Osterie del Porto, prima di ripartire per Curzola e Lesina, e poi per Veneziache avevano fretta di raggiungere. La strada fu brevissima: la coprirono quasi in un lampo a remate spinti da vento favorevole ... Si pagarono gli ultimi 6 ducati finali d’Entrata in Laguna, e la Contarina approdò finalmente sui Moli di San Marco a Venezia.
Il viaggio era durato in tutto: 14 mesi, mentre di solito le Galee di Fiandra impiegavano il doppio di tempo “con estrema ruina dei Patroni”… Stavolta era andata bene: era stato un piccolo successo economico-commerciale. Un altro episodio da ricordare delle Mude delle Galee, e della Marineria NavaleVeneziana.
Però … Le Galee aveva l’obbligo di registrare tutto quanto trasportavano, vendevano, compravano e consegnavano, e anche i relativi Dazi che erano tenuti a pagare. Sui “Noli delle Merci” esistevano delle precise tariffe stabilite dal Senato Veneziano, riscosse in Laguna dagli Estaordinari, e durante il viaggio dal Capitano della Galea.
A Venezia sull’operato della Contarina sorsero numerose controversie con la Vigilanza Marittima. Si rilevò che: “a danno della navigabilità si era caricata merce in luoghi vietati sia sotto che sopra coperta, contravvenendo alle regole del Senato del 1491, che proibiva di aumentare l’altezza delle file di cassoni disposte in coperta lungo le corsie, e di trasportare botti sopra coperta, né di sloggiare dalla stiva prodiera sartie e vele per porvi merci.”
Quelli della Contarina non avevano rispettato le imprescindibili regole della Serenissima a discapito del successo dell’intera Spedizione, dell’Assicurazione, e dei diritti dei Nobili e dello Stato che avevano voluto e finanziato quell’impresa. Marcantonio Contarini provò timidamente, “non senza una certa bòria” a giustificarsi davanti al Doge in persona ... Venne subito rimbrottato e messo a tacere: come osava ?
I tre Patron delle Galee vennero quindi condannati a 10 anni di esclusione dalle funzioni di Patron e di Capitanato, a un’ammenda di 300 ducati, e alla confisca dei noli indebitamente percepiti con quei carichi irregolari … Brutta faccenda.
Il 14 maggio 1506 però, venne ritirata la sanzione-delibera per Patroni, Capitano e Galee ... Tutto compreso la Spedizione della Mudanon era andata così male … Venezia sapeva essere anche remissiva …. E così si mise termine del tutto al viaggio della Galea Contarina, e tutti andarono a spartirsi gli utili della spedizione, affogando dispiaceri e brindando nelle Osterie di Rialto, sperando in un’altra prossima eventuale e fortunata partenza.