#unacuriositàvenezianapervolta 313
½ chilo di Nobiltà … il Foscarino.
A chiunque capita di vivere sensazioni … Siamo fatti così. A volte sono cose specialissime, altre volte sono umili, normali, quotidiane, che però ti rimangono radicate dentro.
Durante i cinque anni che ho vissuto da Prete nella chiesa di Campo Santa Margherita di Venezia, nessuno mai, neanche una volta, ha nominato o fatto accenno al Monumento Foscarinicollocato a riempire il fondo dell’antico chiesone Carmelitano ... Pareva non esistesse proprio ... Eppure era là: monumentale ... scurissimo.
Solo tempo dopo ho saputo che era stato realizzato dall’italo-svizzero Francesco Contin, così come ho scoperto spulciando in giro per conto mio, che quell’uomo“infisso pietrificato in parete” era stato davvero un “grande uomo” …Un Ammiraglio Generalissimo da Mar della Flotta Veneziana, che aveva abitato tutta la vita nella Cà, cioè il Palazzo proprio di fronte alla chiesa dei Carmini, giusto al di là del Ponte e del Rio ... Lì aveva vissuto anche un Doge: Marco Foscarini … il centodiciassettesimo Doge della lista dorata dei Serenissimi.
Venendo a me … Ero abituato a circuitare spesso di sera e di notte meditabondo e riflessivo in solitudine dentro al chiesone chiuso e spento. Me ne stavo là dentro avvolto nel mio tabarro d’inverno, e a sudare d’estate leggendo e inseguendo le mie idee e i miei progetti pretenziosi a volte ... Gira e rigira, a volte avulso dal Tempo, passavo e ripassavo sotto al Monumento del Foscarini, e mi sentivo osservato dall’alto da quell’ombra pietrificata che stava appiccata su in parete. Ogni volta che gli passavo di sotto, provavo sempre la sensazione che quell’uomo per me ignoto, carico di cento avventure e storie, avrebbe avuto molto da dire su quanto andavo e non andavo facendo in quella che era stata la sua personalissima “chiesa e Contrada di Famiglia”.
Taceva però pietrificato e barbogio in alto, col suo bastone del comando in mano … Ed era un male … Mi sarebbe davvero piaciuto ascoltarlo, almeno qualche volta ... Chissà che mi avrebbe detto se avesse potuto parlarmi anche solo per un attimo ?
Quante Galee di Mercato e da Guerra aveva condotto per se, per il suo Nobilissimo Clan Familiare, e per Venezia … e quanti uomini, persone e situazioni aveva affrontato e incontrato. Chissà quante storie aveva vissuto ? … Adesso però se ne stava là in alto al buio e all’umido dimenticato da tutti, pietrificato e distratto, a guardare l’acqua alta a volte, che ogni tanto di notte invadeva silenziosa tutta la chiesa.
Fantasia “da giovane Pretino” direte … Si … In confidenza lo chiamavo fra me e me: “il Foscarino della parete”.
Gli “parlavo” ogni tanto, rivolgendomi a lui passandoci di sotto: “Che vuoi farci Foscarino ? … “Sic transit gloria mundi” (così passa la Gloria del Mondo)… Hai toccato l’apice di Venezia e fatto la Storia, ma adesso te ne stai là incastrato, e nessuno ti bada più ... Un giorno sei tutto: indispensabile, insostituibile … Un altro non conti più niente, e ti buttano nel cesso e nel dimenticatoio ... E’ la vita che è fatta così ... Bisogna accettarla, e questo vale anche per te.”
Qualche volta pareva annuire avvolto tacito nell’ombra: “E’ sempre così Foscarino … Puoi aver fatto di tutto, essere stato un eroe come te, ma dopo un po’ la Storia ti scavalca, e nessuno ti pensa più … Qui nessuno parla di te, né gl’interessa di chi sei stato, e di che cosa hai fatto … Qui pensano tutti solo a se stessi e al loro presente, a che mangeranno o faranno stassera, o al massimo a ciò che dovranno per forza fare domani mattina ... La Storia è fatta come di lampi di un temporale, che neanche lo badi se proprio non ti scravàssa (piove forte) addosso ... No ?”
Uno scricchiolio in parete ! ... Mi stava forse dando ragione il Foscarino ? … S’era scosso e dinoccolato un attimo ?
No di sicuro … Un giorno poi, capitarono in chiesa due tizi distinti accompagnati da una giovane restauratrice entusiasta. Entrati, hanno cercato e trovato il Piovano, il“mio capo”(ero il ViceParroco), dicendogli: “Siamo venuti a restaurare il Monumento del Foscarini.”
“Chi ? … Ah … Foscarini ... già.” rispose il Piovano guardandosi intorno con l’abituale entusiasmo al 0,5% che esternava sempre per qualsiasi cosa succedesse: “Si … La tomba là in fondo … No ?”
“Si: quel Monumento in fondo alla chiesa.” gli indicarono.
“Già … Quello … Si … Fategli pure quel che gli dovete fare … E’ tutto vostro.”
E non se ne parlò più, neanche una sola volta a cena: niente di niente … Per il Piovano era un’altra delle notizie del tutto ininfluenti, che non contavano niente … Non gl’interessava del Foscarino in parete ... Che cosa contava per lui ? … Boh ? … Gli bastava ascoltare in religioso silenzio il TG di Rai 1 della sera con le nuove della Politica a cui gridava contro sempre imbufalito da dentro la sua nuvoletta di fumo che gli faceva strizzare gli occhi … Tutto il resto ? … Qualsiasi cosa: poteva aspettare … Non meritava più di tanto attenzione: il Tempo e le situazioni si potevano bellamente lasciarle fluire così com’erano … tanto ? … Per certi versi assomigliava molto al Foscarino “in parete”: pietrificato ... Giudizio severo … ma corretto secondo me.
Da quel giorno però, e per un paio d’anni, cambiarono le cose per me, perchè non vidi più in chiesa il monumento del Foscarino del tutto coperto dai teli dell’opera di restauro. Era come se avessi perso un interlocutore, una specie di “amico e confidente pietrificato della sera e della notte”… Mi dispiaceva un po’ non riuscire più a distinguere i suoi tratti nel buio.
Fu da allora, che m’interessai un po’ su che cosa era accaduto dentro a quel gran palazzone dei Foscarini che stava appena giù del Ponte dei Carmini, cioè proprio di fronte alla Canonica dei Preti dove abitavo io.
I Nobili Foscarini ? … Boh ? … Chi erano stati ?
Adesso il vetusto palazzone di un tempo era malmesso e tutto frammentato in appartamenti … Neanche quelli che ci abitavano sapevano qualcosa dei Foscarini: risiedevano là in quel posto e basta … Era casa loro, non più dei Foscarini. Su chi ci abitava un tempo: notte profonda … Niente di niente, neanche un nome.
Qualche volta, vagabondando benedicente di casa in casa nella Parrocchia, mi capitava d’infilarmi col mio sottanone nero bottonuto lungo fino ai piedi, anche dentro a quello che era stato il Palazzo dei Foscarini dei Carmini. Entrando nel portico e negli androni, su per le scale, sbirciando il giardino, e accedendo a quelli che erano stati i suoi saloni, come potevo non pensare al “Foscarino” pietrificato e sospeso in chiesa ? … Mi tornava di continuo alla mente il suo Monumento “incartato”dal restauro ... E lo ripensavo ancora il “Foscarino”, anche quelle volte che nelle prime ore dei pomeriggi assolati o gelidi m’intrattenevo a impallonare “ragazzino con i ragazzini” i muri esterni della chiesa inventandomi in atletici gesti calcistici tenendomi stretto e infagottato il tonacone in mano … Che tempi ! … Qualcuno, chissà quando, aveva dipinto di bianco i tratti di una porta da calcio sulla parete principale della chiesa … Il Campo dei Carmini quindi, ogni tanto diventava una specie di microcampo da calcetto disponibile a tutte le ore ... anche per il “Prete”, che ero io.
Picchiando e cannoneggiando la facciata della chiesa col pallone, ogni tanto riandavo col pensiero al Foscarini, che se ne stava all’interno, giusto al di là della parete del chiesone: neanche da morto lo lasciavamo in pace … e le nostre fragorose pallonate entusiaste facevano rimbombare l’aria e i dintorni giusto nell’ora della siesta ... Ricordo ancora quella Signora, che compariva puntualmente ogni volta sulla finestra del palazzo accanto: “Ma insomma ! Ci si mette anche lei Reverendo a far casino a quest’ora ! … Sono le due del pomeriggio: l’ora del riposino … Come si fa se fate tutto questo chiasso ? … Il Campo non è mica il Patronato ! … Andate a giocare là dentro piuttosto ! ... Lasciateci tranquilli ... Non mi costringa a chiamare i Vigili.”
Non posso riportarvi quello che le rispondevano gli scanzonati ragazzini con cui giocavo, ve lo lascio immaginare: “parole da lacrime agli occhi”, che mi facevano crepare dal ridere … Da dentro il mio gonnellone da Prete, e col collare candido stretto in mano, mi scusavo con la Signora a nome di tutti … Poi, come se niente fosse, riprendevamo imperterriti a giocare divertiti il nostro “microcalcio”: “Dai Don ! Passa quèa bàea ! (quel pallone) … Làssa stàr quea vècja in fresca ! … Dai: tira ! Pàssa ! Cròssa !”
Finchè poi finalmente suonava su in alto il campanone delle tre del pomeriggio, che martellando col solito motivetto “dell’AveMaria di Lourdes”, ricordava a tutti che dovevamo dedicarci anche ad altro: “Andèmo a far e lessiòn Don … A dopo.”… “Si: a dopo, in Patronato pal Catechismo e a cantàr … Vado anca mi a far qualcosa da Prete intanto.”
Mi aggiustavo allora il collare sotto al mento, mi strofinavo via la polvere dalla tonaca, e mi avviavo “busta per le elemosine sotto al braccio”, a suonare di porta in porta, odoroso e scompigliato, per visitare e benedire i miei Parrocchiani.
A tarda sera, di nuovo, se non ero ancora in giro da qualche parte o a casa di qualcuno, tornavo nel chiesone buio e gelido … e il “Foscarino incartato e invisibile”, se ne stava sempre là al suo posto “ad aspettarmi” ... Altre volte, se pioveva, o non stavo a “pallonare”con i ragazzini, salivo su nella “pergoladell’Organo dei Carmini” (la cantoria). In quella stessa ora della canicola mi scatenavo abbandonandomi a strimpellare melodie antiche e nuove … Rimbombava e vibrava la chiesa, la calle accanto, e anche le case dei vicini.
Altre proteste e contestazioni allora, che non mi giungevano mai direttamente in faccia e all’orecchio, ma andavano telefonicamente dritte al Piovan “mio superiore”: “Il suo Pretino deve proprio suonare il Rock e Roll a tutto volume alle due del pomeriggio buttando giù chiesa e vicinato ?”
Il Piovano sapeva bene che non lo ascoltavo, ma fra una notizia e l’altra del Tg mi pigolava da dentro la nuvoletta di fumo i suoi minuti richiami senza neanche guardarmi ... e tutto procedeva come prima ... La sua parte di richiamarmi “all’ordine” l’aveva fatta: lui era a posto con se stesso, davanti a Dio, e al Mondo intero … Chissà che avrebbe detto il “Foscarino”in fondo, sentendomi produrre tutta quella chiassosa Musica così strana ? … Taceva ovviamente … Secondo me gli sarebbe piaciuta.
L’avete capito: quel“Foscarino” imprigionato in parete nel suo Monumento Tombale mi era diventato simpatico ... Sbirciando il profilo elegante delle sue Galee scolpite sul muro, fu gioco forza andare un po’ a frugare nelle sue gesta, e in quelle della sua Clarissima quanto Nobilissima Famiglia.
Poi, purtroppo, giunse per me il “tempo di andare”: appiccai il tonacone al chiodo, e con quello anche la curiosità per il “Foscarino”e dintorni: avevo altro d’urgente per la testa a cui dedicarmi.
Il “Foscarino” eraJacopo Foscari, cioè Giacomo Foscarini detto“dal Banco” (1523-1603). Ignoravo chi fosse, perciò inizialmente pensai per deformazione professionale “da Prete”, che fosse soprannominato “dal Banco” per via che fosse un Nobile bigotto da chiesa, uno sfegatato basabanchi conservatore e bacchettone … Invece: no … Jacopo Foscarini era “dal Banco”per via che aveva e gestiva una Banca tutta sua, “de Casada”: di famiglia … Altro che flesso e chinato bigotto ! “Foscarino” era diverso da come lo immaginavo. Era di certo anche un Veneziano “di chiesa”come tutti allora, e non poco, visto i rapporti che intesseva lui e la sua Famiglia con i Frati dei Carmini che stavano appena al di là del Ponte davanti a casa sua. “Foscarino” però, era stato soprattutto un gran Mercante, un azzardato Imprenditore che prestava e investiva grandi somme di denaro, tanto da avere una Banca personale che agiva non solo a Venezia, ma sull’intera piazza Mediterranea ed Europea ... Non era robetta il “Foscarino”: era tanto per i suoi tempi.
Figlio di "Senator Ragguardevolissimo", Jacopo Foscarini era partito giovanissimo nel 1539 da Venezia al seguito di un’Ambasceria Cappello-Grimani, ed era rimasto a Parigi per 16 anni … mica una settimana … Lì era diventato abilissimo non solo a smanacciar Politica, ma soprattutto gli affari ... Parlava correttamente: Francese e Spagnolo … Da Parigi poi era passato a Londra, dov’era diventato grande amico e socio del Veneziano Giacomo Ragazzoni, col quale avviò una Compagnia Mercantile che prosperò a lungo non solo in Inghilterra, ma in tutto il Mediterraneo e il Nordeuropa. Fino al 1568 circa, le navi di Foscarini & Ragazzoni solcarono i mari, e trasportarono merci affrontando ogni sorta di rischi e avversità … Più volte avevano perso il carico, o naufragato, o subito sequestri, ma non si erano mai fermati. Francesco Molin descrisse un viaggio della nave "Giustiniana"dei Foscarini-Ragazzoni: “… che aveva fato il caricho al Zante tutto d'uve passe di raggion di Ser Giacomo Foscarini et Jacomo Ragazzoni che mi parve cosa segnalata il caricar navi di mille botti di tal mercantia".
Più tardi, lasciati i traffici al fratello Girolamo e ai figli GianBattista e Foscarina, Jacopo lasciò Londra per Venezia, dove avviò il ramo creditizio del Banco, che lo vide speculare in fondi e immobili in tutto il Veneto e Friuli ... Poi, da buon Nobile Veneziano, decise si buttarsi in Politica a favore della Patria... e di se stesso ovviamente … Sposò Elena Giustinian, che gli portò in dote 5.000 ducati, sette figli, e una parentela prestigiosa legatissima alla Chiesa di Roma: Barbaro, Trevisan, Priuli, Mocenigo e Corrers’imparentarono col “Foscarino” tramite i matrimoni dei figli ... Niente male … Niente male come entourage di supporto.
Già dal 1544 Jacopoaveva estratto da giovanissimo la “Balla d'Oro” anticipando la sua entrata nel Maggior Consiglio, ma fu quasi a quarant'anni, cioè “tardivo”, che si dedicò alla Politica per davvero accedendo via via a cariche sempre più prestigiose e importanti. Fu tutta una scalata a salire continuo: Savio alle Acque, Provveditore alla Sanità, Senatore Ordinario, e tra i Sessanta della Zonta… due volte Savio alla Mercanzia, Giudice sopra gli Atti, Podestà di Verona, Savio di Terraferma.
Quando i Turchiintensificarono i loro attacchi nell’Adriatico, Venezia Serenissima si mosse … e si rivolse a chi ?
Il “Foscarino”si prese il centro dello scenario storico togliendo il posto e la preminenza all’irruento quanto audace Nobile Sebastiano Venièr. Fu il “Foscarino”a diventare per l’esperienza che aveva in campo marittimo: Provveditore Generale in Dalmazia-Albania, e poi Capitano Generale da Marsubito dopo Lepanto… Jacopo Foscarini comandava la Flotta Veneziana di 108 navi-Galee.
Furono poi le strategie politiche della Serenissima a frenarne l’iniziativa mantenendolo inattivo a pattugliare le acque tra Corfù, Creta e l’Adriatico. Non era troppo cauto Jacopo Foscarini come si diceva di lui a Venezia, era piuttosto la Guerra col Turco che non conveniva alla Repubblica. Il Dominio da Mar in Levanteera troppo costoso da mantenere, e i vantaggi commerciali che offriva era sproporzionati rispetto a quanto costava rivaleggiare col Turco ... Questa era la verità storica del periodo al di là di ogni chiacchiera, pettegolezzo e diceria che si faceva a Venezia sui protagonisti e i successi o insuccessi delle Battaglie e delle Spedizioni Veneziane.
Jacopo Foscarini quindi venne dipinto come: “attendista, tradizionalista, e finto moderato schierato contro il Partito dei Giovani Veneziani” ... Avrebbe voluto spazzarli via i Turchi, se avesse potuto, così com’era contrariato di fronte al comportamento ambiguo, attendista e infruttuoso degli Spagnoli e del Papa, che parlavano parlavano, ma poi non muovevano un dito quando bisognava agire per davvero ... Preferivano mandare sempre avanti Venezia, e la lasciavano da sola a dissanguarsi col Turco ... Foscarini però seppre contenersi, e mediò sempre fra Venezia, Spagna e Chiesa, salvando ogni volta: Papa, Cardinali, Inquisizione e gli invisi Gesuiticon la loro Compagnia di Gesù, dal furore con cui alcune fazioni dei Patrizi Veneziani avrebbero voluto investirli.
Noterella curiosa riferita proprio al “Foscarino” a fine novembre 1573: “Una parte del Senato stabilì, che avendo riportato Jacopo Foscarini Capitano General da Mar sopra la sua Galea 151 uomini in ferri prigionieri sopravanzategli dall’interzare le 17 Galee forzate, era opportuno aggiungendovi altri 3 uomini ai ferri della Galea del Commissario Vendramin, armare una diciottesima “Galea sforzata” ... Con la stessa “parte” si deliberò anche di armare un’ulteriore Unità la Squadre delle Forzate, essendovi nelle Fuste del Consiglio dei Dieci, e nelle Prigioni Cittadine: ben 242 “condannati al remo” in attesa.
Stando poi di nuovo a Venezia: Savio del Consiglio, Provveditore Generale, Sindaco e Inquisitore con poteri straordinari a Candia ... Nel frattempo, nel luglio del 1574, Enrico III Re di Francia passò per il territorio Veneto. Chi secondo voi fu incaricato d’accoglierlo e scortarlo durante tutto il suo soggiorno Veneziano ?
Il “Foscarino”ovviamente … ritratto puntualmente con tutti i grandi nomi nella tela di Andrea Vicentino a Palazzo Ducale.
Tornato con successo da Candia a Venezia, s’era portato dietro statue e reperti che collocò nel suo Palazzo dei Carmini e nella sua stupefacente Villa di Strà. Provò poi a diventare Procuratore di San Marco,ma senza riuscirvi, venne però eletto quasi subito alla Procuratia de Supra: la carica più prestigiosa in assoluto dopo quella Ducale ... Per altri vent'anni Jacopo Foscarini mosse le manovre dello Stato Veneziano alternandosi in mille funzioni pubbliche rivaleggiando alla pari col NobilissimoLeonardo Donà, che divenne poi Doge ... Insieme a Marcantonio Barbaro fu anche uno dei protagonisti della famosa Renovatio Urbisdi Venezia ... Partecipò e promosse il restauro di Palazzo Ducale incendiato, creò l’attuale Piazza San Marco così come la vediamo oggi: Libraria Marciana, Torre dell’Orologio, Procuratie… Promosse il nuovo “sobrio progetto” della Fabbrica del Ponte di Rialto, riattò la Caxa dell’Arsenale come Provveditore ... Fu sempre presente nelle Ambascerie più prestigiose presso i Papi… Quando (1585) la Spagnapropose alla Serenissima l'appalto in esclusiva del Pepe Portoghese, il Senato di Venezia si rivolse al “Foscarino” per valutare la questione, e lui “da buon Mercante”, si dimostrò favorevole all’operazione per togliere Venezia dal ristagno commerciale in cui stava finendo.
Zonta dei Procuratori, Riformatore allo Studio di Padova, Depositario, Conservatore e Provveditore in Zecca, Capitano Generale da Mar, SopraProvveditore alla Sanità, Savio alle Acque e degli Otto sopra la riparazione dei lidi, Sopra la francazione del Monte Novissimo e del Sussidio, Savio all'Eresia e Savio Grande in Collegio… Il “Foscarino”non si fece mancare niente, e non mancò di prodursi e affermarsi puntualmente ed efficacemente in mille modi ... Già anziano e in non più “in ferma salute”, accusato di speculazioni e d’interesse privato, a metà 1602 inviava ancora relazioni al Collegiosuggerendo come muoversi per affrontare i cambi di “buona monetad’oro e d’argento difendendola da monete adulterate emesse da zecche di piccoli principi italiani.”. Suscitando un vespaio fra altri Nobili come: Zorzi, Da Ponte e Prezzati, e incurante delle sollevazioni di 300-400 persone dell’Arte della Lana e della Seta di Venezia, che protestavano per la lesione dei loro interessi minacciando di licenziare un mucchio di gente, Foscarini a nome della Serenissima fece imporre il pagamento di ogni operazioni superiore a 100 ducati attraverso il Giro di Banco Pubblico… In realtà il Banco Pubblico era gestito da lui con i suoi uomini di sua fiducia … Il Banco gli procurava interessi del 6-7% su ogni operazione di mercato.
Però ! … Il vecchietto ?
Non era comunque l’unico Nobile a fare i propri interessi nell’ombra a spese dello Stato Serenissimo: il Senatore Alvise Bragadin e Soci acquistava partite di monete di rame fuori commercio dallo Stato Pontificio, e ci speculava sopra col cambio a discapito delle Casse PubblicheVeneziane … Andrea Dolfin finì assassinato in quegli stessi anni forse proprio per i suoi tramacci finanziari sulla Piazza Veneziana.
Il “Foscarino”morì a inizio 1603, dopo undici giorni di febbre, stanco e un po’ amareggiato e deluso della sua Venezia. Vennesepolto ai Carmini, dove aveva disposto che gli fosse eretto un monumento funebre con la sua effigie in veste di Capitano Generale da Mar ... Per testamento lasciò un immenso patrimonio ai figli, numerosi lasciti ad amici … e buone somme ai Frati dei Carmini: “il chiesone fuori casa” ... dove finì col trovarsi “pietrificato” di fronte a me negli anni 1982-87.
Che ve ne pare ?
A quasi quarant’anni di distanza da quando ronzavo notturno ai piedi del Monumento Funebre del Foscarino, m’incuriosiscono ancora le vicende dei Nobili Foscarini ... Jacopo Foscarini “dal Banco” fu solo uno di loro, sul cui Casato si potrebbero dire e ricordare infinite cose tanto da rimanere qui fino a domani ... Mi odiereste … Ne ricorderò allora solo un pochetto: ½ chilo soltanto, sottolineando solo qualche piccolo aspetto della formidabile, singolarissima e curiosissima Nobiltà Venezianache sono stati i Foscarini.
I Foscarini dei Carminisono stati uno dei Rami, cioè una parte del nutrito Clan dei Foscarini di Venezia. I Rami erano quello di San Stàe del Sestiere di Santa Croce originato dal Ramo di San Polo, da cui diramò anche il Ramo di Santa Fosca o Santa Sofia di Cannaregio traslocato poi ai Carmini. C’era poi il Ramo dei Foscarini della Carità, cioè di Sant’Agnese sulle Zattere, o “della Frescàda”, che era un Ramo del Patriziato minore solitamente escluso dal giro delle Cariche di Stato più importanti ... Ce n’erano poi anche altri rami dei Foscarini presenti a Venezia: “nel Rio della Canonica” a San Marco, a Castello, a San Tomà, alla Madonna dell’Orto, e anche altrove.
Quella dei Foscarini fu una Famiglia-Clan Nobiliare ricca, potente e famosa fin dal lontanissimo 1297, quando divenne “di Casa Nuova” e dei “Curti” all’atto dell’ammissione “fra i Grandi di Venezia” al tempo della Serrata del Maggior Consiglio: “I Foscariniera un Casato di antichi Tribuni, numerosi Procuratori di San Marco illustri, e di una lunga serie d’Ambasciatori, Cavalieri e Senatori spuntati fuori all’inizio forse da Altino o Padova, e finiti nell’Isola di Mazzorbo già nel 456 ... Da lì si dice che si trasferirono ad Eraclea, a Metamauco (Malamocco), e infine a Venezia nel 965 … Avevano terre a Bovolenta e a Ponte Longo nel Padovano, ed erano considerati fra i fondatori della Città Lagunare, e di diverse chiese Veneziane: San Polo, ad esempio.”… Venivano comunque presi in giro a Venezia, forse per invidia, definendoli “casetta” per il fatto che non avevano mai avuto qualche Doge in Famiglia.
Marco Foscarini: “letterato e politico clarissimo” divenne finalmente Doge sfatando quella negativa storica nomea solo nel 1762 … Si era ormai quasi alla fine dell’intera Epopea Veneziana.
Fra 1300 e 1700, ci sono stati a Venezia almeno una trentina di Foscarini “grandi e famosi”… Tutti Veneziani “di ieri”davvero curiosissimi. Lungo i secoli ci sono stati Rami dei Foscariniche andarono “su” fortunati in ascesa, mentre ce ne sono stati altri che andarono via via “giù” in decadenza e discesa. Il Ramo di San Polo, ad esempio, ebbe grande successo, mentre quello di Sant’Agnese o della Carità andò giù in declino ... Era essenziale saper cavalcare, e soprattutto rimanere sulla cresta dell’onda economico-politica del successo Veneziano. Era tutto un immane gioco di spinte e controspinte, spalla contro spalla, abili sgomitate date nel modo giusto per prevalere, raccomandazioni, corruzioni, oliature, occhiolini, finanziamenti e finte quanto opportune simpatie e imparentamenti ... Chi non riusciva a cavalcare “l’onda”a suon di soldi, forza, determinazione e potere, era destinato ad affondare inesorabilmente.
Ai Nobili Foscarini vennero appioppati spesso detti curiosi:“il Caliginoso”, “il Maggiore Pazzo” (1230), “lo Zoppo” (1768), “il Negro”(1371), “Vespa”(1300),“Ciera” (1391), “dal Barro”(1529), “il Conte o il Contino”, “lo Schiavo”, “el Dottòr”, “il Bianco” (1379), “del Pezzo” (1567), “Naso” (1567) ed altri ancora ... Sono stati quasi sempre uomini “in carriera” e di successo: politici quasi ossessionati dalla ricerca della Cariche “a servizio” della Patria Veneziana… e soprattutto di se stessi e del Casato … Successo, denari, guerra … Viaggiavano parecchio spostandosi di continuo: Ambasciatori a Ferrara, presso l’Imperatore e a Vienna, dal Patriarca d’Aquileia, in Lorena, Parigi e Francia, all’Aia, in Spagna, Ungheria, Inghilterra, Bologna, Roma, Genova, Mantova, Milano, Cremona, Brescia, Crema, Torino, Costantinopoli … E poi una lunghissima lista di Cariche Istituzionali: Governatori, Rettori, Balì, Luogotenenti, Capitani, Sindaci, Castellani, Commissari e Podestà sia nella Capitale Venezia, che Territorio Veneto, che nel Dominio da Mar della Serenissima Andavano a guidare la lotta e la resistenza contro il Turco, realizzavano la Mercandia nel Mediterraneo e in Europa, contribuivano a sbrogliare complicate crisi del Grano, fornivano finanziamenti e prestiti a grandi e piccini.
In Laguna poi, i Foscarini ricoprirono praticamente ogni Carica di Governo: dalle più umili alle più prestigiose: Savi in Collegio, dell’acqua, alla Mercanzia, di Terraferma, Deputati al Commercio, Cavalieri della Stola d’Oro, Avogadori da Comun, Uditore Vecchio, Ufficio de le Cazude, Ufficiale alla Messetteria, al Frumento, alla Dogana da Mar, ai Forestieri, Provveditori d’Armata, all’Arsenale, alle Biade, alla Sanità, sopra Rialto, alle Beccarie, al Sale e alle Saline, alla Legna e ai Boschi, sopra ai Conti e ai Banchi, sopra ai Gastaldi, alle Ragioni Vecchie e Nuove, alle Pompe, alla Ternaria degli Oli, al Vino, ai Lidi, alla Tavola dell’Insida, Esecutori alle Acque, Correttori della Promissione Dogale, Riformatori dello Studio di Padova, Consiglieri di Sestiere, Inquisitore sugli Ori e Argenti, Massèri alla Zecca d’Oro, Censori, Segretari alle Voci, Deputati alla provigione di denaro e Conservatori di Dazi e Decime, Visdomini al Fontego dei Tedeschi.
Che lista vero ? … E poi: il meglio del meglio, il massimo della scalata politica: Governatori alle Entrate, Camerlenghi, Signori di Notte al Criminal, Quarantia e Ufficio dell’Usura, Procuratori, Generali contro Genova, i Milanesi, gli Ungheresi, Senatori, Consiglio dei Dieci, Grandi Elettori… e alla fine: il Doge Marco nel 1762.
I Foscarini furono Patròn e Governatori di Galee, Mercantinavigatori per mare e per terra: Sopracomiti, Capitani del Viaggio per Beirut, o della Muda per Alessandria o di Fiandra, Officiali al cottimo di Damasco e Londra, Consultori per i commerci con Napoli, Consoli in Egitto, Feudatari in Grecia… ma anche naufraghi presso Psarà, conduttori delle Galee dei condannati… Nel 1431 Dardo Foscarini non adempiendo agli ordini del Governo, del Capitano della Flotta, e del Patron della Galea, scaricò ad Alessandria 255 sacchi di sapone e tre balle di panni. Nel far questo assalì lo Scrivano di bordo che cercava di fermarlo, poi caricò in nave per suo conto 7 balle di panni contravvenendo alle regole. Il Senato lo condannò a pagare 1.500 lire, e lo escluse per 5 anni dal Patronato delle Galee.
I Nobili Foscarini morirono assassinati, in battaglia contro i Turchi, di febbre malarica e gialla, di peste, annegati per mare navigando verso Capodistria, ma anche più semplicemente traghettando nel Canale della Giudecca, giustiziati e impiccati, banditi ed esiliati, condannati al Confinio, esclusi dai Pubblici Uffici, e dallo stesso Patriziato.
Vennero sepolti quasi sempre a Venezia nelle prestigiose Tombe di Famiglia ai Frari, San Sebastiano, San Stae, alla Maddonna del Giglio, ai Carmini, e a Santo Stefano: dove una moglie dei Foscarini: Marietta Bragadinvenne sepolta ancora viva per errore nel 1598.
Erano Religiosi e Devoti i Foscarini, ma non troppo, non da fanatici … Furono: Piovani a San Leonardo di Cannaregio e a San Polo, Abati e Vescovi a Cittanova, Foglia Nuova, Chioggia e Tine; Monaci, Frati ed Eremiti, Canonici e Cappellani sia della Basilica Ducale di San Marco, che di quella di San Pietro di Castello.
Anche le Foscarine non furono da meno. Furono spesso costrette a farsi Monache, e agirono da Prioresse e Badesse prestigiose e determinate nei Monasteri delle Vergini, San Zaccaria, Santa Maria Celeste e San Lorenzo di Castello, a Santa Marta, nel Santa Chiara della Zirada, a San Girolamo e Santa Caterina di Cannaregio, a Santa Maria degli Angeli di Murano, a San Mattio di Mazzorbo, San Giovanni di Torcello, San Lorenzo di Ammiana… e da vedove andarono a volte a farsi Monache a Sant’Antonio di Castello.
Foscarine e i Foscarini si maritarono soprattutto: una, due, tre, quattro volte ... sempre con uomini e donne di Casati altisonanti e con pingui doti favolose, ma anche di nascosto in nozze segrete, o da vedove, con la figlia di un semplice Farmacista, di un Drappiere di Rialto, o con una Dama di Palazzo, perfino con una“plebèa” rimasta ignota ... Nel 1517 circa, le nozze di un Nobile Foscarini vennero annullate perché la sposa all’ultimo momento, poco prima di presentarsi davanti all’altare, risultò palesemente ermafrodita ... Un altro matrimonio dei Foscarini andò, invece, all’aria perché lo sposo Foscarini intesseva “stretti affari di cuore con la suocera”.
Furono donne madri le Foscarine: “sfornatrici” formidabili di tanti figli e figlie … a raffica a volte: uno all’anno … con figli naturali sparsi in giro dai maschietti Foscarini, riconosciuti magari solo all’ultimo: in punto di morte … I Foscarini poi furono anche Nobili finiti dentro al “coule-de-sac”dell’estinzione, con la dinastia dei Foscarini rimasta senza domani pur di salvare l’integrità di capitali indivisi, e di grandi patrimoni di famiglia, a volte lasciati a Rami paralleli con i quali neanche quasi si conoscevano, oppure allo Stato Veneto, o alle “Orfanelle”.
I figli dei Foscarini erano più che spesso viziati dall’agio della Nobiltà, orfani a volte fin da subito in tenerissima età, con tutto l’onere del Casato sulle spalle, o lanciati “a forza” nella giostra infida del “Mondo della Balla d’Oro” e della Nobiltà del Maggior Consiglio, della Politica, della Guerra e dell’imprenditoria, costretti ad essere “grandi” nell’Economia, nella Cultura, nei rapporti sociali, e nelle Armi anche se non ne avevano voglia ... “Noblesse oblige”.
Alcuni dei Foscarini però seppero rimanere anche “stanziali in Laguna”, dove si produssero come acculturati Dottori in Legge e Diritto, come Medici, Notai, Pubblici Storiografi, Deputati alla Pubblica Libraria, Filosofi e Scrittori ... Diversi Foscarini furono arguti “testonibus” dediti alla Cultura, con grandi passioni e propensioni per lo studio, la Poesia, l’Arte, la Musica … Furono uomini e donne capaci di alimentare il Grande Mito di Venezia, di buon gusto, eleganti, fini nei modi, rinserrati in Palazzi, Ville e Cà dorate.
Erano ricchi e potenti: si potevano permettere un po’ tutto, lecito e non lecito … Già nel 1574, era accaduto che giungesse in visita a Venezia un “visitatore di lusso”: Enrico III° Re di Francia: “… avendosi da fare la Guerra dei Ponti alli Carmini con bastoni (senza però la usata punta) vi si volle ritrovare presente la Maestà sua, siccome avea desiderato più volte, per godere ancora quest'altro trattenimento e sollazzo; e si ridusse sul tardo, con li Principi e Signori in casa del Clarissimo Jacomo Foscarini Ambasciatore, per mezzo il ponte … Fu fatto subito bando pena la galea, che tutti quei che montassero sul ponte tagliassero prima le puntite a loro bastoni, e pena la vita a chi tirasse sassi, mettesse mano alle armi e causasse alcuno tumulto o altro inconveniente, come altre volte è accaduto, e li Capitani per ordine de' loro Signori vennero armadi in guardia per vietare ai scandali ... Sua Maestà, fattasi vedere alle finestre le quali erano apparale di panni d’oro con suoi guanciali del medesimo, comparvero in campo dall'una parte e l'altra da circa duecento combattenti e quivi montati sopra il detto ponte a due a due or una parte ora d’altra a fare la mostra, poi a solo per solo cominciarono a tirarsi alquanti colpi sino a tanto che s'attaccò dipoi tutta la folla, che durò più di mezz'ora, scacciandosi ora gli uni et ora gli altri giù del ponte, e talora rimettendosi abbassando gli adversarii, che gli avevano scacciati dandosi più volte la carica in diverse frotte I'una parte e l'altra e rimanendo anche talora patroni del ponte: talché la Maestà sua vide benissimo questa pugna, e la godè con suo grandissimo gusto e trastullo. In quale riuscì benissimo per le belle frotte che più volte vi si fecero, e per la gran moltitudine de' combattenti nel cacciarsi cadevano molli per terra, et altri precipitosamente in varii modi nell' acqua d’ambe le parti ... et in segno di gratitudine, che si fossero diportati bene, furono premiati tutti, dandosi ad ambedue le parti cento cinquanta ducati per una, e venticinque di rinfrescamento, li quali dinari spesero gli uni e gli altri in fare feste di balli, caccie di tori, fuochi artificiali ed altri simili trattenimenti, cadauna parte nel suo Sestiero”.
Eccolo là: era lui il prestigioso Foscarini … il “Foscarino“dal Banco” sepolto ai Carmini” !
Insomma andò in scena anche una Corsa dei Tori nel Rio dei Carmini, e una “puntata”delle famose Guerre dei Pugni fra Castellani e Nicolotti sul Ponte dei Carmini sottocasa … La “lotta a bastoni” venne appositamente messa in scena a pagamento, usando gli “storici antagonisti sestieraliper dàrsele de santa rasòn” come comuni comparse da teatro privato dei Foscarini.
Palazzo Foscarini dei Carminifu anche in altre occasioni location ideale per grandi feste con ospiti illustrissimi … Nel 1739, ad esempio, la Cà dei Carmini ospitò per mesi Federico Cristiano, figlio dell'Elettore di Sassonia, mentre a inizio agosto 1749 abitava proprio là nello sfarzoso Palazzo dei Carmini il futuro Doge Marco Foscarini, che aveva a disposizione: 42 servitori e 5 gondole ... 24 domestici erano disponibili solo per lui, mentre altri 17 stavano al servizio di Elisabetta Corner, sua amante, vedova del defunto Procuratore Pietro Foscarini col quale si estinse la linea dei Foscarini(Il ricco e importante Ramo dei Foscarini dei Carmini lasciò i suoi cospicui beni ai Foscarini del Ramo di San Stae con i quali non c’erano mai stati grandi rapporti … Il Ramo di San Stàe aveva passato brutti momenti subendo un grosso crollo finanziario nel 1595 durante la Guerra di Cipro. Poi in Famiglia c’erano stati i casi di Alvise e Nicolò: il primo morto a Mantova in esilio per via di un delitto passionale, il secondo morto ammazzato per motivi banali da un Nobile Mocenigo ... Per fortuna Sebastiano figlio di Alvise rialzò le sorti del Casato andando a sposare la sorella del Doge Carlo Ruzzini … Ci pensò però lo scandaloso Giacomo, confinato dagli Inquisitori di Stato nel Castello di Brescia, a mandare di nuovo i Foscarini di San Stae sul baratro del fallimento costringendoli a vendere gran parte del loro patrimonio).
Nel 1749, a metà estate, la “vedovella del Proveditor Foscarini” diede a Palazzo dei Carmini un’altra formidabile Festa da ballo con musica e canti per la Serenissima Famiglia di Modena di Francesco III d'Este.
Era risaputo da tutti che il Duca di Modena era un gran festaiolo amante di banchetti, viaggi, divertimenti e bella vita, per cui i Foscariniin quell’occasione superarono se stessi mettendo in piedi un evento: “Lussuosissimo e sontuosissimo più della volta col Re di Francia”. Ne fecero perfino memoria i reportages e le Stampe dell’epoca “a perpetua memoria”.
Gli invitati arrivarono al Palazzo dei Foscarini dei Carmini dalla facciata illuminata da quaranta fiaccole poco prima di mezzanotte. Vennero realizzate brillanti esecuzioni ed esibizioni musicali nel giardino, e grandi balli nel Salone protrattisi fino all'alba.
Cà Foscarini: “… era un portento: sale a damaschi colorati, ricoperte di stucchi, velluto cremisi e cuori d'oro alle pareti, poltrone di velluto a fiori intagliati e dorati, specchiere, tavolini di marmo e pietre colorate … E ancora: Pinacoteca nella Galleria di Palazzo rivestita in pelle con decorazioni a cuori d'oro, sale d’armature: un suggestivo sancta sanctorum militare col busto marmoreo di Giacomo di Alvise Foscarini (il “Foscarino” della tomba dei Carmini)illuminato con meravigliosa attenzione, creando un'atmosfera di orrore: perfetta per questi indumenti militari ... e poi: studioli, arredi sfavillanti, grandi candelabri d'argento, fregi affrescati, dipinti, statue, arazzi in lana e seta con gli “Episodi della Gerusalemme Liberata” creati a Roma per abbellire la Cancelleria Papale, ma poi probabilmente venduti all’Ambasciatore Marco Foscarini futuro Doge, per pagare i debiti di più di 170.000 scudi del Cardinale Veneziano Pietro Ottoboni morto nel 1740 (ora sono finiti in buona parte nei Musei Americani)… E dopo del dopo: boiseries, grandi vasi di porcellana, cassapanche in ebano e basi d'argento: il tutto illuminato da preziose “cjòcche”: i lampadari di vetro e cristallo del vicino artista-vetraio Giuseppe Briati ... una sorta di labirinto infinito di saloni dei ricevimenti e camerini illuminati da più di cinquemila lampade.”... Il trionfo dell’opulenza guidato da finissimo intelletto.
Il ballo fu preceduto dall'esecuzione della Cantata elogiativa-celebrativa a quattro voci: “La Pace”, serenata eseguita nel Giardino da apprezzati virtuosi dell'epoca nei ruoli di Adria e Proteo: Divinità Marinare Protettrici di Venezia ... Cantavano: Giovanni Carestini uno dei castrati più famosi dell’epoca, e il soprano ormai settantenne Francesca Cuzzoni“che aveva ancora voce gioviale, chiara e acuta da giovinetta, che risuonava per tutto il giardino: vero e proprio teatro naturale, per gli alberi di agrumi disposti liberamente, le meraviglie vestite di verde, i vari fiori e giochi di ginepri e bossi, e il illuminazione vaga e ben intenzionata.”
Alla Festa era presente “il meglio del meglio di Venezia”: la cerchia più colta e famosa dei Patrizi Veneziani, i membri più illustri della Signoria e del Dogado, Letterati, Storiografi Ufficiali della Repubblica, Nobili e Cavalieri di ogni livello e sorta ... Un gran festone insomma, tanto che il Principe Estense riconoscente tornò di nuovo a Venezia per partecipare come spettatore all'elezione del Doge Carlo Ruzzini sedendosi nel Maggior Consiglio tra i Cavalieri della Stola d'Oro. Quando gli Imperiali occuparono Modenanel 1742 nell’occasione della successione Asburgica, il Duca abbandonò Modena con la famiglia trovando rifugio prima nel Castello del Catajo di Padova, e poi si trasferì a Venezia calorosamente accolto proprio nel giardino del Palazzo dei Foscarini dei Carmini.
I Foscarini poi, come tutta la categoria dei Nobili Veneziani, vivevano e coltivavano assiduamente “la Villeggiatura della Vita in Villa”. In Terraferma possedevano almeno una ventina di Ville fra grandi e piccole ... I vari Berlusconi di oggi sbiadirebbero “piccoli”al confronto con i Nobili di allora: Villa Foscarini a Strà, a Pontelongo, Corte Foscarini a Bovolenta, a Paviola; a Villa del Conte; Monselice; Castel di Godego; Gorgo al Monticano; Piove di Sacco; “la "Rebecca" a Sarmeola; "Villa Padovani" a Valdentro; Villa "Laghi", la “Foscarina” e la "Palazzina" a Pontecchio Polesine; a Mogliano Veneto; Fossolovara; Oriago e Mira Taglio dove ospitavano splendidamente i loro illustri ospiti, e orchestravano le sorti del loro impero economico e sociopolitico Familiare e Veneziano.
Infine, il Casato dei Foscarini toccò finalmente l’apice del successo andando ad occupare il Soglio Dogale… Quell’apice che portava il nome di Marco Foscarini, fu però anche l’inizio della trista e decadente storia e fine dell’intero Casato.
Come dicevamo, i Foscarini come dentro a una magica fiaba: “stettero molto su”, considerati “insigni” agli occhi di Storici e Veneziani, ma andarono anche “giù e poi giù” perdendosi fra debiti, mediocrità e pettegolezzi.
Cinque Veneziani: Tommaso Foscarini, Marco Zeno, Giovanni Badoer(proprietario di un castello nel Padovano, non politico ma avezzo a commercio ed investimenti fondiari, erettore di chiese e dotatore di Monasteri), Marino Morosini futuro Doge, e Filippo Corner: tutti ex Podestà di Treviso e con vasti interessi da difendere, uccisero sul Terraglionel febbraio1233: Marino Dandolo ex Podestà di Treviso pure lui. Lo fecero perché col suo atteggiamento anti Caminese aveva leso i loro interessi … Faide fra Nobili, compreso uno di Casa Foscarini.
Nel 1491, invece, Benedetto Foscarini fu a capo di una congiura elettorale. Con i suoi amici e alleati politici, come si usava spesso a Venezia, vagavano fra i banchi del Consiglio chiedendo voti per padri, amici e protetti del loro clan … I Dieci rinviarono il Foscarini al Collegio per sapere chi fossero quei candidati e alleati così cercati e favoriti ... Foscarini si scagliò contro il Consiglio dei Dieci lasciandosi andare incontrollato in pesanti invettive. Venne allora condannato a 5 anni di esilio da Venezia, e ad altri 5 di allontanamento dai Consigli e da ogni Pubblica Carica … Qualcuno addirittura propose di esiliarlo a vita a Cipro ... Foscarini era in realtà solo a capo di un gruppetto di Nobili chiamato gli “Svizzeri”, che non solo appoggiava amici e parenti, ma anche vendeva in blocco i voti da aggiudicarsi in Consiglio e Senato. Foscarini fu anche accusato di aver minacciato Paolo Barbaro Luogotenente di Udine, dicendogli che se non gli dava sufficiente denaro, gli avrebbe scatenato contro 100 voti contrari alla sua elezione ... Brogli, soliti brogli dei Nobili di Piazza San Marco e Palazzo Ducale … Ogni tanto qualcuno che eccedeva finiva per pagare per tutti.
Nell’aprile 1518: Luca Tron insieme all’Inquisitore Giovanni Dolfins’impegnò in una risoluta “rènga” a favore del rientro in Patria del tesoriere Vettore Foscarini accusato d’aver sottratto fondi dalle Casse dello Stato Serenissimo fuggendo poi via dalla Città e dalla Laguna. Il Doge Loredan cercò di zittirlo, ma lui appellandosi alla Legge cercò ancora di più di difendere i diritti dello Stato e del secondo lui innocente Vettore Foscarini ... Finale ?
Dopo i rimbrotti del Doge e di Giovanni Venier suo cognato Capo dei Dieci, a Luca Tron venne intimato il silenzio, e il Foscarini venne definitivamente incriminato.
Nel 1537, MarcantonioFoscarinidichiarava di possedere 539 campi frazionati in 5 “possessioni” a Pontecchio in Polesine: però talmente invasi e alluvionati dalle acque che: “di giorno in giorno andavano in malora” ... Si piangevano spesso addosso i Nobili Veneziani minimizzando le loro risorse facoltose … Con altri Nobili: Badoer, Bernardo, Bon, Contarini, Diedo, Dolfin, Priuli, Sagredo e Sanudo, i Foscarinisi erano comprati migliaia di campi da bonificare nel Vicentino... Nel solo anno 1591, Andrea Foscarini prestò a Venezia 15.500 ducati attivando ben 19 contratti distinti.
All’epoca i Foscarini erano protagonisti in Laguna del Mercato dei Panni Lana, del Pepee delle Spezie, tanto da trattare direttamente con la Spagnaa nome della Serenissima circa le più opportune modalità da utilizzare nei traffici con le Indie Orientali ... Non se ne fece nulla però, perché Venezia temeva troppo che gli Spagnoli potessero in qualche modo sopravalerla e condizionarla … Preferirono continuare ad agire in proprio conservando la loro libertà di manovra commerciale.
Nei primi decenni del 1700, i Foscarini erano ancora inclusi fra le Case Vecchie delle Nobiltà Veneziana, ma dal 1646 nei Casati Nobilinon s’era sposato quasi più nessuno ... A Venezia si contavano ancora 216 Famiglie Nobili Patrizie con 667 Casate, e 2.851 Patrizi Maschi. S’erano ormai già estinti 233 Nuclei familiari Nobilidi cui però rimaneva ancora il nome del Casato … 51 Famiglie Nobili, di cui 33 di recente aggregazione, erano già scomparse del tutto … Altre 20 Famiglie erano prossime ad estinguersi, ridotte a un solo individuo ultra settantenne, e altre 36 Casade da almeno sessanta anni non avevano successione: un disastro insomma ... Dei Foscarini: 7 nuclei familiari finirono beneficiati dallo Stato Serenissimo con 32 “provvigioni” perchè considerati “Nobili Poveri”. Rimasero poi 5 Famiglie in tutto, di cui qualcuna perdette talmente tanti colpi e pezzi da sfiorare la miseria totale ... Gian Antonio Foscarinieletto Conte di Zara nel 1735, non potè immettersi in Carica ritirando la Nomina Ducale, perché oberato da un debito di famiglia non pagato per 30 anni da suo padre presso il Magistrato de Provvisori Sopra i Dazi ... Pur di avere la Nomina di Zara, si dichiarò disposto a pagare almeno un terzo della somma subito, promettendo di pagare la rimanenza durante la Reggenza ... Giacomo Benedetto Foscarini del Ramo di San Martin di Castello, Rettore di Noale nel 1746, presentò con la moglie Marina Balbi una supplica agli Inquisitori di Stato per favorire il figlio Girolamo Castellan in Castel Nuovo, in quanto dichiarò il suo: “un matrimonio esterminatore di mia povera Casa, havendo quattro figlie nubili e altri tre maschi da mantenere .”
Anche se Nicolò Foscarini andò ancora a Parigi come Ambasciatore Veneziano insieme a Lorenzo Tiepolo (1723), e Zuanne Foscarini fu fra gli Esecutori alle Acque che approvarono e guidarono la realizzazione dei Murazzi a Zoccolo da Mare di Chioggia progettati da Zendrini (1740), i tempi a Venezia e in Laguna andavano facendosi difficili oltre che magri sia per la Serenissima che per i Nobili, che per i Foscarini stessi.
Solo il ricco e potente Marco Foscarini pareva procedere a gonfie vele. Fu di sicuro l’ultimo grande squillo del Casato dei Foscarini: Nobili di I° Classe, perché seppe raggiungere finalmente il Dogato sbaragliando ogni concorrenza … Uomo di talento, brillante, viaggiatore e più volte Ambasciatore per Venezia in giro per il mondo, eruditissimo Bibliotecario della Marciana, Magistrato, Scrittore, Storiografo Ufficiale di Stato, Procuratore di San Marco, Poeta in Italiano e Latino,Riformatore dello Studio di Padova per ben quattro volte… Nella sua Cà dei Carminiaveva raccolto un vero e proprio tesoretto di libri, manoscritti e Cronache Patrie ponendole dentro alla sua monumentale Biblioteca personale collocata in fondo al suo giardino ... Esiste ancora oggi la Biblioteca, anche se vuota.
Dopo del Doge Marco, iniziò per i Foscarini l’inesorabile declino … Fu la sequenza trista del tramonto di uno dei Clan Familiari più significativi di Venezia … Eppure nel 1773-89 Giovan Antonio Foscarini fu tra i Patrizi Veneziani maggiormente coinvolti negli acquisti dei beni degli Ordini Monasteri soppressimessi in vendita dalla Serenissima: un capitale valutato almeno 1.569.041 ducati.
Nel 1793 Nicolò Foscarini fu l’ultimo Ambasciatore Veneziano a Costantinopoli ... Ancora nel 1797, Pietro e Zuanne Vincenti Foscarini, Nobili a Zara dal 1790, erano due dei 25 Segretari del Senato … Francesco Vincenti Foscarini era uno dei 50 Notai Extraordinari di Palazzo Ducale ... Poi“cadde il Cielo su Venezia”, e in Laguna e altrove tutto andò frantumato dall’arrivo dei francesi e dal passaggio successivo degli austriaci: la Storia della Serenissima si fermò ... Inmaggio: si raccontò che Giacomo Foscarini, figlio zoppo di Sebastiano, era per primo comparso in pubblico con la coccarda tricolore francese, ed aveva dopo l’ultima seduta del Consiglio calpestato le insegne Patrizie con infami espressioni ... Brutta mossa … La folla dei Veneziani inferocita aiutata dagli stessi “sbirri di Palazzo” assaltarono il Palazzo dei Foscarini dei Carmini saccheggiandolo e gettando tutto fuori dalle finestre. Non si risparmiarono terrazzi, erte di marmo delle porte, si tagliarono e stracciarono i quadri, si fece scempio di specchi, pitture e mobili riducendo tutto a totale squallore.
La celebre Biblioteca del Doge letterato Marco, una delle più famose di Venezia dopo le “sette superlative” di CasaGrimani e Corner di San Polo, Nani di San Trovaso, Pisani di San Vidal, Zeno dei Gesuiti, Querini di Santa Maria Formosa, e Tiepolo di Sant’Aponal, per fortuna si salvò. Ma ci pensarono gli austriaci a prendersi tutto portandolo a Vienna ... Oggi è rimasto il semisconosciuto edificioneoclassico in fondo al giardino detto “dei Ragusei” ... Neanche più in nome dei Foscariniè rimasto: è andato perduto perfino il toponimo del luogo.
I fratelli Giacomo e Giuseppe Foscarini, poi, discendenti diretti del Doge Marco, scrissero una delle pagine più brutte della storia del Casato dei Foscarini. Possedevano ancora oltre alla Baronia di Corfù, diverse tenute a Caorle, Cà Cottoni e Ragadura, e possedimenti quasi per 40 km ininterrotti lungo il Livenza a Sant’Elena, Bocca di Fossa, Torre di Mosto, San Stino di Livenza, Latisana, Corbolone, Gorgo al Monticano e Oderzo ... Un patrimonio immenso.
Secondo Molmenti, il primogenito Giacomo Foscarini nacque: “… allorchè il Patriziato si manteneva ancora riverito, era cresciuto pieno di fumi ed era stato assuefatto da bambino a ritenere la sua volontà come unica e suprema legge.” ... Il Sensale di fiducia dei Foscarini: GiovanniDavanzo li descrisse in sintesi:“… aristocrazia degenerata dai matrimoni consangunei, dall’ozio e dall’egoismo…”
In breve tempo le proprietà dei Foscarini di Caorle e Torre di Mostopassarono da 1.858 ettari a 162 ettari in tutto ... Fu destino comune della maggior parte degli ex Nobili Veneziani finire in situazione praticamente fallimentare. Capitò anche ai Querini, ai Pisani di Santo Stefano, Corner, Tiepolo di Sant’Aponal, Contarini e Savorgnan: tutti oberati da tasse, mancanza di credito, espropri e devastazioni varie. I Nobili Veneziani, compresi i Foscarini, provarono a mettere in piedi per sopravvivere un debito d’insolvenze per ben 280.000 ducati: un disastro ... Non fu sufficiente … Furono costretti a svendere tutto ciò di cui ancora disponevano finendo più che spesso in miseria … Nel 1816 il Cavalier Giuseppe Foscarini uccise la sua fittavola Maria Polidoro dopo aver cercato di violentarla. Uccise anche suo marito, e poi fuggì via andando a nascondendosi in un bosco. Di notte poi scappò via da Venezia e dalla Laguna andando prima a Caorle e poi a Capodistria. Infine si recò ad Alessandria d’Egitto dove mise in piedi un altro pastrocchio avendo una storia con la moglie del Bey del Cairo. Anche in questo caso, fu costretto a fuggire di nuovo, trovando riparo nell’Isola di Corfù, dove si recò accompagnato dal fido Sensale Davanzo... Personaggio indomabile, anzi: incontenibile, il Foscarini dall’isola che gli stava stretta, si recò a Parigi dove rimase affascinato dalla ballerina Amalia Bertiny, che letteralmente si comprò dando 100 zecchini al suo impresario. Tornò quindi di nuovo a Corfù, dove rimase per 9 anni avendo dalla donna 4 figli. Nel frattempo gli sequestrarono tutte le proprietà residue di Famiglia, perciò perse le rendite con cui di continuo lo riforniva suo fratello Giacomo da Venezia. Provò allora a tornare alla Villa di Oderzo rimandando a Corfùmoglie e figli, che non rivide mai più … Morì nel 1839 in una lurida, buia ed umida stanzuccia della villa a pianterreno, fra stenti e squallida povertà, con ipotecato tutto ciò che gli rimaneva, ma continuando a divertirsi e a far bella vita fino all’ultimo, del tutto dimentico della sua lontana famiglia abbandonata.
Che misera fine dei Nobilissimi Foscarini… Ho sempre intravisto nell’ombra, scolpiti sul volto del “Foscarino” di pietra del chiesone dei Carmini: dei tratti di mestizia ... Non capivo perché: un uomo così grande, ricco, potente e di successo … Poi sbirciando la Storia, e considerando lo spogliato Palazzo Foscarini oltre il Ponte e il Canale: ho capito.