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Io … e i Nobili Bàdoer

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Io … e i Nobili Bàdoer

“Butto l’occhio” sulla luce e la gaiezza semplice del vivacissimo “Mercato a Badoère” dipinto a cavallo fra 1800 e 190 da Guglielmo Ciardi … Che luce c’è qui ! … Sembra sprizzi vita da ogni pixel riprodotto, da ogni pennellata data dall’artista per imprigionare la scena: un’emozione rapita e incastrata dentro al dipinto.

I Badoer di Badoère: Nobili Veneziani … uno dei tanti Casati: Nobili di Casa Vecchia, Tribunizia o Apostolica … A Venezia erano detti “i Longhi”, forse perché i Badoer esistevano da tempi immemori: quasi da sempre.

In realtà erano arrivati a Venezia probabilmente da Pavia come Badovàri, mentre altri azzardano addirittura dall’Ungheria … Poco cambia: erano considerati anche discendenti dei Parteciaci o Partecipazio, un Casato che aveva avuto un’infinità di Dogi lungo i secoli. Orso II Partecipazio fra tutti: detto “Paurètta o Baduàrio”, ma i Badoer sono stati anche Generali, Procuratori, Ambasciatori, Rettori e Capitani di città e Cardinali … e chi più ne ha: più ne metta.

Quando il “Bizantineggiante” Paoluccio Anafesto venne eletto ad Eraclea come primo Doge della futura Serenissima: i Badoer erano presenti. Era insomma fra “i Nobili più Nobili”, fra i Casati più ricchi, affermati e potenti … e con i fatti seppero dimostrare bene quella loro specie di essenza: ebbero ben sette Dogi in Famiglia.

Già dai tempi dell’antica congiura contro Venezia messa in atto nel 1310 da Bajamonte Tiepolo insieme ai Nobili Querini, i Badoer, considerati a torto di sponda Guelfa vennero coinvolti. In realtà i Badoer badavano solo a se stessi: erano i maggiori proprietari terrieri Veneziani con numerosi possedimenti oltre che a Venezia, Murano e Chioggia, anche nel Vicentino e nella Marca Trevigiana: a Stra, Peraga, Bottenigo, Fiesso e Fossalovara, boschi a Oriago e alla Bastìa di Mirano, Morelle, San Bruson, Montagnana, 200-300 campi di bosco a Loreggia, e mulini sul fiume Musestre, e terre, vigne, poste da pecore, osterie, fornaci e casali Trisigallo di Ferrara città di cui furono anche Podestà … Avevano perfino un Feudo in Puglia e nel Regno di Sicilia concesso da Carlo I d’Angiò che li nominò “Miles” … NeIl’occasione della Congiura però Badoero o Baldovino Badoer finirono condannati a morte.

A Venezia esisteva un modo di dire per indicare straricchezza e abbondanza: “Ti xè pièn come el Badoèr”.

Badoère dipinta nel quadro da Ciardi era la loro “Dimora di Campagna”: la loro Fattoria per la Villeggiatura nell’ampio fondo bonificato della Vespàra a Fratta Polesine che divenne grande quasi quanto un’intera cittadella. Fu un borgo-villaggio-paese intero dove si convergeva settimanalmente per il Mercato nella Rotonda delle Barchesse curvilinee della Villa create nella vicina località Bràgola di Zeruol di Sopra. A braccia aperte ad accogliere i visitatori” era lo scopo voluto dagli stessi Badoer nel 1556-1563 he costruirono tramite Palladio sul sito di un antico Castello di Salinguerra da Este.

Il mercato frequentatissimo si svolgeva ogni lunedì nel piazzale e sotto i Portici della Barchessa “a 41 archi e volti” che ospitava a metà abitazioni, e per l’altra metà altrettante botteghe di Artigiani e Mercanti tutti affacciati a convergere sulla chiesa e il Palazzo Dominicale dei Badoer (ora sede municipale) che era apicale a tutto.

A conferma la vocazione economico-mercantile dei Badoer, la villa-borgo “Badoèra o Fabrica del Magnifico Signor Francesco Badoèro in Polesine", sorse proprio su un luogo strategico sulla sponda di un Ramo dell’Adige: lo “Scortico” canale navigabile attraverso il Canal Bianco e il Po fino a Venezia.

Immaginate allora come a Badoère o Badoèra i Badoer fossero considerati quasi come “un Dio in Terra, alieni da un altro Mondo di cui erano Padroni.” … Il paese era un po’ la loro creatura.

Per dirvi chi erano i Badoer … Sentite un po’: solo un assaggio …

Nel Libro dei Conti di Jacomo Badoer Mercante e Agente Commissario a Costantinopoli anche per conto di molti altri Mercanti Veneziani. si legge circa il 1438: Al nome de Dio e del bon guadagno, Libro de mi Jachomo Badoer del viazo da Costantinopoli, nel quel luogo zunsi a di 2 setenbre 1436 a mezo zorno chon le Galie del Chapetanio Misier Piero Contarini … Pani bale 8 de raxon de Misier Piero Michiel per la mità, e de Jeronimo e de mi Jachomo Badoer per l’altra motà, dixe esser pani 66 de qual ne sono pani 48 bastardi averti e pani 18 bastardi seradi, recevudi per le galie chapetanio Misier Lorenzo Minio, diè dar a di 2 hottobre per el commerchio … spese de merchandia … nolo … boleta e chortexia ai Barcharuoi e a quei de la porta … Chamali … Sansaria … hostelazo 4.505 Perperi x per carati 6 …”

Tutta quella “mercandìa” venne venduta in seguito “al retorno della Muda delle Galee” a Ser Nicholò Da la Chola attraverso il Sensèr Maistro Zorzi per 889 e 290 Pèrperi ... o barattata con Joxep Salia Zudio de Pani de più raxon, per pani 4 de grana tramite el Senser Pulixoto Xudio anca li par 246 Pèrperi, e po ancora per Pèrperi 482 e 334 … con Zuan Zen tramite el Senser Maistro Pietro Zimador con pagamento a termine al ritorno delle Galee ... ancora per barato fato con Miser Lunardo Spinola tramite el Senser Zorzi da Gavi e con Joxep Satia Zudio … Una chassa pani 2 di cui 1 bastardo furono venduti a un Bulgaro tramite el Senser Todorin Zimador … a un Vlacho, e il 9 zener 1439 per Andrea Chimano e Michali Chatafiorti per 5 pani bastardi averti con termine “al zònzer de le Galie” tramite el Senser Todorin per perperi 496.

Non voglio tediarvi con l’epopea, né con gli affari e le genealogie dei Badoer … Dio liberi dalla noia !

A Venezia i Badoer erano divisi in ben 8 Rami o Casati distinti ciascuno con i propri Palazzi sparsi in giro per le Contrade della Città Lagunare. Risiedevano e avevano Cà o Palazzo, ad esempio, ai Frari in Calle della Passion dove c’era un paludoso “Lacus Badovarius” donato ai Frati Minori per costruirvi la chiesa, alla Bragora, e San Giacomo dell’Orio e da altre parti ... Ancora oggi ai Frari si può passare per il Sottoportico, Ramo e Corte Badoer.

Nel 1472 i Consiglio dei Dieci smascherò Elisabetta Zeno sorella del Papa Paolo II Barbaro, madre del Cardinale Giambattista Zeno e zia di altri due Cardinali, che teneva un salotto frequentatissimo da Senatori Veneziani. Dietro a un paravento c’erano nascosti degli Scrivani che registravano ogni conversazione dei Senatori provocati su molti argomenti delicati e scottanti della Serenissima, che poi venivano spediti puntualmente a Roma dal Papa ... Spionaggio ieri come oggi ! … La Zeno venne esiliata a vita a Capodistria, e si rafforzò il Senato Veneto aggiungendovi un organo di controllo formato da un’apposita Zonta di 25 membri. I parenti Cardinali della Zeno persero ogni beneficio detenuto nei territori della Serenissima Repubblica, e si arrestarono anche i fratelli Pantaleone e Alvise Barbo condannati a un anno di prigione, all’esclusione dalle cariche e dai consigli per 10 anni, e Geronimo Badoer del Consiglio dei Dieci condannato a 6 mesi di prigione ed esclusione permanente da cariche e consigli e alla privazione di tutti i diritti di Patrizio Veneto, mentre si rilasciarono in quanto semplici ospiti della Zeno: il Savio Grande Domenico Zorzi e il Nobile Andrea Trevisan.

Verso metà 1500, quando Badoer Zuan Alvise viaggiava come Patronus Galearum Flandrie onorando le patrie economie, ma anche gli interessi commerciali di Famiglia: “perché conta chi ha denari” ... Corona e Cherubina Badoer erano fra le 28 “Mùneghe Professe da Coro e Messa” del Monastero di Santa Caterina di Mazzorbo sotto la Badessa Benedetta Michiel, che contava anche 11 Monache Converse “da bassa Scàffa” (lavatoio) ... Federico Badoer, in quegli anni Ambasciatore Veneziano prima ad Urbino e poi a Madrid presso Carlo V, fallì per migliaia di ducati di debito con l’Accademia della Fama, che aveva fondato insieme al poeta Domenico Venier, Giustiniano e Alvise Badoer, Bernardo Tasso e Alvise Mocenigo. Venne denunciato, arrestato e processato, e anche interdetto dai Pubblici Uffici per 5 anni con l’accusa di aver svolto “pratiche disoneste per la Repubblica” insieme col Duca di Brusnewick Protestante stabilitosi in Venezia. Il Badoer venne alla fine assolto, ma l’Accademia della Fama non venne riaperta più … Enrico Badoer, invece, perse 3 navi con 300 uomini armati a sue spese durante l’assedio di Naupatto dove fu fatto prigioniero dai Turchi per due anni. Sfigato davvero quel Badoer, perchè mentre era prigioniero dei Turchi la sua casa a Santi Apostoli venne distrutta da un incendio … Nel 1557 ancora: un NobilHomo Badoer fu tirato a coda di cavallo, tagliata la lingua e un orecchio, e decapitato e squartato per ordine del Consiglio dei Dieci venne “perché avendo giocato e perso li dinari, iniziò a bestemmiare e ferì l’immagine di Maria Vergine”.

Durante lo stesso 1500, l’avvenente e prospera Cortigiana Andriana Badoer, figlia di un domestico di Casa Badoer, sposò in pompa magna nella chiesa di Santa Maria Formosa: il Nobilissimo Marco Dandolo. Il matrimonio venne considerato scandalosissimo a Venezia: “non se dovaria elevàr Cortigiane al Rango Fortunato dei Patrizi” … E non fu tutto: Andriana sopravvisse alla disastrosa Pestilenza del 1576 che aveva decimato Venezia e Laguna rubando la scena a tutte le altre Cortigiane morte.

Le sue fortune e le varie cose che era riuscita a mettere insieme non piacquero a molti, ma soprattutto suscitarono l’invidia di tanti a Venezia, perfino fra i suoi familiari. Andriana venne accusata “d’essere Spiritàda”: fu per primo il Guardian Grande del rinomatissimo Convento della Cà Granda dei Frari, dove i Badoer “erano di casa” ad iniziare col dire che quella donna aveva bisogno d’essere Esorcizzata. Poi sulla scia del Frate piovvero testimonianze e accuse: Barcaroli de Casada si presentarono a dire che Andriana si recava di nascosto nei Cimiteri a prendere “ossa da Morto e a tagjàr teste” … Alcune Cuciniere di Cà Dandolo aggiunsero che le faceva bollire per ottenerne “Sataniche pozioni e filtri d’Amore”. Altri giurarono e spergiurarono che l’avevano vista in Piazza San Marco “fra le Colonne” a raccogliere sangue dei condannati decapitati. Infine si presentò ad accusarla perfino il Conte Avogadro, che secondo alcuni lei aveva rifiutato, dicendo che sua moglie era morta per colpa della Badoer con la quale aveva avuto conflitti e l’aveva stregata.

Ne nacque insomma “un gran pastrocchio” con compravendita anche di “Ostie Consacrate” che passarono segretamente di mano in mano, in cui vennero coinvolti anche lo stesso Frate Accusatore, il Nobile marito Dandolo, e servi e servette.

Andriana venne allora “esaminata a Processo per Stregoneria” dal Patriarca in persona e dall’Inquisizione Veneziana“faceva Sortilegi, invocava il Demonio, compiva Riti Satanici, profanava le Cose Sante della Chiesa”.

Divenne palese però che testimonianze e le accuse erano contradittorie e menzognere: erano solo pettegolezzi e chiacchiere “da barca, e da strada de Contrada”. La moglie dell’Avogadro secondo i Medici si era spenta “di Morte Naturale”, e le Serve di Cà Dandolo fornirono alibi di ferro a difesa di Andriana che non si muoveva mai di casa, tantomeno di notte per andare a Cimiteri ... Il Santo Uffizio non si attivò quindi “a procedere”, e Andriana venne assolta e condannata a “Semplice Penitenza”.

Erano davvero “spròti e pettegoli, oltre che rognòsi e impiccioni che non pensavano mai ai fatti loro” i Servi di Cà Badoer … “Una sera di novembre 1574 ad ora tarda, due Famigli di Casa Badoer passando pel Campo San Tomà videro un uomo con un sacco in spalla che si aggirava furtivo intorno alla chiesa. Insospettiti chiamarono le Guardie di Rialto che colsero l'uomo medesimo in atto di sforzare le porte del Sacro Recinto”.  Venne ovviamente arrestato trovandogli addosso: “tanaglie, scalpelli, leve, una piccola mannaja, un piccolo fanale, esca, pietre focaje, ed altro ... Tradotto in carcere, venne riconosciuto come Nadalin da Trento, figlio d'un Sarto, Garbelador, e Ligador al Fontego dei Tedeschi, domiciliato in Contrada e Parrocchia de San Lio. Nella sua abitazione, oltre alla moglie Cassandra, trovaronsi diversi preziosi arredi sacri rubati insieme a una buona quantità d'oro e d'argento già fusi colati” ... Confessò alla fine: erano gli esiti di diversi furti perpetrati in diverse chiese e ai danni della Schola Grande di San Marco il mese precedente. Si trattava di calici, croci, un gonfalone adorno d'argento alla Perugina, l'anello di San Marco e alcuni Palii d'altare. Intendeva rubare anche la Reliquia della Santa Spina di Nostro Signor Gesù Cristo, ma con quella in mano era inciampato davanti alla porta dell'Albergo della Schola. Allora l'aveva abbandonata ed era desistito scappando via … Giorni dopo attraverso una tomba era entrato anche nella Schola Grande di San Rocco dove aveva rubato un Crocefisso intarsiato con una corona d'argento: “Invano il ghiotto ladro provò ad abbindolare e commuovere con tali pappolate l'animo dei Decemviri, che con sentenza 3 decembre 1574 lo condannarono ad essere appiccato, ed abbruciato in Piazzetta dopo i consueti tormenti. Con deliberazione dello stesso giorno il Consiglio dei Dieci comandò che tutti gli oggetti rubali da Nadalin fossero restituiti a chi era stato derubato, e che se non si trovava a chi appartenessero, fossero venduti e il ricavato dato un soldo per lira alle Chiese e Schole offese; e che si consegnassero a Caterina Serva di Nadalin i danari ch'egli nel suo costituto disse avere a costei appartenuto; e che finalmente la moglie di Nadalin fosse liberata dal carcere, e che se avesse dimostrato di posseder dote, venisse compensata coi mobili e vestimenti di casa.”

Mi fermo qua …




 


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