#unacuriositàvenezianapervolta
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“Sante Patacche” … e la “Domenica di
Lazzaro” ai Frari.
Non
so dirvi se sia stato perché non sapevano riconoscere e distinguere i
segni-sintomi, e i meccanismi reconditi dei danni degli accidenti Neurologici, delle
Epilessie, delle Convulsioni, Autismo,
Morbo di Parkinson, Pazzia, dei mille ritardi e deficit congeniti insiti alla
nascita, l’Esaurimento Nervoso, o le dinamiche biochimiche del Panico o di una
banale crisi d’Ansia … Sta di fatto, che nei secoli andati a Venezia e in
Laguna, così come accadeva spesso altrove, quasi tutti erano convinti che quel
genere di persone fossero degli Indemoniati-Ossessi, cioè dei posseduti da
misteriosi Spiriti Maligni.
Povera
gente ! … Quanto è stata strapazzata e smanacciata inutilmente. E che
impressione fa pensare a quella piccola folla di genitori, familiari e amici, che
andarono per buona parte della loro vita in giro a caccia di qualcosa e qualcuno
che fosse in grado di risollevare o sanare almeno la loro situazione sfortunata.
A
pensarci bene … Non è che oggi le cose si siano risolte del tutto.
Allora,
insomma, si provava con qualche Herba o Rimedio da Spezieria a quietare gli
interessati, li si minacciava o ammansiva anche con qualche botta, ma quando le
cose si facevano complicate, e si cronicizzavano, la faccenda diventava sempre un
grosso guaio, e non sapendo più dove andare a sbattere la testa per uscirne
fuori almeno un poco, ci si rivolgeva a chiunque si trovava, che avesse un “qualcosa”
di utile da proporre.
Come
sempre, quelli che potevano permetterselo spedivano quei “casi clinici d’indemoniati
ai Pazzerelli”, o molto più comodamente li rinchiudevano in qualche Ospizio,
o in qualche Isola-Monastero della Laguna o della Terraferma dove
non potessero nuocere a se stessi e a terzi. Li facevano, insomma, piano piano sparire
dalla vista di tutti togliendoli dalla situazione sociale. A volte, i facoltosi
e furbi Nobili Veneziani usavano la stessa tecnica e soluzione anche per togliere
dalla circolazione certe loro mogli che non volevano più tenere con se. Le rinchiudevano
“fuori mano” con la connivenza prezzolata di qualche Monaca,
Priore, Badessa o Istituzione, e il gioco era fatto. Certe povere donne blasonate
finirono i loro giorni segregate a gridare inutilmente al vento, o annegarono
misteriosamente in Laguna in un solo metro d’acqua di profondità.
A
Venezia però, come altrove, la maggior parte di quei così detti “Indemoniati
o Ossessi” rimaneva a domicilio seguita e contenuta in qualche modo dalle
attenzioni di amici e familiari. Ricordo ancora in tempi recentissimi, nel 1985-87,
una madre vedova della Parrocchia in cui fungevo da Prete a Venezia, che teneva
in casa da sempre un figlio “un po’ così”. Quasi nessuno manco
sapeva che lui esistesse. Quando per qualche motivo, qualche raro estraneo/a riusciva
ad andare per casa, “la creatura” correva sempre a nascondersi
dentro all’armadio o sotto al letto … come fanno i Gatti di solito … Hanno vissuto
così insieme quasi l’intera esistenza, senza mostrare mai d’aver bisogno di
nessuno, e sicuramente senza bistrattare quel “figlio del Demonio”
... Così la madre lo definì davanti a me. Per fortuna “sorte ha voluto”
che quel “figlio speciale della sfortuna” morisse in casa prima
di sua madre ... Almeno questo gli risparmiò il suo destino crudele.
Tornando
ai tempi andati di Venezia, almeno a una parte di quel particolare genere di
persone veniva lasciata aperta la porta di casa, lasciandole andare libere per
strada. Potete immaginare che cosa poteva succedere quando fluivano liberamente
in giro con i loro limiti e le loro compromissioni. Ne sono capitate di tutti i
colori ... andate pure a spulciare le pagine delle vecchie Cronache.
Solo
ogni tanto, quanto si raggiungeva o oltrepassava l’eccesso e il comune “buon
senso”, e non si riusciva più a contenere gli effetti di qualche
provocazione o esuberante eccitazione degli interessati, ci correva allora a
rinchiuderli provvisoriamente nelle Prigioni Sestierali, o li si sottoponeva
a forza a qualche laborioso e misterioso Esorcismo. Si era più
che convinti, che la Provvidenza del Cielo potesse finalmente, magari per
ultima, rimediar qualcosa, così da donare a tutti una qualche provvisoria
stagione di quiete.
Come
sapete meglio di me, tutte le Religioni indistintamente non hanno mai
disdegnato d’assumere e interpretare questo ruolo di “guaritrici
miracolose”. Dove ogni volta terminavano le normali capacità umane
d’intervenire e tamponare le situazioni, si attivava e interveniva il Sacro,
che miracolosamente di solito, forniva una sua soluzione più o meno efficace o
temporanea ... A pagamento s’intende … Nessuno da mai niente per niente:“ogni
cosa ha il suo prezzo”… E si finiva per destreggiarsi fra ciarlatani, Esorcisti
e Sciamani di turno.
A Venezia in modo particolare la Chiesa Cattolica-Cristiana
per secoli ha ricoperto questo ruolo. Il contatto diretto col Mistero le
conferiva “di Diritto” la facoltà d‘intervenire per provare a
sanare quasi ogni situazione.
Come
? … Al “modo preteresco, frateresco ed Ecclesiastico”, cioè a
base d’Esorcismi, Benedizioni, imposizioni di Sacrosantissime Reliquie, Novene
e preghiere, Unzioni degli Infermi, e acuti discorsi corroboranti somministrati
da parte di Preti, Frati e Piovani autorizzati e più che convinti d’avere in
tasca quel “quid in più” che risolveva tutto. In ogni Isola e Contrada
Veneziana allora, mettevano mano su ogni inghippo familiare e personale del
vivere … In cambio di qualcosa s’intende: “Neanche il Cane muove la coda solo
per affetto”.
Le
Cronache Veneziane di un tempo sono punteggiate di episodi, aneddoti e storie
d’Indemoniati e Ossessi che giravano esagitati per Calli e Campielli, e venivano
spesso trascinati a forza nelle chiese al cospetto degli “Esperti della
Religione” sempre pronti a farsene carico con opportune trovate. In giro
per Venezia c’erano alcune chiese più quotate delle altre: San Lio, Santa
Maria Formosa, Santi Giovanni e Paolo, i Frari, Santo Stefano, San Fantin, a
San Francesco della Vigna, a Santa Croce della Giudecca, e i Carmini:
dove i misteriosi poteri e la fama di Frati Esorcisti Forèsti
sopra valevano e facevano grande concorrenza agli altri. Nel 1500, ad esempio,
i Frati di San Giobbe di Cannaregio riconosciutisi incapaci
d’intervenire su certi casi complicati, fecero riferimento proprio ai Frati
dei Carmini di Campo Santa Margherita a Dorsoduro. Anche un famoso e
capace Ebreo Esorcista del Ghetto non essendo riuscito a
risolvere un caso di certi popolani di Cannaregio, finì con l’indirizzarli dai “bravi
Padri dei Carmini” ... A Santo Stefano poi una volta, un Esorcismo mal
condotto in chiesa finì in rissa, e ci scapparono perfino morti e feriti ... Ci
sono state tante curiosissime storie di storie a Venezia.
A
tal proposito, c’è da aggiungere che Venezia è stata ben di più. Per l’ingente
quantità di “strepitose e uniche SacroSante Reliquie” che
possedeva, e per le imitazioni fedelissime in scala di certi luoghi della Terrasanta,
è stata considerata a lungo come una specie di “Nuova Gerusalemme”,
così “efficiente, somigliante ed efficace” da sostituire quasi quell’autentica
d’oltremare in Palestina. Non esagero nel dire, ci sono numerosi documenti
al riguardo a disposizione, che diversi Pellegrini diretti in
Terraferma, giunti a Venezia, trovavano tutto quanto anelavano di trovare in Indulgenze,
Feste, Penitenze, Assoluzioni, Sante Reliquie, Carità ed Espiazioni e
quanto altro, che se ne tornavano in Patria convinti d’aver assolto del tutto al
loro Voto di Pellegrinaggio per il quale erano partiti.
Finiva
per davvero che col “bottino” raccolto a Venezia, ad esempio, durante
la Festa della Sensa in Piazza San Marco, si potesse rientrare in
Patria appagati e certificati di tutto quanto serviva per guadagnarsi “Espiazione
e Salvezza” ... Perché proseguire ancora oltremare rischiando borsa e pelle
? … Venezia bastava: era più che sufficiente.
Venezia
Terra di San Marco è stata considerata per secoli come una Seconda Roma: “una
Porta Speciale socchiusa, o forse spalancata sul Cielo, capace per davvero di
regalare grandi Miracoli”. Convinti più di tutti di questo erano
ovviamente gli stessi Veneziani.
In
Laguna in Riva degli Schiavoni, ad esempio, giusto sul Molo
di San Marco dove s’imbarcavano solitamente i Pellegrini,
esisteva un Santo Sepolcro in miniatura con tanto di grotta
sotterranea al centro del Chiostro delle Monache del Santo Sepolcro.
La visita al Santo Luogo del Sepolcro corrispondeva in tutto e
per tutto “negli effetti” a quella effettuata in Terrasanta. E
non è tutto … C’erano un po’ ovunque sparsi in giro per tutta Venezia e la
Laguna mille luoghi affini e complementari che scandivano notte e giorno la “memoria
della Passio Christi” quasi rinnovandone di continuo l’accadimento ...
Un buon numero di Schole Grandi e Piccole era capace di rievocare
di continuo il “mistico accadimento di quei Giorni Santi”
accontentando così qualsiasi attesa e aspettativa di qualsiasi Devotio
Spirituale.
E
non era solo “roba da bigotti e da chiese” tutto quel diffuso
sommovimento, perché pure lo Stato Serenissimo patrocinava e
partecipava alla grande, anzi: alla grandissima a tutti quegli eventi, facendo
proprio quell’anelito interiore ed esistenziale comune... che furbescamente e
quasi altrettanto miracolosamente si poteva tradurre in utili economie.
Tutta
Venezia era un immane bazar di Misteri e Soluzioni che calamitava
tanti da tutto il Mediterraneo, dall’Europa, dall’Oriente e dal Mondo intero di
allora.
Di
tutto ciò, trasformato in consueta e tipica Tradizione Veneziana,
rimasero numerose quanto vistose tracce anche nelle rappresentazioni dell’Arte
Veneziana. A titolo d’esempio: avete presente la serie dei nove teleri raffiguranti
“i Miracoli della Vera Croce”, realizzati fra 1494 e 1501 da dei
grandissimi pittori: Vittore Carpaccio, Giovanni Bellini, Lazzaro
Bastiani, Benedetto Diana, Giovanni Mansueti e Pietro Perugino per la Schola
Grande di San Giovanni Evangelista di San Polo ?
Sono uno stupendo quanto gradevole insieme artistico che illustra e riassume benissimo una, e una soltanto, di quelle celebrazioni e ricorrenze e aspirazioni tipiche di Venezia. Erano ogni volta degli annuali eventi che coinvolgevano e aggregavano molti Veneziani di ogni categoria attorno “al fatto religioso”, e c’era in quella stessa occasione anche la possibilità non disdegnabile d’assistere “strada facendo” a qualche strepitoso “miracolo risanatore” ... che non mancava quasi mai.
Nella
fattispecie, i dipinti facevano riferimento all’annuale Pellegrinaggio Votivo
che si celebrava coinvolgendo moltissimi Veneziani, la Signoria, i Nobili,
il Clero, il Doge, le Arti e le Schole attraversando mezza Venezia. Per
antica tradizione si partiva dalla Schola Grande di San Giovanni
Evangelista, e dopo aver seguito un lungo percorso attraversando anche
il Ponte del Quarterolo, cioè di Rialto, si finiva col passare
per Piazza San Marco, e ci si recava infine alla chiesa
contradariale di San Lio:“luogo primo” dov’era sorta
quella Festa-Devozione in quanto lì era stata accolta a Venezia la
Santissima Reliquia della Vera Croce. La solenne manifestazione
pubblica con “grandissimo concorso di Popolo” durava ore e ore, e
si procrastinava poi lungo lo stesso itinerario percorso a ritroso.
Come
dicevo, secondo una sapiente regia dell’evento, di solito non mancavano quasi
mai “i miracoli”. E quel che è singolare, è che accadevano per
strada dentro al tessuto urbano di Venezia, dove accadeva la quotidianità più
tipica del lavoro, dei rapporti sociali, e delle manifestazioni uniche della
loro esistenza. La Santa Reliquiadella Vera Croce
di volta in volta: finiva in Canale recuperata da “Sante Persone Degne”,
o entrava in azione guarendo qualche“Ossesso-Indemoniato” strada
facendo, o risolvendo qualche complicata situazione ... e molto altro ancora.
La
serie dei bellissimi dipinti evidenzia e riassume benissimo con quale pompa
magna e assiduità i Confratelli e i Veneziani
partecipavano di volta in volta a quell’evento. Venezia era sempre il “contenitore
adatto” perché potessero succedere quei prestigiosissimi quanto
eclatanti “Miracoli”.
Provate
ad andare a posare lo sguardo su quei stupendi dipinti oggi raccolti (otto
su nove) nelle Gallerie dell’Accademia. Oltre a gustarvi l’occhio
guardandoli, potrete comprendere meglio ciò di cui vi sto dicendo … Sono
bellissimi.
Lazzaro
Bastiani, ha dipinto l’iniziale Offerta
della Reliquia della Vera Croce ai Confratelli della Scuola Grande di San Giovanni
Evangelistada parte di Filippo di Mezièrs Gran Cancelliere di Ciproe Gerusalemmenel 1369 ...Protagonista, invece, di una “Guarigione
miracolosa” avvenuta durante l’annuale percorso, fu, ad esempio: il Patriarca
di Grado Francesco Querini che abitava in un Palazzo in Riva del
Vin in Contrada di San Silvestro, giusto a due passi dal Ponte di
Rialto, dalla Locanda “allo Storione”, e al Fontego
dei Tedeschi.
L’episodio è
stato abilmente rappresentato da Vittore Carpaccio.
Giovanni Bellini,
invece, ha dipinto in modo mirabile nel 1496 “l’attraversamento di Piazza
San Marco della solenne Processione della Vera Croce” avvenuto il 25
aprile 1444. Anche in quell’occasione avvenne un altro “prodigio
miracoloso”, cioè la guarigione immediata del figlio di un Mercante
Bresciano Jacopo de' Salis, che si era rivolto alla Reliquia mentre
passava trasportata a spalla dai Confratelli di San Giovanni.
Lo stesso Bellini
dipinse poi nel 1500: “il Miracolo della Vera Croce caduta nel
Canale di San Lorenzo e recuperata dal Guardian Grande della Schola di San
Giovanni”.
Giovanni
Mansueti, ancora, ha dipinto: “il Miracolo
della Reliquia della Vera Croce accaduto in Campo San Lio”: capolinea della
solenne e magnetica Processione della Vera Croce ...e avanti così.
A Venezia poi come dicevo, non c’era solo la Vera Croce ... Nella Capitale dei Veneziani non mancava niente, c’era qualsiasi cosa a iosa, tutto ciò che poteva interessare ed essere utile ai Pellegrini perché la loro fosse “una tappa indimenticabile” del loro Pellegrinare … la migliore.
Venezia
letteralmente: brulicava di chiese, Conventi e Monasteri ad ogni angolo, e
tutte erano ricolme di Preti, Frati e Monache disposti di continuo a celebrare,
ospitare e fornire Indulgenze, Confessioni e Sacre Funzioni. Venezia era davvero
“una Città di miraggi”, e appunto di Miracoli strepitosi ... Quel
Leone alato di San Marco era davvero opportunista e capace di
volare alto su tutto e più di tutti. Andava alto perfino sopra i Turchi
Infedeli, e si alzava furbo anche più del Papa e dei Re d’Europa,
che lasciava andare avanti per primi, mentre Venezia Serenissima
si schierava in seconda fila in perpetua attesa, ma prontissima a intervenire a
proprio vantaggio.
Venezia,
insomma, procedeva sempre a testa alta, capace anche di affrontare trattare qualsiasi
Nemico del Corpo e dello Spirito… anche fino a farselo ogni
tanto Amico (vedi i Turchi) secondo l’opportunità del momento.
Mi
ha sempre affascinato questo opportunismo di Venezia.
I
Veneziani si rispecchiavano e riconoscevano nella grande Storia di Storie
dei Misteri della Passione e della Croce Cristiana, ma sapeva anche
condurre quell’interesse a proprio vantaggio. Nell’immagine terminale e
mortuaria della Croce, i Veneziani hanno letto per secoli non solo la sintesi
della vittoria del Bene su un Male Storico Superiore,
ma anche l’espressione della loro possibile vittoria “spicciola” su
quelli che erano i loro personali mali e limiti quotidiani, sociali e politici.
Nella vittoria del Risorto sul Crocifisso, ciascun Veneziano riconosceva
la propria personale possibilità di liberarsi e redimersi da qualsiasi Male
dell’Animo e del Corpo e della Storia.
Pensate
per un attimo al Tempio del Redentore della Giudecca, o alla Basilica
della Madonna della Salute… I Veneziani con in primis il loro Doge in
ginocchio e col cappello dorato messo per terra, mostravano fermamente di
credere che poteva accadere il “Miracolo” dell’Emancipazione
dal Male della Peste… Quella Storia di Miracoli Lagunari
continuava sempre insomma.
E
non erano pochi a credere in quella cosa, ma tanti: giovani e vecchi, uomini e
donne, bambini, fanciulli e giovinetti, Forestieri, Atei, e Pagani, poveri o Nobili,
lavoratori e nullafacenti, malati e sani, erano tutti presenti in Laguna intenti
a partecipare “immagati e coinvolti” in quelle spettacoli Devozioni.
Venezia
pareva sempre pervasa da quel continuo far riferimento a quel genere di
contenuti. Sembrava quasi una febbre inguaribile, un’eccitazione che non trovava
mai sosta, che si esprimeva ovunque. Oltre agli spettacolari Cortei
Processionali, non c’erano “volti di bottega” nelle
Contrade, e a Rialto e San Marco, e non c’era Arte di Mestiere che
non si concentrasse attorno al proprio Patron Santo Patrono, o
che non facesse in qualche modo continuo riferimento alla Croce
Redentrice del Cristo… Quando passava un Morto per Venezia: tutto si
fermava e chiudeva, e ciascuno magari con la man sànca(sinistra,
rovescia) si segnava almeno sbrigativamente richiamandosi a quel segno, cioè
a quei contenuti trasfigurati ed espressi in quel singolo decesso … Non c’era Statio
di Gondoliere(Traghetto) che non ponesse estrema cura ed
attenzione nell’agghindare con fervore e continuità le Madonnetta del
Cristo illuminandole dal tramonto con un cesendèllo (lumino) ...
Le Gondole a bordo più che spesso portavano una Croce
beneagurante e protettrice, che richiamava inequivocabilmente ancora una volta
a quel Mistero che non si smetteva mai di celebrare e di fargli riferimento … Altro
che i Gondolieri esosi e leggeri di oggi, una volta i Veneziani sembravano
quasi ossessionati da questi contenuti.
Il
Piovan di San Zuane Novo guidava ogni anno una Processione dalla
sua chiesa passando sotto alla finestra dalle robustissime sbarre della Prigione
di Palazzo Ducale. Lì attraverso le sbarre infiorate e illuminate da
mille moccoli di candele, i carcerati interagivano col Prete facendo
riferimento alla Croce. Perfino la dannazione della pena e del
carcere era, insomma, visitata dal Sacro e dal significato della
Croce, che pervadeva l’intera Comunità Veneziana ... I condannati a Morte “in
Piazzetta fra le due colonne”, o annegati all’alba con una pietra al
collo nel Canale dell’Orfano, o tenagliati lungo il Canal
Grande, o messi alla Berlina a Rialto, o dentro alla Chèba(gabbia) appesa al Campanile di San Marco, e poi
decapitati, impiccati o strangolati spettacolarmente in Piazza, venivano
pietosamente accompagnati passo passo dalla Croce, e infine
raccolti e sepolti all’ombra di una grezza Croce in un Cimiterietto loro riservato
presso San Francesco della Vigna:“il Cimitero dei Disperài”… Tutto,
bene o male, appariva come interconnesso, visitato, prolungato e facente parte di
quell’unica storica Crocefissione.
Una
Croce era ancora simbolo dell’Arte dei Mercanti Veneziani,
il cui “logo” veniva immesso in muro sulle numerose case,
magazzini, palazzi e botteghe di loro proprietà: Croci e Croci dappertutto ... La
Croce delle Croci segnava e coinvolgeva tutta Venezia, la Laguna
e i Veneziani: “era affar di tutti”… Erano parecchio diversi
da noi di oggi.
Ogni
Contrada Veneziana nel suo piccolo provvedeva a valorizzare i
segni di quel grande Mistero ubiquitario. Le numerosissime e insigni Reliquie presenti
ovunque, che riandavano alla Passio Christi servivano proprio a
questo. Era come se in ciascuna chiesa andasse di continuo in scena, e si
ripetesse per sempre e per chiunque quel “Felice, Spettacolare e Miracoloso
Evento sovratemporale della Croce Salvifica”.
E’ vero: i Veneziani hanno esagerato lungo i secoli al riguardo … E’
stata proprio una specie di mania … Ma si usava così in quelle epoche.
Come dicevo, più di qualche volta si arrivava a trasfigurare tutto
quel miscuglio di Religiosità, Buon senso, e rimando a Segni e Rimedi Salvifici
applicandone gli effetti a tutto quanto capitava nella quotidiana società ... Il
Sacro sfondava il Profano, e aleggiava su tutta la
Storia infiltrandosi e provando a risolvere ogni esistenziale complicazione e
situazione.
Si è giunti però quasi al paradosso, per non dire il ridicolo … Se
provassimo a mettere insieme tutte le Reliquie del Santo Sangue, della Santa
e Vera Croce, e di tutto ciò che concerneva la Passio Christi
a Venezia, rimarremmo stupiti e non poco … Il Cristo avrebbe dovuto avere almeno
trenta litri di sangue per poterlo raccogliere in tutte quelle Sante Reliquie
che dicevano di contenerlo e conservarlo … Così come se mettessimo
insieme tutte le “Santi Vesti della Madonna”, o il suo “Santo
Latte” raccolto, o i suoi “Santi Capelli”, avremmo
un’intera latteria, e più capelli di un’intera bottega di barbiere o
parrucchiera ... Doveva avere un cespuglio di capelli “da cappellone”:
almeno il quadruplo di Branduardi … Che
aveva la Madonna: un guardaroba da far invidia al più fornito degli atelier ?
I Veneziani quindi, e non solo loro, si sono letteralmente persi, e
si sono lasciati andare in maniera fantasiosissima su questo genere di cose. Quasi
senza remore, hanno perso il senso del vero e della proporzione, e si sono
inventati a iosa Sante Reliquie da ogni parte, capaci di contenere
e ostentare di tutto e di più.
Certe “Sante prelibatezze e specialità religiose” a
dir il vero, sono state perfino un po’ macabre ... risibili forse ...
diciamolo.
Folle di Devoti Veneziani, Forestieri e Pellegrini non mancarono
però di accorrere in Laguna, e di convergere apposta per vedere, toccare, ed
essere in qualche modo beneficati e partecipi di tutti quei segni che
consideravano in ogni caso: “Grazia Divina”.
Poco importava se erano: il “Santo Prepuzio e il Santo
Pannolino del Cristo”… Era forse ciò che volevano vedere e ritrovarsi
di fronte.
I “Santi Chiodi, i Legni della Croce, e le Sante Spine della
Passione”, ad esempio, in Laguna quasi non si contavano. Messi insieme,
corrispondevano di sicuro a un intero ferramenta, e a un immane roveto spinoso
... Tutto il “Santo Legno della Santa Croce” messo insieme,
a che doveva corrispondere ? A tutto un
bosco d’alberi forse ? … A un’intera falegnameria ?
Il troppo stroppia di sicuro … Ma i Veneziani di allora sembrarono non curarsi affatto di questo “dettaglio”.
Sono un po’ irriverente vero ? … Forse ... Può darsi … o forse: no.
In sincronia comunque con quel modo d’essere dei Veneziani, e con tutti quei contenuti, per secoli nel chiesone dei Frari nel Sestiere Veneziano di San Polo, ad esempio, si è celebrata, come ovunque nella Cristianità, la così detta: “Domenica di Lazzaro” o “di Passione”. Lo si faceva però in maniera particolare:“alla Veneziana”… Nella stessa Basilica c’era e c’è una grande splendida Cappella delle Reliquie dove i potenti e ricchi Frati della Cà Granda di Santa Maria Graziosa dei Frari raccolsero un formidabile insieme di altrettanto formidabili SacroSante Reliquie. Fra tutte spiccava la famosa “Reliquia delle Reliquie”, cioè quella del “Preziosissimo Sangue del Cristo della Schola della Passione dei Frari”. Secondo la “Traditio”, quel Santissimo Sangue era stato:“… raccolto da Maria Maddalena al momento della ricomposizione del Corpo del Cristo Morto deposto dalla Croce, prima della sua storica sepoltura”.
Appena
fuori della porta della Basilica dei Frari poi, sorse nell’omonimo
Campo una nuova sede per la Schola della Passione a
cui era annesso “fin da antico” anche un Ospizio. La Schola era “privilegiata”
fra le altre quasi 250 Schole Piccole Veneziane. Era cioè
particolare in quanto godeva della diretta tutela del Consiglio dei Dieci
della Serenissima, che la considerava: “unica nel suo genere, in quanto
concentra in maniera speciale la Devozione per la Passio Christi, cioè
l’insieme delle Sofferenze, Torture, Agonie, e Morte patite da Nostro Signore
sulla Via Dolorosa della Croce: la Via Crucis.”
Il
Pio Sodalizio della Passione, inizialmente forse una delle
numerose Schole del Crocefisso Veneziane, aveva trovato sede a San
Zuliàn, a due passi da Piazza San Marco. Solo nel 1572 divenne “ospite”della Cà Granda dei Frari andando a
comprare e occupare spazi e caxette che erano già stati in precedenza (1437)
occupati dall'antica Schola della Madonna e
di San Francesco dei Mercanti(traslocati poi dopo controverse
vicende alla Madonna dell’Orto di Cannaregio).
Nel
1480 la Schola della Passione aveva accolto con grande entusiasmo
“il Prezioso Reperto del Preziosissimo Sangue di Cristo” trafugato dalla chiesa di Santa Cristina di Costantinopoli
dal Nobile Veneziano Melchiorre Trevisan: Condottiero e
Provveditore del Senato Veneziano, nonché Capitano di Terra e da Mar tornato a
Venezia nel 1479. Il Nobile Trevisan era poi morto nel 1500 nell’Isola
di Cefalonia, ed era stato quindi sepolto a Venezia in una Cappella
dei Frari. Col nobile gesto dell’accoglienza di quella “Santissima
Reliquia” la Schola divenne
quindi il più importante Ente Devozionale Veneziano dopo le ricchissime
e potenti Schole Grandi.
Incredibile
tanto successo e devozione … a seguito di un saccheggio e di un furto in se
sacrilego ! … Ma quelli erano i tempi e i modi.
I
cento Frati dei Frari quindi, iniziarono ad ospitare con gran cura i “Cofrati de la Schola
de la Passione”, e il “Preziosissimo Sangue” vene
racchiuso in una boccetta di cristallo contenuta a sua volta da un sontuoso Reliquario
realizzato dall’Orafo Evangelista Vidulich da Zara trasferitosi a
Venezia ... Si dice, che anche a San Marco, per non essere da meno dei Frati
dei Frari si custodisse un’altra teca com dell’altro “Santo Prezioso
Liquido”.
Crebbe allora enormemente il numero degli iscritti e la popolarità della Schola della Passione Veneziana, tanto che nel chiesone dei Frari era un continuo e quotidiano grande afflusso di Fedeli, Nobili, Clero e Pellegrini. Con tutto quell’andirivieni devozionale, s’incrementò non poco anche la celebrazione di Riti e Processioni ... La Schola gestiva in chiesa l’Altare del Crocefisso a lei riservato, e lo arricchì con dossali, panche e decorazioni pregiate a imitazione del sontuoso Barco dei Frati che troneggiava al centro della chiesa.
Il clou dell’attività della Schola della
Passione accadeva
ogni anno quando, come d’usanza a Venezia, la Schola insieme
a tutte le altre Schole Grandi e Piccole della Città, si portava
processionalmente la sera del Giovedì Santo“in visita”
alla Basilica Dogale di San Marco, mentre in tutte le Domeniche
di Quaresima si recava ugualmente “in visita” processionale a San
Pietro di Castello: la chiesa del Patriarca di Venezia ...
Patriarca e Doge: a ognuno il suo … e i Cofrati del Preziosissimo Sangue
si portavano ogni volta su e giù per tutta Venezia attraversandola andata e
ritorno con lunghe, interminabili, coloratissime, spettacolari e musicali
Processioni che duravano ore su ore.
LaSchola della Passione possedeva diversi immobili nella zona dei Frari, e alcune case nella Casselleria di Santa Maria Formosa. Era un Pio Sodaliziomolto simpatico ai Veneziani, anche perché dispensava ogni anno diverse“Grazie da 10 ducati ciascuna”date alle giovani donzelle Veneziane.
Ogni
anno inoltre, nella “Domenica di Lazzaro”, la supervenerata e
preziosissima “Reliquia Mistica” veniva portato solennemente in
Processione per tutta la Contrada e fino alla Schola Grande di San
Giovanni Evangelista(quella della Reliquia della Vera Croce) facendo
accorre ogni volta una grande folla di Veneziani, Forèsti e Pellegrini, mentre
i Confratelli intervenivano “vestiti di cappa, e col cappuccio calato sul
volto”.
Si
praticava poi in quella stessa occasione anche un altro gesto curioso. I Confratellidella Schola della Passione con delle lunghe pertiche
processionali che portavano in cima un grosso batufolo di cotone, andavano a
toccare da lontano la Santa Reliquia del Prezioso Sangue portata
in Processione, e in un secondo momento: le teste dei vari Assatanati, Indemoniati
e Ossessi bisognosi di guarigione portati ai Frari da tutta Venezia …
Ovviamente c’era sempre un grande accorrere ogni anno … E altrettanto
ovviamente: non mancavano mai di accadere “i miracoli”… e
ovviamente la Schola intascava ogni volta parecchie elemosine. Andate a leggere
e sbirciare i Libri Contabili della Schola dove è riportato tutto.
L’usanza del “Sabato e della Domenica di Lazzaro”, cioè “della Quinta di Quaresima” che precedeva la famosa “Domenica delle Palme”: inizio per i Cattolici della così detta Settimana Santa, cioè la “Settimana Granda”, la “Settimana Autentica” che sfocia nella Festa di Pasqua era un’antichissima tradizione di provenienza Bizantina. La ricorrenza veniva detta anche “Domenica dello Scrutinio”, perché in quel contesto ogni anno i Neofiti-Catecumeni Cristiani che si trovavano alla fine del loro Itinerario Battesimale Iniziatico, venivano valutati per l’ultima volta prima dell’Ufficiale Renovatio e Rinascita Sacramentale.
Quella
Domenica di Lazzaro insomma, quasi in continuazione con l’episodio
del Lazzaro del Vangelo a cui era stata ridata la Vita, poteva
essere l’occasione di grandi miracoli e di rinascita fisica oltre che
interiore. In quel momento pregno di significato e di Grazia, secondo la sentitissima
Cultura Cattolica Veneziana, anche gli Assatanati, Indemoniati
e Ossessi sarebbero potuti finalmente guarire ... e perché no ?
Sentite
un po’ la descrizione di Girolamo Zanetti scritta il 2 aprile
1743: “Ieri si fece la solita annuale funzione del Prezioso Sangue
ch’esponesi nella chiesa dei Frari. V’intervenne al solito il Procurator
Cassier della Procuratia de Supra che era Marco Foscarini di San Stae (poi
diventato Doge). Era costume che dopo estratta dal Santuario la Reliquia, si
toccasse da uomini messi apposta il cristallo che la racchiude con certe
bacchette rosse che avevano sulla sommità un bottone rosso. Quindi le bacchette
si davano a baciare al Popolo ... Usanza vecchia, rancida ... Il Procuratore,
uomo di buon senso, insinuò ai Frati che la togliessero, essendo cosa più
strana che devota. Vi fu molto concorso, ma pochi Indemoniati, i quali in
misura che la gente si va illuminando in questa Città, diminuiscono di numero e
si riducono a que’ pochi che cristianamente e ragionevolmente si può credere
ch’esser vi possino …”
Nella
“Pallade Veneta dal Sabbato 2 sino al Sabbato 9 gennaro 1723” si
legge invece:“La mattina del Venerdì scaduto, sacrileghi ladri entrarono
nella Scuola della Passione ai Frari, e mentre il Nonzolo suonava la Messa, e
preparavasi il Sacerdote nella Sagrestia, levarono gli empii alcune Reliquie di
Santi conservate nei vasi d'argento, e partiti inosservati dal Sacro Luogo,
lasciarono con detestabile sprezzo quell'Ossa Venerate sopra una bottega a San
Giovanni Evangelista ...”
Ancora
una descrizione d’epoca: “La Reliquia del Preziosissimo Sangue era la più
importante “posseduta” dai Frari. Consisteva in un'ampolla di cristallo
contenente del balsamo con frammiste alcune gocce del Sangue di Cristo cha
sarebbero state raccolte da Maria Maddalena ai piedi della Santa Croce sul
Calvario. Vera o falsa che sia … la Reliquia venne trafugata e venduta al
Capitano da Mar della Flotta Veneziana, che la donò alla Ca’Granda dei Frari
... La Reliquia è conservata a sinistra della porta d’ingresso della Sacrestia
in un apposito tabernacolo di fattura Lombardesca con due statue di San
Francesco e San Giovanni Battista scolpite da Bartolomeo Bellano. Poco distante
c'è il monumento funebre del donatore della Reliquia sepolto probabilmente
accanto ad un altro Cavaliere Crociato … Intorno alla Devozione della Preziosa
Reliquia è sorta ai Frari la famosissima Scuola della Passione.”
Nel 1587 il fabbricato della Schola della Passione con l’Ospizio presero fuoco, ma tutto venne ricostruito là dov’era e com’era in pochi anni. La sala al primo piano venne ricoperta con una “Rissurrezione in nove scomparti” dipinta da Jacopo Palma il Giovane. Si aggiunsero poi anche “Quattro immagini di Profeti abbinate a quattro Evangelisti” ... Lo stesso Palma dipinse anche l’altarolo della Schola, e il soffitto della Sala Superiore … “Sopra al banco si collocò una “Passione di Cristo” di Antonio Zecchini, e un “Cristo mostrato al Popolo” realizzato da Bartolomeo Scaligero ...”
Non so che fine possa aver fatto l’originale Reliquia del Preziosissimo Sangue (magari è ancora là ai Frari), perché è dovuta passare e filtrare attraverso gli sconquassi prima dei“ladri veneziani”, e poi dei Francesi, che hanno depredato, soppressero e cancellato tutto.
Di certo tutto terminò nel marzo 1808, quando la Schola della Passione venne soppressa, i suoi beni incamerati dal Demanio, e i suoi locali messi in vendita, venduti, e trasformati prima in bottega dello stipettaio Bellato, e poi in abitazione privata.
Ai Frari comunque non accadde solo tutto questo … Dentro allo stesso chiesone durante tutto l’anno, si “utilizzava” l’efficacia della “Preziosissima Reliquia del Prezioso Sangue” praticando di continuo numerosi Esorcismi sempre sui poveri Indemoniati Veneziani… Poveri … A margine delle Cronache Veneziane si può leggere di come venivano trascinati a forza in chiesa, e sottoposti ai riti e alle pratiche d’Esorcismo … volenti o nolenti:“… e anche con qualche buona strattonata e sonora drizzata se la pratica rituale pareva non funzionare per la ritrosia dell’interessato/a”.
Miracoli,
illusioni e credulonerie ? … Ha commentato qualcuno leggendo di queste cose.
Mah
? … Forse un po’ e un po’ ... Certe epoche “chiamavano e funzionavano”
così ... Non avevano altro a cui far riferimento e a cui affidarsi. Credevano
davvero nell’efficacia di certi interventi. Non sapendone di più, si curavano
con quel che avevano … Ed è per questo che continuavano a ricorrere alle risorse
misteriose “piovute dal Cielo”, o attingevano “dalla
Santità di Santi e Madonne e di Preziosissime Reliquiecapaci di
regalare Grazie su Grazie: Salvezza e spicciola Sanità.”
Ho
terminato … Se avete coraggio e pazienza, e siete disposti a perdervi un poco dietro
a questa particolare “tematica devozionale Veneziana”, vi posso
raccontare di alcuni particolari curiosi tipicamente Veneziani … Provate a
leggere ancora, e poi provate anche a riflettere.
Ecco qua … Esisteva in Venezia una preziosa cassettina con un “Santo Chiodo dei piedi di Nostro Signore” donato dal Re di Francia ai Veneziani nel 1262 insieme a un altrettanto prezioso anello (andati rubati e dispersi) che passarono a lungo di mano in mano fra Santa Croce, San Pantalon, Santa Chiara e Sant’Andrea della Zirada, che già si vantava d’avere una “Santa Reliquia di Maria di Cleofe”:una delle tre donne descritte dai Vangeli come presenti ai piedi della Croce e davanti al Sepolcro vuoto del Risorto … A San Pantalon c’era anche la Reliquia di un “Prezioso Legno della Santa Croce”.
Nell’Abbazia dei Servi di Cannaregio si conservava e
venerava, invece: una “Parte della Santa Colonna dove venne fustigato Nostro
Signore” insieme ad altri due frammenti della “Santa Croce”
... Un altro “Santo Legno della Croce” era in possesso delle Monache
del Corpus Domini, e per non essere da meno, ce n’era un altro nel
vicino Monastero di Santa Lucia ... Un ulteriore “Legno
della Santissima Croce” stava nel Convento di San Bonaventura
presso Sant’Alvise, dove c’era “una Spina della Santa Corona di
Nostro Signore”, e l’intero Convento era stato ideato e
progettato come immagine e ricostruzione del percorso della Via Dolorosa della
Cruce percorsa dal Crocifisso.
Un “Pezzo Prezioso della Santa
Croce” c’era ancora nella chiesa della Maddalena insieme
a un “Santo Dito” della stessa Santa, mentre la chiesa di San
Girolamo era fornitissima con un “Santo pezzo del Sudario”,
un “Santo Pezzo della Colonna della Flagellazione”, e “Cinque Spine della Santa Corona di
Nostro Signore”.
Ancora agli Scalzi, affisso su una
Croce c’era un “Santo Legno della Croce: ragguardevole porzione della
Santa Croce istessa”… Un altro “Legno della Santa Croce”
insieme a “Quattro Sante Spine della Corona di Nostro Signore” si
conservavano e veneravano a Santa Caterina Monastero Patrocinato dai
Nobili Contarini… Una “Santa Spina della Corona di Nostro
Signore” era stata portata direttamente dalla Terrasanta ai Crociferi(Gesuiti) a soli cinquantina di metri di distanza.
Un’insolita serie di Sante Reliquie c’erano poi a San
Giovanni Crisostomo sulla strada per Rialto, dove insieme
alle “Sante Ossa dei Tre Re Magi”, a una “Santa Costola di
San Giovanni Battista con un osso di sua madre”, e a un “Santo
Dente di San Francesco d’Assisi”, c’era anche il “Braccio di
Sant’Anna”. Nella stessa chiesa si conservava e venerava soprattutto un
altro “Legno della Santa Croce”, e un “Santo Capo di una
delle Tre Marie presenti al Santo Sepolcro” ... C’era un altro “Santo
Legno” in San Giobbe, a San Leonardo, e a San
Canzian dove non mancava anche una “Santa Spina della Corona di
Nostro Signore”, e una “Parte della veste di San Giuseppe”,
mentre in San Felice si ostentava un raro “Grumo di terra
intriso del Sangue Prezioso di Cristo Signore”.
Anche a San Marcuola avevano un quasi immancabile “Santo
Legno della Croce”, ma avevano anche un “Santo Dito della mano
destra di San Giovanni Battista con cui indicava: “Ecco l’Agnello di Dio”
portata da Sebaste a Venezia nel 1109 da Vitale I Michiel Vescovo di Castello”
… Per quel “Santo Dito del Battista” quelli di San Marcuola avevano
discusso e litigato mille volte con quelli della Contrada di San Zan Degolà
OltreCanale che pretendevano d’aver loro la stessa Reliquia autentica.
La chiesa di San Geremia di Cannaregio veniva considerata un gradino più in basso rispetto alle altre, perchè conservava “solo” un “Santo Dente del Profeta Biblico” di cui si titolava, una “Santa Costola della Maddalena”, e qualche “Santo Frammento di San Giovanni Battista” ... e niente di più ... Poco ròba insomma.
Nel Sestiere di San Polo, invece: dall’altra parte
di Venezia, un “Legno della Santa Croce” c’era a San Tomà;
il “Preziosissimo Sangue di Cristo”, come dicevamo, si conservava
in un’ampolla in Santa Maria Graziosa dei Frari, e come ormai ben
sapete nella Schola Grande di San Giovanni Evangelista si ospitava la Reliquia
delle Reliquie della Vera Croce insieme a una più modesta Reliquia
della “Santa gamba di San Martin”… di cui si aveva metà della “Santa
Veste o Mantello” nella chiesa di San Martino di Castello a lui
dedicata.
Con una “Santa Parte delle funi che strinsero i Santi Martiri”, a Sant’Angelo vicino al grande e potente Convento Agostiniano di Santo Stefano nel Sestiere di San Marco, si deteneva un altro “Santo Legno della Croce” insieme a un “Santo Pezzo della Colonna su cui venne flagellato il Salvatore” … Un altro “Legno della Santa Croce” stava in San Beneto a pochi passi: chiesa notoriamente stracolma di Reliquie di ogni sorta ... Una “Parte del Legno della Santa Croce” stava ovviamente nella chiesetta di Santa Croce degli Armeni; un “Legno della Croce” con “Due Sante Spine di Nostro Signore” c’era in San Luca; un “Legno della Croce” stava in Santa Maria del Giglio; un altro a San Moisè insieme a una “Parte della Santa Veste inconsutile di Nostro Signore”; e un “Pezzo di Legno della Santissima Croce” esisteva in San Ziminian in Piazza San Marco, dove a pochi metri di distanza, giusto “in bocca di Piazza”, sorgeva Santa Maria in Broglio dei Templari ai quali il Doge Giovanni Dandolo nel 1286 aveva donato un “Pezzo della Santissima Croce”.
Nella distrutta chiesa di San Paternian (oggi
Campo Manin) c’erano alcune “Sante Spine di Nostro Signore”
però ancora da autenticare con lettere adatte. Secondo le antiche Cronache
Veneziane si diceva: “Le Sante Spine adesso ci sono, ma ora
dobbiamo procurare le lettere ufficiali per autenticarle”… Incredibile
… ma: vero ! … E’ andata proprio così.
Nella Basilica Dogale di San Marco non poteva mancare una super raccolta di Reliquie della Passio Christi. C’era, e si conserva ancora oggi un vero e proprio Tesoro di Reliquie ancora oggi visibile ... Tralascio i dettagli e l’elenco lunghissimo.
Un “Santo Frammento della Santa Croce” si conservava ancora a Sant’Antonio Abate di Castello (distrutta da napoleonetto, e sostituita dai Giardinetti Pubblici); una “Porzione del legno della Santa Croce” era in possesso poco distante dei Domenicani Predicatori e Inquisitori di San Domenico di Castello; una “Spina della Santa Corona del Redentore”, e un “Legno della Santa Croce” non potevano mancare ovviamente a Sant’Elena: la Santa che secondo la Leggenda era stata protagonista dell’Inventio della Vera Croce.
Una “Santa Spina della Corona” insieme a “una
porzione notabile dei capelli della Santa Vergine Maria” c’erano nella
chiesa della Madonna della Consolazione alla Fava; una Reliquia
della “Spina della Santa Corona di Cristo” venne donata nel 1378
alla chiesa di San Biagio di Castello, mentre diverse “Sante
Spine della Corona” erano in possesso delle Monache di San
Lorenzo tappa importante dell’annuale Processione della Vera
Croce, e sito di uno di quei “Speciali Miracoli della Vera Croce”.
Un “Legno della Santa Croce” insieme a “Una particella del Santo Sudario”, a “una Santa Spina”, e ai “Santi Capelli della Beata Vergine Maria” c’erano ai Gesuati sulle Zattere del Sestier di Dorsoduro insieme all’ennesimo “Santo Dito della Maddalena”. Un altro “Santo Legno della Croce” stava alle Terese di fronte a San Nicolò dei Mendicoli, che ne aveva un altro … Una “Spina della Corona di Nostro Signore” c’era presso i Padri Gerolamini di San Sebastiano in Contrada di San Basilio, che si vantavano di possedere anche il “Santo Ferro di una freccia che aveva colpito San Sebastiano”.
Al di là del Canale della Giudecca o del Vigano,
dove sorgeva il Monastero dei Santi Biagio e Catoldo(oggi vi
sorge l’Hotel ed ex Molino Stucky), insieme ad alcune “Sante Ossa dei
Santi Innocenti o 10.000 Martiri”, e alla “Santa Mascella di San
Giovanni Crisostomo”, al “Santo Braccio di San Biagio”, e
a un “Santo pezzo di carne di San Bartolomeo Apostolo”, c’era
un’altra “Santa Reliquia della Croce” conservata e veneratissima
dalle Monache Benedettine.
Per non essere da meno delle vicine Consorelle dello stesso Ordine
Benedettino, le Monache dei Santi Cosmo e Damiano della Giudecca misero
insieme pure loro una serie di “Sante Reliquie” assommando il
meglio che trovarono in giro, cioè: almeno quattro-cinque “Santi Corpi,
Spalle di Santi Martiri, Sante Porzioni di Crani, Sante Teste, e Sante Dita di
Santi”… e chi più ne ha: più ne metta.
Qualche passo più avanti, ancora lungo la Giudecca, verso dove sorse ancora oggi il Tempio del Redentore, c’era il Monastero della Croce ancora delle stesse Monache Benedettine (ora Carcere Femminile). Le Monache si vantavano pure loro d’avere oltre al “Pozzo dell’Acqua Miracolosa SalvaPeste”, anche il famosissimo “Santo Corpo di Sant’Atanasio Patriarca d’Alessandria” portato a Venezia nel 1454, ma senza la “Santa Testa”. Le Benedettine comunque, portavano avanti e indietro per tutta la Giudecca in diverse occasioni durante tutto l’anno le Santissime Reliquie esternandosi in solennissime Processioni frequentatissime dai Giudecchini, già da allora “poverissimi, scanzonati, poco devoti e scomposti”.
In mezzo a tutte quelle vanagloriose Monache, quasi nascosta fra
quei colossi Monastici delle Giudecca, stava l’unica chiesa contradariale dell’intera
“Isola delle Foche”: Sant’Eufemia, che … povera …
di altro non poteva vantarsi se non d’avere “le chiavi di casa di San
Bellino Vescovo di Padova”… Ognuno a Venezia metteva in mostra ciò che
poteva, e considerava prezioso.
Una “Reliquia della Croce” c’era nella chiesa di San Stae; le Suore Francescane di Santa Maria Maggiore detenevano “due Sante Spine della Santa Corona”; mentre l’“Acqua e Sangue di Nostro Signore” si conservavano, ostendevano e veneravano in San Simeon Grando insieme al “Santo Corpo del Profeta San Simòn” portato a Venezia nel 1205.
Perfino una “Santa Sindone” alternativa a quella superfamosa
di Torino c’era ai Tolentini !!! … e in giro per Venezia c’era
addirittura: “Una Santa Particella del pediluvio di Nostro Signore.”… esiste ancora.
La ricchissima Abbazia Benedettina di San Giorgio Maggiore,
infine, che poteva permettersi di fare acquisti di ogni sorta, straripava di
un’altra lunga lista di Sacrosantissime Reliquie, che per secoli
faceva traghettare i Pellegrini da Piazza San Marco per andare a
visitarle ... Una volta si capovolse il barcone che traghettava i Pellegrini a
San Giorgio, e un Pellegrino Tedesco finì annegato.
Lascio stare la lista però, altrimenti facciamo notte … Che ve ne pare comunque ?
Tralascio volutamente anche di far riferimento alle numerosissime Sante
Reliquie della Croce sparse e ospitate in tutte le chiese e Monasteri delle
Isole della Laguna Veneziana: a Burano, Torcello, Murano… e in
tutti gli altri luoghi simili.
Potrei aggiungere ancora, quasi per sfizio, di un “Santo Dito di Santa Caterina a San Ziminian”, di un “Santo Braccio” di San Simeon Apostolo allo Spirito Santo sulle Zattere, e di una “Santa Gamba di San Servolo” e del “Santo Capo di Sant’Anna” all’Umiltà sempre in fondo alle Zattere accanto alla Salute (non esiste più)… Aggiungerei poi del “Santo Dente di Sant’Apollonia d’Alessandria” nell’omonima chiesa proprio a due passi dalla Basilica di San Marco; del “Santo Dito di Sant’Agnese proveniente da Roma” conservato a San Luca, e del “Santo Corpo di San Venereo morto nel 610” andato smarrito nella chiesa di Sant’Agnese durante un restauro, e non più ritrovato ... Voci maligne raccontavano che se l’erano preso alcune vicine Pizzocchere, per venerarselo e curarselo in esclusiva in privato.
Mah ? … Chissà ?
Mi verrebbe da aggiungere ancora che c’era a San Barnaba la Santa Reliquia di un “Santo Occhio di San Biagio”… Sempre a San Barnaba, riandando a quanto ho scritto ieri, solo nel 1803 alla Visita del Patriarca Flangini si sospese la Devozione alla Reliquia del “Santo Capo di San Barnaba” perché ritenuta non sufficientemente “sicura e autenticata” secondo quanto aveva già decretato in precedenza il Patriarca Morosini ... Non lontano da San Barnaba c’era e c’è ancora Campo Santa Margherita dove nell’omonima chiesa si ospitava la “Santa Mascella di Santa Margherita”, e il “Santo Grasso di San Lorenzo” donato alla chiesa Contradariale dalle Monache di San Lorenzo di Castello proprietarie di diversi stabili in Contrada.
Potremmo
perderci dentro a questo discorso, e non disdegnerei di farlo in questa specie
di “strana foresta” di SacroSantissime Reliquie
tutte solo Veneziane.
“Creduloni
… e sempliciotti !” ha
esclamato ieri una leggendo quanto ho scritto … Non so ? … Difficile dirlo. Di
sicuro erano tempi diversi dai nostri, in cui c’era gente che partiva dalle
campagne del Vicentino, Bassanese e Veronese per recarsi fino al “Pozzo
Miracoloso della Santa Croce della Giudecca.” per procurarsi “la
Santa Acqua Miracolosa delle Monache della Croce”… Quei contadini
Veneti, si sobbarcavano un lungo e faticoso viaggio a piedi e su barche e carretti
fino a Venezia, e alla Giudecca si compravano la “Santa Acqua Miracolosa
del Pozzo della Croxe” venduta a caro prezzo dalle Monache che la
offrivano“pronta-imbottigliata” da una finestrella del muro di
cinta del Convento collegata con una grondaia fino al famoso Pozzo
Miracoloso.
Le
solite Cronache Veneziane antiche e pettegole raccontano della lunga fila di
persone in attesa d’essere accolte e accudite dalle Monache della Croce: “Custodi
di Preziosissimi e Salutari Doni del Cielo”.
Mi fermo qua: “Venezia è cospicuamente ricca di Sante
Reliquie, perché nelle sue conquiste non trascurò di procurarsene, ed in
singolar modo nell’Oriente. Per ciò in presso che tutte le sue Chiese se ne
trovano, e vi ha pur qualche Tempo ove in ogni altare è depositata la Salma di
un Santo … Il Tesoro di San Marco, la chiesa di San Zaccaria, quelle di Santa
Maria Gloriosa dei Frari, di San Giovanni Evangelista, di San Pantalòn e la
Schola di San Rocco posseggono le più insigni. Guglielmo Wambel, Prete
Veneziano, concepì l’idea di formare (soprattutto raccogliendo le
Reliquie delle chiese distrutte da napoleone) un Santuario di Reliquie che
superasse quanti esistevano in tutto il Mondo Cattolico. Impiegando a tale
scopo tutte le sue sostanze, fu secondato da molti con doni e depositi. Poco
prima del termine della sua vita, essendo possessore di una ricca raccolta del
vagheggiato Tesoro di Sante Reliquie, ne fece la cessione ai Frati Minori
Conventuali della chiesa di San Tommaso (vulgo: San Tomà) i quali lo
accolsero presso di loro negli ultimi tempi del vivere suo. Allora, sopra
disegno del Salvadori, si eresse una grandiosa Cappella Ellittica, alla quale
vi è accesso dalla chiesa suddetta, e nella sua fabbrica si spesero: 40.000
Lire Austriache ... Fu poi aperta alla venerazione dei Veneziani nel giugno
1844 ... E’ una ricchissima collezione di Reliquie (oltre 5.000) che
richiama potentemente il Cristiano alla Fede professata da quei Santi dai
teschi e dalle ossa dei quali è circondato ... E’ pur questo un prezioso
Deposito … Merita lodevole memoria poi, il defunto Rettore di San Tomà: Don
Vincenzo Zenier per la sua zelante cooperazione all’effetto dell’intendimento
religioso del Prete Wambler …”
Nel 1847 si chiese addirittura il permesso di realizzare anche un nuovo Convento di Frati accanto a quella formidabile Cappella delle Reliquie detta popolarmente dai Veneziani: “la Casa delle Reliquie”. Quel permesso però non venne mai concesso … La Cappella delle Reliquie di San Tomà rimase accessibile e in attività fino agli anni 60 del 1900, quando venne chiusa e smantellata “di tutto quel Santo ben di Dio” ... Che fine avrà fatto ?
Così
come in pochi ricordano di quelle famose antiche “Domeniche di Lazzaro
dei Frari”, allo stesso modo in pochi sanno, anche fra i così detti “addetti
ai lavori”, i “simpatizzanti di chiesa”, e i poliedrici
Preti Veneziani di oggi, delle vicende di quello strano luogo un po’
inconsueto, ma sicuramente singolare ... Oggi è un angolo di Venezia chiuso,
desueto, non etichettato e dimenticato del tutto.
Un luogo forse “da Sante patàcche” come avrebbe
detto il mio amico antico Rettore di San Barnaba.