#unacuriositàvenezianapervolta 328
Era il 1984, o forse il 1985 …
Ho postato ieri quel vecchio video che mostra quanto rimaneva nel 1929 dell’antica tradizione Veneziana del Culto e della Venerazione della Reliquia della Vera Croce a Venezia.
Quasi a catena vedendolo la prima volta, si è acceso ed è emerso nella mia mente il ricordo personale di un’esperienza che ho vissuto, sempre qui a Venezia, a distanza di qualche decennio. Era il 1984 o forse il 1985, quando facevo ancora il Prete ai Carmini di Campo Santa Margherita a Venezia. C’era stato un temporalone il pomeriggio precedente, e tornato il sereno, mi ero recato prima delle dieci del mattino nella vicina chiesa di San Barnaba per recuperare la mia inseparabile chitarra, che avevo nascosto dentro a un Confessionale il giorno precedente. Subito dopo, avevo in mente di recarmi nella vicina Scuola Elementare “Renier Michiel”, dove mi attendevano i “miei bimbi festosi” per la consueta ora settimanale di Religione.
Sono sempre stato curioso … difetto o no … e la mia curiosità a volte mi ha ripagato facendomi scoprire tante cose belle bellissime, mentre altre volte mi ha regalato qualche amara sorpresa … E’ la Vita … Entrato nella chiesa insomma, che non era ancora il museetto carabattolesco di oggi, ma funzionava ancora mettendo in piedi qualche sporadico Rito scarsamente frequentato, notai la porta socchiusa della Sacrestia in fondo verso l’Altare Maggiore.
Fin qua: niente di che … Mi garbava l’idea di entrare lì dentro per salutare in velocità l’anziano vecchio e simpatico “Rettore barbogio” mio bonario amico-nemico-confratello col quale, quasi quotidianamente, condividevo tante battaglie Dottrinali e comportamentali … “Ròbe da Preti” … Perché no ?
Il Prete anziano era di sicuro molto più esperto e navigato di me, che ero solo un “Pretino implume appena nato”, uscito da pochissimo dal guscio-incubatrice del Seminario ... Era stato fin da subito “odio-amore” fra noi due nella più assoluta cordialità … Più di qualche volta, sorriso alla mano, mi ripeteva “papale papale” davanti a tutti, che avrei meritato d’esser bruciato con uno spettacolare rogo in Campo Santa Margherita: “Hai convinzioni Dottrinali e Pastorali troppo moderne ed esagitate.” mi apostrofava: “Sei un moderno Eretico” aggiungeva: “Hai dalla tua parte però la fortuna che l’Inquisizione non funziona più come un tempo.”
E si rideva … Era davvero convinto però, che il mio comportamento avesse ben poco di Sacerdotale ed Ecclesiastico. Ero troppo atipico secondo lui: troppo spinto nelle parole, negli atteggiamenti e nelle convinzioni: “Sei un Prete pericoloso: da temere, e da tenere alla larga, sotto stretta osservazione.”
E dicendo questo: non rideva più, e finiva col mostrare di solito un viso pensoso e accigliato, davvero preoccupato.
Figuratevi se gli davo retta ! … Mi tenevo strette le mie convinzioni, e facevo “buon viso a cattiva sorte”. Pur essendo “Prete Novello” non mi sarei cambiato con uno solo di quei Preti “attempati ed esperti” per tutto l‘oro del mondo.
“Il tuo problema è che sei troppo idealista, troppo convinto.” mi rimproverò alla fine il Patriarca Marco Ce quando decisi di andarmene: “Manchi di praticità, di quel giusto pizzico di diplomazia e di quella capacità di trovare un compromesso per riuscire lo stesso a vivere certe situazioni … Certe persone non si riuscirà mai a cambiarle … Anche se sono Preti … Bisogna accettarli lo stesso come sono, e condividere con loro quel che si può … Ovviamente senza rinunciare alla Verità … Avresti dovuto forse vedere e non vedere, sentire ma non sentire, tralasciando, e chiudendo un occhio o tutti e due su certe cose ... Forse non saresti giunto a questa conclusione.”
“Già …” gli risposi: “Forse poteva andare proprio così.”,
Ricordo poi d’aver aggiunto un po’ spavaldo e sicuro di me: “Perché mai avrei dovrei rinunciare al senso profondo della mia scelta da Prete svendendomi dietro a certe pseudotradizioni e presunti accomodamenti pretereschi ? … Chissà perché, portano sempre a svendere e spacciare al ribasso il fatto della Religione barattandola quasi sempre con soldi, favori, comodità, compromessi e altri interessi che di Dottrinale e Morale non hanno niente … Non fa per me.”
Sorrise allora il Patriarca, quasi compiaciuto, concludendo: “Chissà da chi mai avrai preso questo modo e queste convinzioni ?”
E me ne andai per sempre … Che “anni grandi” però che ho vissuto !
Quel mattino, insomma, mi ero avvicinato alla Sacrestia di San Barnaba, da dove sentivo uscire l’eco di un fitto parlottio: “Che sarà mai successo ?”
Era accaduto il violento temporale del giorno precedente, che aveva fatto scoppiare una vecchia grondaia della chiesa, e l’acqua della pioggia era entrata ovunque invadendo diversi ambienti di San Barnaba dov’erano depositate molte “ròbe di Chiesa”. Tante cose “vecchie” s’erano ampiamente bagnate e guastate, ed era assolutamente necessario intervenire in fretta per evitare il peggio … Ma come ? … E soprattutto: con quali denari ? … Era questo il dilemma.
Spinta la porta della Sacrestia, davanti ai miei occhi comparvero allineati e accatastati alla rinfusa lungo la parete insieme a una “pianta Natalizia che aveva finito di soffrire”: diversi Reliquiari intagliati, Libri da Messa, oggetti e abiti da Liturgia, quadretti devozionali, stoffe e altro ancora. Sopra al largo tavolaccio centrale poi, c’era una raccolta di cose bagnate ammonticchiate. In un angolo c’erano ancora: scatoloni pieni di libri con vistosi aloni bagnati, e: teli, velluti, candelabri rugginosi, e oggetti e carte varie: “una bella mercanzia di cose da chiesa”.
Tutti i presenti riconoscendomi mi accolsero cordiali, e uno di loro, che sfoderava in pianta stabile una specie di sorriso sardonico e accattivante, continuò a dire: “Che volete insomma che facciamo di tutta questa ròba ? … Ormai non vi serve più, s’è irrimediabilmente guastata … Vendetemela: sono qua.”
“Venderla ?” m’intrufolai subito a dire: “E perché mai ? ... Sono oggetti preziosi: espressione della Devozione e della Fede dei Veneziani di questa zona … oltre che pezzi artistici e di valore poi, contengono anche vecchie Reliquie.”
“Ma che espressione ? … Oggetti preziosi ? … Paroloni … Non farla così grande.” reagì l’anziano Prete-Rettore barbogio: “Certe vecchie patacche oggi non servono più … Che poi ? Sei così sicuro che non siano Reliquie fasulle, prive d’autentica certificazione ? … Chi potrà mai dirlo ormai ?... Ti ricordi come dicevano a volte un tempo: “Ecco le ossa … Adesso facciamole diventare Sante: autentichiamole ... Era tutto un mercato.”
“Già … E lo è ancora oggi mi pare.”
Avevo intuito quanto c’era in ballo … Si stavano accordando per vendere e comprare tutte quelle cose. Oltre a due Preti, c’erano il Sacrestano, e un paio di Veneziani che non conoscevo ... Uno, lo scoprii poco dopo, era un antiquario, l’altro un suo socio in affari. Fu il primo a riprendere il discorso interrotto davanti a me: “Va beh … Allora: facciamo un bòcio unico di tutto … Vi faccio un buon prezzo, e mi porto via tutto.”
“Però: senza il quadretto.” reagì furbetto l’altro Prete chiamato a supporto e in consulenza: “Quello ce lo dovrete pagare a parte se proprio lo volete.”
“No … Dai … Mettiamoci dentro anche quello, e non ne parliamo più … Porto via tutto in barca: compresi anche quei vecchi Messali, i libri bagnati, e tutta quella montagna di carabattole odorose e già piene di muffa che avete messo sul tavolo … Semmai una volta o l’altra ci troveremo a bere qualcosa insieme ... Magari pensando a qualche altro affaretto.”
“A bere solo qualcosa ?” bofonchiò il Prete anziano lisciandosi la barba e sussultando nella pappagorgia: “Con tutta la roba che vi stiamo quasi regalando, ci dovete minimo un’intera cena … e ai “Do Pozzi” per di più !”
“Gira voce che lei sia un buongustaio Reverendo … Mi costerete un occhio della testa … Ma per questa roba ormai rovinata vi posso offrire solo questo … E’ anche troppo … Chi vuole che si prenda questo pattume avariato ?... E’ diventato solo vecchiume quasi privo di valore.”
“Ma che vecchiume senza valore ?” s’intromise il Sacrestano disinteressato e affezionatissimo alla chiesa di San Barnaba, ma che odorava in aria la possibilità di guadagnarci qualcosa pure lui: “Sono cose che i Veneziani hanno donato e curato per secoli: non sono la solita robaccia da soffitta che tratti tu nella tua bottega ... Sappiamo bene che c’è gente scheòsa (danarosa) che va matta per questo genere di cose ... Così come sappiamo altrettanto bene, che appena avrai risistemato un poco queste cose, le spaccerai per oggetti antichissime e rari, che ti farai pagare profumatamente ... Non sono robaccia come vorresti dare da intendere, ma cose su cui puoi fare buoni guadagni ... Dai: diciamo giusta.”
“Va beh ! … Lo ammetto … E’ il mio mestiere: sono un Antiquario … e qualificato per di più … Non tratto assolutamente scopàzze, ma solo roba buona, pezzi di pregio, che metto in mostra in bottega e vendo anche nel Mercatino di San Maurizio ... Sono comunque venuto qua per amicizia, e per venirvi incontro … Vi sto proponendo un prezzo equo: onesto ... Se poi non ci state, e pretendete troppo: amici come prima, e me ne vado via a curare i miei affari ... Non è che sto qui a supplicarvi e a chiedervi l’elemosina … Gli affari sono affari ... Stiamo mettendo in piedi una transizione commerciale ... Anche se un po’ così: alla buona … Fra amici.”
“Mi pare che qua stiamo a tirare troppo per niente ... Stiamo perdendo tempo con questi discorsi.” s’intromise l’altro “compra-vendi”: “Va beh l’amicizia … ma dobbiamo pensare anche ai nostri interessi … Ieri sera per telefono sembrava cosa già fatta e conclusa … Adesso state tirando fuori discorsi … Ha ragione lui: chi volete che prenda sta ròba presa così male ? … Adesso intanto si dovrà asciugarla e recuperarla per poterla poi eventualmente rivendere … E saranno spese prima di poterne ricavare qualcosa ... Non è che il restauro costi niente.”
“Ma va là piansimòrto !” s’intrufolò di nuovo a dire il Sacrestano: “Non far l’Avvocato della situazione ! … Ti conosco da una vita ormai … Sai condurre bene i tuoi affari … Compri cose come queste per una pippa di tabacco mostrando di venirci incontro e di farci un gran favore, e poi, dopo una spolverata, le rivendi a peso d’oro a qualche danaroso compratore straniero, come fossero tutti pezzi d’arredo unici e antichissimi, introvabili … da museo … e ci fai sopra un buon malloppo ... Dai: ti conosco … Non siamo nati ieri … Sappiamo tutti com’è la vostra bottega.”
Mentre li ascoltavo discutere, osservai intanto oltre alle cose allineate lungo la parete, anche due grosse sporte ricolme che pendevano già dalle braccia dei due “compratori” ... Erano piene di “ogni ben di Dio in partenza” ... Fuori sulla strada, infatti, giusto sulla porta della chiesa, avevo aggirato entrando un pesante carretto carico di scatoloni, casse e voluminosi sacchi neri da spazzatura. Non ci avevo fatto caso entrando: pensavo fosse il carretto lasciato provvisoriamente là da uno dei tanti carrettieri che trafficavano ogni giorno fra le barche e la riva di Campo San Barnaba ... Era il carretto, invece, dei due antiquari raccattatori avveduti d’anticaglie.
“Io non venderei.” m’intromisi di nuovo “impiccione”.
“Oh ! … Riecco spuntare l’idealista … L’Eretico !” mi si rivolse il vecchio Prete facendomi un cenno con la mano: “Sei sempre perso dietro ai tuoi celesti principi e valori … Impara ! … Qui ci vuole un po’ di concretezza, invece … Come pensi che si possano pagare i lavori per rimettere in sesto tutto il macello provocato dal temporale ? ... Solo pregando la Divina Provvidenza ? … I restauratori e gli artigiani vogliono soldi … mica preghiere e discorsi … Non si lasciano affatto imbrombolare da uno dei tuoi contorti temporali dottrinali ?”
Scoppiarono tutti a ridere ... Perciò contraccambiai la battuta accennando ad andarmene: “Non ho voglia di star qui a discutere con lei: Grande Inquisitore ... Spero che la pioggia di ieri abbia bagnato e spento “una tantum” anche le sue velleità da Giustiziere medioevale, e la sua voglia di falò iconoclasti.”
“Non si sono bagnati solo i miei desideri.” rispose sornione l’anziano Prete: “Qui è piovuto dentro dappertutto … Mezza San Barnaba è andata in ammollo ... Al di là di tanti discorsi e batture: qui servono soldi.”
“Ha ragione.” riprese l’antiquario: “Venezia è sempre così: acqua ovunque … E’ tutto vecchio e cadente: basta un alito di vento e un po’ di pioggia in più, che tutto va in rovina, s’ammuffisce e si logora ... e serve sempre una montagna di soldi per risanare e mettere di nuovo tutto a posto.”
“Già … Qui, infatti, ieri s’è rovinato tutto … Guarda quanta roba c’è da buttar via.” precisò il Sacrestano indicando tutte le cose esposte attorno: “E’ un disastro !”
“Qui servono soldi per sistemare.” proseguì ancora “furbetto” mostrandosi preoccupato: “Non crederete forse che si possa restaurare tutto con le elemosine dei Fedeli che non arrivano più ? … Sono cambiati i tempi, lo sapete … La gente non da quasi più niente alla Chiesa … Non ci sono più i benefattori e le elemosine di un tempo … Sono io che vuoto le cassette in chiesa, e sono ancora io ogni volta quello che fa “la conta”: viene su solo una gran miseria ... Quattro bèssi matti (denari di poco conto).”
Compresi distintamente allora la piega ben precisa che aveva già preso tutto quel tramestio. Così come intesi che quel contrattare prima della mia intrusione era già giunto a conclusione. Riposai di nuovo gli occhi sui borsoni appesi al braccio dell’Antiquario. Spuntavano anche le cornici di vecchi Reliquiari intarsiati.
“Ma quelli non sono ciarpame e carabattole !” provai ancora ad aggiungere: “Non sono i vecchi Reliquiari della chiesa ?”
“No ... Cioè: si … Ma sono diventati ormai brutti e rovinati … Sono di poco valore … Non sono preziosi ... Impresentabili ... Non si potrebbe più in ogni caso esporre in chiesa cose del genere …”
“Ma sono pur sempre i Reliquiari della chiesa ... No ?”
“Reliquiari … Reliquiari.” borbottò l’anziano Prete distogliendo lo sguardo … Gli Antiquari da parte loro non aggiunsero una parola, Parevano essersi estraniati del tutto dalla scena, tutti dediti com’era a controllare oggetti, scatoloni, e sacchi e pacchetti.
“Vedi Don.” provò ancora a spiegarmi il Sacrestano prendendomi amichevolmente per un braccio: “Sai meglio di me come funzionano oggi certe cose: “Aiutati che il Ciel ti aiuta” … e: “Una mano lava l’altra” … Certe cose oggi non si usano più. A chi vuoi che interessino i Reliquiari della chiesa di San Barnaba ? … A nessuno … Qui stiamo rischiando di chiudere “bottega” da un momento all’altro … Neanche ai Preti interessano più certe cose, se proprio devo essere sincero … Le consideriamo tutti: carabattole accessorie, cose che ormai hanno già fatto il loro tempo … E poi non si tratta mica di oggetti d’oro … di cose di pregio dal valore altamente artistico … A che serve lasciarle là ? … A buttar via altri soldi per conservarle ? … Siamo capaci solo di guardarle marcire del tutto prima di buttarle via … Qui si deve avere una mente più aperta ed elastica nel considerare certe cose … Io la penso così … Sarebbe il bene di tutti.”
“Non mi scambi per blasfemo Reverendo.” mi si rivolse chiosando sottovoce uno dei due bottegai alzando timidamente la testa e guardandosi intorno come a non voler essere sentito da qualcuno: “Chi vuole che creda ancora oggi in questi giorni moderni all’efficacia delle Sante Reliquie ? … Siamo seri: sono cose del Passato, che oggi hanno perso il loro significato … Non contano più niente ... Chi vuole che gli dia credito ? … Qualche ultima vecchietta bigotta forse ?”
“Ma sono pur sempre cose offerte dalle persone di questo posto … Hanno anche un valore affettivo oltre che devozionale e storico … Non si possono buttar via così ... Ve la immaginate la gente povera della Contrada di San Barnaba, che per secoli si è a volte privata del poco che aveva, pur di riuscire e confezionare e offrire alla chiesa questo tipo di cose ? … Non si può dire che non valgono niente … Hanno valore solo per questo.”
“Ma va là !” s’intromise di nuovo l’altro Prete: “Si vede che sei appena nato, e non capisci niente di come funzionano certe cose … Hai la testa fra le nuvole … Ti perdi dietro a vecchie tradizioni ormai morte … Qui serve pagare i restauri dei danni procurati dalla pioggia ? Chi vuoi che paghi ? I Santi e la Madonna delle Reliquie forse ? … O i Fedeli che non offrono più niente ? … Vuoi forse che lasciamo lì la grondaia rotta, così che pioverà dentro sempre di più, e poi ci crollerà tutta la chiesa in testa ? … Dobbiamo svegliarci dai ! … Sfruttare al meglio le poche risorse che abbiamo … Dobbiamo vedere le cose nella loro concretezza, senza farci prendere tanto inutilmente da nostalgie ridicole.”
Che potevo rispondere ?
“Capisco il problema … Ma possibile che non esista un altro modo per andarne fuori ?... Non si può andare in cerca di qualche ente munifico, di qualche ricco benefattore straniero, o di qualche banca che finanzi i restauri in cambio di un po’ di pubblicità e di qualche nuovo cliente ?”
“Hai voglia di farci ridere vero ? … Con tutto rispetto: ma in che Venezia stai vivendo Don Stefano ?”
“Questa vecchia Rettoria di San Barnaba non ha nessuna risorsa.” aggiunse il vecchio Prete barbogio: “Certe cose dovresti saperle … Che cosa dovrei fare secondo te ? … Vedi soluzioni diverse percorribili ? ... Qua: temporale dopo temporale, e giorno dopo giorno tutto va in rovina e in abbandono … O ci s’ingegna, o tutto ci crollerà in testa andando in malora ... Non ti dico neanche di quali urgenti interventi avrebbe bisogno questa chiesa ... Ma non importa a nessuno ... Sai quante volte ho provato a chiedere, domandare ? Quanto ho segnalato, chiesto, fatto presente, relazionato ? … Pensi che qualcuno mi abbia risposto ?”
“I soldi non piovono come “grazia” dal Cielo.” precisò il Sacrestano: “Tu fai da poco il Pretino in giro, ma non sai che cosa costa mantenere in piedi chiesoni come questo ... Laggiù davanti, ad esempio: c’è la facciata che sta camminando verso il Campo … Servirebbero milioni per ripararla, e per fare in modo che non cada giù … C’è qualcuno che se ne sta preoccupando secondo te ? … Nessuno: questa è la verità … Tutti fanno finta che il problema non esista, e che sia competenza d’altri, per non sganciare finanziamenti e soldi … Dobbiamo lasciare allora che tutto vada in malora ?”
“Mah … Da una parte avete ragione, ma dall’altra vedo questo come un discorso con soluzioni ambigue … Con questa scusa allora: vendiamo tutto, disfiamoci di candelieri, opere d’Arte, arredi e abiti liturgici, e di tutto il resto … Non serve più niente: tutto è Passato … e ci sono subito pronti qua: questi, che arrivano immediatamente con barche e carretti, con quattro soldi, e belle idee per riciclare tante cose … Ogni cosa diventa occasione buona per far mercato … Tanto non ci sono inventari aggiornati, e non c’è nessuno che controlla … Ho visto benissimo in giro sulle bancarelle: vecchie chiavi di chiesa, “cartegloria” trasformati in specchi, e calici, pissidi, decorazioni dei Confessionali, e tanta altra oggettistica che può spuntar fuori soltanto da luoghi come questo … E’ uno scempio tristissimo secondo me ... Non è salvare il salvabile come pretendereste di dire voi.”
“Mah ? … E’ tempo perso rimaner qua a ragionare con te … Tanto non vuoi capire … Qui serve raccattare soldi in qualche modo per sistemare e mettere a posto ... Se non si fa così, fra poco non resterà più niente da sistemare, e neanche da poter vedere.”
“E vendere ...”
“Non c’è alternativa … Serve far così ... Forse capirai di più andando avanti, strada facendo, quando avrai più anni e più esperienza.”
“Spero di non capire e non imparare in realtà.”
“Non vorrei che lei pensasse che noi siamo dei dissacratori e mezzi ladri … Non è così … Cerchiamo solo di renderci utili, anche se fiutiamo l’affare … Serve “dare un colpo al cerchio e una alla botte” per risolvere il problema ... Potremmo ignorarvi, e lasciarvi affondare nel vostro brodo … Se ci pensa: è anche un modo per venirvi incontro e aiutarvi.”
“Mah ? … Lasciamo perdere … Non stiamo qua a farci tanti scrupoli inutili … Don Stefano capirà forse queste cose quando diventerà responsabile come noi del destino di questi ambienti cadenti ... Vedrai: la penserà diversamente ... Lasciamo Tempo al Tempo … Oggi intanto: non mi pare che si possa agire diversamente da così.” concluse il vecchio Rettore, quasi a voler mettere il coperchio finale su tutta la faccenda.
“Mah ? … Rimango della mia idea … Per quanto secondarie e di poco valore artistico, si tratta pur sempre di storiche Sacrosante Reliquie ! … Non sono affatto affezionato a certi contenuti tradizionali un po’ bigotti, ma li considero parte integrante della Tradizione Veneziana da conservare.”
Prese ancora un’ultima volta la parola uno dei due compratori, mentre già i Preti s’erano allontanata confabulando per gli affari loro: “Mi scusi Don … Non la conosco, ma vedo che lei è giovane ed entusiasta … Secondo me hanno ragione loro. Mi scusi se mi permetto, ma le sembra che abbiano davvero valore queste vecchie cose ? … Siamo seri: sono paccottaglia … Roba che un tempo immagava e calamitava in chiesa i Veneziani e le vecchiette della Contrada … ma che oggi non valgono più niente … Non hanno una vera valenza storica ... Io me ne intendo: sono solo oggetti nostalgici … un po’ vuoti, pompati su nel loro significato da rare persone come lei ... Ai più non interessa più niente di queste cose.”
“Ha ragione lui.” s’aggiunse l’altro: “Con tutto rispetto … Le dirò anch’io, che pur non essendo affatto credente, però m’interessa molto il fatto Veneziano ... Io giro e lavoro molto per Venezia, e da tanti anni ormai. Ci sono sparse ovunque e si possono trovare cose incredibili nei palazzi, nei vecchi Conventi e nelle chiese … Però: siamo obiettivi e onesti … A chi vuole che importino certe cose ? Crede che ci siano ancora persone che si affidato a cose del genere ? Un tempo erano specchietti per le Allodole, aggeggi considerati buoni e miracolosi … Oggi non hanno più alcuna valenza cultuale, e forse neanche storica … Servivano una volta per accalappiare creduloni … Oggetti messi in piedi per attirare le persone … Andavano bene per i Pellegrini che passavano di qua ... Ed erano utili per qualcuno per spillare soldi … Ma per noi di oggi ?”
“E così.” precisò ulteriormente il vecchio Rettore tornato indietro: “I Pellegrini devoti venivano qui a Venezia per imbarcarsi o di ritorno dalla Terrasanta. Perciò i Veneziani facevano trovare loro tutto ciò che cercavano e volevano ... Volevano vedere montagne di Sante Reliquie ? Eccole qua ! … Venezia ne era stracolma …Volevano “miracoli” e Indulgenze per la Salvezza Eterna ? … Eccole ! … Qui in Laguna non mancava niente: c’erano Reliquie e soluzioni per tutti i gusti … Se voleva un Pellegrino poteva rimanere qui in Laguna anche per sempre. Non avrebbe mai finito di trovare e gustare la scorta senza fine delle “belle cose” che Venezia aveva da ostentarli e proporgli.”
“Noi Veneziani abbiamo sempre avuto nel D.N.A. in senso degli affari e del commercio.” sghignazzò uno degli Antiquari: “Di fronte a un buon bicchiere di vino: ogni Dio, Religione, Stato, Mercante e Veneziano trovavano sempre un loro proficuo accordo ... e tutti alla fine erano contenti.”
“Già … E i Veneziani di allora, per far contenti tutti: sia Pellegrini che residenti, aprivano la saccoccia e andavano a rapinare Sante Reliquie e Santi Corpi in giro per tutto il mondo … Così che chi giungeva a Venezia, invece, che per un mese soltanto, se ne rimaneva in Laguna per due, tre, quattro … o anche per sempre, ed erano buoni affari per tutti ... Ho letto la Storia: a Venezia era tutta una Funzione, una Messa, una Festa e una Processione continua … Le chiese di Monasteri e Contrade erano dei brillanti tesoretti, e delle “macchine formidabili acchiappasoldi”, e chi più ne aveva più ne metteva … Anche in questo modo Venezia ha saputo diventare grande.”
“Tutto vero … Ho letto anch’io certe cose: oggetti come questi e Sacrosante Reliquie spuntavano ovunque qui in Laguna come funghi dopo la pioggia … Ed era tutto un mercato, un business senza fine durato secoli ... e noi di oggi: siamo qua a raccoglierne i rimasugli, le memorie e qualche coccio.”
“Che vorreste dire ? … Che noi di oggi, visto che i Veneziani di una volta “baravano devotamente” per far Venezia grande, e che siccome non crediamo più a certe cose, né ci serviamo più di certi “affabulanti tranelli da commercio Religioso”, siamo liberi di buttar via e liberarci di ogni cosa per quattro soldi ? … Mi pare un po’ meschino.”
“No … Per carità: non si butta via niente, né tantomeno la Tradizione e le cose buone … ma solo quelle superflue, quelle che non servono più, che sono vistosamente inutili … Le cose dotate di minore credibilità … quelle di minor valore.”
“Mah ? … A proposito di Eretici da bruciare: mi sa che stavolta con questi squallidi discorsi che fate, toccherebbe piuttosto a voi di salire sul rogo in Campo Santa Margherita.”
“Dai !” mi disse infine il vecchio Rettore: “Non farla grande … Tu prendi sempre le cose troppo sul serio … Si tratta in fondo solo di paccottaglie … “Sante patàcche” se vuoi … ma pur sempre patacche: robètta … In fondo non si tratta mica di oggetti preziosi d’oro tempestati di gioielli ! … Ne per queste carabattole ci va di mezzo la Fede che uno ha … o non ha.”
“Povera Venezia … Anche in questo modo, pezzo dopo pezzo, viene smantellata dal suo stesso interno e lasciata andare in rovina ... Quel che rattrista poi, è che siamo proprio noi Preti e genti di chiesa, i custodi di questi tesori, a rifilare al rigattiere tante belle cose ricche di significato … Ed è un vero peccato.”
“Antiquari … Non rigattieri Don … E’ diverso … Siamo dei Professioni seri, degli estimatori … Non mandiamo al macero le cose, ma le rivalorizziamo … Cambiamo loro i connotati e la destinazione d’uso, e così le salviamo … Dovreste forse anche esserci riconoscenti per quanto facciamo … Un vecchio Reliquiario può sempre diventare un bel specchio d’epoca da salotto, così come certi drappi antichi possono arredare ad effetto le pareti di un ufficio: meglio di una tappezzeria ... Non buttiamo via niente, non roviniamo, ma reinterpretiamo l’uso di un’opera ridandole vita nuova … Le pare un male ?”
“Per le vostre tasche: no di certo.”
“Ma no Don … Non la butti così sul tragico: è la vita … E’ il Lavoro, e gli affari … Non veda tutto in modo così piccolo: è sbagliato. Da uomini avveduti che siamo, si cerca sempre di far contenti un po’ tutti: i Preti da una parte che hanno bisogno di soldi, e noi: che lavoriamo sul mercato di questo genere di cose … Se vuole: sono le regole dell’Economia Mercantile che ha da sempre caratterizzato Venezia … Siamo un po’ come i vecchi Mercanti di un tempo.”
“Che hanno saccheggiato tutto il Mediterraneo e l’Oriente in nome di Dio e della Giusta Fede … Gesù Cristo ci butterebbe fuori tutti a pedate e frustate ...”
“E avanti con sta storia … Sei sempre il solito sofistico … Leggi sempre tutto ciò che accade a modo tuo … Non vedi mai l’aspetto pratico e positivo delle cose.”
“Quello del portafogli intende ?”
“Il rogo bisognerebbe accendere … Lo ripeto sempre ... O perlomeno: strapparti la lingua … Ma forse: non capiresti lo stesso.”
Il campanile dei Carmini in fondo al Canale suonò sonoramente le dieci di metà mattina … Ero in ritardo con la Scuola.
Rimessa la mia chitarra in spalla, me ne sono allora andato uscendo da quel discorso surriscaldato inutile … Non esiste più sordo di chi non vuol sentire … Inutile rimanere lì a discutere a vuoto.
“Viene fuori una sera a cena con noi Don ? ... Quando concluderemo questo affare ? … Ormai siamo in confidenza mi pare.”
“Mah ? … Non so … vedremo …”
Che fine avranno fatto quei vecchi Reliquiari ? … e tutte quelle cose bagnate dalla pioggia ?
Forse l’avrete già capito … E quella grondaia rotta ? … quei locali scrostati e umidi ?
Sapete com’è andata a finire la storia ? A sorpresa la grondaia è rimasta ancora rotta per anni e anni, mentre i Reliquiari e tutto il resto delle “Sante Patacche” hanno preso il volo scomparendo per sempre. Ho provato una volta ironicamente a chiedere al Sacrestano e al vecchio Rettore: “E allora ? Come procedono i lavori ? … Piove ancora dentro ? … Mi sa che servirà ancora vendere qualcos’altro.”
Entrambi mi hanno ricambiato col silenzio e uno sguardo torvo da fulminarmi … Non sono riuscito a fare a meno d’osservare i pugnetti del vecchio nervoso Prete stringersi, mentre il Sacrestano mi ha sorriso furbetto con la sua solita cordialità ruffiana “d’ordinanza”.
Non sono ritornato più sull’argomento con loro … Se non una volta diversi mesi dopo, quando per caso durante uno dei miei giri per Venezia, ho riconosciuto su una bancarella di un mercatino d’antiquariato alcuni degli oggetti visti quel mattino ammonticchiati nella Sacrestia di San Barnaba ... A fine mercatino: non c’erano più: venduti !
“Chissà chi li avrà comprati ? … e che ne farà ?” esordii quella sera a Cena con i Preti seduto ancora una volta di fronte al vecchio Rettore di San Barnaba.
“Ancora avanti con questi discorsi ? … Non ti arrendi mai ? … Perché: non lasci perdere ? ... e ti gusti, invece, questi succulenti bocconi e questo buon vinello ? … Fattene una ragione di certe cose … Non far sempre lo schizzignoso arrogante … Diventi antipatico.”
Riandando nella mia mente a questo vecchio episodio, ho scritto: “Sante Patacche” … e la Domenica di Lazzaro ai Frari”: la “Una curiosità Veneziana per volta.” n° 323 che posterò domani ... Provate a cimentarvi nel leggerla, se ne avrete voglia.