#unacuriositàvenezianapervolta
331
I luoghi dello Spirito Santo sulle
Zattere:
un curioso quanto costoso Passaporto
per l’Eternità
Verso la fine degli anni settanta, all’inizio eravamo un
gruppetto di circa sei-sette giovanotti studentelli intenzionati di andare a
caccia nel tempo libero di Luoghi e Preti più o meno dimenticati
lasciati al margine del microcosmo Preteresco e Cattolico Veneziano.
Avevano intuito già da allora che certi luoghi fragili e personaggi decadenti stavano
ormai correndo verso la loro storica chiusura e scomparsa. Volevamo provare allora
a raccoglierne quasi le ultime voci, le flebili eco rimaste ancora vive nei
luoghi … Prima che fosse troppo tardi, e che tante cose, storie e tradizioni finissero
nella dispersione anonima della Storica Memoria.
Da sei-sette che eravamo all’inizio, piano piano, incontro
dopo incontro, ci riducemmo sempre di più: cinque, poi tre, e infine soltanto
due: io e Paolo ... Perfino il nostro tutor abbandonò l’impresa
considerando quei pomeriggi noiosi e dispersivi: un “pesante polpettone”.
Era vero … A volte incappavamo in persone e Preti solitari poco costruttivi, che
non attendevano altro che incontrarci per sfogare disavventure, frustrazioni e
amarezze … In quei luoghi Veneziani datati, c’era spesso un “vissuto
sommerso” fatto di disattenzioni, dissapori, pettegolezzi, critiche, e
spiacevoli esperienze fin troppo taciute e ignorate, ma era altrettanto vero
che lì c’era anche un vero e proprio patrimonio d’infiniti aneddoti e storie
curiosissime tutte da scoprire e sapere … Era un’occasione da non perdere secondo
noi, e lo fu veramente.
Io e Paolo quindi, facemmo buon viso a cattiva sorte, e
incuriositi più che mai decidemmo di proseguire in quella specie di particolare
ricerca di quella parte un po’ oscura ma speciale di Venezia ... Oggi, infatti,
quella Venezia non c’è effettivamente più: è scomparsa ormai del tutto.
I ricordi di quei giorni lontani popolano ancora la mia mente
… Pioveva fitto quel sabato pomeriggio: “scravassàva di brutto”,
quando con Paolo uscimmo dal Seminario sotto l’unico ombrellino sgangherato che
il vento ci strappò via con violenza lungo la Fondamenta delle Zattere
che stava spazzolando da ore ... Arrivammo zuppi come uccelletti sulla porta
della chiesa dello Spirito Santo, per fortuna non molto distante,
ed entrammo, perché era normalissimo in quegli anni che la chiesa fosse
giornalmente aperta a tutti. L’attraversammo avvolta nell’atmosfera ombrosa del
temporale, e ci avviammo verso la Sacrestia in fondo dove avevamo appuntamento
con Don Gastone Vio: l’ultimo storico Rettore dello Spirito
Santo sulle Zattere ... Si: proprio lui, l’Emerito studioso di
Venezianità, l’incallito ricercatore e frugatore indomito degli Archivi Veneziani.
Ricordo come fosse ieri il gorgheggio contorto e garulo di un
Merlo che entrava da una finestra socchiusa affacciata sul vicino
giardino-cortile che un tempo era stato delle Monache dello Spirito Santo
... C’era un intenso profumo di Primavera nell’aria, che in qualche modo
addolciva il fastidio umido del bagnato temporale ... Avevo l’intera pioggia di
quel pomeriggio dentro alle scarpe e calze, che facevano “cic-ciàc”
mentre camminavamo attraverso la chiesa.
Dopo qualche minuto d’attesa nello stanzone deserto, sentimmo
un robusto sferragliare di chiavi e serrature in un angolo, e apparve Don
Gastone impettito e austero come sempre.
Era un uomo-Prete un po’ taciturno e tutto d’un pezzo:
convenevoli pochissimi, uno Storico molto competente che conosceva “a
menadito” ogni cosa di Venezia. Possedeva un mare di conoscenze, che
sapeva trasmettere in maniera puntualissima e curiosa … Infatti: iniziò subito
a parlarci come un fiume in piena, una cataratta del Cielo spalancata simile
alla pioggia che continuava a scrosciare di fuori. Era piacevolissimo e
interessantissimo ascoltarlo, anche se percepivamo che non attendeva altro che di
poter esternare finalmente il tanto che sapeva ... Fossimo stati cento, avrebbe
detto le stesse identiche parole minuziose, accalorate ed entusiaste … C’eravamo
solo io e Paolo però ... Don Gastone era un nostalgico della Fede
e dei “modi andati di un tempo”: un Prete di un’altra epoca, un
po’ bigotto, sostenitore incallito di un Etica-Dottrina-Morale
ormai superata e fuori moda, e fautore di uno stile e di contenuti che non interessavano
quasi più a tanti … Lui però era avvinto dalle sue convinzioni, e ne era comunque
fautore e sostenitore quasi mai stanco ... Fra una parola e l’altra, infatti, timidamente
c’induceva a pensarla un po’ alla sua maniera.
Figurarsi noi, invece, con tutto il tumulto giovanile e
l’entusiasmo che avevamo dentro: certe cose che ci raccomandava entravano da un
orecchio e uscivano frettolosamente dall’altro ... Che grandi tempi sono stati !
Ogni tanto mentre ci parlava “a raffica”, il
volto di Don Gastone pareva quasi incepparsi esternandosi in una specie di
smorfia che non riusciva a contenere. Era come un tic nervoso che gli faceva
sbattere brevemente le palpebre, e ritmare e incastrare brevemente la parola ...
Si riprendeva subito però: durava solo qualche attimo, e ripartiva con tutta la
sua verve traboccante e coinvolgente.
C’inchiodò subito nella mente prendendosi tutta la nostra
attenzione dicendoci che lì dentro niente era stato lasciato al caso: “Qui
sono stati rispettati e applicati dei canoni architettonici ed estetici
rigorosissimi … Si è ragionato sulle misure dell’edificio: lungo 31 m e 60,
largo: 15, alto: 11e 50 … Mi direte: embè ? Che vorrà dire ? … Vuol dire tanta
ròba perché qui tutto è stato realizzato rispettando il preciso rapporto numerico
degli schemi Rinascimentali Albertiani … Chiesa lunga tre volte l’altezza: a
richiamo all’aspetto Trinitario di questo edificio … Larghezza e altezza in
proporzione di uno a due e a tre: come Dio Uno e Trino con lo Spirito Santo ...
Una sorta di magia architettonica di cui oggi saremmo incapaci, e di cui
abbiamo perso sapore e tracce … C’è un ritmo architettonico e progettuale
dentro a questa chiesa, simile a quello con cui costruivano i Templi
dell’antichità Greco-Romana-Egiziana-Orientale … Lo si vede e riconosce in
quasi tutto ciò che contiene, che è sempre ben collocato con grande armonia di
timpani, modiglioni, archi, decorazioni tortili a spirale .... Niente è stato
lasciato al caso qui dentro: questa “scatola Sacra” è stata ideata in modo
molto più complesso del Cubo di Rubik.”
Ci guardavamo sorpresi da quei paragoni io e Paolo, e poi ci
guardavano intorno lasciandoci prendere dalla suggestione delle policromie e dalla
gustosa grande varietà delle forme … Raffinatezza, illusionismo, intrecci di
elementi cubici a incastro, fiorami geometrici, numeri nascosti, significati
inclusi ovunque fin dentro ai colori dei marmi e al numero dei gradini degli
altari, che erano volutamente cinque: “Qui si fa riferimento alla Rosa
dei Venti, aiMisteri del Rosario, ai Punti Cardinali e alle
Stelle del Cielo, ma anche alla Càbala Ebraica, alle Rotte Mediterranee, e di sicuro
ai nuovi dettami dellaForma Urbis Rinascimentale che si voleva a
Venezia … Unameraviglia !”
Era piacevolissimo ascoltarlo, procedeva con una cadenza e un
modo aulico del parlare solenne e forbito, che pareva scappato fuori da un
libro del 1700 ... Azzimato dentro al suo giallo sorriso, quasi ci avvolgeva
con la sua valanga di notizie … Pochi conoscevano le vicende di quel luogo
dello Spirito Santo sulle Zattere come lui, ci snocciolava tutto
quanto sapeva seguendo una trama che aveva chiarissima in mente. Di ogni cosa,
anche delle più piccole e apparentemente insignificanti, ci svelava e raccontava
tutto dall’inizio alla fine ... Date, personaggi, aneddoti, opere d’Arte
sembravano uscire dalla sua bocca rese e dipinte in maniera significativa e
appetibilissima: unica, generata apposta per me e Paolo … Don Gastone era come
un libro vivo spalancato davanti a noi … Anzi: un’intera avvincente
Enciclopedia e Biblioteca esclusiva messa in quel pomeriggio piovoso a nostra
disposizione.
Le ore si riempirono e corsero via quasi avessimo tolto le
lancette all’orologio … Rimanemmo sempre lì in piedi a girovagare avanti e
indietro per la chiesa e i suoi ambienti al seguito di Don Gastone: sembravano
due cagnolini scodinzolanti al guinzaglio ... Non ci offrì neanche un semplice
bicchiere d’acqua, e sembrò stupirsi non poco quando gli chiedemmo di poter far
pipì … Stava come dentro a una trance culturale da dentro la quale non mancò di
raccontarci quasi nulla … Ci disse proprio tutto sui Luoghi dello Spirito
Santo delle Zattere.
Come
riferirvelo ? … Don Gastone partì subito “in quarta”
col dirci che all’inizio Chiesa e Convento dello Spirito Santo esistevano sulle
Zattere ben prima che ci fossero le famose Basiliche-Tempio della Salute e del
Redentore da una parte e dall’altra del Canale della Giudecca: “Fatalità
il Complesso dello Spirito Santo sta giusto in mezzo fra i due: sarà solo un
caso ? … Credo proprio di no … La prima fabbrica di Santo Spirito sulle Zattere
è ben visibile sulla Carta “a volo d’uccello” di Venezia realizzata dal De
Barbari nel 1500. La prima chiesa delle Monache aveva l’abside immersa nel
Canale della Giudecca, rivolta verso “l’Est del Sole-Cristo Luce Nascente”, ed
era stata realizzata in una zona della Contrada di San Gregorio piena di Squeri
e Cantieri, dove c’era anche una Fornace “da mattoni” con un deposito di creta
… Fu l’Architetto Antonio Da Ponte: l’autore del Ponte di Rialto a realizzarla
… Nella “Rennovatio Urbis” d’inizio 1500 poi, la Serenissima fece abbattere e
demolire la chiesa per far spazio alla nuova Fondamenta di scarico delle
Zattere, che andava da Santa Marta fino alla Dogana da Mar e ai Salòni: i
Magazzini dei Sali ... Quella lunga Riva rifatta, allargata e unificata era il
luogo dove approdavano tutti i commerci di pietra provenienti dall’Istria, e dove
arrivavano anche le Zattere del Legname del Cadore usato per le Galee
dell’Arsenale, o per costruire le fondamenta dei palazzi e delle chiese Veneziane
… Arrivavano anche i trabaccoli carichi di legna da ardere per uso domestico, e
non solo quella ... La Contrada di San Gregorio alla Punta dei Sali non era affatto
la zona desueta, defilata e periferica di Venezia che è oggi, l’intera Contrada
era piuttosto un’Insula strategica che ospitava buona parte dell’attivissimo
Porto Commerciale di Venezia dove ruotavano imprese, economie e affari in
prolungamento dei Moli e del Bacino di San Marco su cui si affacciava ... Perfino
i Vecellio avevano “casa da stazio” sulle Zattere allo Spirito Santo prima di
trasferirsi con Tiziano nei pressi dell’Arsenale ... Immaginatevi quindi il
quotidiano accorrere e confluire di tanta parte dei Veneziani di ogni ceto
basso e alto, che venivano qua ogni giorno a piedi o in barca per essere
partecipi del grande e alacrissimo lavorio economico della Serenissima, ma
anche di tanta Grazia Divina e Specialissimi Favori Celesti che veniva di
continuo concessi proprio qui allo Spirito Santo delle Zattere … Credo non ne
abbiate affatto l’idea: ma proprio qui nel Priorato di Santo Spirito sulle
Zattere si è dispensato per secoli ai Veneziani un vero e proprio Passaporto
per l’Eternità e l’Aldilà … Non sto vaneggiando o esagerando, discorrendo
capirete.”
Letteralmente
pendevamo dalle labbra sapienti di Don Gastone: “Separata dalla Calle della
Schola, nel 1506 s’iniziò a progettare e costruire sia l'edificio della
Schola-Confraternita dello Spirito Santo, istituita nel 1492 sotto il Doge
Agostino Barbarigo, che la nuova chiesa su progetto di Antonio Abbondi lo Scarpagnino il
cui appalto dei lavori venne affidato a Stefano lurano da Castiglione ... Nel
1520 le nuove Fondamente delle Zattere erano già state sgombrate, liberate e
realizzate, e il nuovo Complesso di Santo Spirito già rifabbricato del tutto ...
L'area posteriore, che era l’ampio Campiello su cui si affacciava la vecchia
chiesa, adesso ospitava il nuovo Monastero delle Agostiniane strutturato
attorno a un chiostro ... Era stata nel 1483
Maria Caroldo: una Nobile Monaca fuoriuscita dal Monastero Agostiniano di
Santa Caterina di Cannaregio, ad aver il desiderio e la voglia di
realizzare un nuovo Convento sulle Zattere … Diceva che era lo Spirito Santo a
spingerla in maniera irresistibile a compiere quell’impresa … Aveva parlato di
quella specie di sua ossessione col fratello Girolamo, che … fatalità … era
Segretario del Senato della Serenissima, e col Prete Giacomo Zamboni. Venne
assecondata, perciò comprarono di tasca il fondo della Contrada, e vi
innalzarono il Monastero col consenso e l’approvazione di Maffeo
Gerardi Patriarca Veneziano di quegli anni ... Il resto venne da se: in
breve arrivarono alcune Monache del Santa Caterina di Cannaregio, e la Caroldo
venne nominata prima Badessa dello Spirito Santo … Tutto bello e tranquillo
sulle Zattere vero ? … E, invece: no … Perché accadde subito una specie di
eccitata tempesta dentro al Monastero fra la Fondatrice e un Clan di Nobildonne
Monache capitanato dalla Monaca Cecilia Vacca … Costei chiamò in giudizio la
Badessa Caroldo davanti al Patriarca accusandola di gravissimi e turpi
delitti, amoreggiamenti, appropriazioni indebiti e cose così ... La Badessa
Caroldo provò allora a difendersi dichiarandosi innocente, perciò venne
riconosciuta come tale da Antonio Saracco Arcivescovo di Corinto e Vicario
Generale del Patriarca, che la rimise a capo del Claustro dello Spirito Santo
sulle Zattere: qui … a pochi passi di distanza dal famoso Pubblico Ospedale dei
Sifilitici Incurabili voluto dalla Serenissima.”
Rifiatava ogni
tanto Don Gastone, ma solo per un attimo: per il tempo di deglutire ... una
specie di macchina da guerra irrefrenabile.
“La Monaca Vacca non
si arrese, e si appellò quindi alla Sede Apostolica di Roma del Papa, che
nominò Giudice sulla questione l’Abate della vicina Abbazia di San Gregorio:
qui a due passi … Al nuovo Patriarca Tommaso Donato giunse il dictat
Papale di riaprire il processo contro la Badessa Caroldo ...
Le accusa
formulate dalla Nobile Vacca erano dettagliate e pesanti: “Maria Caroldo porta avanti tresche amorose col Prete
Giacomo Zamboni che l’ha aiutata a fondare il Convento dello Spirito Santo… S’è anche travestita per girare liberamente per Città e Campagne per
procurarsi altri incontri carnali stavolta con un giovinastro di nazionalità
Greca: pessimo soggetto, al quale sembra aver fatto un sacco di regali, soldi e
oggetti preziosi tolti al Convento … E’ in realtà un pregiudicato condannato
già più volte, un galeotto e per di più straniero ... Donna Caroldo se l’intende anche con un
Medico che fa entrare nelle celle fingendosi malata …”
Stavolta la
sentenza venne capovolta: la Badessa venne privata del titolo, rimossa dal
Monastero che aveva fondato, e rinchiusa severamente in un carcere “da Monache
dentro a un campanile” senza possibilità d’interagire con chiunque ...”
“Povera donna !”
“Già … Nella
successiva puntata storica, non si sa come … forse perché i soldi a volte sanno
far miracoli … l’ex Badessa Caroldo riuscì ugualmente tramite alcuni parenti che
riuscì a contattare a rivolgersi al Papa Alessandro VI, che di nuovo riaprì
la questione mettendola nelle mani del Patriarca di
Costantinopoli Girolamo Lando e di due suoi colleghi Vescovi.”
“Come andò a
finire ?”
“Non si sa: non si seppe più niente della Monaca
Carolda … Alcuni raccontano che nel frattempo era morta, mentre nel Monastero
sulle Zattere continuavano le faide fra le Famiglie delle Monache Nobili
Veneziane … Un’altra voce racconta, invece, che la Caroldo riuscì a fuggire scappando
fino a Roma, dove morì di Peste nel 1498 … A Roma un ulteriore processo con
sentenza a lei favorevole l’aveva rimessa in carica … Non si sa bene: Misteri dei
meandri della Città Eterna, della Storia e del Tempo … Di sicuro bisogna
dire che mentre si trascinavano le causa contro l’ex Badessa, le Monache dello
Spirito Santo si diedero parecchio da fare incrementando a più riprese le
economie e ingrossando non poco il patrimonio dello stesso Monastero ... Fu nel
1493, infatti, che le Monache ottennero “grandi favori” da Papa Alessandro VI che con apposito Diploma Pontificio equiparò “la Casa dello Spirito Santo di
Venezia” all’Ospedale di Santo Spirito in Saxia di Roma “con le due croci
incrociate come simbolo”.
Interessantissimo
!
Don Gastone ci accompagnò in giro ovunque passando in
rassegna pezzo per pezzo la “sua creatura” ... Continuò a
sciorinarci date, dettagli e note circa la realizzazione di ogni cosa che
avevamo davanti agli occhi. Ci disse dei pagamenti agli Artigiani per rifare
l’Altare Maggiore, e di come le Monache boriose e battagliere fecero rimuovere
la Pala realizzata da quelli della Schola dello Spirito Santo
estromettendoli dalla chiesa: “Tolsero il costoso quadro dall’Altare realizzato
dalPolidoroin cui erano raffigurate le facce dei
Guardiani e Vicari della Schola e dei Benefattori, e lo fecero riporre in uno
stanzone della Schola dove rimase fino al 1834 … Fu un
vero e proprio dispetto delle Monache: una vera e propria rivalsa e vendetta
sui Confratelli poco compiacenti della Schola … Erano molto attivi quei
Confratelli in Contrada: ben voluti dai Veneziani per i quali mettevano a
disposizione ogni anno delle “Opere Pie, e delle Grazie per sponsàr donzelle”…
Ogni iscritto alla Schola, vivo o morto che fosse, versava un ducato
d’iscrizione … Una decima parte di quella somma andava all’Ospedale dello
Spirito Santo in Saxia di Roma di cui la Schola era affiliazione, 4 soldi
andavano al Cappellano della Schola, e una metà andava dritta per Statuto alle
Monache … Solo le rimanenze venivano spese in Suffragi dei Morti le cui tombe
bisognava di continuo onorare processionalmente … “ma senza cantar alla
cavalcaresca” … Le Monache dello Spirito
Santo non si accontentavano, e volevano mungere per benino quelli della Schola
che era diventata davvero ricca … Ogni anno sulle Zattere si organizzava “la
Sagra della Pentecoste” durante la quale succedeva anche la Monacazione-Vestizione-Professione
delle nuove e vecchie Monache dello Spirito Santo … Nel 1689 il festone venne
soppresso dal Patriarca per eccessi di spesa, bagordi e zuffe: c’erano le
Zattere piene di ubriachi, e il Convento delle Monache non era da meno ... Fra
le Monache dello Spirito Santo c’era perfino Marina la figlia naturale del Doge
Francesco Erizzo … Le più di 60 Nobili Monache con le 15 Converse, e la
trentina di “Putte a Spese” a carico, chiamavano con quelli della Schola i
migliori Maestri e Suonatori in circolazione per mettere in piedi Messe Cantate
Solenni, e pagavano profumatamente anche: “Predicatori di grido … Soprattutto
uno che predicava con grande ardore ai Santi Apostoli” … Insomma allo Spirito
Santo sulle Zattere si spendeva e spandeva di continuo … Troppo ! … Ogni
occasione era buona: Funerali, Elezioni di Doge, del Papa e del Patriarca: ogni
volta si faceva una gran Festa convocando a pagamento anche una decina di Preti
per i Riti, che più che spesso finivano poi “in Gloria” e nell’immancabile baldoria
… Allo Spirito Santo c’era perfino un Maestro di Cappella in carica per cinque
anni, che veniva pagato per curare le Musiche e il Canto delle numerosissime
cerimonie che si tenevano in chiesa e nella Schola … Questo per dirvi il
livello e la cura per quanto si organizzava e accadeva di continuo in questi
ambienti … Per le Tre Feste annuali le Monache convocavano anche nomi e Maestri
di Musica illustri come Monteverdi, Bertoni, Rovetta, Cavalli, Lotti e
Furlanetto a 30-50 ducati per volta per “musicare le Vestizioni”, e per
valorizzare e solennizzare ancor più ciò che accadeva in questa Contrada
Veneziana …Venite qua !”
Dall’angolo della Sacrestia, Don Gastone ci portò, quasi trascinò,
in mezzo alla chiesa:“Qui in mezzo doveva esserci un Crocifisso con “le
carpette”, e una Madonna Vestita con 7 abiti, 1 corona da testa in filograna, e
manigli e collane d’oro … I Veneziani accorrevano da ogni parte e ogni giorno
per vederli e venerarli: immaginate gli introiti … A più riprese, infatti, le Monache
cercarono d’impossessarsi in ogni modo della gestione esclusiva della Schola che
incamerava profitti su profitti “facendo lucrare le numerosissime e preziose Indulgenze
ottenute da Roma”: i Veneziani ne andavano pazzi, ed erano disposti a pagare
ingenti somme per ottenerle … Ne andava dell’Eternità … Le Monache però non riuscirono
mai a spodestare quelli della Schola … Fecero perfino ricorso al Doge, ma
inutilmente … Per ripicca un anno il Guardiano della Schola dello Spirito Santo
organizzò una delle sontuose feste delle Monache in modo risibile in chiesa:
c’erano pochissimi celebranti, scarse cere e carenza d’addobbi, e Musica fatta
da suonatori e artisti bassi che suscitarono l’ilarità e la derisione di tutti
verso le Monache ... Le Monache fecero una storica figuraccia, e vennero
accusate di spilorceria e avarizia … Qualche giorno dopo di rimando, la Schola mise
in piedi un festone e delle cerimonie a sue spese per mostrare a tutti come si
dovevano orchestrare Commemorazioni: fu un successone, con grande concorso di
pubblico, molte lodi … e copioso incasso … Alle Monache dello Spirito Santo non
rimase che covare rancorosa vendetta.”
Don Gastone ci spinse poi a visitare laCappella dell’Addolorata
col soffitto a stucchi, e il Barco superiore col Coro delle Monache …
Ci mostrò un bell’Altare in radica, e un gran Crocifisso
intagliato che troneggiava sullo stanzone: “Le Monache diedero 25-30
ducati d’anticipo a Mastro Vincenzo per realizzare 25 stalli del Coro per le
Monache e due stalli più belli per la Badessa e la Monaca Ebdomadaria … Qui
dentro a inizio 1800 si finì con l’ospitare arredi, Preti e persone della
Schola Maggiore della Dottrina Cristiana costretti a fuggire dalla primitiva
sede poco distante sulle Zattere trasformata dai francesi napoleonici in
odorosissimo e fastidioso magazzino per lavorare il Baccalà … Era impossibile
rimanere lì dentro in mezzo a quel puzzore a meditare, dire preghiere, e fare
gli esami, le interrogazioni e le gare “a premi” della Dottrina Cristiana dove
si ricevevano medaglie dorate ... Alla fine quelli della Dottrina Cristiana
presero armi, bagagli e alunni e alunne e vennero qua portandosi dietro il più
possibile: tutto quel che vedete qui intorno … Quadri, arredi, panche, dossali
e molto altro ancora, e tutta la serie dei dipinti con “i Misteri del Rosario”
dipinti da Maestri di stile Tenebroso ... Nel 1821 qui frequentavano la
Dottrina Cristiana almeno 320 alunne con 50 Maestre di Dottrina, e la vecchia
sede della Dottrina sulla Zattere divenne deposito di canapa.”
L’inesauribile
Don Gastone ci spiegò ancora che la Cappella costruita e abbellita dal Murer
Bonfanti venne poi rinominata come Cappella della Madonna del
Pianto… Ogni segno sui muri pareva ispirargli una storia da raccontarci
… Ogni finestra murata e oscurata indicataci pareva celare aneddoti e notizie …
Ogni porta aveva un suo “perché” da dire: “Questa porta e
questa parete sono state poi spostate per inserirvi il cassone del nuovo Organo
che s’affaccia col suo ballatoio-cantoria in chiesa.”
Non avevamo
più occhi e orecchi per guardarci intorno ed ascoltarlo … Tornati di nuovo in
chiesa ci additò ancora un paio d’opere: “Questa è di Palma il Giovane
diventato quasi vecchio … Notate la scala, il corpetto verde, le maniche rosate
… la donna con i due bimbi, e quel nastro vivace della giovane donna …
Quell’altra pala, invece, è stata realizzata da un semisconosciuto Filippo
Stancari … Dovete sapere a tal
proposito, che qui allo Spirito Santo si ospitano ancora diverse opere
provenienti da chiese Veneziane distrutte dall’orda fanatica francese ... Ci
sono tele da Sant’Antonio di Castello trasformato in Giardinetto Pubblico, da
San Biagio della Giudecca atterrato per costruire il Molino Stucky, dalla
vicina Contrada di San Vio, da San Girolamo, e perfino dall’Isola di San
Secondo dall’altra parte della Città: a Cannaregio, verso San Giuliano e Mestre
...”
Ci accompagnò
poi accanto alla porta principale ad ammirare il grande Monumento Funebre
dei Nobili Paruta: “Vedete ? … In questa chiesa vollero aver
spazio e trovar prestigio diverse Famiglie Nobili: i Priuli dal Banco che
finanziarono la facciata mettendoci sopra ben in evidenza un loro imponente
stemma araldico … In realtà Gerolamo Priuli non fu puntuale nel pagare le spese,
tergiversò non poco con i pagamenti dei 140 ducati che doveva per i lavori,
perciò le Monache fecero rimuovere dal loro Procuratore Marco Pegolato lo
stemma Priuli dalla facciata … Infatti: oggi non c’è più …. C’erano poi
presenti i Nobili Cellini, i Morosini di cui si diceva che il Monastero fosse
“una roccaforte di Famiglia” e appunto i Nobili Paruta.
In
verità chi faceva da protagonista e faceva girare le economie di questo posto
era il Guardiano della Schola dello Spirito Santo … A dire di Coronelli: la
Schola aveva più di 400 Confratelli iscritti: 200 erano Preti, mentre gli altri
200 Secolari erano quasi tutti Nobili Patrizi … Nel 1676, siccome i membri
della Schola non gradivano farsi riconoscere durante funerali, funzioni e
processioni pubbliche, ottennero dal Consiglio dei Dieci la facoltà d’indossare
una veste turchina con cappa e cappuccio che copriva il volto garantendo il
proprio anonimato. L’abito era in tutto e per tutto simile a quello indossato
dalla Schola dell’ArchiOspedale dello Spirito Santo in Saxia di Roma.
Santo
Verde: Guardiano della Schola, fu lui ad arricchire più di tutti e a completare
la chiesa ... Il Guardiano della Schola era uno dei 5 Commissari di fiducia
scelti e inviati a Venezia dall’ArciOspedale dello Spirito Santo in Saxia di
Roma … Fu sempre il Guardiano Santo Verde con i suoi Confratelli a gestire con
estrema oculatezza la “fabbrica spirituale e la macchina da soldi della Patente
per l’Eternità offerta soprattutto ad Ecclesiastici e Nobili” ... Ogni anno racimolava
500 ducati spendendone 300 e investendone altri 200 ... Altri 25 ducati venivano
investiti al Monte Nuovo o alla Camera degli Imprestidi della Serenissima per
accrescere ogni volta il capitale istituzionale della Schola ... Più oculato di
così ?”
Anche i Nobili
Paruta presenti in chiesa erano Nobili importanti che contavano … Fin dal 1381 i
Paruta erano una Nobile Casada Novissima “Clarissima per le Dignità Ecclesiastiche
che ricoprirono, e per le belle prove di valore dimostrate durante le Guerre
contro i Turchi” … Erano giunti a Venezia in Contrada di Sant’Anzolo all’inizio del 1300 insieme ad altre
famiglie da Lucca dedite alla
manifattura e commercio della Seta … Fecero subito fortuna a Venezia
assurgendo al Patriziato
per i contributi offerti alla Serenissima durante la Guerra di Chioggia insieme
ad altri otto Casati: Caresini, Condulmer, De Garzoni, Negro, Orso, Da Porto,
Vendramin e alcuni dei Girardo ... Uno dei Rami dei Paruta più importanti andò
poi a risiedere nel Sestier di Dorsoduro in Contrada di San Pantalon, in Corte
oltre il Campiello Angaran detto Zen sopra il Rio
di San Pantaleone … Filippo Paruta fu Vescovo prima di
Cittanova nel 1426, poi di Torcello fino al 1448, e di
Candia fino al 1458 ... Paolo Paruta, invece: fu Storiografo
Ufficiale della Repubblica, Podestà di Brescia, Ambasciatore a Ferrara,
Cavaliere, e Procuratore di San Marco, Mercante ad Alessandria d’Egitto,
protagonista Letterario e autore-scrittore dei “Discorsi Politici” … Anche lui abitò a
San Pantalon ... Andrea Paruta fu Ambasciatore di Venezia in Egitto ... Nel
1541 fra le 19 Nobili Monache Professe di Santa Caterina di Mazzorbo che entro
il 1574 raddoppiarono di numero e ricchezza, c’erano anche le Monache Agostina
e Felicita Paruta ... Antonio Paruta chiamò suo nipote a Costantinopoli perché
imparasse la lingua Turca … Giovanni e Marco Paruta con altri Nobili illustri
furono fra i generosi benefattori che permisero l’arrivo dei Certosini e la
realizzazione della Certosa di Santa Maria e Girolamo sul Montello di Treviso …
Bartolomeo Paruta, infine: fu Rettore
delle Isole di Zante e Cefalonia nel Dominio da Mar, e soprattutto dal 1455 al 1496: Commendatario
dell’Abbazia di San Gregorio in questa nostra Contrada dove sorge il nostro Complesso
dello Spirito Santo.
Il
Paruta come Commendatario di San Gregorio sulle Zattere ereditò numerosissimi
beni (centinaia di campi, boschi ruote da mulino, locande, acque e paludi,
tenute, poderi e attività economiche) nella zona del Brenta e in tutta l’area
perilagunare di Malcontenta e Marghera, Gambarare, Tresiegoli, Cà Zosana di
Mira, Borbiago e Spineda ... Erano i beni appartenuti all’antica Abbazia di
Sant’Ilario di Fusina i cui Monaci si trasferirono a Venezia proprio a San
Gregorio … Giacomo di Paolo Paruta permutò beni per 400 ducati a Gambarare per
farne una donazione a Santa Maria di Vanzo ... I Paruta tessevano ottimi
rapporti di vicinato con la Schola e con le Monache dello Spirito Santo ... Per
questo volevano farsi seppellire qui in fondo alla chiesa.
Sapete
come va di solito: “Non è sempre tutto oro ciò che luccica” … Anche i Paruta
non brillarono sempre … Ebbero un Niccolò figlio di GianGiacomo, che faceva
inizialmente il Medico a Venezia … Era anche un valente scrittore molto dotto,
ma abbandonò presto la Laguna per seguire gli Anabattisti
AntiTrinitari Veneti nei loro Collegia di Vicenza
... Secondo le loro Dottrine: Gesù Cristo era solo un uomo in carne e
ossa della stirpe di Davide, un Profeta di sicuro nato da Maria, che poteva
anche essere un Unigenito Figlio di Dio … Un Dio però che non era affatto Trino
... Secondo loro il Dogma della Trinità era un’altra delle invenzioni della
Chiesa privo di qualsiasi riferimento Biblico ...
Figuratevi
la Chiesa e l’Inquisizione di Venezia di fronte a quelle affermazioni !
Paruta
secondo loro era un pericolosissimo Eretico da catturare, condannare e bruciare
! … Infatti iniziarono subito a dargli la caccia, e il Medico Paruta dovette andare
a rifugiarsi a Ginevra insieme ad Andrea da Ponte (fratello del futuro Doge Niccolò da
Ponte). Da lì poi migrò prima ad Austerlitz in Moravia nel 1561, dove fondò
dei Seminaria Veritatis con altri rifugiati
Italiani: Giovanni Paolo Alciati della Motta, Giovanni Valentino Gentile,
Marcantonio Varotta, Niccolò Buccella e Bernardino Ochino cacciati via
dalla Polonia ... Più tardi Paruta si spostò a Cracovia portandosi dietro la
sua ricca biblioteca, e poi in Transilvania dove morì probabilmente nel 1581.
Nel
“Conto” dei Paruta c’era da annoverare anche un NobilHomo Gabriel di anni 36,
ex Podestà di Buddia, che venne impiccato a fine dicembre 1647 a Venezia per
ordine del Consiglio dei Dieci ... L’accusa per lui era d’aver concertato ruberie nelle Saline Veneziane, e introdotto e
favorito tramite lucrosi commerci di grano l’ingresso di migliaia di Soldati,
Cavalieri, e sudditi Albanesi nei Territori Veneti con la scusa di convertirli
al Cristianesimo mettendosi al servizio della Serenissima ... Non era vero:
buona parte di loro si vendeva al miglior offerente, ed erano pericolosi spioni
che danneggiavano grandemente la Repubblica ... I Paruta nel 1700 finirono in
povertà e a caccia di sussidi e provvigioni di Stato ... Provarono a iscriversi
fra i Nobili di Padova, e dopo napoleone finirono riconosciuti come membri
dell'Aristocrazia Austriaca che li considerava come niente ... Si
vendettero tutto: anche Villa Paruta a Vò.
Anche i Nobili
Paruta erano associati alla Schola dello Spirito Santo sulle Zattere, ed erano
fortemente interessati a quel “Speciale Passaporto delle Indulgenze buone per
l’Eternità” …. Chi poteva permetterselo: “si Salvava” comprandosi e accaparrandosi
in un certo senso l’Eternità … Erano le opere buone, cioè i pagamenti fatti, che
permettevano in morte di ridurre l’attesa nel Purgatorio aspettando la
definitiva Salvezza Eterna …”
“Ha
dell’incredibile, ma la nostra Religione per lungo tempo ha previsto proprio
questo: una bottega per la Salvezza Eterna da comprare”.
“Lasciamo perdere
… Osservate piuttosto attentamente questo Monumento Funebre e celebrativo dei
Nobili Paruta con le sue quattro pregiate colonne in marmo Bardiglio fatte giungere
qua da chissà dove pagando ben 500 ducati ... Anche qui c’è un capitolone di
cose da sapere.” disse
ancora Don Gastone aggrottando le ciglia, storcendo il naso e mettendosi
l’occhialetto sulla punta del naso: “Dovremmo dire cento cose sui Paruta morti fra 1589 e 1629 … Faremmo notte ... Sembra che alla fine
le urne di questo Monumento siano rimaste vuote perchè i Paruta preferirono
andare a farsi seppellire appena fuoricasa nella chiesa di San Pantalon … Non
si sa bene: bisognerebbe scoperchiare quelle tombe per capire meglio … Eppure i
Paruta erano andati giù pesanti con i Frati dei Frari e i Preti di San Pantalon
dicendo che si mangiavano i soldi delle eredità, delle tombe e dei Depositi dei
Morti, e delle Mansionerie di Messe di Suffragio senza rispettarne e
realizzarne le decisioni prese in morte dai Testatari ... Non c’era da fidarsi
di loro: era meglio andare altrove … Il Nobile Paruta alla fine si cautelò da
buon Mercante legando i lasciti del suo patrimonio e le spese del monumento con
la correlata Mansioneria delle Messe da celebrare lasciandole in gestione dei
Procuratori di San Marco … Perché fossero onesti garanti li compensò
anticipatamente dando loro una buona somma di denaro: 500 ducati prima, e altri
200 dopo ... L’Arca-Mausoleo Funerario venne alla fine a costare 4.000 ducati più le
spese delle sovvenzioni ai Procuratori che fecero far
perizie sulla qualità dei busti di Andrea, Marco e Paolo Paruta inseriti nel
monumento realizzati dalla famiglia di Scultori-Tagjapiera Paliari sotto la
supervisione di Baldassare Longhena … Altri 400 ducati vennero investiti in
seguito per realizzare la panca: “lo zoccolo” ai piedi del manufatto … Così funzionavano
allora Clero Veneziano e Nobili della Serenissima …”
“Ricordano molto i tanti intrallazzi e
maneggi di oggi ... Sembra che non sia cambiato molto nonostante siano
trascorsi i secoli.”
Don
Gastone continuò ancora a dirci della Schola dello Spirito Santo
e dei suoi rapporti con le Monache dello stesso Convento: “Ci furono sempre
beghe e beghette fra Schola e Monache: fu un ginepraio senza fine, un
contenzioso durato secoli … Nessuno dei due voleva lasciare all’altro la torta
preziosa della gestione del “Passaporto delle Indulgenze per l’Eternità” ... La
Schola era obbligata a pagare regolare pigione-affitto-contribuzione alle
Monache … Dopo un po’ di anni, per dimenticanza o meno, i Confratelli si
ritrovarono indebitati con le Monache, perciò scoppiarono liti, cause e
controversie che finirono nel 1508 davanti a Papa Giulio II … Costui
stavolta scelse come Giudici il Gran Maestro del Sacro Ordine di Santo
Spirito di Roma insieme al Patriarca di Venezia per risolvere la questione
... Dopo quattro anni di litigi e processi, giunse finalmente la sentenza del
Patriarca Antonio Contarini che nel 1517 obbligò la Confraternita a
saldare al più presto i suoi debiti: “Solo una calle divide i vostri edifici
ecclesiastici, eppure siete del tutto l’un contro l’altro armati.”
Nel
1530 i debiti però non erano stati ancora appianati, e la questione fra
Confratelli e Monache era ancora più che aperta. Quelli della Schola vennero perfino
minacciati di scomunica da parte di Leonardo Bonafede Gran Maestro
dell’Ordine di Santo Spirito e Vescovo di Cortona … Niente da fare: i
Confratelli dello Spirito Santo erano irriducibili.
Giovanni
Pietro dei Santi allora, successore del Vescovo Bonafede privò
nel 1532 la Schola di tutte le Grazie, le Indulgenze, e della gestione della
“Patente per la Salvezza” istituita con l’avvallo Papale … Si giunse perfino a sopprimere
e chiudere la Schola, col Papa Clemente VII che confermò la sentenza in
prima persona il giorno seguente.
Ridotti
al nulla, finalmente i Cofrati dello Spirito Santo sulle Zattere si arresero … Il
“ricco giocattolo” s‘era ormai rotto … Nel 1539 le Monache dello Spirito Santo dichiararono
prontamente di trovarsi in grosse ristrettezze economiche, e di essere quindi
disposte a gestire loro quel gran patrimonio delIe Indulgenze e della “Patente
Celeste” … Povere Monache ! … Sarà stato vero ? … O erano piuttosto delle gran
furbe ? ... Era l’ennesima vendetta e rivalsa su quelli della Schola ? … La
seconda opzione di certo … Le Monache non avevano mai fatto mistero di mirare
da sempre a diventare depositarie del ricco patrimonio della Schola dello
Spirito Santo …”
Deglutendo poi non poco, e quasi subendo l’argomento, Don Gastone iniziò
ad elencarci sottovoce, come con riserbo e con una certa riluttanza e vergogna
le “vicende losche” delle Monache: “Come Storico non posso
tacervele ...Vi devo dire che ci furono dei Processi dell’Inquisizione contro
le Monache dello Spirito Santo … Ci furono numerose scappatelle delle Nobili Donne
segregate riluttanti ad accettarne fino in fondo la Regola della Clausura col suo senso ... Le Suore
furono numerose volte condannate in quanto accusate “di mantenere amorosa
tresca” … …Nell’autunno 1491 vennero imputati i due Gentiluomini Francesco
Tagliapietra e Marco Balbi di “aver avuto carnale commercio con due
di quelle Claustrali”, e qualche giorno
dopo si condannò anche Giovanni Greco per lo stesso motivo.
Nel gennaio1565 nuovo processo indetto dal Consiglio dei Dieci
contro i Nobili: Giovanni Priuli, Giovanni, Gerolamo e Francesco Corner, e
Bernardo Contarini Conte e Capitano di Sebenico accusati d’aver scalato i muri
ed esser entrati nel Monastero con chiavi false per “conoscere carnaliter”
alcune Monache ingravidandone alcune e facendone fuggire altre ... Tra 1563 e 1567, infatti, vennero rapite
e scapparono dal Convento le Monache Cristina Dolfin Professa da 22
anni con Girolamo Ferraruol Avvocato, Camilla Rota amante di Gerolamo
Corner
che fuggì dal Monastero andando a vivere con Guido Antonio Pizzamano processato
dall’Inquisizione nel 1572,
e Clemenza Foscarini amante di Bernardo Contarini da cui ebbe un
figlio.
Era l’epoca scandalosa col
fenomeno dei Monachini.
Ancora
nel 1612 si accusò Malipiera Malipiero che frequentava il Parlatorio del Monastero
di aver baciato le Monache e aver loro prestato vestiti e gioielli durante il Carnevale:
“prava
et impudica donna Malipiera Malipiero … questa tal nefanda la vigilia di San Tommaso
vestita in habito da fia o donzella (prostituta) si è trasferita in chiesa sia peggio è andata in Parlatorio nel qual
si è intrattenuta molto tempo a raggionar con Suor Lucietta Foscarini con la
qual vi sono occorsi molti baci insieme con molte altre Monache che sono venute
nel detto Parlatorio.”
Nel 1625
il Doge fece immettere in muro nei pressi del Monastero dello Spirito
Santo questa iscrizione ammonitiva:“Il Serenissimo Principe fa
saper per ordine degli Eccellentissimi
Proveditori Sopra li Monasteri di Venezia e Dogado, che no sia alcuna persona di
che grado, stato e conditione si voglia, niuno eccettuato, che
ardisca di star, ligar barche, Marcine, fregate, barche da legne per mezo la Chiesa et Monasterio di
Sancto Spirito allumi ne manco ivi tumutuar strepitar
ne dir parole oscene et indice sotto in remission pena alli contrafattori di
corda, pregion, bando, galia et altro ad arbitrii di sopra Scritte Signorie
Eccelentissime, et di più di pagar Lire 100 da essere dati la mità all’accusator
che sarà tenuto secreto et l’altra metà a chi farà l’esecutione … Data dall’Officio il di 03 agosto 1625 Francesco
Morosini Provveditor, Lunardo Mocenigo
Procurator, Francesco Erizzo Proveditor, e Procurato Proveditore Felippo Garzoni Secretario.”
Nel luglio 1644: altro “Processo per un Secolare
trovato nel Parlatorio con vivande e manicaretti, e suoni e balli” ... Nell’estate
1672: “Processo per serenata scandalosa di un Avvocato ed altri”…
All’inizio 1684: “Processo per visite frequenti in quel Parlatorio di un Secolare,
altra volta ammonito”.
Don Gastone pareva trasognato,
inseguire un fluido temporale per percorsi che lo smarrivano dandogli un senso
di ripulsa e dispiacere.
Quando tornammo a guardarci un attimo con Paolo: era già quasi
buio, e Don Gastone stava ancora continuando a parlare come se ci avesse
raccontato solo una piccolissima parte del tanto che aveva in mente di dirci
... Era ormai tardi per noi, invece, e dovevamo rientrare al più presto nel
Seminario.
Lui, invece: no: “Ancora un attimo, che vi mostro su di qua l’abitazione
del Sacrestano che stava di sopra in alto, invisibile sopra all’organo e il
soffitto della chiesa ... Lì è andata ad abitare anche un’arzilla e devota
donnina zitella quasi eremita, che rimase ospitata lassù gratuitamente in
cambio di un po’ di attenzioni e cure per la chiesa di sotto …”
Quasi ci trascinò su per le scale fin di sopra in alto per andare a
vedere … Cosa curiosissima: salendo Don Gastone aveva il modo tipico dei vecchi
Preti di salire le scale ... Abituati com’erano da sempre a indossare la lunga
tonaca fino ai piedi, istintivamente quando salivano dei gradini ne prendeva in
mano un pinzo alzandola sulle ginocchia per affrontarli meglio senza inciampare
nel voluminoso e ingombrante tessuto della veste ... Don Gastone la “veste
lunga” non ce l’aveva quasi più, ma conservava ancora intatto quell’istinto
di afferrarne “il pinzo” per salire le scale o i ponti ... Ci faceva un po’ sorridere vederlo prendersi i
pantaloni tirandoli e alzandoli mentre saliva i gradini … Si evidenziavano così
certi calzini scompagnati e consunti che indossava di sotto: un tempo forse dovevano
essere stati bianchi di colore.
Quante cose incredibili siamo venuti a sapere e abbiamo visto in
quel volatile pomeriggio sulle Monache Agostiniane dello Spirito Santo,
sulla Schola che per secoli era esistita lì accanto, e le vicende
di tutto quel piccolo Complesso dello Spirito Santo ... Tanta
ròba ! … Non immaginate quanto: la nostra mente provò la gradevole sensazione
d’essersi addentrata in un microcosmo luminosissimo fuori dal tempo che ormai
non c’era più a Venezia: “Tutto si è arrestato e rotto qui come in un
tristo incanto a inizio 1800” concluse Don Gastone:” “Quando quel
vil francese ha fatto una vera e propria mattanza di Venezia e della
Serenissima ... La Chiesa dello
Spirito Santo venne chiusa, di nuovo riaperta e richiusa, soppressa e spogliata nel 1806. Gran parte delle opere vennero portate
altrove in un miscuglio eccezionale, e l’ambiente venne trasformato in deposito
di paglia … Le 21 Monache vennero buttate sbrigativamente in strada
indemaniandone ogni bene e proprietà .... Finirono sballottate in giro da una
parte all’altra di Venezia: prima nel Monastero delle Vergini di Castello, poi concentrate definitivamente nel Convento di Santa Giustina oggi Liceo “Benedetti”…
La Schola
dello Spirito Santo venne trasformata in appartamenti per le famiglie dei
Militari … Nella primavera 1812 s’era pensato brevemente di
farne la residenza di Prete Pietro Visconti Rettore della chiesa dello Spirito
Santo “rimasto sprovveduto di casa” quando era stato mandato fuori dal
Monastero dove risiedeva con le Monache ... Si sarebbe potuto pensare di
sistemarlo in qualche modo in un piccolo locale attiguo alla Schola, anche se
il Comune l’aveva già affittato alla Scuola di Ostetricia … Che si arrangiasse
pure lui, magari con un piccolo assegno pecuniario ... In seguito (1880) il Convento diventato Caserma, poi venne concesso per un anno
come Scuola Femminile di Carità ai fratelli Marco e Antonio Cavanis, infinedivenne Fabbrica di Sale Pastorizio e
Deposito Tabacchi … Le Schole dello Spirito Santo sulle Zattere, la Schola-Suffragio
della Beata Vergine del Rosario e il Sovegno della Beata Vergine Adorante il
suo Divin Parto dei Servitori-Barcaroli de Casada furono trasferite e
conglobate a San Trovaso ... I documenti raccontano che quel Sovegno dei
Barcaroli era troppo chiassoso: sparavano petardi quando si riunivano, tanto
che le Monache li estromisero tutti dalla chiesa insieme al loro Guardiano Andrea
Pampanin detto Peòcjo … I Barcaroli pagavano 200 lire di Benintrada per
associarsi, 8 lire di Tassa di Luminaria per il consumo delle Cere, 4 lire alla
morte di ogni iscritto per versare 5 ducati ai superstiti e pagare la Messa Esequiale
e le 80 Messe di Suffragio che a ciascun Morto spettava … Sarebbero bastate per
la Salvezza Eterna ? ... Chissà ?
Guardiano
e Banca in ogni caso erano obbligati a presenziare ai Funerali …La Prima
domenica di ottobre si doveva offrire anche 1 lira per i Poveri ricevendo in
cambio una candela e “un Santo in bergamina” ... I Barcaroli, infine, versavano
al Sovegno anche 16 soldi mensili per poter beneficiare di una primitiva Assistenza
Sanitaria. In caso di malattia con febbre avevano diritto a 2 lire al giorno e a
cure mediche, eccetto che per la Gonorrea o Morbo Gallico che uno se l’andava a
cercare andando a prostitute, ed eccettuati i mali incurabili per i quali non
sarebbero mai bastati i sussidi, e le ferite causate da risse ovvero per
purgarsi da soli….In caso di caduta accidentale lavorando sulle barche, era
concessa l’esenzione dalle tasse dovute al Sovegno, e niente di più … napoleone
al suo arrivo incamerò tutto l’attivo di Cassa dei Barcaroli de Casada che
ammontava a 748,6 lire, insieme ai 500 ducati depositati in Zecca della Schola
del Rosario alla quale prese anche il contante di 163,18 lire … e che ciascuno
s’arrangiasse come meglio poteva … Adesso qui
accanto a destra è sorto nel 1957-1958 il moderno Condominio Garella, mentre a
sinistra c’è il piccolo edificio delle Assicurazioni Generali che viene utilizzato
per il canottaggio e la voga con le barche a remi … Fine della Storia dello
Spirito Santo sulle Zattere.”
Illuminato
dalle parole di Don Gastone Vio, il Complesso dello Spirito Santo sulle Zattere
si è rivelato ai nostri occhi per il tanto che era stato: di sicuro un altro
dei preziosissimi patrimoni della nostra Bellissima Venezia.
Dovevamo
assolutamente tornare là da Don Gastone per continuare quella nostra stupenda
quanto fascinosa chiacchierata … Ci lasciammo con l’impegno di ritrovarci per
la “seconda puntata” per ascoltare e accogliere ancora “quel
tanto” che aveva ancora da dirci.
Non
accadde però quella seconda volta, e me ne rammarico ancora oggi ... Il tempo e
le nostre scadenze ci portarono via altrove … Un vero peccato, anche se il
tanto che ci disse in quell’occasione ce l’ho ancora ben chiaro in mente.
Grandissimo
Don Gastone Vio ! … Lo ringrazio ancora adesso a distanza ormai di più di
quarant’anni.
Ci sono
tornato ancora in seguito diverse volte allo Spirito Santo sulle Zattere prima
che venisse chiusa per sempre … Don Gastone però non c’era più ... Poi accadde
la chiusura del luogo, e si calò sopra a tutta quella “storia di storie”
come un enorme sipario, un velo di muto oblio che piano piano ha cancellato
tanto, e lo sta facendo ancora oggi.
Dopo
qualche decina d’anni, una volta: alla vigilia della Festa del Redentore,
ho trovato sorprendentemente aperta la porta di Santo Spiritosulle
Zattere: “Felice miracolo !” mi sono detto fiondandomi
immediatamente dentro spingendo all’interno il passeggino col mio riccioluto
bambino ... Non c’era più la chiesa di un tempo: quella con Don Gastone
per intenderci … Sembrava un’altra: un luogo morto.
Lasciando
fuori la calura rovente estiva invasa dalla luce di metà luglio, ho scostato il
tendone rosso smunto, incartapecorito e pieno di umidità e salsedine che stava
sull’ingresso ... Sono entrato in quel mondo ombroso simile a quello di quella
lontana volta col temporale, ma la chiesa adesso era diventata tutta spoglia e
disadorna, privata dei tanti arredi che la baroccheggiavano e riempivano, delle
tovaglie, i candelabri degli altari, le piante, gli addobbi, gli arredi e i fiori … Più niente: solo tanta polvere ovunque,
panche divorate dai tarli, macchie d’umidità, tutto spento come paralizzato dal
Tempo, porte sbarrate e chiuse, e l’immancabile “tossicone” che girovagava
intorno frugando ovunque negli angoli in cerca di qualcosa “di buono” di cui
appropriarsi: “Andiamo via da questo squallore !” mi ha sgomitato
la mia compagna ... e siamo presto usciti.
E’ stata
l’ultima volta che sono entrato dentro allo Spirito Santo sulle Zattere,
e me ne sono uscito da quella aspra desolazione ... Un Santo Spirito in bianco
e nero, anzi: in negativo, privato di quel tanto di coloratissimo che era stato
un tempo.
Ora la
porta dello Spirito Santo sulle Zattere è da anni e anni chiusa e dimenticata
... Solo raramente qualche fortunato riesce a metterci dentro il naso al
seguito di qualche rara e fortunata visita guidata ... La sede di tanta Storia
e di tanti contenuti quotidiani che furono capaci di calamitare tanti Veneziani
per secoli: ora è assimilabile a un magazzino di carabattole lasciato a se
stesso.
E la “Patente
per l’Eternità” che fine avrà fatto ?
Chissà
che vi passerà per la testa la prossima volta che passerete davanti allo Spirito
Santo sulle Zattere ?
***** se
volete saperne di più sul “Passaporto per l’Eternità” e sulle
connessioni storiche del complesso dello Spirito Santo sulle Zattere di
Venezia: cliccate qui.