#unacuriositàvenezianapervolta333
Il Santo Rosso e il Santo Nero
E’ curioso sapere che nella Venezia di ieri, quando non
esisteva, come ovunque, né Previdenza, Assicurazioni e Sanità,
c’era, invece un modo spicciolo che permetteva che buona parte degli ultimi e dei
fragili della Societas Veneziana non si perdessero del tutto.
Credo che in questo Venezia sia stata abbastanza esemplare,
anche se non è stata di certo l’unica a inventarsi soluzioni del genere.
Ci sono stati per secoli in Laguna e in Città folle su folle
di poveri, indigenti e miserabili di ogni tipo. Gli sconquassi delle continue
Guerre, le Carestie, come le Pestilenze invalidavano e immiserivano soprattutto
le categorie più basse che letteralmente s’inventavano l’inventabile pur di
sopravvivere. I dati parlano chiarissimo: a Venezia c’erano stabilmente più di
27.000 poveri tendenti ad alzarsi di numero, e a questi s’aggiungeva di
continuo una seconda folla di vagabondi, avventurieri, e questuanti che
vedevano nella Capitale il “Mercato e la Piazza buoni per ogni
occasione”.
Venezia faceva fronte a tutto e tutti, e se da una parte la
Serenissima ci metteva un niente per ficcare qualcuno a remare o in prigione, o
a cacciarlo via con un bando promettendogli il peggio, dall’altra parte tutte
le Istituzioni Cittadine cercavano in qualche modo di sopperire a
quella grande Indigenza, o chi aveva più mezzi … mica sempre … si dava anche a
prodiga beneficenza.
Su tutto quanto di sicuro primeggiava “un metodo
sussidiario” utilizzato per secoli da molte Schole Cittadine
d’Arte, Devozione, Mestiere e Nazionalità.
Era una modalità abbastanza semplice in se, e credo piuttosto
efficace, che se da una parte favoriva e anteponeva i propri iscritti in ogni
genere di aiuto e favori, dall’altra parte non dimenticava di cercare,
riconoscere e aiutare anche gli altri che per davvero stavano male
economicamente, nello spirito e nel corpo.
I Piovani delle Contrade Veneziane in questo
caso giocavano di sicuro un ruolo primario in quanto erano il primo anello di una
specie di “catena Sanitario-Assistenziale” per la quale rilasciavano
una specie di “certificazione di bisogno”. Annotavano la
situazione economica della persona, le attitudini e la condotta, lo stato del
nucleo familiare, e l’effettivo stato d’indigenza.
Con quel primo documento in mano a Venezia iniziavano ad
aprirsi “certe porte”. C’erano, ad esempio, le Schole più
Grandi, ricche e famose, che oltre ad avere “i loro poveri
iscritti o simpatizzanti”, entravano anche in possesso di “Certe
liste dei Poveri delle singole Contrade” messe a disposizione dai
Piovani delle chiese Veneziane. Alcune delle Schole più intraprendenti e
facoltose avevano dei veri e propri “Registri” che disegnavano lo
stato sociale Veneziano, tanto che lo conoscevano come in
filigrana.
E siamo al Santo Rosso e al Santo Nero
a cui accennavo nel titolo.
Queste Schole più importanti fin dalla fine del 1400 avevano
a stipendio fisso annuale alcuni Medici, così come avevano degli
accordi ben precisi con alcune Spezierie-Farmacie di Venezia secondo
loro affidabili almeno in quel momento.
Chi veniva considerato davvero indigente o ammalato, si
rivolgeva allora ai Medici di queste Schole che erano tenuti ad
essere sempre disponibili ad ogni ora e in ogni circostanza: dei veri e propri Medici
di Base ... di quelli veri però.
Assieme alla Visitadi quelli della
Schola che andavano a valutare i termini dell’indigenza economica, il Visitadòr
a sua volta andava a visitare gli ammalati col Medico rilasciando
loro un “certificato” con un Santo Rosso dipinto
sul quale il Medico prescriveva ciò di cui l’ammalato aveva maggiormente bisogno.
I Medici Veneziani prescrivevano un po’ di
tutto in Laguna: Balsamo di Sangue, Cerotto “Manus Dei”, Cipolla, Fungo
di Malta, Squilla, e poi Sali di tanti tipi, Pasta per vescicanti, Refrigerante
di Galeno e le varie Acque di Melissa, Rose, Piantaggine Cannella, Finocchio e
Sambuco … e ancora: Canfora, Corno di Cervo Raspato, Cardo Santo, Estratti di
Bardana e Genziana, Fiori di Papavero, Camomilla, Arnica, Tintura di Marte, e
Oli di Ricino e Radici e Piante, Semplici ed Erbe di ogni genere ... Gomma
Arabica, Mirra e Incenso e Legni Profumati-
Tutto aveva un suo perché, una sua Logica e
anche una sua efficacia Medico-Sanitaria, delle quali noi di oggi
ci sfugge ampiamente i termini.
Con quel Santo Rosso in mano l’interessato
poteva quindi rivolgersi a una delle Spezierie di Contrada abilitata
a servire le Schole, e dopo aver ottenuto i medicamenti,
presentando lo stesso Santo Rosso aveva diritto a ricevere anche
un sussidio pecuniario settimanale per procurarsi ulteriore ed eventuale
assistenza.
La lista delle Spezieri-Farmacie di fiducia era
molto elastica e duttile, cambiava spesso, e comprendeva un po’ di tutto, soprattutto
“dispensari” siti in diversi luoghi strategici dei Veneziani. Una
delle tante liste un po’ presa a caso indica: “Speziaria all’Anzolo in
Contrada di San Bortolo presso Rialto”, “Spezieria Alle Tre Frezze
ai Carmini in Contrada di Santa Margherita”, “Speziaria Al
Basilisco” nel Sestiere di Castello, “Alle Due Ombrelle in Rio
Marin presso San Simeon Grando”, “Al Castel d’Oro in Campo San
Tomà”, “Ai Tre Falconi”, “Ai Due San Marchi in
Campo San Stin”, e “Alla Fenice” alla Giudecca dov’erano disponibili
anche la Spezieria dei Frati Cappuccini del Redentore, e quella meno
conosciuta delle Monache della Croxe.
Le Spezierie-Farmacie dal canto loro sulla scorta del Santo
Rosso compilavano un Santo Nero sul quale segnavano i
prodotti che avevano consegnato agli ammalati-indigenti, per i quali la
Schola avrebbe pagato il conto senza battere ciglio … Salvo non ci
fosse qualche imbroglio, abuso o eccesso ovviamente ... perché in tal caso le
Schole sapevano diventare anche parecchio cattive, e visto che non
mancavano per niente di risorse, imbastivano per falsi malati, millantatori,
approfittatori o ciarlatani costose cause e processi che costavano di certo
caro a chi approfittava delle situazioni.
Anche così “girava” Venezia un tempo … e tanti
Veneziani riguadagnavano più volte Salute e Benessere, ma anche
autostima e coesione sociale, da dentro quel meccanismo semplice e sofisticato
insieme sparso un po’ in giro per le varie Contrade Veneziane grandi e piccole.