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Il Santo Rosso e il Santo Nero

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Il Santo Rosso e il Santo Nero

E’ curioso sapere che nella Venezia di ieri, quando non esisteva, come ovunque, né Previdenza, Assicurazioni e Sanità, c’era, invece un modo spicciolo che permetteva che buona parte degli ultimi e dei fragili della Societas Veneziana non si perdessero del tutto.

Credo che in questo Venezia sia stata abbastanza esemplare, anche se non è stata di certo l’unica a inventarsi soluzioni del genere.

Ci sono stati per secoli in Laguna e in Città folle su folle di poveri, indigenti e miserabili di ogni tipo. Gli sconquassi delle continue Guerre, le Carestie, come le Pestilenze invalidavano e immiserivano soprattutto le categorie più basse che letteralmente s’inventavano l’inventabile pur di sopravvivere. I dati parlano chiarissimo: a Venezia c’erano stabilmente più di 27.000 poveri tendenti ad alzarsi di numero, e a questi s’aggiungeva di continuo una seconda folla di vagabondi, avventurieri, e questuanti che vedevano nella Capitale il “Mercato e la Piazza buoni per ogni occasione”.

Venezia faceva fronte a tutto e tutti, e se da una parte la Serenissima ci metteva un niente per ficcare qualcuno a remare o in prigione, o a cacciarlo via con un bando promettendogli il peggio, dall’altra parte tutte le Istituzioni Cittadine cercavano in qualche modo di sopperire a quella grande Indigenza, o chi aveva più mezzi … mica sempre … si dava anche a prodiga beneficenza.

Su tutto quanto di sicuro primeggiava “un metodo sussidiario” utilizzato per secoli da molte Schole Cittadine d’Arte, Devozione, Mestiere e Nazionalità.

Era una modalità abbastanza semplice in se, e credo piuttosto efficace, che se da una parte favoriva e anteponeva i propri iscritti in ogni genere di aiuto e favori, dall’altra parte non dimenticava di cercare, riconoscere e aiutare anche gli altri che per davvero stavano male economicamente, nello spirito e nel corpo.

I Piovani delle Contrade Veneziane in questo caso giocavano di sicuro un ruolo primario in quanto erano il primo anello di una specie di “catena Sanitario-Assistenziale” per la quale rilasciavano una specie di “certificazione di bisogno”. Annotavano la situazione economica della persona, le attitudini e la condotta, lo stato del nucleo familiare, e l’effettivo stato d’indigenza.

Con quel primo documento in mano a Venezia iniziavano ad aprirsi “certe porte”. C’erano, ad esempio, le Schole più Grandi, ricche e famose, che oltre ad avere “i loro poveri iscritti o simpatizzanti”, entravano anche in possesso di “Certe liste dei Poveri delle singole Contrade” messe a disposizione dai Piovani delle chiese Veneziane. Alcune delle Schole più intraprendenti e facoltose avevano dei veri e propri “Registri” che disegnavano lo stato sociale Veneziano, tanto che lo conoscevano come in filigrana.

E siamo al Santo Rosso e al Santo Nero a cui accennavo nel titolo.

Queste Schole più importanti fin dalla fine del 1400 avevano a stipendio fisso annuale alcuni Medici, così come avevano degli accordi ben precisi con alcune Spezierie-Farmacie di Venezia secondo loro affidabili almeno in quel momento.

Chi veniva considerato davvero indigente o ammalato, si rivolgeva allora ai Medici di queste Schole che erano tenuti ad essere sempre disponibili ad ogni ora e in ogni circostanza: dei veri e propri Medici di Base ... di quelli veri però.

Assieme alla Visitadi quelli della Schola che andavano a valutare i termini dell’indigenza economica, il Visitadòr a sua volta andava a visitare gli ammalati col Medico rilasciando loro un “certificato” con un Santo Rosso dipinto sul quale il Medico prescriveva ciò di cui l’ammalato aveva maggiormente bisogno.

I Medici Veneziani prescrivevano un po’ di tutto in Laguna: Balsamo di Sangue, Cerotto “Manus Dei”, Cipolla, Fungo di Malta, Squilla, e poi Sali di tanti tipi, Pasta per vescicanti, Refrigerante di Galeno e le varie Acque di Melissa, Rose, Piantaggine Cannella, Finocchio e Sambuco … e ancora: Canfora, Corno di Cervo Raspato, Cardo Santo, Estratti di Bardana e Genziana, Fiori di Papavero, Camomilla, Arnica, Tintura di Marte, e Oli di Ricino e Radici e Piante, Semplici ed Erbe di ogni genere ... Gomma Arabica, Mirra e Incenso e Legni Profumati-

Tutto aveva un suo perché, una sua Logica e anche una sua efficacia Medico-Sanitaria, delle quali noi di oggi ci sfugge ampiamente i termini.

Con quel Santo Rosso in mano l’interessato poteva quindi rivolgersi a una delle Spezierie di Contrada abilitata a servire le Schole, e dopo aver ottenuto i medicamenti, presentando lo stesso Santo Rosso aveva diritto a ricevere anche un sussidio pecuniario settimanale per procurarsi ulteriore ed eventuale assistenza.

La lista delle Spezieri-Farmacie di fiducia era molto elastica e duttile, cambiava spesso, e comprendeva un po’ di tutto, soprattutto “dispensari” siti in diversi luoghi strategici dei Veneziani. Una delle tante liste un po’ presa a caso indica: “Speziaria all’Anzolo in Contrada di San Bortolo presso Rialto”, “Spezieria Alle Tre Frezze ai Carmini in Contrada di Santa Margherita”, “Speziaria Al Basilisco” nel Sestiere di Castello, “Alle Due Ombrelle in Rio Marin presso San Simeon Grando”, “Al Castel d’Oro in Campo San Tomà”, “Ai Tre Falconi”, “Ai Due San Marchi in Campo San Stin”, e “Alla Fenice” alla Giudecca dov’erano disponibili anche la Spezieria dei Frati Cappuccini del Redentore, e quella meno conosciuta delle Monache della Croxe.

Le Spezierie-Farmacie dal canto loro sulla scorta del Santo Rosso compilavano un Santo Nero sul quale segnavano i prodotti che avevano consegnato agli ammalati-indigenti, per i quali la Schola avrebbe pagato il conto senza battere ciglio … Salvo non ci fosse qualche imbroglio, abuso o eccesso ovviamente ... perché in tal caso le Schole sapevano diventare anche parecchio cattive, e visto che non mancavano per niente di risorse, imbastivano per falsi malati, millantatori, approfittatori o ciarlatani costose cause e processi che costavano di certo caro a chi approfittava delle situazioni.

Anche così “girava” Venezia un tempo … e tanti Veneziani riguadagnavano più volte Salute e Benessere, ma anche autostima e coesione sociale, da dentro quel meccanismo semplice e sofisticato insieme sparso un po’ in giro per le varie Contrade Veneziane grandi e piccole.

 


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