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Don Gatti pizzicato dall'Inquisizione nel 1620 a San Simeon Grando

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#unacuriositàvenezianapervolta 338

Don Gatti pizzicato dall'Inquisizione nel 1620 a San Simeon Grando

Si era nel 1620 a Carnevale… Vi dice niente l’anno ? … Si: vero ? … E’ uno di quelli della Peste della Madonna della Salute a Venezia.

Beh: insomma … Donna Angela uscì di casa quel mattino come ogni giorno, e si recò al Forno di suo marito Mario… E fin qua … Che fece poi ? … Ancora ovvio: oltre a far compagnia e aiutare come poteva il marito, si mise soprattutto a spettegolare, a ricevere e scambiare confidenze come faceva di solito con quelli e quelle che per qualche motivo entravano là.

Stavolta aveva anche una “preziosa chicca nuova” da spargere … Don Alessandro le aveva fatto una confidenza da tenere tutta per se ... E lei ovviamente non aveva visto l’ora di condividerla con quanti più poteva … Era più forte di lei … Certe “verità” non potevano né dovevano rimanere chiuse dentro a quattro muri … La Venezia delle Contrade e delle notizie era quella: le cose si venivano a sapere in qualche modo: da un barcarolo, dal barbiere, al mercato, in campiello o dal fornaio … e poi “prendevano il giro” raggiungendo velocissime ogni angolo di Venezia ... Altro che i Social di oggi ! A certe “spròtte di Contrada” i media odierni farebbero un baffo quanto a tempestività ed efficacia ... migliaia di follower in pochissime ore, e in ogni persona di categoria, sesso ed età diversa.

Don Alessandro le aveva detto che le Monache dell’Isola e del Monastero di Santa Caterina di Mazzorbo s’erano confessate per Natale proprio con lui, fatto venire apposta in barca da Venezia … Come il solito s’erano messe ordinatamente in fila una dopo l’altra nel bel Coro della chiesa, e lui s’era rassegnato ad ascoltarle, sentendo all’inizio le solite cose ... Le Monache gli confidavano che erano stressate per la loro monacazione forzata, che mancavano di tutto: di ogni agio che avrebbero potuto avere nel Palazzo di famiglia, e che poi star rinchiuse lì dentro era un tedio mortale: non succedeva mai niente, c’erano sempre gli ordini e le reprimende della tediosa Badessa … Estate o Inverno era sempre tutto uguale: solo il caldo e le Zanzare facevano la differenza … Il Prete aveva sbirciato la fila delle Monache da dentro il suo cubicolo per gli ospiti sperando che la fila si assottigliasse in fretta … Già pregustava la buona colazione che l’attendeva con i “presenti e le regalie” della Badessa, e soprattutto quella rigonfia borsetta di denari che gli avrebbero fatto così comodo per le imminenti Feste.

Sbuffava ogni tanto, e si asciugava la fronte e il naso … anche se era ormai inverno ... Era nervoso forse.

Poi accadde l’imprevisto che lo fece sobbalzare sul seggiolone ... Il suo cuore si mise a battere alla svelta … Non credeva quasi a quanto sentivano le sue orecchie. Non una soltanto, ma più di una Monaca dopo qualche titubanza e qualche giro di parole, gli raccontò che le Monache del Santa Caterina erano state più volte disturbate dalle profferte e dalle voglie di un altro Confessore che era passato più volte di là durante l’anno prima di lui … Quel che era peggio poi, era che alcune Monache avevano ceduto alle sue provocazioni, e s’erano accordate con lui d’incontrarsi nelle loro celle fingendosi malate ...  E si può immaginare poi come tutto andò a finire: la carne è carne … e spesso la carne è debole … Le Monache sono donne come le altre in fondo: “Anzi: per certi aspetti: sono due volte donne per via di quella reclusione lì dentro”… Insomma alcune Monache avevano più volte peccato carnalmente col Prete, che poi le assolveva dal loro peccato … e provvedeva anche ad aiutarle se rimanevano incinte. Lui conosceva tante persone nelle Campagne Veneziane, che in cambio di qualche soldo non avrebbero fatto alcuna difficoltà ad aggiungere un’altra bocca da sfamare alle tante che già avevano per casa. Con pochi spiccioli in più avrebbe comprato poi anche il loro totale silenzio e riserbo … Non era così difficile quindi risolvere certe questioni: “Quel Prete-Confessore è peggio dei Monachini Veneziani per i quali il Consiglio dei Dieci ha previsto la pena di morte” gli disse un’anziana Monaca: “Invece essendo Prete se ne sta avvolto nel suo segreto, e fa ciò che meglio gli piace rimanendo del tutto anonimo e impunito … Tocca a noi povere Mùneghe di convivere con questo pesante segreto e fardello nell’Animo … La vecchia Badessa poi non è capace di far fronte a questa situazione: finge sempre di non sapere, di non sentire e non vedere ... Soprattutto non vuole che vengano a galla quelle storie per non infangare il buon nome del Monastero, ma anche quello delle Nobili Famiglie di cui ospitiamo le giovani rampolle … Precipiterebbero le entrate del Monastero se si venisse a sapere, e soprattutto se certi Nobili trovassero modo di togliere dal Monastero le loro figliole indirizzandole altrove … Chi sarebbe poi capace di risollevare le sorti del Santa Caterina imbucato e perso qua fra le paludi, barene e acque di Mazzorbo in fondo alla Laguna ?”

Don Alessandro confidò ancora alla Fornaia Angela: “La Badessa con le Monache anziane temono il peggio per la sorte del Monastero … Che poi certi Nobilhomeni parenti delle Monache interessate, non fanno gran caso a ciò che combinano le loro figlie fuori casa. Si accontentavano di dire: “Eh ? … Son vive … A tutto si potrà trovar rimedio … Magari potremmo incrementare la loro dote data al Monastero, così che possano trovare dentro alle sante mura maggior conforto e serenità ... chiudendo occhi e orecchi e mettendo una pietra sopra a qualche storia scabrosa.” … Allora più di qualche volta la Badessa ha chiuso un occhio, o tutti e due, e anche gli orecchi in cambio di qualche buona donazione che non mancò d’arrivare … Le Monache sono andate avanti così completamente immerse dentro a quella turpe e scabrosa esagerazione ... E’ difficile che certe notizie e segreti riescano ad attraversare tutta la Laguna raggiungendo gli orecchi di chi di dovere … Ed è ancora più difficile che gli stessi si degnino di ascoltare prestando la debita attenzione ... Tutto rimane segreto, affossato e irrisolto.”

“E’ vero Don Alessandro: il Mondo gira al rovescio, ed è già da un bel pezzo ormai.”

Pendevano quindi dalle labbra di Donna Angela tutti quelli che entravano nel Forno di Mario in Contrada di San Simeon Grando, e se ne uscivano ogni volta portandosi dietro col pane o la farina anche un’insopprimibile voglia di divulgare quella terribile ma curiosissima vicenda … Che poi ? Non erano così insolite allora situazioni del genere … Anzi … Ma ogni volta erano capaci di catturare la curiosità di tanti e tante.

Con trascorrere dei giorni però, Angela si accorse di non essere l’unica a conoscenza di quelle vicende ... In Contrada c’erano altri e altre che come lei o più di lei spifferavano ai quattro venti i segreti di quel Monastero sperso in fondo fra le Isole.

Con quanti aveva parlato e straparlato Don Alessandro Gatti ?

Parlarono in giro di quei crudi fatti anche Don Geronimo: un altro dei Preti del Capitolo di San Simòn, e anche Giovanni il Nònsolo(Sacrestano-Campanaro), e pure Marietta la Massèra, che andava a far le pulizie e la “lìssia dei panni” a casa dei Preti … Perfino raccontava di tutto e di più anche Maurizio l’Orfanello della Pietà che vagabondava di continuo per ogni angolo della Contrada. Raccontava nelle osterie, sulla porta delle botteghe e dei magazzini, e sui pontili delle barche dove giorno e notte si andava e venica caricando e scaricando merci.

Venezia quindi in breve era percorsa in lungo e in largo dal racconto di quelle storie, che strada facendo s’ingrossavano e ingigantivano arricchendosi sempre più di nomi e piccanti dettagli quasi sempre dettati dalla fantasia ... e chi più ne aveva più ne aggiungeva a seconda della malizia e morbosità, o secondo la voglia di blaterare che si aveva dentro.

Un gran fumaròn insomma … a cui però quella volta non fece seguito niente … o quasi, perché c’era sempre nell’ombra chi era disposto ad ascoltare e considerare attentamente tutti quei fatti, seppure senza intervenire immediatamente ... ma a tempo debito.

Nel maggio seguente intanto, si aggiunsero altri pettegolezzi su pettegolezzi che si aggiunsero “in coda” ai fatti ormai conosciuti e un certo qual modo superati: “Lo ricordi Don Gatti che è andato a Natale a confessare le Monache di Mazzorbo ?”

“Chi ? … Ah si ! … Lui … Lo ricordo adesso.”

“Ebbene: sono venuta a sapere che adesso è lui stesso ad essere considerato un pericoloso Eretico … Uno che compra e legge Libri Proibiti.”

“Don Alessandro Eretico ? … Con i Libri Proibiti ? … E’ mai possibile ?”

“Si ! … Proprio lui … Si scaglia anche contro i confratelli Preti deridendoli e offendendoli perché continuano a praticare i gesti della nostra solita Fede Tradizionale ... Un giorno ha sbeffeggiato davanti a tutti Don Geronimo che stava tranquillamente Rosariando in chiesa con un gruppetto di donnette dopo la Messa ... Lo ha deriso dicendogli che si perdeva dietro a quelle vecchie e inutili superstizioni bigotte: a Strighèssi inutili ... Gli ha gridato anche che se qui fossimo in Inghilterra piuttosto che a Venezia, gli tirerebbero le pietre per quelle sue ottuse pratiche … Le donne mi hanno raccontato che ha gridato ad alta voce in chiesa: “le Orationi son ciance … DomineIddio ha ben altro a cui pensare piuttosto che star lì ad ascoltare le nostre paure e i nostri pettegolezzi.”

“Oddio Mamma ! … Immagino conoscendolo, che Don Girolamo abbia ascoltato rimanendo muto, pietrificato e sorpreso, senza reagire.”

“Si: è così … Poi Don Gatti se n’è andato via per i fatti suoi.”

“Non è la prima volta che sento cose del genere su Don Alessandro … L’ho sentito inveire rabbioso e minaccioso anche con Giovanni il Campanaro per lo stesso motivo.”

“Ci sono anche altre notizie che girano su di lui … Una sera Don Geronimo s’è trovato a mangiare a casa sua con Don Pietro di San Leonardo di Cannaregio e Monsignor Rossi, e c’era con loro anche Don Alessandro Gatti … Hanno fatto una delle loro bisbocce pur essendo tempo di Digiuno e Quaresima … Li impongono a noi i Digiuni e le Penitenze, ma loro le ignorano bellamente senza farsi tanti scrupoli … Tanto sanno che Dio è dalla loro parte … Insomma, dopo mangiato, si sono messi a discutere di cose da Preti: Fede, Libero Arbitrio, Predestinazione, Anima e Sacramenti ... Marietta: la donna di casa che serviva la cena, mi ha raccontato che a un certo punto Don Alessandro s’è inalberato pestando un gran pugno sulla tavola dicendo: “Non servono tante Confessioni ! … Basta il tempo della Morte per confessarsi … La Confessione è un fatto privato e diretto fra le persone e Dio … Non serve che la Chiesa si metta in mezzo fra le Coscienze e Dio ... Macchè Confessarsi almeno due volte l’anno, e mettere all’indice gli Inconfessi della Contrada ! … Sono tutte trovate per ingrossare le saccocce della Ecclesia in barba al Buon Dio che tace, e perciò acconsente.”

“Immagino che gli altri Preti si siano scandalizzati di fronte a parole così … Fossero venute fuori da un Mercante in piazza: pazienza … Ma da un Prete ?”

“E’ vero … La donna che conosco mi ha detto che Don Gatti pareva indemoniato.”

“Ha fatto sue le idee della Riforma Protestante e di Calvino che sono giunte anche qui a Venezia da oltre le Alpi.”

“Mi ha detto ancora la donna, che prima di andarsene sbattendo la porta, Don Gatti ha aggiunto: “Dio non ha bisogno di tutte le nostre Messe e preghiere ! … Ha già determinato o no la nostra Salvezza: non la possiamo comprare ... Siamo tutti una banda di avidi ipocriti"… I Preti sconcertati sono rimasti lì a discutere fino all’alba ... e uno di loro alla fine avrebbe detto che sarebbe andato a raccontare tutto l’accaduto ai Superiori e al Patriarca.”

Detto … fatto …All’inizio dell’autunno dello stesso 1620 … Giusto in tempo e poco prima che gli Zaffi dell’Inquisizione Veneziana entrassero in casa di Don Alessandro Gatti per perquisirla e poi arrestarlo, una vocina anonima benevola verso di lui gli suggerì di bruciare in fretta certi Libri e manoscritti di Magia ed Eresia che teneva sotto al letto. Gli Zaffi, infatti, rovesciarono e rovistarono dappertutto senza trovare nulla di sospetto … Diversi della Contrada avevano visto il giorno prima Giovanni, fratello di Don Alessandro, che bruciava carte in corte e buttava pezzi nel vicino Canale aiutato dalla diciasettenne Massèra e dall’Orfanello della Pietà.

In ogni modo per Natale l’Inquisizione Veneziana avviò un Processo convocando nella sua sede di San Domenico di Castello un po’ tutti: Preti e pettegoli e chiacchierone comprese … Il procedimento si protrasse per più di un anno.

Don Alessandro Gatti intanto finì per quasi dieci mesi in prigione.

Don Geronimo aveva riferito delle discussioni tenute con Don Alessandro a casa sua a San Simeòn, e di come Don Gatti affermava che non servivano le Preghiere, le Messe e le Offerte per meritarsi il Paradiso e la Misericordia di Dio ... Riferì anche di come non s’era più parlato con lui da quando era stato preso in giro davanti a tutti in chiesa, deridendolo mentre esercitava alcune pratiche religiose con i fedeli: “Don Gatti da quando è tornato a Venezia dall’Olanda, Francia e Inghilterra: non è più lui … Ha incontrato i Riformati a Londra, nella comunità dei Veneziani che risiedono e commerciano là ... Ha raccontato che pochissimi in Inghilterra sono rimasti fedeli alla Chiesa di Roma e del Papa … Ricordo che il giorno dei Santi Giovanni e Paolo perfino, quando Don Marsilio Piovan de San Simeòn ha convocato tutti i Preti della Collegiata in Sacrestia, quando s’è messo a sottolineare la bontà del Martirio dei Santi Pietro e Paolo per la Gloria della Chiesa, Don Gatti gli è saltato su dicendo che erano tutte invenzioni e frottole … Che in realtà non si era neanche certi che San Pietro e San Paolo si fossero per davvero recati a Roma ... Forse non sapevano neanche dove si trovava Roma.”

Quella volta scoppiò una vivace lite verbale fra i Preti in Sacrestia.

La Massèra (serva) Marietta, interrogata a sua volta, aveva ammesso d’aver partecipato al rogo dei Libri Proibiti del Prete, e aggiunse anche d’essere stata cacciata malamente dal fratello del Prete, che la minacciò di non rivelare l’accaduto ... Marietta allora, per non tenersi quel “pesante magòn” dentro, era andata a confidarsi e consolarsi da Caterina moglie di Biagio Facchin, che era sua amica, ma che aveva immediatamente spettegolato tutto in giro per la Contrada ... Giovanni allora, il fratello di Don Gatti, l’aveva raggiunta e bastonata … e non solo: sia il Prete che il fratello l’avevano violentata mettendo poi in giro la voce per tutta Venezia e nelle Osterie, che lei era una prostituta che l’avevano usata e pagata.

Angela Fornèra a sua volta, raccontò ancora di come Don Gatti aveva proibito che si tenesse la Dottrina Cristiana delle Putte in chiesa di San Simòn, e le aveva mandate via criticando aspramente le Gentildonne Maestre di Dottrina, dicendo che trasformavano la chiesa in un dissacrante bordello insieme agli “uomini libertoni” che si intrattenevano lì con loro.

Nella primavera seguente Don Alessandro Gatti comparve in giudizio davanti all’Inquisizione Veneziana… Dopo aver negato ogni addebito e accusa, iniziò a inveire contro la schiera dei suoi nemici che avevano messo in giro tutta quell’architettura di calunnie contro di lui … Durante l’interrogatorio raccontò di come a Londra l’Arcivescovo di Spalato aveva predicato affermando che il Purgatorio era un’invenzione della Chiesa per vendere Indulgenze, e che solo Dio è Giudice Misericordioso o di Condanna … non la Chiesa a cui interessa solo il denaro del Diavolo … Affermò poi, che il suo unico peccato era stato forse quello d’essersi messo dalla parte della vera Dottrina di Cristo prendendo le distanze dalle tante falsità interessate della Chiesa.

Precisò poi d’essere stato sempre un buon Prete onesto dovunque era stato … Sia a San Gregorio dov’era stato Cappellano per cinque anni, che dalle Monache di Santa Lucia di Cannaregio, così come da quelle di Santa Caterina di Mazzorbo… Poi era andato all’Estero. C’erano diversi Preti e persone a Venezia che potevano garantire per lui come persona, e sulla bontà del suo operato sempre eseguito in buona fede.

“Anche la violenza e le botte alla ragazza sono state fatte in buona fede ?” ironizzò l’Inquisitore.

“Sono calunnie non verità !” gridò stizzito Don Alessandro.

“E i Libri Proibiti che lei ha bruciato per non essere colto in fragranza di reato dai nostri messi di Giustizia ?”

“Non ho portato Libri Proibiti a Venezia né dalla Francia nè dall’Inghilterra … Arrabbiato per le accuse, ho bruciato solo alcune copie di un libro di Rettorica scritto da Prè Gasparo Almerino Piovan di San Zulian, che ora è morto … Intendeva spedire tramite me 50 copie in Inghilterra a sue spese … Non ho bruciato i miei Libri, anzi: me li sono portati dietro anche in prigione.”

Di fronte ai Giudici Inquisitori perplessi aggiunse ancora: “Non sono contrario alla Dottrina Cristiana, ma non sopporto le furfanterie, i giovani che amoreggiano in chiesa non ascoltando le prediche, né i Preti come Don Matteo che insegnano in modo non affidabile, e predicano noiosi con parole indegne ed eretiche … E’ stato Don Matteo ad aver avuto commercio carnale con le Gentildonne della Dottrina con gravissimo scandalo per i fedeli … Io, invece, ho cacciato fuori a bastonate un matto entrato in chiesa a denudarsi davanti a tutti ... La chiesa non è un bordello.”

“E le Dottrine contenute nei Libri Proibiti ? … L’affermazione della falsità del Martirio di San Pietro a Roma ?”

“Non sono idee mie … Ma solo il punto di vista degli Inglesi … Che non condivido.”

“E i Libri di Magia ?”

“Non è vero che tengo e leggo Libri di Sortilegi e di Magia, né so come “si buttano le fave” ... Non sono uno Stregone o un Mago come si dice malamente di me … Sono bugie dei miei detrattori !”

“E la buona pratica del Santo Rosario ?”

“Il Rosario è una cosa buona in se ... Infatti: ne tengo sempre uno con me … Mi mette rabbia, invece, il fatto che i Preti in chiesa ne tengano due o tre in mano chiedendo elemosine e di celebrare Messe ... Sono già pagati abbastanza: non gli basta mai ? … Chiedete pure: in cella ho insegnato a usare il Santo Rosario a un Infedele che non pregava mai ... Non è poi vero che ho definito “ciance” le Orazioni … Né ho mai detto che serve confessarsi solo in punto di morte ... Io sono quello che è intervenuto il giorno del Corpus Domini ai Frari salvando Don Maurizio sull’altare da un matto che voleva fargli buttare per terra l’Ostia Consacrata ... L’ho bastonato e cacciato fuori della chiesa, mentre gli altri non hanno fatto niente.”

“Un eroe della Religione quindi ? … Quasi un Santo ?”

Venne rimandato in prigione per altri mesi.

In primavera Don Gatti venne nuovamente convocato … Stavolta venne interrogato circa la divulgazione del Segreto Confessionale inerente la vicenda delle Monache del Santa Caterina di Mazzorbo ... Don Alessandro nicchiò e poi negò tutto affermando che conosceva bene il Diritto Canonico e gli obblighi Ecclesiastici … Mai avrebbe osato ! … Non aveva fatta alcuna Sollecitatio in Confessionale per carpire i segreti delle Monache ... Però era vero: forse aveva esagerato con la lingua spargendo in giro qualche confidenza: “Poi si sa come va di solito le cose: le notizie vanno in giro a lievitare incontrollate.”

“E la violazione della giovane Massèra di casa insieme a suo fratello ?”

“I mie peccati carnali sono le mie debolezze.”

Bella giustificazione ! … Un manifesto della Giustizia quasi.

Sapete come andò a finire tutta la storia di Don Alessandro Gatti ?

Provate a immaginarlo … Venne assolto su tutto, e condannato solo a pagare 100 ducati.

A sorpresa, vennero condannati a pagare una multa di 50 ducati ciascuno anche gli altri due Preti della Contrada di San Simeon Grande nel Sestiere di Santa Croxe. Oltre alla multa, avrebbero dovuto concorrere alle spese del processo, e partecipare economicamente alle spese imposte a Don Gatti.

E sapete come si sarebbero dovuti obbligatoriamente impiegare quei soldi della multa pagati da Don Gatti  e dagli altri ?

Altra curiosità anche questa: “Per ricoprire con calcina e Terra da Saonèr i corpi degli appestati … Per rifare il pavimento della chiesa di San Simòn con quadroni tutti uniti, sigillando le fessure delle tombe con mistura bituminosa, o gessa da presa, ovvero impiombandole come s’è fatto a San Giovanni Novo … e per riparare la corticella interna, il pozzo e la strada nel portico della chiesa.”

Completato questo, Don Alessandro Gatti poteva considerarsi libero di tornare a vivere e andare come meglio gli fosse piaciuto.

Fra le altre chiacchiere Veneziane, in quei giorni si diceva in giro, che gli Ambasciatori Inglesi residenti a Venezia affermavano: “Venezia è diventata luogo di Protestanti ... Città più vicina all’Eresia che alla Dottrina dei Papi ... Ciò che contano a Venezia sono le furberie, i giochi politici, e le relazioni fra i Religiosi e Nobili ... E’ tutto un dare per avere.”

Fu detta mai cosa più giusta ? … Ieri come oggi ... Credo di si.

 


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