#unacuriositàvenezianapervolta
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La Compagnia dei Carboneri Veneziani
Non immaginavo ieri tanta curiosità su “legna &
carbòn” a Venezia qualche decennio fa … Si: non tutta Venezia era
arretrata e ancora disadattata, priva di servizi e comodità … Mi riferivo
soprattutto alla mia esperienza personale di bambino a Burano: una delle isole
più remote … bellissima … in fondo alla Laguna Veneziana. E mi riferivo anche a
una buona parte di Venezia che non era del tutto modernissima, ma conteneva
ancora diverse “sacche sociali” non del tutto emancipate e
modernizzate. Se è vero che tanta parte di Venezia correva dietro al progresso
e alla modernità negli anni 60-80 del secolo passato, vi garantisco che
esisteva anche una frangia di Veneziani nelle aree più periferiche della Città,
che mai è riuscita a stare al passo del tutto col benessere vissuto da tutti
gli altri.
Se avete qualche dubbio andare a vedere e sentire come andava
in qualche calle o calletta di Castello, di Baja del Re, della Giudecca o di
Santa Marta o dell’Anzolo, e delle Isole … Scoprirete che non tutta Venezia
splendeva. Un’intera fetta sociale si è trascinata dietro a lungo le privazioni
e le povertà della Guerra, e quindi non riusciva a stare affatto al passo con i
tempi e col benessere del progresso.
C’erano quindi ancora Veneziani privi di servizi e con poche
comodità, e vi garantisco che potete trovare ancora oggi caxette e casupole in
qualche parte di Venezia che sembrano “capsule del tempo”, cioè
del tutto prive di quanto consideriamo ovvio e indispensabile per vivere la
quotidianità.
Sono rarità di oggi, ovvio, ma rendono l’idea di quanto
Venezia è sempre cresciuta pianino, e di come certe fasce sociali hanno sempre
arrancato dietro ad altre “più fortunate”.
Due parole sui Carboneri Veneziani… Legna
& Carbon sono stati a lungo “beni preziosi” di prima
necessità, che di conseguenza hanno dato lavoro a una bella fetta di Veneziani
per provvederli e rifornirli.
Ricordo ancora non solo i Trabaccoli carichi di
legna che sfilavano davanti a Burano, ma anche qualche barca carica di travi,
infissi dismessi e vecchia legna tratta da case Veneziane e insulari rinnovate.
Le ho viste approdare su rive accanto a case dove poi venivano ridotte a
pezzetti buoni per l’inverno. Mio Nonno Bepi stesso in fondo
all’orto dietro casa aveva la catasta della legna, e ricordo ancora come mio
Padre che per un periodo fece il muratore, ottenne una volta di portare al
Nonno a Burano un’intera barca di legna tratta da un restauro a Venezia. Tutta
la famiglia per un giorno intero andò avanti e indietro tra la barca e la casa
a portare pezzi di legna che a lungo alimentarono la stufa della casa dei Nonni
… Altri tempi … Così come ricordo i miei fratelli che per anni facevano il giro
dell’Isola per raccattare da Fruttivendoli e Bottegai: cassette e cartoni, e
anche singoli “stizzetti” buoni “per il fuoco” dei
Nonni ... Il Carbone in Isola si andava a comprarlo spesso nelle rivendite di
legna, carbon e detersivi con un apposito “bidone da Carbon”
fornito di robusto manico.
In quella che è stata la Contrada di San
Luca a Venezia, non lontana sia da Rialto che da Piazza San Marco,
c’erano e ci sono ancora la Riva, il Traghetto, la Calle, il Ramo e il
Sottoportico del Carbon. Qui più che altrove a Venezia sifece
spaccio per secoli di quel prezioso combustibile utile a tutti.
In Riva del Carbon abitava fin dal 1551 Pietro
Aretino, in una casa vicina “al Caffè degli Omnibus”
presa in affitto per 60 scudi annui da Ser Leonardo Dandolo di Girolamo… Sapete chi pagava quell’affitto ?
Il Gran Duca di Firenze in persona … chissà perché …
L'Aretino abitò là fino alla morte dell’autunno 1556, ricordata da Salvatore
Bongi: “Il mortal Pietro Aretino mercoledì sera, a hore tre di notte, fu
portato all'altra vita da una cannonata d'apoplexia senza haver lassato
desiderio e dolor a nissun huomo da bene ... Dio li abbia perdonato!”…
e certificata dalPiovan Demetrio di San Luca: “Aretino
Pietro morì da morte subitanea giù d'una cadrega da pozo … il Giovedì Santo di
quest'anno si è confessato e comunicato nella mia chiesa piagnendo lui
estremamente …”
Una legge del Magistrato alle Acque
di Venezia del 05 aprile 1537 ordinava che le zattere cariche di carbone “non
possino fermarsi dinanzi le bocche de Rivi, e due solamente per tessera possino
trattenersi per vender alla Riva del Carbon”. Sulla stessa Riva del
Carbon c’erano soprattutto due botteghe e magazzini di legna &
carbòn che appartenevano quasi da sempre ai Nobili Bembo e Donà.
Costoro non avevano affatto l’esclusiva del rifornimento cittadino, ma di certo
mettevano lo zampino su buona parte di quel commercio essenziale.
I Carbonai Veneziani sono stati
a lungo una vera e propria Categoria Lavorativa attiva in Città … così come
esistevano in moltissime altre parti … A Venezia i Carbonai si unirono in “Corpo
o Compagnia” e si diedero Statuti Lavorativi già dal 1476, e come si
usava allora per tutte le categorie di Arti e Mestieri Veneziani, misero su
un’apposita Schola di Devozione e Mestiere che trovò sede prima a
San Salvador non lontano da Rialto, e poi a San Luca.
Si legge nelle “Raspe dell'Avogaria
da Comun”, che l'8 settembre 1477, il NobilHomo Daniele Soranzo
con un certo suo compareGiacomo da Crema passarono di notteper
la Calle del Carbon nei pressi di Rialto. Da una finestra
in alto vennero invitati a salire in casa da Maria Scorzupi
prostituta del luogo … Gasparo Gozzi scriveva al riguardo: “…
la via detta del Carbon (a Venezia) dove abitano in certe
casipole terrene le più sozze uccellatrici degli uomini”…Molte
donne di quel genere abitavano là non lontane dall’Emporio di Rialto
equidistante da San Marco.
Mangiato con lei, e fatto tutto ciò che dovevano fare, i due
uomini se ne tornarono ciascuno a casa propria dopo aver ben cenato con: “unam
coradellam castrati ad suffritum, et unum fegatum unius leporis quem tunc
praedictus Daniel interfecerat”… Una bella e buona mangiata
insomma ... e non solo … Andò però che entrambi poi si sentirono male al
punto tale che il Nobile Soranzo morì la mattina seguente, mentre
il compare se la cavò rischiando la vita e vomitando profusamente sostanza “verderame”…
Omicidio ? Trattandosi soprattutto di un Nobile, e per di più di un certo
prestigio, la donna venne immediatamente carcerata e torturata per bene. Non ne
emerse nulla, per cui si optò per la casualità del fatto, e la Scorzupio Scorupsi venne rimessa assolta in libertà un paio di mesi dopo.
Storie Veneziane … Il Patrono dei
Carboneri era San Lorenzo… I Carboneri Veneziani, a
differenza degli altri Artieri, erano curiosamente esentati dal pagare “la
Tassa della Milizia” per il semplice fatto che scaricavano
gratuitamente il carbone destinato all'Arsenale e alla Zecca
dello Stato di Piazza San Marco.
Sapete quanti erano i Carbonai a Venezia ?
25 per la precisione, perché esistevano altrettante
“patenti di Mestiere” dette “Còrbe”(grandi
ceste-gerle da carbone portate a spalla) che davano il diritto-concessione
al possessore di trasportare e vendere carbone in Venezia. Solo più tardi,
visto che si trattava di un bene di prima necessità, la Serenissima optò di
aumentare il numero dei posti vendita e dei lavoranti del Mestiere ... Esisteva
poi tutto un corollario e indotto di servizi intorno al Carbone, che riguardava
la consegna a domicilio fino ai piani alti delle case (i Carboneri non erano
tenuti a salire le tortuose e ripidissime scale Veneziane), o la gestione
del camino, del magazzino di stoccaggio a pianterreno e della stufa.
Curiosamente, era riservata ai Fabbri
Veneziani la manutenzione gratuita delle Corbe dei Carboneri… Beh: gratuita ? … Non proprio. I Carboneri in cambio rifornivano
gratuitamente i Fabbri riducendo anche il prezzo dello stesso Carbone di cui li
rifornivano per le fucine ... Le Corbe dovevano avere misure ben precise in
quanto fungevano anche da unità di misura per la vendita ... Si poteva comprare
mezza corba, un terzo di corba, e così via … Il Carbone giungeva in Riva del
Carbon a Venezia su apposite chiatte-zattere dalla forma curiosa.
Quello
dei Carboneri Veneziani era quindi una specie di Mestiere-Servizio-Associazione
un po’ d’elite ed esclusiva, a numero chiuso, paragonabile a quelle che sono
ancora oggi le fortunate categorie dei Motoscafisti e Gondolieri Veneziani. Si
sa poi che era tipico di Venezia, ieri come oggi, di dare in subappalto certi
servizi … Un po’ come le bancarelle e le bottegucce dei souvenir di oggi.
Venezia
respirava, lavorava, viveva … si trascinava a volte, arrembava altre ... Sempre
magica e curiosa, interessantissima Città anche nelle sue cose più piccole,
quotidiane o insolite.