#unacuriositàvenezianapervolta 353
“Peòci
refài"… Il profumo acre dell’ultima Nobiltà Veneziana.
S’è detto e ridetto molto sui
Nobili Veneziani di un tempo … fin quasi alla noia. Ci sono stati illustrissimi
Casati con le loro Cà e i nomi altisonanti che hanno marchiato in modo
indelebile la Storia della Serenissima ... Venezia è tempestata di Palazzi,
Monumenti e Memorie: basta “grattare” un attimo, che ti ritrovi
con valanghe di notizie e storie … Tutti sappiamo che la Serenissima è una
miniera, un pozzo senza fondo di vicende, personaggi e aneddoti … Se solo
pensiamo ai Dogi … Insomma: non finiremmo mai di dire.
C’è stata però, verso la
fine della Serenissima, una pagina diversa della Nobiltà Veneziana.
Venezia, ieri come oggi,
aveva gran bisogno di soldi … Sono sempre quelli a far girare il motore del
Mondo e di ogni Storia … e quindi, nella Città Lagunare a inizio 1600 si è
pensato ancora una volta di procurarseli ... per guerreggiare s’intende ... E
che altro ?
Anche oggi se ci pensate: sono
trascorsi i secoli ma non abbiamo imparato niente … E’ ancora la stessa Storia.
Comunque … Che cosa
s’inventarono i Veneziani ?
Semplice: la vendita della
Nobiltà al miglior offerente … Ne sarebbe derivata di certo una montagna di
denaro.
E come si procedette ?
S’individuarono cinque-sei
famiglie da valorizzare per farle diventare “super”, cioè: “Grandi
e Nobili”… illustri a tutti gli effetti.
I nomi non vi stupiranno
affatto … Si comprarono il Patriziato Veneziano i vari: Labia,
Rezzonico, Ottoboni, Widmann e Zenobio… ma anche i Rubini, i Lombria,
i Martinelli e i Tasca e altri … Tutta gente superdotata, già provvisti
d’importanti titoli e incarichi, ma soprattutto di grossi patrimoni … Erano:
Mercanti, gente ben addentrata nella Cancelleria Ducale, Segretari della
Serenissima, Cittadini Originari da molto tempo, Avvocati di grido,
Imprenditori fra Oriente e Occidente … Tutti costoro, infatti, fecero a gara
per esprimersi con gran splendore e munificenza ... Andate a vedere Palazzo
Labia o Cà Rezzonico, Palazzo Grassi o Cà Zenobio e ve ne farete una
chiara idea.
Il progetto di Venezia però
era diverso … più furbo. Sulla scia di quelle cinque-sei famiglie prestigiose, si
voleva in realtà accalappiarne molte altre da rendere Nobili non per meriti o
titoli di sangue, ma solo per i soldi da spillare loro a favore dello Stato … E
si riuscì benissimo nell’intento, perché nel giro di pochi decenni la
Serenissima concesse la Nuova Nobiltà Veneziana a quasi
centocinquanta Famiglie soprattutto del Veneto e della Terraferma.
Fu un successone per le
casse dello Stato Serenissimo perché ogni Famiglia per diventare
Nobile dovette sborsare ben 100.000 ducati per ogni testa … Nacque così la “Nobiltà
Veneziana per soldo”, i cui titolari ottennero da Venezia solo il Pubblico
Titolo Nobiliare senza nient’altro di aggiunto in cambio.
Ed è curioso ciò che accadde
dietro alle quinte del palcoscenico della Serenissima di allora.
I Nobili Querini
Ambasciatori Veneziani a Roma dal Papa, ad esempio, inviavano scritti
in Laguna dicendo che erano riusciti a convincere Farsetti: Tesoriere del
Papa e Ministro di Stato, e un Chierico di sua Santità del calibro di Ariberti
a richiedere la Nobiltà Veneziana ... Riferivano che “Non vedevano l’ora
di fregiarsi di tale Titolo, e che erano dispostissimi se fosse stato il caso a
pagare anche di più.”
Si sorrideva furbescamente
in Laguna … Il “Pesce” aveva ingenuamente abboccato all’amo.
I vecchi Nobili d.o.c.
provavano solo disprezzo per quella nuova generazione di Nobili … Non solo non
volevano aver nulla a che fare con loro, nè intendevano imparentarsi e
maritarsi con le loro figlie e figli, e ancor meno intendevano permettere a
quei “Nuovi Nobili” di mettere le mani sul potere reale dello Stato
Marciano… Insomma: volevano i loro soldi, ma per i Veneziani quegli
uomini e quei casati non avrebbero contato nulla .. Anzi: li deridevano perfino,
li beffavano e si prendevano gioco di loro, criticando anche il modo con sui s’erano
fatti grandi e avevano ottenuto il successo lavorando ... I Nobili di alto
rango, quelli veri: erano tutt’altra cosa.
Infatti: appena i Nuovi
Nobili aprivano bocca li prendevano in giro: “Gli Zolio vorranno apparire
portando il bigoncio dell’olio a Palazzo Ducale … mentre i Minelli verranno a Palazzo ancora con
i manicotti e la traversa addosso, convinti d’essere ancora al mercato di
Rialto, o a giocare alla mora per strada.”
La Vecchia Nobiltà che
votava l’ammissione delle nuove Famiglie al Maggior Consiglio della
Serenissima fingeva di non accorgersi che i De Fonseca Spagnoli
erano chiacchieratissimi e sospetti di Ebraismo … Così come facevano finta di
non sapere che i Lucca erano
ritenuti privi di qualsiasi sangue nobile, ed erano solo “Figli naturali”
… Fecero finta anche di apprezzare i grandi capitali, le politiche e le
abilità di alcuni che facevano i Salumai o i Venditori di Olio: “Basta
che rimangano lontani da Venezia e dalle cose di Palazzo.”
Da parte sua, invece, la
nuova categoria nobiliare si fece prendere la mano. La smania del successo e d’entrare
a far parte della Nobiltà che contava: era davvero grande per alcuni … Tanto
che erano disposti a fare l’impossibile pur di raggiungerla.
Le Cronache Veneziane
dell’epoca sono spietate nel descriverli: “C’era chi come gli Angaran chiedeva
dilazioni e di poter pagare la Nobiltà a rate, o comprando titoli di Stato, o
fornendo meno contanti … e chi come i
Cavazza-Lion, e i Corner-Piscopia provava a chiedere lo sconto alla Serenissima
provando ad ammettere alla Nobiltà due figli con un unico pagamento … Niente da
fare … La Serenissima si dimostrò irremovibile: Volete due Nobiltà ? … Servirà
allora versare: 200.000 ducati ... non un soldo di meno.”
C’era chi taroccava i propri
bilanci per farsi vedere più ricco di quel che era … e chi andava in Riva
degli Schiavoni sul Molo di San Marco, o a Rialto dove c’erano alcuni
Ebrei e Greci che facevano affari d’oro vendendo ai futuribili nobili Titoli di
Stato e opportunità e crediti, e altri trucchetti: tutte sembianze di ricchezza
buone per ben figurare agli occhi della Serenissima … C’era chi come i Feramosca
con gli Scroffa spargeva voce che il momento era propizio, e che
la Repubblica a conti fatti avrebbe concesso la Nobiltà a metà prezzo ... Non
era affatto vero.
Il Marchese Gherardini
si presentò nel Maggior Consiglio Veneziano versando 30.000 ducati in contanti
… Altri 30.000 li diede in crediti di nolo di vascelli valutati al 50% quando glieli
vendettero … e versò ancora altri 40.000 ducati nelle casse della Zecca
dello Stato… In realtà ne anticipò sono 7.200, mentre il resto sarebbe
stato depositato in seguito da altri che avrebbero offerto a suo nome ... Insomma:
in ogni caso di doveva versare 100.000 ducati.
Si poteva quindi comprare la
Nobiltà con minor spesa ? … Magari versando subito 60.000 ducati in contanti,
così che i Savi Veneziani avrebbero forse chiuso un occhio … o tutti
e due ?
Non era vero: i Ferro
vennero rifiutati finchè non pagarono tutto quel che dovevano … Così come i Lazzari,
che vennero approvati subito perché pagarono in contanti fino all’ultimo
centesimo ... Non era neanche vero che bisognava affrettarsi, e che non ci
sarebbero stati più posti disponibili, e che la Serenissima avrebbe chiuso con
l’ammissione massima di 80 Famiglie … Bastava pagare.
La Repubblica Serenissima in
tutto questo si dava grande tono e contegno: rifiutava alcuni dei “Possibili
Nobili dell’ultima ora” perché non presentavano le qualità e le
credenziali giuste … ma a distanza di pochissimo tempo li accettava: appena dimostravano
di poter pagare il dovuto … Non importava come: “Ciò che non entrava
dalla porta, poteva entrare agevolmente magari anche dalla finestra.”
Ed era tutto un sorridere continuo
alle spalle di quei “Nobili così da poco”, che i Vecchi Nobili Veneziani
seguiti dal Popolino minuto qualificarono
più che volentieri come “Peòci refài … Campagnoli zappaterra dalle corte prospettive
… Nobilòtti di poco conto e bassa lega, buoni solo per governare qualche sperduta
villa di periferia.”
I “nomi” dei
Nuovi Nobili se li andate a guardare erano abbastanza altisonanti e rinomati …
Non erano affatto “robètta” o gli ultimi della classe … ma per la Vecchia
Classe Nobiliare e Dirigenziale che esprimeva Senatori e Dogi … Beh:
per loro erano proprio così:“Nobili senza sesto e senza radici: spiantati.”
Aveva quindi un particolare
profumo quella Nuova Nobiltà Veneziana… Era appetibilissima per
tanti … Vero … Verissimo.
Ma finì con l’essere un profumo
acre, di quelli da pochi soldi, fastidiosi da odorare … “da mal di testa”:
“Forse sarebbe stato meglio non mettersi addosso quei pomposi titoli, per
non essere simili a quelle donne che con la cipria e i gioielli credono di
nascondere la loro naturale e incorreggibile bruttezza.”
I soldi però contavano e non
poco per la Serenissima … e arrivarono copiosi … Quindi si chiuse storicamente
un occhio, anzi: tutte e dure su tante cose … Anche se a conti fatti, non si risollevarono
più di tanto le sorti di Venezia, che era ormai destinata da tempo a rincorrere
il suo gramo decadimento andando incontro al suo vacuo futuro.
Francesi e Austriaci Imperiali,
infatti, a inizio 1800 spazzarono via indistintamente tutta la Nobiltà Veneziana
Vecchia e Nuova incamerando senza alcun pudore e scrupolo tutte le loro
risorse e gli ingentissimi patrimoni … Gli stessi Nobili che erano stati“Grandi,
furbi, potenti e illustri”, ma che non riuscirono a mettersi in salvo
scappando per tempo dalla Laguna e dai Territori del Dominio Veneto, finirono
mezzi nudi, in catene e con la sola camicia che avevano indosso … Imprigionati
come sovversivi e nemici dello Stato a bordo del vecchio Bucintoro
dato alle fiamme, e trasformato in carcere galleggiante ormeggiato in mezzo al
Bacino di San Marco … Questa è Storia.
A Vienna poi, il titolo di Nobile
Veneziano finì per contare quasi quanto quello di un comune uscere di
palazzo … Il più basso dei titoli dell’Impero valeva di più … A Parigi: “I
Nobili Veneziani valevano meno del due di coppe”.
Fu la fine della storia
dell’ultimo sussulto della Nobiltà Veneta ... Servì quindi a ben
poco tutto quel “foraggiare di denari” che diede modo all’ultima
Serenissima di guerreggiare ancora un poco, ma anche d’illudersi di possedere
ancora una “Gloria e una Grandezza” che ormai non possedeva più.