Quantcast
Channel: #unacuriositàvenezianapervolta
Viewing all articles
Browse latest Browse all 357

Un Contrabbandiere ammazzato a San Giobbe … nel 1700.

$
0
0

 


#unacuriositàvenezianapervolta 356

Un Contrabbandiere ammazzato a San Giobbe … nel 1700.

Vi chiederete subito di sicuro: “Ma che cosa contrabbandava … tanto da rimetterci la vita ?”

Giusta domanda … Pane … Si: il normalissimo pane quotidiano da mangiare.

L’Arte-Mestiere del Pane a Venezia in quell’epoca era grandemente in crisi … Si era verso la fine del 1700: il secolo “dei lumi”, e delle Ville pompose in Riviera del Brenta… Eppure si diceva che il pane Veneziano faceva davvero schifo: “per via dell’umidità e della condizione dell’aria” spiegava qualcuno.

Ma non era affatto vero … C’era un po’ di tutto a Venezia che non andava nel fare il Pane … e non andava solo quello.

C’era grande disagio perfino nel lavorarlo e produrlo il Pane, tanto era sciatta e modesta la cura che si dedicava al quel “servizio sociale” tanto fondamentale quanto trascurato: “i lieviti erano cattivi … le farine malseparate… la manipolazione delle paste viziosa ... imperfetta la cucinatura dovuta all’imperizia e all’incuria della mano d’opera, che insicura dell’innegabile mercede, non prestava la giusta attenzione per una lodevole riuscita.” si diceva in giro per Venezia … e a ragione, perché era la verità.

Tutta la filiera della produzione del Pane s’era guastata dall’inizio alla fine per mancanza di veri controlli e di severa supervisione. C’erano sulla carta le Istituzioni e le Magistrature preposte ai controlli, ma quasi nessuno faceva il proprio dovere.

S’era guastato il meccanismo dell’acquisto dei Frumenti, quello delle “condotte” alle Pubbliche Macine lungo i Fiumi, che veniva gestito in esclusiva “dall’umore interessato dei Pubblici Sensali Veneziani”, e s’era rotto anche il meccanismo del lavoro e della manodopera del Pane a Venezia ... C’erano le barche della Fraglia dei 40 Casarotti che portavano avanti e indietro il Frumento e la Farina in esclusiva garantendone il trasporto a loro tempo e modo, c’erano i Mugnai del Consorzio della Trevisana, che curavano poco la qualità del macinato, e c’era infine il circolo dei Lavoranti del Pane, che erano gli unici che potevano cuocerlo a Venezia “a loro modo e maniera”.

Tutti i NobiliVeneziani aspiravano ad avere le Cariche dello Stato: ce n’erano più di 800 a disposizione, ma una volta che le avevano conseguite, se ne fregavano altamente dei doveri del loro “Status”: intascavano i soldi e le sovvenzioni, e “chi s’era visto s’era visto”: badavano solo ai propri interessi … e basta.

E tutto questo accadeva a ogni livello del sistema gerarchico e istituzionale Veneziano: chi era “tanto” mangiava tanto, chi era meno importante mangiava di meno, ma la logica era sempre la stessa … Venezia era proprio decadente e declinante: stava proprio raschiando il fondo del barile … anche se c’erano ancora in giro “galletti ruspanti pseudoriformatori” come Andrea Tron “Paròn de Venessia”.

Per certi aspetti i sovvertimenti d’inizio 1800 la liberarono da se stessa … purtroppo.

Siccome nel 1700 il Pane di Venezia valeva quindi davvero poco, era sorta un’ampia catena di panifici abusivi e di contrabbando a corona dell’intera gronda lagunare. Rifornivano Venezia difendendo con le armi le loro prerogative commerciali ... Si diceva che fossero davvero spietati nel difendere il loro mercato illegale.

La Serenissima vigilava … ma … Secondo una documentazione conservata all’Archivio di Stato di Venezia, nelle buste inerenti gli Atti degli Inquisitori di Stato della Serenissima, si riscontra che arrivò ai Sopra Provveditori e Provveditori alle Biave una particolare denuncia: “Il Capitanio da Terra e li Capi delle Barche al servizio di questo Eccellentissimo Magistrato … si produssero … rappresentando una continuata quotidiana irruzione di Pane forestiero, esposto alla vendita in Cannaregio, e specialmente a San Girolamo, e l’impossibilità di farne da loro gl’asporti tanto in Terra, che in Acqua per esservi unione dichiarita di Contrabandieri, rissoluti di far fronte ai Ministri nell’atto di coglierli in contraffazione.”

L’InquisitoreAngelo Morosini incaricato d’indagare sul fenomeno, giunse a confermare nella sua relazione: “Le ardite, violente e temerarie opposizioni con armi contro de’ Ministri.”

C’era scappato anche un morto: un certo Lorenzo Marchetti: “Interdetto già quattro mesi circa per difendere nella Laguna co’ suoi compagni un copioso Contrabbando di Pane.”

Della cosa s’interessarono allora gli Inquisitori di Stato, che vennero puntualmente informati da Alvise Foscari e dagli altri dell’Officio alle Biave. Esisteva effettivamente: “una rea setta di Contrabbandieri, che con violenza, e con armi alla mano … introducono … pane … per il canale che conduce da Mestre e Campalto, facendone vendita alle Porte del Ghetto, in Canal Regio e a San Girolamo … Essi mettono in soggezione li Ministri, con minacce e proteste di privarli della vita.”

Come andò a finire ?

 Che gli addetti al controllo del Contrabbando ebbero l’ordine tassativo dalla Serenissima di chiudere un occhio … anzi: tutti e due: “Per non andar incontro a funeste conseguenze, e dar facilmente luogo a tumulti e suscitamenti in quella parte della Città dove regna un genere di Popolo sanguinario e violento, e dove tengono i contrafacenti particolari relazioni.”

Non era questo l’unico esempio di ciò che succedeva allora in Laguna e nella vicina Terraferma in tante occasioni … Troppe probabilmente.

“L’attiraglio”, cioè: il tiraggio, il traino di ogni genere di barche e Bùrci lungo le “restère” del Sile, ad esempio, era gestito in esclusiva, come in regime di monopolio, dalla famiglia di Angelo Valenti detto Anzolàto da Musestre ... Sarebbero serviti molti animali per offrire il giusto servizio a tutti quelli che salivano e scendevano lungo il fiume per commerciare, e portare farine e merci a Venezia. A impedire il transito scorrevole sull’acqua c’erano le “restère” del “Consorzio delle 80 Ruote in Trevisana”, che di fatto provvedevano alla totalità del macinato di cui abbisognava tutta Venezia con i suoi Pubblici Formenti… I Valenti, invece, dicevano che non avevano bisogno di bestie, anche se ne avevano pochissime … Lasciavano che tutti aspettassero finchè a loro gradiva, e così ogni cosa lungo il fiume si fermava, si perdeva un sacco di tempo rimanendo fermi alle rive in mancanza di “tiraggio”, e i Valenti intascavano i soldi con le buone e con le cattive maniere … Perché ci pensava il figlio del ParònValenti a metter tutti in soggezione e sistemare chiunque protestava per le lunghe attese. Interveniva minaccioso e violentissimo con chiunque osasse non avvallare il suo sistema, e tutto funzionava così: “Dotato di un violento carattere, uno dei figli del Valente girava munito di pistole prorompendo in villanie, strapazzi, e minacce contro quelli che sollecitavano la prosecuzione del loro viaggio.”

La Serenissima ? … Compiva un bel controllo un giorno all’anno, con tanto di Soldato che presidiava il mulino e le ruote durante l’ispezione ... Quindi “Il problema delle restère rimaneva tale e quale: irrisolto.”

Beh: quindi tutto funzionava ? … Proprio no ... mica tanto … Ma Venezia allora funzionava in quel modo.



Viewing all articles
Browse latest Browse all 357

Trending Articles



<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>