#unacuriositàvenezianapervolta
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Il
Prete nel 1456 si calò giù dal camino, e ...
Sapete tutti meglio di me,
che il Doge di Venezia aveva il suo chiesone privato, cioè: la Basilica
di San Marco. Lì aveva il suo “Prete di fiducia”, cioè:
il Primicerio di San Marco, che era una specie di Vescovetto
Privato del Doge, che gestiva i Preti del Doge col loro
Seminario “sfòrna Preti Ducali”, cappeggiava i Canonici Ducali
di San Marco, e governava le Parrocchie del Primiceriato di San
Marco, che corrispondevano, più o meno, alle chiese-Contrade-Parrocchie
limitrofe all’area Marciana … Per intenderci, erano sotto la diretta
giurisdizione del Primicerio di San Marco, e cioè del Doge in
persona: le chiese-Parrocchie di: San Basso, San Provolo, dei Santi
Filippo e Giacomo, San Paterniàn, San Zuliàn, San Gimignàn, San Moisè e
qualche altra che non sto qui a tediarvi troppo … Col titolo di Patriarca
solo dal 1451, il Vescovo titolare di tutta Venezia,
designato … più o meno … dal Papa di Roma, se ne stava, invece, a
San Pietro di Castello, detto anche Vescovo di
Olivolo… Anche lui aveva i suoi Preti, le sue Parrocchie di Contrada,
e suoi vispi e talvolta temibili quanto disinvolti Canonici di San Pietro di
Castello.
Le Cronache Veneziane sono
ricche di aneddoti ed episodi riguardo il Clero Veneziano ... C’è
l’imbarazzo della scelta nel sfogliarle, leggerle e conoscerle … Se poi si
aggiungono le note e i fatti che riguardano Frati, Monaci e Monache:
c’è un’intera letteratura curiosissima in cui ci si può perdere.
Insomma … A Venezia nel
1400-1500, ma anche prima e dopo, si poteva diventare Preti anche
un po’ per caso … Preciso subito per chi storce un po’ il naso quando tocco
certi tasti storici, che c’erano a Venezia e in Laguna diversi bravi Ecclesiastici
e Religiosi, nonché devote ed obbedienti Mùneghe“che
notte e giorno facevano il loro implorando il Cielo per il bene dell’intera
Serenissima e dei Veneziani.” Ma
c’erano anche individui scapestrati e libertini, uomini e donne, che finivano
col fare il Prete, il Frate o la Monaca per via delle scelte di famiglia, o per
provare a non vivere d’espedienti o in miseria.
Ieri come oggi, riuscire a
mettere mano su certe cariche significava sistemare se stessi … e anche l’intera
famiglia più che spesso … Tutto questo lo sapete … C’erano a Venezia Preti,
Frati e Suore che non sapevano neanche leggere e scrivere, né far di conto, e
che ancor meno ne sapevano di Dottrina. Desiderosi di sistemarsi,
s’abbarbicavano a qualche buon vecchio Prete di qualche chiesa, possibilmente
delle zone più periferiche di Venezia, e dopo un po’ di tira e molla
preparatorio finivano col diventare Preti a tutti gli effetti ... tralascio i
dettagli.
E qui veniva fuori allora la
loro vera indole … Esternavano “il meglio di se stessi”, quando
iniziavano a dare la scalata alle Collegiate, alle Parrocchie e ai Benefici
cercando senza sosta una buona sistemazione. C’era però la concorrenza spietata
delle Famiglie Nobili, che a loro volta avevano bisogno di
piazzare i loro figli e figlie cadeti … Erano loro a procacciarsi le cariche e
i benefici migliori accalappiando senza sosta Vescovadi, Priorati,
Abbazie, Canonicati, Monasteri, Piovanie e tutto il resto
… Non ce n’era per nessuno: i Nobili Veneziani lasciavano agli altri solo le
briciole.
C’erano quindi in giro per
Venezia certi Preti scalcinati e spiantati che non riuscivano a sistemarsi una
volta per tutte … O perché non avevano le qualità per affermarsi, o perché non
avevano doti e appoggi giusti, o perché erano figli “non di sangue Nobile”,
magari perché nati da qualche scappatella di un Patrizio con la servetta, o perché
figli d’Artisti famosi incapaci di raggiungere il livello del padre, o cose del
genere … La lista sarebbe lunga … Perciò quei Preti vivevano un po’ alla
giornata cercando di accalappiare qualche Messa a pagamento da celebrare qua o
là, o se ne andavano in giro per la Terraferma a supplire dove c’era bisogno, o
s’accasavano a far da Cappellani e Tutori spirituali alle Monache magari per pochi
soldi, un tetto sulla testa, e un buon piatto da mangiare.
Inevitabilmente ogni tanto qualcuno
poi perdeva il controllo, e si lasciava andare. Sempre le stesse Cronache
raccontano di come c’erano in giro per Venezia: Preti di continuo nelle Osterie
di Rialto e San Marco, dediti al gioco e alle scommesse, affaristi di poco
conto, ubriaconi e cacciarosi, a volte disposti un po’ a tutto.
Racconta Tassini,
che uno di questi aveva preso di mira da tempo uno dei fortunati Canonici
di San Marco… Suo collega ? … Si: alla lontana però, per via di tutto
quello che ho appena detto. Essere Canonico del Doge, infatti,
era un privilegio non da poco … Per cui
quel Canonico se la passava bene dal punto di vista economico: era ricco, e non
lo nascondeva affatto ... Anzi: se ne vantava in ogni occasione.
Chi troppo … e chi niente …
I nomi ? … Prè Vittore
il primo: “Eravi in Venezia un Prete Vittore, uomo di pessima natura, e
secondo quei tempi superstiziosi: legato in amicizia con Demonio, che teneva il
sacco alle sue ribalderie in forma canis albis.”
L’altro, invece, era il
paffuto e affermato Canonico di San Marco: Prete Mauro
D’Otranto: “Uomo danaroso, che abitava nella Canonica nei pressi
della Dorata Basilica Marciana.”
Ed ecco i fatti … Un giorno,
sapendo Prè Vittore, che il Canonico D’Otranto si
recava più volte al giorno, come d’obbligo, nella Basilica Marciana per cantare
l’Ufficio Divino e partecipare alle Funzioni di Chiesa
insieme agli altri Canonici, decise di approfittare della sua assenza per
entrargli in casa ed alleggerirlo dei beni.
Non s’inventò di
scassinargli eventualmente la porta, ma decise di prendere “la strada del
camino”, per cui: atteso che il Canonico uscisse, s’arrampicò fino in
cima al tetto, e si calò dentro all’appartamento raggiungendolo.
Impresa perfetta ? … Macchè
! … Il Canonico non era uno sprovveduto, e teneva ben nascosti al
sicuro i suoi beni. Per cui Prè Vittore, dopo aver frugato
dappertutto senza aver trovare nulla da portarsi via, pensò bene di nascondersi
sotto al letto del Canonico, e di assalirlo quando fosse rientrato per
costringerlo a rivelargli i nascondigli del suo tesoretto.
Dopo un po’, infatti, il Canonico
ignaro rientrò a casa da San Marco, e Prete Vittore,
vispo e agguerrito: gli saltò subito addosso.
Non aveva fatto i conti però
con la prestanza fisica del Canonico, che pur avendo qualche anno
e un bel pancione, non pensò affatto di arrendersi al violento intruso. Gli
rispose, infatti,“per le rime”, e fra i due scoppio un’intensa colluttazione
e lotta senza risparmiarsi colpi proibiti ... Dopo un bel po’, Prè
Vittore si rese conto d’essere inferiore di forza rispetto al Canonico,
per cui gli chiese di smettere di lottare, e di lasciarlo andare per la sua
strada a mani vuote.
Ingenuo forse … il Canonico
D’Otranto acconsentì, e accompagnò Prete Vittore verso la
porta e le scale di casa invitandolo ad andarsene prima che lui chiamasse i Soldati
del Doge.
A un certo punto però, il furbo
e scaltro Prete Vittore chiese al Canonico di
fargli strada per indicargli da dove uscire … Fu con la concessione di quell’apparente
futile gesto, che il Canonico porse il fianco indifeso al Prete
ladro, violento e assatanato. Prete Vittore, infatti, lo assalì
subito alle spalle, gli girò una corda attorno al collo, e provò a strangolarlo
con le mani.
Riprese allora furibonda la
lotta: da una parte Prè Vittore che stringeva, mentre dall’altra
il Canonico D’Otranto gli mordeva le mani, e cercava di
resistergli e sopraffarlo con la possanza fisica e qualche spintone ... Finchè Prè
Vittore fece il gesto inconsulto e disperato: sfilò in fretta dalla guaina
la spada che il Canonico indossava al fianco, e gliela conficcò
in gola ... Dopo di che, rotolato il cadavere del Canonico fin
fuori in strada, lo nascose sotto a una catasta di legna, poi se ne tornò a
casa dello sventurato Canonico svaligiandola del tutto tranquillamente.
Come poteva finire una cosa
del genere a Venezia ?
Ovvio … Prè Vittore
venne presto scoperto e acciuffato dai Birri della Serenissima…
Sotto tortura confessò e confermò ogni cosa fin nei minimi particolari … Il Doge
non mosse un pelo per salvare dalla condanna capitale l’uccisore-ladro di uno
dei suoi fidi e benvoluti Canonici ... Anzi … A niente servì che Prè
Vittore confessasse ogni colpa davanti a Nicolò delle Croci
Vicario del Patriarca chiedendo pietà.
Ottenne solo d’essere
destituito da Prete … E quindi, ridotto a criminale laico comune, venne preso
in consegna dalla Giustizia della Serenissima, che il 19 marzo1456 lo appese
alle forche in Piazzetta di San Marco: “Bene così !”
si disse in giro per Venezia: “E chissà che anche certi Preti, Frati e
Monache scandalosi comprendano che ogni tanto la Giustizia esiste anche per
loro.”
Un altro episodio, una
storia … Come un semplice alito, dentro al vento grande che è stata la Storia di
Venezia.