#unacuriositàvenezianapervolta 360
L’Albulo
del Doge … e le Marie de tòla
Che sarà mai “sto Albulo” vi chiederete curiosi come me ?
Semplice stavolta
… L’Albulo era una moneta Veneziana e Medioevale un po’
particolare, buona anche per gli scambi commerciali, ma legata soprattutto a
una tipica tradizione Veneziana: quella della Festa delle Marie.
Secondo l’interessantissimo
“Lessico” di Fabio Mutinelli: “L’Albulo o
Albullo, o Albulus, o “Bianco”: era una Monetuccia di rame, che il Doge nella
visita da lui fatta a Santa Maria Formosa nell’occasione della Festa delle
Marie, offriva a quel Piovano sul ponte prossimo alla chiesa ... Il Piovano non
lasciava passare il Doge se non gli dava prima quella moneta ... Veniva quindi coniata
appositamente per quella funzione, e usciva dalla Zecca imbiancata (ecco
forse il perché della dizione: “Bianco”)… Il basso Popolo Veneziano le dava
lo strano nome di “El vièti”, o per meglio dire: “El vièn”, riferendosi
ovviamente al Doge che passava in visita alla Contrada.”
L’Albulo era quindi una Moneta commemorativa, simile alle Oselle per intenderci, ma di certo meno famosa … In ogni caso faceva parte di un’altra briciola curiosa di Venezia e della sua stupenda Civiltà.
Già che ci siamo, dico un paio di cose in più su quelle famose Marie de Tòla, perché insieme all’Albulo c’erano anche loro … Cioè quell’incontro fra Doge e Piovanodella Contrada di Santa Maria Formosa era parte integrante dell’antica Festa delle Marie di Venezia.
E qui c’è
qualcosa che, secondo me, vale la pena di ricordare.
La Festa delle
Marie ha avuto origini più antiche, e più “sofisticate” di
quel che si dice di solito … C’era, infatti, a Venezia fin da prima dell’anno
1000, una tradizione più antica di stampo prettamente Religioso-Popolare.
C’era l’usanza che alcuni Preti Veneziani indossassero i panni di
“particolari attori” inscenando in chiesa e fuori per le Contrade
alcune drammaturgie di tipo liturgico-popolare. Si usavano molto un tempo
queste “rappresentazioni Sacre” estemporaneefatte
in loco … Ne rimane ancora traccia, se andate a vedere, nei così detti Sacri
Monti sparsi in giro per tutt’Italia, e anche in Europa ... ma anche in
tutti quelle rappresentazioni “viventi e in carne ossa” fatte per
richiamare certi Misteri e il senso di qualche Festa. Esistono ancora soprattutto
in Sardegna e nel Sud d’Italia, ma anche in Umbria, Toscane e Piemonte … un po’
dappertutto insomma. Sono i vari Presepi Viventi, le Settimane
Sante, o le Cantate per il Risorto ... senza dimenticare
Processioni come quella di Sant’Agata o Santa Rosa… Ce ne sono
ancora molte in giro, anche se di certo sono cambiati tempi, convinzioni e modi
... Fanno più che altro parte del folklore oggi.
Beh … Tutto questo si faceva in abbondanza anche a Venezia nei tempi antichi, dove appunto alcuni Preti inscenavano “Titoli Sacri” vestendosi da Madonna e da Angeli, per inscenare, ad esempio: il Mistero dell’Annunciazione ... S’inscenava però anche altro:“il Natale”, “la Passione” con “le Tre Marie ai piedi della Croce”, ma anche:“le Tre Marie presenti alla Deposizione nel Sepolcro”, e “le Tre Marie degli Unguenti per imbalsamare Cristo”, e “le Tre Marie presenti davanti alla Tomba vuota della Ressurrezione”… e altro ancora ... sarebbe una lunga storia.
Contate un po’ le
Marie … Non sono per caso circa dodici ? … Le Dodici Marie ... Vi
ricorda niente ?
Quasi per prolungare poi quella specie di “Rito scenografico delle Mariein carne ed ossa” venivano tradotte poi quelle figure in statue di legno: le così dette “Marie de tòla”, che ovviamente oltre ad essere esposte scenograficamente nelle chiese, venivano anche portate in giro in Processione per le Contrade Veneziane.
La Tradizione
delle Marie era quindi ben radicata nell’animo dei Veneziani,
soprattutto dei popolani. Tanto è vero che spesso a Venezia si facevano
coincidere quelle rappresentazioni e pellegrinazioni di Contrada con delle Fiere
Stagionali… L’animo mercantile ed economico dei Veneziani non mancava
di prevalere, per cui si metteva tutto insieme: Feste, Sagre e Marie varie.
Era una bella
cosa … E’ documentata ad esempio: “la Fiera Civica delle Dodici Marie”,
che durava ben otto giorni, e toccava il culmine con la Festa della
Purificazione di Maria: la così detta Festa della Madonna
Candelaia o Candelora, o Madonna de Cera, che era carica di mille
significati addirittura precedenti alla sovrapposizione d’Epoca Cristiana ...
Intendo dire che la radici della Festa delle Marieè
probabilmente più antica dell’intera Storia Cristiana ed Ecclesiastica.
Non dimentichiamo
che più che spesso il Cristianesimo s’è sovrapposto e ha modificato e
trasformato le tradizioni che c’erano da sempre nei luoghi prima di lui … Anche
a Venezia e nella Laguna.
Le Marie de Tòla probabilmente richiamavano anche a una tradizione-culto della Femminilità, della Donna, della Fecondità Naturale, nonché dell’Unione Coniugale-Matrimoniale con la Figliolanza intesa come rivelazione-creazione di Madre Natura.
Solo più tardi quindi s’è sovrapposto il contenuto Cristiano alla Festa delle Marie… E ancora più tardi s’è sovrapposta anche la Leggenda del Rapimento delle Veneziane da parte dei Pirati Triestino-Narentani, anch’essa connessa con l’annuale Festa delle Marie.
Di storico realmente
accaduto, c’è stata di sicuro una vittoria dei Veneziani del 1292,
quando la neonata Serenissima riuscì a prevalere su Gaiòlo Pirata
Istriano… Fatalità l’evento accadde a inizio febbraio … e quindi: uno
+ uno, si misero insieme in un unico festone: Pirati e Marie de Tòla
facendone un’unica cosa.
La Leggenda-Mito
di sicuro la conoscete … I Veneziani usavano celebrare il 31
gennaio di ogni anno: l’Anniversario della Traslazione del Corpo di San
Marco nella sua Basilica Dogale. Quello stesso giorno,
che era “Festa Nazionale” a Venezia, celebrava anche da lungo
tempo un’altra cosa: il Matrimonio… base della convivenza
civile-religiosa, e fonte del futuro dei Veneziani legato al mistero della
procreazione e delle nascite ... Anche qui: altra reminiscenza dei culti Naturali
Antichi… Insomma: ogni anno si celebravano e omaggiavano gli Sposi
dell’intero anno, e nell’occasione c’erano altri ed altre che si maritavano
nella Cattedrale di San Pietro di Olivolo a Castello, dove il Vescovo
di Venezia in persona benediceva le nozze di tanti Veneziani messi insieme.
Ovviamente c’era sempre
un gran fluire e concentrarsi di Popolo per l’occasione, e ne derivava ogni
anno una gran Sagra-Festa.
Racconta ancora Fabio Mutinelli nel suo “Lessico”: “Comparivano le spose in candida veste, a chiome sciolte, intrecciate di fili d'oro ... Sulle spalle ondeggiante portavano la Dote chiusa in una piccola cassella ...”
Ed ecco ancora la
Leggenda… Nel lontano 945, sotto il Doge Pietro Candiano, Triestini,
Narentani o Istriani: non si sa bene chi ?
Ad ogni modo:“ladroni di certo, canaglie invidiose del Veneziano gaudio, e in pari tempo
desiderosi di bottino … Di nascosto, la vigilia del giorno della festa, penetrarono
nel Porto, appiattendosi poi in certe macchie prossime alla Cattedrale di
Castello ... Il dì appresso, si avvedevano i ribaldi dell'incominciamento del Rito,
sbucavano dal nascondiglio, e a mano armata entrati nella chiesa, minacciando,
percuotendo e uccidendo, rapirono ad un tratto sposi e spose, e il pieno mare
con quella povera gioventù a voga arrancata nelle barche loro guadagnarono.”
Tutto accadde
talmente in fretta, sottolinea ancora la Leggenda, che per i
Veneziani non ci fu neanche il tempo di sguainare una spada. I Pirati quindi se
ne andarono indisturbati fin sul Lido di Caorle, dove si
fermarono a gozzovigliare, e a spartirsi e godersi il bottino.
Il posto di Caorleè quello che ancora oggi viene chiamato: Porto della Donzella.
I Veneziani però,
passata la confusione e lo sconcerto iniziale, di certo non erano gente “da
mettersela via” e subire gli affronti senzza reagire … Decisero subito
di rimediare e di vendicarsi.
I Confanèri-Casselleri
della Contrada di Santa Maria Formosa si offrirono prima di tutti fra i
Veneziani per inseguire e sistemare i Pirati, e recuperare-liberare i giovani
Veneziani rapiti ... D’altra parte, con tutti quei Matrimoni, erano proprio i Casselleri
che facevano affari confezionando quei cassoni-contenitori decorati per metterci
dentro le Doti Maritali ... Si trattava quindi di andare a
salvare i propri “clienti”… Insomma: i Veneziani inseguirono i Pirati,
li raggiunsero, e li conciarono letteralmente per le Feste uccidendoli tutti e
liberando i giovani sfortunati.
E fin qui la Leggenda, a seguito della quale si giustificò l’istituzione di un’apposita Festa annuale nel giorno coincidente con la liberazione dei rapiti dai Pirati, e della Purificazione di Nostra Signora Cineraia o Candelaia o Candelòra. In quel giorno di Festa, il Doge con la Signoria si sarebbe recato nella Contrada dei Casselleri di Santa Maria Formosa per ringraziarli ancora una volta, e prolungare una volta di più il senso di quella Civica Festa del Matrimonio e della Liberazione.
Racconta ancora
la Leggenda, che il Doge chiese: “E qualor piovesse ?”… I Formosani risposero subito: “Cappelli vi daremo da
coprirvi, e se avrete sete vi daremo anche da bere.”
Di conseguenza ogni
anno il Piovano di Santa Maria Formosa, che sembra sia stata la
più antica Santa Maria delle Lagune, come rappresentante di tutti
quelli della Contrada riceveva il Doge regalandogli due fiaschi
di Malvasia, delle Arance, e due Cappelli di
Carta dorata … o di paglia (?), sui quali erano sovrapposti gli stemmi
sia del Papa Regnante, che del Doge, che dello
stesso Piovano ... Il Doge allora rispondeva simbolicamente
al Piovano offrendogli il tradizionale Albulo di cui vi dicevo: “quasi
censo annuale del Doge, che riconosceva il valore dei Casselleri Formosani.”
Il gesto di visitare Santa Maria Formosa, era però l’atto terminale di tutta una serie di cerimonie che accadevano in precedenza “secondo l’ormai consolidato copionedella Festa delle Marie”.
Per ben sette
giorni continuativi, infatti, si portavano in processione e in giro per tutta
Venezia, partendo da San Pietro di Castello: dodici statue di legno,
che intendevano raffigurare le antiche Spose-Donzelle rapite e
poi liberate ... Nel tempo, le “Marie de Tòla” vennero poi
opportunamente sostituite con dodici belle ragazze Veneziane: due per
Sestiere.
La Festa-Sagra
delle Marie durava quindi: almeno un’intera settimana.
C’erano i più
ricchi e Nobili di ogni Sestiere e Contrada, che gareggiavano fra loro nel
preparare, vestire e abbellire meglio che potevano le “Donzelle”… Giravano gioelli messi a disposizione anche dallo stesso Doge e
dal “Pubblico”(Stato), e le ragazze agghindate si
spostavano di continuo su “paliscalmi” e barche addobbatissime girando
per i canali e le Contrade della Città. Si andava a visitare parenti, amici, Istituzioni,
Nobili, e lo stesso Doge nel suo Palazzo … e anche qualche Monastero … e il tutto
veniva accompagnato e “condito” con Musica, allegria, Luci
pirotecniche ad effetto, danze, regali, gran festeggiamenti, e grande accorrere
dei Veneziani: il famoso: “Chi più ne ha: più ne metta.”
Il giorno della Candelàia,
infine, l’antica Festa dell’Ippapantès: “delle Luci”,
le Marie si recavano con Doge & Company ad ascoltar un bel Messone Solenne
e Cantato nella Cattedrale di Castello. Poi passavano tutti per la Basilica
di San Marco “Chiesa privata del Doge” per ricevere le “candele
benedette”, e infine si dirigevano tutti a omaggiare quelli della Contrada
di Santa Maria Formosa.
In Santa
Maria Formosa poi, il Doge a nome della Repubblica Serenissima faceva
anche un’altra bella cosa: offriva delle Doti a 12 fanciulle Veneziane
indigenti ... Che forti che erano i Veneziani ! … E chissà a chi toccavano
quelle “bòne doti” messe a disposizione dal Doge ?
Fatto tutto questo comunque: “ … e terminate così l'Ecclesiastiche e Dogali Cerimonie, maggiormente grande facevasi il tripudio in quel dì estremo della Festa, già per conviti, per danze, per istravizzi, per puerilità e per amorose avventure ponèa tutta sossopra la Città di Venezia ... Festa molto licenziosa, in cui amore avea libero imperio, e in cui le femmine volean rifarsi con usura dell'abituale ristrettezza in che era tenute ... Festa, finalmente molto dispendiosa, per la quale nientemeno che mille ducali spendevansi per ciascheduna Contrada, e le Contrade allora erano settantadue ...”
Sembra sia stato per quell’eccesso di spesa e di bagòrdi, che durante la Guerra di Chioggia la Festa delle Marie venne sospesa, e poi addirittura abrogata ... Dico: “sembra” ... perché poi i Veneziani furono abili, per fortuna, a recuperare tutta quella singolare e e bella Tradizione unificandola con la Festa di San Marco, e mescolandola con le manifestazioni del Carnevale.
Si legge nella Mariegola
della Schola dei Casselleri di Santa Maria Formosa: “… e sono
essi Casselèri che sono i primi che montassero sopra essa Galia, et sono morti
assai de tutte doi le parte, et tajono a pezzi tutti li Triestini, non ne
facendo alcuno de loro prexon. Et questo volse el Doxe acciò i non avesse
sepoltura li corpi soi in terra, roa che el mar fosse il suo molimento per la
luzitria grande et ofexa che fecero ai Vinitiani.”
Si dice, infine, che gli antichi fastosi gioielli indossati ogni anno dalle Dodici Marie, siano stati usati per adornare la Madonne Nicopeia dentro alla Basilica di San Marco… Qualcuno ha detto perfino: che sono stati inseriti dentro alla Pala d’Oro ... Qualche dubbio ce l’ho al riguardo, ma resta comunque molto curioso tutto l’insieme dell’Albulo del Doge con le Marie de tòla.