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L’Albulo del Doge … e le Marie de tòla

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L’Albulo del Doge … e le Marie de tòla

Che sarà mai “sto Albulo” vi chiederete curiosi come me ?

Semplice stavolta … L’Albulo era una moneta Veneziana e Medioevale un po’ particolare, buona anche per gli scambi commerciali, ma legata soprattutto a una tipica tradizione Veneziana: quella della Festa delle Marie.

Secondo l’interessantissimo Lessico” di Fabio Mutinelli: “L’Albulo o Albullo, o Albulus, o “Bianco”: era una Monetuccia di rame, che il Doge nella visita da lui fatta a Santa Maria Formosa nell’occasione della Festa delle Marie, offriva a quel Piovano sul ponte prossimo alla chiesa ... Il Piovano non lasciava passare il Doge se non gli dava prima quella moneta ... Veniva quindi coniata appositamente per quella funzione, e usciva dalla Zecca imbiancata (ecco forse il perché della dizione: “Bianco”)… Il basso Popolo Veneziano le dava lo strano nome di “El vièti”, o per meglio dire: “El vièn”, riferendosi ovviamente al Doge che passava in visita alla Contrada.”

L’Albulo era quindi una Moneta commemorativa, simile alle Oselle per intenderci, ma di certo meno famosa … In ogni caso faceva parte di un’altra briciola curiosa di Venezia e della sua stupenda Civiltà.

Già che ci siamo, dico un paio di cose in più su quelle famose Marie de Tòla, perché insieme all’Albulo c’erano anche loro … Cioè quell’incontro fra Doge e Piovanodella Contrada di Santa Maria Formosa era parte integrante dell’antica Festa delle Marie di Venezia.

E qui c’è qualcosa che, secondo me, vale la pena di ricordare.

La Festa delle Marie ha avuto origini più antiche, e più “sofisticate” di quel che si dice di solito … C’era, infatti, a Venezia fin da prima dell’anno 1000, una tradizione più antica di stampo prettamente Religioso-Popolare. C’era l’usanza che alcuni Preti Veneziani indossassero i panni di “particolari attori” inscenando in chiesa e fuori per le Contrade alcune drammaturgie di tipo liturgico-popolare. Si usavano molto un tempo queste “rappresentazioni Sacre” estemporaneefatte in loco … Ne rimane ancora traccia, se andate a vedere, nei così detti Sacri Monti sparsi in giro per tutt’Italia, e anche in Europa ... ma anche in tutti quelle rappresentazioni “viventi e in carne ossa” fatte per richiamare certi Misteri e il senso di qualche Festa. Esistono ancora soprattutto in Sardegna e nel Sud d’Italia, ma anche in Umbria, Toscane e Piemonte … un po’ dappertutto insomma. Sono i vari Presepi Viventi, le Settimane Sante, o le Cantate per il Risorto ... senza dimenticare Processioni come quella di Sant’Agata o Santa Rosa… Ce ne sono ancora molte in giro, anche se di certo sono cambiati tempi, convinzioni e modi ... Fanno più che altro parte del folklore oggi.

Beh … Tutto questo si faceva in abbondanza anche a Venezia nei tempi antichi, dove appunto alcuni Preti inscenavano “Titoli Sacri” vestendosi da Madonna e da Angeli, per inscenare, ad esempio: il Mistero dell’Annunciazione ... S’inscenava però anche altro:“il Natale”, “la Passione” con “le Tre Marie ai piedi della Croce”, ma anche:“le Tre Marie presenti alla Deposizione nel Sepolcro”, e “le Tre Marie degli Unguenti per imbalsamare Cristo”, e “le Tre Marie presenti davanti alla Tomba vuota della Ressurrezione”… e altro ancora ... sarebbe una lunga storia.

Contate un po’ le Marie … Non sono per caso circa dodici ? … Le Dodici Marie ... Vi ricorda niente ?

Quasi per prolungare poi quella specie di “Rito scenografico delle Mariein carne ed ossa” venivano tradotte poi quelle figure in statue di legno: le così dette “Marie de tòla”, che ovviamente oltre ad essere esposte scenograficamente nelle chiese, venivano anche portate in giro in Processione per le Contrade Veneziane.

La Tradizione delle Marie era quindi ben radicata nell’animo dei Veneziani, soprattutto dei popolani. Tanto è vero che spesso a Venezia si facevano coincidere quelle rappresentazioni e pellegrinazioni di Contrada con delle Fiere Stagionali… L’animo mercantile ed economico dei Veneziani non mancava di prevalere, per cui si metteva tutto insieme: Feste, Sagre e Marie varie.

Era una bella cosa … E’ documentata ad esempio: “la Fiera Civica delle Dodici Marie”, che durava ben otto giorni, e toccava il culmine con la Festa della Purificazione di Maria: la così detta Festa della Madonna Candelaia o Candelora, o Madonna de Cera, che era carica di mille significati addirittura precedenti alla sovrapposizione d’Epoca Cristiana ... Intendo dire che la radici della Festa delle Marieè probabilmente più antica dell’intera Storia Cristiana ed Ecclesiastica.

Non dimentichiamo che più che spesso il Cristianesimo s’è sovrapposto e ha modificato e trasformato le tradizioni che c’erano da sempre nei luoghi prima di lui … Anche a Venezia e nella Laguna.

Le Marie de Tòla probabilmente richiamavano anche a una tradizione-culto della Femminilità, della Donna, della Fecondità Naturale, nonché dell’Unione Coniugale-Matrimoniale con la Figliolanza intesa come rivelazione-creazione di Madre Natura.

Solo più tardi quindi s’è sovrapposto il contenuto Cristiano alla Festa delle Marie… E ancora più tardi s’è sovrapposta anche la Leggenda del Rapimento delle Veneziane da parte dei Pirati Triestino-Narentani, anch’essa connessa con l’annuale Festa delle Marie.

Di storico realmente accaduto, c’è stata di sicuro una vittoria dei Veneziani del 1292, quando la neonata Serenissima riuscì a prevalere su Gaiòlo Pirata Istriano… Fatalità l’evento accadde a inizio febbraio … e quindi: uno + uno, si misero insieme in un unico festone: Pirati e Marie de Tòla facendone un’unica cosa.

La Leggenda-Mito di sicuro la conoscete … I Veneziani usavano celebrare il 31 gennaio di ogni anno: l’Anniversario della Traslazione del Corpo di San Marco nella sua Basilica Dogale. Quello stesso giorno, che era “Festa Nazionale” a Venezia, celebrava anche da lungo tempo un’altra cosa: il Matrimonio… base della convivenza civile-religiosa, e fonte del futuro dei Veneziani legato al mistero della procreazione e delle nascite ... Anche qui: altra reminiscenza dei culti Naturali Antichi… Insomma: ogni anno si celebravano e omaggiavano gli Sposi dell’intero anno, e nell’occasione c’erano altri ed altre che si maritavano nella Cattedrale di San Pietro di Olivolo a Castello, dove il Vescovo di Venezia in persona benediceva le nozze di tanti Veneziani messi insieme.

Ovviamente c’era sempre un gran fluire e concentrarsi di Popolo per l’occasione, e ne derivava ogni anno una gran Sagra-Festa.

Racconta ancora Fabio Mutinelli nel suo “Lessico”: “Comparivano le spose in candida veste, a chiome sciolte, intrecciate di fili d'oro ... Sulle spalle ondeggiante portavano la Dote chiusa in una piccola cassella ...”

Ed ecco ancora la Leggenda… Nel lontano 945, sotto il Doge Pietro Candiano, Triestini, Narentani o Istriani: non si sa bene chi ?

Ad ogni modo:“ladroni di certo, canaglie invidiose del Veneziano gaudio, e in pari tempo desiderosi di bottino … Di nascosto, la vigilia del giorno della festa, penetrarono nel Porto, appiattendosi poi in certe macchie prossime alla Cattedrale di Castello ... Il dì appresso, si avvedevano i ribaldi dell'incominciamento del Rito, sbucavano dal nascondiglio, e a mano armata entrati nella chiesa, minacciando, percuotendo e uccidendo, rapirono ad un tratto sposi e spose, e il pieno mare con quella povera gioventù a voga arrancata nelle barche loro guadagnarono.”

Tutto accadde talmente in fretta, sottolinea ancora la Leggenda, che per i Veneziani non ci fu neanche il tempo di sguainare una spada. I Pirati quindi se ne andarono indisturbati fin sul Lido di Caorle, dove si fermarono a gozzovigliare, e a spartirsi e godersi il bottino.

Il posto di Caorleè quello che ancora oggi viene chiamato: Porto della Donzella.

I Veneziani però, passata la confusione e lo sconcerto iniziale, di certo non erano gente “da mettersela via” e subire gli affronti senzza reagire … Decisero subito di rimediare e di vendicarsi.

I Confanèri-Casselleri della Contrada di Santa Maria Formosa si offrirono prima di tutti fra i Veneziani per inseguire e sistemare i Pirati, e recuperare-liberare i giovani Veneziani rapiti ... D’altra parte, con tutti quei Matrimoni, erano proprio i Casselleri che facevano affari confezionando quei cassoni-contenitori decorati per metterci dentro le Doti Maritali ... Si trattava quindi di andare a salvare i propri “clienti”… Insomma: i Veneziani inseguirono i Pirati, li raggiunsero, e li conciarono letteralmente per le Feste uccidendoli tutti e liberando i giovani sfortunati.

E fin qui la Leggenda, a seguito della quale si giustificò l’istituzione di un’apposita Festa annuale nel giorno coincidente con la liberazione dei rapiti dai Pirati, e della Purificazione di Nostra Signora Cineraia o Candelaia o Candelòra. In quel giorno di Festa, il Doge con la Signoria si sarebbe recato nella Contrada dei Casselleri di Santa Maria Formosa per ringraziarli ancora una volta, e prolungare una volta di più il senso di quella Civica Festa del Matrimonio e della Liberazione.

Racconta ancora la Leggenda, che il Doge chiese: “E qualor piovesse ?”… I Formosani risposero subito: “Cappelli vi daremo da coprirvi, e se avrete sete vi daremo anche da bere.”

Di conseguenza ogni anno il Piovano di Santa Maria Formosa, che sembra sia stata la più antica Santa Maria delle Lagune, come rappresentante di tutti quelli della Contrada riceveva il Doge regalandogli due fiaschi di Malvasia, delle Arance, e due Cappelli di Carta dorata … o di paglia (?), sui quali erano sovrapposti gli stemmi sia del Papa Regnante, che del Doge, che dello stesso Piovano ... Il Doge allora rispondeva simbolicamente al Piovano offrendogli il tradizionale Albulo di cui vi dicevo: “quasi censo annuale del Doge, che riconosceva il valore dei Casselleri Formosani.”

Il gesto di visitare Santa Maria Formosa, era però l’atto terminale di tutta una serie di cerimonie che accadevano in precedenza “secondo l’ormai consolidato copionedella Festa delle Marie”.

Per ben sette giorni continuativi, infatti, si portavano in processione e in giro per tutta Venezia, partendo da San Pietro di Castello: dodici statue di legno, che intendevano raffigurare le antiche Spose-Donzelle rapite e poi liberate ... Nel tempo, le “Marie de Tòla” vennero poi opportunamente sostituite con dodici belle ragazze Veneziane: due per Sestiere.

La Festa-Sagra delle Marie durava quindi: almeno un’intera settimana.

C’erano i più ricchi e Nobili di ogni Sestiere e Contrada, che gareggiavano fra loro nel preparare, vestire e abbellire meglio che potevano le “Donzelle”… Giravano gioelli messi a disposizione anche dallo stesso Doge e dal “Pubblico”(Stato), e le ragazze agghindate si spostavano di continuo su “paliscalmi” e barche addobbatissime girando per i canali e le Contrade della Città. Si andava a visitare parenti, amici, Istituzioni, Nobili, e lo stesso Doge nel suo Palazzo … e anche qualche Monastero … e il tutto veniva accompagnato e “condito” con Musica, allegria, Luci pirotecniche ad effetto, danze, regali, gran festeggiamenti, e grande accorrere dei Veneziani: il famoso: “Chi più ne ha: più ne metta.”

Il giorno della Candelàia, infine, l’antica Festa dell’Ippapantès: “delle Luci”, le Marie si recavano con Doge & Company ad ascoltar un bel Messone Solenne e Cantato nella Cattedrale di Castello. Poi passavano tutti per la Basilica di San Marco “Chiesa privata del Doge” per ricevere le “candele benedette”, e infine si dirigevano tutti a omaggiare quelli della Contrada di Santa Maria Formosa.

In Santa Maria Formosa poi, il Doge a nome della Repubblica Serenissima faceva anche un’altra bella cosa: offriva delle Doti a 12 fanciulle Veneziane indigenti ... Che forti che erano i Veneziani ! … E chissà a chi toccavano quelle “bòne doti” messe a disposizione dal Doge ?

Fatto tutto questo comunque: “ … e terminate così l'Ecclesiastiche e Dogali Cerimonie, maggiormente grande facevasi il tripudio in quel dì estremo della Festa, già per conviti, per danze, per istravizzi, per puerilità e per amorose avventure ponèa tutta sossopra la Città di Venezia ... Festa molto licenziosa, in cui amore avea libero imperio, e in cui le femmine volean rifarsi con usura dell'abituale ristrettezza in che era tenute ... Festa, finalmente molto dispendiosa, per la quale nientemeno che mille ducali spendevansi per ciascheduna Contrada, e le Contrade allora erano settantadue ...”

Sembra sia stato per quell’eccesso di spesa e di bagòrdi, che durante la Guerra di Chioggia la Festa delle Marie venne sospesa, e poi addirittura abrogata ... Dico: “sembra” ... perché poi i Veneziani furono abili, per fortuna, a recuperare tutta quella singolare e e bella Tradizione unificandola con la Festa di San Marco, e mescolandola con le manifestazioni del Carnevale.


Si legge nella Mariegola della Schola dei Casselleri di Santa Maria Formosa: “… e sono essi Casselèri che sono i primi che montassero sopra essa Galia, et sono morti assai de tutte doi le parte, et tajono a pezzi tutti li Triestini, non ne facendo alcuno de loro prexon. Et questo volse el Doxe acciò i non avesse sepoltura li corpi soi in terra, roa che el mar fosse il suo molimento per la luzitria grande et ofexa che fecero ai Vinitiani.”

Si dice, infine, che gli antichi fastosi gioielli indossati ogni anno dalle Dodici Marie, siano stati usati per adornare la Madonne Nicopeia dentro alla Basilica di San Marco… Qualcuno ha detto perfino: che sono stati inseriti dentro alla Pala d’Oro ... Qualche dubbio ce l’ho al riguardo, ma resta comunque molto curioso tutto l’insieme dell’Albulo del Doge con le Marie de tòla.

 


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