#unacuriositàvenezianapervolta
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Qualche nota su San Martin de Muran
Quasi
come leggendo una fiaba … C’era una volta nell’Isola di Murano, ancora
negli ultimi anni del 1700: una casa a
pian terreno al n° 578 in Fondamenta
degli Angeli affittata a Minio Domenico detto Dòse per 34:896 annui. C’era poi un’altra casa al
n° 597 della stessa Fondamenta affittata agli eredi Cimegotto per 44:
413. Poi una casa al n° 581 affittata a Bagolin Giuseppe per
25:789; e un’altra al numero seguente affittata a Toniollo Vincenzo
per 31:724. Un numero dopo ancora, c’era la casa in affitto abitata da Castagna Domenico, che pagava: 53:931 l’anno; mentre al 586
c’era quella con l’orto coltivato da Falsier Santo, che
pagava 49:121 l’anno. Al 591 abitava Torcellano Domenico,
al 593: Bruna Valentino, al 596: Capon Nadalin che
teneva un orticello, al 642 e 643 c’erano: Graesan Domenico e Posa Francesco. Più avanti ancora verso la fine della Fondamenta c’era una tesa con uno
Squero affittati a Toso
Antonio, e c’era una caxetta
terrena data ad Agnese
Margherita per 41:241 l’anno.
Poco distante c’erano anche le caxette di Zilj Elena, Fuga Liberal e Ferro Antonio, e la casa più grandetta affittata a Pavanello Gerolamo per 54:896 ... Quante casupole: quasi come
quelle dei Sette Nani.
C’era poi una casona al n°652 della stessa
Fondamenta degli Angeli affittata a Scaja Bernardo, Zilj Pasqua, Pavanello
Giovanni e Campagnolo Angelo, che pagavano 79:310 ducati l’anno, cioè una cifra
più consistente … e subito dopo c’era un’altra casona abitata da Falsier
Bernardo: la casa migliore di tutte, per la quale pagava la bella cifra di:
114:207 ducati l’anno.
Infine la Fondamenta terminava con un’ultima casa-bottega presa in affitto dai fratelli Pizzoccaro che pagavano: 66:620 ducati annui.
Ma a chi venivano pagati tutti quegli affitti da tutte quelle persone ?
Alle Monache di Santa Maria degli Angeli, e a quelle dei Santi Giacomo e Martino di Murano: vere e proprie “potenze” dell’Isola.
Prima
che arrivasse napoleone, il piccolo Arcipelago Muranese“soggetto ai capricci storici della Laguna Veneziana che lungo i secoli
s’impaludava e subsideva a seconda degli influssi del Mare e dei Fiumi, era
chiamato anche l’Isola dei Conventi, ed era quel largo lembo di terre che
andava da San Giacomo fino a Santa Maria degli Angeli contornando buona parte
delle Isolette Muranesi.”
In
quel modo, Murano contava ben diciotto tra Parrocchie, Monasteri e
Conventi… ma non c’era solo quello.
L’Isola
Lagunare Veneziana era riferimento e punto d’appoggio “a due passi da
casa” per tanti Nobili Veneziani. Una specie di luogo di “villa
e trastulli” per via dei diversi Casini che vi avevano
fatto sorgere … Traccia storica Muranese: l’Accademia degli Occulti di
Murano, ma è solo un nome perché l’Isola traboccava di Musica, Feste,
danze, e circoli culturali dove si declamava e si facevano lettere, ma si
faceva anche molto altro di più … Di ogni sorta: dall’intellettuale, al
botanico, e al “naturale”: in quanto si amoreggiava alla grande,
e se la spassavano un po’ tutti come dentro a una specie di stagione gaudiosa fatta
per lo più di Feste, e di un Carnevale senza fine.
Accanto
a quel quadretto idillico un po’ da sballo evasivo e da “noblesse oblige”,
scorreva anche la vita qualsiasi dei Muranesi: gente laboriosa e semplice
stretta intorno al Vetro, ma non solo a quello.
Quell’ampia
area “monastica” di cui dicevo, comprendeva le proprietà e i
luoghi di Santa Chiara, di San Martino, San Maffio, San
Giuseppe, San Mattia, San Bernardo, San Marco e Andrea e San Salvatore:
antica Pievania, nonché della “Matrice”: Santa Maria
Assunta e Donato, nonché via via le chiesette-Oratori della
Trinità, di San Girolamo e delle Dimesse.
Sapete
tutti insomma, che Murano pullulava di realtà Religiose e Conventuali di ogni
sorta: Agostiniani e Agostiniane più di tutti, ma anche: Benedettini,
Carmelitani e Domenicani. L’Arcipelago Muranese era per più di metà in mano a Preti,
Cjeresie, Fraterie e Mùneghe di ogni sorta, e per di più a Murano c’era
anche la prestigiosa sede-residenza del Vescovo della Diocesi Lagunare
Torcellana, che associava in se buona parte delle Isole della Laguna
Nord di Venezia: Torcello, Burano, Mazzorbo e le perdute Isole-Arcipelago
di Ammiana e Costanziaca, nonché le zone limitrofe della “Gronda
Lagunare”: Altino, Quarto, Portegrandi, Tessera e Trepalade,
oltre che le contrade portuali di Treporti e San Ràsmo(Sant’Erasmo)
... Luoghi tutti dove confluivano e passavano buona parte dei commerci da e per
l’Adriatico e Venezia, e il capolinea del legname del Cadore e della Carnia.
Quanta
roba !
Oggi
a Murano, di tutto quel “Ben di Dio” dopo l’urbanizzazione e le
trasformazioni storiche e lavorative accadute fra 1600 e 1800, è rimasto ben
poco: solo tre complessi monumentali-ecclesiastici in tutto:Santa Maria e
Donato, San Pietro Martire e Santa Maria Degli Angeli. Di
qualche altra chiesa: Santa Chiara, San Maffio e Santo Stefano, nonché dell'Oratorio
dei Santi Giuseppe e Teresa con l’annesso Ospizio
Briati rimangono solo residui per non dire “fantasmi”.
E’
curiosissimo allora andare a sbirciare dove napoleonino ha messo malamente le mani
su Murano: cancellando l’Isola … Nel gennaio 1815 il neonato Demanio
dei Francesi decise d’incamerare tutto e di mettere ogni cosa all’asta dal 12
al 16 febbraio ricavandone il più possibile. E i Muranesi ? … e
le Monache, i Preti, i Frati, e tutto il resto ? … No problem: via tutto, e tutti
buttati in strada: “nudi e crudi come mamma li ha fatti”,
togliendo loro ogni cosa, quasi anche il respiro ... Capirete quindi perché non
riesco a mettere la “n” maiuscola al nome di napoleone.
Mi
piace comunque dire due parolette su una di quelle realtà spazzate via dalla
Storia: la chiesola di San Martino di Murano.
Perché
proprio quella ?
Per
un mio semplice accostamento: il nome prima di tutto … Esisteva ed esiste
ancora una chiesa dedicata a San Martinoa Burano, appena
al di là degli specchi lagunari, così come c’è stata quella di San
Martino di Murano… A Burano per secoli c’è stata una fervidissima
Schola di San Martin … stessa cosa a Murano: dove c’è stata l’altrettanto vispa
Fraterna di San Martin di Murano.
E
ancora … altre cose-coincidenze curiose, secondo me ... Sia a Burano che a
Murano c’è stata per secoli una Devozione-Tradizione legata ai Tre
Santi Patroni: Albano, Domenico e Orsolo… o Orso per gli amici. Chi è
pratico di Burano sa quanto sia stata importante, e di quale considerazione abbiano
goduto i Tre Santi nell’Isola per lunghissimo tempo … A cavallo
fra Storia e Leggenda, ci sono state anche tutta una serie di baruffe fra Buranelli
e Muranesi, durante le quali è accaduto il famoso furto del Botàzzo
miracoloso di Sant’Alban.
Come
sapete meglio di me: il Podestà di Murano alla fine ha messo in muro il Botàzzo
dentro alla Basilica di San Donato dove lo si può ammirare ancora
oggi … Vero o no che sia accaduto, si tratta sempre di Tradizione delle
Lagune, ed ha quindi un notevole valore … Non meno importante è stata
poi a Burano: “La calièra de Sant’Alban”, cioè una formidabile
opera di soccorso e carità e d’associazionismo isolano durato secoli … Andate a
sbirciare … Sono cose interessanti.
Beh
… Insomma: anche a Murano esistevano delle opere pittoriche che
rimpolpavano e celebravano ulteriormente quel interesse-culto tradizionale
verso i Tre Santi Patroni Lagunari così sentito a Burano. Pure a Murano
venivano ricordati e rappresentati i Tre Santi Patroni: gli stessi Santi così
celebrati a Burano, appena oltre lo specchio bagnato delle acque Lagunari.
Curiosa
la cosa: entrambi gli Isolani erano affezionati a quel culto e a quei nomi, ed
entrambi avrebbero voluto averne l’esclusiva ... SI citava, ad esempio, un gran
quadro con Sant’Albano di Murano che afferrava un giovane per i capelli
salvandolo.
Cose
d’altri tempi … Quando in Laguna era quasi normale per tutti credere nell’efficacia
spicciola di Santi e Madonne … Beh: di certo più di noi di oggi.
Aggiungo
un paio di altre cose su San Martino di Murano.
All’atto della soppressione del 1807, San
Martino di Murano era considerata e conosciuta come una delle chiese-parrocchie più povere
di tutto il Regno d’Italia … Non esagero … Del
deficit totale di lire 8.234,28 prodotto dalle 36 Parrocchie del Dipartimento Adriatico: 479,53 lire
italiane derivavano dai debiti di San Martino di Murano.
Solo due anni prima le Monache Agostiniane di San Martin erano state concentrate
insieme a quelle di San Giacomo Maggiore
di Murano, e con quelle di Santa Maria degli Angeli della stessa Isola.
Venduto tutto, l’ex complesso Monacale venne trasformato
presto attuando un progetto affidato ad
Angelo Serena assistito da Vittore Zanetti. E se ne fece unafabbrica di canna di vetro, smalti e conterie di
proprietà della Società Fabbriche Unite, il cui Direttore Tecnico
Isidoro Barbon faceva la pasta del Cristallo.
Qualche
anno dopo ancora, cioè nel 1815: l’ex chiesa-Monastero di San Martin
venne demolita del tutto. Nell’area sorse
l’anno seguente la nuova fabbrica di contaria e margaritarie della Ditta Dalmistro, Errera, Minervi & C poi Vetreria De Majo … Rimase
solo il toponimo di San Martin incollato sulla residua omonima Fondamenta.
Ma
prima ? Che era successo aSan
Martin de Muran ?
Bella domanda … che mi sono fatto da solo in verità
… Accadde non molto. Fra le memorie meno antiche dell’Isola oltre a parlare
delle ubiquitarie Monache Agostiniane, si parlava anche
dell’Ospedale
di San Zuanne, ma anche di unOspedale delle Vecchie di San Martin. Insomma: c’era
anche un Ospizio nel Complesso di San Martin… per i Muranesi
? … Forse …
Già nel lontanissimo 1054 un documento
faceva riferimento a una antica chiesa di San Martin di Murano.
Fra le memorie antiche di circa cento anni dopo, si
parlava di un certo Pietro Marcellodella Contrada-Parrocchia
Veneziana di San Giovanni Grisostomo, figlio di Pietro natio dell’Isola
di Torcello: un personaggio devotissimo delle Lagune.
Spinto da impulso religioso e da generosità potente, regalò “a
Dio e ai Muranesi” la chiesa che aveva fatto costruire a Murano “ad
onore del Beato Martino Vescovo e Confessore” ... Poi, già che
c’era, regalò anche il vicino Cimitero, la Piazza, la Vigna,
e le“acque circonvicine” alla stessa chiesa. Ricevette il
tutto: il Piovano Costantino Mucianicho, con la condizione che
tutto fosse sempre a disposizione in perpetuo dei Muranesi della
zona che avrebbero anche potuto scegliersi ed eleggere il loro Piovano.
Già nel 1274, invece, non erano i Muranesi-Parrocchiani
del luogo a scegliersi il Piovano più gradito, ma erano i Clerici di San Martin
a scegliersi il Piovano da se “in barba ai Parrocchiani che dovevano
adeguarsi”… Non molto tempo dopo, quando divenne vacante la carica di Piovano
di San Martino, fuAndrea Gussoni Piovanodella Matrice
Santa Maria di Muranocol Capitolo dei suoi Preti a scegliere ed
eleggere un suo Vicario di San Martin nella figura di Prè Giuliano
da Venezia… Addio diritto originario dei Muranesi.
Anche nel 1306, il Cardinal Morosini che
era anche Piovano della Matrice di Santa Maria di Murano
considerò ovvio scegliere Prè Simeone Canerloti e presentarlo a Morando
Abate di San Cipriano e Vicario Generale di Tolomeo Vescovo di Torcello
perché lo approvasse come Vicario-Piovano di San Martino … Il Clericus scelto
da lui, infatti, ne prese subito possesso.
E così: San Martin nel 1377 venne rifatta e “Piovano dopo
Piovano” ulteriormente
abbellita … Fino all’ultimo dei Preti-Piovani nel 1465, che portava il mio stesso cognome: Francesco
De Rubeis, cioè Dei Rossi, che già era stato Arciprete della Cattedrale
di Torcello e Notaio.
Dicono le Cronache Muranesi che dopo 36 anni di
governo della chiesa: “San Martin per la sua antichità minacciava non
lontane rovine”… E che siccome Prè De Rubeis era
squattrinato, non ebbe migliore idea che cedere la chiesa con le sue spettanze a
qualche gruppo di Monache che se ne volesse far carico. Trovò allora la Nobile
Maria Merlini: “donna di esperimentate Virtù e di
grande Pietà”, che era Monaca nel
Santa Caterina delle Agostiniane di Cannaregio a Venezia,e
aveva gran voglia d’impiantare da qualche parte un nuovo Monastero sotto le Regole
di San Girolamo… Era proprio quel che Prè De Rubeis
cercava.
Per cui si giunse ben presto all’accordo: alle
Monache la chiesa col nuovo Convento a Murano “dove concludere in nuovo Claustro
un Novello Coro di Vergini”… Ai Piovani di San Martin,
invece: una buona rendita per mantenerli, che li sollevava così da ogni impiccio
economico e amministrativo ... Si era
ormai nel 1501, quando Papa Alessandro VI lodò grandemente la
nuova iniziativa profondendosi in lettere di complimenti, e nominando SoròrMaria Merlin come Prima Badessa di San Martin… Il
17 luglio di quello stesso anno Monache e Piovano fecero mettere una bella
lapide a memoria di tutto nell’atrio della chiesa.
Poi ? … Per prima cosa: le Monache stabilitesi a
Murano, rifecero un’altra volta la chiesa: “rendendola ben adorna, e iniziando
a conservare il Corpo di San Valentino Martire insieme a molte altre Reliquie di
Martiri Cristiani importate in Laguna dai sotterranei catacombali di Roma.”
Papa Giulio II poi, diede loro facoltà di scegliersi ed eleggersi in perpetuo a
piacimento un loro Vicario “par Offitiàr la Cjèsiaa maggior Gloria di Dio e a maggior
decoro della Città di Murano.”… e Prè De Rubeis se ne morì contento, soddisfatto
per essere riuscito a realizzare i suoi propositi.
Probabilmente quella di San Martin fu una “filiazione e un
nuovo spazio” delle Nobili quanto ricche e potenti Monache
Agostiniane di Santa Maria degli Angeli già presenti e ben impiantate
poco distante a Murano.
E i Muranesi a cui era stato destinato tutto fin
dall’origine ? … Niente … Rimasero a guardare, contenti lo stesso che qualcuno continuasse
a curarsi in qualche modo delle loro Anime … magari in cambio di qualche buona,
dovuta, e frequente elemosina. La Storia girava così allora … e non solo
allora, e non solo a Murano.
Già nel 1517, infatti, le Monache di Santa Maria
degli Angeli iniziarono
a litigare col Piovano
di San Martin di Murano per via dei
diritti e delle esclusive sui Funerali e le sepolture dei Morti di Murano ... Gli affari erano affari, e i soldi erano soldi …
Ai Muranesi piaceva farsi seppellire a San Martin a discapito di Santa Maria degli
Angeli … Nel 1529 volle farsi seppellire là
anche il famoso Andrea
Navagero da Murano:
considerato allora con Girolamo Fracastoro, Giovambattista Ramusio e Gasparo
Contarini uno degli
Uomini più illustri d’Europa:“valente uomo di Cultura, Poeta di egloghe ed
epigrammi, fine Umanista-Latinista, curatore
di diverse edizioni dei Classici Latini stampati da Aldo Manuzio”… Nel 1516 il Senato Veneto l’aveva nominato “Custode della Biblioteca Nicena di
San Marco, Storiografo
Ufficiale della Serenissima, e Oratore della Repubblica.”… Un gran personaggio
insomma, che era anche Retore, parte del Consiglio dei Quarantacinque, Ambasciatore,
Archeologo e fine Botanico … Veniva di continuo chiamato a formulare e recitare
il Panegirico FunebreUfficiale ogni volta che
moriva qualche persona importante a Venezia: il Doge, qualche Condottiero, l’ex
Regina di Cipro. A Murano aveva un grande Giardino privato pieno zeppo di
Piante di ogni genere, dove si dice che sia stato piantato per la prima volta
in Occidente la Pianta di Mais... Morì per febbre improvvisa a
Blois in Francia, e ne potere ammirare ancora una statua in Pra della Valle a
Padova collocata in sua memoria nel 1779 … Secoli dopo.
Tornando a San Martin de Muran… Nel 1550 i
litigi fra Piovano-Vicario di San Martin e Monache degli
Angeli erano peggiorati di molto … Tanto che si mise di
mezzo il Papa, che incaricò Ranuccio Farnese Sommo Penitenziere e
Cardinale di Sant’Angelo di Roma di recarsi in Laguna dalle
Monache di Murano per sistemare la questione. Quindi anni dopo nel Monastero di San Martin de Muran vivevano ben 40
Monache, che pagavano puntualmente diversi ducati a Preti e a un Organista: “per far solennizàr la Festa de San Martin e de la Natività
de la Madonna.”
C’era in quegli anni un certo Prete Lorenzo
Pezzi, che fungeva da Confessore delle Monache di Murano … Gli piaceva un sacco
scrivere, tanto è vero che scrisse ed editò diverse opere, tra le quali: “il
Confessionario” che pubblicò con successo presso l’Editore Veneziano
Francesco Ziletti … Ho provato a leggere quell’opera incredibile d’altri tempi
destinata ad ogni Categoria di persone: “Da sacri Dottori raccolto, nel
quale s'insegna il modo che deve tenere, e dire qual si voglia persona per
confessarsi bene, con alcuni brevi rimedi contra peccati; aggiuntovi ancora
l'efficace rimedio contra quelli della Santa Messa ...”
Non voglio annoiarvi
troppo … ma nel libro si dichiarava “Peccato Grave di un Ciabattino, di cui pentirsi
ed emendarsi severamente” perfino il far una scarpa che
rendesse più alta una donna … Non so se mi spiego … Secondo il testo, ad
esempio: un buon Oste oltre a non
annacquare troppo il vino, doveva anche recarsi in chiesa a partecipare a Vespri
e Messa di ogni Festa ... Altrimenti era un “Locandiere di malaffare”…. Un Navigante-Mercante, invece: avrebbe “peccato” se avesse assecondato
certi venti per arrivare prima a destinazione, perché avrebbe messo a rischio
gli interessi dei suoi clienti.
In ogni caso si tratta di un testo curioso,
che di rimbalzo apre “una finestra” su molte abitudini dell’epoca, e sulle
condizioni di vita dei Muranesi di fine 1500.
Nell’ultimo decennio del 1500, quando il Vescovo di Torcello Grimani andò a
visitare San Martin tenuto da Don MarcAntonio Mazzone che fungeva
da Vicario-Curato ...Intorno alla
chiesa-Monastero-Cimitero di San Martin vivevano 750 Muranesi… Don
Mazzone si lamentò col Vescovo che: “il Beneficio Curato di San
Martin rende poco.”… sempre i soldi di mezzo.
Nonostante sulla zona agisse la protezione del “Divo
Martino Intercedente”, secondo quanto indicato nei Registri Canonicidi San Martin: tutto dipendeva
dalla chiesa Matrice di San Donato, di cui San Martino era
filiale ad ogni effetto ... Significava che: Battesimi, Comunioni, Cresime,
Matrimoni e Funerali venivano celebrati tutti là “con annessi e
connessi” lasciando le altre chiese a bocca asciutta.
Si lamentava in una nota al riguardo, infatti, ancora un secolo
dopo (1641)Pre Steffano di Zuani Veneto della Contrada di
San Trovaso di Venezia, diventato Curatto della Parrocchia di San Martin di
Murano: “Quella gestione delle cose era indecente, perché non lasciava agli
altri di che vivere” … Non a
caso quindi ne derivarono continue liti e questioni per gli introiti fra le Monache
di San Martin e San Donato di Murano.
A un certo punto si mise di mezzo anche la stessa
Serenissima col suo Capitolo della Basilica Ducale di San
Marco: “Si volle far luce sul traffico e legestioni dei Morti,
con le “Fedi di Morte” rilasciate nella Contrada di Murano.”… Chi
rilasciava i Certificati intascava, così quelli che poi gestivano Funerali e Sepolture
… Tira e molla: de qua o de là ?… Poveri Morti ! … e poveri anche i Muranesi,
che ovviamente, ieri come oggi, andavano a rivolgersi “al miglior
offerente”.
Ancora nell’agosto 1757 venne
attivato un apposito Ufficio dei Provveditori alla Sanità perché si
andasse a sorvegliare a Murano tutto quel giro di registrazioni sospette dei
Morti dell’Isola … La cosa andò avanti fino all’arrivo dei Francesi a Murano.
Poi ci fu cronaca spicciola in San
Martin de Muran: nel maggio 1626 vennero inviate un paio di Monache nel
Monastero delle Grazie di Burano per provare a
riformarlo … Le Monache Muranesi resistettero in Isola a Burano: otto giorni in
tutto … Poi se ne tornarono in fretta e furia al loro chiostro di Murano: “Burano
era una situazione disperata ... Inguaribile secondo le Monache”.
Non che in San
Martin si eccellesse, perché a metà aprile 1638, l’Inquisizione
di Venezia avviò “processo per contegno scandaloso del Confessore
delle Monache de San Martin de Muran.”… Anche in San Martin
quindi “si viveva un po’ al rovescio certe volte”, anche se
continuava a rifare e abbellire Monastero e Chiesa nel 1650 “dopo la Peste” e nel
1698 ... Le economie del Monastero in realtà non andavano male, visto che
percepiva annualmente più di 100 ducati di rendita da proprietà di case che
possedeva a Venezia(1661).
Curiosa di
sicuro “la fotografia” di San Martin descritta
nei verbali della Visita Pastorale del Vescovo Jacopo Vianoli realizzata nell’estate
1684:“La chiesa di San Martin è ad unica navata e con una
sola porta ... Ha: tre Altari, il Fonte Battesimale che non può usare, pavimento
in marmo a quadrettoni bianchi e rossi, diverse pitture alle pareti, un bel Tabernacolo
di Cristallo di Monte (ora finito a Santa Maria e Donato), e numerose Sante Reliquie
donate dal Cardinal Giovanni Dolfin e racchiuse in un gran Reliquiario, oltre al
Corpo di San Valentin .. Sull’Altar Principale era collocato un dipinto di “San
Martino Vescovo che dà il mantello al povero” dipinto da Jacopo Tintoretto e
ritoccato da Palma il Giovane … Ci sono poi diverse “Storie Dipinte” da Antonio
Zanchi, da Fabio Canal, e da Gregorio Lazzarini, ed altre Pitture sull’Organo “con
azioni del Santo Martino” fatte da Palma il Giovane.”
Nel 1698-99 quando il Vescovo Marco Giustinian
di Torcello passò a visitare San Martin un’altra volta, si rinnovò la facciata.
In quegli anni c’era come Cappellano delle Monache di San Martin un certo Prè
Giambattista Anetio… personaggio strambo pure lui, ma intelligente e colto, che
andò a tradurre un Libro di un Filosofo Ebreo “pieno d’immagini, fiori e
di Arte Magica”.
E si giunse al 1700
“età dei Lumi”, quando Andrea Renier padre del Doge Paolo, Senatore, Capitano di
Brescia, Camerlengo, Provveditore da Comun, alla Sanità e Sopra gli Atti volle
andare a sposarsi con la Nobilissima Lisa Morosini proprio in San Martin de Muran… con tanto di
Nobilissimi testimoni illustrissimi: Benedetto
Zorzi, Domenico Minelli e Marino Bragadin… Fu un grande e storico evento
per quell’angolo di Murano che allora contava circa 300 abitanti. Si trattava
soprattutto di Pescatori, Fassinèri, e qualche Squerariòl o Ortolano, e pochi Barcaroli
da Traghetto, mentre le donne fabbricavano bottoni di filo bianco ... Carlo Toso, uno dei due Giustizieri
dell’anno, con suo fratello Lorenzo aveva preso in affitto lo Squero che c’era in
zona di San Martin, ma aveva subito quasi subito “il bollo
di San Marco” in quanto s’era dimostrato moroso nel pagare quanto
doveva ... Nel 1725 venne apposto sulla casa che abitava “il Bollo di San Marco per inadempienze e debiti” anche a Don Andrea Sordi Parroco di San Martin ... Aveva
fatto qualche pastrocchio nell’amministrazione, e nei conti delle Messe e delle
elemosine … Gli piaceva giocare e frequentare le Osterie dell’Isola, e anche
qualcos’altro … ma pochi, anzi: nessuno amava parlarne per evitare inutili scandali.
Dentro al Monastero di San Martin vivevano più
di 30 Monache che non se la passavano affatto male, anche se gli introiti
provenienti dalle case di Venezia erano diminuiti, e si era dovuto vendere
qualcosa “per far tornare i conti delle economie
di San Martin”.
Infine: un’ultima
nota del 1771, quando Furlanetto musicò una delle ultime Cerimonie di Vestizione
di una nuova Monaca delle Gerolamine di San Martin de Muran …. Nessuno s’immaginava,
ma mancava pochissimo in realtà, “che l’intero Cielo cadesse sopra al
Mondo della Laguna Serenissima”… I francesi stavano per
giungere a bussare in Laguna e a Venezia per sfasciarla, annullarla,
vilipenderla e depredarla del tutto ... Non potrò mai perdonarli.
Esiste una lista di nomi di Piovani
di San Martin che a noi probabilmente direbbe poco o niente: Prè Costantino
Mocenigo(1137); Prè Donato (1226 ), che “concesse
a livello” a Margarita Greco e a Marco Balbo della Contrada di Santa
Maria “le acque piscatorie e navigabili spettanti a quelli della chiesa
di San Martin”; Prè Giuliano Veneto(1274); Prè
Nadal, che deteneva anche il Beneficio di Diacono Titolato di Santa
Maria di Murano (1338); Prete Nicoletto(1397); Prè
Benedetto Bonajonta(1443); e un certo Prete Marco de San
Martin de Muran(1460), citato come testimone nella sentenza di concessione
dell’Isola-Monastero di San Jacopo in Paludo ai Frati della Cà
Granda di Venezia … Ce ne sarebbero ancora altri: nomi persi nella notte dei
tempi, fra i quali anche un Prete Nicolò Piovan de San Martin, a
cui Donna Andriota lasciò per testamento (1307)“diversi
ducati d’oro per l’Anema mea” in quanto: “Prè Nicola è mio Padre de
Penitentia”… Quante storie !