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Qualche nota su San Martin de Muran

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Qualche nota su San Martin de Muran

Quasi come leggendo una fiaba … C’era una volta nell’Isola di Murano, ancora negli ultimi anni del 1700: una casa a pian terreno al n° 578 in Fondamenta degli Angeli affittata a Minio Domenico detto Dòse per 34:896 annui. C’era poi un’altra casa al n° 597 della stessa Fondamenta affittata agli eredi Cimegotto per 44: 413. Poi una casa al n° 581 affittata a Bagolin Giuseppe per 25:789; e un’altra al numero seguente affittata a Toniollo Vincenzo per 31:724. Un numero dopo ancora, c’era la casa in affitto abitata da Castagna Domenico, che pagava: 53:931 l’anno; mentre al 586 c’era quella con l’orto coltivato da Falsier Santo, che pagava 49:121 l’anno. Al 591 abitava Torcellano Domenico, al 593: Bruna Valentino, al 596: Capon Nadalin che teneva un orticello, al 642 e 643 c’erano: Graesan Domenico e Posa Francesco. Più avanti ancora verso la fine della Fondamenta c’era una tesa con uno Squero affittati a Toso Antonio, e c’era una caxetta terrena data ad Agnese Margherita per 41:241 l’anno. Poco distante c’erano anche le caxette di Zilj Elena, Fuga Liberal e Ferro Antonio, e la casa più grandetta affittata a Pavanello Gerolamo per 54:896 ... Quante casupole: quasi come quelle dei Sette Nani.  

C’era poi una casona al n°652 della stessa Fondamenta degli Angeli affittata a Scaja Bernardo, Zilj Pasqua, Pavanello Giovanni e Campagnolo Angelo, che pagavano 79:310 ducati l’anno, cioè una cifra più consistente … e subito dopo c’era un’altra casona abitata da Falsier Bernardo: la casa migliore di tutte, per la quale pagava la bella cifra di: 114:207 ducati l’anno.

Infine la Fondamenta terminava con un’ultima casa-bottega presa in affitto dai fratelli Pizzoccaro che pagavano: 66:620 ducati annui.

Ma a chi venivano pagati tutti quegli affitti da tutte quelle persone ?

Alle Monache di Santa Maria degli Angeli, e a quelle dei Santi Giacomo e Martino di Murano: vere e proprie “potenze” dell’Isola.

Prima che arrivasse napoleone, il piccolo Arcipelago Muranese“soggetto ai capricci storici della Laguna Veneziana che lungo i secoli s’impaludava e subsideva a seconda degli influssi del Mare e dei Fiumi, era chiamato anche l’Isola dei Conventi, ed era quel largo lembo di terre che andava da San Giacomo fino a Santa Maria degli Angeli contornando buona parte delle Isolette Muranesi.” 

In quel modo, Murano contava ben diciotto tra Parrocchie, Monasteri e Conventi… ma non c’era solo quello.

L’Isola Lagunare Veneziana era riferimento e punto d’appoggio “a due passi da casa” per tanti Nobili Veneziani. Una specie di luogo di “villa e trastulli” per via dei diversi Casini che vi avevano fatto sorgere … Traccia storica Muranese: l’Accademia degli Occulti di Murano, ma è solo un nome perché l’Isola traboccava di Musica, Feste, danze, e circoli culturali dove si declamava e si facevano lettere, ma si faceva anche molto altro di più … Di ogni sorta: dall’intellettuale, al botanico, e al “naturale”: in quanto si amoreggiava alla grande, e se la spassavano un po’ tutti come dentro a una specie di stagione gaudiosa fatta per lo più di Feste, e di un Carnevale senza fine.

Accanto a quel quadretto idillico un po’ da sballo evasivo e da “noblesse oblige”, scorreva anche la vita qualsiasi dei Muranesi: gente laboriosa e semplice stretta intorno al Vetro, ma non solo a quello.

Quell’ampia area “monastica” di cui dicevo, comprendeva le proprietà e i luoghi di Santa Chiara, di San Martino, San Maffio, San Giuseppe, San Mattia, San Bernardo, San Marco e Andrea e San Salvatore: antica Pievania, nonché della “Matrice”: Santa Maria Assunta e Donato, nonché via via le chiesette-Oratori della Trinità, di San Girolamo e delle Dimesse.

Sapete tutti insomma, che Murano pullulava di realtà Religiose e Conventuali di ogni sorta: Agostiniani e Agostiniane più di tutti, ma anche: Benedettini, Carmelitani e Domenicani. L’Arcipelago Muranese era per più di metà in mano a Preti, Cjeresie, Fraterie e Mùneghe di ogni sorta, e per di più a Murano c’era anche la prestigiosa sede-residenza del Vescovo della Diocesi Lagunare Torcellana, che associava in se buona parte delle Isole della Laguna Nord di Venezia: Torcello, Burano, Mazzorbo e le perdute Isole-Arcipelago di Ammiana e Costanziaca, nonché le zone limitrofe della “Gronda Lagunare”: Altino, Quarto, Portegrandi, Tessera e Trepalade, oltre che le contrade portuali di Treporti e San Ràsmo(Sant’Erasmo) ... Luoghi tutti dove confluivano e passavano buona parte dei commerci da e per l’Adriatico e Venezia, e il capolinea del legname del Cadore e della Carnia.

Quanta roba !

Oggi a Murano, di tutto quel “Ben di Dio” dopo l’urbanizzazione e le trasformazioni storiche e lavorative accadute fra 1600 e 1800, è rimasto ben poco: solo tre complessi monumentali-ecclesiastici in tutto:Santa Maria e Donato, San Pietro Martire e Santa Maria Degli Angeli. Di qualche altra chiesa: Santa Chiara, San Maffio e Santo Stefano, nonché dell'Oratorio dei Santi Giuseppe e Teresa con l’annesso Ospizio Briati rimangono solo residui per non dire “fantasmi”.

E’ curiosissimo allora andare a sbirciare dove napoleonino ha messo malamente le mani su Murano: cancellando l’Isola … Nel gennaio 1815 il neonato Demanio dei Francesi decise d’incamerare tutto e di mettere ogni cosa all’asta dal 12 al 16 febbraio ricavandone il più possibile. E i Muranesi ? … e le Monache, i Preti, i Frati, e tutto il resto ? … No problem: via tutto, e tutti buttati in strada: “nudi e crudi come mamma li ha fatti”, togliendo loro ogni cosa, quasi anche il respiro ... Capirete quindi perché non riesco a mettere la “n” maiuscola al nome di napoleone.

Mi piace comunque dire due parolette su una di quelle realtà spazzate via dalla Storia: la chiesola di San Martino di Murano.

Perché proprio quella ?

Per un mio semplice accostamento: il nome prima di tutto … Esisteva ed esiste ancora una chiesa dedicata a San Martinoa Burano, appena al di là degli specchi lagunari, così come c’è stata quella di San Martino di Murano… A Burano per secoli c’è stata una fervidissima Schola di San Martin … stessa cosa a Murano: dove c’è stata l’altrettanto vispa Fraterna di San Martin di Murano.

E ancora … altre cose-coincidenze curiose, secondo me ... Sia a Burano che a Murano c’è stata per secoli una Devozione-Tradizione legata ai Tre Santi Patroni: Albano, Domenico e Orsolo… o Orso per gli amici. Chi è pratico di Burano sa quanto sia stata importante, e di quale considerazione abbiano goduto i Tre Santi nell’Isola per lunghissimo tempo … A cavallo fra Storia e Leggenda, ci sono state anche tutta una serie di baruffe fra Buranelli e Muranesi, durante le quali è accaduto il famoso furto del Botàzzo miracoloso di Sant’Alban.

Come sapete meglio di me: il Podestà di Murano alla fine ha messo in muro il Botàzzo dentro alla Basilica di San Donato dove lo si può ammirare ancora oggi … Vero o no che sia accaduto, si tratta sempre di Tradizione delle Lagune, ed ha quindi un notevole valore … Non meno importante è stata poi a Burano: “La calièra de Sant’Alban”, cioè una formidabile opera di soccorso e carità e d’associazionismo isolano durato secoli … Andate a sbirciare … Sono cose interessanti.

Beh … Insomma: anche a Murano esistevano delle opere pittoriche che rimpolpavano e celebravano ulteriormente quel interesse-culto tradizionale verso i Tre Santi Patroni Lagunari così sentito a Burano. Pure a Murano venivano ricordati e rappresentati i Tre Santi Patroni: gli stessi Santi così celebrati a Burano, appena oltre lo specchio bagnato delle acque Lagunari.

Curiosa la cosa: entrambi gli Isolani erano affezionati a quel culto e a quei nomi, ed entrambi avrebbero voluto averne l’esclusiva ... SI citava, ad esempio, un gran quadro con Sant’Albano di Murano che afferrava un giovane per i capelli salvandolo.

Cose d’altri tempi … Quando in Laguna era quasi normale per tutti credere nell’efficacia spicciola di Santi e Madonne … Beh: di certo più di noi di oggi.

Aggiungo un paio di altre cose su San Martino di Murano.

All’atto della soppressione del 1807, San Martino di Murano era considerata e conosciuta come una delle chiese-parrocchie più povere di tutto il Regno d’Italia … Non esagero … Del deficit totale di lire 8.234,28 prodotto dalle 36 Parrocchie del Dipartimento Adriatico: 479,53 lire italiane derivavano dai debiti di San Martino di Murano.

Solo due anni prima le Monache Agostiniane di San Martin erano state concentrate insieme a quelle di San Giacomo Maggiore di Murano, e con quelle di Santa Maria degli Angeli della stessa Isola.

Venduto tutto, l’ex complesso Monacale venne trasformato presto attuando un progetto affidato ad Angelo Serena assistito da Vittore Zanetti. E se ne fece unafabbrica di canna di vetro, smalti e conterie di proprietà della Società Fabbriche Unite, il cui Direttore Tecnico Isidoro Barbon faceva la pasta del Cristallo.

Qualche anno dopo ancora, cioè nel 1815: l’ex chiesa-Monastero di San Martin venne demolita del tutto. Nell’area sorse l’anno seguente la nuova fabbrica di contaria e margaritarie della Ditta Dalmistro, Errera, Minervi & C poi Vetreria De Majo … Rimase solo il toponimo di San Martin incollato sulla residua omonima Fondamenta.

Ma prima ? Che era successo aSan Martin de Muran ?

Bella domanda … che mi sono fatto da solo in verità … Accadde non molto. Fra le memorie meno antiche dell’Isola oltre a parlare delle ubiquitarie Monache Agostiniane, si parlava anche dell’Ospedale di San Zuanne, ma anche di unOspedale delle Vecchie di San Martin. Insomma: c’era anche un Ospizio nel Complesso di San Martin… per i Muranesi ? … Forse …

Già nel lontanissimo 1054 un documento faceva riferimento a una antica chiesa di San Martin di Murano.

Fra le memorie antiche di circa cento anni dopo, si parlava di un certo Pietro Marcellodella Contrada-Parrocchia Veneziana di San Giovanni Grisostomo, figlio di Pietro natio dell’Isola di Torcello: un personaggio devotissimo delle Lagune.

Spinto da impulso religioso e da generosità potente, regalò “a Dio e ai Muranesi” la chiesa che aveva fatto costruire a Murano “ad onore del Beato Martino Vescovo e Confessore” ... Poi, già che c’era, regalò anche il vicino Cimitero, la Piazza, la Vigna, e le“acque circonvicine” alla stessa chiesa. Ricevette il tutto: il Piovano Costantino Mucianicho, con la condizione che tutto fosse sempre a disposizione in perpetuo dei Muranesi della zona che avrebbero anche potuto scegliersi ed eleggere il loro Piovano.

Già nel 1274, invece, non erano i Muranesi-Parrocchiani del luogo a scegliersi il Piovano più gradito, ma erano i Clerici di San Martin a scegliersi il Piovano da se “in barba ai Parrocchiani che dovevano adeguarsi”… Non molto tempo dopo, quando divenne vacante la carica di Piovano di San Martino, fuAndrea Gussoni Piovanodella Matrice Santa Maria di Muranocol Capitolo dei suoi Preti a scegliere ed eleggere un suo Vicario di San Martin nella figura di Prè Giuliano da Venezia… Addio diritto originario dei Muranesi.

Anche nel 1306, il Cardinal Morosini che era anche Piovano della Matrice di Santa Maria di Murano considerò ovvio scegliere Prè Simeone Canerloti e presentarlo a Morando Abate di San Cipriano e Vicario Generale di Tolomeo Vescovo di Torcello perché lo approvasse come Vicario-Piovano di San Martino … Il Clericus scelto da lui, infatti, ne prese subito possesso.

E così: San Martin nel 1377 venne rifatta e “Piovano dopo Piovano” ulteriormente abbellita … Fino all’ultimo dei Preti-Piovani nel 1465, che portava il mio stesso cognome: Francesco De Rubeis, cioè Dei Rossi, che già era stato Arciprete della Cattedrale di Torcello e Notaio.

Dicono le Cronache Muranesi che dopo 36 anni di governo della chiesa: “San Martin per la sua antichità minacciava non lontane rovine”… E che siccome Prè De Rubeis era squattrinato, non ebbe migliore idea che cedere la chiesa con le sue spettanze a qualche gruppo di Monache che se ne volesse far carico. Trovò allora la Nobile Maria Merlini: “donna di esperimentate Virtù e di grande Pietà”, che era Monaca nel Santa Caterina delle Agostiniane di Cannaregio a Venezia,e aveva gran voglia d’impiantare da qualche parte un nuovo Monastero sotto le Regole di San Girolamo… Era proprio quel che Prè De Rubeis cercava.

Per cui si giunse ben presto all’accordo: alle Monache la chiesa col nuovo Convento a Murano “dove concludere in nuovo Claustro un Novello Coro di Vergini”… Ai Piovani di San Martin, invece: una buona rendita per mantenerli, che li sollevava così da ogni impiccio economico e amministrativo ...  Si era ormai nel 1501, quando Papa Alessandro VI lodò grandemente la nuova iniziativa profondendosi in lettere di complimenti, e nominando SoròrMaria Merlin come Prima Badessa di San Martin… Il 17 luglio di quello stesso anno Monache e Piovano fecero mettere una bella lapide a memoria di tutto nell’atrio della chiesa.

Poi ? … Per prima cosa: le Monache stabilitesi a Murano, rifecero un’altra volta la chiesa: “rendendola ben adorna, e iniziando a conservare il Corpo di San Valentino Martire insieme a molte altre Reliquie di Martiri Cristiani importate in Laguna dai sotterranei catacombali di Roma.”  

Papa Giulio II poi, diede loro facoltà di scegliersi ed eleggersi in perpetuo a piacimento un loro Vicario “par Offitiàr la Cjèsiaa maggior Gloria di Dio e a maggior decoro della Città di Murano.… e Prè De Rubeis se ne morì contento, soddisfatto per essere riuscito a realizzare i suoi propositi.

Probabilmente quella di San Martin fu una “filiazione e un nuovo spazio” delle Nobili quanto ricche e potenti Monache Agostiniane di Santa Maria degli Angeli già presenti e ben impiantate poco distante a Murano.

E i Muranesi a cui era stato destinato tutto fin dall’origine ? … Niente … Rimasero a guardare, contenti lo stesso che qualcuno continuasse a curarsi in qualche modo delle loro Anime … magari in cambio di qualche buona, dovuta, e frequente elemosina. La Storia girava così allora … e non solo allora, e non solo a Murano.

Già nel 1517, infatti, le Monache di Santa Maria degli Angeli iniziarono a litigare col Piovano di San Martin di Murano per via dei diritti e delle esclusive sui Funerali e le sepolture dei Morti di Murano ... Gli affari erano affari, e i soldi erano soldi … Ai Muranesi piaceva farsi seppellire a San Martin a discapito di Santa Maria degli Angeli … Nel 1529 volle farsi seppellire là anche il famoso Andrea Navagero da Murano: considerato allora con Girolamo Fracastoro, Giovambattista Ramusio e Gasparo Contarini uno degli Uomini più illustri d’Europa:valente uomo di Cultura, Poeta di egloghe ed epigrammi, fine Umanista-Latinista, curatore di diverse edizioni dei Classici Latini stampati da Aldo Manuzio” Nel 1516 il Senato Veneto l’aveva nominato “Custode della Biblioteca Nicena di San Marco, Storiografo Ufficiale della Serenissima, e Oratore della Repubblica.”… Un gran personaggio insomma, che era anche Retore, parte del Consiglio dei Quarantacinque, Ambasciatore, Archeologo e fine Botanico … Veniva di continuo chiamato a formulare e recitare il Panegirico FunebreUfficiale ogni volta che moriva qualche persona importante a Venezia: il Doge, qualche Condottiero, l’ex Regina di Cipro. A Murano aveva un grande Giardino privato pieno zeppo di Piante di ogni genere, dove si dice che sia stato piantato per la prima volta in Occidente la Pianta di Mais... Morì per febbre improvvisa a Blois in Francia, e ne potere ammirare ancora una statua in Pra della Valle a Padova collocata in sua memoria nel 1779 … Secoli dopo.

Tornando a San Martin de Muran… Nel 1550 i litigi fra Piovano-Vicario di San Martin e Monache degli Angeli erano peggiorati di molto … Tanto che si mise di mezzo il Papa, che incaricò Ranuccio Farnese Sommo Penitenziere e Cardinale di Sant’Angelo di Roma di recarsi in Laguna dalle Monache di Murano per sistemare la questione. Quindi anni dopo nel Monastero di San Martin de Muran vivevano ben 40 Monache, che pagavano puntualmente diversi ducati a Preti e a un Organista: “per far solennizàr la Festa de San Martin e de la Natività de la Madonna.”   

C’era in quegli anni un certo Prete Lorenzo Pezzi, che fungeva da Confessore delle Monache di Murano … Gli piaceva un sacco scrivere, tanto è vero che scrisse ed editò diverse opere, tra le quali: “il Confessionario” che pubblicò con successo presso l’Editore Veneziano Francesco Ziletti … Ho provato a leggere quell’opera incredibile d’altri tempi destinata ad ogni Categoria di persone: Da sacri Dottori raccolto, nel quale s'insegna il modo che deve tenere, e dire qual si voglia persona per confessarsi bene, con alcuni brevi rimedi contra peccati; aggiuntovi ancora l'efficace rimedio contra quelli della Santa Messa ...”

Non voglio annoiarvi troppo … ma nel libro si dichiarava “Peccato Grave di un Ciabattino, di cui pentirsi ed emendarsi severamente” perfino il far una scarpa che rendesse più alta una donna … Non so se mi spiego … Secondo il testo, ad esempio: un buon Oste oltre a non annacquare troppo il vino, doveva anche recarsi in chiesa a partecipare a Vespri e Messa di ogni Festa ... Altrimenti era un “Locandiere di malaffare”…. Un Navigante-Mercante, invece: avrebbe “peccato” se avesse assecondato certi venti per arrivare prima a destinazione, perché avrebbe messo a rischio gli interessi dei suoi clienti.

In ogni caso si tratta di un testo curioso, che di rimbalzo apre “una finestra” su molte abitudini dell’epoca, e sulle condizioni di vita dei Muranesi di fine 1500.

Nell’ultimo decennio del 1500, quando il Vescovo di Torcello Grimani andò a visitare San Martin tenuto da Don MarcAntonio Mazzone che fungeva da Vicario-Curato ...Intorno alla chiesa-Monastero-Cimitero di San Martin vivevano 750 MuranesiDon Mazzone si lamentò col Vescovo che: “il Beneficio Curato di San Martin rende poco.”… sempre i soldi di mezzo.

Nonostante sulla zona agisse la protezione del “Divo Martino Intercedente”, secondo quanto indicato nei Registri Canonicidi San Martin: tutto dipendeva dalla chiesa Matrice di San Donato, di cui San Martino era filiale ad ogni effetto ... Significava che: Battesimi, Comunioni, Cresime, Matrimoni e Funerali venivano celebrati tutti là “con annessi e connessi” lasciando le altre chiese a bocca asciutta.

Si lamentava in una nota al riguardo, infatti, ancora un secolo dopo (1641)Pre Steffano di Zuani Veneto della Contrada di San Trovaso di Venezia, diventato Curatto della Parrocchia di San Martin di Murano: “Quella gestione delle cose era indecente, perché non lasciava agli altri di che vivere” … Non a caso quindi ne derivarono continue liti e questioni per gli introiti fra le Monache di San Martin e San Donato di Murano.

A un certo punto si mise di mezzo anche la stessa Serenissima col suo Capitolo della Basilica Ducale di San Marco: “Si volle far luce sul traffico e legestioni dei Morti, con le “Fedi di Morte” rilasciate nella Contrada di Murano.”… Chi rilasciava i Certificati intascava, così quelli che poi gestivano Funerali e Sepolture … Tira e molla: de qua o de là ?… Poveri Morti ! … e poveri anche i Muranesi, che ovviamente, ieri come oggi, andavano a rivolgersi “al miglior offerente”.

Ancora nell’agosto 1757 venne attivato un apposito Ufficio dei Provveditori alla Sanità perché si andasse a sorvegliare a Murano tutto quel giro di registrazioni sospette dei Morti dell’Isola … La cosa andò avanti fino all’arrivo dei Francesi a Murano.

Poi ci fu cronaca spicciola in San Martin de Muran: nel maggio 1626 vennero inviate un paio di Monache nel Monastero delle Grazie di Burano per provare a riformarlo … Le Monache Muranesi resistettero in Isola a Burano: otto giorni in tutto … Poi se ne tornarono in fretta e furia al loro chiostro di Murano: “Burano era una situazione disperata ... Inguaribile secondo le Monache”.

Non che in San Martin si eccellesse, perché a metà aprile 1638, l’Inquisizione di Venezia avviò “processo per contegno scandaloso del Confessore delle Monache de San Martin de Muran.”… Anche in San Martin quindi “si viveva un po’ al rovescio certe volte”, anche se continuava a rifare e abbellire Monastero e Chiesa nel 1650 “dopo la Peste” e nel 1698 ... Le economie del Monastero in realtà non andavano male, visto che percepiva annualmente più di 100 ducati di rendita da proprietà di case che possedeva a Venezia(1661).

Curiosa di sicuro “la fotografia” di San Martin descritta nei verbali della Visita Pastorale del Vescovo Jacopo Vianoli realizzata nell’estate 1684:“La chiesa di San Martin è ad unica navata e con una sola porta ... Ha: tre Altari, il Fonte Battesimale che non può usare, pavimento in marmo a quadrettoni bianchi e rossi, diverse pitture alle pareti, un bel Tabernacolo di Cristallo di Monte (ora finito a Santa Maria e Donato), e numerose Sante Reliquie donate dal Cardinal Giovanni Dolfin e racchiuse in un gran Reliquiario, oltre al Corpo di San Valentin .. Sull’Altar Principale era collocato un dipinto di “San Martino Vescovo che dà il mantello al povero” dipinto da Jacopo Tintoretto e ritoccato da Palma il Giovane … Ci sono poi diverse “Storie Dipinte” da Antonio Zanchi, da Fabio Canal, e da Gregorio Lazzarini, ed altre Pitture sull’Organo “con azioni del Santo Martino” fatte da Palma il Giovane.”

Nel 1698-99 quando il Vescovo Marco Giustinian di Torcello passò a visitare San Martin un’altra volta, si rinnovò la facciata. In quegli anni c’era come Cappellano delle Monache di San Martin un certo Prè Giambattista Anetio… personaggio strambo pure lui, ma intelligente e colto, che andò a tradurre un Libro di un Filosofo Ebreo “pieno d’immagini, fiori e di Arte Magica”.

E si giunse al 1700 “età dei Lumi”, quando Andrea Renier padre del Doge Paolo, Senatore, Capitano di Brescia, Camerlengo, Provveditore da Comun, alla Sanità e Sopra gli Atti volle andare a sposarsi con la Nobilissima Lisa Morosini proprio in San Martin de Muran… con tanto di Nobilissimi testimoni illustrissimi: Benedetto Zorzi, Domenico Minelli e Marino Bragadin… Fu un grande e storico evento per quell’angolo di Murano che allora contava circa 300 abitanti. Si trattava soprattutto di Pescatori, Fassinèri, e qualche Squerariòl o Ortolano, e pochi Barcaroli da Traghetto, mentre le donne fabbricavano bottoni di filo bianco ... Carlo Toso, uno dei due Giustizieri dell’anno, con suo fratello Lorenzo aveva preso in affitto lo Squero che c’era in zona di San Martin, ma aveva subito quasi subito “il bollo di San Marco” in quanto s’era dimostrato moroso nel pagare quanto doveva ... Nel 1725 venne apposto sulla casa che abitava “il Bollo di San Marco per inadempienze e debiti” anche a Don Andrea Sordi Parroco di San Martin ... Aveva fatto qualche pastrocchio nell’amministrazione, e nei conti delle Messe e delle elemosine … Gli piaceva giocare e frequentare le Osterie dell’Isola, e anche qualcos’altro … ma pochi, anzi: nessuno amava parlarne per evitare inutili scandali.

Dentro al Monastero di San Martin vivevano più di 30 Monache che non se la passavano affatto male, anche se gli introiti provenienti dalle case di Venezia erano diminuiti, e si era dovuto vendere qualcosa “per far tornare i conti delle economie di San Martin”.

Infine: un’ultima nota del 1771, quando Furlanetto musicò una delle ultime Cerimonie di Vestizione di una nuova Monaca delle Gerolamine di San Martin de Muran …. Nessuno s’immaginava, ma mancava pochissimo in realtà, “che l’intero Cielo cadesse sopra al Mondo della Laguna Serenissima”… I francesi stavano per giungere a bussare in Laguna e a Venezia per sfasciarla, annullarla, vilipenderla e depredarla del tutto ... Non potrò mai perdonarli.

Esiste una lista di nomi di Piovani di San Martin che a noi probabilmente direbbe poco o niente: Prè Costantino Mocenigo(1137); Prè Donato (1226 ), che “concesse a livello” a Margarita Greco e a Marco Balbo della Contrada di Santa Maria “le acque piscatorie e navigabili spettanti a quelli della chiesa di San Martin”; Prè Giuliano Veneto(1274); Prè Nadal, che deteneva anche il Beneficio di Diacono Titolato di Santa Maria di Murano (1338); Prete Nicoletto(1397); Prè Benedetto Bonajonta(1443); e un certo Prete Marco de San Martin de Muran(1460), citato come testimone nella sentenza di concessione dell’Isola-Monastero di San Jacopo in Paludo ai Frati della Cà Granda di Venezia … Ce ne sarebbero ancora altri: nomi persi nella notte dei tempi, fra i quali anche un Prete Nicolò Piovan de San Martin, a cui Donna Andriota lasciò per testamento (1307)“diversi ducati d’oro per l’Anema mea” in quanto: “Prè Nicola è mio Padre de Penitentia”… Quante storie !



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