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“O potrebbe capitarle di cadere giù da un campanile per sbaglio …"

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“O potrebbe capitarle di cadere giù da un campanile per sbaglio …"

Stavolta si tratta di una curiosità spicciola, ma secondo me ugualmente interessante.

Dal 1524 al 1554 il Nobile Gerolamo Querini fu Patriarca di Venezia succedendo ad Antonio Contarini. I Nobili Querini di Venezia non furono mai “robetta”, ma una grande Famiglia Patrizia fra quelle Originarie: cioè le Case Vecchie”, presenti fin dalla fondazione della Serenissima. I Querini erano giunti in Laguna da Eraclea o Cittanova stabilendosi prima a Torcello e poi a Venezia, inizialmente in Contrada di Santa Ternita, non lontani dalla Cà del Vescovo. Piano piano poi, s’erano creati il loro posto dentro alla Politica e la vita Economica della Repubblica Veneziana. Già nel 1159 Domenico Querini e suo figlio Pietro erano attivi e conosciuti come Mercanti a Costantinopoli. Un secolo dopo i Querini erano già diventati uno dei Casati più ricchi e potenti di Venezia. Nel loro albero genealogico figurano: Vescovi, Politici e Diplomatici, Comandanti di Galee, Patriarchi, Mercanti e Imprenditori, Filantropi e Navigatori, e Letterati, Umanisti e Poeti. 

I Querini del Ramo dei Gigli, diventati poi “dalle Papozze” e detti: “della Cà Granda o di Cà Mazòr” erano andati ad abitare in Contrada di San Mattio a ridosso dell’Emporio di Rialto. Fra loro aveva fatto carriera ecclesiastica Leonardo Querini divenuto nel 1229 Primicerio di San Marco e poi Patriarca di Grado. Due suoi nipoti: Giovanni e Bartolomeo, imitando lo zio, erano diventati Vescovi di Ferrara e del rurale Polesine l’uno, e di Venezia cioè di Olivolo-Castello l’altro. Nel 1255 i Querini di Rialto avevano incamerato molti beni Ferraresi con le terre e valli di Tebaldino detto Papozzo, perché abitava a Papozze, e dopo quelle avevano assimilato anche le terre e proprietà di Tresigallo.

Per cui i Querini preferirono seguire una politica FiloPapale e favorevole alle Signorie di Terraferma finendo in aperto contrasto col Doge "ghibellino" Pietro Gradenigo, fautore della Guerra di Ferrara del 1308-1309. Non a caso la famiglia si ritrovò direttamente coinvolta nella celebre congiura di Bajamonte-Tiepolo del 1310: quando Marco Querini di Nicolò fu uno dei capi ribelli. Come si sa, il colpo di stato fallì, Marco venne ucciso col figlio Benedetto, iQuerini vennero esclusi in perpetuo dall'accesso al Dogado, venne abbattuta la loro Casa di Rialto, e furono perfino obbligati a cambiare Stemma.

Brutta storia, e truculente vicende Veneziane.

Nonostante tutto, i Querini poi si ripresero, e la Famiglia riuscì a mantenere le sue proprietà di Terraferma andando ad abitare nel Palazzo di Famiglia di Campo Santa Maria Formosa. Ripresero di nuovo il commercio, stavolta volgendosi verso Oriente oltre che nella Terraferma dove arrivarono a possedere almeno una quindicina diVille. Un Giovanni Querini andò a stabilirsi a Rodi acquistando prima l'Isola greca di Stampalia, e poi Santorini e Amorgo, costituendo una Piccola Contea Querini in trasferta. La famiglia la mantenne fino al 1537, quando ogni cosa venne conquistata e presa dagli Ottomani.

Girolamo Querini proveniva e fuoriusciva da costoro … Era un tipo tosto, “sebbene fosse cresciuto dentro a un alvo da Clericus oltre che Nobiliare”. Per tre anni da giovanissimo s’era recato di persona a commerciare a Costantinopoli tornando ricco a Venezia, e riuscendo a assestare bene gli affari di Famiglia ... Si sposò poi, con una sorella del Nobile Alvise Zorzi.

Cambiò idea poi, e andò, invece, a farsi Frate DomenicanoPredicatore nel Cenobio di San Domenico di Castelloricevendo l’abito dalle mani del Patriarca Tommaso Donà nel 1490. L’anno dopo, addirittura si fece Prete ... L’anno seguente,

prima di pronunciare la Professione Solenne da Frate, fece Testamento davanti al Notajo Prè Natale Colonna Piovano di San Lio ordinando, che in morte tutti i suoi beni in mancanza d'eredi passassero al Monastero di cui per tre volte divenne “Priore Esemplarissimo” nel 1507, 1515 e 1521. I Frati Domenicani Predicatori e Inquisitori venivano chiamati:“i Mastini di Dio”, perciò erano sinonimo di grande Dottrina e altrettanta Fedeltà alla Chiesa con le sue Regole e Dottrine ... e forse anche verso Dio probabilmente ... A modo loro s’intende, vista l’epoca.

Infine l’ex Priore Girolamo Querini, proprio “per quel suo ferreo temperamento” venne eletto come Patriarca di Venezia dal Senato della Serenissima a fine ottobre 1524, al posto del deceduto Antonio Contarini, scegliendolo “fra 38 Soggetti proposti a tal Dignità”.

Il nuovo Priore Girolamo Trevisan di San Domenico di Castello diceva di lui: “Il Reverendissimo Domino Girolamo Querini … Da veruno giammai nè per vie di preci, nè di minaccie, tenacissimo com'era della Giustizia, potè venir persuaso, o forzato ad allontanarsene…”

Pareva l’uomo giusto per gestire “la Religion Veneziana” intesa in tutti i sensi: “Accanto all’Osservanza delle prerogative della Religiosa Istituzione avrebbe difeso anche la social disciplina, a integrazione perpetua della Polizia Veneziana ... e mantenuto anche la giusta autonomia da Roma.”

E fin qua: tutto bene.

Fino a quando Querini andò a scagliarsi contro gli Eretici Dogmatizzanti che c’erano in giro come Giorgio Medolago de Vavassoribus: “Avvocato di professione, eloquente per natura, destro nel maneggio degli affari, Nobile di lignaggio, imparentato con molte Famiglie Nobili, e stimato e temuto da un lungo codazzo di clienti.”… Niente da dire: andava fatto.

Il Medolago era stato carcerato e processato, pur riuscendo a fuggire dal carcere … Era poi ricorso al Papa sia contro il Vescovo di Bergamo che contro l’Inquisitore Fra Domenico da Bergamo dichiarandosi “vittima innocente”. Il Papa allora aveva delegato l’Uditore del Sacro Palazzo e Legato degli Stati Veneti: Gerolamo Varallo per risolvere la questione coadiuvato dal Patriarca Gerolamo Querini ... Al posto del Medolago finirono citati in giudizio l’Inquisitore e il Vescovo di Bergamo, costretti a comparire a Venezia alla Nunziatura di San Francesco della Vigna.

Anche per questo il Patriarca Querini aveva ricevuto a Venezia il consenso e il placito di tanti: niente da dire … Si stava dando da fare e faceva il suo dovere.

Siccome poi a Venezia c’era un’epoca di grande miseria e carestia, il Patriarca Querini fece costruire presso il Bersaglio dei Santi Giovanni e Paolo una tettoia: “un coperto con dei letti, per dar riparo, raccogliere e nutrire i poveri massimamente infermi, che giacevano abbandonati allo scoperto sulle pubbliche strade.”

A seguito di quel gesto ci fu tutto “un soccorrere generoso da parte dei più abbienti della Città, fra i quali il famoso Nobile Girolamo Miani (fondatore dei famosi Padri Somaschi)… Volendo poi Girolamo Querini che non s’interrompesse quel flusso caritatevole, aggiunse a quel primitivo riparo anche un Oratorio con un Prete che diceva Messa e amministrava Sacramenti tutti i giorni, per cui il luogo si trasformò in Ospedale dei Derelitti, che iniziò anche ad ospitare Orfani ed Orfane aggiungendosi al già presente Ospedale degli Incurabili che sorgeva dall’altra parte di Venezia ... Venne da se in seguito, che nell’Ospedale venisse inclusa anche una bella chiesa ricca di Altari, opere d’Arte e marmi.”

“Bravo ! … Complimenti al Patriarca Girolamo !” si ripeteva ovunque in giro per Venezia.

“Beneficò con cento staja di Frumento ogni anno i poveri di Castello … e con denari ed effetti preziosi ebbe a più fiate a sollevare la Repubblica nelle urgenze sue per la Guerra contro a' Turchi”.

“Bene ancora ! … Bravo, bravissimo !”… Tutti a Venezia lo apprezzarono.

Promosse poi le Scuole Sestierali di Castelloistituite dal Clero e per la formazione del Clero, anche se godevano di scarsa frequentazione e di poco profitto. A proprie spese finanziò Precettori e Maestri, che dovevano abitare presso la Cattedrale di San Pietro di Castello. Pretese inoltre che i Canonici di San Pietro di Castello pagassero i Maestri, soprattutto un certo Alessandro, che non era stato pagato, smettendo di distogliere certi fondi che avevano, dirottandoli per i propri interessi.

Anche in questo caso: Venezia si schierò plaudente dalla parte del Patriarca Querini.

Poi girò la Storia … e Girolamo Querini andò a toccare altri tasti delicati e incresciosi per i Nobili, le potenti lobbie delle Nove Congregazioni del Clero, i Capitoli delle chiese delle Contrade, e le Monache dei Monasteri Veneziani: “gran brutte bestie da affrontare.”

E fu bufera per lui ! … Scoppiò un putiferio.

A dire del Patriarca Querini: “Era giunto a non essere più tollerabile il disordine morale dei Monasteri Conventuali Veneziani” ... Venezia, si sapeva: era un vero e proprio casino in tutti i sensi … Tutti avevano ben chiaro che tante Nobili Donne finivano nei Monasteri per colpa delle economie di Famiglia, costrette, e non per vocazione. Per cui la Monacazione forzata del vivere in Monastero era un ripiego, che non cancellava di colpo l’indole Nobiliare e libera delle donne. Non bastava chiuderle dentro alla Clausura di un Chiostro, o farle Madre Badesse perché di colpo si assopissero tutti i naturali istinti femminili, o ancor più: perché le donne rinunciassero del tutto e per sempre a tutte quelle che erano le agiatezze, i divertimenti, ma anche i vizi, e le libertà senza limiti che si concedeva la Classe Nobiliare.

A dirla tutta, ma proprio tutta: quasi sempre le Monache Nobili, salvo rare eccezioni, trasponevano dentro al Convento quella che era la vita dorata delle Cà Veneziane e di Palazzo Ducale ... Padri, Fratelli, Zii e tutto il resto del parentado concorrevano perché accadesse e continuasse tutto questo, e perché fosse più lieve possibile per quelle Veneziane rimanere relegate dentro alle mura Monacali.

Il resto lo sapete già meglio di me … La Storia di Venezia è stata letteralmente tempestata da episodi, aneddoti, fatti e storie accadute dentro e attorno ai Conventi. Non lo dico di certo io: diversi Monasteri Veneziani sono stati per lunghi periodi davvero “a luci rosse”, etichettati anche dai pulpiti delle chiese Veneziane come “autentici postriboli”, con tutto ciò che ne conseguiva.

E Venezia Serenissima: lo Stato ? … E la Chiesa con le sue ataviche Regole ?

Anche qua la risposta la conoscete: erano i rappresentanti del Civico e della Religione “in primis” a concedersi più che spesso da impuniti e intoccabili: “di tutto e di più”. Quindi da quelli che dovevano dare il buon esempio: l’esempio non c’era … Salvo qualche rigurgito istituzionale ogni tanto. Non dico per salvar la faccia e richiamarsi alla coerenza originale, ma pressappoco così.

Ebbene: Gerolamo Querini divenuto Patriarca di Venezia, sulla timida scia riformistica dei suoi predecessori, non dico volesse “ripulire e riordinare tutta Venezia”, ma intendeva almeno calmierare tutti quegli eccessi per i quali la Serenissima andava famosa in tutta Italia ed Europa, e anche oltre. Ligio al suo ruolo, provò a scagliarsi contro i Monasteri più inadempienti, e contro tutti quelli che in qualche modo li proteggevano o suffragavano.

Pensò allora di sminuire le entrate e le rendite delle Monache Conventuali esagitate e libertine affidandole a Monache Osservanti. Propose anche alle Monache inadeguate di uscire dai Monasteri rinunciando del tutto alla vita claustrale per tornare a vivere come volessero “nel Secolo”, magari da maritate: “così da risanare i luoghi Sacri dei Monasteri ... Erano molti i Monasteri Veneziani da risanare: San Zaccaria, Sant’Anna, Santa Marta, Santa Chiara, San Biagio della Giudecca, la Celestia, le Vergini.”

Alcune Monache ascoltarono il Patriarca abbandonando i Monasteri ma andando a complicare la vita e gli equilibri socioeconomici dei Nobili Casati rientrando nei loro Palazzi. Molte altre Monache, invece, sostenute dai loro parenti Nobili rimasero nei Monasteri “vita natural durante” refrattarie a ogni richiamo del Patriarca.

Risultato ? Il Patriarca Querini aveva pestato i piedi a tante persone importanti di Venezia, che non gradirono affatto, ma: anzi, reagirono a quella che consideravano una provocazione, e la mala idea di cambiare “lo status quo” a loro più che congeniale e gradito.

Oltre e in parallelo a questo, Girolamo Querini scelse anche di contrapporsi al Clero Veneziano con tutte le sue contorte e interessate tradizionali abitudini ... C’erano ovunque in giro per Venezia: chiese che rimanevano aperte tutto il giorno e addirittura anche tutta la notte per celebrare Riti, Funzioni e Messe e lucrare il più possibile da donazioni, offerte, Indulgenze e Sacramenti.  Dentro alle chiese, nei limitrofi Cimiteri e sotto ai Portici prospicenti succedeva di tutto … Tanto che la Serenissima era giunta a presidiarli prima, e poi a ordinare di chiuderli, dotarli di cancellate, demolirli o murarli.

Querini allora proibì di tenere aperte le chiese di notte, giungendo perfino a multare i Piovani trasgressori di 10 ducati se le tenevano aperte “dopo il suono dell’Ave Maria dell’imbrunire della sera” ... Né si sarebbero più dovuto suonere importunamente le campane per tutta la notte: “sia per Novene, che per altre Funzioni o pretesti pubblici o privati ... Eccetto che in caso di fuoco…”

E ancora: Querini proibì sotto pena di Scomunica a Preti, Piovani, ed altri Sacerdoti di andar a celebrare fiumi di Messe a pagamento nelle Cà e Oratori di Nobili e privati “per salvarli dalle pene del Purgatorio e indurli a precoce Salvezza Eterna.”

E ancora dopo ancora: nacquero controversie fra Patriarca e Clero circa l'elezione e la presentazione degli Ecclesiastici legate a Benefici da conseguire a Venezia. Querini provò a contenerne gli abusi, e a ridurre la corsa eccessiva ad Introiti e Benefici … Nel far questo si mise contro anche al potentissimo Collegio delle Nove Congregazionidel Clero Veneziano, timoroso che quell’opera, e quel modo del Patriarca potesse ledere i loro interessi e limitare il controllo-influsso che avevano su Venezia, la Laguna e la Terraferma.

Famosa poi, fu una fortissima controversia del Querini coi Parrocchiani e i Preti di San Bartolomeo di Rialto che s’erano scelti un nuovo Piovano senza la sua approvazione. Il Patriarca lo rimosse mettendoci un candidato di suo gradimento ... Intervennero: Papa, Serenissima, tutta la gente della Contrada, Preti e Nobili e fu a lungo un gran casino in Città.

“Era Girolamo un uomo amante per certo della giustizia, e rigido zelatore dell' Ecclessiastica Disciplina, aspro però per natura, e ligio per modo della propria opinione, che non v'era ragione di sorte, che potesse rimoverlo dal preso partito … per la qual cosa col troppo spinto suozelo scagliato contro del Clero, e collo sforzarsi di estendere forse oltre i cancelli del giusto i diritti della sua dignità concitossi contro l'odio della maggior parte dei Cittadini, ed ebbe ad incontrar quindi litigi e discordie non solamente col Clero, ma eziandio colla Repubblica … Inutilmente Papa Clemente VII provò a sollecitare più volte Girolamo di cambiar modo, ma il Querini ricredette piegarsi.”

Siccome Girolamo “troppo anzioso d’ampliare i suoi diritti del Patriarcato” bloccò tutto: Collegi, Capitoli, e Patroni degli stabili a caccia di licenze, e conferme di Benefici vacanti, e candidati scelti senza la sua approvazione, si creò una situazione davvero incresciosa.  Il Papa subissato di proteste e rimostranze da parte dei Veneziani, del Clero, dei Nobili e della stessa Serenissima autorizzò Girolamo Barbarigo Primicerio della Ducale Basilicadi San Marco e il Nunzio Legato Apostolico residente a Venezia a difendere il diritto del Clero Veneziano autorizzando ciò che il Patriarca negava ... Quindi uno costruiva e l’altro disfaceva, con gran contrasti fra i due per via della rispettiva giurisdizione che ciascuno pretendeva … Situazione singolare e di certo intricata e travagliata.

“Considerando allora il Patriarca che non poteva trovar pace né resistere in mezzo a tanti dissidi: nè col Clero e le Monache, nè col Legato Apostolico, né con la Serenissima, né con la Nobiltà dovendo piegarsi all'altrui vantaggio … si costituì in istato di volontario esilio, preferendo di allontanarsi dalla città, piuttosto che a verun patto dalla massima di sostener i propri diritti.”

Querini allora, sfiancato da tanti fronti su cui combattere, e minacciato per di più, a più riprese lasciò Venezia, andando a vivere sul Colle di Ronzano presso Bologna: a riparo in territorio Papale, o a Vicenza ... tanto che il Senato della Serenissima gli sospese le rendite che gli aveva attribuito a causa della sua non residenza e la mancata presenza in Laguna.

Infine, dopo infinite e pesanti controversie e polemiche con gli uomini della Repubblica, le Monache, e il Clero Veneziano, Querini venne allontanato, e gli fu impedito di proseguire nel suo incarico di Patriarca.  Venne indotto apertamente a ritirarsi nel Convento di San Pietro dei Domenicani nell’Isola di Murano.

Siccome poi nicchiava incerto, gli si disse senza mezzi termini pressa a poco così: “Che ne dice ? … Si ritira da Patriarca andando a fare l’Eremita ? … O potrà accaderle di cadere per sbaglio giù da un campanile ?”

Le Cronache recitano così: “… fu costretto ad abdicare e ritirarsi forzatamente a vita eremitica … memore delle vicende di Girolamo Grimani, Vescovo di Grado, che fu fatto precipitare “casualmente” da un’alta torre morendo.”

Fu gioco forza quindi a Venezia, che deposto “bene o male” il Querini, venisse scelto e nominato al suo posto “per poter meglio collaborare col Governo”: il più equilibrato e laico Francesco Contarini, che però morì solo dopo sedici mesi.  Si elesse allora come nuovo Patriarca: il Nobile Vincenzo Diedo, che venne eletto con 179 preferenze.

Altro bel personaggioVincenzo Diedo del Ramo dei Santi Apostoli. Sebbene di salute cagionevole, fu un uomo d’indubbia capacità, scaltro, e d’indole ambiziosa. Tanto era vero, che fin da giovanissimo pur di essere eletto Savio agli Ordini aveva nascosto la sua minore età suscitando grande scandalo in Venezia. Aveva poi provato ad assopirlo offrendo 500 ducati alle Casse dell'Arsenale: vennero respinti. Uomo comunque divenuto poi dal curriculum impressionante: Podestà di Piove di Sacco, Governatore delle Entrate, Auditor Novo, Provveditore sopra il Cottimo di Londra, Ufficiale ai Dieci Uffici, Ambasciatore nel Regno di Polonia per formare una coalizione anti-turca e frenare l'espansionismo di Solimano il Magnifico… Poi ancora: Quarantia Criminale, Podestà di Bergamo, Savio di Terraferma più volte, Collegio dei Venticinque Transadori, Luogotenente della Patria del Friuli, Riformatore dello Studio di Padova, Consigliere Ducale per San Polo, e Capitano di Padova… Non male vero ?

Alla fine venne eletto comePatriarca di Venezia: “uomo probo e virtuoso, dai rapporti prudenti per non ripetere le incomprensioni del passato”, di personalità moderata, propenso a mantenere pace e buoni rapporti sia con la Santa Sede di Roma, che con la Serenissima, e più conciliante circa la gestione delle nomine, dei benefici e dei comportamenti del Clero e delle Monache Veneziane ... Istituì la Pia Casa dei Catecumeni di Dorsoduroaperta anche adEbrei convertitiMusulmani... Impiegando ingenti somme diede inizio al rifacimento della Cattedrale di Castello ricorrendo anche all'evasione fiscale. Non a caso la Serenissima gli ingiunse di saldare 2.000 ducati di Decime arretrate... Bersagliato dalle critiche cittadine, si recò in Senato invitando ilDogea intervenire contro le malelingue che lo denigravano, chiedendo dilazione di otto anni per soddisfare i debiti pendenti. La mossa fece imbufalire il Nobile Giovanni Donà polemico Savio di Terraferma, che tentò di convincere il Governoa multare e deporre il Patriarca forte del sostegno Papale. A più riprese lo accusò d'ipocrisia e incoerenza, ricordandogli davanti a tutti come avesse speso ben 900 ducati per allestire un banchetto in onore del Cardinale Carafa, con lo scopo malcelato di guadagnarsi la promozione a Cardinale... Il Patriarca Diedoalla fine ottenne solo una rateizzazione del debito ... ma questa è un’altra storia.

Tornando a Girolamo Querini Gli ultimi anni della sua vita, lasciata Venezia e la Laguna, li trascorse aColle San Sebastiano di Vicenza, dove morì. La sua salma venne portata a San Domenico di Castello a Venezia, dove secondo il Libro de' Morti del Convento: “… venne deposto verso la porta del Capitolo in una tomba ch'erasi già preparata, e da tutto il Dominio, Clero e Popolo celebrate vennero le di lui Esequie nella susseguente Domenica … e recitata elegantissima Funebre Orazione, data alle stampe, dal Chierico poi Piovano Antonio Stella …”

Ultimo … Triste particolare e dettaglio circa il Patriarca Girolamo Querini, considerato anche buon scrittore e commentatore assiduo dei testi Biblici. Le sue opere lasciate nel Convento di San Domenico di Castello vennero vendute ad analfabeti Salsicciai, Salumai, Fruttivendoli e Pescatori del Sestiere di Castello, che li usarono per incartare biadarie, frutta, verdure e pesce dei loro banchetti e botteghe.

Sic transit Gloria Mundi …

 


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