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“LE ORFANELLE TERESE … A VENEZIA.”

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“Una curiosità veneziana per volta,” – n° 79

“LE ORFANELLE TERESE … A VENEZIA.”

Terisine, Teresone, Teresiane, Teresane … le Terese … si usavano questi epiteti per indicare in qualche maniera tutti coloro che potevano essere condotti e gravitavano attorno alla spiritualità e alle attività connesse con l’entourage Carmelitano superpresente per secoli anche a Venezia. Per avere un’idea: esistevano a Venezia e in Laguna Monaci e Monache e Laici Carmelitani e Carmelitane Calzati o senza Calze … ossia Riformati o di Osservanza Classica. Ancora oggi si possono notare i chiesoni di Santa Maria dei Carmini, di Santa Maria di Nazareth o degli Scalziaccanto alla Stazione Ferroviaria, e soprattutto la stupenda Scuola Grande dei Carmini tappezzata dalle tele mirabili di Giambattista Tiepolo. Quella spiritualità era sparsa ovunque a Venezia: anche a Sant’Aponal, Sant’Antonin, Santi Apostoli e in molti posti e Contrade ancora … Presenze devozionali capillari molto forti e intense a dire il vero, legate alla tradizione degli “Scapolari”e ad una sequela spirituale densissima che ha coinvolto per secoli migliaia di persone e Veneziani.

Non cosa da poco, quindi.

Provate solo a pensare a quanti portano il nome di Carmine, Carmelo o Carmelina o Carmela o similari, scoprirete che quasi sempre c’è un collegamento familiare o personale con tale attenzione e tradizione devozionale. Come sempre, Venezia Serenissima ha lasciato ampio spazio a tutte queste espressioni religiose che avevano anche un coinvolgimento e un ritorno pratico, spiccolo, e quotidiano impegnativo.
Venezia è sempre stata aperta a tutto e tutti dal punto di vista sociale, politico, economico, culturale e religioso: ogni esperienza è sempre stata bene accetta e tollerata … Bastava che in qualche modo non rompesse le scatole alla Serenissima Repubblica … altrimenti sarebbero stati “dolori” per chiunque. Ma questo già lo sapete …

Anche oggi, seppure in sordina e con una certa discrezione perché i tempi sono cambiati e certe espressioni religiose sono un po’ fuori moda, Venezia è ancora così.  Esiste una lunghissima lista di proposte spirituali a tendenza religiosa presenti a Venezia … ci sono davvero tutti. Piaccia o no, seppure in sordina, a Venezia sono attivi e si sovrappongono e mescolano le iniziative di: NeoCatecumenali, Carismatici, Ciellini, Francescani, Movimenti dello Spirito, Focolarini che s’incrociano con le osservanze di e le scadenze di Ebrei, Musulmani, Buddisti, Protestanti, Induisti, Ortodossi, Pacifisti di ogni genere e chi più ne ha più ne metta … Non è cambiato nulla nonostante siano trascorsi i secoli, Venezia rimane sempre un immenso coagulo umano di realtà, abitudini, osservanze e tradizioni a cavallo fra Sacro e Profano, con associazioni di ogni tipo che gravitano nostalgiche attorno a Scuole Grandi e Cavalierati emeriti e di prestigio capaci d’aggregare personaggi illustri e nomi famosi della Finanza, della Giustizia, della Moda e dello Spettacolo, dell’Edilizia, del Bene Pubblico, della Sanità, della Cultura e di qualsiasi altra branca e Albo professionale e sociale.

A Venezia ci sono ancora oggi personaggi che contano e faticano a ricordarsi con quale mano ci si fa il segno della Croce, ma regolarmente iscritti e partecipanti attivamente a ricorrenze e appuntamenti di aggregazioni e associazione che si ispirano a contenuti del genere che vi ho accennato. Farne parte è conveniente, aiuta ad accrescere contatti con entourage che di certo torneranno utili a certi livelli.

Insomma, Venezia ancora unifica, induce “a far squadra”… come piace ricordare al “novello Primo Cittadino”… non importa come. 

Sto divagando, me ne rendo conto … torniamo subito alle “Terese”… che è quello che m’incuriosisce di più quest’oggi.

I luoghi delle Terese sono ancora oggi un posto molto grande e talvolta frequentatissimo, situato proprio di fronte alle famosissime “Case dei Sette Camini” in Contrada di San Nicolà dei Mendicoli sull’estrema propaggine del Sestiere di Dorsoduro, vicino al Porto e al quartiere di Santa Marta. Le “Terese”è un altro di quei palazzi e grandi complessi storico-edilizi di cui s’è impossessata progressivamente l’Università di Venezia per riciclarli come proprie sedi d’attività, di rappresentanza o servizi. A Venezia sono ormai moltissimi: oltre la sede centrale e prestigiosa di Ca’ Foscari sul Canal Grande, c’è l’ex Macello di San Giobbe, i Tolentini, l’ex Cotonificio a Santa Marta sul Porto, San Sebastiano, la Celestia a Castello, di recente i Gesuiti sulle Fondamente Nove, e altro ancora.

Parlare delle Terese è per me un po’ “giocare in casa” per almeno due motivi: primo perché abito proprio poco distante dalle Terese, e secondo perché in una rimanenza di quel grande complesso monumentale c’è ancora la sede della Scuola Materna, l’Asilo appunto detto “delle Terese” oggi gestito dal Comune di Venezia. L’hanno frequentato entrambi i miei figli quand’erano minuscoli ed era gestito ancora dalle Suore Canossiane, perciò per anni quei posti sono stati meta di un mio andirivieni personale quasi quotidiano.

Nell’Archivio di Stato di Venezia ai Frari si conservano ben 32 buste di documenti che riassumono l’intera vicenda e storia delle “Terese Carmelitane di Santa Marta” con antichi documenti risalenti al 1184 e Regesti ed Estratti addirittura del 962. Si conservano inoltre: Inventari e Sommari dal 1877 al 1987, e “44 pezzidocumentali” dell’epoca: “1405-1806”.

Notevole la cosa ! … sarebbe bello poterci andare a frugare dentro … ma servirebbe aver a disposizione un’altra vita di scorta.

Il complesso quasi invisibile delle “Terese”, perché bel mimetizzato con le case della Contrada, si trova in fondo al Sestiere di Dorsoduro sugli omonimi Fondamenta e Rio, di fronte alla spettacolare chiesa-bijoux di San Nicolò dei Mendicoli (la mia Parrocchia), ed è l’ennesima chiesa dimenticata e chiusa al culto ormai praticamente “da sempre”.

“Buttandoci addosso l’occhio”, si nota un edificio con facciata spoglia e semplicissima, e con un esile portale a timpano sotto un gran finestrone a mezzaluna. E’ stata costruita insieme all’adiacente Convento con chiostro e logge nella seconda metà del 1600 su progetto del “Proto” Andrea Cominelli, collaboratore del famosissimo Baldassare Longhena (quello che ha costruito la grande Basilica di Stato della Peste: la Salute in Punta alla Dogana da Mar ... e molto altro ancora di bellissimo.) L'interno delle Terese è un’aula quadrata con altari barocchi come spesso accade in molte chiese “secondarie”di Venezia.

Ma come il solito, al di là dell’aspetto prettamente artistico c’è molto di più da raccontare e sapere …

Tutto iniziò nella zona già nel 1475 quando Bernardo Rusco lasciò dei locali “al ponte delle Terese” da utilizzare come Ospizio per 4 donne povere “… e anche più sel porà nella mia casa per amor de nostro Domene Dio …”. Nel suo testamento indicò perfino la quantità di frumento e di vino che si sarebbe dovuto distribuire:“… per cadauna” facendolo arrivare direttamentedai suoi terreni a Rugoletto d’Oriago. L’Ospizio accanto alle Terese esiste ancora oggi, ed è funzionato come tale fino a qualche anno fa gestito dall’IRE. Ho avuto occasione “nella mia vita precedente” di andare a visitare quasi di nascosto alcune anziane “ospiti povere” che risiedevano in quel posto sfidando le ire non molto represse del Parroco di San Nicolò:

“E’ zona mia ! … Guai a intrometterti !”

Oggi mi sembra sia occupato abusivamente da qualche movimento studentesco o per la casa … o qualcosa del genere.

Comunque l’epoca di maggior successo delle “Terese”vere e proprie si raggiunse con Maria, figlia di Maddalena Poli e dell’Intarsiatore Luigi Ferrazzo, rimasta orfana di entrambi i genitori a causa della peste del 1630. Decisa a dedicarsi completamente a vita spirituale sotto la direzione del Carmelitano Bonaventura Pinzoni, nel 1647 comprò degli ampi spazi lasciati liberi e abbandonati fin dal 1623 dai Padri Carmelitani Riformati che si erano trasferiti nel nuovo Monastero di Sant’Alvise dall’altra parte di Venezia nel Sestiere di Cannaregio. E lì decise, col consenso del Senato della Serenissima ovviamente, di mettere a disposizione chiesa e convento dandoli in uso a delle Monache Carmelitane Scalze chiamate dai popolani Veneziani le “Terese”essendo devote oltre a tutto il resto anche a Santa Teresa d’Avila. E lei si aggregò a costoro … facendosi Monaca anch’essa di conseguenza.

Pietro Gradenigo, cronista curioso e pettegolo del 1700, non perderà l’occasione, anni dopo, per annotare quei fatti nei suoi meticolosi quanto precisi “Notatori”:

“… alcune Pie Donne ottennero licenza del Principe di fabbricare una vasta chiesa e luogo per istituire l’Ordine di Santa Teresa, e finalmente nel 1660 ridussero a perfezione li loro commendabili fini. L’altare che contiene essa Santa fu dipinto da Nicolò Reiniero fiammingo con il ritratto di Giovanni Moro prestantissimo Senatore (mentore, protettore e finanziatore delle Terese)…”

Doge e Signoria presero quindi a ben volere quella nuova Istituzione. Infatti il Monastero venne sottoposto a Jus Dogale e la Repubblica finanziò e sostenne generosamente anche in seguito le numerose trasformazioni e gli ampliamenti che subirono gli ambienti delle Monache. Tanto che ancora nel 1745 esisteva la tradizione che il complesso delle Terese venisse visitato annualmente dal Doge e dalla Signoria al completo per ascoltare una Messa Solenne cantata dal Coro della Cappella Ducale di San Marco nel giorno della Santa titolare o per praticità: il giorno della Festa della Madonna del Carmine.

Inventato il “Luogo delle Terese”, la Monaca Maria Ferrazzo Poli non si accontentò di quella sua considerevole impresa, e visto il successo dell’idea si spinse fuori Venezia andando a fondare altre Istituzioni simili sempre col sostegno della Serenissima. Lo fece a Padova, Vicenza e Verona prima di tornare anziana a riposarsi a Venezia dove si decise a morire nel 1668.

Le Terese ebbero anche un po’ di fortuna al loro inizio, perché quando morì a Venezia nel 1649 il ricchissimo mercante Jacopo Galli che aveva bottega in Merceria “All’insegna della Campana” in Contrada di San Salvador per andare verso Piazza San Marco, lasciò anche a loro uno “spicchietto” delle sue pingui facoltà.

Pensate che quel cittadino Veneziano molto devoto, che non era neanche Nobile per giunta, lasciò all’esecutore testamentario Marino Moscheni un patrimonio immenso per costruire tre facciate di chiesa e istituzioni caritatevoli: 120.000 ducati !  … Mica bricioline !


60.000 ducati dovevano essere destinati alla costruzione della facciata del Convento di San Salvador nelle Mercerie, vicino a Rialto; atri 30.000 ducati si dovevano spendere per edificare quella della Scuola di San Teodoro proprio di fronte; altri 30.000 ducati ancora servivano a mettere su la facciata all’Hospedale di San Lazzaro dei Mendicanti (quella incorporata nell’Ospedale di San Giovanni e Paolo ex immenso Convento dei Domenicani, nel canale andando verso le Fondamente Nove).

In cambio di tutti quei soldi, i Frati dovevano celebrare “una montagna” di Mansionerie di Messe in perpetuo per la sua Anima e per tutte quelle della sua famiglia. Ma il gran ricco mercante non si accontentò solo di questo, e già che c’era lasciò anche 2.000 ducati in Messe-Mansionerie da celebrare anche alle Convertite della Giudecca alle quali lasciò anche altri 6.000 ducati per una recita quotidiana di un “De Profundis” per lui da parte delle “ex-peccatrici redente”(le Convertite erano le ex prostitute di Venezia)… Lasciò altri 3.000 ducati alla chiesa-Piovania di San Stae nel Sestiere di Santa Croce sempre da commutare in Messe-Mansionerie quotidiane da celebrare … Lasciò  4.000 ducati a Girolamo Orlandoni suo Travasadore personale da Olio, e  6.000 ducati a Maria la sua serva di casa (stavolta non legati a Messe da dire)… A Giulio Soderini Massaro all’Officio del Sale della Serenissima e“compare amorevolissimo”, lasciò (solo ?)una rosetta di diamanti con 24 grani legati in oro e tutti i quadri che possedeva in casa … Al suo Avvocato: Tommaso Zanfonari, lasciò la sua casa sita in Contrada di Santa Maria Formosa vicino al famoso Ponte dell’Anzolo e della leggenda del “Diavolo Scimmia”.

Lasciò anche 4.000 ducati alla Scuola del Santissimo di San Salvador perché si occupasse d’amministrare e investire: 20.000 ducati in 4 anni da spendere per favorire il matrimonio di 40 ragazze povere di Venezia, 20.000 ducati per la “Conversione al Cattolicesimo degli infedeli”(!!!), 20.000 ducati per riscattare la libertà dei prigionieri, e altri 10.000 ducati per liberare schiavi … 20.000 ducati per i poveri … 4.000 ducati ai Frati Cappuccini della Giudecca perché li spendessero per acquistare libri per la loro Biblioteca (bella questa !)… e 6.000 ducati alle Monache Francescane del Convento del Santo Sepolcro situato in Riva degli Schiavoni vicino a Piazza San Marco … 6.000 ducati al Pio Luogo delle Zitelle alla Giudecca …

Cavolo ! Ma quanti soldi e beni aveva costui ? Un Paperon de Paperoni Veneziano del 1600 !

Dimenticavo di ricordare ciò che c’interessa di più: il mercante Jacopo Galli lasciò anche 10.000 ducati alle Monache di Santa Teresa associati ad altri 2000 ducati per la celebrazione anche lì di una Messa-Mansioneria quotidiana in perpetuo … sempre per il bene della sua Anima.

 

Chissà che cosa avrà combinato in vita, e come si sarà procurato tutti quei soldi per aver avuto un così ossessivo bisogno di suffragi e preghiere dopo la sua morte ?

 

Da soldi nascono soldi … e i documenti raccontano che già nel 1661 “Le Terese” possedevano una rendita annua di altri 118 ducati provenienti da immobili che possedevano sparsi in giro per Venezia.


Negli anni seguenti si perfezionò ulteriormente la “situazione” della Monache Terese Carmelitane Osservanti di Venezia. L’intera Congregazione contava in tutto: “… 63 Dame poste ufficialmente sotto la protezione delle Maria Vergine”, e Papa Alessandro VII inviò molte “Speciali Indulgenze” alle 40 Monache che abitavano vicino a San Nicolò dei Mendicoli facendole diventare di stretta e rigorosa clausura.


Nel 1677 il Senato della Serenissima, sempre ben disposto ad assecondare i disegni del Papa di Roma, strizzando però sempre l’occhio a se stesso, autorizzò l’acquisto di case e terreni adiacenti al “Luogo delle Terese” per costruire “nuove celle” per le Monache Carmelitane … che si diedero da fare all’interno del loro ampliato Convento costruendo in chiesa un nuovo Altare del Carmelo e ponendo in parete un bel organo nuovo e potente.


Nel 1688 l’intera opera di chiesa-convento era già stata completata con grande soddisfazione di tutti … Doge compreso, che lo esternò pubblicamente ... L’anno dopo, il Notaio Francesco Olivieri annotò sul Catastico dei beni del Monastero di Santa Teresa l’acquisizione di circa 500 ettari di terra e di proprietà fondiarie nel distretto Veronese. Bene ! … le cose per le Terese procedevano a gonfie vele, divennero Monache agiate ... anche se non ai livelli delle potenti Monache di San Zaccaria o San Lorenzo … imprendibili e inimitabili … di qualità superiore.

 

Le “Terese” non saranno state assolutamente assimilabili allo splendore e alla bellezza dorata e magnetica della Basilica di San Marco, ma la loro chiesetta possedeva di certo “le sue belle cose”:


“Alle Terese ci sono sette altari tutti ornati di marmi pregiati  … Alle pareti sono collocate opere notevoli. Sull’Altar Maggiore c’è una: “Santa Teresa in Gloria”dipinta dal Genovese Niccolò Renieri, e in giro per la chiesa ci sono una “Madonna del Carmine che consegna l’abito a Simone Stoch con San Giuseppe, Maddalena de Pazzi, un Angelo Carmelitano e San Bonaventura con i profeti Elia ed Eliseo”(tutta l’antologia della devozione Carmelitana, oggi conservata ancora nella chiesa dei Carmini).“E ancora nelle Terese c’è: un ”Annunziata”, un “San Cristoforo, San Marco e San Giacomo”,e un “Crocefisso con la Maddalena”del Fiammingo Giambattista Langetti; un “San Francesco di Paola con Sant’Andrea Corsino, Sant’Alberto e l’Arcangelo Michele” di Fra Martino Cappuccino …Il soffitto è decorato con cinque quadri dipinti da Andrea Schiavoneprelevati dal Coro della chiesa dei Carmini a cui si è aggiunto un: “Angelo che appare a San Giuseppe” di Antonio Zanchi. In parete sopra al pulpito le Monache hanno fatto collocare un: “Cristo mostrato al popolo da Pilato” dipinto dalla bottega di Paris bordone, e per completare l’opera hanno aggiunto anche “Sant’Orsola, Maria Maddalena e Angeli” e “Madonna, San Francesco, Sant’Antonio da Padova ed un Angelo che suona”realizzati da Francesco Ruschi.”


Un bell’insieme ! ... Non c’è che dire … Un’altra chiesetta di Venezia ricca di bellezza e di buon gusto. Provate anche solo per un attimo ad immaginare d’entrare dentro a un tesoretto simile. Venezia in quei secoli deve essere stata davvero splendida.

 

I documenti storici continuano a raccontare che ancora a metà del 1700 le Monache Terese prestavano soldi e mutui ad altre Istituzioni meno prospere della città. Il 09 agosto 1755, ad esempio, concessero una somma di 100 ducati alle Terziarie laiche residenti nella vicina Contrada di San Barnaba.

 

Il solito Pietro Gradenigo nei suoi “Notatori” continuò ancora nel 1772 a parlare e scrivere bene delle Terese:

 

“…nella chiesa delle Terese molti Nobili e Popolo assistono alla Messa Cantata da quelle Claustrali che nel canto gregoriano sono degne di ogni attenzione ed applauso… L’organo ad una tastiera di Giuseppe De Benedictis è stato collocato in cantoria nel 1600 … è stato rifatto nella bella chiesa delle Madri Teresiane con spesa di 2.000 ducati dal rinomato Artefice procedente da Desenzano, e fu subito adoperato e riuscito …”


Nella chiesa delle Terese erano ospitate Tre Scuole di Devozione frequentate assiduamente dalla gente Veneziana della “Contrada miserebonda di Sn Nicolò”: dal 1704 la “Compagnia del Crocifisso”, dal 1724:“l’Oratorio del Cristo”, e dal 1735: il“Suffragio dell'Ottavario dei Morti… Anche i popolani miseri della zona avevano stima e simpatia per le Monache Terese.

Detto questo, non vi meraviglierà di certo dirvi che le Terese rimasero prospere e attive in quel posto di Venezia fino al 1810 … quando giunse chi ? … Napoleone ovviamente … il grande devastatore, che tanto per cambiare, chiuse, espropriò e saccheggiò ogni cosa da quel Monastero definito di “2° classe” mettendo in strada le 46 religiose Carmelitane che trovò residenti privandole di tutto ... compresi i titoli e le vesti.

Una lettera-nota storica dell’ottobre 1810 descrive spietatamente la situazione di quei giorni a Venezia:

“… intanto resta appuntato che le chiese di Santa Giustina, Santa Maria della Celestia, San Lorenzo, quella delle Servite, Santa Maria dei Servi, San Bonaventura, le Cappuccine di San Girolamo, Corpus Domini, Terese, San Biagio della Giudecca restano fin d’ora a libera disposizione dell’Intendente, si ritengono come già profanate e a totale sua disposizione: s’incarica però il Sig. Intendente di presentare alla Prefettura la nota degli oggetti tanto di Belle Arti, come interessanti le Belle Lettere e l’Antiquaria alla cui scelta vennero delegati il Signor Eduars e Morelli in concorso col Sig Economo Volpi. Sopra queste note il Prefetto si riserva d’indicare il luogo sia provvisorio, sia stabile, in cui gli oggetti stessi dovessero essere trasportati sottoponendosi a sostenere le spese…”

Per un amante di “Cose Veneziane”è crudele leggere nella sua chiarezza questo documento.

Il destino del complesso delle Terese fu quindi segnato: o diventava Caserma per i Militari essendo collocato strategicamente sulla periferia estrema e sul confine di Venezia vicino a dove i soldati andavano ad esercitarsi, tipo “Campo di Marte”; o doveva essere demolito dopo averlo spogliato del tutto e venduto il vendibile, perfino le pietre. Si stava decidendo già per la demolizione, anche perché le Terese subivano la concorrenza del vicino Santa Maria Maggiore e del Santa Marta che sorgevano poco distanti, uno anche in pratica riva sulla Laguna … 

Si tergiversò a lungo, indecisi sul da farsi: distruggo e abbatto tutto o salvo ?

Finchè nel 1811 un certo Monsignor Caburlotto si fece avanti e riscattò il monastero pagandolo in contanti al Governo. Propose di trasformarlo in Orfanatrofio Femminile per accogliervi “le Putte”, le giovani ragazze, che mal vivevano nell’Ospedale dei Derelitti, degli Incurabili e dei Mendicanti trasformati in Casa di Riposo per anziani, mendicanti e gente senza fissa dimora. Si trattava di una promiscuità estrema e insopportabile …

Il Governo … stranamente … comprese la situazione incresciosa in cui quelle ragazze erano costrette a vivere, perciò con un Ordine apposito della Congregazione di Carità cittadina obbligò tutti gli orfani di Venezia che vivevano ammassati nei diversi luoghi di Beneficenza Pubblica a trasferirsi al più presto nel nuovo Orfanatrofio delle Terese.

Sette anni dopo per opportunità e per ridurre l’eccesso di “promiscuità fruttuosa”, gli orfani maschi vennero “tradotti”ai Gesuati sulla Riva delle Zattere e del Canale della Giudecca. (gli Orfanelli accanto alla chiesa dei Gesuati ex Monastero di Santa Maria della Visitazione).

L’Istituto delle Terese era organizzato e diviso in quattro reparti: il “Noviziato” che durava un anno intero e ospitava le educande minori, e le “Tre Scuole da Lavoro”dedicato alle “Mezzane” dai 15 anni, alle “Grandi” dai 18 anni, e una quarta sezione dedicata alle ragazze impegnate nei “Servizi Domestici”. In totale le Terese accoglievano 224 ragazze per “l’Educazione” che durava fino ai 24 anni, limite che si voleva ridurre molto presto portandolo ai 18 anni per ridurre l’eccesso di spesa sempre più insostenibile.
Una Priora e una Vicepriora (tremende, vere e propri “sergenti di ferro” a quanto si legge) gestivano il personale dell’Istituto composto da: 13 Maestre Stabili ed 1 Amovibile coadiuvate da 18 Vicemaestre: “scelte fra le Figlie più adulte, abili, disciplinate ed esperte nei lavori.” 

Quando una “Figlia” raggiunta l’età, era pronta a lasciare l’Istituto delle Terese, le veniva fornito un apposito corredo consistente in: 2 camicie, 2 abiti, 2 paia di calze, 2 grembiali, 1 paio di scarpe e una sovvenzione di 268 lire Austriache”.

Nel 1826 il Conte ex Nobile Venier era il Direttore dell’Orfanatrofio delle Terese e presentò un accurato piano economico per disciplinare l’Istituto e le sue economie. Il Viceré, però, in visita alla casa rilevò notevoli disordini nella gestione, perciò ordinò al Governatore di adottare soluzioni drastiche.
Durante la Visita Ispettiva trovò che: “… le così dette “ospiti orfanelle” non sono solo adolescenti e bambine, ma sono soprattutto adulte e vecchie con scarsa moralità e prive di qualsiasi educazione, istruzione religiosa, sociale e professionale ... I dormitori sono: “fitti fitti”, stracolmi di persone … Le ricoverate sono troppo numerose, e nelle ricreazioni le più giovani stanno accanto alle più vecchie smaliziate e corrotte …”

Per provare a risanare l’ambiente si provò a ridurre il numero delle “Ricoverate”,e si fece arrivare da Milano qualche nuova Maestra e un Sacerdote “per dar ordine alla situazione”.
“Non si dovrà superare il tetto di spesa delle 78.000 lire annue concesse dal Comune, ma in qualche modo si dovrà provvedere a degli opportuni ampliamenti ... Le Ricoverate devono essere dimesse al compimento del 18 anno con conservazione della loro dote fino a 6 anni dalla loro uscita e non oltre … Eccetto le donne valide e assunte in servizio con qualche mansione, le adulte e le vecchie dovranno essere trasferite in Casa di Ricovero…”

Nel 1830 il Governo Austriaco provò per ridurre gli sprechi ad unificare tutte le Direzioni dei vari Istituti sotto il governo dei soli Conte Venier e Conte Memmo a cui mantennero inalterato lo stipendio. Si misero sotto due sole amministrazioni: Gesuati, Terese, Penitenti, Catecumeni, Zitelle e Ca’ di Dio risparmiando 8.000 lire.

In quello stesso anno “Le Terese” ospitavano 224 orfane di cui 147 da Comunione, e possedevano una rendita stabile di 3.151 lire … inoltre le orfane lavorando guadagnavano 636 lire … ma l’Istituto aveva bisogno per sopravvivere di almeno 90.059 lire annue.

“L’Istituto delle Terese ospita orfane fino a 18 anni garantendo loro il necessario alimento, le addestra ai lavori che consentano di procacciarsi il vitto al loro sortire …”
Se però le orfane non trovavano nessuno con cui accasarsi o sistemarsi, potevano rimanere anche a vita lavorando nell’Istituto.
“Le orfano sono divise in “Piccole, Mezzane e Maggiori”… sono ben istruite e provvedute, docili, obbedienti ma povere e sprovviste di conveniente vestiario tanto che vengono trovate coperte di pidocchi …e spesso turbate da frequenti visite di secolari … Non essendo permesso il contatto con l’esterno, parlano attraverso grate, ricevono regali attraverso una ruota, e alla fine delle visite possono abbracciare i parenti solo sporgendosi da una finestra …. Nell’Istituto è proibito l’accesso agli uomini eccettuati gli addetti ai lavori accompagnati dalle Maestre. Oltre al Direttore e all’Economo c’è in servizio la preposta Priora Sopraintendente alla disciplina interna: Tagliagambe Natalina da Livorno che percepisce un assegno di 1.000 lire austriache … (il nome in se è già tutto un programma)… Inoltre c’è una Vicepriora, 23 Insegnati di cui 11 Maestre, 12 Vicemaestre con stipendio di 500 lire austriache annue ciascuna, 2 Sacerdoti di cui 1 Rettore con onorario di 600 lire annue compresa l’elemosina per celebrare una Messa quotidiana ... Per le orfane è pevisto il Catechismo comune ogni giovedì, Dottrina Cristiana ogni martedì, Orazioni Cristiane anche durante i lavori quotidiani, Messa quotidiana con Comunione ogni 20 giorni … alcune più volte la settimana. Infine abita nell’Istituto 1 Mansionario: Scarpa Giovanni Luca stipendiato dalla stessa Direzione.”

Dieci anni dopo, a detta della Priora non era cambiato niente, e c’erano ancora gli stessi gravi disordini riscontrati dal Viceré già nel 1827.

Nel 1856 il bilancio annuale era esasperante: “La Casa-Istituto, valutata in se lire 90.564,24 comprese le mobilie e gli arredi della chiesa, possiede un capitale irrisorio di lire 734,40 ... La spesa annuale totale ammonta a lire 104.336, di cui lire 4664,96 per spese, pensioni e onorari; lire 5929.50 per i salari; lire 55.348,73 per il vitto; lire 12.899,43 per la biancheria e vestiario; lire 4.676 per le doti delle donzelle …” 

Il Comune di Venezia dovette intervenire per sopperire al grave deficit fornendo un sussidio iniziale di lire 12.811,28 ...  Non bastò, ovviamente, e fu necessario chiudere tutto al più presto.

“Di giorno e di notte le misere orfanelle si sporgono di fuori dalle finestre sul retro dell’Istituto dove passano in continuità sull’argine e in barca i militari di leva e i giovani “discoli e sfacciati” della zona con le loro avance e proposte amorose … Servirebbe stare sempre di sentinella, senza abbassare mai la guardia … perché quello che s’impedisce che entri per la porta passerà regolarmente ogni volta per la finestra … Non c’è più pudore in quest’epoca, né in città …” spiegava l’ultima Priora delle Terese.

Il Convento delle Terese, infine, lasciato a se stesso andò in rovina e totale abbandono. Visse ancora stagioni diverse: nel 1926 fu sede di Scuola Elementare … poi divenne alloggio abusivo per gli sfrattati dalle baracche della Giudecca … asilo per senzatetto … e dopo la Seconda Guerra Mondiale ospizio improvvisato per profughi Dalmati e Giuliani …(corsi e ricorsi storici … profughi allora come oggi).


Dal 1962 una piccola parte del Convento abbandonato fu recuperato dalla Suore del Caburlotto e divenne Scuola Materna che accoglieva 55 maschi e 50 femmine delle popolari Contrade operaie di Santa Marta e dell’Anzolo Raffael. E la tal cosa proseguì fino al 2004 quando le Suore si ritirarono “per sopraggiunta età” lasciando la gestione al Comune di Venezia … proprio mentre l’Università di Ca’ Foscari iniziò a recuperare le rimanenze del grande complesso salvandolo dal degrado totale e dalla rovina col proposito di farne “Cittadella Universitaria per ospitare Studenti” … In realtà se ne fecero aule e uffici amministrativi di segreteria della Facoltà di Design e Arti e aule per il “DADI” ossia il Dipartimento d’Arti e Disegno Industriale … l’ormai ex-chiesa viene utilizzata come laboratorio teatrale … Non è proprio quanto si era comunicato ai Veneziani e all’opinione pubblica di cui a pochi importa ... ma almeno gli ambienti delle “Terese” in qualche modo sopravvivono ancora.


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