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“LA STREGA DI SANTA CHIARA DI MURANO …”

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“Una curiosità veneziana per volta.” – n° 81.

“LA STREGA DI SANTA CHIARA DI MURANO …”

L’insieme delle isolette di Murano è quello più significativo e grande dopo il gruppo numeroso d’isole che formano Venezia. Si trova in Laguna poco distante da Venezia, a soli dieci minuti di voga in barca o cinque di più comodo vaporetto. Nei secoli trascorsi Murano era vivissima e piena di chiese e Monasteri di cui oggi rimangono solo poche tracce e qualche toponimo. 
L’elenco è consistente: Santo Stefano, San Salvatore, San Martino, San Bernardo, San Marco e Andrea, San Giacomo, San Maffio, San Mattia, San Giuseppe, San Cipriano, San Giovanni Battista dei Battuti, Santa Trinità, San Girolamo … insieme a San Pietro Martire, San Donato e Santa Maria degli Angeli: le uniche rimaste in piedi ancora oggi. Oltre a questo ben nutrito numero di edifici e complessi, esisteva anche sulla prima isola di destra che guardava in faccia Venezia: il Monastero e chiesa di San Nicolò della Torre per via del suo alto e possente campanile che lo caratterizzava.

All’inizio, circa nel 1300, sembra che l’edificio sia stato fondato da dei Monaci Eremiti Agostiniani che lo cedettero in seguito a delle Monache Benedettine guidate forse da una prima Madre Badessa Elisabetta Condulmer. Trascorso qualche tempo, nel 1439, le Monache Benedettine ne combinarono di tutti i colori come si costumava in molti Monasteri dell’epoca, tanto che fecero perdere la pazienza al Doge e soprattutto al Papa Eugenio IV che soppresse il Monastero e trasferì e sparpagliò tutte le Suore nei Monasteri di Venezia più Osservanti. Il luogo rimase chiuso e abbandonato per un anno.

Smaltita la rabbia, il Papa affidò il complesso a un gruppo di Monache Clarisse provenienti da Santa Chiara di Treviso dove il Senatore Stefano Trevisan aveva una sorella Monaca. Giunsero perciò in Laguna le Suore Trevigiane Francescane che si portarono dietro il nome della Santa Chiara, rinnovarono la chiesa facendola consacrare da Marino Grimani Patriarca di Aquileia, e fecero prosperare l’ente religioso riempiendolo con 70 nuove Monache.

Le Monache, a dire il vero essendo un bel po’ ruffiane, divennero simpatiche al Doge e alla Signoria che condonarono loro volentieri in più occasioni debiti e interessi dovuti per tasse pubbliche: “…in segno della pietà et benignità della Signoria nostra…”, eassegnarono sussidi di parecchie stara di grano. Perfino il Doge Nicolò Donà si fece seppellire nella chiesa delle Monache di Santa Chiara di Murano.
Le Monache del Santa Chiara rispondevano ai Provveditori ai Monasteri della Serenissima: “… continuamente giorno et notte preghiamo il Signore per la conservazione et la grandezza di questa Sancta et Benedetta Repubblica la qual sua Divina Maestà guardi et felicemente conservi …”

Alla “Redecima” del 1740 risultava che le Reverende Monache di Santa Chiara di Muran percepivano rendite annue da immobili posseduti in Venezia per 34 ducati ... e ricevevano ancora soldi anche in altra maniera, ad esempio tramite un contratto di Messa Mansioneria” stipulato col monastero con testamento di Zuan Antonio Multa Merciaio Stringhèr alla Gatta abitante in Contrada di San Giacomo dell’Orio morto di peste a 22 anni nel 1597 ! … ossia più di centocinquanta anni prima.

Non c’erano già più i bei tempi d’oro accaduti intorno al 1660 quando le entrate delle Monache assommavano a rendite da immobili in Venezia per 448 ducati annui ... Né le Monache ricevevano più lasciti testamentari come quello di Giovanni Busca o l’Ammiraglio Francesco Morosini che donarono ciascuno alle Monache di Santa Chiara 150 ducati d’oro fra 1629 e 1690  …come fecero anche per altri Monasteri Lagunari … in cambio di celebrare entro 3 mesi almeno 6.000 messe per la sua Anima ! … 

6.000 Messe in tre mesi ??? Però !

Nel 1749 un Marangon, falegname, che stava segando una trave che serviva a sostenere le campane del campanile della chiesa, precipitòall’improvviso con la testa all’ingiù cadendo nel cimitero delle Monache dove rimase per brevissimo tempo instupidito ... poi, rialzatosi in piedi risalì tranquillamente in cima al campanile per completare il lavoro che aveva incominciato.
Fu però dieci anni dopo, che accadde il peggio nel Monastero. Il Confessore abituale delle Monache, talePre’ Zulian Zuliani venne nominato Cappellano della chiesa della Contrada di San Severo in Venezia. Venne perciò sostituito dal Monaco Camaldolese Angelo Calogerà … e col suo arrivo fra le Monache scoppiò il finimondo … un putiferio.
Infatti, appena il Monaco entrò fra le mura del Monastero di Santa Chiara di Murano ritenne subito d’aver individuato fra le Suore la presenza di una strega. Si trattava di una Monaca-Conversa, una certa Suor Maria Giacomina. E come se non bastasse, il Monaco individuò anche una Monaca indemoniata-ossessa: si trattava di Suor Maria Luigia di 30 anni.
Il Monaco accompagnato da alcune Monache accondiscendenti privò la Monaca-strega dei Sacramenti,fececelebrare immediatamente da una parte delle Suore un Ottavario speciale di preghiere, e ne combinò di ogni sorta scagliandosi nei riguardi della povera donna. Solo poche Monache trovarono il coraggio di opporsi a quello scempio. Più tardi toccò alla Monaca-indemoniata, e il Monaco le si scagliò addosso convinto di combattere contro ben due Demoni che abitavano secondo lui dentro di lei.
Nacque un gran clamore, con liti, grida e proteste fra Monache, gente e Nobili di Murano e Venezia di cui le Monache era spesso figlie. Si creò un clima di tensione impossibile, tanto che lo stesso Vescovo di Torcello si sentì costretto a scrivere al Papa Clemente XIII chiedendo lumi, e scrisse anche al Consiglio dei Dieci della Serenissima perché intervenisse ristabilendo un po’ di ordine nell’isola. Nel Monastero di Santa Chiara c’erano ben venti Monache che facevano quel che volevano senza obbedire più a nessuno, e inscenando questioni e iniziative strampalate turbavano la quiete dell’isola intera di Murano.

Alla fine dell’anno si mise fine “all’insurrezione” delle Monache del Santa Chiara, e arrivò l’ordine di revocare il mandato al Monaco Camaldolese accusatore di Monache … ma si considerò genuina l’accusa di stregoneria che riguardava la Conversa Suor Maria Giacomina ... La Superiora Badessa della Monache: Alba Maria Galante, a riprova della bontà di quell’accusa, inviò un esposto all’Ufficio della Sanità della Serenissima precisando che nel Monastero si era fatto anche scomparire un intero barile di scopettoni... A niente valse la confessione di Suo Giacomina di aver messo in piedi tutta una burla e uno scherzo per farsi credere sul serio strega convincendo alcune Monache Coriste.

Venne dichiarata colpevole e condannata a 6 mesi chiusa in una cella a pregare, e le altre Monache vennero accusate di calunnia e obbligate a intensa vita di penitenza e preghiera. Venne fuori fra l’altro, che approfittando di tutta quella confusione, diverse Monache si erano fatte fare duplicati della porta del Convento e se ne andavano in giro per Venezia e la Laguna a piacimento. Gli Inquisitori di Stato costrinsero la Badessa a severa vigilanza sulla condotta delle sue Monache.

Nel primo decennio del 1800, Napoleone fece piazza pulita: prima mescolò le carte della Storia, e poi spazzò via tutto e tutti. Inizialmente concentrò nel Santa Chiara di Murano le Religiose Francescane figlie di Nobili residenti nel Convento del Santo Sepolcro in Riva degli Schiavoni a Venezia, vicino a San Marco. Alcune di loro non si trovarono affatto a loro agio in quel misero conventucolo lagunare dalle regole troppo rigide.

Scrissero perciò al Governo chiedendo d’essere trasferite nel più comodo e ricco Monastero Benedettino di San Lorenzo nel Sestiere di Castello: “… Il Santa Chiara di Murano … l’angolo di fabbricato dove siamo state confinate … è sommamente ristretto … l’isola è una plaga insalubre … inoltre sono maggiori le difficoltà per ricevere aiuti economici e approvvigionamenti da Venezia …”

Il nuovo Governo Francese di Venezia non rispose neanche: così si era deliberato e così si doveva fare. Alcune Monache rimasero al Santa Chiara di Murano sottomettendosi alla sua Badessa, altre sette Nobili Monache da Coro, invece, insieme a undici Monache-Converse serventi ottennero per salvare il salvabile di cambiare Ordine diventando Suore Domenicane, e traslocando così nel confortevole seppure angusto Convento del Corpus Domini di Venezia (in seguito abbattuto per far sorgere la Stazione Ferroviaria).

In un secondo momento, il Monastero di Santa Chiara di Murano con le sue 39 Monache Francescane Clarisse venne soppresso e demolito, il chiostro soffittato ed adattato a deposito, e la chiesa diventò magazzino e vetreria. All’atto della soppressione le Monache dichiararono attraverso la loro Badessa Maria Arcangela Piccardi di essere impossibilitate di deporre il loro abito da Monache come veniva loro richiesto dal Governo. Non per ragioni di principio e opposizione allo “smonacamento obbligato” e alla loro riduzione a semplici donne laiche, ma perché erano talmente povere e mancanti di mezzi per provvedersi di qualsiasi abito civile alternativo.

“Siamo in miseria totale … ridotte alla fame !” concluse la Badessa.

Le cronache di quei giorni raccontano che alcune donne ex Monache, confuse per aver perso il loro ruolo, fecero ritorno ai loro palazzi di famiglia o di qualche Pia Donna dove riuscirono in qualche maniera a portare avanti il loro stato di vita in segretezza e austerità assoluta, prive di qualsiasi tipo di clamore e dimostranza. Altre meno abbienti rientrarono faticosamente ai loro villaggi di provenienza e alle campagne della Terraferma Veneta. Alcune vennero accolte non senza difficoltà a casa di sorelle e parenti … Poco avezze alle ristrettezze e al lavorare, vagavano di chiesa in chiesa chiedendo elemosina e carità perfettamente a disagio dentro ad abiti che non erano i loro di sempre. Altre, invece, prive di qualsiasi sostegno finirono a dormire nelle stalle e sotto ai portici, o come accattoni della minore stirpe andavano a dormire nelle barche o sotto ai ponti.

Infine, alcune sfortunatissime prese dalle asprezze della fame e dalle angustie della malattia, finirono ospitate in squallide locande, da dove fu brevissimo il passo che le fece diventare femmine di ambigua e meschina identità lasciva. 

Era di certo trascorso e finito anche il tempo delle streghe … e non solo quello.


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