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“SAN LODOVICO DEI VECCJ … E IL PRETE HA PRESO LE BOTTE.”

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“Una curiosità veneziana per volta.” – n° 88.

“SAN LODOVICO DEI VECCJ … E IL PRETE HA PRESO LE BOTTE.”

Tornando a raccontarvi un’altra curiosità Veneziana spicciola per volta, stavolta vi racconto di un posto che difficilmente riuscirete non solo a visitare ma forse anche a trovare. Si tratta di un angolo microscopico di Venezia, quasi invisibile mi verrebbe da dirvi, ma che possiede una sua microstoria curiosa il cui ultimo atto mi ha sfiorato proprio da vicino … quasi come un pugno tirato a vuoto.

Il piccolissimo Oratorio di San Lodovico in Calle e Corte dei Vecchi è dunque quasi impossibile da individuare, e sorge vicino a San Sebastiano nel Sestiere di Dorsoduro in fondo a destra della Corte e Calle a fondo cieco dei Vecchi. Un posto quindi dove devi andarci a posta, perché passando di là non si va da nessuna parte.

Tutto iniziò il 03 maggio 1569, ossia tre anni prima della morte del Nobile Procuratore di San Marco Ludovico Priuli figlio del Doge Girolamo. Come si usava all’epoca, costui legò per testamento una buona somma di denaro per edificare in Venezia l’ennesimo Ospissio-Hospedaètto costituito da almeno dodici camere, simbolicamente corrispondenti al numero degli Apostoli, con cui garantire il ricovero ad altrettanti vecchi Veneziani poveri: “… avvertendo de metter persone di bona vita, et senza fiòi ne mugièr, ma che siano Veneziani, over suditi della Serenissima perché in modo alcuno non vògio che siano dati … a persone di paese alieno, abenchè fossero stati anni trenta e più in Venezia.”

Il Priuli stese anche un apposito regolamento specificando quale sarebbe dovuto essere l’atteggiamento di costumi e vita che dovevano condurre gli ospiti dell’Ospizio, e in aggiunta al lascito garantì a ciascun ospite un’elemosina annuale di dodici ducati associata a un’equa fornitura di legna per scaldarsi e farina per cucinare.
Curiosa era una postilla testamentaria sottolineata dal Priuli. Cioè che: il piccolo complesso caritatevole dell'Ospissio affidato alla protezione della Procuratia di San Marco de Ultra,  mai sarebbe dovuto passare in gestione e tantomeno in proprietà di enti Religiosi, ma doveva essere mantenuto “in perpetuum” dalla gestione laica di un Priore della famiglia Priuli.
Questo infatti avvenne puntualmente fino a quando si estinse il Casato dei Priuli: il più anziano della Nobile Famiglia Priuli fece da Priore e Amministratore dell’Ospizio di San Lodovico fino al 1903 !!!… per quattro secoli.
Tuttavia, non definendosi affatto il Priuli: “pagàn e senza Dio” volle che accanto all’Ospizietto venisse edificato anche un piccolo Oratorio dedicato a San Lodovico di Tolosa, ossia il suo Santo patronimico, e anche una caxetta destinata ad ospitare il Cappellano della comunità obbligato a celebrare la Messa e le Sacre Funzioni festive per gli ospiti e a presiedere: “quotidie”, ossia ogni sera alla recita del Rosario … il tutto per 14 lire al mese più l’utilizzo della caxetta.

Dopo la morte del Priuli si provvide immediatamente alla realizzazione del piccolo complesso che fu essenziale, per non dire poverissima: due piccoli corpi edilizi divisi da un’altrettanto piccola corte cieca e promiscua, e il gioco fu fatto. Da una parte l'ala rivolta a sud che comprendeva l'Oratorietto in cui Jacopo Palma il Giovane rappresentò sull’unico altare: “San Ludovico di Tolone e San Marco”, e l'alloggio del Cappellano a piano terra e primo piano; dalla parte opposta rivolta a nord nella calle denominata: Calle dei Vecchi, quattro alloggi per piano e due piccole corti laterali per ospitare i vecchi come voluto dal benefattore e fondatore Priuli.


La Storia di Venezia di solito sempre ridondante e ricca, è, invece, avarissima di notizie circa quel piccolissimo Ospizio. Si sa soltanto che come tutti gli enti d’assistenza e carità di Venezia, caduta la Repubblica l'Ospissio venne incorporato nella famosa Congregazione di Carità, anche se i Priuli continuarono a gestirlo e soprattutto finanziarlo indirettamente secondo quanto previsto dalla volontà del fondatore.
Unica nota: in ricordo dell'antica chiesa confinante della Contrada di San Basegio, rasa al suolo all’inizio del 1800 dal Signor Napoleone & C., dal 1810 all'Oratorio, i cui ospiti continuavano a percepire ciascuno lire 4,70 mensili, si aggiunse anche il nome di San Basilio.
Il resto è storia di oggi. L'Ospissio dopo una sostanziale rifabbrica d’inizio 1900 divenne proprietà ECA e poi IRE, ed è stato restaurato a fondo di recente nel 1971. Alla data odierna è ancora attivo nel suo antico sito, e ospita ancora non 12, ma bensì 09 anziani maschi e vecchi in camere singole con angolo cottura e servizi igienici comuni.
Ultimo dato utile: le cronache Veneziane raccontano che il vicino Oratorio di San Ludovico, ora adibito ad ospitare saltuariamente mostre d’Arte Contemporanea, venne chiuso dopo la morte dell’ultimo Cappellano.

In verità le cose non sono andate proprio così, perché la chiusura definitiva dell’Oratorio è accaduta per un motivo diverso. Non è stato affatto chiuso perché è morto l’ultimo Cappellano, ma è accaduto piuttosto un abbandono dell’incarico, una ritirata un po’ alla maniera con cui un pugile sul ring da forfait dopo l’ennesimo round essendo finito malamente a tappeto.
 
Perché vi racconto questo ? … Perché l’ultimo Cappellano io l’ho conosciuto direttamente e di persona quando ho vissuto quella che alcuni definiscono la mia “bizzarra esperienza” come Prete nella Parrocchia dei Carmini di Veneziadistante pochi metri dall’Ospizio Priuli, che in qualche maniera rientrava nella sua giurisdizione. Come vi dicevo, l’ultimo Cappellano dell’Ospizio Priuli non era affatto morto ma solamente arreso … Per questo, vista la modestia del posto, la scarsa significatività Religiosa moderna, e la scarsità di Preti in giro, il Cappellano non venne più sostituito, e il luogo religioso venne chiuso per sempre al pubblico.


E’ andata così.
Eravamo i soliti quattro Preti seduti a pranzo e a tavola nella Casa Canonica dei Carmini. Contrariamente a quanto si diceva sempre circa i Preti buongustai, provavamo a spartirci un misero desco con lo stesso entusiasmo che può provare un naufrago in un’isola deserta priva di tutto. La fame c’era, ma non c’era, invece, niente di buono da mangiare sul piatto, che piangeva anche lui perché non era affatto pulito. Una miseria di pranzo, insomma, un convitto quaresimale e penitenziale … Ma lasciamo perdere, questa è un’altra storia.

Rassegnati lo stesso a far “buon viso a cattiva sorte”, fra una chiacchiera e l’altra, mi ritrovai a dire:
“Ho scoperto per sbaglio che in fondo alla Calletta dei Vecchi esiste un piccolissimo Oratorio, un luogo coccolo, scriccioletto, ma chiuso. Che è ? Come funziona ? … Perché non mi è stato detto niente al riguardo ? … Essendo così piccolo, incorporato e mimetizzato fra le case, mi piacerebbe molto portarvi dentro i nostri ragazzini e ragazzine per meditare insieme … come se fosse una chiesetta privata di casa … una specie di soggiorno allargato, una chiesetta di famiglia … come dovrebbero essere sempre le chiese.”
“Per carità ! Non toccare questo tasto !” sussultò sulla sedia uno dei tre Preti. “Mi hai fatto passare la fame.”
“Tu sei matto … come il solito … Vai a ficcanasare e immischiarti dove non dovresti … Ho un pessimo ricordo di quel posto.” continuò.
“Perché ? Che c’è di strano lì dentro ?” non ho potuto fare a meno di replicare.
Uno sorrise, abbassò la testa, e si accese la sigaretta … Il secondo Prete s’impegnò a ripulirsi la bocca già pulita scomparendo dentro al tovagliolo ed estraniandosi del tutto … Non rimase che il terzo, ossia colui che era stato coinvolto in questa storia. Perciò a malincuore iniziò a raccontarmi.

“A dire il vero e a voler essere precisini, l’Oratorio si chiamerebbe: Ospissio Priuli o Ospeal di San Lodovico dei Veci
intitolato anche a San Marco e San Basilio … Te lo posso indicare con certezza io che ne sono stato l’ultimo Cappellano nominato quando venni destinato e relegato come quiescente in questa zona alla fine della mia “gloriosissima” quanto inutile carriera.”
“Pendo dalle sue labbra … e dopo ?”
“Dopo … è semplice … Ho pensato di fare quello per cui ero stato nominato. All’inizio, giunto qui, sono andato a visitare l’Ospizio e soprattutto l’Oratorio … Una miseria, un abbandono totale … C’era il peggio del peggio: macchie d’umidità sui muri, tutto polveroso e abbandonato. Non c’erano neanche gli arredi sacri … una desolazione di posto.
Però non mi sono perso d’animo … Mi sono detto: “Sono il Cappellano e farò dunque il Cappellano.” … Perciò, visto che dovevo garantire l’assistenza spirituale a quelli dell’Ospizio ho provato ad andare a trovarli e salutarli per conoscerli e coinvolgerli in quelle che dovevano essere, almeno sulla carta, le nostre comune devozioni ... Non l’avessi mai fatto !
Ho bussato alla porta dell’Ospizio per mezz’ora prima che qualcuno si degnasse di aprirmi … Poi s’è affacciato uno a una finestra di sopra, e vistomi col mio vestitone nero da Prete mi ha apostrofato:
“Che vuole ? … Qui non serve niente.”
“Ma sono il nuovo Cappellano dell’Ospizio !”
“Che cosa sei ?”
“Il Cappellano.”
“E allora ? … Che vuoi da noi ?”
“Le cose del Cappellano … Vorrei conoscervi e salutarvi … Parlare del Rosario serale e delle Messe …”
“Bisogna proprio ?”
“Non è che bisogni … Si potrebbe …”
“Va bèn … Vi apro … Però non so se c’è qualcuno..”  E sentii scattare la serratura della porta.
Perciò entrai nell’andito buio … ma non mi venne incontro nessuno. C’era silenzio completo, solo in lontananza sentivo qualche passo sopra alla testa, l’acqua che scorreva dentro ai tubi nei muri, e qualche scricchiolio sui pavimenti di legno … Ma di persone niente.
Provai allora a bussare a una delle porte: niente. Provai con la seconda: ancora niente. Arrivai alla terza: “Chi è ?” rispose una voce da dentro.
“Il nuovo Cappellano … Sono don …”
“E che vuole ?”
“Volevo conoscerla e salutarla.”
“Non ho tempo adesso … Ripassi un’altra volta.” E poi silenzio di nuovo.
Quarta porta: nessuno, così la quinta e la sesta: rumori interni, passi, cose che si spostano, una radio che suona … ma nessuno che s’affacciasse e mi aprisse la porta. Solo alla penultima porta uscì una persona malmessa e panciuta che con fare sbrigativo mi ascoltò un attimo prima di chiudere il discorso dicendo: “A va beh ! … Avvertirò Piero.” E sparì di nuovo chiudendo la porta del suo abituro da cui usciva un profumo di cotto, sudato e stantio che non voglio neanche ricordare.”
“Piero ? … Piero … E chi era sto Piero ?”
“Me ne uscii perciò un po’ avvilito, ma non arreso. Il giorno dopo sono tornato all’Oratorio è ho tirato la campanella del campaniletto microscopico. Mi è quasi venuto in testa un finimondo fra intonaci, sporco e escrementi di colombi e gabbiani: una schifezza, avevo tutta la tonaca imbiancata. Comunque feci la mia scampanata, accesi un paio di moccoli sull’altare e l’unica lampadina pendula, e mi predisposi a iniziare a pregare. La mattina stessa m’ero interessato a far eseguire una bella pulizia a fondo a tuti gli ambienti che sembravano disertati da chissà quanto ... Ho messo all’opera l’intera squadra delle “Babbe fedelissime” della Parrocchia, e a mezzogiorno il posto sembrava un bijoux infiochettato, quasi rinato.
All’inizio non accadde niente … e non si presentò nessuno, perciò mi rassegnai a recitare da solo il Rosario sottovoce.
“Boh ? … Chissà se verrà qualcuno ?” mi sono detto.
Poi dopo una buona mezzoretta si è spalancata la porta e si è presentato lo stesso col pancione del giorno prima. Unica differenza: aveva addosso una maglietta rossa sbiadita medagliata di macchie e di unto come un reduce di guerra, e ai piedi un paio di zoccoli consunti che avevano visto di certo tempi migliori. Il pantalone, viceversa, era larghissimo, un due posti occupatissimo, ma altrettanto decorato e arioso … Una macchietta di persona, oltre che di abbigliamento!
“Ve serve un zaghetto per le oraziòn, Sjor Prete ?”
“E’ venuto a pregare un poco in compagnia ?” gli ho risposto cortese.
“Ma neanche per sogno … Sono Comunista sfegatato fin alla nascita … Non so neanche il Padre Nostro e l’Ave Maria … Figurarsi se sono interessato a queste cose … Non fanno per me … Però … Se mi da qualcosa potrei anche aiutarla ?”
“Come qualcosa ?”
“Ha capito giusto … Se mi fa un’offerta vengo a farle compagnia e a recitare le preghiere qui dentro insieme a lei.”
“Ma guarda questo !”
“Ma dai ! Che vuole che sia … Un’elemosina … Non dovete aiutare i poveri e i bisognosi voi Preti ?”
“Sì è vero … Però … pensavo che in questa circostanza …”
“E allora ci sta o no ? … Altrimenti ho altro da fare che rimanere qui ad ascoltarla per niente.”
Pensai: Uno meglio che nessuno … Perciò gli risposi di sì: “Vada per l’elemosina e le preghiere a pagamento.”
E i primi giorni tutto andò bene … Suonavo la campanella … Cominciavo … e dopo un po’ arrivava lui.  Sentivo il suo passo pesante avvicinarsi zoccolando nella calle, poi scricchiolava e cigolava la porticina, e entrava lui … Anche se fuori pioveva non mancava.
“Però !” pensai … “Fa proprio sul serio !”
Così andammo avanti per qualche giorno: ogni volta quello entrava, mi si sedeva dietro su una panca, e inevitabilmente dopo un po’ iniziava a russare. Solo quando mi sentiva alzarmi alla fine del Rosario, si avvicinava, e facendomi una mezza riverenza mi tendeva la mano … Per stringere la mia e salutarmi, pensai la prima volta. No. La stendeva aspettandosi che gli mettessi sopra l’elemosina pattuita.
E così accadde ... Finchè un bel giorno non si presentò più nessuno.
“Sarà impegnato o indisposto.” pensai.
Il giorno dopo, nessuno ancora … Stavo quasi per andarmene via, quando si aprì la porta di botto, ed entrò: Piero. Almeno così disse di chiamarsi. Il famoso Piero era un omone maiuscolo, brusco quanto manesco … che venne difilato fin davanti al mio naso, e senza tanti complimenti mi ha detto:
“Sono Piero … E allora sta elemosina ?”
“Ma non la conosco !” provai a dire.
“Se non mi conosci … mi conoscerai … Damme un po’ di soldi …. O ti pesto come un tamburo.”
“Ma sono un Prete … Non hai rispetto per la veste ?”
Come risposta mi arrivò uno sganassone in faccia che me lo ricordo ancora oggi: Patapàn ! Una sbrèga a mano aperta che mi ha fatto rintronare tutta la testa.”
“Ti ha picchiato ?”
“Esatto ! … Patatitìn e patatòn ! … El me ghà petufà do volte de seguito … perché un attimo dopo mi ha detto: “E allora ? Arrivano sti schèi si o no ? … Ti me da qualcosa … o te devo copàr de botte ?” e così dicendo me ne tirato un altro con la man roversa e poi mi ha preso per gli stracci e mi ha sbattacchiato su per il muro come si fa con un tappeto da spolverare. Mi sono sentito perso. Perciò ho messo mano al portafogli e gli ho dato quel poco che avevo.
“Così poco ? … Domani torno.” mi ha detto uscendo e sbattendo la porta che pareva volersela portare dietro.
“Domani non tornerò io …” ho detto a me stesso lasciandomi afflosciare e cadere sui rivestimenti di legno del muro come se fossi un sacco vuoto lasciato in piedi. Avevo indosso i sudori della morte…. E ho continuato a ripetere inebetito non so per quanto:
“El me gha copà de botte … El me gha copà de botte! … come l’altro.”
“Copà de botte ?”
“Insomma … El me gha dà do bei stramusòni … El me gha spintonà e quasi buttà per terra.”
“Immagino che l’avrà subito denunciato sto Piero?”
“Macchè ! …Innanzitutto perché non era affatto Piero … Il vero Piero era un vecchio malandato e bigotto all’inverosimile … Il classico basabànchi superdevoto … Ma in quei giorni il vero Piero era chiuso a letto con una brutta influenza … L’altro che pagavo non l’ho più visto … e il finto Piero non ho la minima idea da dove sia sbucato fuori … di certo non apparteneva agli ospiti dell’Ospizio.”
“Che strazio de storia ! … Io sarei andato dritto dai Carabinieri.”
“Sì ? Ma a denunciare chi ? … No …  Quell’uomo el me ghà fatto peccà … (mi ha fatto pena) … Era di certo un pover’homo pien de dispiaceri … Un violento alterato … Forse un delinquente pericoloso incorreggibile e da lasciar perdere … Però l’ho fatto anche per un altro motivo.”
“E sarebbe ?”
“Quel giorno sono rimasto a ripetere a lungo: El me gha copà de botte! … come l’altro … Come l’altro. Infatti, m’è venuto in mente un episodio che ho letto nelle memorie dell’Oratorio … Prima di me era già capitata la stessa cosa in precedenza a Prè Dario Bonviso, Cappellano dell’Ospizio, che venne anche lui malmenato da un ospite prepotente e ubriaco dell’Ospizio Priuli … anche lui durante la Messa … anche lui senza motivo … e anche lui senza presentare denuncia … Sai come ha commentato quella sua avventura: “Vorrà dire che in questo modo farò penitenza dei miei peccati.” Ho pensato perciò la stessa cosa … Ma ti dirò di più … Neanche quello è stato l’unico pestato dell’Oratorio … Sembra che prima di lui sia accaduta la stessa cosa a un altro e a un altro ancora … Perciò stai attento: è destino dei Cappellani dell’Ospizio Priuli d’essere malmenati … Il prossimo potresti essere tu se andrai a mettere il piede lì dentro. Hai capito adesso come è andata la storia ?”


Secondo voi ci sarò andato nell’Oratorio di fronte all’Ospizio portandoci ragazzine e ragazzini ?




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