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“CASA SORA CASA … I GHETTI DI VENEZIA COMPIONO 500 ANNI.”

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“Una curiosità veneziana per volta.” – n° 100.

“CASA SORA CASA … I GHETTI DI VENEZIA COMPIONO 500 ANNI.”

Il Ghetto, gli Ebrei, la Shoah sono argomenti più grandi di me. Mi è difficile parlarne e dire cose che non siano già state dette e per di più: dette molto bene. Le parole a volte sono troppo povere e superflue, perciò è meglio tacere e accontentarsi di contemplare e riflettere su certe memorie che sono realtà ancora vive e mai concluse.

Mi diceva uno che del Ghetto se ne intende: “Gli Ebrei del Ghetto sono: casa sora casa … strato sora strato, Storia dopo Storia, Ghetto dentro a un altro Ghetto … tutti compattati insieme come una torta millefoglie … Ghetto è paradigma di una lunghissima Storia che appartiene a tutti i Veneziani, un susseguirsi ininterrotto di vicende, scontri e incontri, frammistioni e sovrapposizioni, tolleranze e intolleranze, rifiuti umilianti e offensivi amalgamati con grandi passioni umane e intense devozioni … Il Ghetto è un denso costrutto, uno stretto abbraccio, un condensato mirabile di Venezianità religiosa, sociale, artistica e storica difficile da spiegare e ridurre a poche parole … Il Ghetto è un posto da vivere e incontrare.”

“A dire il vero, i Veneziani li hanno un po’ strapazzati gli Ebrei, spremuti e strumentalizzati … In questo caso l’immagine della Serenissima sempre aperta, accogliente e tollerante è un po’ fasulla …”

“Vero ! … La Serenissima è sempre stata interessata innanzitutto ai suoi affari e ai suoi successi politici ed economici … In fondo i Veneziani hanno relegato, murato, esorcizzato e circoscritto il fenomeno degli Ebrei dentro alla “Corte di case e al Comune ridotto” chiuso fra canali e con portoni e cancelli, con i guardiani e le barche che vi giravano intorno. Gli Ebrei hanno avuto la possibilità di esserci solo nella misura in cui potevano rivelarsi utili e funzionali per la Repubblica …”

“Per quanto si voglia indorare e raddolcire la pillola amara, bisogna dire insomma che i Veneziani sono stati interessati ai soldi e alla capacità imprenditoriale e mercantile degli Ebrei più che ad altro … Volevano confinarli in isola alla Giudecca, e forse a Murano come si era fatto con i scomodi Vetrai pericolosi per il fuoco, e per i Pelletteri, Curameri e Tintori che ammorbavano l’aria e l’acqua con i loro prodotti pestilenziali e puzzolosi.”

“E’ l’atteggiamento che ha mostrato per secoli tutta l’Europa e l’Occidente … Anche a Venezia l’estraneo, il foresto, il diverso è sempre stato figura da digerire e assimilare un poco per volta … quasi come una medicina amara ma necessaria.”

“Ho sentito che il Parroco della Contrada di San Marcuola, quella dentro e vicino alla quale gravitava il Ghetto, intendeva costruire una succursale della sua chiesa proprio nel bel mezzo del Ghetto per ribadire anche plasticamente e visivamente, se ce ne fosse stato bisogno, chi era a primeggiare e comandare a Venezia, quale fosse stata “la maniera giusta di vivere” che meritava considerazione … Per gli Ebrei c’era solo “la strazzaria”, e li hanno spinti a fare il commercio a Mestre, e non se ne parlava di risiedere stabilmente in Laguna …”

“Sì … però … Poi le cose sono andate diversamente: quell’idea della chiesa in mezzo al Ghetto per fortuna non è andata in porto … e la Serenissima in qualche modo si è raddolcita verso gli Ebrei … Tanto è vero che nel Ghetto esiste un miscuglio di Sinagoghe giustapposte: Levantina, Ponentina, Spagnola, Tedesca … Dentro al Ghetto s’è mescolato di tutto, è diventato parabola di coesistenza, come la regola di ciò che è possibile fare e non fare insieme …”

“Mi fanno impressione quelle “Pietre d’inciampo” collocate davanti a certe case del Ghetto … Quei nomi di vite devastate e strappate sono pietre esemplari, moniti che fanno molto riflettere … Sono la conferma che certe catastrofi non sono mai lontane ed estranee, ma ci accadono proprio in casa, dentro alle nostre mura … Sono pestilenze mai superate e terminate …”

“Infatti, anche se facciamo finta d’ignorarlo, il Ghetto di Venezia è tutt’oggi “luogo e obiettivo sensibile” … C’è la casamatta blindata con i soldati dentro nel bel mezzo del Campo del Ghetto, vigili e attenti ventiquattro su ventiquattro … Però la realtà del Ghetto è anche sinonimo di Speranza, di capacità di fiorire nonostante tutto, opportunità per confondersi e associarsi insieme in maniera costruttiva e non banale … Quasi un invito all’incontro fra Popoli e realtà diverse …”

“Sì … E’ un’atmosfera che si respira e si percepisce anche visivamente attraversando il Ghetto … Infatti, ogni tanto ci vado e lo attraverso da parte a parte, oppure ci faccio un giro dentro e poi me ne ritorno sui miei passi … E’ una sensazione da riprovare ogni tanto, come un bisogno di rispolverare una certa consapevolezza storica  … E’ come se dal Ghetto uscisse di continuo un appello silenzioso e invisibile a cui aderire …”

“La Comunità del Ghetto celebra quest’anno 500 anni di Storia e inquietudini … Il Ghetto compie 500 anni … ma non li dimostra, o forse sì, li porta sul groppone proprio tutti con tutti i suoi copiosi significati … In questi giorni sul Ghetto piovono le iniziative e ronzano le telecamere … Il Ghetto sembra in gran spolvero e magnetico più che mai.”

“Qualche giorno fa, un giovane intervistato che parlava in Televisione, diceva: “Mia madre è Ebrea, mio padre Musulmano, i miei amici sono di tradizione Cattolica … Io sono figlio di nessuno, non sono neanche ateo perché sarebbe una scelta troppo impegnativa. Sono solo senza radici come un apolide … Forse potrò anche soffrire di questo, ma mi trovo ad essere apatico, refrattario, indifferente ed equidistante di fronte a certe realtà anche storiche … Però rispetto, anche se ignoro e non m’interessa …”

“Forse è troppo poco … Il Ghetto dei Ghetti, invece, induce per forza a non ignorare, sembra quasi una specie di “nido invitante, tiepido e accogliente” appollaiato com’è sopra e dentro all’albero frondosissimo che è l’intera Venezia lagunare … Il Ghetto induce a riflettere, a pensare, a non vivere distratti.”

“A me gli Ebrei sono sempre stati simpatici fin da piccolissimo ... Simpatici oltre che per le loro vicende epiche e Bibliche i cui racconti hanno ampiamente popolato la mia infanzia, anche per quel modo domestico e quotidiano d’intendere la Religione ... A differenza un po’ di noi Cristiani con la religiosità quasi del tutto relegata dentro alle chiese, un Dio da andare a trovare ogni tanto quasi come il nonno in casa di riposo …”

“Gli Ebrei percepiscono un Dio che va a braccetto con loro nella Storia e viceversa: sanno riconoscere l’azione di Dio anche dentro al dramma struggente della loro epopea tragica già vissuta, e nell’attesa messianica mai compiuta abbastanza e ancora senza compimento definitivo ... Gli Ebrei vedono la Storia secondo una prospettiva alternativa, hanno un modo di filtrarla e vederla diverso, suggestivo ...”

“A proposito di Ebrei … Ho un ricordo di quand’ero piccolo e un po’ “bastiàn contrario” … Forse è stato in quel momento che mi sono diventati simpatici … Quando facevo il zaghetto-chierichetto nella mia isoletta di Burano sperduta in fondo alla Laguna … E’ stato lì che gli Ebrei mi hanno incuriosito e calamitato … C’erano le vecchie bigotte e pettegole del paese che usavano dire: “El ghà un fjo che xè un Zudèo”, e lo si dicevano in maniera preoccupata e spregiativa intendendo dire che quel figlio era uno che aveva tradito le sane aspettative della famiglia, disatteso i valori del giusto modo di vivere ... Quel figlio era un libertino spudorato insomma, una carogna, un traditore … “Un ingrato che spùa dentro al piatto in cui gha magnà” … Mi chiedevo: perché lo assimilavano ai Giudei, agli Ebrei ?
Quando andavo a servir Messa poi, e ci andavo più che spesso (anche più di una volta al giorno in certe occasioni), indossavo la tonaca lunga fino a terra con le scarpette da calcio prese a prestito e i tacchetti chiodati che facevano un gran baccano e rimbombo ticchettando continuamente sul pavimento della chiesa. Non c’era tempo da perdere in qui momenti: al di là della parete della chiesa c’erano i miei amici che giocavano a calcio nel campetto della Parrocchia, e quindi dovevo al più presto precipitarmi anch’io a inseguire a perdifiato quella benedetta palla …”

“Potenza del pallone ! … Quanto siamo ridicoli a inseguire avanti e indietro quella palla.”

“Già … Iniziavo la Messa, poi uscivo in veste e cotta per la porticina socchiusa della Sacrestia a tirare a calcio durante la predica del Piovano … poi rientravo per buttargli l’acqua sulle mani e raccogliere le elemosine dei fedeli, e tornavo ancora una volta a calciare per qualche minuto … Sudato e grondante rientravo di nuovo a tenere il piattino sotto al mento dei fedeli per la Comunione, e rimanevo in chiesa giusto il tempo per dire ancora un paio di “Amen e Rendiamo Grazie a Dio … e “Prosit !” rientrando in sacrestia. Ma quanto il Piovano rispondeva: “Deo Gratias” ero già di nuovo scomparso e tornato a giocare lasciando veste e cotta strada facendo … Bei tempi !”

“Ma gli Ebrei che c’entrano con questo ?”

“Ah sì ! … Nella chiesetta di San Martin, che a me sembrava chiesona, durante la Settimana Santa partecipavo ammaliato a tutte le ore a ogni Liturgia possibile. L’edificio era tutto parato a lutto dal soffitto al pavimento come si usava tradizionalmente in quegli anni … “Ma perché tutto questo mortuorio ?” chiedevo al mio buon vecchio Piovano a cui ero affezionatissimo.

“Xe morto el Signòr … Gesù Christo !” mi spiegava.

“Ancora ? … Ma non è già accaduto molti secoli fa ?”

“Non capisci niente “Diaconetto” … muore ogni anno di nuovo il Venerdì Santo per risorgere a Pasqua.” provava a spiegarmi.

“Ah ! … Non è mai finita, insomma ?”

“Capirai crescendo … Spero che capirai  ! … Per questo ogni anno c’è la Settimana Santa.”

“Ah … Va bè ! Ecco spiegato perché c’è tutto questo lutto qui intorno!”

Mi affascinava un mondo tutto quel sbaraccare, trasformare e mascherare la Chiesa coprendola di tende e teli viola e neri come se fosse morto per davvero qualcuno d’importantissimo. Ogni Crocifisso veniva racchiuso dentro a un sacco viola che lo faceva scomparire del tutto, perfino ogni pala d’altare e affissa sui muri della chiesa veniva coperta da una bella tenda scura che nascondeva tutto il dipinto. La chiesa mi sembrava trasformata in un grande cinematografo in cui non si proiettava più niente, e dentro a quel gran contenitore si susseguivano coreografie, luminarie e accadimenti per me incredibili che non smettevano d’accalappiarmi e incuriosirmi ogni giorno di più.
Era per me un immenso gioco, un’attrattiva irresistibile … Non c’era altro di meglio in quegli anni.

“Ma si son rotte le campane ? … che non suonano più quest’oggi ?” chiedevo al Sacrestano Aldo.

“Sono legate per lutto ! … perché è morto il Signore.” mi spiegava pazientemente mentre non smettevo di seguirlo come un cagnolino di famiglia.

“Ci sono tutte le candele spente in chiesa ! … Qualcuno deve aver fatto un dispetto !”

“Ma no testòn ! … Si sta al buio perché è morto il Signor … Per questo tutto è tutto spento e ho nascosto i Christi, i Santi e le Madonne.” mi spiegava ulteriormente.
Però rimanevo anche perplesso di fronte a tutto quell’allestimento tenebroso e lugubre. Tutto, ma proprio tutto era “parato da morto”: colonne, altari, panche e statue. Tutto era “vestito” con drappi e teli neri o viola, tutto sembrava fermo e buio. In quei giorni sembrava che in chiesa si fosse rotto e guastato qualcosa ... Chiesa, campanile e dintorni, ossia il nostro grande campo da gioco, avventure e battaglie, sembravano devitalizzati, paralizzati e fuori servizio.

“Vedrai la differenza a Pasqua … quando il Risorto illuminerà e rivitalizzerà di nuovo tutto e tutti con la novità della Rissurrezione … Sarà tutta un’altra sensazione: di gioia e di festa luminosa e colorata …” ci spiegava il ViceParroco don Enrico sfoggiando immagini Teologiche che ci lasciavano a bocca aperta incapaci di comprendere.

“Ah … Va ben !” rispondevamo andando a sbarruffare fra noi per avere il privilegio di portare a spasso il fanaletto illuminato con i vetri coloratissimi, o per suonare a due mani il grumo delle campanelle dietro all’altare: “Tocca a me ! … No ! … A me ! … Se non mi lasci questo turibolo te lo do in testa ! … Le torce non le voglio portare perché sono troppo pesanti ! … Io voglio portare “la bugia” sull’altare ! … Io voglio starmene comodo a fare “l’Assistente del Monsignor” !” … Eravamo sempre così … di continuò.

“Basta smettetela con questa confusione !” interveniva in Parroco togliendoci le mani di dosso l’uno dall’altro.
“Dovete stare buoni e tranquilli in questi giorni … perché è morto il Signòr !”

“Ancora ?” chiedeva di nuovo un mio compagno. “Zitto, lascia stare … dopo te lo spiego,” gli dicevo, “ il Piovano ha già detto a me che cosa è successo.” gli sussurravo all’orecchio, e provavamo a metterci quieti per qualche minuto, non di più, prima di tornare ad essere furibondi come sempre.”

“Terremoti di bambini ! … Ma gli Ebrei ?”

“Sto arrivando … Il clou della faccenda accadeva la sera del Venerdì Santo con la grande processione notturna in giro fino a tardi per le strade dell’isola. Era bellissimo, pieno di gente, di amici … e di ragazze … e ci divertivamo un sacco facendone di tutti i colori … Molto meglio che rimanere in casa a guardare la televisione … tanto non ce l’avevo neanche. Poi non era finita, si continuava con quella faccenda anche nei giorni seguenti con la Veglia del Sabato Santo e il festone del giorno di Pasqua: una meraviglia ! … Meglio che andare al “Cinema dei Preti” a vedere un film dopo l’altro come si faceva quasi ogni domenica pomeriggio.
Ed era durante quel Venerdì Santo che il vecchio Piovano cupissimo, spogliato di ogni paramento sontuoso e colorato, come se fosse ridotto in camicia da notte, pregava a lungo per tutto e tutti in maniera interminabile e noiosissima. Noi fra una preghiera e l’altra “in latinorum” scalpitavamo sull’altare come cavalli selvatici chiusi in un recinto … Sembrava non terminare mai quella “tiritera”... Finchè finalmente il Parroco arrivava a dire una frase che mi catalizzava, ed era per noi un segnale, qualcosa che attirava la nostra attenzione, o perlomeno la mia. Il Piovano alzava le braccia per l’ennesima volta, e diceva: “Preghiamo adesso per i Perfidi Giudei !”

“E perché ? … Che ci hanno fatto ?” chiedevo al Piovano alla fine della cerimonia.

“Toco de asino ignorante ! … Dopo tutta la Storia Sacra che ti abbiamo insegnato e spiegato … Sono quelli colpevoli d’aver messo in croce e ammazzato Gesù Christo, nostro Signor … E’ per questo che la loro storia è stata tutta una crocefissione e una sofferenza … Se la sono un po’ voluta … Per colpa di quel loro sbaglio universale che ha cambiato l’intera Storia dell’Umanità, ne hanno patito in seguito di tutti i colori ... e patiranno ancora poveretti ... Ma non sono cattivi … E’ solo il loro destino tragico ... La sai la storia della Guerra Mondiale e dei Campi di Concentramento ? … Vero ? … Sai che ci hanno messo dentro gli Ebrei ?”

Ovviamente mi fecero subito compassione quei poveri Giudei, anche se non capivo bene il nesso fra la faccenda della Croce e i forni di Auschwitz … Comunque mi divennero simpatici. Non era giusta tutta quell’ingiustizia che dovevano soffrire … Perfidi, semmai, erano gli altri ! … Erano comunque i tempi dell’infanzia in cui finivo col mescolare gli Ebrei con Zorro, l’ultimo dei Moicani con gli Schiavi Neri, i “pobrecitos” Messicani con gli Apache e con Robin Hood Principe dei poveri e dei diseredati.
Nella mia mente c’era un senso, una logica che accomunava tutte quelle cose … ma era molto sfumata, quasi inconscia e recondita ... un sentire tutto mio.

Comunque, crescendo, ho studiato un pochetto, e ho scoperto ovviamente che le cose non erano andate proprio come mi aveva spiegato il mio vecchio Parroco che aveva fatto qualche forzatura storica ed emotiva.

In seguito, da Prete e Credente ho subito l’immenso fascino dell’Antico Testamento, della Bibbia, ma anche di tutta l’immensa letteratura fascinosa, sapiente e misteriosa degli Ebrei e della loro riflessione Rabbinica che per secoli, anzi millenni, è cresciuta intorno alle Pagine Sacre. Uno stupendo “castello interiore e intellettuale” secondo me bellissimo, di una ricchezza incredibile che a volte riversavo come esempio dentro alle mie prediche.

“Non sono mica sicuro che sia giusto dire in predica le cose che dici degli Ebrei …” mi richiamava il Parroco dove vivevo da Prete a Venezia, “Non sono mica cose Cattoliche quelle che racconti ! … Sono degli Ebrei … mica della nostra Religione ! … Non dovresti dirle !”

Io gli rispondevo placidamente: “Di recente il Patriarca Luciani ci ha dato una spiegazione illuminante di tante cose dicendo: “Esiste un unico Dio Padre di tutti, anzi, Madre amorevolissima di ogni persona che esiste sulla faccia della Terra. Perciò fra noi dobbiamo considerarci tutti fratelli e sorelle a prescindere dalla Religione che professiamo. Che sia Alah, Eloim, Padre Nostro, Jahvè o Manitù fa lo stesso … è sempre Lui con nomi e aggettivi diversi … E’ come se alla stessa mamma tu dicessi: Mamma bella, buona, brava, cara … ma la mamma è sempre quella a cui vogliamo infinitamente bene … Dovrebbe essere sempre così anche fra le Religioni diverse … Altro che contrapposizioni e lotte inutili … Dovremmo incontrarci, stare insieme e dialogare come fratelli e sorelle …”

Gli Ebrei perciò non sono “altro da noi”, sono la nostra radice, la nostra paternità religiosa, la fonte ispiratrice del Cristianesimo. Sono l’uno la chiave e la serratura dell’altro, così come il Nuovo Testamento Evangelico non è altro che il compimento, l’ampliamento, la chiusura del cerchio dell’Antico Testamento … Non esistono più i Perfidi Giudei”.

Il Parroco in quell’occasione mi ha ascoltato dubbioso non trovando altri argomenti per ribadire … ma dentro di me ho sentito che in un certo senso avevo reso giustizia a quella faccenda del “preghiamo per i Perfidi Giudei” che aveva popolato la mia infanzia.

Questi sono comunque argomenti delicati e dottrinali in cui è meglio per me non entrare … Dico solo che in fondo Ebraismo e Cristianesimo hanno lo stesso sangue nelle vene. Che piaccia o no, siamo un continuum l’uno dell’altro, è come se gli Ebrei fossero i nonni dei Cristiani ... Punto e basta.”

Ecco spiegato allora perché il Ghetto di Veneziam’ispira ancora oggi particolarmente. E’ una realtà Veneziana che mi ha sempre coinvolto direttamente.

Già nel 1378: “… Ser Pecorone di Ser Giovanni Fiorentino … andò a un Giudeo di Mestre perché gli mancavano 10.000 ducati …”
Infatti nel 1395 era risaputo che gli Ebrei di Mestre gestivano un: “… totum mobile …” costituito da pegni d’oro, argento e perle ... Nel 1405 circa: Maistro Abram Giudeo Fisico abitante in Venezia acquistò case per 1.000 ducati … “Maistro Salomon Ebreo, Mathasia e Bonaventura suoi fioli acquistarono case a Padova dagli ex beni dei Carraresi” … e dieci anni dopo a Venezia si faceva divieto agli Ebrei di avere rapporti carnali con le meretrici Cristiane del Castelletto di Rialto e viceversa, pena da sei mesi a un anno di carcere e multa di cinquecento lire delegando ai Capi di Sestiere e ai Signori di Notte il controllo … Gli Ebrei a Venezia non potevano esercitare alcun'Arte e Mestiere, eccetto la medicina … e dovevano essere riconoscibili da un berretto o da segno di stoffa gialla sul petto ... Alcuni Ebrei tenevano a Venezia scuole di ballo, musica e canto frequentatissime … e si elevarono le multe per gli Ebrei fornicatori con donne Cristiane da 500 lire a 500 ducati e da 1 a 2 anni di carcere.

Nel 1460 i Preti delle Contrade di San Marcuola e di San Geremia litigarono fra loro sulla pertinenza della zona abitativa del Ghetto dove i Da Brolo avevano fatto scavare tre pozzi nel Campo e costruito nuovi ponti verso la Contrada di San Girolamo ... Nel 1504: “… tutto el Ghetto posto in Canareglio andrà in dote alla sposa di Lorenzo Minotto come equivalente di 2.700 ducati d’oro … Consiste in una trentina di caxette abitate da Tessitori e piccoli artigiani che se ne servono per stendere lana …” ll Ghetto era quindi anche zona di Chiovere e l’isolotto a settentrione rimaneva un prato libero per esercitarsi con la balestra.

Dieci anni dopo la Serenissima autorizzò l’apertura di 12 botteghe “di Strazaria”comprendenti non solo vestiario ma anche arredamento, tappezzerie, arazzi e tappeti in cambio di un nuovo prestito straordinario di 5.000 ducati degli Ebrei verso lo Stato … e nel luglio 1519 Marco Michiel comunicò alla Signoria di aver sopraelevato una delle case insieme ai comproprietari Da Brolo per costruire una soffitta-deposito di pegni per il Banchiere Anselmo: fu l’inizio delle sopraelevazioni del Ghetto.

Poi comparvero a ruota la Scuola Canton, e l’Università degli Ebrei ospitò tre Nazioni ed epoche migratorie: la Levantina, Ponentina, e Tedesca … gli Ebrei a Venezia erano 1.424, e pochi anni dopo erano già diventati 1.694 e poi 3.000 con tutto un susseguirsi di “condotte”e permessi di soggiorno e allargamenti residenziali del Ghetto da parte della Serenissima che li autorizzò a praticare l’Arte della Strazzaria, far velami e scuffie, e tenere 3 (e fino a 5) “Banchi da pegno e scambio di denaro”: Rosso, Verde e Nero dati in appalto a rotazione alle famiglie ebraiche più ricche: Ansimo del Banco, Luzzato, Calimani sotto il controllo di uno scrivano ... il Consiglio degli Ebrei elencò 11 società che prestavano soldi alla Serenissima.

L’Inquisizione di Venezia allestì bel 78 processi contro gli Ebrei: i protagonisti testimoni o imputati furono: Portoghesi, Ebrei Sefarditi e Levantini, e fra 1569 e 1579 si tennero sette processi con gli stessi imputati: Righetto Marrano, la famiglia Ribeira e De Nis, con delazioni contro Michele Vas, Felipa Jorge e Consalvo Baes, e procedimenti e denunce “Contra Lusitanos et Marranos” riguardanti anche Maria e Simon Lopes mercante portoghese esercitante in Venezia.

Nel Ghetto c’erano 27 botteghe, 4 pozzi pubblici e diversi privati da cui l’acqua veniva venduta a secchi … e si stipulò una nuova convenzione cimiteriale con i Monaci Benedettini di San Nicolò del Lido ... Nel dicembre 1631 in tempo di peste: Lorenzo Moro quondam Alvise venne imputato con due complici di “… fatto levar a diversi hebrei in diversi tempi e giorni ein strade pubbliche danari con violenza, minacce e offesa a chi non glieli voleva da r…” Venne bandito a vita da Venezia con un suo bravo, e il suo nome fu cancellato dalla Nobiltà Veneziana … Baldassarre Longhena, l’autore del Tempio della Salute, restaurò la Schola Spagnola una delle Sinagoghe del Ghetto degli Ebrei dove per la peste morirono 454 persone delle 40.490 di tutta Venezia.

Nel 1635 venne effettuato un grave furto di mercanzia in Merceria, poi ritrovata nel Ghetto, e ciò provocò un grande scandalo in giro per tutta Venezia …Marco Da Brolo affrontò una controversia giudiziaria per le entrate e i diritti sulle sue 46 case di proprietà in Ghetto, dove sosteneva che 15 abitazioni pagate dai locatari poco più di 241 ducati, venissero sublocate abusivamente per 952 ducati, mentre per un altro gruppo di case stimate per 947 ducati, in realtà ne percepiva solo 230. “… Persino per gli stazi delle beccarie gli affittuali cavano l’utile et entrata per ducati 199, et a me pagano solo ducati 30.”

Nel 1673 gli Ebrei versarono all’Erario della Serenissima 250.000 ducati annui, e diedero lavoro a non meno di 4.000 Artigiani Cristiani producendo merci che spedivano in altre parti del mondo … Nel gennaio 1700, il Senato a causa della crisi economica obbligò gli Ebrei di Venezia a donare altri 150.000 ducati alla Serenissima … Fra 1740 e 1761 nella Contrada del Ghetto esistevano ancora 80 botteghe e si censirono 5 gondole come appartenenti a famiglie degli Ebrei, cosa non concessa nei tempi precedenti … Alla fine del 1787: Abram Geremia Calimani, figlio del Rabbino Simone Calimani, di 58 anni, scortato da Girolamo Ascanio Molin e dal Curato di Santa Sofia: don Martino Ortolani e da Francesco Ballarin si fece battezzare alla Pia Casa dei Catecumenidopo aver seguito completamente l’itinerario tipico riservato ai Catecumeni.

E poi si andò verso la fine della Repubblica Serenissima: per favorire la difesa della città dall’arrivo dei Francesi, la Scuola Grande di San Rocco offrì al governo: 50.000 ducati, la Scuola Granda di San Giovanni Evangelista25.000 ducati, i Monaci Benedettini60.000, il Clero di Venezia diede 4.000 ducati, i Mercanti sborsarono 75.000 ducati, tutte le Scuole Piccole di Devozione e di Arti e Mestieri fecero un loro dono economico, come le case commerciali dei Mercanti Ebrei Bonfili, Vivante e Treves che offrirono 10.000 ducati ciascuna, mentre altri 24.000 ducati vennero offerti dall’Università degli Ebrei.

Paradossalmente durante il fatidico periodo Napoleonico e Austriaco che prostrarono Venezia alla grande, gli Ebrei residenti a Venezia, invece, ebbero un rilancio e un’onda di successo economico incredibile.

La Repubblica era caduta da poche settimane, e le porte del ghetto denominato “Contrada della Riunione” erano state abbattute il 13 luglio 1797, con una solenne cerimonia. Saul Levi Mortera , “coadiutor al scrivano dell’Università dei cittadini Ebrei” compilò un’anagrafe della Comunità del Ghetto comandata da alcune vecchie famiglie veneziane e da un gruppo di facoltosi Ebrei Corfioti.

Nel Ghetto risiedevano 820 uomini e 806 donne raccolti in 421 famiglie, e più di metà dei capifamiglia erano di provenienza eterogenea: dalla Terraferma Veneta, dal Friuli e dalle terre del Papa: Ferrara, Ancora, Pesaro, ma anche dalle aree Imperiali e Ducali di Mantova, Trieste, Reggio Emilia, Torino e Casale. Altri erano ricchissimi mercanti, sarti, biadaioli e mendicanti provenienti dallo Stato da Mar di Venezia: Spalato, Zante, Corfù.
Altri ancora erano “Levantini” cioè Ottomani o Barbareschi provenienti dai “Serragli” di Serajevo, dei Balcani, Tripoli, Salonicco, Candia, Rodi, Costantinopoli, Smirne, ma anche Marocco e Barberia. E c’erano inoltre Ebrei Europei nativi della Polonia, Ungheria, Olanda e Germania.

Nel Ghetto: Motta, Costantini e Fano erano facoltosi Banchieri; Treves, Vivante, Curiel, Todesco e Maltaerano fortunati mercanti internazionali che trafficavano in frumento, zucchero, olio, generi coloniali, drappi e panni. Alcuni Ebrei lavoravano come “senseri da cambi” nei tre Banchi del Ghetto, altri erano “cattapegni”, altri ancora maestri di scuola o addetti al culto e Nonzoli delle 7 scuole del Ghetto: Italiana, Spagnola, Tedesca, Canton, Levantina, Koanin e Messulamin. Molti degli Ebrei vivevano d’espedienti o da mendicanti, come servitori, massere e domestici, camerieri de Casada residenti presso i padroni facoltosi e manovali. Una grossa parte lavorava da “strazzeri, bottegheri da strazze” o “rivendugoli e compravendi” che uscivano dal Ghetto comprando, vendendo e affittando, e andando nell’Emporio di Rialto dove rischiando il carcere riuscivano ad esercitare abusivamente anche la professione di Orefici e Gioiellieri e Cambiavalute e Tappezzieri usando spesso prestanomi Veneziani autorizzati e mettendo mano sugli affari più consistenti, accusati anche di speculare sui prezzi e giocare al rialzo sui cambi della moneta.
Samuele Emmanuel Coen Mondovì nel febbraio del 1805 presentò perfino al Governo Austriaco la supplica di “per poter esercitare l’Arte Chimica ed aprire una Speziaria come ogni altro suddito di Sua Maestà”. Ma fin dal 1565 serviva per iscriversi all’Arte degli Spezieri l’Atto di battesimo, perciò venne escluso.

Il Parroco della Contrada di San Marcuola Antonio Borgato rivolse una supplica all’Imperatore chiedendo un “contribuito di compenso alla perdita di molti proventi perché diminuivano i suoi “incerti di stola” a causa degli Scomunicati Ebrei che si erano allargati abitando con i Cristiani fuori dal Ghetto, occupando magazzini per commerciare e tenere pegni e cinque palazzi e 19 case, la maggior parte di molti piani.”

A metà del 1800: le proprietà degli Ebrei nel Veneziano assommavano a 8.500 ettari, possedevano altre migliaia di ettari nel Polesine e sulle foci del Po, e centinaio di ettari (314 campi) tra Padova e gli Euganei, nella Riviera del Brenta, Codevigo, Altino, Loreo e altri terreni dell’Abbazia di San Zeno nel Veronese. Gli Ebrei furono protagonisti della bonifica di Ca’ Corniani del Portogruarese e nel Sandonatese, sedevano nell’amministrazione delle Assicurazioni Generali, e i vari Nobili Zorzi, Grimani, Giustinian, Gabriel, Querini, Papafava e Spinola, oltre ad altri Borghesi, Mercanti e Capitani Marittimi erano indebitati con loro per decine di migliaia di ducati e anche di più, forse per più di un centinaio di migliaia di ducati.

Durante il crudo e duro inverno del 1857, laFraterna Vestire gli Ignudie laFraterna Generale degli Ebrei dispensarono:50 mantelli, 25 coltrici, fazzoletti da collo ed abiti per 20 donne, lenzuola a puerpere e pannilini ai neonati …Si spesero di lire 63.000 di cui lire 27.000 per sussidi fissi e straordinari a bisognosi, e lire 2.000 per iniziare i giovani alle Arti e Mestieri, mentre la Fraterna di Misericordia e Pietàdispose annualmente lire 5.000 per soccorsi, assistenza, malattie, indigenze e tumulazioni.

Infine la Prefettura di Venezia raccomandò a più riprese di non molestare in alcun modo gli Ebrei perché: “giungono ad aver tra mani per così dire tre quarte parti dell’intiero residuo commercio di questa piazza, e ad esser poi quasi i soli capitalisti sui quali poter far conto.” Bisognava evitare ogni misura ostile nei loro confronti, ottenendo il risultato di non farli emigrare verso “altri paesi non lontani nei quali sono tollerati e protetti … cercando di contenere l’antigenio della popolazione pegli Ebrei … che deve attribuirsi alle antiche abitudini.”


il Ghetto rimase sempre ed è ancora oggi quel cocktail umano, quell’Animo eterogeneo e impressionante … che continua a giustapporre e amalgamare persone molto diverse fra loro formando parte della nostra amata Venezia.


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