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“UNA LISTA DI PROSTITUTE DEL 1500 … A VENEZIA”

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“Una curiosità veneziana per volta.” – n° 114.

“UNA LISTA DI PROSTITUTE DEL 1500 … A VENEZIA”

Come si sa, la Prostituzione è il mestiere, l’arte più antica del mondo, e anche la Serenissima lungo tutto il corso della sua plurisecolare Storia ha sempre dimostrato d’interessarsi al fenomeno in maniera più o meno diretta e interessata. In diverse occasioni ha anche cercato di arginare e tenere sotto controllo la “situazione”provando a concentrare le “femmine di malaffare dedite al Meretricio”in particolari zone della città come il “Castelletto” composto da ben 34 volte, magazzini, botteghe e Osterie come quella della “Stella”,“Al Figher”,“Alla Croxe” e “Al Gambaro” dove le donne stavano di giorno fuori appostate in mostra e battuta cercando d’accalappiar clienti; oppure relegandole nella zona poco distante delle “Carampane”(nome che indicherebbe prostitute sfiorite), in ogni caso sempre non lontano dal frequentatissimo quanto vispissimo Emporio internazionale di Rialto dove in gergo le donne del sesso venivano chiamate: “le contesse”, o più gentilmente: “le mamole”.

Ma si sa bene come vanno certe cose:“… quando si vuol chiudere per forza una porta per non far uscire di fuori qualcosa, quel qualcosa spesso finirà col scappare liberamente dalla finestra.” Perciò le prostitute di fatto esercitavano ovunque in ogni Contrada della città di Venezia, seppure sempre sotto il controllo diretto o indiretto delle Magistrature e degli uomini attenti e “dai mille occhi e orecchi” della Serenissima. Il perché era ovvio: quella piccola folla di donne “dedite al mestiere del godimento”erano per la Serenissima una fonte pressochè inesauribile di contatti e informazioni riguardo a tutto quanto accadeva nel largo mondo dei Mercanti, dei Marinai, dei Forestieri, e non da ultimo di tutto ciò che succedeva nelle case, nei palazzi e dentro alle vite di tanta parte dei Veneziani Nobili, Cittadini e popolani qualsiasi ... e anche di altri.

Il Meretricio tanto ufficialmente deprecato e condannato era perciò una situazione accettata nella città Lagunare, anche perché in quel modo una larga porzione di donne e famiglie riuscivano a non gravare economicamente sullo Stato e sulla Chiesa sempre impegnate ad arginare una folla immane di questuanti, miseri, poveri, vagabondi più o meno vergognosi che riempivano la città Serenissima. 
Numeri alla mano, non esagero affatto nel ricordare che in certe epoche il numero dei “bisognosi” che vivevano al margine della società Veneziana ricca e potente comprendeva circa un quarto se non di più dell’intera popolazione di Venezia. I miseri residenti stabilmente a Venezia erano più di qualche decina di migliaia senza contare il flusso ininterrotto e a volte incalzante di quelli che affluivano “a ondate” dalla Terraferma Veneta, dalle Isole e dalle Campagne soprattutto in tempi di calamità, guerre, carestie e pestilenze.

Famosa è la scena descritta dal solito diarista Marin Sanudo nel 1527 verso Natale, quando Venezia era ridotta ad essere cenciosa e alla fame: “… ogni sera in piazza San Marco, sulle vie della città, e su Rialto è pieno di bambini che gridano ai passanti: “Pane ! Pane ! … Muoio di fame e freddo !” E’ terribile ... Al mattino, sotto ai portici dei palazzi vengono trovati cadaveri ...”

E nel febbraio dell’anno seguente in tempo di Carnevale continuava a scrivere: “… La città è in festa, sono stati organizzati molti balli in maschera e al tempo stesso, di giorno e di notte, è immensa la folla dei poveri ... A causa della gran fame che regna nel paese, molti vagabondi si sono decisi di giungere qui, insieme ai bambini, in cerca di cibo … Devo annotare qualcosa che rammenti che in questa città regna continuamente una gran fame ... Oltre ai poveri di Venezia che si lamentano per le strade, ci sono anche i miserabili dell’isola di Burano, con i loro fazzoletti in testa e i bimbi in braccio a chiedere l’elemosina ... Molti arrivano anche dai dintorni di Vicenza e Brescia, il che è sorprendente ... Non si può assistere in pace ad una Messa, senza che una dozzina di mendicanti non ti circondi e chieda aiuto … Non si può aprire la borsa, senza che subito un poveraccio non ti avvicini, chiedendo un denaro ... Girano per le strade persino a tarda sera, bussando alle porte e gridando: “Muoio di fame !”

Dentro a questo scenario tragico la presenza delle numerose Prostitute aveva quindi una sua logica e una sua utilità, e rappresentava una fascia sociale che perlomeno non gravava più di tanto sulle difficili economie del Governo Serenissimo che aveva spesso altro a cui pensare: … a finanziare ininterrottamente le guerre ad esempio. C’era anche chi apprezzava quella categoria di donne, non solo per il servizio fisico e amoroso che prestava, ma anche perché, come raccontano le Cronache di Venezia, alcune di loro erano a loro modo molto generose tanto da prestarsi nell’adottare qualche abbandonato o orfano, oppure dedicandosi ad opere di carità nei riguardi di chi era più sfortunato.

Perfino nelle chiese, dalle quali erano tenute ufficialmente lontane e obbligate a indossare uno speciale segnale di riconoscimento o abito giallo, le Prostitute di Venezia contribuirono in maniera significativa con un intenso “commercio” permettendosi non solo Devozioni come un qualsiasi altro Fedele, ma anche tutto un corollario di Messe, Preci e Suffragi: “… per me et la mia propria Anema, et per quela de mii poveri Morti …” che finanziavano assiduamente coinvolgendo Preti, Frati e Monache molto spesso legati da intense  frequentazioni e amicizie: “… nel settembre 1514 l’honorata et nominata meretrice Anzola Chaga in Calle venne sepolta in chiesa dei Frari … e un mese dopo, Lucia Trevisan eccellente cantante e cortesana venne sepolta in chiesa di Santa Catarina con solenne Messa Cantata dai suoi amici musicisti che a casa sua riducevano tutte le virtù…”

Viceversa, in tempi di guerra o grande calamità e pestilenza la Serenissima “precettò in massa” quel piccolo esercito delle prostitute della città spedendolo ai Lazzaretti e improvvisandolo come assiduo insieme di “crocerossine e badanti”.

Il solito diarista Marin Sanudo nel 1509, forse con una battuta di spirito, o seguendo chissà quale calcolo empirico, riuscì a quantificare in 11.654 il numero delle prostitute Veneziane presenti in città … Numero esagerato di certo … ma non meraviglia che in quello stesso tempo girasse liberamente per la città una strana lista di ben 215 donne che praticavano “Il mestiere”. Era una specie di “bizzarro catalogo delle prostitute”, buttato giù probabilmente in maniera goliardica e ironica, ma che ottenne una notevole fama e divulgazione, tanto da giungere “in copia” fino a noi diversi secoli dopo.

Le Cronache giudiziarie antiche raccontavano già che: “… Sandro Lombardo, già sbirro a Rialto, praticava Angela da Zara che lavorava al Castelletto amministrata dalle matrone Lucia Negra e Anna da Verona. Un bel giorno gliela negarono, e lui ubriaco, dopo un violento litigio appiccò il fuoco a quanti letti gli vennero sottomano ... Gli Avogadori da Comun lo condannarono a un anno di prigione, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, e al bando perpetuo dal Castelletto …”

Vivere da prostituta non era uno “status” sociale facile, perché al di là del giro dei soldi si trattava di donne quasi sempre strapazzate, talvolta comprate e vendute, vessate dai Nobili verso i quali erano spesso indebitate e morose, o violentate, picchiate e maltrattate dai vari “ruffiani e bertoni”, mezzani, protettori, locandieri, gestori di “stue e bordelli” e osti che amavano ospitarle per incrementare i loro affari e la vendita del vino ... sui cui la Serenissima incassava abbondante Dazio.

“ … Giacomo Davanzago, ex Capo Sestiere, venne chiamato da due meretrici sue amiche per aiutarle a resistere allo sfratto esecutivo da una casa in Corte Pasina in Contrada di Sant’Aponal presa in affitto dal Nobile Federico Michiel … il Davanzago giunto sul posto si mise a menar fendenti di spada contro il Nobile Michiel e i suoi amici, gli strappò le chiavi della casa dalle mani, e rimise dentro le due donne … Venne processato, interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e condannato a 100 lire di multa …” raccontano ancora i registri della Giustizia Veneziana.

Dentro a quella strana lista che girava di certo per Locande, moli del porto, ridotti e case da gioco, mercato e chissà quali altri posti di frequentazione, erano elencate donne per tutti i gusti … e per tutte le tasche.

Già allora esistevano le Prostitute “d’alto bordo”, quelle che costavano di più, e pretendevano cifre considerevoli non solo per le loro prestazioni, ma anche per il loro lignaggio e l’appartenenza a classi sociali superiori. In cima alla lista di tutte stava, ad esempio, la Paolina Filacanevo che pretendeva ben “30 Scudi a bòtta” esercitando nella Contrada di Santa Lucia nella casa della sua stessa “massera”, ossia una delle sue donne di servizio.
Dopo di lei seguiva nella lista delle “donne di classe”:Licia Azzalina che costava 25 Scudi e abitava in Contrada di San Marcilian in Corte di Ca’ Badoer al Ponte dei Sassini in casa delle “colleghe”Visentina e Margherita. Un gradino più sotto di queste due, si offriva a un prezzo abbastanza elevato: Cicilia Caraffa che voleva 20 Scudi ospitando i clienti in Contrada di San Thomà, anch’essa in casa della sua massera; e Cornelia Pesta la Salsa che praticava in Contrada di San Simeon Grando nel Sestiere di Santa Croce a 18 Scudi in casa di una sua amica Anzolache voleva, invece, come eventuale ripiego solo 1 Scudo.

Ancora un altro gradino più in basso sulla scala “della qualità” stavano sia Giulia Festina disponibile in Contrada di Santa Margherita in Corte del Forner, che Lucietta Brunella in una casa in Contrada di San Gregorio, anche se costei abitava in realtà dalla parte opposta della città, ossia a San Marcuola insieme a Lauradetta “La Grassa”. Entrambe le donne si offrivano per non meno di 15 Scudi “a seduta” … come faceva anche Vienna Borella che abitò per otto giorni in Borgo San Trovaso presso un Barcarol che aveva “stazio da barche”proprio  sotto casa (comodo ! … come avere il taxi fuori la porta)… e Cornelia Granda che era disponibile vicino alle Monache di San Lorenzo a Castello dove a soli 4 Scudi si poteva trovare anche Marina Libera che utilizzava la casa di un barcarol.

A tal riguardo bisogna sottolineare che al di là della pubblica prostituzione esisteva a Venezia anche un intenso “movimento” di donne Nobili e meno Nobili che intendevano vivere “esperienze aperte, emancipate e libertine” per le quali andavano famose in tutto il mondo. Lo stesso Carnevale, le numerose Feste, e le Masquerade in genere erano sinonimo di tempo e opportunità per esperienze e concessioni d’ogni genere, e Venezia sapeva offrire già da allora mille maniere per divertirsi aprendo Ridotti e Casini dove poter giocare, ballare e frequentare donne. Da questo intento e proposito non si estraniava affatto l’ampia schiera dei Monasteri Femminili in cui spesso era rinchiuso (per modo di dire) qualche migliaio di donne Patrizie, facoltose e disposte spesso a tutto rendendo la profferta cittadina ancora più singolare e appetitosa … A tal proposito si arrivò a coniare l’apposito termine dei “Muneghini” per indicare una categoria di uomini che andavano espressamente a caccia di Monache accondiscendenti … che non erano poche.

A chiudere la lista delle “donne che contavano per leggiadria, gentilezza e modo”, c’erano a 10 Scudi la Tulia Balina residente dietro alla chiesa di Santa Caterina presso sua zia Lucia, poco distante da dove stava in casa di un barcarolo Isabella Bell’occhio che voleva gli stessi soldi (Anzola Bell’occhio, invece, voleva in alternativa solo 1 Scudo). Poi c’era anche Paula Pisana in casa di sua madre al Ponte dell’Aseo dove come il solito c’erano come “ripiego a minor prezzo” (solo 4 Scudi): Ipolita e Paolina Padoane libere padrone di se stesse in casa propria … e Orsetta dal Sal che abitava al Malcanton con la sua amica Chiara che esercitava, invece, in una casa al Ponte della Calle del Megio nel Sestiere di San Polo … Chiaretta Da Lezze in Corte dei Mutti … Cornelia Niza abitante vicino alla chiesa dei Frari ma esercitante a San Barnaba in casa di Menega Burchiera … Giulia Fornera a Sant’Alvise in casa di Cathe Schiavona nelle case appartenenti ai Nobili Giustinian, poco distante dai luoghi del “Bressaglio”dove si poteva recarsi per esercitarsi con le armi, per cui si poteva mettere insieme “utile e dilettevole” ... nella stessa zona c’era disponibile anche Cornelietta a un solo Scudo.

In fondo alla lista c’era la prostituta più miserrima e a basso prezzo: “quella che dovrebbe pagarti per andare con lei … tanto è vecchia, ridotta male, sciupata e appesantita dagli anni … per non definirla sfatta … Qualche uomo doveva essere fin quasi disperato per ridursi ad andare a bussare alla sua porta … Ma c’è da dire: “che quando l’acqua arriva alla gola spesso s’impara a nuotare pur di non affogare…” si commentava in giro, perciò anche alla porta della Elena Rossa che costava solo ½ Scudo praticando in casa di sua madre accanto al Monastero di Santa Maria dei Servi nel Sestiere di Cannaregio, c’era sempre chi andava a bussare venendo prontamente accolto e ospitato. 

In alternativa c’erano: Laura Grassa de San Lucha(1 Scudo come Laura e Franceschina Tron in Corte delle Campane poco distante) da non confondere con l’altra Laura Grassa, quella vera, che valeva però ben 15 Scudi; oppure c’era Lauretta Cavalcadora a Sant’Aponal, e Marietta Velera in Rio Marin alle quali si poteva dare quel che si voleva … come a Lucrezia Mortesina di Castello (che già il nome era tutto un programma) ... o Cornelia Schiavonetta a Santa Fosca stando però attenti che tutti dicevano: “ch’aveva indosso i cariòli”.

In mezzo a tutte costoro stava una nutrita schiera di donne disponibili per cifre variabili fra 6 e 8 Scudi, residenti in ogni Contrada di Venezia e concentrate soprattutto o in alcune zone periferiche dove era possibile abitare in semplici caxette spendendo relativamente poco. Oppure stavano per esercitare nelle zone delle Locande e delle Osterie soggette alla frequentazione di Marinai, Mercanti, Soldati, Artieri … e perché no ? … Anche di Pellegrini di passaggio per Venezia, diretti o di ritorno dalla TerraSanta: “… la carne chiama la carne … anche gli homeni devoti e de Spirito che amano pellegrinare e viaggiare, sentono oltre il bisogno di un tetto che ripari, di un foco e de un giaciglio, anche il richiamo della bona tavola, del bon vino, del zogo e del tentar la Fortuna, come della compagnia de una allegra femena adatta allo sfogo corporeo … rimedio salutare come quello del Medego in caso de malignità …”

Sempre secondo la lista, a una cifra “bòna, de mezzo e ben spesa”fra 8 e 6 Scudi, si poteva approfittare dei servigi di: Anzola Borella in Borgo San Trovaso, Agnesina e Calidonia a Santa Caterina, Elena Driza a Santa Sofia (dove poco distante c’era anche: Lucieta Trevisana che voleva metà soldi), Felicita Trevisanella ai Santi Apostoli anche lei in casa di Maddalena del Prete, Antonia Spagnola ai Servi, Biancaalla Madonna dell’Orto, Marietta Vespa a San Girolamo nelle case di Ca’ Moro, Chiaretta Barbiera a San Felise, Isabella ai Crociccheri che a volte si concedeva anche per meno, e Lucietta dall’Osso Pagan ditta Bernarda(7 Scudi), Cornelia del Stefani a Sant’Agnese abitante vicino a Bertolina Ruosa che voleva solo 1 Scudo … e Geronima di Alvisa da Piacenzapresso la chiesa di San Barnaba … e Franceschina Zaffetta Padovanaresidente a Cannaregio sempre affamata di soldi perché aveva affitto da 40 Scudi da pagare nelle “caxe del Paradiso”vicino al ponte di legno accanto al Pistòr. Lontane e un po’ fuori mano, ma in Contrade tranquille poco distanti dall’Arsenale come quelle di Santa Giustina e Santa Ternita c’erano ancora: Giulia Rosà in casa propria, Bettina e Paula Traversa Tonda in casa di Angela Murera, mentre nella più centrale San Beneto c’erano Isabella Brunetta nelle case di Ca’Zorzi e Orsetta e Franceschina Ragusea in casa di sua madre Franceschina … o a metà strada, “da non camminar troppo in giro”, c’era: Maddalena Mastelera in Rio Marin.

A soli 4 Scudi: Anzola Trivisana era presente a San Felise sul Rio de Barba Frutariol vicino al Traghetto in casa de Maddalena del Prete; per la stessa cifra erano disponibili poco distante anche Antonia Zotta sulla Fondamenta del Ghetto e Ipolita Zudea alla Misericordia … e Catarinella a Santa Caterina dove stava anche Felice Pottona in casa del suo patrigno Barcarol a Rialto … e Lucrezia Spagnola in Ruga Santa Caterina dove c’era anche un’altra Catarinellache abitava a San Zanipolo vicino al Convento dei Frati dell’Inquisizione … e Cornelia Guantera e Marina Briconi ai Santi Apostoli che però era donna maritata … perciò bisognava stare attenti al marito spesso iracondo e rabbioso. Accanto a queste c’era sempre un’alternativa: poco distante, verso Santa Sofia, c’era Cornelia Morlachetta presso Betta figlia di Maria a Ca’ Michiel … e più avanti ancora, verso le Contrade della Maddalena e di San Marcuola si potevano trovare: Violante Senese e Marietta Grega.

Alla stessa cifra, verso Piazza San Marco c’era Catarina Caleghera: a San Fantin in casa di sua madre accanto alla chiesa … e poco distante Catarina Granda a Santa Maria Zobenigo in casa della madre Elena …e una certa Lucrezia alla fine del Portego del Visentin in casa di una sua servetta.
Candiana di Martini si poteva trovare oltre il Canal Grande: a Sant’Agostin in casa di sua sorella, a poca distanza da Lucietta Caleghera che risiedeva in Rio Marin al Ponte del Latte dove c’era anche la Samaritana presso Jacomo Barcarol che teneva stazio a San Zanipolo … e la Maddalena de Jacomo dei Ormesini presso San Simeon Grando in calle, poco distante dalle Sorelle Baffe che costavano solo 1 Scudo … mentre Diana dei Colombini riceveva in Borgo San Trovaso in casa di Anzolo Pesta la Salsa … poco distante da Ludovica Stella che stava a San Barnaba dietro alla chiesa.

In alcune zone popolari della città Serenissima come lo erano i Birri della Contrada di San Canzian, ma anche le Contrade di San Mattio di Rialto, San Barnaba, Santa Caterina a Cannaregio e San Samuele poco lontano da San Marco c’era sempre stata una significativa concentrazione di “donne del peccato”, per cui nella lista apparivano: Catarina Petenera, Marietta Grega presso Maria Visentin, Moresina a 1 Scudo in casa di Cathe Schiavona, Anzola Spadera che costava un po’ di più (6 Scudi) come Casandra e Catarinella Furlana in Biri che valevano 8 Scudi. mentre Orsetta Mi nol vogio sempre in Birri valeva appena 2 Scudi.

Infine la vecchia lista riportava una lunga sequenza di “femene ordenarieche sanno il fatto loro senzasvodarte la scarsella”Zanetta Buranella in Borgo San Trovaso (2 Scudi); Betta Facchinettae sua sorella;  le due Viena: una a Santa Caterina in cao alla Ruga (2 Scudi) vicino a Marietta Longo (1 Scudo: dare i soldi anticipati … trasferita a San Giacomo dell’Orio) e a Laureta Picola (1 Scudo), Ottavia, Diamante,Elenetta, Cornelia e Anzola Stampadora e Catarina Tagiapiera (1 Scudo) in Ruga dei Do Pozzi … e l’altra a San Felice in un soler delle case nove sora l’abitazione della finestrera (1 Scudo) vicino a Nicolosa e Ottavianella(1 Scudo). A San Lio drio alla chiesa stava Maddalena Muschiera a 1 Scudo: ricordarsi di bussare la porta e di salire di sopra; Marietta Formento e Momola vivevano a San Benetto sotto Ca’ Pesaro (entrambe a 1 Scudo); Marietta Bombardona al Ponte dell’Aseo in Corte de Ca’ Lezze (2 Scudi) dove allo stesso prezzo “ci stavano”anche Cicilia Zotta, Bettina Padovana e Chiaretta Pisanache suonava e cantava compreso nel prezzo (1 Scudo); Marina Borgognona a San Felice (1 Scudo); Marietta Linarola e Cornelia Briana a Santa Maria Mazor (1 Scudo); Orsetta Poca Terra ai Frari  in casa di un facchino Christofolo (2 Scudi), Todra Cuci (1 Scudo) e Vicenza Muranese a San Thomà (2 Scudi) come Lucietta Burche (1 Scudo); Paula e Veronica Franca a Santa Maria Formosa in casa della madre (2 Scudi) e Betta Lavandera in casa de so comare specchiera; Pasqua Misocca ai Do Ponti (2 Scudi); Lucrezia Camera al Ponte della Pana (2 Scudi); Lucrezia Barcarola in Rio de San Polo (2 Scudi); Letizia Parisotta, Betta Linarola, Andriana e Lugretia Barabagola (1 Scudo) a San Barnaba (2 Scudi); Laura Granda a Santa Maria Zobenigo (1 Scudo); Lucrezia Dal Vanto ai Crosecchieri (2 Scudi).

Nella Contrada dei Santi Apostoli c’erano anche la Vassalea(2 Scudi più o meno) e la Franceschina Sara sotto Ca’ Corner presso il Linarol; Lucietta Cul Stretto risiedeva, invece, a Sant’Iseppo (2 Scudi); Lucietta Franchina a San Beneto (2 Scudi); Lugretia Favreta a San Gregorio (1 Scudo) in casa di Oliva Frizzi che vendeva pesce a San Barnaba; Laura Muranese a San Marcuola (1 Scudo); Lugretia de Colti a Santa Sofia vicino al bataòr (2 Scudi); Cecilia e Marietta Gazeta in Contrada di Sant’Anzolo al Ponte dei Sassini in casa di sua madre a 2 Scudi; Mariettain Barbaria delle Tole (1 Scudo); Bettina Sabionera e Libera in Campo Santa Margherita sul cantòn delle case rosse presso el Fravo dal Spadon dove sta anche Camilla che è la femena del nevodo del Piovan de San Pantalon; Chiaretta del Figo a Sant’Antonin; Laura Stradiota in Calle della Testa a San Zanipolo; Diana ditta La Fuina in Rio de la Fornase; Diana di Checca Pugliesea San Martin; Elena da Canal e Attallante alla Maddalena; Franceschina Barcarola e Betta a San Marcilian; Elena Balbi in Frezzaria poco distante dall’altra Elenada San Moisè in Calle de la Ternita; Franceschina e Amabilia Verzotta al Ponte de Noal presso Mistro Zorzi Tessitor de Panni (1 Scudo che in parte va a lui stesso); Bortola e Anzola Beccheraa San Joppo; Catarinella ai Carmini alle case nove; Andriana Zen a Santa Fosca nelle case della Schola Granda della Carità; Chiara Buratella alla Zuecha Lago Oscuro in Fondamenta della Carità presso Laura Grassa; Chiara Buranella a San Trovaso; le sorelle Amabilia e Aquilina Veronesea Santa Marina; Andriana Spadera in Spadaria sora il Spicier al Bucintoro; l’Antonia in Ruga Giuffa; Catarina da Todi a San Vio stando attenti a suo marito perché è maridada … altrimenti rivolgersi poco distante alla Betta Contessa ai Gesuati in Fondamenta presso la barcarola.

Altrettanto lunga da raccontare sarebbe la lista dei fatti accaduti a Venezia in relazione con tutto questo immane “commercio” che a più riprese ha movimentato le già vispe e arzille Contrade popolari e marinaresche di Venezia. Potrà sembrarvi strano, ma forse no, che fra i clienti più affezionati delle “compagnesse” ci fosse anche una larga clientela del Clero e della Frateria di Venezia che a più riprese a pari di tutte le altre categorie di uomini è risultata invischiata e coinvolta in traffici più o meno loschi con le interessate:
“… nel 1587 uno Zago della chiesa di San Barnaba della popolare zona del Sestiere di Dorsoduro venne processato dai Signoria di Notte e dalla Quarantia al Criminal in rapporto a certi furti che avvenivano in chiesa ( i soldi delle cassette delle elemosine, i ceri, i paramenti sacri) senza che la porta mostrasse alcun segno d’effrazione. I Fabbriceri della chiesa si erano accorti che Stefana una compagnessa delle zona sfoggiava una camicetta che pareva proprio ricavata dalla cotta da Messa del Piovano di San Barnaba … Stefana alla fine aveva confessato che a regalarle la camicetta era stato proprio il Zago di San Barnaba “nevodo del Piovan” che aveva perso la testa per lei, e che non avendo altri soldi da darle, aveva iniziato ultimamente a regalarle roba … Arrestato, lo Zago Zuanne ammise il suo trasporto per Stefana nonché i furti in chiesa … perciò venne condannato a cinque anni di remo in galea … in seguito ridotta a qualche anno di carcere.”


Tornando un’ultima volta alla lista anonima della seconda metà del 1500, l’autore conclude la sua lunga lista precisando non senza una buona dose d’ironia e sarcasmo: “ … se uno gha borèsso, grìngole, e fisico per togliersi lo sfisio de provarle tutte … sappia che dovrà sborsàr et spender la bona cifra in tutto de 1.200 Scudi d’oro per goder dell’amicitia di tutte quelle 215 Signore …”


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