#unacuriositàvenezianapervolta 213
“In Contrà de San Severo e Borgoloco San Lorenzo.”
Andando in zò par Ruga Giuffa da Santa Maria Formosa si può girare a sinistra per la Salizada Zorzi, e “fatto il Ponte”(superato)si è già arrivati in Fondamenta, Campo e chiesa di San Severo… o meglio: quel che ne rimane, perché la chiesa vera e propria non c’è più: ne è rimasto solo lo scheletro, la sagoma e l’intuizione dell’edificio mascherato oggi da pesante casermotto qualsiasi ... malridotto per di più.
“Ti vien da San Severo ?” si diceva un tempo a Venezia storcendo il naso: “Par carità ! … Dio liberi !”, si aggiungeva indicando un genere di uomini e donne Veneziani un po’ ostici e aspri, difficili da trattare … Parevano “severi” quasi quanto il nome della loro Contrada.
A Venezia si filastroccava anche: “… e donne de San Sevèro e ghà tutte el mùso nero.”… Quelli e quelle di San Severo e dintorni erano un po’donne: “mùso duro e barèta fracà”… ad indicare forse un modo d’essere un po’ fumino e apro, di persone provate, abituate alla sottomissione, e dalla collera facile: di quelle che s’arrossano facilmente e gli si gonfia subito la vena sul collo … Scherzo ! … Erano solamente dicerie campanilistiche da vecchia Contrada Veneziana, ma indicavano di certo una zona, un’insula ben precisa di Venezia racchiusa e contornata dal Rio della Tetta, dal lunghissimo Rio di San Severo, da quello di San Provolo con la Fondamenta dell’Osmarìn, e dal Rio de San Lorenzo dove sbucava la buia Calle e Corte dei Pretidi San Severo… che sono stati da sempre alle dirette dipendenze delle potentissime Monache Benedettine di San Lorenzo abitanti giusto poco più là, appena giù dell’omonimo Ponte.
Le “Mùneghe de San Lorenzo e San Bastiàn gèra un nùmaro de donne !” si diceva a Venezia … Infatti per secoli fecero insieme ad altre “alto e basso” nel Sestiere di Castello nonché in buona parte di Venezia … Se passate ancora oggi per Fondamenta dell’Osmarin vicino all’enclave dei Greci, e issate lo sguardo sull’edificio al di là del Ponte del Diavolo, proprio accanto al famoso Palazzo Priuli, vedrete infisso in muro un grosso “San Lorenzo con tanto di graticola del Martirio in mano”. Quello era un segnale, un logo, un marchio di fabbrica e appartenenza ... Significava anche: “Ocio ! … che qui non si scherza affatto ! … Qui tutto appartiene alle Monache di San Lorenzo ! … State attenti a quel che dite e fate, e con chi avrete a che fare !”
Ed era verissimo ! … Le Monache di San Lorenzo e San Sebastiano erano per davvero una piccola potenza Veneziana: erano il numero “due” sulla scala dell’eccellenza delle Monache Veneziane, venendo subito dopo quelle di San Zaccaria, che erano “il top”, e con le quali forse si spartivano il primato assoluto della Monialità Veneziana. Come di certo saprete, i Monasteri Veneziani hanno ospitato per secoli il “fior fiore” delle figlie della Nobiltà e dell’elite Veneziana … SanLorenzo quindi era un posto eminente, oltre che un Ente ricchissimo e influente che si poteva permettere un po’ di tutto … e se lo permetteva per davvero … Pensate che le Monache di San Lorenzo, oltre a possedere ingenti patrimoni in Terraferma e nelle isole Lagunari, possedevano in giro per Venezia almeno 250 fra case e palazzi: se venite ancora oggi a San Nicolò dei Mendicolidall’altra parte della città, accanto al Ponte de la Piova, troverete la Calle e Corte Mazor de San Lorenzo, con tanto di simbolo impresso in muro delle case che appartenevano, anche qui, alle Reverendissime Monache de San Lorènso de Castèo… che possedevano altre 11 case poco distante: in Calle del Forno e Corte San Lorenzo in Contrada di Santa Margherita per le quali percepirono per secoli circa 140 ducati annui d’affitto.
Le Monache di San Lorenzo possedevamo un patrimonio immenso … anzi: di più !
Tutto questo comunque è un discorso marginale, solo per dire come le Monache di San Lorenzo erano “padrone un po’ di tutto”, anche di quella fettina di Venezia che finì col chiamarsi Borgoloco San Lorenzo, e di tutto quel bel pezzo della Contrada di San Severo che andava a finire fin verso quella di Santa Maria Formosa da una parte e verso i possedimenti di San Zaccaria dall’altra ... Non una granchè di Contrada Veneziana a dire il vero: una Contrada piccolina, un po’ asfittica e incastrata in mezzo a tante altre più famose e rinomate, ma pur sempre un pezzo di Venezia.
La Contrada di San Severocomunque non era proprio da buttare: vi risiedevano diverse Famiglie Nobili, alcune anche dal nome altisonante e illustre: Bembo, Cappello, Cavagnis, Donà-Ottoboni, i Corner di V° classe provenienti dalla contrada di Santa Giustina, i Gabrieli, Lion, Collaltoe Cottonidi San Severo entrambi famiglie Nobili di III° classe … e poi i Maruzzi, i Priulinel fastoso Palazzo affrescato da Palma il Vecchio e fatto erigere da Giovanni Priuli morto nel 1456; gli Ziani, e i Zorzi in palazzetto archiacuto del 1400 dato poi in affitto ai Bon di San Severo, e gli altri undici casati sempre degli Zorzi tutti stipati nella stessa zona, e nel Palazzo in pietra d’Istria del 1500 disegnato dal Codussi: c’erano i Zorzi-Galeoni, i Zorzi-Liassidi della Madonna… e non mancavano i Querini di San Severo di IV° classe, e i Sangiantoffettidi II° classe poi trasferitisi nella più rinomata Contrada di San Trovaso dall’altra parte della città, e gli Zen, i Grimani e il Procuratore Vallaresso: tutti lì, o almeno nelle vicinanze: “San Severo era, insomma un bel miscuglio di Nobiltà, facoltà, ricchezze e nomi di valore … che s’assiepavano a servire in ogni maniera la Serenissima Repubblica, accorpandose fra loro, e formando il suo illustre quanto aureo volto.”
Secondo la tradizione il “luogo sacro” dedicato a San Severo Vescovo di Ravennavenne fondato a Venezia nell'820 dal Nobile Angelo Partecipaziodi famiglia Dogale Realtina della prima ora ... In Contrada di San Severo “presso la chiesa”, infatti, dovette risiedere e ritirarsi lontano dalla residenza Dogale il figlio Giustinianotornato da Costantinopoli sdegnato col padre perchè gli aveva preferito come erede al trono Dogale: Giovanni suo fratello minore.
Qualche tempo dopo, forse nel 847, Orso Partecipazio figlio di Giovanni, divenuto Vescovo di Olivolo-Castelloperché si faceva tutto in famiglia … costituì la chiesuola di San Severo in Parrocchiale … e sempre lui, prima di morire, regalò “in perpetuo” la stessa chiesuola col diritto di nominarne il Piovano alla sorella Romana, che fondò poco distante il Monastero femminile Benedettino di San Lorenzo Levita e Martire (in sostituzione di un primitivo Convento Maschile di Frati dedicato a San Gallo). Di fatto le diede diritto sull’intera Contrada di San Severo che da quel momento divenne dependance, estensione, periferia allargata ed entourage delle Monache di San Lorenzo di Castello.
La soggezione-dipendenza al vicino Monastero non venne presa bene fin da subito da quelli del posto: infatti le Cronache e i Documenti raccontano che contestarono aspramentele Monache “con ingiuste molestie e pretensioni, e negando al Monastero i propri diritti … compresi quello sui Morti.”
Figuratevi le Monache ! … Già a quel tempo si diceva che: “… erano doppiamente donne, e simili ad Api industriosissime, disposte però facilmente a pungere.”… Avranno rinunciato facilmente ai loro interessi ? … Ma neanche per sogno ! … Neanche se tutto fosse andato in cenere ! … Come accadde nell’incendio del 1105, infatti, che distrusse mezza città compresa la zona di San Severo e San Lorenzo, che venne ben presto “rialzata compresa le chiese”.
Coerenti con il proprio stile in seguito, le Monache di San Lorenzo continuarono a darsi un gran da fare: nel febbraio 1198 Lemizone di Ottone da Padovavendeva alla Badessa Tenda di San Lorenzo vari appezzamenti di terreno siti nel distretto di Piove di Sacco per 854 libbre di denari veneziani ... Nella stessa occasione l’infeudava della Decima e del Fodro di un sedime nel territorio di Piove in Contrada Santa Giustina per una libbra di olio che il Monastero avrebbe dovuto impiegare: “… tenendo acceso un cesendelo ante l’altare de la gloriosa Marie per otto giorni prima ed altrettanti dopo la festa di San Lorenzo, per la salvezza dell’Anema soa”.
Nell’agosto del seguente 1199, le Monache di San Lorenzo stavano già capitalizzando a Rialto: la stessa Badessa Tenda Albrizzi vendeva “una pezza di terra vacua”a Domenico Barbarigo con costituzione di censo, e contemporaneamente gli vendeva anche alcune vigne a Santa Giustina di Padova ... Per ben due secoli le Monache continuarono indefesse a incrementare le loro proprietà nel Trevigiano.
C’era però ancora aperta la contestazione dei Veneziani della Contrada di San Severoper la sudditanza ! … Nessun problema ! Le Monache si rivolsero “per direttissima” al Papa Urbano III, che elesse come Delegati Apostolici: Marco Nicolao Vescovo di Castelloe Prè Giovanni Piovano di San Bartolomeoche: “emisero sentenza a favore delle Monache, anche circa i diritti sui Morti” ... Fine della questione ?
Macchè ! … I tosti e litigiosi “viciniores di San Severo”, parrocchiani e contradaioli ostinatissimi, non si arresero per niente: volevano scegliersi liberamente il loro Piovano … Perciò si rivolsero pure loro al nuovo PapaInnocenzo III tramite Prè Prosdocimo che era Procuratore sia delle Monache di San Lorenzo che dei Preti di San Severo … Alla fine il Papa tramite Matteo Vescovo di Cenedadiede di nuovo ragione alle Monache … che nel settembre 1199, sempre con la stessa “eterna”Badessa Tenda Albizo elessero e investirono Prè Andrea Eliodoro del Clero di San Severo e Notaio delle Monache:“in sacerdotem ipsarum ecclesiarum”.
Quelli della Contrada di San Severo dovevano mettersela via … avevano perso.
Finito tutto stavolta ? … Ancora no ! … Di nuovo nel 1217 il Piovano di San Severo scelto dalla gente della Contrada, ma: “considerato troppo invadente” dallo stesso Clero di San Severo fedele (alle dipendenze) alle Monache venne disconosciuto sia dal Vescovo di Castello, che dal solito Papa Innocenzo III invocato dalle Monache, che: “… tramite il Priore di Santa Maria della Carità e “con la forza delle censure ecclesiastiche” ridusse finalmente a ragione e obbedienza quei riottosi Parrocchiani, ridando con apposito giusto e amplissimo Diploma alle Monache con la Badessa Maria Barbarigo la facoltà di nominare il Piovano di San Severo, e tutti i diritti sulla stessa chiesa e sue pertinenze.”
Papa Onorio IIIprecisò in seguito, che qualsiasi nuova controversia e litigio sarebbero stati posti sotto al giudizio insindacabile del Vescovo di Jesolo col suo Cappellano Gregorio… e Gregorio IX confermò il tutto “di suprema autorità” nel 1235 ai tempi della Badessa Agnesina Querini ... e tutti tranquilli ?
Ancora: no … Per niente … Perché quel “tira e molla” andò avanti ancora a lungo … per secoli.
Alla fine del 1200 intanto, dopo che nell’agosto 1253 Marino Gisi dal Confinio di San Geremia aveva fatto quietanza a Rialtodi lire 100 davanti al Notaio Leonardus Prete di Sant’Anzolo, a Marino Businago del Confinio di San Severo per un prestito stipulato da Geremia suo fratello per commerciare ovunque sino a Pasqua dietro corresponsione di ¾ dell’utile ... e dopo che nel luglio 1278, sempre a Rialto davanti al Notaio Jacobus Plebanus San Moysis: Filippo e Marchesina Bon dal Confinio di San Stae, figlio del defunto Marino Businago del Confinio di San Severo aveva fatto quietanza di lire 100 di denaro veneto ricevuti a mutuo da Maria vedova di Marino Gisi già del Confinio di San Geremia ed ora di San Moisè ... i Preti di San Severo insorsero ancora una volta pretendendo di gestire in proprio i benefici della Parrocchia e Contrada di San Severo, di rimanere inamovibili nella loro chiesa, e d’essere esonerati da qualunque soggezione e obbedienza alla Badessa di San Lorenzo … La nuova diatriba durò un intero secolo !
Finchè nel 1391, il Giudice Delegato Marco Belazzini Piovano di San Tomà e Vicario del Vescovo Castellanoemise una sentenza definitiva che dichiarò San Severo col suo microCapitolo di quattro Cappellani(uno dei quali era Prè Damiano Notaio di Venezia)pienamente Juspatronato di indovinate chi ?
Come potete immaginare: ovviamente del Monastero Benedettino di San Lorenzonella figura della sua Badessa Maria Bollani a cui Preti e Parrocchiani Veneziani di San Severo “dovettero perfettamente ubbedire in perpetuo.”… Punto e basta … Fine della storia e della contesa fra Monache e Contradaioli Veneziani, “le cui Anime”da quel momento vennero affidati alle cure dei Quattro Cappellani di San Severo finanziati dalle Monache, che curiosamente s’interessavano di loro “a rotazione: una settimana per ciascuno”.
Nel frattempo, le Monache di San Lorenzo badavano agli affari e agli interessi loro: nel 1360 il Vescovo di Padova le investì e reinvestì nella figura della Badessa Maria Tommasina Vitturi:“… di Decima e Raxòn di Decimare sopra qualsivoglia frutti, e vendite decimali di 4 mansi di terra e sedime poste nel territorio di Piove di Sacco … con obbligo però di pagargli 1 lira di Pepe il giorno di Natale”… Tutto venne riconfermato nel 1391 sotto la Badessa Maria Bollani, e poi ancora nel 1411 con la Badessa Chiara Gradenigo: dalle carte dell’epoca risultava che gli Enti Monastici Veneziani fra cui San Lorenzo possedevano 100 campi trevigiani ossia 52 ettari lungo i corsi dei fiumi Sile, Zero e Dese nella zona ad est e a sud di Treviso, a Mogliano, altri 150 ettari a Trevignano, e poi ancora: terre a Santa Maria della Cella a Cappelletta, a Santa Croce di Cendòn, Carpenedo, Bocca di Musestre e Selvana… luoghi tutti dov’era impegnato un esercito di fattori, Gastaldi, dipendenti e persone che provvedevano alla conversione e gestione di quell’immenso patrimonio delle Monache.
Così girava la Storia in quell’angolo di Venezia … e si provò anche a compensarne il senso e il corso, perché per riequilibrare tutti quei fatti così negativi e quella pessima fama delle Monache, nel 1369, s’inventò la Leggenda (rappresentata da Gentile Bellini nel 1500) della Processione sul Ponte di San Lorenzo con recupero “quasi miracoloso” nel Rio omonimo del preziosissimo Reliquiario d’oro della Santa Croceportato in processione attraverso tutta la città dalla Confraternita di San Giovanni Evangelista visitando anche il Monastero devotissimo di San Lorenzo: “da dove la Santissima Reliquia pareva non voler andarsene più, ma soggiacere per sempre di suo gradimento per la gran divozione delle Monache.”… Sulle acque del Rio di San Lorenzo galleggiò la Croce insigne che potè essere recuperata solo “dall’emerito quanto purissimo Guardian Grande Andrea Vendramin … amico, sostenitore ed estimatore delle Monache di San Lorenzo.”
L’onore e il buon nome del Monastero di San Lorenzo quindi era fatto salvo: infatti le Monache appaiono nel dipinto che rappresenta la Leggenda: “tutte schierate, composte, raccolte, ordinate e oranti divotamente sulla riva sinistra” … Almeno dentro alla Leggenda e nell’intenzione le Monache si salvarono, e fu quella la fama che tramandò la pittura lungo i secoli dei secoli.
Nel 1379 abitava in Contrada di San Severo l'architetto Calendario arrestato perché complice e congiurato insieme al Doge Marin Faliero, e abitava lì nella stessa Contrada anche la moglie di Cà Gradenigo:“… divenuta vedova ... oltre che scema di mente”… Nello stesso anno e sotto al nuovo Doge Andrea Contarini, si giunse agli “Imprestiti allo Stato per la Guerra contro i Genovesi che presero Chioggia”. In quella occasione i Veneziani della Contrada di San Severo dove abitavano 21 Nobilhomeni, 3 Nobildonne e 15 contribuenti abbienti, si dimostrarono generosi offrendo alla Repubblica Serenissima: ben 164.500 lire. Fra costoro primeggiarono: Alvise dalle Fornase che offrì: lire 600; Antonio Borsèr che diede: lire 400; Marin Stanièr con lire 800, e Zulià Cambiadòr che mise a disposizione lire 1.500 … Le Monache di San Lorenzo al di là dal Ponte, da sole offrirono senza fatica alcuna: 25.000 lire.
Senato e Doge Serenissimi presero atto della “forza” dimostrata da quelle Monache … e perché fosse chiaro chi comandava in Venezia: cioè né le Monache e tantomeno il Papa di Roma, si andò a collocare in facciata di San Severo due bei Leoni Marciani: “insegne del comando della Repubblica Serenissima” ... I Papi intanto, per niente impressionati dai Veneziani, continuarono a confermare a più riprese con apposite Bolle e Diplomi: “l’alta Protezione Apostolica sul San Lorenzo, e il controllo totale delle Monache sulla Parrocchia Veneziana di San Severo” … e già che c’erano provvidero anche all’emancipazione ed esenzione delle Monache da ogni pretesa e controllo da parte dello stesso Vescovo di Olivolo-Castello che si dimostrava essere troppo sfacciatamente filoDogale ... Per non essere frainteso, il Papa giunse perfino ad affermare che: “… quel che avrebbe deciso la Badessa di San Lorenzo affidata anche alla cura-protezione del Patriarca di Grado, sarebbe stato come se lo avesse deciso e detto lo stesso Papa in persona.”… Più chiaro di così ?
Quasi come risposta … Nel marzo e giugno 1385, si condannarono a 2 anni e 3 mesi di “carcere nei Pozzi” con pagamento di 200 lire di multa sia il Medico delle Monache di San Lorenzo: Nicolò Giustinian che aveva amoreggiato fin troppo a lungo con la Monaca Fiordalise Gradenigo entrando nel Monastero con chiavi false ricavate da impronta di cera, facendo anche nascere un figlio … Sia s’inflissero 3 anni di carcere al Nobilhomo Marco Grittiche era entrato più volte abusivamente nel Monastero ... A niente era valsa l’indicazione del Maggior Consiglio che permetteva solo a Predicatori e Confessori ultra sessantenni d’entrare nei Monasteri, o visite rigorosamente accompagnate e controllate … Le Monache di San Lorenzo non ascoltavano nessuno, e continuavano ad essere sempre eminenti e potenti ... Tanto è vero, che proprio in Contrada di San Severo nel settembre 1401, ai tempi della Badessa di San Lorenzo Giovanna Zeno, e in presenza del Vescovo Lorenzo de Pisis e dei testimoni Armano e Federico di Alemania: Lotto Gambacorta Vescovo di Treviso e suo socio conferì la Pieve di San Mauro di Noventa di Piave a Prè Matteo quondam Giacomino da Venezia, dando mandato d’introdurlo nel suo beneficio a Prè Natali Sappa da Venezia della chiesa di San Michele di Salgareda.
Il contesto delle Monache di San Lorenzo si prestava ad accogliere e dar lustro e prestigio a decisioni di ogni sorta.
Un vecchio detto Veneziano parlava “d’andare par la Batùa de San Severo”dicendo che da quella parte ci si portava più in fretta verso gli importanti mercati di Olivòlo-Castello, essendo in quei tempi stretto e scomodo percorrere tutta la Riva degli Schiavoni… Nel 1495, quando Antonia esercitava da prostituta “a scudi 2” in Ruga Giuffa presso San Severo, le “Done Mùneghe de San Lorenzo de Venetia con la Badessa Elisabetta Molin”pagavano alla Serenissima 4.101 ducati di tasse per le sole case che avevano nel Sestiere de Castello, ma percepivano d’entrate e rendite d’affitti da tutte le altre che possedevano sparse per tutta Venezia un totale di: 41.017 ducati … Niente male ! … alla faccia della povertà monacale !
Nel 1520 ai tempi della Badessa Madonna Franceschina Barbaro, quando le Monache di San Lorenzo litigarono ancora con le vicine di San Zaccaria per via di certi stabili in zona, le “Madonne de San Lorenzo” pagavano ducati 32 di salario a due organisti perché si recassero ad accompagnare le cerimonie delle chiese di San Severo e San Lorenzo … Fedele alle sue antiche prerogative, la Badessa Cipriana Michieli in accordo col Capitolo delle Monache di San Lorenzo rimosse nel 1561 uno dei Cappellani di San Severo … e già che c’era, impetrò dal Papa Pio IV un nuovo Apostolico Diploma al riguardo … Non si sa mai … Che venissero sempre confermati quegli antichissimi privilegi del Monastero … Nel 1564 all’inizio del mandato della nuova Badessa Nobile Elisabetta Garzonie quando nel Monastero abitavano 115 Monache, l’organista titolare di San Severo era il Fiammingo Girardo Bertholin che percepiva 8 ducati annui di stipendio, e si spendeva 20 ducati ciascuna per San Lorenzo e San Sebastiano per le Feste, i Cantori, gli Strumentisti e per i Preti che intervenivano alla solennissima Processione che percorreva tutta la Contrada di San Severo ... Si spendevano inolte altri 2 ducati “per solennizar le Feste de San Gallo e San Severo”... Il Monastero di San Lorenzo aveva un imponibile fiscale annuale di 2.644 ducati, era di fatto esentato dal pagare le Decime Ecclesiastiche, e possedeva in Contrada di San Severo una casa che era residenza di Prè Daniel Grisonio Cappellano di San Severo che non pagava alcun affitto ... Un’altra casa delle Monache di San Lorenzo era abitata da Prè Josepho Zarlino Cappellano pure lui, ed era assegnata in parte anche a un terzo Cappellano … che non pagava ugualmente affitto, ma percepiva come gli altri Cappellani in cura d’Anime di San Severo: 12 ducati anni ciascuno“per officiàr la ciesia de San Severo”.
Nel gennaio 1512,al tempo della Badessa di San Lorenzo la Nobildonna Maria Lando,la chiesa di San Severo ottenne licenza dal Consiglio dei Dieci di attivare una Schola del Santissimo Sacramento o del Corpus Domini in San Severomettendo su apposita Mariegola secondo la quale: “ … si doverà portar la Comunione agli infermi parte dopo il segnale d’avviso dato con la campana maggiore e muovere in processione proceduta dal segnale della scuola (il Cristo passo) accompagnato dall’incaricato che suonando una campanella avvisa la gente che sta passando la processione. Metà dei laici che parteciperanno al corteo precederanno il Sacerdote apparato con pluviale, l’altra metà lo seguirà con candele accese ... Anche al ritorno si formerà lo stesso Processione perché i fedeli possano conseguire l’indulgenza. Ogni terza domenica del mese ci sarà “Messa Cantada” seguita dalla solita processione d’uso ... Durante la Messa verrà data l’offerta al celebrante baciandogli il manipolo …. e ci sarà Messa feriale ogni giovedì dell’anno ... e Messe Gregoriane per ogni Morto ... e questua mensile in Contrada con un membro della Banca della Schola, che a turno chiederà l’elemosina per le necessità della Schola e per aiutare i Confratelli infermi ...”
Nel 1803, alla Visita del Patriarca Flangini, trecento anni dopo, la Schola pagava e faceva ancora celebrare 50 Messe all’anno.
Risalgono al marzo 1571 al tempo della Badessa Nobildonna Elena Grimanii primi “Libri de i Batesàdi de San Severo”, mentre il "Libro de' Morti di San Severo" risale all’agosto 1576. Quelli dei Matrimoni o Sponsali e Sposalitii di San Severo(distinti per primo, secondo, terzo e quarto Cappellano che li celebrava) risultano essere precedenti: del gennaio 1565 quando “governava”ancora la Badessa Elisabetta Garzoni Nobildonna Veneziana.
Quanta cura e interesse per le Anime della Contrada de San Severosembravano mostrare le Monache di San Lorenzo !
Tuttavia nel seguente gennaio 1572 il Patriarca Giovanni Trevisan tuonò contro di loro e contro gran parte di tutte le altre Monache Veneziane, e ordinò durante la Visita ai Monasteri compreso San Lorenzo: “… del mandato del Patriarca di Venezia sia commesso a tutte le Madri Abbadesse, Prioresse et Monache di cadaun Monasterio … che in virtu’ de Sancta Obbedienza et sotto pena de escomunicatione debbino obbedir al mandato del patriarca del 11 gen 1565 altre volte intimidatori, di non ammetter né permetter che nelli parlatori si habbi a disnàr, né mangiàr per alcuna persona sii di che condizion e grado si voglia, né padre, né madre, né fratelli, né sorelle, né admetter maschere, buffoni, cantori, sonadori et de simili sorte persone sotto niuno pretesto, né modo, che immaginar si possa, né permetter che in essi parlatori si balli, né si canti né si soni per alcuna persona sii che si voglia …”
C’era poco da fare in realtà … “Le Monache rimanevano incorreggibili oltre che quasi onnipotenti, una formidabile macchina da guerra oltre che da soldi …”
Nel luglio 1581 il Visitatore Apostolico andò dritto dalla Badessa di San Lorenzo la Nobildonna Michiela Diedo per ottenere ragguagli e notizie circa la Parrocchia e Contrada dipendente di San Severo. La Badessa raccontò che in Contrada abitavano fra 1200 e 1340 Veneziani di cui 700 da Comunione ... La “Cura d’Anime de la Contrada xe affidada a 4 Cappellani Curati che costano 48 ducati annui, l’uso di una caxa, e percepiscono gli incerti di stola”… La Badessa affermò inoltre di pagare altri 8 ducati al Prete Sacrista di San Severo, e di dare anche altri 2 ducati ciascuno ad alcuni Chierici che frequentavano la chiesa celebrando 8 Mansionarie di Messe su 7 altari (San Severo, Santissimo, San Giovanni, Madonna, San Gallo, Sant’Andrea e Santa Caterina) che procuravano al Monastero 158 ducati e altri “generi in natura”.
Qualche anno dopo, nel 1587, Aeneas Piccolomines da Siena, laico di 42 anni, insegnava “Lettere Humane” a 34 alunni in una scuola sita nella stessa Contrada di San Severo: “… leggo la mattina Horatio et li Epistoli Familiari ... El doppo disnar el Terentio et la Dialeticha de Rodolpho Agricola et secondo le classi li do epistole et latini: Politica di Aristotele e le Particioni Oratorie di Cicerone.”… e nel febbraio di tre anni dopo, morì in Contrada di San Severo: Prete Giuseppe Zarlino di anni 69: Maestro della Cappella Ducale di San Marco.
Comunque tutti i protagonisti del fattaccio vennero denunciati e puniti dal Patriarca Trevisan che andò perfino a consultarsi col Papa di Roma per la complessità del caso … Ma alla fine tutti continuarono a vivere come sempre dentro al solito Monastero, e non se ne fece più nulla ... Anzi: il Patriarca Priuli nel 1593 durante l’ennesima Visita al San Lorenzo s’accontentò di decretare l’allontanamento entro 3 giorni di tutti i cani personali tenuti dalla Monache dentro al Monastero … Quello era un vero crimine da combattere con determinazione !
All’inizio del 1600, al tempo delle Badesse Nobildonne Maria Cornaro e Maria Perpetua Soranzo, le 110 Monache-Madonne de San Lorenzo venivano ancora esentate da ogni Decima e Gravezza Ecclesiastica, e pagavano allo Stato solo la Decima Laica ... cioè: 3.000 ducati annuali … Un patrimonio in se … piccola cosa per le Monache, che nei loro Libri di Cassa dichiaravano di sostenere “spese e infraspese de boche de Mùneghe”per 2.000 ducati annui … Spendevano cioè un altro patrimonio solo per alimentarsi … Ci tenevano però a precisare che in quella spesa erano comprese anche le elemosine e il cibo che offrivano ai poveri … (niente praticamente … Che ipocrite !)… Segnavano inoltre altri 100 ducati di spesa per l’Infermeria … centinaia di ducati: “par el salario del Confessor, del Mèdego, del Cerugicho, del Fornèr … e del Portonèr de la Porta del Campo” a cui davano 12 ducati annui (10 ducati ciascuno agli altri due portonieri ordinari), stessa cifra che percepivano ciascuno anche il Facchin e el Servo del Monastero … “et 20 ducati annui si davano d’obbligo al Predicatòr occasional … che era ricorrente, e non mancava mai di frequentare di continuo il Monasterio”.
“El sostentamento de quattro Preti et Cappellani de la Glexia de San Severo” costava alle Monache una miseria: 38 ducati per tutti e quattro messi insieme … Ne davano, infatti, altri 20 di ducati ad altri Chierici-Zaghi e a un Nònsolo Sagrestano … mentre costava solamente 16 ducati annui mantenere un Cappellano di Campagna nel Monastero della Frasca nel Padovano(La Badessa Giovanna Zen con le altre 70 Monache di San Lorenzo avevano fatto costruire nel 1401 una chiesuola in Villa di Frascà per il comodo degli affittuali che distavano più di due miglia dalla Parrocchiale di Bovolenta. Pagavano quindi un Cappellano che ufficiasse la chiesetta quotidianamente)… e di 12 ducati era lo stipendio del Vignèr de le Muneghe (Vignaiolo), al quale si davano anche altri 50 ducati “per il viver de le boche de le maestranze e altre bocche extraordinarie”.
Raccontava e scriveva ancora nel 1716 una Badessa di San Lorenzo:“ … dopo aver cantada in Musica l’hora canonica de Terza, avanti la Messa Maggior, viene fatta solenne Processione con Reliquia portada sopra a un Solàro da quattro Reverendi Sacerdoti apparati di camiso e tunicelle, con l’accompagnamento d’aste d’argento di numero 16, e con torce in mano di numero 16, andando tanto li nostri che molti altri Reverendi processionalmente tutti vestiti di cotta e pluviali, cantando le Litanie de Santi assieme col Celebrante, che è il nostro Padre Confessore pro tempore, pure apparato … portando in mano la Santa Croce … andando con la Processione per la nostra Parrocchia di San Severo, e tornati in questa chiesa subito si canta Messa Solenne in Canto e Musica …”
Si annotavano inoltre: 400 ducati spesi per 110 doni preziosi offerti dalle Monache, e un’altra ventina di ducati “spesi in Gratie”… e altri 300 ducati di spesa media per “maestranze, legname, pière e calzina per conzàr le 248 caxe et il pozzo del Monasterio.” … 12 ducati annui davano ancora di salario le Monache a un “Nònzolo secolar” che accudiva, apriva e chiudeva le loro due chiese di San Lorenzo e San Sebastiano dove si celebravano di continuo tre Mansionerie di Messe pagate 45 ducati … Infine: 100 ducati annui si davano al Gastaldo della Schola del Santissimo di San Severo, che era la Schola preferita delle Monache di San Lorenzo, alla quale erano iscritte quasi tutte.
La maggior parte dei profitti e delle rendite di quell’immenso patrimonio delle Monache, che comprendeva anche i diritti su due Banchi di Beccaria a San Marco presso i Granai di Terranova e su altri di Rialto, venivano investiti differenziandoli insieme alle migliaia di ducati che ottenevano le Monache da Legati e celebrazioni di Messe di Suffragio “pro Anema soa”(Foscari, Da Muda, Moro, Caotorta). A quei soldi si aggiungevano anche i soliti 1.100 ducati annuali che le Monache ricevevano in elemosine o da Doti Spirituali: tutto finiva versato nella Zecca di Stato di San Marco, o all’Offitio del Sale del Vin e delle Acque, oppure depositato al Magistrato alle Entratedai quali le Monache percepivano interessi e “pro” che variavano fra il 5% e 3,5% … In altre occasioni, le Monache “arrotondavano” prestando soldi a Veneziani privati, e alle Arti e Schole cittadine sempre in eterna difficoltà economica e in ritardo sui pagamenti delle spese.
Nella Zecca di San Marco esistevano numerosi conti intestati alla Badessa di San Lorenzo che spesso fungeva da prestanome alle singole Monache del Monastero provvedendo alle loro “spese spicciole”… Quando morivano le Monache, il loro patrimonio passava in automatico “Jus Monasterii e per Jure Religionis” ad incrementare quello cospicuo di San Lorenzo … Ancora durante molti anni del 1600 alcune Monache del San Lorenzo: le Nobili Badoer, Foscari, Contarini, Molin, Da Mula e Caotorta investivano migliaia di ducati nell’Arte e commercio della Lana di Venezia … Immaginatevi perciò quale consistenza e giri di denaro c’erano dentro al San Lorenzo !
Nel 1609 il Capitolo di San Lorenzo votò l’accettazione di 24 nuove Monache per la solita cifra regolamentare di Dota, più una Monaca gratis ... Diversi Nobili chiesero l’accettazione di altre 10 Monache promettendo di offrire 2500-3000 ducati di dote a testa, ma di fatto rifiutandosi di versare quella quota esosa e ricorrendo al Patriarca Vendraminperchè incorsi nella sospensione delle relative vestizioni delle proprie figlie inadempienti economicamente. Il Patriarca obbligò l’accettazione delle nuove Monache, ma le Monache di San Lorenzo spedirono lo stesso a casa le figlie Nobili “non pagadòre” e gettarono fuori dalla finestra l’ingiunzione del Patriarca che allora la fece inchiodare alla porta del Monastero. Le Monache allora ricorsero al Doge e al Senato, ma con scarso successo in quanto fin dal nel 1602-1604 s’era vietato per Legge l’aumento delle Doti Monacali ...Non convinte affatto, le Monache non restituiscono la dote di 2000 ducati di 2 ragazze Badoer e Querini non monacate e rimandate a casa, in quanto sostennerno che erano state in parte già spese per la loro educazione ... Le Monache vennero perciò sospese da Messa e Sacramenti dal Patriarca ... ma gongolarono ugualmente, impassibili, perchè gli altri Monasteri Veneziani come il Sant’Anna di Castello, ad esempio, languivano avendo solo 5 nuove vestizioni di nuove Monache in un intero triennio, mentre il San Lorenzo ne aveva 35 all’anno, e poteva far incetta d’educande che poteva scegliere come meglio gradiva.
Spavalde più che mai, le Monache di San Lorenzo si costruirono fra 1615 e 1618, ai tempi della Badessa Paola Priuli, un nuovo sontuosissimo Altar Maggiore affidando i lavori a Girolamo Campagna, e fecero demolire il porticato antistante la chiesa favorendo un nuovo prospetto che avrebbe dovuto essere tutto rivestito di marmi … Insieme a tutto questo, intrapresero e sostennero anche una lunghissima e impegnativa querelle con i Preti del Capitolo di Santa Maria Formosache intendevano assumersi la giurisdizione della Contrada e chiesa di San Severo… Non fosse mai ! … Che solo ci provassero ! … Infatti la Contrada di San Severo rimase saldamente sotto al solito controllo delle Monache.
Durante lo stesso 1600, nel 1626, durante il secondo mandato della Badessa di San Lorenzo Maria Elena Vitturi, il Doge Girolamo Priuli lasciò al Monastero un deposito in Zecca di 1.099 ducati, lire 10 e soldi 25 … Anche per questo la chiesa di San Severo venne rifabbricata spiegando che s’erano ritrovate anche due grosse anfore coperte di scritte e incisioni in arabo piene di monete d’oro antichissime sepolte nel 1172 dall'Abbadessa Angela Michielal momento dell'uccisione del Doge Vitale II suo fratello … Sempre nei primi anni del 1600, quando in Fondamenta di San Lorenzo:“… restò morto da una archibugiata nel 1604, per ordine del fratello Pietro Paolo, il Nobilhomo Giacomo Battaggia, mentre ritornava dal Redutto de Santa Maria Formosa.”, proprio in Contrada di San Severo dove vivevano 1.408 persone, nacque Pietro Vito Ottoboni figlio di Marcoche in seguito, nel 1689, divenne Papa Alessandro VIII governando l’intera Cristianità fino al 1691 … Nel gennaio 1629, invece, a causa delle campagne militari rovinose la Serenissima impose nuove tasse a tutti i Veneziani e a quelli del suo Dominio: “… e 1 soldo per lira a tutti dazi esclusa la Gabella del Sale e a tutte le gravezze a vantaggio dell’Erario da pagarsi a cura di tutti gli abitanti del Dominio compreso quello da Mar.” ... Si ribadì l’urgenza di quel pagamento e di quell’aumento delle tasse per bisogni importantissimi e gravissimi: s’imposero 2 Decime su Venezia e tutto il Dogado da pagarsi una: “… da patroni sopra livelli perpetui, stati, inviamenti de pistorie, magazeni, forni, poste da vin, banche di beccaria, traghetti, poste, palade, passi, molini, foli, sieghe, instrumenti da ferro, battirame, moggi da carta ed altri, dadie, varchi che si affittano e si pesano, decime di biave, vini ed altre robbe, fornari, hosterie et ogn’altra entrata simile niuna eccentuata.”… La seconda Decima, invece: “… venne accesa sopra tutti i livelli francabili fondati su case, campi o altri beni in qual si voglia luoco, fati con chi si sia ... Chi pagherà entro aprile avrà in dono una tassa del 10%, chi pagherà più tardi un aggravio uguale” ... a Venezia tutti erano soggetti: “a gravezze, in buona valuta o moneta corrente con il quinto de più, senza sconti né esenzioni.”… In giugno il Senato fissò un termine di 15 giorni per denunciare ai 10 Savi alle Decime tutti i livelli perpetui e francabili ed ogni altra fonte di reddito, e intimò a Commissari Straordinari di reperire entro un mese in ogni modo denaro ricavandolo in tutto lo stato mettendo Decime alle campagne, testatico o simili seguendo la via più facile e veloce e proporzionata alle persone che dovevano pagare … In agosto si decise d’esentare dall’imposta straordinaria solo i poveri, e chi a Venezia e nel Dogado pagava un affitto di casa fino a 20 ducati o affitto fra casa e bottega fino a 30 ducati in quanto il contributo sarebbe stato trascurabile per l’erario ma gravoso per il debitore ... A ottobre si prorogò il termine di pagamento delle Decime al 10 novembre: “… pena la consegna il 1 dicembre dei libri fiscali al Collegio per imposizione obbligatoria della tassa”… Le Cronache raccontano, che anche in Contrada di San Severo dov’erano attive 11 botteghe c’era grande preoccupazione … e quasi a derisione di tutto quell’indaginoso e uggioso tassare, tornò a ripresentarsi in Venezia la distruzione devastante della Pestilenza ... quando le sorti del Monastero di San Lorenzo e della Contrada di San Severo erano guidate dalla Badessa Nobile Maria Vittoria Renier.
Negli stessi anni quando nel San Lorenzo c’erano 98 Monache, 40 Converse e 5 “Fie a spese” (educande), il Patriarca Tiepolo, inutilmente chiese alle Monache di non occuparsi dell’economia lasciandola gestire ai 3-4 Procuratori appositi per dedicarsi maggiormente alle Cure Spirituali ...a “Spiritualia”… Fu, invece, indotto ad annullare l’accettazione fatta dal Capitolo delle Monache di San Lorenzo di sua nipote Quirina Tiepolocondannando “a vita privata per 6 mesi” la Badessa Marina Trevisanrea di aver chiesto e riscosso dalla nipote del Patriarca: 2.000 ducati invece dei pattuiti 1.000 ducati ... il Doge Antonio Priuli, invece, decise in morte di farsi seppellire proprio nella chiesa delle Monache di San Lorenzo … e Monteverdiscriveva: “… certa musica ecclesiastica per alcune Sig.re Ill.me Monache di San Lorenzo che me ne facevano non poca istanza…”
In San Severo, intanto, si fondò nel novembre 1627 laScuola e Sovvegno del Redentor del Mondo: “… quando ogni cosa sembrava essere precipitata per la violenta moria distruttiva del contagio, ed aveva cominciato a governare San Lorenzo la Badessa Nobidonna Elisabetta Caotorta.”... L’iscrizione alla Schola venne preclusa a Preti e donne, e dopo vicende alterne, fra un’estinzione della Schola e un ulteriore riavvio, la Schola venne costretta dai Provveditori da Comun a darsi un Guardiano per sopravvivere e a questuare in giro per la città per autofinanziarsi con un “Cassellante” a cui spettava: “un gabàn e un pàr de scarpe ogni 10 anni spendendo non più di 5 ducati.”… Il Farmacista del Leon d’Oro in Campo San Filippo e Giacomo venne eletto d’ufficio Spizier del Sovvegno e per fornire “l’olio dolce de Mandola ritenuto medicamentoso per molti mali”… Gli iscritti alla Schola, che aveva un banco in chiesa di San Severo “per deporvi le sue robbe”, potevano rivolgersi a qualsiasi Farmacia fino alla guarigione, eccetto quelle gestite da Frati … Il Piovan di San Severoattestava per iscritto l’atto di malattia insieme al Medego del Sovvegno, e gli iscritti in regola con i pagamenti dovuti, percepivano: 1 lira di sussidio “per ogni giorno di malattia da Febbre Quartana”.
Nel febbraio 1635, invece, dopo la Grande Peste, si rifondò la Schola di Devozione di Santa Maria Elisabetta o della Visitazione di Mariafondata già nel 1505, e si pagava 22 ducati annui ai Preti di San Severo perchè l’accudissero con Messe e Suffragi nell’Ottava dei Morti, e con Esposizioni del Santissimo nei pomeriggi delle Sei Feste Mariane ... L’ultima Festa del Patrono della Schola de la Visitaziòn de San Severonel 1798, prima della sua definitiva soppressione, venne a costare 274 lire e 12 soldi che furono pagati spartiti a metà fra il Guardiano della Schola, e l’altra metà fra il Vicario e lo Scrivano della stessa Schola.
Dieci anni dopo, quando il Monastero di San Lorenzo insieme alle VerginieSan Zaccaria, e quelli Giudecchini dei Santi Cosma e Damiano e dei Santi Biagio e Cataldo della Giudecca vennero esclusi dal Senato, perché considerati “non bisognosi”, dall’elenco delle elemosine di grano annuali che la Repubblica faceva ai Monasteri a Pasqua, Francesco Cavalli secondo organista della Basilica Ducale di San Marco ottenne licenza “di poter impartir lezion de Musica e suonar l’organo” alla figlia del Cavalier Grimani Monaca nel Monastero di San Lorenzo … Qualche mese dopo, la licenza gli venne insolitamente prorogata di altri 6 mesi, e lui riconoscente lasciò tutti i suoi beni al Monastero facendosi seppellire in chiesa.
Nel 1650 la Signoria Serenissima dovette consultarsi e preoccuparsi circa alcune controversie intorno all’abito delle Monache del Monastero di San Lorenzo giudicato: “troppo sconveniente”… Tre anni dopo ricevette la denuncia di una serenata notturna nei canali vicini al Monastero a cui seguì un’inchiesta con interrogatorio della stessa Badessa: “… per certe mattinate con musica, quantità di persone con suoni e canti e parole scandalose …” Si provvide a individuare e censire i nomi dei Cantanti e Musicisti inviati sul posto probabilmente dai Nobili Grimani e Calergi di Santa Maria Formosa che avevano coinvolto nel loro “gioco con le Monache”anche l’Ambasciatore Francese con tutta la sua famiglia … Curiosissima quanto insolita una nota dello stesso anno: il 1653, al tempo del nuovo governo della Badessa Maria Grimani: il Magistrato all’Arsenal condannò dopo regolare inchiesta e processo le stesse Monache del Monastero di San Lorenzo proprietarie fra l’altro anche del Bosco da Roveri di Cavergnago. Le Monache dovettero pagare 1.900 ducati e “riseminar de giànde quel terreno … che venne male gestito, seminato, ma senza che ne nascesse cosa alcuna con disfacimento del bosco”… Di nuovo nel settembre 1658 si andò a processo “per visite fin troppo frequenti al Monastero di San Lorenzo da parte del nipote di Sua Serenità”… L’anno seguente ci fu altra indagine e processo “per tre Fornai mascherati entrati in quel Monastero”… Nel 1664 Madonna Badessa Polissena Badoer: “… fece aprire dei gran balconi per dar maggior luce e libertà al Monastero”... Già nel Parlatorio le grate erano larghissime, quasi simboliche, da considerarsi: “… fabbrica eccedente la moderazione del viver religioso.” … a Carnevale si formò un gruppo di maschere di Gentiluomini, Cittadini e Mercanti con gran pompa di vestimenti e gioie. Le maschere erano 48 e ciascuna rappresentava un tipo della vita reale: il Filosofo, il Vecchio Decrepito … La mascherata sostò a lungo presso i gli aristocratici Monasteri di San Lorenzo e San Zaccaria dove si era recata piena di propositi di far chiasso, divertirsi e divertire nei Parlatoi con mille novelle piacevoli prima di recarsi in Piazza San Marco ... Filippo Pizzichi visitando il Monastero di San Lorenzo insieme al Granduca Cosimo III di Toscana scriveva:“… è questo il più ricco Monastero di Venezia, e vi sono sopra 100 Madri, tutte Gentildonne, vestono leggiadrissimamente con abito bianco alla franzese, il busto di bisso a piegoline e le Professe trina nera larga tre dita sulle costure di esso, un velo piccolo cinge la loro fronte sotto il quale i capelli arricciati e lindamente accomodati, e seno mezzo scoperto, e tutto insieme abito più da ninfe che da Monache” ... Il Senato intervenne inducendo le Monache a restringere le finestre del Monastero …. Ancora nel gennaio 1666 si ritornò a processo “per varie persone mascherate entrate nel Monastero.” e “per visite frequenti di due Patrizi”e nel 1681: “per scandali di quelle Monache ed abbruciamento del portone del Monastero” quando in Calle e Corte Rottaa San Severo possedeva case, abitava e fece testamento presso il Notaio Domenico Garzoni Paolini l'Architetto e Proto Baldassare Longhena figlio del defunto Melchisedech, che morì il 18 febbraio 1681 More Veneto: “… d'anni 85 da febre e catarro dopo mesi 8”.
Il 5 marzo 1691 fu il momento d’assurgere alle Cronache di San Severo delSovvegno di Sant’Antonio e San Crispino dei Lavoranti Calegheri e Zavatteri durante il terzo mandato di governo del San Lorenzo della Nobile Monaca Isabella Molin. Gli iscritti al Sodalizio, che non erano Mastri dell’Arte ma solo “Lavoranti”,erano 120 assistiti in caso di malattia “con un ducatone”,vestiti in Morte con un abito da 8 lire uguale per tutti, e suffragati in seguito con 40 Messe ciascuno per le quali ogni iscritto doveva versare 10 soldi all’annuncio di ogni decesso. In seguito le Messe per ogni Defunto divennero 80 elevando il contributo previsto a 24 soldi per ogni Morto, e venivano fatte celebrare dai Frati Francescani e Cappuccini perché costavano di meno ... Nel 1696, intanto, un’altra mascherata di Dame e Cavalieri travestiti con abiti preziosi “da mori e more”, dopo un lungo giro per Venezia andò a ballare giusto dentro alla Corte e nel Parlatorio delle incorreggibili Monache di San Lorenzo … sempre loro … e la Serenissima: taceva … Il Consiglio dei Dieci non rimase in silenzio, invece, nell’ottobre 1775, quando ordinò la soppressione della Scola-Sovvegno dei Lavoranti Calegheri e Zavattèri ormai piena di debiti, appesantita e angariata da oltre mille iscritti Lavoranti che pretendevano di continuo assistenza e indennità che non potevano più essere fornite.All’inizio del 1700: “età dei lumi”, le botteghe della Contrada di San Severo divennero 23, c’era attivo in Contrada anche un “inviamento da forno con casa e bottega da Pistoria”, e due “Spezierie da Medicine”: quella “Alla Madonna della Salute” in Borgo loco San Severo, e quella “All’Umiltà Coronata”sempre nella stessa Contrada … Nel Monastero di San Lorenzo venne costretta “a farse Mùnega” la sedicenne Maria Da Riva figlia di Achille e Chiara Cellini ... Un’altra monacata controvoglia … Dopo più di vent’anni di “tranquilla”vita nel Monastero, la Monaca Da Riva incontrò e s’innamorò contraccambiata del parigino Conte Frounlay Ambasciatore Francese a Venezia: usciva di notte con lui, partecipava a feste in giro per Venezia, a palazzo del Procuratore Daniele Bragadin di Santa Maraia Formosa, ad esempio, partecipava ai Ridotti e frequentava i caffè di Piazza San Marco … finchè dopo numerose segnalazioni e diverse denunce fatte all’Inquisizione Veneziana la donna-Monaca venne imprigionata nel Monastero di San Lorenzo, e fu proibito l’accesso al Monastero anche all’Ambasciatore Francese: “… che perse la testa finendo a girare sotto alla pioggia in Piazza San Marco, col pellicciotto addosso in piena estate, e a palar con le formiche nell’orto dei Benedettini dell’Isola di San Giorgio Maggiore”.
“E’ il giusto castigo di Dio !”sentenziarono i Veneziani ... ma non finì lì la storia … La Monaca venne trasferita “per redimersi” in un Monastero di Ferrara … e da lì, per realizzare quella sua conversione di vita, fuggì a Bologna col Colonnello Moroni finendo col sposarlo. Scandalo dopo scandalo: la Monaca venne imprigionata … ma ci pensò il Papa Benedetto XIV in persona a farla liberare permettendole di andare a rifugiarsi in Svizzera ... e fine dell’ennesima storia.
Nel 1715 circa, Cecilia MocenigoBadessa di San Lorenzo volle e ottenne di fondare nella Parrocchia e Contrada di San Severo una Fraterna dei Poveri: “… per assistere quanti in Parrocchia languiscono tanto per l’infermità, quanto per il bisogno nel quale s’attrovano …”
Il nuovo Ente Assistenziale sarebbe statoguidato e gestito da tre Presidenti: il Guardiano della Schola del Santissimo di San Severo, uno dei Cappellani di San Severo, e un Cittadino o Negoziante coadiuvati da un Cassiere, uno Scrivano, un Medico e un Nunzio: “… Quelli della Fraterna dovranno versare ciascuno 1 ducato annuo, e questuare casa per casa a Natale e a Pasqua.”… Diversi decenni dopo, nel 1825, secondo delle Disposizioni Generali Austriache, in ognuno dei 19 Circondari in cui erano state ridotte le 30 Parrocchie Veneziane dovevano operare 20 Medici e 20 Chirurghi. In ogni Parrocchia doveva esserci: “… un numero d’individui … uniti sotto il titolo di Fraterna, che si presteranno gratuitamente ad assistere ed a contribuire al miglior essere della classe degli indigenti, infermi e vergognosi.” … Per far questo, i membri delle Fraterne dei Poveri erano costretti a contribuire annualmente con 2 lire austriache e 30 centesimi ciascuno.
Nel seguente agosto 1716, delle Monache di San Lorenzo si diceva: “… tutto il furore del caldo non potè fare che non fosse domenica alli primi Vesperi, come pure lunedì, ripieno il gran Tempio di San Lorenzo di tutta la Nobiltà e di copiosissimo popolo, tutti ammirando e la doviziosità dell’apparato e sontuosità di grandissima Musica e copiosità di rinfreschi fatti dispensare da quelle Illustrissime Claustrali che in ogni loro attione compariscono le gran Dame che sono …”
Visitando San Severo nel 1733 ai tempi del secondo mandato della Badessa di San Lorenzo Elena Tiepolo, Antonio Maria Zanettiannotava la presenza di tre altari con: “… un quadro appresso la Cappella del Santissimo con la “Crocifissione del Signore” opera rara del Tintoretto ... Altri quattro quadri che seguono per fino alla porta sinistra della Chiesa concernenti “La vita di Cristo” sono di qualche imitatore dei Bassani, e del Tintoretto … Nella tavola dell’altare del Santissimo, che è quasi tutta dalla custodia ricoperta, vi è un “Cristo deposto di Croce con Maria e San Giovanni, Maria Cleofe, Maria Maddalena, Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea” della scuola di Lazzero Sebastiani ... Nel volto sopra l’altare vi sono i “Quattro Evangelisti” di Jacopo Palma del 1546-1547 ... e vicino alla porta destra un “Assunzione e Incoronazione della Vergine Madonna” dipinta da Domenico Tintoretto negli stessi anni. Sopra la sinistra delle minori porte vi è la: “Flagellazione del Cristo alla Colonna” di Vincenzo Catena realizzata nel 1543, e dal lato sinistro dell’altare della Madonna una “Visita di Santa Elisabetta” dello stesso autore, opere preziosissime ... Nella Sacristia si trova un quadro con una “Storia della Vergine” dipinto da Antonio Grapinelli, ed alcuni altri ancora …”Circa in quegli stessi anni, ai tempi delle Badesse di San Lorenzo: Cecilia Dolfin e Lucrezia Barbarigo, in Contrada di San Severo vivevano 176 persone adatte al lavoro fra 14 e 60 anni … esclusi i Nobili, s’intende, che erano il 32% dell’intera popolazione di 1.277 persone ... Secondo le Memorie dello stesso Zanetticompletate nel 1743, la chiesa di San Lorenzo era fornita di ben due organi:“… oggi, dopo pranzo, si fece il Vespro in Musica a San Lorenzo per la festa ch’è domani ... Il palco da Musica fu sontuoso al solito; ma sul bel principio cadde una grossa trave, si mosse dal luogo uno degli organi, e tutti ebbero paura; ma grazie a Dio, non ci fu male di sorta…”
L’anno seguente, laCompagnia di Sant'Adriano o Sant’Arian e di Santa Maria degli Angelisotto la protezione diSan Pietro Orseoloapprodò nella chiesa di San Severo … Curiosa quella presenza in una zona così discosta e tutto sommato poco significativa e defilata rispetto alla sontuosa San Marco poco distante ... La Compagnia proveniva dalla chiesetta diSan Gallo e San Giminiano site proprio accanto aPiazza San Marco, e di sua consuetudine era fortemente impegnata in una nutritissima opera di Suffragioper i propri Morti per la quale si tassava di continuo celebrando un’infinità di Messe e Orazioni a favore dei propri iscritti Defunti. Nell’economia dellaCompagnia di Sant’Arian di San Severoc’erano giorni clou come quello del “Perdon d’Assisi del 2 agosto”, oppure quelli del Tempo dell’Ottavario dei Morti, in cui si celebravano 10-20 Messe al giorno e in un colpo solo ... La Compagnia come tante altre Schole Veneziane era una vera e propria “macchina da Messe”… e da soldi … L’evento più importante, tuttavia, veniva vissuto annualmente dalla Compagnia colPellegrinaggiotranslagunare con tre barche fino all’Isola di Sant’Arianin fondo alla Laguna Nord di Venezia. L’intera Compagnia si recava là la seconda domenica di giugno con 10 Preti e 1 Chierico al seguito imbarcandosi tutti sulla Riva dei Mendicanti presso le Fondamente Nove. Durante tutto il lungo tragitto a remi si recitava parti del Rosario, Litanie della Madonna e diversi De Profundis … Giunti in isola si celebravano“nove Messe lette “secche”a cui faceva seguito una Messa Solenne celebrata da uno dei Cappellani di San Severosopra a un altare di legno senza iscrizioni né nomi … Alla fine della cerimonia si estraeva da un urna con tutti i nomi quello che sarebbe dovuto essere il nuovoGastaldo della Compagniascelto fra tutti gli iscritti … C’erano per davvero tutti i nomi dentro a quell’urna ? … Chi poteva per davvero permettersi di sostenere economicamente una spesa del genere a favore della Compagnia ? … Solo pochi facoltosi … Perciò quell’estrazione era un po’ “pilotata” , anche se ci fu chi giunse a indebitarsi pur di riuscire nell’intento “de governar la Compagnia”.
Cantato quindi l’Ufficio dei Mortie fatta una Processione tutto intorno all’isola con una benedizione per ogni angolo, si recitava un altro De Profundis … poi ci s’imbarcava di nuovo, e si provvedeva:“a un conveniente ristoro-pranzo con moderato cibo e giusto riposo presso l’Isola della Madonna del Monte vicino a Mazzorbo” per il quale ciascuno doveva portarsi le proprie posate e tovagliolo … Lì si sarebbe dovuto recitare ancora un’altra parte del Rosario, altre Litanie e un bel Te Deum finale … Si faceva pure quello … anche se di frequente ci scappava in realtà una buona e bella bisboccia da vero e proprio “pranzo sociale”, a volte con qualche esagerazione di troppo ... La Serenissima e il Patriarca sapevano ed erano a conoscenza di quelle situazioni: bisognava stare attenti, non esagerare né travalicare perché altrimenti, come era già accaduto per altre Compagnie Veneziane di Sant’Arian, si sarebbe chiuso e proibito tutto.
Nel 1779 Francesco Zanussi Canonico di San Marco era diventato ospite fisso della Compagnia di Sant’Arian di San Severo, per la quale “acconciava ogni anno piccolo divoto sermone a titolo gratuito”… e si aumentò pure l’offerta obbligatoria di 5-6 lire annuali “pro capite per il pranzo sociale” a causa dell’aumento del costo dei viveri.
Nell’agosto 1757 durante il quarto mandato della Badessa e Nobildonna Marina Vendramin, secondo i puntuali “Notatori”di Pietro Gradenigo si espose nel Capitello di Corte della Madonna a San Severo una nuova immagine della Beata Vergine delle Grazie dipinta da Prè Giobatta Tosolini al quale si dedicò anche una “gioconda composizione”… Insolita, in verità, la vicenda di quel Capitello della Madonna posto proprio sul punto estremo e più periferico della Contrada di San Severo. Nel 1717 Prè Angelo Todo risentito per il fatto che secondo lui i parrocchiani di quella Corte sconta frequentavano poco le opportunità della chiesa di San Severo elargendo poca elemosina, andò a riferire alla Badessa delle Monache di San Lorenzo che quella Corte era: “… covo d’impenitenti e irredenti, e ospitava anche Eretici e Mercadanti esteri de bassa reputazion ... che non stima la Beata Vergene.”
Figuriamoci la Badessa ! … Di certo le saltò la cuffia o la veletta elegante sopra alla testa. Inviò immediatamente il Prete in quella Cortiosola incriminata per far allestire un nuovo Capitello titolato alla Madonna … Inutilmente gli abitanti della piccola Corte provarono a replicare che quelle del Prete erano solo fandonie … Chi li avrebbe ascoltati ? … Nessuno … Se non la Sorte, perché lo stesso Prete poco tempo dopo venne colto da totale infermità tanto da diventare del tutto inabile e impotente per qualsiasi cosa al mondo.
“Ben gli stà !” gli dissero di certo inizialmente quelli della Contrada, ma poi si sa: il male non si augura a nessuno, perciò si fece in maniera che il Prete, sebbene immeritevole, venisse sostenuto finchè fosse stato in vita dai contributi della Schola del Redentor del Mondo de San Severo.
Sempre nei Notatori il Gradenigoraccontava nel novembre 1754: “… le Monache del San Lorenzo acconsentendo che alcune delle loro Nobili Educande recitino alla presenza de loro parenti alcuna parte del dramma in musica intitolato il Demetrio, che esse stabilirono cantare nel chiostro. Quelle attrici si videro dunque pomposamente vestite all’eroica, secondo il metodo teatrale e la soddisfazione loro, nonché della Abbadessa Madonna Marina Vendramin e consanguinei, e dame e amiche della medesima … Nell’agosto 1758 per la festa del Santo Patronale partecipò alle funzioni organizzate dalle Monache un coro con 400 persone fra voci e strumenti diretti dal maestro di Hasse il famoso Sassone con musiche di sua composizione … l’orchestra appoggiata dietro il portale d’ingresso di fronte all’altare abbracciava in tutta la larghezza della chiesa … sollevata dal suolo di dodici piedi e distribuita in compartimenti abbelliti con gusto, così come le colonne che sostenevano tutta la macchina con nastri e ghirlande. Numerose file di seggiole erano disposte in mezzo alla chiesa con lo schienale rivolto all’altare e conservarono questa singolare posizione anche durante la Messa che durò 5 mortali ore calde quanto è possibile avere ad agosto a Venezia … Le Monache tutte Nobildonne andavano e venivano dietro due grandi inferriate separate dall’altare, conversando e distribuendo rinfreschi ai Cavalieri e Abati che con un ventaglio in mano stavano disposti in cerchio davanti all’una e all’altra griglia. Il celebrante ed i suoi assistenti quasi sempre seduti ad avendo come colpo d’occhio il dorso di tutta l’assemblea, sudavano e si asciugavano e sembravano attendere il pranzo con la più viva impazienza…”
Verso il 1773 e 1774 quando ancora Bonaventura Furlanetto e Baldassare Galuppi musicavano le cerimonie di vestizione delle Monache Professe di San Lorenzo… iniziò finalmente una storica “crisi vocazionale” oltre che economica del Monastero, e il numero delle Monache scese prima a 30 di media, e poi diminuì fino a 11 con 17 Converse … La stagione delle“vacche grasse” di San Lorenzo stava di certo terminando.
Una ridotta serie muffosa di “Registri di Cassa della Veneranda Schola del Santissimo Sacramento di San Severo”racconta ai pochi curiosi delle offerte e questue raccolte ancora dai fedeli di San Severo “con le casselle” in giro per la Contrada e oltre dal 1748 al 1807, nonché delle “Elemosine di Carità” raccolte accompagnando “col penello li defonti della Contrada de San Severo”… Un’altra piccola serie di Libri slabbrati pieni di carte sciolte racconta fin dal 1764: “… delle Parti prese in Capitolo dagli uomini della stessa Scola del Venerabile”, ed elenca un magro: “Inventario delle cose della Schola del Santissimo Sacramento in San Severo rinovato l'anno 1766”… Non rimane altro.
Gli ultimi registri, ovviamente risalgono e terminano con l’invasione Francese di Venezia all’inizio 1800 quando si sfasciò tutto e tutti: ogni registro, infatti, conserva in calce sull’ultima pagina una nota di consegna:“28 giugno 1808. Visto e consegnato dal Reverendissimo Cancelliere Patriarcale al Parroco di Sant’ Antonino: Prè Fortunato Maria Rosata”.
All’atto dell’arrivo dei Francesi a Venezia, le Monache di San Lorenzo possedevano: 15 stabili in Campo San Lorenzo fra caxe, scolette e magazeni; 18 stabili fra cui un palazzo nell’omonima Fondamenta, e altri 15 stabili e un palazzetto nelle vicinanze dello stesso Monastero. C’erano poi altri 25 edifici delle Monache in Borgoloco San Lorenzo, altri 13 in Fondamentae nel Campo San Severo, e 19 case in Calle e Corte dei Pretisempre a San Severo restaurate nel 1754 per una spesa di 4.000 ducati … In giro per Venezia poi, esistevano 8 case delle Monache di San Lorenzo nella vicina Contrada di Sant’Antonin in Calle dell’Arco; altre in Calle Tasca, Calle del Mondo Novo e in Salizada de San Lio, a Santa Maria Formosa in Calle de le Bande con un bastiòn in Ruga Giuffa. Case ancora a San Zuliàn; 5 stabili in Calle del Piombo a Santa Marina; 11 stabili a Rialto fra cui 5 botteghe in Ruga degli Oresi e degli Spezieri, a San Giovanni Elemosinario, in Calle del Sol(5 botteghe), e in Calle della Simmia dove le Monache possedevano “una volta” sopra all’omonima Osteria, e un’altra quindicina di caxe e caxette in Contrada de Sant’Aponal verso San Polo: in Calle Cavalli, Calle de la Badessa, e Calle del Magazen. Infine le Monache di San Lorenzo possedevano 6 stabili con una bottega in Contrada di San Tomà, e un’altra ventina circa di caxette e un Forno a Santa Margherita e all’Anzolo Raffael.
Da giugno a settembre 1797, gli uomini della Schola del Santissimo di San Severo consegnarono a più riprese nella Zecca di Piazza San Marco le argenterie della Schola che pesarono: once 1746,0,16 la prima volta, e altre: 104,1,5 once la seconda.
Alla Visita Pastorale del Patriarca Flangini nel giugno 1803, San Severo era ancora chiesa Parrocchiale e Jiuspatronato della Badessa delle Monache di San Lorenzo che continuavano a nominare 3 Cappellaniche fungevano a turno da Piovano e da Sacrestano, più un quarto “Cappellano Amovibile”, che il quell’anno era Prè Vincenzo Costantini… Due Cappellani di San Severo possedevano di rendita ciascuno: la casa di residenza affittata, 250 ducati forniti dalle Monache di San Lorenzo con l’unico obbligo di acquistare le cere necessarie per la chiesa, e alcuni “incerti di stòla equamente divisi e distribuiti” ... Il terzo Cappellano di San Severo ossia il Prete Sacrista aveva pure lui una casetta d’affitto angusta e soggetta alle acque alte, e 150 ducati derivati da incerti e dai soliti contributi del Monastero ... In Contrada di San Severo abitavano 1.250 persone fra cui anche alcuni Greci che non intendevano affatto partecipare alla Dottrina Cristiana organizzata per i fanciulli della Contrada … In chiesa di San Severo sopra ai tre altari rimasti 9 Sacerdoti (fra cui i 3 Cappellani) celebravano ogni domenica 7 Messe “ben distribuite e distinte”, diversi Mansionari di Messe quotidiane, alcune Messe Supplementari, 1.750 Messe Perpetue, 20 fra Esequiee Anniversari, e 260 Messe Avventizie… Tutto quel continuo “Messare” era un piccolo quanto solido capitale … Tanto era vero, che da qualche tempo la Badessa di San Lorenzo non voleva più pagare l’elemosina di lire 3,10 per la “Messa Pro Populo” celebrata alternativamente da sempre dai Cappellani col contributo dello stesso Monastero … Di certo, nel 1808, quando la Badessa Teresa Albrizzismise per sempre di governare le Monache di San Lorenzo sfrattate dal loro Monastero e unite in parte a quelle di Santa Maria dell’Umiltà alla Salute sulle Zattere, e in parte con quelle di Sant’Anna di Castello, San Severo venne chiusa e i parrocchiani inglobati nella neo istituita Parrocchia dei Santi Zaccaria e Atanasio… Nell’ex Monastero di San Lorenzo, invece, si arrivò ad ammassare in maniera coatta più di 3.500 persone mendicanti e senza tetto tratte da ogni strada di Venezia.
Nel dicembre 1812 il Prete Bernardo Costantini ultimo Cappellano Curato della soppressa Parrocchia di San Severo divenuto Parroco di San Francesco della Vigna, ottenne in affitto per 190 lire annue la porzione del fabbricato del Convento di San Francesco della Vigna denominato “Terra Santa” ... Il Locale della chiesa di San Severo ed annessi, intanto, finì nella “Lista delle vigne, orti, beni da affittarsi dalla Direzione del Demanio di Venezia” da mettere all’asta nei giorni 12 e 16 febbraio 1815, insieme a una casa al n° 4255 in Calle dei Preti già appartenente al Monastero di San Lorenzo; a un’altra casetta al n° 4170 in Campo San Lorenzo; una caxetta al n° 4172 nello stesso Campo affittata a Martelli Pietro per 75 lire annue; e a dei magazzini ai numeri 4173 e 4174 del Sestiere di Castello… Secondo alcune cronache e testimonianze, la chiesa di San Severo venne demolita come un’altra piccola “chiesupola fantasma”vicina della stessa Contrada dedicata a Santa Maria Assunta e ai Santi Donato Martire e Cornelio (?) … Di certo, per qualche tempo si usò l’aula della ex-chiesa come ricovero per i Lavoranti poveri della vicina Casa d’Industria di San Lorenzo, poi divenne officina di falegname … e nel dicembre 1813 Giacomo Florian e Pietro Rigagliaacquistarono i pavimenti delle chiese di Santa Margherita, Santa Marta e San Severoper pavimentare la chiesa di Montereale … Nel 1829 si provvide a demolire il campanile di San Severo la cui aula venne riadattata e modificata dagli Austriaciper realizzare un Carcere Politico e Criminale destinato ad ospitare i patrioti italiani rimasto attivo ancora per un secolo. Probabilmente nel Carcere di San Severo vennero carcerati nel marzo 1848: Niccolò Tommaseo e Daniele Manin durante la famosa sommossa Veneziana, e di certo venne detenuto nel 1860 anche il pittore Ippolito Caffi.
“Nella perduta e disastrata chiesa di San Lorenzo, nel 1853, sparute Anime recitavano ancora il Rosario quotidiano essendovi ancora attiva un’Indulgenza Quotidiana non plenaria per 1/3 dei peccati per chi visitasse la chiesa pregando recitando Pater e Ave ... ma c’era sempre quasi nessuno … mentre San Severo e la sua Contrada ormai non esistevano più.”
Oggi, i circa mille metri quadri “liberi e malridotti” che rimangono degli ambienti del complesso di San Severo distribuito su due piani e pervenuto al Comune di Venezia negli anni ’50, appartengono alla Cassa Depositi e Prestiti S.p.A.controllata dal Ministero dell'Economia. Alcuni spazi sono adibiti ad abitazioni private, mentre altri sono occupati da Associazioni Nazionali di Combattenti e Reduci di Guerra.
Probabilmente quel che rimane di San Severo diverrà insieme all'Isola di Sant'Angelo delle Polveri, con l'ex Casotto Capogruppo di San Pietro in Volta a Pellestrina, con l’Ospedale al Mare, gli ex alberghi Excelsior e Des Bains del Lido e altri immobili Veneziani … forse … ma proprio forse … una nuova serie di strutture turistico-ricettive volute legate agli investimenti e agli interessi del Gruppo Rocco Forte Hotels e aEnrico Tantucci.
Se ne dicono tante a Venezia, come sempre … Chi vivrà … vedrà !